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Autore: Dalybook04    05/08/2021    1 recensioni
Il vasto impero dei Vargas un tempo si estendeva su metà del globo. L'intero Westeros, da Grande Inverno al mare, era proprietà di un unico uomo.
Romolo Augusto Vargas. Un re che, con le sue forze e la sua intelligenza, era riuscito ad assogettare tutto il mondo conosciuto, ad eccezione giusto della sconfinata Essos.
Un uomo che poi era stato brutalmente ucciso dal suo stesso amante, insieme a tutta la sua famiglia.
Tutta la sua famiglia, tranne due bambini, che furono portati via, lontano, dove neanche il loro nonno grande e forte era riuscito ad avventurarsi.
Ora il maggiore dei due fratelli si ritrovava sulle sue spalle di giovane uomo appena sedicenne il compito di riprendersi ciò che era suo. E per farlo doveva fare dei sacrifici.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Feliciano si risvegliò di scatto. Si sfiorò le guance, erano umide, stava ancora piangendo e non sapeva perché.
Ludwig ancora dormiva al suo fianco, tranquillo. Si infilò nell'incavo del suo braccio e chiuse gli occhi.
Non riusciva a pensare, il suo petto si alzava e si abbassava troppo in fretta per concederglielo e il suo cuore batteva così forte da coprire ogni pensiero.
Mamma, il nonno, Lovino, i lupi, la febbre...
Si tastò la fronte, ma non era febbricitante. Chiuse gli occhi, non era ancora l'alba, forse poteva ancora dormire qualche ora.
...
No, evidentemente no. Si tolse il braccio di Ludwig dalla vita e si alzò, si infilò una tunica raccolta da terra, prese una pergamena e un carboncino e uscì fuori per disegnare un po' alla luce della luna. Davanti alla tenda di Antonio esitò.
La curiosità ebbe la meglio e si azzardò a dare un'occhiata.
Antonio stava dormendo, dalla parte del letto di Lovino, abbracciando il cuscino. Teneva sul viso una tunica del marito, forse cercandone il profumo, e Feliciano ebbe l'intenzione che avesse finito di piangere solo sopraggiunto il sonno. Si allontanò prima di svegliarlo.
Uscì dall'accampamento, silenziosamente, fino a raggiungere il piccolo lago vicino al quale si erano sistemati. Si tolse la tunica, posò i fogli a terra su di essa e si immerse nell'acqua fresca.
Un passo, l'acqua alle ginocchia.
Due passi, acqua alla vita.
Tre passi, acqua all'ombelico.
Feliciano sospirò e si immerse del tutto, fino alla testa. L'acqua gelida lo risvegliò del tutto, strappandolo dai suoi sogni.
Niente.
Lì sotto c'era il niente più assoluto.
Aprì gli occhi e si guardò intorno. Nero. Nero, nero, nero, un lieve raggio di luna e poi di nuovo nero nero nero.
C'è pace, lì sotto.
Sembra di essere tornato nel grembo materno.
I polmoni cominciarono a bruciare, lo imploravano di dare loro di nuovo ossigeno, di farli lavorare, ma il ragazzo voleva rimanere lì, dove c'era finalmente un po' di pace.
Alla fine però l'istinto di sopravvivere ebbe il sopravvento su quello di restare sano di mente.
Come compromesso tra le due parti si mise a disegnare. Lasciò andare la mano e sfogò sulla carta ruvida tutto: l'ansia, il dolore, il disprezzo, la nostalgia. Semplicemente permise alla sua disperazione di guidare il carboncino stretto tra le sue dita, senza pensare, senza riflettere.
Vieni con noi, sussurrarono le ombre nel bosco, torna te stesso
Feliciano si alzò e fece un passo avanti, lasciando cadere il disegno a terra.
Vieni, continuarono, spezza la maledizione
Una mano si posò sulla sua spalla, riportandolo alla realtà.
-Feli- lo richiamò Ludwig, con aria preoccupata -che stai facendo?
Il ragazzo si guardò intorno, confuso -io... non riuscivo a dormire- mormorò -e... sono venuto a fare un bagno.
-nel cuore della notte?
-avevo caldo.
-ma è inverno.
-dormire con te mi mette caldo.
Ludwig sospirò e lo coprì con la sua pelliccia, posandogli un braccio sulle spalle per tenerlo fermo.
Ha paura che scappi?
Venezia, accanto a lui, scodinzolò e si strusciò addosso al suo padrone per scaldarlo.
-vieni, torniamo in tenda- fece per guidarlo di nuovo verso la tenda, ma notò qualcosa a terra e si chinò a raccoglierlo -l'hai disegnato tu?- chiese, gentilmente.
Feliciano annuì, posando la testa sulla sua spalla -avevo voglia di disegnare un po'.
-è molto bello- mormorò il tedesco -perché proprio un lupo?
Feliciano sgranò gli occhi e gli strappò il foglio di mano, studiandolo alla luce tenue della lampada che si era portato dietro Ludwig
-un... lupo- mormorò. Sì, era proprio un lupo. Un lupo identico a quello che aveva visto in sogno.
-è Venezia- mentì, tenendosi stretto il disegno. Fece un buffetto al muso della sua lupetta -è bellissima, non è vero?
-sì- rispose Ludwig, cauto. Sospirò -stai bene?
-sì- si appoggiò a lui, stanco -ho solo fatto un brutto sogno.
-ne vuoi parlare?
-no- non avrebbe saputo che dirgli -solo... riportami a casa.
Ludwig annuì, lo prese in braccio a mo' di sposa, attento a coprirlo con la pelliccia, e si diresse verso la sua tenda.
Oh, mio piccolo, ingenuo Ludwig, lo vedi che non ascolti? Feliciano, dolce, stanco Feliciano, non ti ha chiesto di riportarlo alla tenda, ma di riportarlo a casa. La differenza è un abisso, ma presto lo imparerai a tue spese. Intanto goditi la vista del tuo angelo addormentato, finché puoi, perché su di voi si sta per abbattere una tempesta così violenta che riuscirà a separarvi. Feliciano lo sente, i lupi percepiscono certe cose, per questo è così agitato. Ma tu non lo sai, piccolino. Non lo sai, non lo vedi, e ti illudi che sia pazzia invece di previdenza.
Ora però goditi la visione del tuo amato addormentato, così tranquillo tra le tue braccia. Non c'è visione più pura, vero?

-sono preoccupato per Feliciano- confessò Ludwig al fratello, osservando il ragazzo in questione cavalcare poco più avanti con la sua lupa affianco.
-ha appena perso il fratello- lo rassicurò Gilbert -è normale che sia un po' scosso.
-ieri si è alzato nel cuore della notte- continuò Ludwig -l'ho ritrovato nudo affianco al lago, bagnato dalla testa ai piedi- sospirò -ha detto che ha avuto un incubo ed è andato a fare un bagno perché aveva caldo...- tirò fuori dalla sua borsa il disegno del lupo -ha fatto questo. Dice che sia Venezia, ma non ci somiglia.
Gilbert alzò le spalle -i lupi sono lupi. Non vedo tutta questa differenza.
-no, Venezia ha i denti più affilati. E poi le orecchie, queste sono più corte, Venezia le ha più lunghe.
-be', l'ha disegnato di notte. Non è strano che ci sia qualche imprecisione.
Ludwig scosse la testa -stava andando verso la foresta, credo, e quando l'ho fermato sembrava che... che si fosse appena risvegliato da un sogno.
-pensi che sia sonnambulo?
-può darsi. Ma aveva uno sguardo...- sospirò -la pupilla era strettissima, sembravano brillare al buio. Sembravano gli occhi di un lupo.
Gilbert strinse la mano di suo fratello -avevi sonno anche tu, no? Ti sarai fatto condizionare. Ma se cominci a farti suggestionare e a dubitare di chi hai intorno, rimarrai solo, e non è assolutamente una cosa che puoi permetterti durante la guerra.
-lo so. Sono solo preoccupato per lui.
-ci stiamo avvicinando alla vecchia capitale- aggiunse Gilbert -e al vecchio palazzo di suo nonno. Questa cosa potrebbe starlo agitando.
-può essere.
-più che altro sono preoccupato per Antonio. Non è molto... lucido e ci sta guidando al massacro.
-lo so e non ho intenzione di far morire i miei uomini per questo.
-che intendi?- ormai stavano sussurrando.
-che ne possiamo approfittare per prendere noi il controllo. Antonio ormai è un capo debole, ci vorrà poco ad eliminarlo.
-per Bonnefoy?
-ci alleiamo con loro per abbattere Antonio. Poi ci occupiamo anche di loro.
-e poi?
-e poi cosa?
-metti che vinciamo. Che succederà dopo?
-governeremo tutto Westeros?
-oh no, fratellino, me ne tiro fuori.
-come scusa?!
-non mi interessa il potere. Lo sto facendo per te- si stiracchiò -quando tutto questo casino sarà finito, mi ritirerò in un castello a non fare un cazzo per tutta la vita, se non vantarmi del mio fratellino, re del mondo. O, se mi annoierò, farò il comandante di una qualche legione. Mi piace la vita militare- gli diede una pacca sulla spalla, ridendo -e chissà, magari un giorno diventerai persino zio!
-se trovi qualche santa che ti sopporti.
Gilbert sorrise e rivolse lo sguardo verso Eliza, che cavalcava poco più indietro. -ho già qualcuno in mente...
Ludwig seguì la direzione del suo sguardo e inarcò un sopracciglio -sai che non hai la minima possibilità di sposarla, vero? Odia quelle cose.
-chi ha mai parlato di matrimonio?
-sei un lord, dovrai sposarti con qualcuno.
-sono un lord, posso fare il cazzo che mi pare. Più che altro, sei consapevole che se sarai re dovrai avere un erede, vero?
Ludwig alzò le spalle -temo di sì. Cercherò una donna disposta a darmi un erede e... farò quel che devo fare.
-e Feliciano?
-cosa c'entra Feliciano?
-state insieme, no?
-non direi che "stiamo insieme". Un fidanzamento includerebbe un matrimonio, e non è una cosa possibile per noi. Abbiamo una... relazione stretta.
-molto stretta da quel che sento la notte.
-ma la realtà è che non potremo fare altro che sposare delle donne. Funziona così, qui.
-e non ti infastidisce l'idea di lui che va con un'altra?
Si oscurò in viso -non sai quanto- strinse le redini del cavallo -ma mi toccherà sopportare.
-potrebbe scegliere di non sposarsi.
-non gli converebbe. Non tutti saranno contenti della nostra ascesa, tanto meno con un Vargas affianco. Se vuole vivere tranquillo gli converrà sposare una dama di una famiglia più apprezzata.
-dubito che sarà d'accordo.
-dovrà portare avanti la sua dinastia, no? Ormai è rimasto solo lui.
-non so quanto gli interessi, francamente.
-quella sarà una sua scelta.
-stai dando per scontata una cosa, fratellino.
-e cosa, esattamente?
-che Feliciano rimarrà con te anche dopo la guerra.
-non essere stupido, certo che rimarrà con me.
Gilbert scosse la testa -rifletti. Cosa lo ha portato fino a qui? Suo fratello. E ora che suo fratello non c'è più, cosa lo tiene qui?
-non avrebbe un altro posto dove andare. La sua possibilità migliore è stare con me.
-dai per scontato che voglia fare la cosa migliore per se stesso.
-solo un pazzo non lo farebbe.
Gilbert non disse nulla. Il minore continuò. -non starai insinuando che sia pazzo?
-hai detto tu che si sta comportando in modo strano. Ce l'ha nel sangue.
-è proprio per evitare che impazzisca che lo sto tenendo d'occhio!
-e poi- continuò Gilbert -Feliciano è un artista.
-e con ciò?
-gli artisti sono ben peggiori dei pazzi. Non fanno quel che è meglio per loro, ma per la loro arte, e i due interessi il più delle volte si scontrano.
-cosa c'entra?
-il dolore crea la migliore arte, Ludwig. Pensa a tutte le poesie, le canzoni, i dipinti che hai dovuto studiare. Quanti di quelli erano dovuti a delle crisi? A delle difficoltà dell'artista? A delle tragedie?
-non è vero. Molte delle opere migliori nascono dall'amore.
-e dal conseguente cuore infranto.
-comunque non vedo cosa c'entri l'arte di Feliciano in tutto questo. Un conto è fare arte, l'altro essere un idiota.
Gilbert allargò le braccia, ridendo -essere artisti è anche peggio che essere idioti! Ricorda quello che hai studiato: il pittore che si taglio l'orecchio, il drammaturgo che abbandonò la sua città per andare in scena,  il poeta che scappò in Oriente per dimenticare il suo cuore spezzato e si ammalò per questo.
-non ho intenzione di spezzare il cuore di Feli, se è questo quello a cui stai pensando.
-lo so benissimo. Ho paura che sia lui a spezzarlo a te.
-non lo farebbe mai, è troppo buono per...
-se dovesse scegliere tra te e la sua arte, cosa pensi che farebbe?
-se l'arte ti rovina la vita come dici, sceglierebbe me per salvarsi la pelle.
-ma è proprio nelle tragedie che si diventa eterni, e l'eternità è ciò a cui tende l'arte e l'artista ancora di più.
-nelle grandi gesta si diventa eterni- replicò Ludwig -e conquistare un intero regno è qualcosa di sufficientemente grande, o no?
-chissà. Una delle cose più rare è la capacità di fermarsi e considerarsi soddisfatti. Riuscirai a capire quando sarà il momento di accontentarsi?
-da quando in qua dai consigli come un vecchio saggio?
Gilbert alzò le spalle, divertito -ogni tanto lo spirito del nonno si impossessa di me.

Antonio salì sul ponte della nave, a spada sguainata. Dall'altra parte del mare, sull'imbarcazione avversaria, Arthur sorrideva, con aria divertita. C'era qualcosa di crudele nei suoi occhi verdi.
-non ditemi che avete nascosto Lovino per paura che lo rapisca di nuovo.
Antonio gli puntò contro la spada, ringhiando -non osare nominarlo, pezzo di merda.
Il biondo rise, con un sorriso sempre più beffardo -come sei esagerato. Non gli ho torto neanche un capello.
-l'hai soltato ucciso- ribatté il moro, sentendo un brivido a quelle parole.
L'altro esitò, sorpreso. Elaborò le sue parole, poi scoppiò a ridere. Una risata sincera, come quella di chi vede un cagnolino fare un qualcosa di incredibilmente stupido. -pensi davvero che l'abbia ucciso?
-perché, non l'hai fatto?- una piccola crepa nelle sue certezze, dentro alla quale si infilò un raggio di speranza.
-dimmi un motivo sensato per cui avrei dovuto uccidere Lovino.
Antonio esitò. Poi si disse che non doveva farsi ingannare -perché sei pazzo.
-sarò anche pazzo, ma non sono un idiota- gli occhi verdi del biondo si trasformarono in veleno -sai cos'è successo, invece? Mi sono girato un attimo per sbarrare la porta ed è scappato. Pensavo fosse tornato da te, e invece...- un veleno ben peggiore dello strozzalupo -e invece mi sa che è scappato da te. O sbaglio?
-smettila di mentirmi, Kirkland! Perché Lovino avrebbe dovuto fug...- un lupo. Un lupo fuori dalla tenda delle riunioni che lo guardava. Un lupo in posizione di difesa, ringhiante, con la coda tra le gambe. Un lupo con gli occhi dello stesso colore di quelli di Lovino.
Antonio si guardò intorno, come risvegliatosi da un sogno. Era su una nave con la spada sguainata contro Kirkland.
Promettimi che non lo sfiderai mai via mare.
Cosa diamine era diventato? Aveva infranto l'unica richiesta che mai gli avesse fatto l'amore della sua vita, proprio dopo averlo fatto scappare.
-cos'hai ora? Non vuoi più combattere? Che noia.
Antonio cercò di riprendersi e avanzò verso di lui -non penserai di potermi abbattere con un paio di discorsi senza senso.
-a giudicare dalla tua faccia, non mi sembrano così senza senso. O almeno tu non li giudichi tale- si sistemò il cappello a tesa larga, da pirata, sul viso, lasciando scoperto il sorriso perfido. Gli puntò la spada contro -ora abbiamo intenzione di combattere o dobbiamo aspettare che Lovino venga a darci l'autorizzazione?
Antonio ringhiò -ti ho detto di non nominarlo!  
   
 
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