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Autore: Onda nel silenzio    09/08/2021    2 recensioni
Sono sempre più vicini.
"Hai solo voglia di urlare per il gusto di farlo!"
"Oh, no, quella è una tua specialità."
Zoro è più alto di lei di due spanne, ma Nami torreggia di fronte a lui come se fossero alla pari, mantenendo il mento sollevato in un gesto di superiorità volto ad annullare quel divario - l'ostinazione ad averla sempre vinta con lui è qualcosa che l'anima quanto l'urgenza di soddisfare un bisogno fisico.
Si fissano entrambi con astio, in una muta sfida atta a stabilire chi distoglierà per primo lo sguardo, i loro respiri che si scontrano. Poi, come se quel ricordo li colpisse con la stessa intensità nel medesimo istante, viaggiano con la mente in una stanza alimentata soltanto da una luce soffusa, dove lei è appoggiata al muro, dove lui ce la spinge contro tappandole la bocca, l'erezione premuta contro al suo corpo seminudo.
Il respiro muore in gola a entrambi. Zoro distoglie lo sguardo, Nami indietreggia.
Quella battaglia la perdono entrambi.
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nico Robin, Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quando Nami si sveglia si accorge di essere sola sul proprio letto. Non ricorda di essersi più avvicinata al balcone prima di addormentarsi, così immagina che la porta-finestra accostata sia opera del vento. Le tende lasciate semiaperte, da cui filtra gentile un po' di luce solare, le suggeriscono però che qualcuno deve averle tirate.
Nami si solleva a sedere sul materasso, i capelli scompigliati e ormai completamente asciutti che le solleticano la schiena nuda. Il lenzuolo che la copriva le scivola lungo i fianchi, ma lei non se ne cura, indugiando confusa su ogni angolo della stanza. Zoro se n'è andato silenziosamente senza che lei se ne accorgesse. Non dovrebbe stupirsene, sa bene che ha il passo felpato di un lupo, eppure avrebbe voluto trovarlo ancora al suo fianco. Dormire con lui è stata una delle cose più belle che le siano mai capitate, e il peso della sua assenza la colpisce ora come un'onda gelata.
Mentre fissa distrattamente il copriletto disfatto, persa in quei pensieri, la porta del bagno si apre. Zoro spunta subito dopo in camera, vestito soltanto di un asciugamano bianco legato in vita. Nami ripercorre rapida le linee definite dei suoi pettorali, inseguendo le goccioline d'acqua che gli scivolano giù per gli addominali scolpiti e gli si infrangono contro l'asciugamano. È felice di sapere che non è sgattaiolato via e che era soltanto andato a farsi la doccia, tuttavia non vuole darglielo a vedere.
"È il mio, vero?" gli chiede, indicando con l'indice l'asciugamano.
"Sì" si limita a risponderle Zoro, lo sguardo che vaga assorto sul suo corpo nudo.
Nami apre bocca per ribattere, però lui l'anticipa, impassibile. "Preferisci che lo tolga?" E nel mentre avanza verso di lei.
"Cretino." Si sforza di apparire seria, ma non appena Zoro sale sul letto e la spinge a posare la schiena sul materasso si ritrova a trattenere il respiro con un sorriso celato. Il suo sguardo malizioso l'accende, creando fra loro un'immediata, crepitante tensione erotica. Quando lui si china verso il suo viso per baciarla Nami dischiude immediatamente le labbra per accoglierlo dentro di sé. Sente Zoro stendersi su di lei, l'eccitazione crescente contro al proprio bacino, e all'ennesimo movimento che avverte al di sotto dell'asciugamano libera un gemito nella sua bocca, i brividi che le si risvegliano in tutto il corpo.
Zoro interrompe il bacio, le accarezza una guancia e le cattura una ciocca di capelli ondulata che le ricade sul cuscino, rigirandosela fra le dita. Il modo in cui la guarda le provoca una fitta al cuore.
"Non ha significato niente con Sayuri."
Un attimo.
Nami avverte un'improvvisa sensazione di freddo.
Sul serio? Vuole parlarne ora?
Al viso di Zoro si sovrappongono davanti a lei immagini distorte, frastagliate, nate nell'occhio della sua mente - immagini dove non è lei a essere sotto di lui. Ma il calore del suo corpo e le mani callose che ora sente su di sé le impediscono di finire catapultata nell'incubo, tenendola incatenata a quello sguardo sincero.
Nami vorrebbe colpirlo, arrabbiarsi per aver tirato in ballo Sayuri in un momento del genere, tuttavia una parte di lei gli è grata che lo stia facendo - perché ha bisogno di esorcizzare quel fantasma, di credere alle parole che le sta dicendo.
Zoro scandaglia i suoi occhi come a voler scacciare il moto di dubbio che vi legge dentro, mentre le posa la mano sul viso e riprende ad accarezzarla, muovendo appena l'indice e il medio sulla sua tempia. "Stavo solo cercando di toglierti dalla mia testa" le confessa. La sua voce non è che un sussurro.
Nami, suo malgrado, non riesce a ribattere niente, a dirgli che no, quelle parole non la incantano affatto. Perché non è in grado di difendersi dal modo in cui Zoro la sta guardando, dall'effetto che le stanno facendo le sue carezze - o forse non ne ha semplicemente voglia.
"Credevo fosse la scelta migliore per entrambi."
Nami gli posa una mano sulla schiena e con l'altra gli sfiora il viso, il suo respiro tremante che le solletica le dita. "Idiota" gli sussurra, accarezzandogli la guancia col pollice, "sei un vero idiota."
Il dubbio si dibatte di nuovo dentro di lei, la paura le graffia ancora il cuore, ma i passi e le voci di entrambi le sembrano ora più deboli, più stanchi, mentre lui la bacia.
Zoro le passa un braccio sotto la schiena e stringe appena la presa sul suo volto, come se avesse paura di perderlo e al tempo stesso di romperlo. Nami risponde al bacio con trasporto, sentendolo liberare sospiri spezzati nella sua bocca quando lo tocca al di sotto dell'addome, dove lo copre l'asciugamano.
La mano di lui scivola rapida dal suo viso verso il basso e le si richiude sul seno sinistro, rubandole il respiro, le percorre il fianco imprimendovi una lenta carezza e le si insinua in mezzo alle gambe, dove la sfiora all'altezza dell'intimità.
Nami si morde il labbro inferiore, il fiato corto, e Zoro vi passa subito dopo la lingua sopra, senza smettere di guardarla in un modo che lascia poco spazio all'immaginazione.
Da fuori si sente il rumore di una porta sbattuta, seguito da un borbottio e da un'imprecazione.
"Vuoi metterti dei pantaloni, per Dio? Te li vuoi mettere!?"
"Gnec... ssh... caldooo..."
"Muoviti! O ti lascio lì dentro per tutto il giorno!"
"Uffiii! Devo proprio?"
"Guarda che ti chiudo a chiave! No, dico, ti sembra normale girare in mutande per il corridoio come un bimbo di cinque anni!? Qui ci abita della gente, cervello di babbuino mancato!"
Nami non ha alcun bisogno di tendere le orecchie per sentire i ripetuti capricci di Rufy, mentre immagina un Sanji decisamente seccato ciondolare sulla porta della sua stanza tenendo chiusa la maniglia, in attesa che il capitano si vesta.
"E se ti dico che non trovo i pantaloni?"
"Senti, vedi di vestirti, o giuro che ti infilo io qualcos'altro in un certo posto!"
Commento decisamente fraintendibile.
Nami sospira, alzando gli occhi al cielo. "Faremmo meglio a scendere a fare colazio-
Non riesce però a finire la frase, perché le si tronca il respiro.
"Mmh?"
Da fuori si sentono ancora le voci di Rufy e Sanji, ma Zoro non sembra intenzionato ad ascoltarle. "Dicevi?" le soffia all'orecchio con voce roca, le sue dita che continuano a stuzzicarla in mezzo alle gambe.
Come diavolo gli viene in mente di-
Nami ringrazia che Sanji stia ancora urlando contro Rufy, quando Zoro le insinua un dito fra le labbra bagnate strappandole un gemito tutt'altro che contenuto. Almeno sa che nessuno l'ha sentita, e - oddio.
"Preferisco scendere fra un po', tu cosa dici?" le sussurra, muovendo sfacciato il dito dentro di lei e guardandola godere.
"Mmh...!"
"Lo prendo per un sì."





~~~




Quando Zoro raggiunge il giardino sente un chiasso assurdo provenire dal tavolo sotto al gazebo. Brook, seduto scomposto sulla sedia, fa tintinnare fastidiosamente le posate fra loro, e Chopper, che gli è accanto, tenta invano di zittirlo esponendo una fila di denti da squalo tra un rimprovero e l'altro.
Robin sta apparecchiando tutta sorridente, immune a quei rumori e al vociare concitato di Usop e Franky. È l'unica che nota il suo arrivo e alza lo sguardo verso di lui. Zoro si ferma d'istinto sul posto, ma non appena lei gli dà il buongiorno con aria serena, apparentemente dimentica del piccolo incidente della sera prima, tira un sospiro di sollievo. Le fa un cenno di saluto e si siede di fianco a Chopper, fissando Brook in cagnesco. "Si può sapere perché stai facendo tutto questo baccano?" chiede rivolto allo scheletro, incrociando le braccia al petto.
Chopper e il diretto interessato si voltano rapidamente verso di lui, ammutoliti, poi cacciano un urlo a scoppio ritardato.
"Che diavolo vi è preso ora!?" sbotta Zoro in direzione di entrambi, indietreggiando irritato sulla sedia.
I due gli puntano l'indice contro, l'aria sconvolta.
"Devi smetterla di sbucare dal nulla come un'ombra!"
"Mi hai fatto prendere talmente paura che ho gli occhi fuori dalle orbite, anche se in realtà io gli occhi-
La testa di Brook finisce appiattita contro al tavolo. Zoro fissa compiaciuto Nami spingercela contro con una manata. "Risparmiaci le tue freddure, almeno di primo mattino" la sente commentare.
L'ha vista avvicinarsi al tavolo arrivando alle spalle dello scheletro, ma ha ben pensato di non fare nulla per fermarla - ne ha piene le tasche delle battute scontate del compagno. E, deve ammetterlo, sarebbe stato alquanto faticoso non lasciarsi distrarre dai suoi occhi luminosi, dal suo sorriso radioso - da lei e basta.
Zoro l'osserva sedersi accanto a Brook e canticchiare a mezze labbra. Non riesce a distogliere lo sguardo, a indugiare in qualcosa che non siano le sue forme morbide fasciate in quel maledetto vestitino attillato, e sente il desiderio di farla nuovamente sua prendere il sopravvento.
Dannazione, strega...
"Grazie, Robin, ma ora non mi va il caffè" Nami declina l'offerta della donna seduta di fronte a lei, mentre entrambe si guardano sorridenti, comunicando silenziosamente chissà cosa in un codice a lui sconosciuto.
Zoro ha la sensazione che il tempo si fermi e, di colpo, ritorna indietro al giorno in cui credeva di aver fatto la scelta migliore, rovinando invece tutto. Gli sembra addirittura di sentire il suono della radio-snail, la voce di Sayuri che rimbomba di nuovo nella sua testa.


'Dimenticare un cazzo!', era stato il suo pacato saluto.
'Sarai anche dotato di un fascino singolare, cervello di seppia in decomposizione che non sei altro, ma non puoi mandare lo struzzo a scorrazzare in giro se ci sono di mezzo i sentimenti di qualcuno!"
Non aveva avuto nemmeno modo di replicare, mentre camminava per le strade della città senza vederle realmente.
'Porta subito il tuo culo da lei e vedi di sistemare le cose, altrimenti ti eviro!'
Si era sentito soffocare mentre nella sua testa rivedeva Nami gridargli di uscire dalla sua stanza, il Clima Takt che le tremava fra le mani, in un loop infinito. Non capiva dove stava andando, quel taglio sulla guancia che bruciava più di qualsiasi altra cosa.
'Hai la fortuna di avere una come Nami al tuo fianco e vuoi buttare tutto nel cesso!? Ma sei deficiente o cosa!?'
'Oh, lei se n'è andata fuori città, certo - bella scusa di merda! Vattela a riprendere, no!?'
'Non le hai risposto... non le hai risposto!? Oh, aspetta!, sei corso da me come un disperato perché volevi solo portartela a letto - vero? Ma vai a farti frustare da un orco sadomaso, va', che magari ti riattiva quei due neuroni che ti sono rimasti! No, sul serio, devo farti un disegnino!?'
Non ricordava di essersi mai fatto insultare così da qualcuno in vita sua, ma non aveva fatto nulla per impedirlo - sentiva di meritarselo.
'Sai una cosa? Credo che una parte di te abbia sperato che Nami ti vedesse con un'altra donna per vedere come reagiva, per capire se sentiva qualcosa per te, perché non avevi le palle di farti direttamente avanti - per questo sei corso da me!, sapevi che lei frequenta il mio centro benessere, dannazione!'
Si era bloccato in mezzo alla strada come uno stoccafisso - disgustato da se stesso.
'Però te ne sei pentito - oh, eccome che te ne sei pentito! Hai fatto un gran casino, Zoro!'
Sayuri l'aveva sgridato senza mezzi termini, scaraventandolo contro quell'amara verità - una verità che in cuor suo aveva sempre saputo, ma che lui era stato schifosamente bravo a celare a se stesso.
'Puoi scoparti tutta Wonder, se credi che ti aiuterà a non pensare a Nami, ma - ti rivelo uno scoop! - finché non affronterai te stesso, prima di affrontare chiunque altro, non risolverai un bel niente!'
E aveva ragione. Ma, diamine, com'era difficile avere a che fare con i sentimenti, per lui...
Per lui che era un guerriero così forte, così impavido, in battaglia - per lui che detestava la vigliaccheria con tutto se stesso...
Zoro si era odiato. Si era odiato sin nel midollo osseo, per essere scappato.



"Zoro? Ehi, Zoro!"
Qualcuno gli posa una mano sulla fronte - o meglio, uno zoccolo, riportandolo al presente.
"Cos'hai, stai male? Hai la febbre? Ti gira la testa?"
Chopper, che sino a poco prima era seduto accanto a lui, inizia a tempestarlo di domande mentre gli gira attorno, scrutandolo attento.
"No, mi ero solo distratto un attimo" gli risponde, afferrandolo per la collottola e spingendolo con delicatezza sulla sua sedia.
Poco più distante da loro Nami - non si sa come e perché - sta strangolando Brook. "Basta fare l'imbecille, comportati da persona civile una buona volta!"
"Ben detto, anche perché" s'inserisce un'altra voce, proveniente dalla porta aperta della cucina, "c'è già un altro idiota da tenere a bada."
Sanji li raggiunge in giardino, le mani in tasca e l'aria scocciata. Non appena individua Robin e Nami la sua espressione cambia, lasciando il posto a un sorriso. Il cuoco saluta soltanto loro due, soffermandosi con gli occhi a cuore sulla mora - che gli sorride serena di rimando - poi torna a voltarsi verso la cucina, attirato da una voce lagnosa alle sue spalle.
"C'era bisogno di picchiarmi per un paio di pantaloni?"
Ancora quella storia?
Zoro vede Rufy fare il suo ingresso in giardino a passi pesanti, le labbra arricciate e le guance gonfie come quelle di un pesce palla. Ha un enorme bernoccolo sulla testa e il cappello di paglia gli penzola di lato, ma il dettaglio più assurdo sono gli orribili pantaloncini verdi a stelline arancioni che indossa sotto al gilet bianco - corti fino a metà coscia, attillati, inguardabili a voler essere gentili.
Era meglio se restavi in mutande.
Usop smette di soffocare le proprie risate e si volta verso di lui, come tutti. Zoro inarca un sopracciglio con aria interrogativa. A quanto pare deve aver parlato a voce alta, senza rendersene conto.
"Visto!?" sbotta Rufy, puntandogli il dito contro, "Zoro mi sta dando ragione!"
Sanji lo tira per un orecchio, mentre una radio-snail posata sul tavolo inizia a squillare. "La testa di muschio non ti sta dando ragione, sta soltanto sottolineando quanto tu sia un insulto alla decenza - e ti assicuro che, anche se il solo pensiero mi dà il rigurgito, sei riuscito a farmi trovare d'accordo con lui!"
"Sai che me ne frega... comunque non è colpa mia se questi cosi mi vanno stretti, te l'avevo detto che non erano miei!"
Franky afferra il ricevitore della radio-snail. "Sì, chi parla?"
"Non è nemmeno colpa mia se ogni volta che ti siedi a tavola ti sbrodoli come un cammello sdentato e sei rimasto senza vestiti puliti!"
"Per forza, tu non me li lavi!"
"Cos'è che dovrei fare io!?"
"E poi avresti potuto prestarmi un paio dei tuoi pantaloni, se non ti andava bene che girassi in mutande!"
"Come dice? È appena arrivato!?" Franky fa un cenno a Usop mentre parla alla radio-snail, alzandosi da tavola.
Nami, seduta accanto a Brook, li insegue con lo sguardo mentre entrambi corrono dentro casa. Zoro fa un cenno di diniego in direzione di Chopper, che lo fissa con la testa reclinata di lato, come a volergli chiedere cosa sia preso loro.
Un paio di minuti dopo, mentre Rufy e Sanji continuano a bisticciare, Usop e Franky rispuntano in giardino affiancati da qualcuno.
"Dov'è il mio tesoro? Dov'è il mio tesoro?"
A Zoro va il caffè di traverso. Perché non è stata solo Hancock a fare la sua comparsa in giardino. Un uomo dai corti capelli castani e vividi occhi verdi è spuntato dietro l'ingombrante figura di Franky, spalancando le braccia verso il loro tavolo come un presentatore che accoglie calorosamente la propria platea.
"Buongiorno a tutti, carissimi pirati!"
Zoro deglutisce, avvertendo lo sguardo incuriosito di Nami su di sé.
"Rio, che sorpresa vederti! Sei venuto a trovarci?"
"Oh, la mia Robin!"
Il ballerino avanza sorridente verso la donna ancheggiando, le gambe fasciate in un paio di luccicanti pantaloni a paiettes azzurre e una camicia lilla a balze - un look decisamente 'adatto' per starsene in spiaggia.
Zoro sente lo stomaco borbottargli per la fame, ma non se ne cura. Nemmeno la vista di Hancock che gira intorno a Rufy con l'aria di chi sembra stranamente gradire il suo outfit rivoltante riesce a distrarlo. Nami non smette di studiarlo silenziosamente, mentre Robin abbraccia Rio e Brook sbrana una brioches, sputacchiando pezzetti di impasto ovunque.
Cinque minuti di presentazioni e saluti festanti dopo, il proprietario dello Stardust si siede con loro a tavola, fregandosi le mani con aria entusiasta.
"Sono venuto qui di persona perché ho un importante annucio da farvi!"
"Vuole chiedere al broccolo di sposarlo?" mormora Sanji nell'orecchio a Robin, facendola ridacchiare.
Il diretto interessato, seduto di fronte a lui, gli tira un calcio negli stinchi con aria omicida, gettando subito dopo un'occhiata di fuoco a Nami, che lo fissa con un sorrisetto diabolico.
Anche tu, strega?
"Sono ufficialmente diventato il nuovo padrone dell'Arena Infernale!"
Le parole di Rio vengono seguite dalle reazioni più disparate. C'è chi si congratula con lui, chi emette versi di sorpresa, chi batte le mani, chi lo fissa semplicemente con aria interrogativa - e poi c'è lui, Zoro, che rimane impassibile.
"Quando Scorpion è fuggito senza lasciare alcuna traccia di sé sono voluto andare a fondo sulla questione. Ho fatto interrogare alcuni dei suoi ormai ex sottoposti e ho scoperto parecchi altarini interessanti sui suoi traffici loschi. Del resto, anch'io godo di una certa influenza in città." Rio solleva un bicchiere verso l'alto, abbracciando tutti loro con lo sguardo. "Per farla breve, la sparizione di quella viscida serpe e di suo fratello non sono più viste come una disgrazia, anzi! Perciò se volete tornare a Wonder, e magari partecipare ai prossimi tornei, siete i benvenuti!"
Rio viene sommerso di domande sull'accaduto. Zoro e Robin sono gli unici che rimangono in silenzio, mentre Rufy urla a squarciagola che intende assolutamente prendere parte alla gara e Hancock gli spiega concitata il regolamento.
"Nah, grazie mille Franky, ma credo che resterò a guardarvi sugli spalti! Quello del tifoso è un ruolo importante, qualcuno dovrà pur farlo!"
"Fifone!"
"Robin, splendido angelo del mio cuore, io voglio stare in squadra con teee!"
"Rio, cosa si vince stavolta?"
Eccola. Puntuale come sempre.
Zoro si sofferma su Nami, senza stupirsi di trovarla con le mani giunte a lato del volto, un sorrisino estatico sulle labbra e la forma dei berry che le luccica negli occhi.
Siamo alle solite.
Rio le risponde qualcosa di gradito, visto che la sua espressione da psicopatica si accentua, ma Zoro non vi presta ascolto, pervaso da un'improvvisa sensazione di calore al centro del petto.
Quando Nami lo cerca con gli occhi e gli riserva un sorriso furtivo, capisce che non c'è più niente da fare, che ormai è inesorabilmente, irrimediabilmente caduto nella trappola di quella maledetta ladra - eppure non ha alcuna intenzione di distruggerla. Sa solo che non vede l'ora di scendere di nuovo in campo con lei.
"Oh, santo cielo, Rufy! Noto giusto adesso che porti un mio vecchio paio di pantaloni... li ho cercati come un pazzo per mesi, dove li hai trovati?"





~~~




La stanza da letto è illuminata dalla luce calda e mite dell'abat-jour posata sul comodino. Fuori piove e numerosi chicchi di grandine si abbattono sul corrimano con insistenza, rimbalzando violenti contro al pavimento. Le portafinestre chiuse ne attutiscono però il ticchettio, rendendolo un sottofondo sorprendentemente piacevole.
Nami tiene gli occhi chiusi in tranquillo ascolto di quel rumore ripetuto - nemmeno il lenzuolo che le scivola di dosso solleticandole il fianco riesce a distrarla da quell'occupazione, ma la mano calda che le si posa sulla schiena poco dopo ha il potere di spegnere momentaneamente ogni suono circostante. Nami stira le labbra in un sorriso pigro, mugugnando sommessamente non appena la sente muoversi su di lei. Zoro l'accarezza piano, le dita che disegnano distratte cerchi immaginari sulla sua pelle, scendendo e salendo, e poi scendendo ancora, sino ad afferrare il lenzuolo caduto più in basso per coprirla di nuovo.
Nami è sul punto di addormentarsi così, la testa posata sul petto di lui, un dolce languore che la pervade interamente.
"Quel bastardo..."
La voce di Zoro è bassa, ma intrisa di una tale amarezza che la porta però a schiudere gli occhi in vigile ascolto.
"Di chi parli?" Nami sente il palmo della mano che gli tiene posata sul torace formicolare. Presentisce ciò che sta per dirle.
"Scorpion."
Lo sapevo.
"Non avresti dovuto dargli il colpo di grazia. È un disonore per me."
Lo sapevo parte due.
Nami alza il viso per guardarlo, sbuffando appena a labbra dischiuse. Sul suo volto fiero legge un vago, tormentoso risentimento che le sembra in lotta contro un'emozione opposta.
"Mi chiedevo quando me l'avresti detto..." sospira, puntellandosi su un gomito e spostando la mano sulla sua guancia per costringerlo a guardarla.
Zoro tiene le labbra serrate e la fronte leggermente aggrottata, l'occhio puntato nei suoi. Guidata dall'istinto, Nami lo bacia a fior di labbra con una delicatezza che non pensava le appartenesse. Sente Zoro rilassarsi un poco sotto quel tocco, ma sa che nessun gesto fisico sarà sufficiente a spazzare via i pensieri che lo agitano.
"Avevo il diritto di finirlo personalmente."
Gli posa un dito sulle labbra, bloccando sul nascere la sua protesta. Ripensare a quell'uomo le dà la nausea, la sua espressione cambia senza che se ne renda conto, la voce le si inasprisce, mentre i ricordi dilagano inarrestabili nella sua mente. "Non potevo starmene con le mani in mano, non dopo quello che ti aveva fatto" gli risponde.
"Perché?"
Nami trattiene il respiro. Entrambi sono già nudi, eppure si sente spogliare ancora, in un modo che va ben oltre il restare senza vestiti - perché Zoro la sta guardando come se volesse leggerle dentro, leggerla dove lei fatica tutt'ora a soffermarsi.
Nami sente le guance accaldarsi e distoglie lo sguardo, innervosita. "Serve davvero che te lo dica? E comunque sei pur sempre un cacciatore, se ci tieni tanto puoi-
Zoro non le permette di finire la frase, perché si impossessa delle sue labbra all'improvviso. Nami le dischiude in automatico, lasciandosi baciare e ricambiando con trasporto.
Il loro è tutto un cercarsi di mani e fiato e corpi in smaniosa collisione.
Le parole non servono più.


Fuori ha smesso di grandinare, ma la pioggia cade ancora a fiotti. Zoro tiene la testa posata sul cuscino, l'espressione serena, il respiro lento e regolare di chi è pienamente rilassato. Il profumo avvolgente di Nami, stesa accanto a lui su quel letto sfatto, gli respira sulla pelle, sulle labbra, fra le dita - è un richiamo che lo sazia e gli mette nuova sete senza sosta, avvolgendolo nel suo sconfinato abbraccio.
"Rufy ha detto che finito il torneo di Rio intende riprendere il nostro viaggio per mare."
Zoro schiude l'occhio e lo punta sul baldacchino verde scuro che funge loro da riparo, vagamente insospettito. Quella è un'informazione che entrambi sanno essere già in suo possesso, perciò non dice nulla, attendendo in silenzio che Nami aggiunga altro.
"Ti converrà salutare la tua 'amica', finché sei in tempo."
Lo sapevo.
"Si starà chiedendo che fine hai fatto."
"Smettila" la rimbecca. "Non ne ho bisogno, non per quello che credi tu, almeno."
"Cosa significa 'non per quello che credi tu'?"
Attenzione, scegli bene le parole.
"Non vedo la necessità di salutare qualcuno con cui non ho alcun legame. Però..."
Nami non si è mossa di un solo muscolo, eppure Zoro avverte bene la tensione che la pervade, e ha la sensazione che il petto gli stia formicolando nel punto in cui lei ci tiene la testa posata sopra.
"... Sayuri mi ha aiutato a capire alcune cose di cui le sono grato. Quindi sì, andrò a dirle addio."
D'istinto porta lo sguardo su di lei. Nami alza il viso per incrociare il suo in quell'esatto momento, spostando sul materasso la gamba con cui gli circondava la vita. "Ti ha fatto capire alcune cose, eh?"
Ha una voce stranamente calma, ma Zoro crede che stia soltanto bluffando e non abbassa la guardia. Nami si scosta da lui, stiracchiandosi come una gatta con le braccia sollevate sopra la testa. L'occhio gli guizza rapido sul suo corpo nudo, inseguendo il movimento della schiena bianca che s'inarca lentamente e le fa sporgere in avanti il seno.
"Dimmi" la sente mormorare, mentre cerca di non farsi distrarre dalla sua sensualità felina. Nami si volta a pancia in giù e gli mette le mani sul torace, posandovi sopra il mento - ha gli artigli ritratti e un'aria innocente, ma i suoi occhi ardenti la tradiscono.
Zoro trattiene il fiato.
"Ti ha fatto capire alcune cose..." ripete, sfoggiando un sorrisetto di quelli che lo mettono sempre sul chi va là. "Tipo che sei un idiota? Perché per quello bastava che venissi direttamente da me."
Lui ne sostiene lo sguardo con fierezza senza rispondere alla provocazione, ma quando vede la sua espressione ammorbidirsi e i suoi occhi venire attraversati da sprazzi più gentili rimane spiazzato.
Nami è davvero tranquilla.
Sta soltanto scherzando.
Forse è davvero riuscito a dimostrarle quanto tiene a lei.
Zoro le passa le dita fra i capelli, beandosi della loro morbidezza, di quel contatto fisico che non può fare a meno di cercare, senza smettere di guardarla.
Maledetta strega.
"A dire il vero vorrei salutarla anch'io. Non è la vera colpevole... e non lo sei nemmeno tu."
"Sì che lo sono" le parole gli escono di bocca in automatico, mentre la fissa sorpreso per ciò che le ha appena sentito dire. Aveva desiderato con tutto se stesso che Nami gli desse una possibilità, ma non si era e non si reputa tutt'ora degno di essere definito non colpevole.
Lei lo scruta incuriosita, muovendo appena la testa di lato, il mento ancora posato sul dorso delle sue stesse mani.
"In fondo l'avevo capito sin da subito, ma non volevo accettarlo" le confessa.
"Cosa?"
Non se ne capacita. Zoro non si capacita delle sensazioni che Nami è in grado di provocargli, e si chiede se riuscirà mai ad abituarsi al loro impeto, a quel fuoco che lo travolge ogni volta che la guarda. Le risponde baciandola, nel modo che reputa più sincero, perché crede che le parole non siano abbastanza. La fa sdraiare con la testa sul cuscino, fissandola intensamente, mentre si separa dalle sue labbra.
Spera che abbia capito.
"Per quale motivo?" Nami ha gli occhi che le brillano e la voce le esce in un sussurro meravigliato, quando gli pone quella domanda.
Ha capito.
Eccome se ha capito.
Zoro trattiene il fiato, le parole che gli si incastrano nella gola. Odiavo sentirmi vulnerabile, odiavo l'effetto che mi facevi, ammetterebbe, se riuscisse a parlare. Quando ho realizzato che non era a senso unico mi sono sentito ancora peggio. Avevo paura di rovinare tutto, di non essere in grado di renderti felice, è il pensiero che lo attraversa e che lo trascina nuovamente nel buio.
Zoro si aggrappa agli occhi di Nami per non affondare - occhi ardenti di una luce dolce che non credeva lei avrebbe mai potuto riservargli, occhi limpidi che ora lo tengono a galla con ostinazione.
Zoro vorrebbe dirle tutte quelle cose che gli passano per la testa, che lei lo travolge e lo sconvolge con la sua sola presenza, ma non ci riesce - non ancora.
Se solo Nami sapesse quante volte lo fa sentire più preda che cacciatore...
"Non sapevo cosa fare."
Si sorpende di se stesso quando sente la propria voce, ma non si tira indietro, non più. Puntellandosi col gomito sul materasso si regge la testa con la mano sinistra, guardandola dritto negli occhi, la destra che scende ad accarezzarle il fianco nudo.
"Avevo paura di rovinare tutto" ammette finalmente, "di non riuscire a comportarmi nel modo giusto."
Nami distoglie un attimo lo sguardo, le labbra incurvate nell'accenno di un sorriso che lui non riesce a interpretare, e quando torna a guardarlo lo trafigge con una sincerità disarmante, senza pietà.
"Non c'è un modo giusto o sbagliato di comportarsi, basta che tu sia Zoro."
Non chiede altro. Non ha bisogno d'altro. Perché quella è la risposta che cercava.
"Allora lo pensi davvero" gli sfugge, mentre ritorna indietro nel tempo al giorno in cui l'ha involontariamente sentita parlare con Hancock, "che io sono una persona 'estremamente preziosa'" specifica, incurvando le labbra in un sorriso sghembo.
Nami lo fissa interrogativa, poi sgrana gli occhi, le guance che le si imporporano per l'imbarazzo. "Hai origliato?"
"No" si affretta a risponderle, la mano destra che smette di accarezzarle il fianco, ora pronta a impedire un imminente strangolamento, "ho sentito per caso, giuro."
Lotta con la mano che lei ha prontamente sollevato verso il suo collo, compiaciuto della sua esplicativa reazione. "E le parole che hai detto" aggiunge, bloccando quella mano battagliera con la propria, "mi hanno spaventato."
Nami trattiene il respiro, fissandolo con un misto di irritazione e curiosità.
"Ma" Zoro intreccia le dita alle sue, in un incastro che spazza via il resto del mondo e cancella l'irritazione sul suo viso, "mi hanno anche reso felice."


È notte fonda ormai e la pioggia non è che un leggero, distante suono in sottofondo. Nami abbandona la testa contro al cuscino, il respiro corto, gli occhi chiusi e le labbra incurvate in un sorriso appagato. Zoro le si sdraia accanto, le braccia incrociate dietro la testa, lo sguardo perso sul baldacchino sopra di loro attraversato dai caldi guizzi di luce dell'abat-jour. Hanno entrambi la pelle imperlata di sudore, il corpo ancora trafitto dal piacere che si sono donati e presi.
Nessuno dei due sembra intenzionato a porre fine a quel continuo cercarsi, come se entrambi sentissero il bisogno di recuperare il tempo perduto.
"Mi spiace per Hancock" se ne esce Nami all'improvviso, alludendo ai suoi infruttuosi tentativi di conquista verso il loro capitano, "in fondo ci ha aiutati parecchio."
"Solo perché facciamo parte della ciurma di Rufy, non ti credere."
"Nah" replica in risposta a quell'insensibile osservazione, "sotto sotto nasconde un animo buono."
"Molto sotto sotto."
All'ennesimo commento contrariato di Zoro, Nami sospira, alzando gli occhi al cielo. Sa bene che se non fosse stato per Hancock loro due non avrebbero mai raggiunto Wonder, e non sarebbe successo niente di tutto ciò che li aveva portati ad avvicinarsi, ad affrontare se stessi, a trovarsi - ma quell'idiota che le è accanto probabilmente non se n'è ancora reso conto.
"Ehi!"
Nami ritrae la mano con cui gli ha pizzicato dispettosamente il braccio, fissandolo con un sorrisetto soddisfatto.
"Si può sapere perché l'hai fatto?" protesta lui con espressione corrucciata.
In tutta risposta lei gli fa una linguaccia, ma poi si fa seria di colpo. "Un momento... ieri sera però erano assieme nel bosco!"
L'espressione corrucciata di Zoro si accentua. "Ancora con questa storia? Ma chi se ne frega!"
Nami continua a ignorarlo. "Quindi..." Di colpo si gira su un fianco, fissandolo con aria irremovibile. "D'accordo, cambiamo discorso, ma non il soggetto."
Zoro deglutisce.
"Posso sapere cosa ti ha detto Rufy quando io e Hancock vi abbiamo lasciati soli?"
Nami scandaglia il suo volto, afferrandoglielo con fermezza per impedirgli di distogliere lo sguardo. "O meglio, cos'è successo?"
Zoro la fissa con espressione imperscrutabile. "Abbiamo parlato."
"Ma dai!?" Nami espone due inquietanti file di denti da squalo, tuttavia realizza in poco tempo che quella minaccia visiva non lo sta scalfendo minimamente, così lo scrolla per una spalla. "Zoro!" insiste perentoria.
Lui sospira, alzando l'occhio al soffitto. "Rufy voleva sapere come liberarsi di Hancock."
Nami carica un pugno sulla sua testa, ma lui l'anticipa con prontezza, facendola rimanere immobile più per come la guarda che per averle bloccato il polso contro la testiera del letto.
In un attimo si solleva sul materasso, sorretto dal braccio libero, e porta il volto a pochi centimetri dal suo. È serio, ha di nuovo quell'espressione intensa che le fa girare la testa.
Dannato.
Un attimo prima le fa desiderare di picchiarlo, quello successivo le toglie il fiato - sarà sempre così, fra loro?
"Voleva sapere che intenzioni ho con te."
Nami deglutisce, il cuore agitato, il respiro infranto. "E tu cosa gli hai risposto?" mormora dopo alcuni secondi che le sembrano infiniti.
Zoro allenta la presa sul suo polso, il pollice che le sfiora appena la vena in rilievo, solleticandole la pelle. Lo sguardo gli vaga dalle labbra dischiuse agli occhi caldi e luminosi di lei, dove si sofferma incantato e incantatore.
"Che avrei lottato ogni giorno per il tuo sorriso."











Note: ormai manca poco, questo è il penultimo capitolo. Lo dico sottovoce perché, per quanto questa fanfiction sia imperfetta e sgangherata e piena di difetti, ci sono affezionata. Ancora non ci credo di averla quasi finita...
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, grazie e alla prossima!
  
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