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Autore: MollyTheMole    05/08/2021    0 recensioni
Circa vent'anni prima degli eventi delle Guerre dei Cloni, la Forza ha messo un padawan Jedi e una giovane duchessa sulla stessa strada. Nel tentativo di proteggere la giovane Satine Kryze dai cacciatori di taglie e da un pericoloso usurpatore, Qui Gon Jinn ed Obi Wan Kenobi saranno costretti ad immergersi nella cultura Mando, e scopriranno che i loro popoli non sono poi così incompatibili.
In particolare, il giovanissimo aspirante Jedi dovrà fare i conti con i propri sentimenti. Che dire, inoltre, quando si troverà a fronteggiare forze che non è in grado di comprendere?
ATTENZIONE: spoiler dalla serie The Clone Wars.
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Obi-Wan Kenobi, Qui-Gon Jinn, Satine Kryze
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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CAPITOLO 5 

Il fantasma

 

Il mento appoggiato sulla mano e la matita nell’altra, Satine si annoiava a morte in quella giornata uggiosa. Aveva finito i compiti per il giorno dopo da un pezzo, e stava cercando di fare quelli della settimana. Ad essere onesta, aveva già finito anche quelli del giorno dopo ancora, e stava cominciando a pensare a che cosa fare dopo. 

Andava a scuola con i compagni e conduceva la normale vita di una bambina di quasi otto anni, nonostante si portasse dentro un po’ di tarli. 

Da quando sua madre era morta, Satine aveva attraversato diverse fasi. Immediatamente dopo l’esplosione nella biblioteca, si era sentita come se uno star destroyer le fosse passato addosso senza nemmeno rallentare. Per i giorni successivi, alzarsi dal letto era stato difficile, aveva sentito le gambe pesanti e la testa girare, il sangue spesso era colato giù dal naso ed aveva avuto una fame da lupi, e sete costante. Questo le aveva dato modo di non uscire dalla sua camera per almeno un paio di giorni, e le aveva consentito di non prendere parte, dunque, alla rimozione del corpo di Vikandra. Quando una mattina si era svegliata ed aveva sceso le scale diretta alla cucina per fare colazione, aveva visto il terribile buco nel salone, il pianerottolo su cui si era accasciata Maryam e il luogo dove il colpo di blaster aveva centrato sua madre, il sangue ancora schizzato sulle pareti e sul tappeto. 

Era rimasta bloccata, gelata sul posto, senza essere nemmeno capace di muoversi. La fame era passata e la bocca era diventata arida. Per i giorni seguenti, non avrebbe mangiato se non per forza, ma soprattutto non avrebbe dormito, seduta sul letto vicino alla culla della sorellina. Nella sua mente di bambina, non sapeva spiegarsi bene per quale motivo desiderasse proteggerla così tanto. Bo Katan era arrivata all’improvviso, e i suoi genitori nemmeno le avevano chiesto se volesse un fratellino. Semplicemente, un giorno lei era entrata nella sua vita, quando sua madre aveva portato una culla nella sua stanza, e le aveva detto che da quel momento l’avrebbe divisa con il bambino che stava per arrivare. 

Satine l’aveva presa bene. Non le era dispiaciuto avere qualcuno con cui giocare, purché non rompesse tutto. Voleva bene a Bo, e nella sua mente infantile aveva pensato che proteggerla fosse naturale. 

I grandi, però, la sapevano ben più lunga di lei, ed erano perfettamente consapevoli che il ragionamento della piccola filava fino ad un certo punto. Mancava un tassello fondamentale, che loro avevano intuito e che Satine avrebbe dovuto elaborare.

Proteggere almeno lei è naturale.

Il suo periodo di mutismo le aveva dato modo di riflettere su tante cose. Adesso che mamma non c’era più, Maryam si sarebbe presa cura di Bo a tempo pieno, e lei sarebbe dovuta crescere alla svelta. Non poteva pesare sulle spalle della sua nana come aveva fatto un tempo. Poi, c’era papà, che avrebbe sofferto quanto lei, e lei doveva proteggerlo, essere grande e forte a sufficienza da reggere parte del peso che reggeva lui, da solo, sulle sue spalle. 

Nel giro di poco, Satine si era trovata a passare da bambina a ragazza, crescendo tutto d’un tratto. 

Inoltre, il ricordo degli occhi di sua madre un secondo prima di morire ancora la perseguitava. 

Se Satine non avesse catturato la sua attenzione, Vikandra sarebbe stata ancora viva. Almeno, questo era quello che la parte più profonda di lei continuava a ripetersi. Non aveva avuto la benché minima consapevolezza del fatto che Vikandra stesse già morendo, stanca per la ferita alla gamba e stremata dopo il combattimento, sola contro sette cacciatori di taglie armati fino ai denti. 

Non aveva mai pensato che sua madre, con quell’ultimo sguardo, aveva avuto tutta l’intenzione di salutarla.

Così, Satine aveva deciso che avrebbe votato la sua vita a fissare il volto di sua madre. Lei era morta guardandola, e lei l’avrebbe guardata per sempre, non l’avrebbe mai lasciata sola. Era scappata per giorni a nascondersi tra le tele del ritrattista di corte, a guardarlo dipingere, creare il viso di Vikandra sulla tela. Le era sembrato il posto giusto in cui passare il tempo.

Poi, un giorno, suo padre l’aveva portata a scegliersi un viinir tutto per sé, e Satine aveva riscoperto la vita.

Aveva sempre immaginato di immergersi in acqua, passarci dentro tutta l’eternità. Amava l’acqua, e sapeva che avrebbe dovuto scegliere, un giorno, di specializzarsi in un elemento, per imparare meglio a combattere. Aveva sempre pensato che fosse l’acqua la sua Via. Sin da quando aveva provato l’aria, però, il suo mondo era cambiato. Le aveva dato un senso di libertà che non aveva mai provato prima. Volare via da quella terra che faceva tanto male, su, in alto, leggera e senza peso, sentire il vento nei capelli e la libertà di essere sola con il sole, planando sulle ali del vento. 

Quello sarebbe stato il suo destino. 

E poi, anche la sua mamma aveva volato, anche lei aveva apprezzato il vento nelle orecchie e la libertà. In fondo, scegliere la stessa strada, oltre a venirle naturale, le avrebbe fatto anche onore. 

Un giorno, forse, sarebbe stata brava abbastanza da diventare una Abiik’ad a sua volta. 

Il pensiero che, in quel modo, sarebbe riuscita a tramandare la memoria di sua madre, a ricordarla, l’aveva fatta uscire dal suo mutismo ed era tornata, almeno in apparenza, la bambina di sempre. 

In apparenza, sì, perché Satine, nel suo cuoricino, sentiva ancora un peso, sapeva di avere qualcosa di irrisolto. 

Non aveva una grande memoria di quello che era successo quella notte, ma sapeva di avere ucciso qualcuno. Direttamente e fisicamente. Non era il senso di colpa a parlare. L’uomo a cui aveva gridato in faccia non c’era più, e lei lo sapeva. Sapeva che la grossa esplosione che ricordava era stata in qualche modo colpa sua. Non sapeva come avesse fatto, esattamente, ma era del tutto intenzionata a scoprirlo. 

Era con quei pensieri in testa che scarabocchiava con una matita sul quaderno di scuola, pensando che tanto avrebbe strappato la pagina prima che Maryam potesse riprenderla. 

Era sola, ed era giunto l’autunno. La luce cominciava a calare, anche se il pomeriggio era ancora giovane. 

Suo padre era a Keldabe. 

Athos era in giardino a governare gli animali. 

Maryam era andata a prendere la piccola Bo Katan dal medico, per uno dei tipici controlli periodici che ogni bambino della sua età avrebbe dovuto sostenere. 

Nella sera calante, Satine udì scricchiolare qualcosa in giardino. La sua stanza si trovava nella torre est, sul lato sinistro del castello, assieme alla stanza che sarebbe stata di sua sorella e a quella di Maryam. Dalla finestra godeva della splendida vista del Suumpir Darasuum, e si fermava spesso ad osservare il bagliore delle stelle che si riflettevano nelle sue acque. C’era un motivo se lo chiamavano Lago dell’Infinito, e doveva ammettere che aveva contribuito non poco a far crescere la sua passione per l’acqua. 

Il cancello di Kryze Manor dava proprio sul sentiero che portava al lago. La spiaggia era abbastanza vicina, e Satine doveva solo uscire dall’inferriata per gettarsi in esso e fare il bagno. Non c’era illuminazione, e questo le permetteva di vedere le stelle del cielo con grande chiarezza. 

Adorava quella vista.

Adorò un po’ meno le otto figure scure che avevano appena varcato il cancello.

Non avrebbero dovuto essere lì. Athos era fuori, avrebbe dovuto vederli. Se erano riusciti a raggiungere il portone di Kryze Manor significava soltanto una cosa.

Athos era morto, e loro erano venuti a finire il lavoro.

La prima cosa a cui Satine pensò fu che, grazie ad Hod’Haran, Bo Katan non era in casa. C’era soltanto lei, e sarebbe stata la vittima designata. 

Questo, però, le concedeva anche un ampio spazio di manovra. Essendo sola, sarebbe potuta scappare e nascondersi dove e come voleva, senza dover gestire l’impaccio di portare qualcuno con sé.

Saltò giù dalla sedia e volò di sotto dalle scale. La biblioteca era quasi conclusa, e, a parte un tendaggio in un angolo del soffitto, era quasi tutta coperta. In punta di piedi, Satine attraversò i nuovi tappeti e si appostò, come aveva fatto tempo prima, dietro la porta. 

Ad un primo sguardo, gli otto uomini non le sembrarono cacciatori di taglie. Non avevano beskar, né elmo. Dalla cintura pendevano alcuni blaster, ma per il resto, avevano l’aria di contadini, o pastori. Anche il loro modo di parlare aveva un forte accento kalevaliano, come se fossero nati, cresciuti e vissuti lì, come lei. 

Qualcosa non quadrava.

- Cercate dovunque!- disse uno di loro, la voce roca come se avesse passato tutta la sua vita a fumare.- Qualunque cosa nasconda quel dar’manda di Adonai, deve essere qui, da qualche parte.-

Satine sapeva che suo padre non era innocente. Era il duca di Mandalore, il Mand’alor, ed era assolutamente normale che avesse preso delle decisioni discutibili, per il bene comune. E’ uno dei rischi di chi governa, quello di sporcarsi le mani, e non c’era dubbio che suo padre lo avesse fatto. 

Ciò non lo rendeva un uomo migliore, o peggiore degli altri. 

Era solo uno che aveva dovuto fare compromessi per un bene superiore. 

Il gruppo si sparpagliò in giro per casa e, con grande stupore di Satine, trascurarono completamente i piani più alti. Sembravano avere un piano preciso, quello di rovistare prima nella parte bassa del castello, per poi risalire. 

Questo le avrebbe permesso di gestire le cose con più calma. Se nessuno aveva intenzione di salire in alto, lei avrebbe avuto diversi modi, più o meno sicuri, di scendere in basso.

Era come giocare a scacchi. Doveva far spostare un pezzo verso il basso per poter salire in alto. 

Suo padre gliel’aveva insegnato e, detto tra noi, era stata anche la sua rovina, perché da allora sua figlia non aveva fatto altro che vincere.

Satine, per avere sette anni, quasi otto, era scaltra, ed anche parecchio. La piccola peste che era dentro di lei sapeva fuoriuscire ogni volta ce ne fosse bisogno. Così, scivolò di nuovo dentro la biblioteca, e provò a fare un piano, mentre gli otto uomini di sotto facevano un gran fracasso ed urlavano chiamandosi tra loro.

Un nome richiamò la sua attenzione.

Angus.

Questo la faceva sentire meglio. Adesso era praticamente certa che non stessero cercando lei, anche se sarebbe stato meglio che non la vedessero, o la sentissero, men che meno che la trovassero. 

I Makyntire erano un clan antico ma sparuto, in declino, in ferma opposizione alle idee dei Kryze, e la loro rivalità andava avanti da secoli. Erano per lo più pastori, piuttosto rozzi ed analfabeti. A Satine piacevano i loro animali, ma a parte ciò, aveva sempre avuto molto poco a che spartire con la loro maleducazione. Sapevano essere burberi ed incredibilmente volgari, e non in senso mandaloriano. Il Mando’a è una lingua colorita, e la stessa Satine aveva un nutrito vocabolario di insulti, ma c’erano parole e parole, e quelle che usavano i Makyntire non erano appropriate alla bocca di una bambina, né a quella di nessun altro. 

Quindi, si trattava di gabbare i Makyntire, e forse Athos non era nemmeno morto.

Bene.

Trotterellando sulle gambe ancora corte e provando a fare molto silenzio, la bambina salì di nuovo le scale. Il bello di Kryze Manor era che l’intera casa era percorsa da cunicoli interni e costellata di pareti segrete, come se fosse un labirinto. Chi avesse voluto nascondersi tra quelle mura e avesse saputo che cosa fare, sarebbe sfuggito a chiunque. 

Nella stanza di Satine, per esempio, c’era una porta segreta dietro l’armadio. La piccola si intrufolò là dentro, con le mani tese nel buio, scostò la parete di fondo e premette con forza contro il muro. La serratura scattò con un lieve clic, e Satine fece capolino, per scrutare quelle scale di pietra così ripide e dall’aspetto non proprio salubre. Del resto, quelli erano spazi che non usava quasi nessuno, e di solito le era proibito andarci, perché sarebbe potuta scivolare e né Maryam né Athos se ne sarebbero accorti.

Casi estremi richiedono estremi rimedi, pensò la bambina, infilandosi dentro quel cunicolo con la sua piccola torcia e illuminando la sua discesa verso il basso.

Papà aveva fatto in modo che, in compagnia di Athos, Satine imparasse il tragitto a memoria. Se avesse lasciato delle mappe in giro, le avrebbero trovate e il nascondiglio non sarebbe più stato sicuro. Al fine di farlo restare tale, dunque, il mistero doveva rimanere celato nelle menti dei proprietari di Kryze Manor. Così, il buon Kyla aveva fatto con Satine quello che Gerhardt aveva a suo tempo fatto con lui. 

Adesso, la bambina stava filando come una scheggia giù per le scale, tenendosi al muro. Tre giri a spirale, anche se era difficile contare girando in tondo; poi, la rampa di scale a destra ed infine la svolta a sinistra. Altri due giri a chiocciola, e poi premere conto la parete a sinistra, terza pietra in orizzontale dopo il segno di vernice bianca. 

La porticina scattò.

Era un bugigattolo minuscolo nascosto dietro l’armadio dei cimeli nella sala dei ritratti. Satine fece cucù e provò a sbirciare oltre i cimeli, per vedere se la stanza fosse libera. 

Purtroppo non lo era, proprio per niente, perché Angus Makyntire si reggeva la pancia, con le mani in tasca, esattamente davanti a lei. Era evidente che stava ammirando qualcosa dentro l’armadio dei cimeli, e Satine aveva una gran voglia di saltargli sul ditone e fargli tanto male se ne avesse portato via anche solo uno.

- Trovato niente?-

- Macché. Qualunque cosa sia, quel dar’manda deve averla nascosta bene.- disse Angus, grattandosi rumorosamente la pancia pelosa.

- Secondo te che cosa può essere stato?-

- Non lo so. Ci abbiamo ragionato tanto, io e Krel, ma non ne siamo venuti a capo. Poteva essere una bomba, o un oggetto esplosivo, una qualche diavoleria dei Kryze. Di sicuro, qualcosa di potente, per fare così tanta luce e per spezzettare quel cacciatore di taglie in quel modo. Sai dove hanno trovato la testa?-

- Sì, in riva al lago. Ma, scusa, non è saltato per aria da solo staccando una granata?-

- Contro due bambine? Sarebbe stato esagerato, e anche volendo usare un ordigno sismico, che voleva, tirare giù il maniero? No no, il buon vecchio dar’manda fa tanto il pacifista, ma in verità è un figlio di un cane come tutti gli altri. Lo ha fatto fuori, quel cacciatore, e noi scopriremo come.-

Oh, se solo Satine avesse potuto parlare! 

Evidentemente, però, i suoi sospetti erano stati fondati fin dall’inizio. Anche se erano i Makyntire, e non cacciatori di taglie pronti a farle la festa, volevano lei, e volevano sapere che cosa aveva fatto a quel cacciatore.

Il pensiero della sua testa in riva al lago le fece venire la nausea, e si coprì le orecchie per non ascoltare più, ma i due uomini erano troppo vicini per poter essere ignorati.

- Dici che ha trovato un modo per incanalare la Luce?-

- Deve essersi inventato un aggeggio, sì. Sono sicuro che è andata così.-

- Ma è pericolosa, la Luce!- fece il sodale di Angus, un poco di paura nella voce.- Che ci facciamo noi, con quell’oggetto?-

Angus trasecolò.

- Ma dico, sei scemo? Chi governa la Luce, governa Mandalore! Adonai è stato abbastanza fortunato da poter fare qualche trucchetto ai tempi dell’investitura, ma se c’è un modo per incanalare la Luce, chiunque può competere al trono, anche noi.-

- E allora perché hai accettato i soldi di Evar?-

- Che vuoi fare, ci servono anche quelli. Ad Evar è già andata male una volta, gli andrà male anche la seconda. Col cavolo che gli do l’oggetto, se lo trovo.-

Satine non capì un granché. Suo padre, se poteva, non parlava di politica a casa, e cercava di fare del suo tempo trascorso con la famiglia un momento di qualità. Coinvolgeva Satine con giochi tattici, perché ormai, anche se la bambina non lo sapeva ancora, era palese che sarebbe stata la prossima candidata a succedere al trono di Mandalore. 

Satine non sapeva dunque che cosa fosse la Luce, e nemmeno chi fosse questo Evar, quando avesse fallito e che cosa stesse cercando. C’era di buono che i Makyntire erano fortemente convinti che si trattasse di qualcosa di materiale, e non di una persona, men che meno di una bambina.

Decise che non c’era proprio modo di uscire da quel vicolo cieco, e decise anche di averne abbastanza. Fece per sgusciare di nuovo verso il basso, nelle pareti del maniero, quando la voce di Angus la distrasse di nuovo.

- Qui ci sono dei gioielli con i cristalli.-

- Sicuramente c’entrano qualcosa. Male che vada, sono soldi guadagnati se li rivenderemo.-

- Li prendiamo?-

- Certo! E credimi- disse poi, fissando il ritratto di Vikandra appeso alla parete, anche se Satine non poteva più vederlo.- Se potessi mi porterei via anche quello. Se c’è una cosa che mi dispiace della sortita fallita di Evar, è che sia morta quella gran - parole che non sono permesse alla piccola -  che era Vikandra. Guarda là, che pezzo di rossa!-

Satine gonfiò le guance d’aria e contò fino a dieci, come le aveva insegnato sua madre da bambina. 

Mantieni la calma.

Ma la voglia di uscire e tirare calci negli stinchi a quel farabutto di Angus era forte, per cui trattenne il fiato di nuovo e ricominciò a contare, per una seconda volta.

- Laggiù che c’è?-

- Credo che siano le fondamenta del maniero.-

- Ci saranno un sacco di cimeli, laggiù. Oggetti di valore.-

- Non ci andremo.- tagliò corto Angus, dirigendosi verso l’uscita.- Dicono che siano maledette, che ci siano delle cose orribili, là sotto. Non mi interessa andarci, e se è lì che quel cane di un Kryze tiene il suo oggetto magico, che ci resti. Nessuno di noi vi scenderà.-

Gli occhi di Satine si illuminarono. 

Certo, nascondersi in un posto maledetto e pericoloso non era proprio il massimo, ma poteva essere certa che nessuno l’avrebbe cercata lì.

Nessuno l’avrebbe mai trovata.

Attese che i due uscissero dalla stanza e sgusciò fuori di nuovo. Sbirciò da dietro l’armadio dei cimeli aperto, e vide che non c’era nessuno. 

Poi, prese le gambe e scappò via. 

Saltò di corsa la soglia del ripostiglio, per dirigersi, praticamente volando, verso la porta delle fondamenta. Suo padre le aveva detto di non addentrarcisi, ma non c’entravano niente le maledizioni o la superstizione. Secondo lui, erano vecchie e pericolanti, e scendevano particolarmente in profondità. Se vi fosse entrata senza sapere dove andare, ed avesse vagato, non sarebbe riuscita a ritrovare la via di casa, e loro non avrebbero saputo dove cercarla. 

La piccola, però, aveva un’idea.

Armata della sua torcia elettrica, infilò una mano in uno scatolone, quello in cui il pittore aveva messo tutto ciò che non gli serviva più. 

Trovò un carboncino rosso, e gioì. 

Aprì la porta delle fondamenta e vi entrò, sicura. 

Là dentro c’era il buio più pesto che Satine avesse mai visto. Non c’erano luci, né interruttori. Roccia nuda scendeva verso il basso, lavorata e cesellata in più punti, probabilmente per contenere delle torce. 

Il posto, effettivamente, metteva i brividi.

Davanti a lei un lungo cunicolo si perdeva nel buio. Sembrava scendere verso il basso, nelle viscere della terra, e le sembrò di percepire come un profondo gorgoglio venire da laggiù.

Rabbrividì, e decise che non sarebbe andata da quella parte.

Altri due corridoi si aprivano alla sua destra e alla sua sinistra. 

Istintivamente, decise di andare nella direzione opposta a quella di Angus: la sala dei ritratti era alla sua sinistra, e lei sarebbe andata a destra. 

Con una mano reggeva la torcia, mentre con l’altra tracciava un segno rosso ben visibile sulla parete. Grosse statue coperte di armature accompagnavano il suo percorso dalla parte opposta, probabilmente vestigia di antichi suoi predecessori. Li ammirò, pur trovandoli inquietanti, e proseguì dritto, senza mai cambiare direzione, almeno fino a che non ebbe la sensazione di non essere sola.

Si guardò attorno, ma non vide nessuno. 

Aveva sentito numerose storie di fantasmi. La maggior parte di esse aveva a che fare con cantine e monumenti storici antichi. Satine si trovava in un posto che rappresentava entrambi, e finì con il chiedersi se per caso, per una volta nella sua vita, non avesse avuto ragione Angus a credere a quelle storie. 

Ovvio che no. Angus non poteva avere ragione perché era Angus, e i fantasmi non esistono.

Proseguì dritto, ma, stavolta, le parve di udire un leggero ticchettio proveniente dal nero buio di fronte a lei. Spaventata, Satine si fermò di nuovo. 

Il ticchettio si fece più forte. La bambina indietreggiò, terrorizzata.

Alle sue spalle, una mano fredda si posò sulla sua bocca.

Per tutta risposta, Satine sguainò i dentini da latte e li conficcò nel dito del malcapitato.

- Ahia! Acciderbolina, sei una bambina o un castoro?- disse quello, reggendosi il dito.

Satine era sicura di non avere mai visto quell’uomo in vita sua, ma non le sembrava un Makyntire. 

Indossava i colori dei Kryze, anche se portava vestiti decisamente fuori moda. Non aveva mai visto nessuno vestito così. Era biondo, come il suo papà, ma aveva una vistosa chierica e i capelli erano tagliati in modo strano attorno alla testa, quasi come se avessero usato uno scolapasta, e non erano nemmeno tagliati diritti. 

Inoltre, era fermamente convinta che nessuno tra i Makyntire conoscesse il linguaggio ricercato con cui quell’uomo si esprimeva.

- Chi sei?-

- Come chi sono?- fece quello, ridendo.- Ohibò! Sono il Custode di Kryze Manor!-

La bambina parve non berla.

- E da quando c’è un custode, a Kryze Manor?-

L’uomo sembrò non sapere che pesci prendere. 

- Da sempre, piccola impertinente. Ero qua quando sei nata, ed anche quando è nata tua sorella. Sei Satine, non è così?-

La bimba annuì. 

Makyntire o no, non aveva senso mentire quando si era intrappolati nelle fondamenta della propria casa. 

- Che cosa ci fai quaggiù? Papà Kyla non te l’ha detto, che è pericoloso?-

- Sì, ma i Makyntire hanno preso il controllo del castello, e io non so dove nascondermi. Vogliono la cosa che ha fatto esplodere la biblioteca.- 

Il signore si fece pensieroso, e si grattò il mento velato di una sottile barba bionda.

- Ah, quei felloni dei Makyntire! Ben so io come gliele suonerei! Non è la prima volta che le buscano, sai? Anche io ho dato qualche ripassata a quei villanzoni! Urge un intervento, non pensi, piccolina?-

- Sì.- fece lei, risoluta, il nasino per aria.- Hanno rubato i cimeli dall’armadio, nella sala dei ritratti.-

- Ah, che oltraggio! Che onta! Rientreremo in possesso dei nostri gioielli di famiglia, piccola, credi a me!- disse, e la prese per mano, conducendola sempre avanti, sempre dritto.

- Dove stiamo andando?-

- Fuori, piccola cara. Se continui a destra dalla porta da cui sei entrata, sempre dritto, arrivi ad un uscio che dà sulle scuderie. Non preoccuparti per il povero Athos, ha solo preso una brutta botta in testa. Vedrà le stelle quando si sveglierà, ma non avrà problemi. Probabilmente dorme ancora. Ah, eccoci qua, perbacco!- fece, affondando la mano sulla maniglia ed aprendo la brutta porta di legno scassato. 

La luce della notte quasi la abbagliò, tanto era il buio delle fondamenta. Di fronte a lei, Ortense teneva il muso per terra, intenta a brucare un poco di erba medica. Satine era molto felice di aver scoperto quel nuovo passaggio segreto, che sarebbe potuto tornarle utile in futuro. 

- Devo trovare un modo per dare una lezione ad Angus Makyntire.- disse la bambina, l’aria decisa più che mai.

Il Custode le lanciò un’occhiata perplessa.

- I Kryze non chiedono vendetta, mia cara. Dovresti saperlo.-

- Ha insultato la mia mamma. Ha detto che era una grande #@*//! -

Questa volta il Custode sembrò davvero indignato.

- Poffarbacco! Nessuno insulta Vikandra sotto questo tetto!- e si tirò su le maniche con grinta.

I due si scambiarono uno sguardo pensoso.

In quel momento, Ortense nitrì.

L’idea balenò nelle loro menti simultaneamente. Si guardarono e si intesero.

Mentre il Custode svuotava i sacchi del mangime per viinir e li riempiva di foglie secche, torba, residui di legno e sostanzialmente tutto ciò che trovava in giardino mentre borbottava poffare! tra i denti, Satine andò a smontare un’armatura dalle statue del corridoio. 

Oh, sarebbe stato divertente vedere la faccia di Angus Makyntire!

Quando il Custode tornò, assemblarono il fantoccio. Poi, presa Ortense da parte, lo legarono alla sella, avendo cura di proteggere bene l’animale da eventuali incidenti. 

Satine andò in avanscoperta. Piccola com’era, riuscì a sgusciare abilmente sotto le finestre. 

Impudenti, i Makyntire se ne stavano in piedi direttamente davanti all’entrata principale, contando i possibili guadagni della vendita del loro bottino.

- Con questa roba, in caso, ci facciamo un sacco di soldi.-

- Non credo che servano per incanalare la Luce, comunque. Sembrano oggetti comuni.-

- Dar’manda.- brontolò uno che Satine non seppe identificare. 

Era rimasta ad ascoltare anche troppo. 

Avevano insultato sua madre e chiamato suo padre traditore troppe volte. 

Ne aveva abbastanza. 

Con un gesto della mano chiamò il Custode, che si avvicinò tenendo Ortense per la cavezza. La povera bestia non sembrava essere consapevole di quello che stava per accaderle, e Satine pensò che non le avrebbe parlato per un po’, dopo quella sortita.

- Allora, qual è il tuo antenato preferito?- le chiese l’uomo, accovacciandosi vicino a lei.- Otis Botte di Ferro Kryze?-

- Temo che il nostro fantoccio sia un po’ troppo magro per essere Otis Botte di Ferro.-

L’uomo ridacchiò.

- Assolutamente vero. Allora chi scegliamo?-

- Che ne dici del duca Marmaduke? Con la sua scomparsa e il tesoro sepolto chissà dove, è sicuramente abbastanza famoso da essere giunto anche alle orecchie di quegli incivili dei Makyntire!-

Il Custode rise sotto i baffi e scosse la testa, divertito.

- Come volete voi, principessa. Duca Marmaduke Kryze sia!-

E con un gesto veloce della mano, diede fuoco al fantoccio.

Il fumo cominciò ad uscire dall’armatura di beskar, passando sotto l’elmo e, con le fiamme che saettavano alla luce della luna, sembrava veramente un demone uscito dalle viscere della terra.

- Sono il fantasma del duca Marmaduke!- urlò il Custode, coprendosi la bocca con uno degli scampoli di cuoio presi dalla stalla. La distorsione rendeva la sua voce profonda e spettrale, e i Makyntire sobbalzarono nell’udirla e nel vedere il fantasmagorico cavaliere. 

Ortense, che sentì l’odore del fumo, cominciò ad agitarsi e si impennò.

- Come osate profanare la mia dimora? Come osate depredare il mio tesoro?-

Ma i Makyntire ormai avevano preso il volo, giù per il viale, diretti a tutta birra verso il cancello e seminando gioielli lungo il percorso. 

Ortense, nemmeno a farlo apposta, si lanciò all’inseguimento.

- MAKYNTIRE!- sbraitò il Custode con impeto e facendo sbellicare Satine dalle risate.- Fatevi avanti, felloni! Restituite il maltolto, se non volete battervi con me ed assaggiare la mia spada!- 

Satine si stava rotolando nell’erba, ed il Custode sembrava divertirsi come un matto. Si asciugò le lacrime, mentre l’uomo, appoggiato contro il muro, continuava a ridersela di gusto. 

- E’ stato fantastico!-

- Ed abbiamo recuperato un bel po’ di cose!- le disse, aiutandola a rialzarsi da terra.- Sono certo che dopo quello che hanno visto non avranno problemi a restituire quello che manca, fosse solo per paura del fantasma del duca Marmaduke!- 

Poi, presa per mano la bambina, la portò da Athos, e se ne andò, diretto verso casa. L’uomo, che si stava riprendendo lentamente dalla brutta botta in testa, aveva sentito un gran fracasso, e Satine si dilungò nella spiegazione di come lei e il suo nuovo amico avevano terrorizzato a morte i Makyntire ed avevano recuperato la refurtiva.

Quando Kyla tornò a casa quella sera, trovò la povera Ortense - mezza affumicata, ma intatta - che faceva il bagno nel lago, con un fantoccio carbonizzato legato alla sella. Rimase ancora più stupito nel vedere che, dal cancello di casa fino al portone, il viale era costellato di oggetti, monili e gioielli. 

La casa era tutta sottosopra, con grande disperazione di Maryam, ma la cosa che lo stupì di più fu il racconto di sua figlia, e di come avesse fatto a cacciare i Makyntire dal suo territorio.

- Hai avuto molto coraggio, Sat’ika.- le disse, accarezzandole i capelli biondi e lanciando occhiate confuse ad Athos, mentre i tre, intenti a rimettere a posto la refurtiva, armeggiavano nella sala dei ritratti.- La povera Ortense ha avuto molta paura. Credo che ti terrà il muso per un po’.-

- Sono convinta che faremo pace.-

Nè lui, né Athos ebbero il cuore di dirle che Kryze Manor non aveva mai avuto nessun custode, e che, di solito, la porta che la bambina aveva varcato per accedere alle fondamenta veniva chiusa con ben quattro mandate e due chiavistelli. Non capirono mai perché fosse aperta, e forse preferirono non indagare più di tanto.

Per quanto riguardava Satine, per una volta, pareva saperla più lunga di suo padre.

- Sai, mi piace quell’uomo.-

- Chi, cara?-

- Il Custode.- disse, lanciando una lunga occhiata al ritratto del duca Marmaduke. 

La chierica abbondante era stata riprodotta alla perfezione, come i suoi capelli simili ad un cavolo cappuccio, gli abiti datati e l’aria aristocratica.

- Se non altro, ha dell’ironia.-

 

***

 

LA NOBILE CASATA DEI KRYZE

 

Marmaduke “Il Protettore” Kryze 

E’ stato sicuramente il più potente utilizzatore della Luce di Mandalore che sia mai esistito, superato solo da Satine Kryze di Kalevala. Divenne Mand’alor aprendo la Luce per porre fine ad una piaga pestilenziale, derivante da misteriosi parassiti mai visti prima. Per questo motivo prese il nome di Cabur. Durante il suo mandato investì molto nel welfare della popolazione. Istituì le case per gli orfani, e molti li adottò lui stesso. Promosse la bonifica della aree lacustri di Krownest, su cui poi fece avviare fiorenti commerci di coloranti per tessuti. Promosse la legislazione sull’orario di lavoro dei minatori di Concordia, con grande disappunto dei conservatori. Istituì il reato di abuso e lesioni personali, con l’aggravante dello scopo politico. Promosse riforme sulla parità di genere, conformemente alle tradizioni di Mandalore, con grande disappunto, ancora, dei conservatori, che avevano fatto leva fino a quel momento sulla nuova distinzione tra uomo e donna per proclamare la supremazia maschile. Di lui e dei suoi poteri si è detto tutto e il contrario di tutto. La sua morte ancora oggi è un mistero. Alcuni dicono che fosse avaro, come tutti i Kryze, e che avesse un tesoro che è scomparso con lui, sepolto da qualche parte, in segreto, nelle fondamenta di Kryze Manor. Altri, invece, dicono che sia tornato alla Luce gettandosi in una delle Porte di Kalevala, e che da quel momento sia signore indiscusso del Ka’ra. La verità, come scoprirà Obi Wan, non è forse né l’una, né l’altra.

 

***

 

VOCABOLARIO MANDO’A

 

Dar’manda: lett. colui che non è più un Mando, ovvero un traditore.

Cabur: lett. protettore.

Ka’ra: il Concilio dei Re Caduti, antico mito mandaloriano per cui le stelle rappresenterebbero i Re di Mandalore, che vegliano sul sistema dall’alto. 

 

***

 

NOTE DELL’AUTORE: Il clan dei Makyntire, atavico antagonista del clan Kryze, è una mia invenzione, anche nel nome. Il duca Marmaduke è un’altra mia creazione. 

La scena del cavaliere infuocato, per chi ha letto il capolavoro di Don Rosa, è un pezzo di storia, tuttavia ho preso spunto da una tavola sola, e la storia di questo capitolo è completamente diversa da quella del racconto.

Nel corso della storia potreste trovare alcuni simboli al posto delle parolacce. Anch’essi sono presi in prestito dal mondo del fumetto, perché rendono benissimo l’idea delle parole che una bambina non può dire e che il Custode, per rispetto, non le metterebbe mai in bocca nel raccontare la sua storia.

Il Ka’ra, invece, esiste veramente in Star Wars.  

E’ la prima volta in cui il Custode fa la sua apparizione dopo il prologo. Se, però, i due personaggi vi sembrano diversi nell’aspetto fisico, ebbene, è perché sono due persone diverse.

Il mistero verrà svelato più avanti, ma per il momento vi lascio trarre le conclusioni che preferite!

Un pensiero alla povera Ortense, Il Cavallo Affumicato, che nessuno deve permettersi di ricreare nella realtà, povera bestia. 

Attendendo una vostra recensione,

 

Molly.

 
  
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