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Autore: Onda nel silenzio    06/08/2021    4 recensioni
Sono sempre più vicini.
"Hai solo voglia di urlare per il gusto di farlo!"
"Oh, no, quella è una tua specialità."
Zoro è più alto di lei di due spanne, ma Nami torreggia di fronte a lui come se fossero alla pari, mantenendo il mento sollevato in un gesto di superiorità volto ad annullare quel divario - l'ostinazione ad averla sempre vinta con lui è qualcosa che l'anima quanto l'urgenza di soddisfare un bisogno fisico.
Si fissano entrambi con astio, in una muta sfida atta a stabilire chi distoglierà per primo lo sguardo, i loro respiri che si scontrano. Poi, come se quel ricordo li colpisse con la stessa intensità nel medesimo istante, viaggiano con la mente in una stanza alimentata soltanto da una luce soffusa, dove lei è appoggiata al muro, dove lui ce la spinge contro tappandole la bocca, l'erezione premuta contro al suo corpo seminudo.
Il respiro muore in gola a entrambi. Zoro distoglie lo sguardo, Nami indietreggia.
Quella battaglia la perdono entrambi.
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nico Robin, Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Nami è sempre piaciuto passeggiare in mezzo al verde, sentire l'odore delle foglie, della terra, delle piante in fiore. Ma il bosco di Alma Nera ha una particolarità unica che lo rende uno fra i più belli in cui sia mai stata - i suoi sentieri costellati di luci consentono ai visitatori di esplorarlo a passo sicuro anche di sera, tramite lanterne multicolore in grado di liberare l'energia solare assorbita durante il giorno.
Nami si ferma davanti a una pianta dai rami spioventi, inspirando il profumo pungente dei suoi frutti. Stacca alcune piccole bacche gialle e ne porta una alle labbra, assaporandola lentamente. Il suo gusto aspro le ricorda quello dei limoni, ma con toni meno decisi.
"Non dovresti mangiare frutti di piante che non conosci."
Udendo quella voce si blocca nell'atto di portare un'altra bacca alle labbra, la schiena rigida. Zoro ha l'innata capacità di arrivarle alle spalle senza produrre il minimo suono, qualcosa che la manda perennemente fuori dai gangheri. In circostanze normali gli direbbe che deve smetterla di fare così, di apparire all'improvviso fra le ombre, e gli ordinerebbe di consegnargli tutti i soldi che possiede come risarcimento danni per l'ennesimo infarto scampato. Ma quella non è una circostanza normale.
"So che sono frutti commestibili, altrimenti non li avrei toccati."
"Allora posso assaggiarli?"
Nami sospira, consapevole che la quiete della solitudine sia ormai stata infranta. "Prego" lo invita, continuando a dargli le spalle, "la pianta non è di mia proprietà." Subito dopo si incammina nella direzione opposta da cui è arrivato, unicamente desiderosa di allontanarsi da lui.
"Dove stai andando?"
Non gli risponde.
"Guarda che per di là ti addentri nel folto del bosco."
Zoro ha azzeccato verso dove conduce un sentiero - miracolo: è semplicemente un miracolo.
"Nami, aspetta!"
Lo sente avvicinarsi per seguirla, stavolta allo scoperto, ma continua a camminare a passo svelto, ignorandolo.
"Aspetta, ho detto!"
Il suo tono scocciato e autoritario non la scalfisce minimamente. Nami è abituata ai bei modi di fare che ha e non si ferma. "Mi spiace, non sono dell'umore per fare una passeggiata romantica sotto le stelle."
Ma anche lui è abituato a quelli di lei. Zoro continua a tallonarla senza affiancarla, consapevole che ridurre troppo le distanze provocherebbe uno dei suoi scatti di rabbia. "Devo parlarti."
"E io non voglio ascoltarti."
Nami accelera ulteriormente il passo, la coda di cavallo che le frusta la schiena ogni volta che muove un piede davanti all'altro, tanto è veloce la sua andatura.
"Perché devi complicare tutto?"
Si china per passare sotto ai rami spioventi di due alberi che si incrociano a cupola davanti a lei, imboccando una stradina in discesa.
"Non capisci che sto cercando di rimediare?"
Il cuore le batte sempre più rapidamente nel petto a ritmo della sua rabbia. Nami solleva meccanicamente una gamba verso l'alto, scavalcando l'ampio tronco di un albero caduto che le sbarra la strada, poi muove anche l'altra. Zoro supera a sua volta l'ostacolo e l'affianca, dimentico del suo proposito iniziale. Lei apre bocca per ribattere qualcosa, incapace di stare ancora zitta, ma si blocca subito dopo sul posto, raggelata.
Hanno quasi raggiunto lo sbocco sulla spiaggia situato nel lato opposto della costa. Gli alberi sono più radi, la terra inizia a sostituirsi con la sabbia, la coltre del mare nero è chiaramente visibile all'orizzonte. C'è una palma col tronco ricurvo, davanti a loro, l'ampia chioma verde ritratta verso il suolo. E ci sono due persone ben note a entrambi, sedute sotto quella palma. Basterebbe che lei voltasse la testa di lato, che lui alzasse semplicemente lo sguardo dal suo viso, ed entrambi li vedrebbero subito.
Dura tutto un istante. Nami e Zoro si lanciano una rapida occhiata smettendo di respirare, balzano di scatto dietro al tronco che hanno appena scavalcato e si abbassano a terra, le teste chine. Lei si tappa la bocca con le mani, gli occhi sbarrati fissi in un punto immaginario davanti a sé. Lui non muove un solo muscolo, le orecchie tese, il fiato sospeso.
"Che ti prende?" li raggiunge la voce di Sanji.
"Niente, credevo di aver sentito qualcuno che parlava... ma devo essermi sbagliata."
Zoro incrocia gli occhi di Nami, portandosi un dito davanti alle labbra per intimarle di fare ancora silenzio. In tutta risposta lei aggrotta le sopracciglia con fare eloquente.
"Anche a me prima è sembrato di sentire una voce, Dea delle dee" è il commento sospirante di Sanji, "ma proveniva dall'Eden."
Zoro rotea l'occhio al cielo, nauseato.
Nami sente l'aria minacciare di eromperle improvvisamente fuori dalle labbra, e vi preme contro le mani con forza maggiore per impedirlo.
"Che ne dici se ci spostiamo da qui?"
Robin appare loro tranquilla, come se si fosse convinta di aver soltanto immaginato la voce di Zoro, ma lui e Nami restano nascosti dietro a quel tronco senza compiere il minimo movimento anche quando capiscono di aver scampato il pericolo. Nessuno dei due si azzarda a spiare oltre la corteccia contro cui sono appoggiati. Lei si arrischia soltanto a grattarsi il polpaccio solleticato da un minuscolo insetto che le si era posato sopra prima di volare via. Lui, dopo un po', sporge la testa oltre il tronco in direzione della palma ricurva.
"Si sono incamminati verso la spiaggia."
Non appena Zoro sussurra quelle parole, il volto disteso e le spalle rilassate, Nami tira un sospiro di sollievo. Non ci teneva a farsi beccare da Robin e Sanji dopo averli visti in quella posizione intima, affatto. A lei non sarebbe piaciuto essere sorpresa a cavalcioni di qualcuno col vestito sollevato sui fianchi e le mani di un uomo ben piantate sulle proprie natiche - specie se a beccarla fosse stato un componente della ciurma.
"Anch'io ho sentito una voce" ripete Zoro in tono scimmiottante, "quella dell'Eden!"
La ridicola enfasi che pone sulle ultime parole - sommata all'immagine di Sanji che nella sua mente ammicca muovendo un sopracciglio a ricciolo - fa emettere a Nami una risata soffocata. Subito dopo una mano compare dal nulla sopra la testa di Zoro e gli tira uno scappellotto alla nuca. Nami trasale, realizzando di aver subito in contemporanea lo stesso identico trattamento.
A quanto pare Robin li ha visti. O sentiti.
Entrambi sporgono la testa oltre il tronco, sentendosi colti in flagrante, ma non vedono nessuno in zona. Per un po' continuano a guardarsi attorno con sospetto, finché non realizzano che i loro compagni si sono effettivamente allontanati.
Nami è interdetta, sapeva che fino al giorno prima non c'erano stati sviluppi fra quei due, ma a quanto pare ha decisamente perso un pezzo.
"Dici che Robin si è offesa?"
"Nah" replica, incrociando lo sguardo confuso di Zoro, "il suo era solo un avvertimento. Tu però potevi evitare di imitare Sanji!"
Al solo pensiero le viene di nuovo da ridere, perché la sua interpretazione è stata magistrale. A quanto pare col tempo lo spadaccino ha imparato a conoscere alla perfezione il timbro e l'inflessione della voce del cuoco.
"Anche se, lo ammetto, sei stato-
Resta senza fiato.
Nami ha l'impressione di subire un brusco risveglio. Realizza quanto Zoro le sia dannatamente vicino, quanto poco basterebbe a entrambi per azzerare la distanza che li separa, e le sembra di trovarsi sull'orlo di un precipizio. Il lampo di divertimento che l'ha colta prima è già un ricordo lontano, mentre lui la fissa con intensità, una luce ardente che gli anima l'iride scura.
Zoro è serio, deciso. E Nami è certa che non stia affatto pensando a cosa gli ha appena detto - che sulle labbra gli respiri un desiderio simile a quello che infiamma le sue. Ha paura di cedere a quella muta tentazione, di finire in trappola.
"Non ce la faccio" mormora, senza rendersi conto di stare parlando, "non ce la faccio" ripete, ritraendosi.
Nami si alza in piedi e s'incammina nella direzione opposta, verso il sentiero percorso in precedenza. La consapevolezza che Zoro la stia nuovamente seguendo è una tortura.
"Ho capito che gli hai detto addio."
Il cuore le perde un battito, i suoi piedi smettono di muoversi per un attimo - ha intuito benissimo a chi si sta riferendo Zoro.
"E so anche perché l'hai fatto."
Nami stringe le labbra in una linea sottile, continuando a fissare con ostinazione un punto immaginario davanti a sé. Si sente fragile come non mai.
Non ha il tempo di premeditarlo, né la forza per impedirlo. Zoro le cinge la vita con le braccia e fa aderire il petto alla sua schiena, posandole il mento sulla spalla. Lei trasale, investita da un calore incontrollato che dal cuore le arriva alla pelle con tormentosa dolcezza. Non sbatte nemmeno le palpebre, incapace di respirare.
"Nami, io voglio stare con te."
La voce di lui non è che un sussurro all'orecchio, ma le si irradia dentro con la potenza di un'eco ripetuta - un'eco che dovrebbe renderla felice, portarla a sfiorare le stelle, lontano, oltre il baratro di angoscia in cui è precipitata, via dal rumore delle urla che le devastano la testa.
Eppure il dolore rimane. Il dolore si intreccia con furia alla gioia, impedendole di riaffiorare in superficie.
Nami ha gli occhi chiusi, quando Zoro le posa le labbra sul collo e vi imprime un bacio lento, delicato. Nami trema senza via di fuga, quando quel piccolo punto del suo corpo si riempie di meravigliosi, incontrollati, spietati brividi.
Ma poi nella sua testa Zoro è avvinghiato a un'altra donna, Zoro bacia e prende lady Sayuri con foga, sono entrambi nudi e ansanti di piacere, e i loro corpi sono una cosa sola pugnalata pugnalata ogni spinta una pugnalata e - basta, Nami, non guardare - Nami stai sanguinando, non guardare non guardare basta basta basta basta!
Le labbra di lui stavolta si posano sulla sua guancia, fermando la caduta di una lacrima che le scivola dall'occhio - ed è di nuovo uno sbocciare di meraviglia e tormento, di amore e di rancore, di graffi che le sbrindellano il cuore e glielo fanno a pezzi lentamente.
"Continuo a vederti insieme a lei."
Sente Zoro bloccarsi, trattenere il respiro.
"Ho avuto l'occasione di stare con Alec, ma non l'ho fatto. Mi sono fermata."
Le tremano le labbra. Non riesce a smettere di fissare quel paletto di fronte a lei su cui è affissa la lanterna luminosa.
"Tu invece sei andato a letto con altre donne."
"Sono stato solo con lei."
Pervasa da un violento gelo interiore, Nami porta le mani sulle sue per spingerle via, per cancellare quel contatto. "Questo dovrebbe farmi sentire meglio?"
Zoro la lascia fare, e lei si ritrae, voltandosi. "Sei stato solo con Sayuri, wow, ora sì che sono felice!"
"Credi che sia stato facile per me pensarti insieme a quel..." inspira, serrando la mascella.
"È successo dopo! Dopo che tu..." Nami distoglie lo sguardo, stringendo i pugni lungo i fianchi.
"Non affrontiamo tutti le cose allo stesso modo" la voce di Zoro è controllata, ma intrisa di rimorso, "e per l'effetto che hai su di me, io" chiude l'occhio, espirando "sono arrivato a fare cose mai fatte prima."
"Allora forse è meglio che ci stiamo lontani" le parole le escono di bocca d'impeto, "perché finiamo per tirare fuori l'una la parte peggiore dell'altro!"
Quando torna a guardarlo, Nami legge una profonda mestizia sul suo volto - e la interpreta come una resa. Ha bisogno di muoversi, di scappare.
Zoro la sta facendo sentire responsabile delle scelte che ha fatto, di tutti quei gesti ora scostanti ora rabbiosi che le ha riservato.
"Ti sbagli, Nami" è la replica che arriva quando distoglie lo sguardo, ma non gli presta ascolto, troppo accecata dal dolore. Gli ha già dato le spalle, sta già camminando per allontanarsi, e nemmeno se ne rende conto.
"T'importa solamente di lavarti la coscienza..."
"Non è così!"
"... e hai scaricato su di me la colpa di tutto!"
'Sono stato solo con lei' - mi fai stare peggio, così, stupido cretino!
"Tu sei il nobile spadaccino devoto ai principi di onestà, lealtà e integrità morale!" Lo scricchiolio prodotto dalle foglie secche che calpesta a passi furenti si sovrappone alle sue parole, rendendole ancora più aspre. "Io invece sono una tentatrice infida, vero?, una che spinge quelli come te a cedere alle pulsioni carnali" rincara in tono intriso di sarcasmo, "a cercare il piacere come mera valvola di sfogo..."
"Nami!"
"...a macchiarsi della mia stessa sporcizia, a mentire, a perdere il controllo - per questo sei corso da lei!"
"Nami, basta!"
"... perché provavi vergogna, ribrezzo, al pensiero di sentire qualcosa per me! Ammettilo, cazzo!"
Nami si è di nuovo fermata e ora lo sta spintonando. Zoro non oppone fisicamente resistenza, né dice più una parola.
"E ora vuoi farmi credere di aver cambiato idea, quando fino a una settimana fa non sapevi nemmeno tu se volevi soltanto scoparmi oppure-
Nami si blocca di colpo, l'orribile sensazione che qualcuno nel bosco li stia osservando, qualcuno che lei non ha sentito arrivare - a differenza di Zoro, che ora guarda dritto davanti a sé con espressione cupa.
Non appena si volta il suo cuore perde un battito per la vergogna.
Rufy e Hancock sono di fronte a loro, lungo il sentiero che conduce verso la villa di Rio, e li fissano immobili, senza fiatare. La donna è profondamente a disagio, il loro capitano, invece, ha un'espressione indecifrabile.
Quando sono arrivati? Quanto hanno sentito?
Il rumore dei passi di Rufy rimbomba dentro di lei come il ticchettio inesorabile di un pendolo stregato. Nami segue ogni suo movimento, incapace di reagire, senza sapere cosa pensare. Quando lui si ferma di fronte a entrambi ha l'impressione che Zoro stia soltanto aspettando un suo pugno, e trasale, preda di un'infida tensione.
"Nami" le dice, "torna alla villa con Hancock."
Non sa come interpretare quelle parole, perché Rufy, a volte, è un enigma.
"Cosa-
"Fa' come ti dico. Ho bisogno di rimanere solo con Zoro."
Sposta lo sguardo dall'uno all'altro, irrequieta, ma sono entrambi illeggibili, come statue di pietra.





~~~




Nami apre la finestra del bagno e si avvicina allo specchio appannato dal vapore della doccia. Una cascata di capelli umidi le ricade sulla schiena non appena si libera dell'asciugamano con cui li teneva legati. Con un pezzetto di carta rimuove un po' di condensa dalla superficie dello specchio per vederli meglio, e il vetro le restituisce l'immagine offuscata del suo viso inquieto.
Non sa cosa pensare.
Quando Rufy le aveva chiesto di lasciarlo solo con Zoro nel bosco, lei si era opposta. Superata l'onda d'imbarazzo iniziale, gli aveva detto che la questione non lo riguardava, che non doveva intromettersi, e lui a quel punto le aveva rivolto un mezzo sorriso enigmatico. Lo so, le aveva detto, non devi preoccuparti. Dammi ascolto, fidati.
Nami distoglie lo sguardo dallo specchio, incurante dello stato dei suoi capelli. Non le importa di tenerli bagnati, non ha voglia di asciugarli.
Non ci metterò molto. Torneremo indietro presto.
Le parole di Rufy le riecheggiano nella testa con persistenza. Nami stringe il nodo con cui tiene legata la vestaglia in vita, sospirando nervosamente, ed esce dal bagno.
Hancock non le aveva rivolto la parola durante il tragitto di ritorno, non capiva se l'aveva fatto per buonsenso o semplicemente perché si sentiva a disagio, ma gliene era grata. Quando erano rientrate alla villa, l'aveva salutata e si era diretta ai piani superiori. Non aveva incrociato né Robin né Sanji. Prima di salire le scale aveva sentito le voci allegre di Usop, Chopper, Franky e Brook provenire dal soggiorno - le era sembrato che stessero ancora parlando della grotta che avevano esplorato prima di cena, ma non era dell'umore per unirsi a loro.
L'aria è leggermente più fresca in camera, perché non ha accumulato il calore prodotto dall'acqua della doccia. Dalle portafinestre accostate entra una brezza lieve che smuove appena le tende. I raggi della luna si stendono sul pavimento e sfiorano parzialmente il letto matrimoniale, illuminandolo d'argento.
Nami raggiunge il comodino, accende l'abat-jour e imposta un livello della luce basso, sufficiente a permetterle di leggere. Sulle pareti della stanza si proiettano immediatamente riflessi più caldi e accoglienti, di quelli che invitano soltanto a rilassarsi, a sdraiarsi e a spegnere i pensieri, ma lei non riesce in quell'intento. Sta già gettando ripetute e nervose occhiate al balcone, meditando di affacciarsi ancora per vedere se c'è qualcuno che cammina sulla spiaggia, di ritorno alla villa.
Non ci metterò molto.
Quanto tempo è passato?
Torneremo presto.
Sa che non dovrebbe preoccuparsi, eppure non può farne a meno.
Liberando l'ennesimo sospiro inquieto, Nami spalanca le portafinestre ed esce sul balcone, lo sguardo fisso sugli alberi davanti a lei, dove inizia il bosco che si estende sino all'entroterra. Non vede nessuno in lontananza, così si sporge oltre il corrimano, guardando in basso, verso l'entrata sul retro della villa.
"Aspettavi me?"
Si volta di scatto alla sua sinistra, sobbalzando, il cuore che le salta improvvisamente nel petto. Quando vede Zoro fermo nell'angolo più lontano del balcone, appoggiato di schiena al corrimano, non libera un urlo soltanto per la troppa sorpresa.
"Tu sei pazzo!" riesce a dirgli col poco fiato rimastole in corpo.
"Non era mia intenzione spaventarti."
Zoro la fissa a braccia conserte, l'aria tranquilla di chi evidentemente non ci trova nulla di strano nell'intrufolarsi di nascosto sul balcone delle stanze altrui.
"Ma davvero?" replica Nami sarcastica. "Come sei arrivato qui? Come ti sei permesso di..." lascia la frase a metà, inspirando profondamente, poi espira con rassegnazione, rilassando le spalle.
"Mi sono arrampicato."
Cosa?
Ha una voglia matta di prenderlo a pugni, e probabilmente lo farebbe, se la consapevolezza di stare indossando soltanto una vestaglia leggera non le intimasse di limitare i movimenti al minimo. A quel pensiero Nami stringe le braccia al seno, cercando di coprire la propria scollatura.
Zoro la fissa con ostinazione, l'espressione imperturbabile.
Lei non vuole neanche sapere come abbia fatto ad arrivare lassù, l'ha visto compiere balzi impossibili, e non è questo che la turba. È semplicemente basita per la sua insistenza a cercarla - e anche un po' spaventata, perché quello è un lato di lui che non conosce affatto.
"Sembri star bene" gli dice, incapace di muoversi, di dire altro, di cacciarlo via.
Zoro piega le labbra in un sorriso sghembo, scoprendo leggermente i denti. "Eri preoccupata del contrario?"
Lei si stringe nelle spalle e distoglie prontamente lo sguardo, aggrottando le sopracciglia. "Dispiaciuta" specifica bugiarda, "che tu sia ancora tutto intero."
"E io che pensavo volessi suonarmele di persona..."
Nami si aggrappa d'istinto al corrimano, irrigidendosi, quando sente Zoro avvicinarsi. Sposta gli occhi sul suo volto e lo sorprende a guardarla con un lampo di divertimento, sfacciatamente incurante che lei lo noti.
La manda in bestia. Non lo capisce.
"Sei uno stupido."
Zoro le si ferma di fronte, un'impronta improvvisamente più malinconica sul volto. "Questo me l'hai già detto."
E Nami lo capisce, stavolta. Capisce subito a cosa si sta riferendo - è un presentimento troppo forte, il suo.
L'imbarazzo la porta a dischiudere le labbra in cerca di qualcosa da dire, mentre le guance, traditrici, le si accaldano.
Nami distoglie lo sguardo, rifugiandolo sulla sabbia baciata dalla luna sotto di loro, arrovellandosi il cervello per trovare una scappatoia, per replicare qualcosa, qualsiasi cosa.
Zoro - quello stronzo - l'aveva sentita parlargli mentre era in convalescenza, apparentemente privo di conoscenza sul suo letto all'Heaven's Gate. L'idea che fosse sveglio per tutto il tempo non è una supposizione, ma una certezza che le scava sottopelle e le trancia il respiro, gettandola spalle al muro.
"Non ho alcuna intenzione di arrendermi, Nami."
Quelle parole la spingono a cercare nuovamente il suo volto, e il modo in cui Zoro la guarda la lascia stregata.
Non l'ha mai visto così determinato e al tempo stesso così vulnerabile.
È bello da toglierle il fiato.
Anche se ha smesso di parlarle, Nami sente ancora il tono morbido della sua voce accarezzarle l'udito - un tono che gli ha sentito usare soltanto un'altra volta, sempre quella sera, nel bosco.
Voglio stare con te.
Non riesce a muoversi, non vuole spostarsi. Per questo quando Zoro solleva un braccio e le avvicina una mano al volto riesce a toccarla. Con le dita le accarezza delicatamente una guancia, portandole una ciocca di capelli ondulata e ancora umida dietro all'orecchio.
Nami dovrebbe corrucciarsi, dirgli di tenere giù le mani, ricordargli che ha già infranto troppe volte la promessa che le aveva fatto. Nami vorrebbe dire ai suoi occhi di smettere di brillare - perché lo sente, mentre rimane incatenata al suo sguardo liquido di desiderio, che il proprio corpo non riesce più a darle ascolto, che ormai Zoro può leggere nitidamente le emozioni che la stanno sconvolgendo.
Ma no, no, no - non può cedere.
Lo vede chinare il volto verso il suo, e il respiro le si spezza. La mano che tiene posata sul corrimano le scivola mollemente lungo il fianco. Gli occhi le si chiudono in automatico. Nami si sforza di reprimere il fremito che l'assale, non appena Zoro annulla la distanza che li separa e le bacia la tempia. Le sue labbra producono il rumore di un lievissimo schiocco, prima di tornare a sfiorarla sullo zigomo, un suono che agisce su di lei come un richiamo, rendendo quel contatto ancora più reale. Nami cerca di non tremare, di non battere ciglio, di non tendersi verso di loro, mentre quelle labbra si spostano lente e delicate verso il basso, a lato della sua bocca.
"Baciami pure, tanto non sento niente."
La voce le esce in un mormorio languido, e Nami si chiede se abbia soltanto immaginato di aver parlato.
"Ah, no?" La voce che le soffia all'orecchio le toglie però ogni dubbio.
"Nemmeno se faccio così?"
Zoro la bacia a pochi centimetri di distanza dalle labbra, posandole una mano sulla schiena e attirandola verso di sé, le dita dell'altra mano che la tengono per la nuca, il pollice che le accarezza il collo.
Nami sussulta al contatto dei loro corpi, aprendo leggermente la bocca. Sente il seno aderirgli al petto ampio, i loro bacini sfiorarsi, il profumo di lui mescolarsi al suo, il respiro di entrambi scontrarsi. Un'onda incorporea la travolge inesorabile all'altezza del petto, risvegliando in lei brividi mai dimenticati.
"Ancora niente" mormora, mentre Zoro inizia ad accarezzarle pure la schiena che, traditrice, rilascia la tensione sotto le sue dita.
"Mmh..." il suo respiro stavolta la solletica proprio all'altezza delle labbra, "e se faccio questo?" Zoro le cinge la schiena con entrambe le braccia con una presa più irruenta, come se fosse arrivato al limite del proprio autocontrollo, e la bacia sulla bocca.
Nami ha l'impressione di perdere il contatto col pavimento, le gambe che la minacciano di sciogliersi come burro fuso, eppure tiene ostinatamente le labbra serrate. Ha la pelle d'oca e le vertigini, mentre Zoro le lascia una serie di baci che le provocano scosse sempre più intense - ma rimane immobile, finché lui non si scosta lentamente da lei.
Nami riapre gli occhi ed è già incatenata al suo sguardo.
"Di' che non mi vuoi."
Zoro non smette di cercarla, di sconvolgerla, di incendiarla.
"Di' che non senti niente per me" le sussurra roco, "e ti lascerò in pace."
Nami sa che non può mentire - non più - perché quello sguardo deciso la sta privando di tutte le sue barriere, di tutti quei 'no' bugiardi ormai accartocciati e buttati via, nel vento. Forse è per questo che non le importa più se il giorno dopo se ne pentirà. Nami sa soltanto che lo vuole, vuole lui, vuole Zoro. Così gli afferra il volto fra le mani e lo bacia.
Lo bacia con foga, come credeva che non avrebbe più potuto fare. Lo bacia con ardore, con quel suo amore scomposto e incontrollato, mordendogli il labbro inferiore, e quando Zoro cerca un accesso più profondo in lei Nami ha già le labbra dischiuse. Lo lascia entrare, lo accoglie, lo rincorre, lo cattura, lo pretende.
I loro baci sono fuori sincrono, eppure entrambi non riescono a farne a meno, desiderosi di darne e riceverne ancora e ancora e ancora. Zoro scende e risale sui suoi fianchi con quelle mani grandi, forti, salde - mani che l'hanno stretta altre volte prima d'ora, in modi diversi, e che adesso sembrano animate soltanto dal desiderio di cancellare la tensione su di lei, mentre i loro corpi entrano nuovamente in contatto.
Nami libera un sospiro sulla sua bocca e quel semplice suono lo infiamma, le mani callose che scendono verso il basso toccandole il fondoschiena e che si fermano con presa decisa sulle sue cosce. D'istinto si mette sulle punte e non appena lui la solleva da terra gli allaccia le gambe alla vita senza smettere di baciarlo, la vestaglia che le scivola più in alto.
I loro bacini si scontrano, Nami sente quanto Zoro la desidera e quel contatto fa morire il respiro in gola a entrambi, diffondendo brividi di piacere sui loro corpi.
I baci non smettono, mentre lui avanza verso la camera tenendosela stretta. I baci non fanno altro che intensificarsi, nel breve tragitto dal balcone al letto.
Nami ha il cuore che le batte sempre più forte, quando Zoro si piega in avanti e la fa adagiare sul materasso. Le sembra di compiere un salto nel vuoto, nel momento in cui gli afferra il colletto della camicia e lo attira verso di sé, ma il sapore di quel rischio è così invitante da farle pensare che non esista scelta migliore. Affonda le dita della mano libera fra i suoi capelli corti, gemendo sommessamente al passaggio delle labbra di lui sulla pelle più sensibile del collo, tremante di un piacere convulso.
Non avrebbe mai creduto che Zoro potesse essere così delicato, specie dopo quella maledetta notte di pioggia, quando l'aveva lasciata in balia della sua ruvida rabbia. Si dice che forse sta immaginando tutto - ma le sensazioni che prova sono vive dentro di lei, le respirano nelle ossa con fervore, annientando quel pensiero improvviso.
Zoro le scosta la vestaglia, scoprendole la spalla sinistra e raggiungendola in una discesa fatta di baci. Al contatto della sua lingua calda su di sé Nami libera un sospiro tremante, infilandogli le mani sotto la camicia aperta. Per ogni lembo di pelle che gli sfiora sulla schiena percepisce delle irregolarità contro l'epidermide - sa che sono innocue rispetto al resto delle sue cicatrici, eppure si ferma, un nodo in gola, le dita tremanti.
Zoro solleva la testa per guardarla e lei interpreta l'occhiata che le rivolge come un muto invito a continuare. Nami gli accarezza delicatamente tutta la schiena, soffermandosi su quei punti non ancora rimarginati che portano in sé l'eco di un veleno letale, punti che vorrebbe poter cancellare col proprio tocco.
"Non ti fermare" le dice Zoro in tono sommesso, non appena lei, udendolo sospirare più frequentemente, si blocca col timore di avergli fatto male.
"Non smettere."
Quella richiesta carica di desiderio la spinge a riprendere le sue carezze. Zoro cerca il nodo della sua vestaglia baciandola con trasporto, trattenendo il respiro quando tira un lato del fiocco verso il basso. Nami ha la sensazione di sciogliersi assieme a quel nodo, e interrompe il bacio.
Non ha mai provato niente di simile.
Ha paura, paura di rimanere travolta da una corrente spietata, ma è tutto così intenso, così assoluto...
Lui cerca l'ultimo assenso nei suoi occhi, fremente di desiderio, poi le sposta la vestaglia di lato. Nami perde un battito quando gliela scosta completamente - perché vede come la guarda, vede come percorre rapito ogni centimetro del suo corpo, vede come la vuole con tutto se stesso. Sa di essere attraente, ma sotto quello sguardo ardente si sente ancora più bella, la più bella.
I vestiti di entrambi scivolano via uno dopo l'altro in poco tempo, finendo sul pavimento assieme a tutte le loro barriere, a tutte le bugie, a tutti gli sbagli, lasciandoli pelle contro pelle, come entrambi hanno pensato di poter fare unicamente nelle proprie fantasie. Non c'è più spazio per nient'altro, se non per loro.
Per Nami c'è solo Zoro. Zoro che la bacia, l'accarezza e la fa sua in una notte piena di stelle, mentre il mare dorme e la luna sfiora silenziosamente i loro corpi uniti. Per Nami non esistono nient'altro che le sue labbra e le sue mani e i brividi che Zoro le fa fiorire addosso senza pietà, mentre si muove in lei continuando a baciarla, a stringerla, a sussurrare il suo nome.
L'intreccio dei loro corpi termina lasciando entrambi meravigliati, tremanti, appagati.
Nessuno dei due osa spezzare la quiete circostante, l'una abbandonata all'altro.
Zoro resta sdraiato vicino a lei, e Nami si chiede a cosa stia pensando, mentre non smette di guardarla con quell'espressione seria e distesa, finché non lo sente porle la domanda in cui stava sperando.
"Posso restare?"
"Non puoi" gli risponde subito, il cuore che le scoppia nel petto.
L'ombra di delusione comparsa sul suo volto ha però vita breve, perché Nami aggiunge una parola che cambia tutto.
"Devi."
Zoro la fissa per un lungo attimo senza battere ciglio, come se volesse accertarsi di non avere soltanto immaginato la sua voce, come se volesse convincersi che lei è reale - poi le passa un braccio attorno alla vita, sfiorandole il collo con le labbra.
Prima di chiudere l'occhio, nasconde un sorriso segreto sulla sua pelle.
Un sorriso gemello a quello di Nami.












Note: l'avevo detto che al mio sadismo c'è fine. Intanto che aggiorno sta cadendo una pioggia liberatoria che finalmente regala un po' di fresco, sarà un segno del destino?
Grazie di tutto a voi cari lettori, e alla prossima <3
  
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