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Autore: JulesB    13/08/2021    1 recensioni
Bakugo e Midoriya sono eroi professionisti e i loro sentimenti l'uno per l'altro sono ancora presenti, inespressi. Ma qualcosa deve cambiare, la situazione ha bisogno di cambiare. Non senza molte incomprensioni e stupidità. Ma loro sono Kacchan e Deku: andrà tutto bene.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Shouto Todoroki
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Katsuki stava aspettando Deku nel pub dove lui, Kirishima e Kaminari andavano sempre. Quello stesso pub dove tutto era iniziato, dove Deku aveva bevuto troppo e Katsuki era stato colui che lo aveva portato a casa. Per tutta la settimana Katsuki aveva pensato all’appuntamento perfetto, perché Deku se lo meritava, e alla fine il pub era stata la sua risposta.

In quegli ultimi giorni, Katsuki si era chiesto cosa sarebbe successo se Kirishima avesse ignorato Deku quella sera, se Shoto non avesse incontrato Inasa, se lui non avesse avuto il coraggio di offrirsi per riportare Deku a casa. Tutto quello che era successo nelle ultime settimane non sarebbe successo. Lui e Deku che si scrivevano, lui e Deku che litigavano, lui e Deku che si baciavano.

Quindi, Katsuki aveva pensato che quel pub fosse il posto perfetto per il loro primo appuntamento, anche se era nervoso. Non capiva davvero il perché. Dal loro primo bacio, Katsuki e Deku si erano incontrati diverse altre volte. Certo, i loro incontri non potevano essere considerati appuntamenti perché tutti erano durati solo pochi minuti. Sembrava che ogni villain sul pianeta avesse deciso di attaccare il Giappone in quei giorni, lasciando loro poco tempo. E durante tutti quegli incontri loro, beh, si erano baciati e nient’altro. Avevano perso molti anni a cercare di capire i loro sentimenti, dovevano recuperare il tempo perduto.

Ma Katsuki era comunque nervoso. Era, dopo tutto, un primo appuntamento e lui non era capace. Katsuki odiava scegliere un outfit, non troppo elegante ma nemmeno troppo casual; odiava cercare argomenti di conversazione; odiava dover controllare il suo linguaggio, anche se sapeva perfettamente che non era molto appropriato, ma comunque.

Aveva una lista di cose di cui parlare se la sua conversazione con Deku si fosse in qualche modo allentata, ma sperò sinceramente di non doverla usare. Soprattutto perché era stato Kirishima a suggerirla, e anche lui non era bravo con gli appuntamenti. Kaminari gli aveva suggerito di parlare di pesca, e Katsuki gli aveva dato un pugno sul braccio. Era circondato da idioti.

E quando Deku entrò nel pub, il nervosismo se ne andò. Tutto quello per cui era preoccupato era dietro di lui, perché davanti a lui c’era Deku, con il suo sorriso smagliante e i suoi occhi luminosi. Katsuki si alzò dalla sedia, era stregato dal suo ragazzo. Lo stava aspettando, con due drink sul tavolo (uno analcolico) e non poteva aspettare un minuto in più. Si erano visti solo il giorno prima, ma solo per cinque minuti e un’intera notte fuori con Deku? Il paradiso.

Deku sparì dalla sua vista, e Katsuki si chiese dove fosse. Si risedette sulla sua sedia e tamburellò le dita sul tavolo. Quando finalmente Deku decise di rispuntare, erano passati diversi minuti. Ma Katsuki non poteva arrabbiarsi con lui, perché Deku lo raggiunse con un largo sorriso e lo salutò con un bacio, un bacio casto sulle labbra di Katsuki.

“Dove eri finito?” chiese Katsuki, mentre Deku sedeva accanto a lui. “Pensavo di averti visto all’ingresso!”

“Sì, scusa Kacchan,” disse Deku, poi prese la mano di Katsuki nella propria. “Ho visto Shoto e Inasa e mi sono fermato a salutarli. E a dire loro che ero qui con te, per il nostro appuntamento, così non verranno a disturbarci.”

Katsuki sorrise timido, perché Deku stava ancora tenendo la sua mano. Le loro mani intrecciate erano appoggiate sul ginocchio di Deku sotto al tavolo, e il cuore di Katsuki stava combattendo nel suo petto. Non ci era ancora abituato.

“Quindi,” disse Katsuki, cercando di ignorare il sentimento che sia il bacio sia le loro mani unite gli stavano provocando. “Ho già ordinato. Questo è tuo.” E Katsuki afferrò un drink dal colore blu e lo passò a Deku.

“Vuoi provarlo?” chiese Deku, perfettamente consapevole del fatto che Katsuki non aveva mai bevuto alcol prima.

E infatti, Katsuki non era sicuro su cosa fare. Lo sguardo di Deku era calmo e rassicurante, e sapeva che Deku non lo avrebbe mai costretto a fare qualcosa che non volesse. Avrebbe dovuto provare a uscire dalla sua comfort zone? Forse quella notte era la notte giusta per fare qualcosa che normalmente non avrebbe fatto.
“Ma non devi farlo se non vuoi, lo sai, vero?” chiese Deku, sorridendogli con dolcezza. “Non voglio che ti senti costretto a farlo, so perché non bevi alcolici. E non devi nemmeno farlo per me, okay? Solo… sai, solo se vuoi.”

Deku continuò a blaterare mentre Katsuki afferrò il drink e inspirò a fondo, come se si stesse preparando ad affrontare una battaglia. E in un certo senso, era proprio quello che stava per fare. Intrappolò la cannuccia tra le sue labbra e fece un breve sorso, giusto per bagnarsi le labbra e assaggiare il sapore, nella ferma convinzione che anche un singolo sorso potesse fargli perdere il controllo sul suo corpo, non avendo mai bevuto alcolici prima di quel momento. Il sapore era forte e pungente, e quasi piccante.

Katsuki fece una smorfia, arricciando il naso e le labbra. Non aveva un buon sapore e Deku lo aveva notato, perché scoppiò a ridere. Deku accarezzò la nuca di Katsuki e si riprese il bicchiere, la sua risata iniziò a scemare.

“Esperimento fallito,” disse Deku, con un sorriso divertito. “Ma sono comunque orgoglioso di te per averci provato.”

Deku era orgoglioso di lui per quella piccola cosa? Non aveva fatto niente di grandioso; era solo un sorso di un terribile, orribile drink.

“Grazie,” disse Katsuki, ma suonò più come una domanda. “Quindi, siamo finalmente qui.”

“Sono sorpreso che tu abbia scelto questo posto per il nostro primo appuntamento,” disse Deku. Fece un sorso del suo drink, e Katsuki osservò attentamente il suo volto. Voleva vedere se Deku davvero riusciva a bere quella roba. “Ma capisco perché tu l’abbia scelto.”

Katsuki alzò le sopracciglia e sbatté veloce le palpebre, sorpreso. “Davvero?”

“Sì,” rispose Deku. Non stava guardando Katsuki, ma la folla davanti a loro. Le persone stavano ballando su una pista improvvisata. “Qui è dove tutto è iniziano, no? Se quella notte tu non mi avessi accompagnato a casa, probabilmente non saremmo qui ora.”

Quindi, anche Deku aveva pensato a quelle cose. Si chiese a cos’altro Deku avesse pensato, se anche lui si fosse posto le stesse domande, ma Katsuki non era sicuro di voler sapere la sua risposta. Katsuki non seppe cosa fare o cosa dire, sembrava che, dopotutto, non era capace di affrontare anche gli appuntamenti con Deku. Pensò alla lista di argomenti che Kirishima gli aveva scritto, ma niente gli tornò alla mente. Katsuki aveva sperato che con Deku le cose fossero filate lisce, ma Deku aveva ragione: era incapace con le parole.

Era così perso nei suoi pensieri che Katsuki non notò lo sguardo di Deku su di lui, e quando lo fece, Katsuki sorrise impacciato. “Cosa?” chiese, preoccupato.
“Niente, è che… stai bene?” Deku sembrava compiaciuto. “Sei tranquillo.”

“Io… non sono molto bravo con gli appuntamenti, mi dispiace. Non so cosa fare.” Katsuki era così imbarazzato che avrebbe voluto infilare la testa sottoterra come gli struzzi.

“Okay,” disse Deku, e saltò giù dalla sua sedia, lasciando la mano di Katsuki. “Ho un’idea su come scioglierci un po’.” Deku spostò la sedia che era davanti a lui e allungò una mano verso Katsuki, inchinandosi leggermente. “Vuoi ballare con me?”

Katsuki alzò un sopracciglio e spostò lo sguardo dagli occhi di Deku alla sua mano tesa. Forse ballare poteva essere una soluzione, perché non avrebbe dovuto parlare e, soprattutto, non era una musica lenta. La musica nel pub era molto forte, elettronica e alla moda. Tutti i corpi sulla pista da ballo si muovevano veloci e frenetici, qualcuno non seguiva nemmeno il ritmo della musica. Katsuki avrebbe potuto ballare meglio di tutti loro.

Katsuki prese la mano di Deku nella sua e lo seguì nel mezzo del caos, con i loro bicchieri. Vennero schiacciati in mezzo a quei corpi, ma continuarono a tenersi per mano per non perdersi. La musica era più forte nel mezzo della folla, l’impianto audio era vicino a loro e Katsuki poté sentire i bassi e i tamburi della musica battergli nel petto. La maggior parte dei suoi sensi era distratta dalla situazione attorno a loro: percepì l’odore dell’alcol e del sudore che proveniva dai corpi attorno a loro; udì le persone urlare le parole di quella canzone a lui sconosciuta, che stava pompando nel suo corpo; assaggiò il sapore fruttato e delicato del suo cocktail, che teneva stretto in mano per evitare di versarlo accidentalmente addosso a qualcuno.

Ma tutto quello che riusciva a vedere era Deku, che stava ballando a pochi passi da lui con movimenti lenti e scoordinati. Katsuki non poté che non ridere: Deku era bellissimo. Deku non era bravo a ballare, e Katsuki lo sapeva, ma lo aveva fatto lo stesso, per lui.

Katsuki non stava affatto ballando, quindi per quello Deku lasciò la mano di Katsuki e appoggiò la sua sulla vita di Katsuki. I loro fianchi erano pericolosamente vicini, ma Deku iniziò comunque a oscillare.

“Forza, Kacchan,” disse Deku ad alta voce per farsi sentire. “Muoviti insieme a me.”

Katsuki mosse esitante i suoi piedi, cercando di imitare i movimenti di Deku. Fissò il suo sguardo suoi piedi di Deku, perché aveva paura a guardarlo negli occhi. Katsuki sentì le farfalle nello stomaco mentre ballava con il suo vecchio amico; il suo cuore correva veloce e il suo respiro era pesante tra le sue labbra.

Deku appoggiò un dito sotto al mento di Katsuki e lo sollevò. Si guardarono negli occhi. Il momento fu intenso, sembrava che fossero le uniche due persone nel pub, sembrava che la musica fosse fatta solo per loro. Deku sfiorò con le labbra l’angolo della bocca di Katsuki, e Katsuki sentì una scossa lungo la spina dorsale. Katsuki chiuse gli occhi e baciò Deku, per nulla preoccupato di chi potesse vederli.

Deku aveva bevuto quell’orribile cocktail, ma non aveva lo stesso sapore: Deku sapeva di spezie e zenzero, un sapore interessante che incontrò quello dolceamaro che gli aveva lasciato il suo analcolico. Il bacio fu affamato e profondo, Katsuki non aveva capito prima di quel momento di essere affamato di Deku, affamato di sentire il suo corpo contro il proprio; era affamato del profumo di Deku, che lo stava inebriando; era affamato delle sue labbra e della sua lingua e dei suoi denti, che gli stavano mordendo il labbro inferiore.

“Ti senti meglio ora?” sussurrò Deku, le sue labbra gli solleticarono l’orecchio.

Katsuki annuì e baciò Deku sulla guancia. Non era pronto a finire quel bacio, ma era perfettamente consapevole del fatto che non avrebbero potuto continuare in quel modo, altrimenti Katsuki avrebbe perso la testa.

“Grazie,” disse invece Katsuki, mantenendo ristretta la sua vicinanza con Deku.

Si guardarono negli occhi, dove tutte le loro emozioni scorrevano, e poi scoppiarono a ridere. Era così facile affrontare un appuntamento con la persona giusta, così facile che Katsuki si chiese perché aveva lasciato passare degli anni prima di farlo. Sicuramente era stato stupido, ma era disposto a recuperare tutto quel tempo perduto.
 
~
 
Parlarono e risero e bevvero e si baciarono per tutta la serata.

Dopo aver ballato, la serata era filata perfettamente liscia e quei due sembravano connessi come sempre. Ma tutto aveva una fine, anche se Izuku non voleva già salutare Kacchan. Era stato un primo appuntamento perfetto.

Quando furono pronti a tornare a casa, avevano deciso di condividere un taxi e quando la pioggia iniziò a scendere copiosa, Izuku appoggiò la fronte contro il finestrino e guardò le nuvole scure che stavano coprendo il cielo notturno, nascondendo le sue stelle e la sua luna. Non pensò che fosse un brutto segno, piuttosto Izuku pensò che la notte non avrebbe potuto concludersi in modo migliore.

Izuku non parlò durante il viaggio di ritorno a casa, era troppo concentrato sulla pioggia. Kacchan era seduto accanto a lui e si tenevano per mano, ma Izuku non riuscì a spostare lo sguardo dal cielo. Per la maggior parte delle persone la pioggia era un brutto segno, qualcosa di fastidioso e che proibiva di fare quasi tutto, ma per Izuku era confortante. Adorava il suono della pioggia che si infrangeva al suolo e amava l’odore fresco e terroso che la pioggia lasciava una volta finita.

“Deku,” Kacchan lo chiamò, e Izuku sussultò. Era troppo assordo nei suoi pensieri. “Siamo arrivati a casa tua.”

Izuku sbatté veloce le palpebre e strinse la presa sulla mano di Katsuki. “Vuoi salire?” chiese, con nonchalance. Non aveva niente di particolare in testa, voleva solo restare con Kacchan il più a lungo possibile. Avevano avuto veramente poco tempo durante la settimana, era un peccato che la loro serata stesse per finire.

“Okay,” rispose Kacchan, e lo guardò per un istante prima di aprire la portiera e uscire dal taxi. Izuku lo osservò correre al riparo della porta d’ingresso dell’edificio, e poi pagò il tassista. Izuku uscì a sua volta, ma si limitò a camminare, piano e con un sorriso: la pioggia aveva iniziato a scendere pigramente. Era perfetto.

“Nerd,” lo chiamò Kacchan. “Ti ammalerai!”

Ma ad Izuku non importava. Amava anche la pioggia perché nei film i suoi baci preferiti erano avvenuti sotto di essa: Le pagine della nostra vita, A Cinderella story, Spiderman, e molti altri; aveva sempre pensato che fossero estremamente romantici. Izuku alzò il volto verso il cielo e allargò il suo sorriso, lasciando che la pioggia scorresse lungo il suo naso, le sue guance, le sue labbra.

“Kacchan,” disse Izuku, senza guardarlo. “Baciami.”

“Cosa stai facendo?” fu la risposta di Kacchan. “Vieni qui e ti bacio.”

“No,” disse Izuku, suonando testardo. “Baciami sotto la pioggia!” Voleva farlo, voleva stringere Kacchan tra le braccia e baciarlo, anche se era sdolcinato. E da pazzi.
“Deku,” Kacchan ringhiò sottovoce. “Sta piovendo e non siamo in un fottuto film!”

“Perché no?” chiese Izuku, poi abbassò la testa e guardò attentamente Kacchan.

Kacchan lo stava osservando con le braccia incrociate al petto, e stava tremando. Izuku lo raggiunse e gli prese la mano, e Kacchan si lasciò trascinare sotto la pioggia. Presto, anche lui si ritrovò completamente bagnato, come Izuku. Il freddo e la pioggia erano niente in confronto a quel momento, così intenso e vibrante che sembrava davvero di essere in una commedia romantica. I loro capelli erano appiccicati alla loro fonte, la camicia nera di Kacchan era incollata al suo petto.

“Deku,” sospirò Kacchan, e appoggiò il palmo della mano sulla guancia di Izuku.

Izuku vi si appoggiò, chiudendo dolcemente gli occhi. “Non siamo in un film,” disse, e chiuse a coppa la mano di Kacchan con la sua, “ma possiamo scrivere la nostra storia, non trovi?”

“Finiremo in guai seri,” iniziò Kacchan, ma Izuku scosse la testa.

“Non mi importa,” sussurrò Izuku, e poi lo baciò.

Era strano baciarsi sotto la pioggia, perché il sapore dolce di Kacchan era nascosto dall’acqua che scivolava tra i loro nasi che si sfioravano, le loro labbra che sembravano inseparabili, le loro mani che si cercavano.

Izuku aveva sempre sognato di baciare qualcuno sotto la pioggia e quel qualcuno era Kacchan, il suo Kacchan. Non gli importava se qualcuno li avesse viti, non gli importava se il giorno dopo fosse stato costretto a restare a letto a causa di un raffreddore, perché tutti i suoi sogni erano diventati realtà.

La pioggia terminò e Izuku sorrise contro le labbra di Kacchan, era felice. Con Kacchan lo era sempre. Sarebbe voluto restare in quella posizione per sempre, con le mani di Kacchan su di lui, con il profumo di Kacchan mischiato all’odore della pioggia, con le labbra di Kacchan estremamente vicine alle sue.

“Sei felice ora?” chiese Kacchan. Le sue mani erano ancora sulla vita e sulla parte bassa della schiena di Izuku.

“Sì, Kacchan,” rispose Izuku, sfiorando la guancia bagnata di Kacchan con il naso. “Sì, lo sono.”

Kacchan baciò dolcemente Izuku e fece un passo indietro, guardando i suoi vestiti: stavano gocciolando. “Possiamo salire, ora? Per favore? Sono… bagnato.”

Izuku rise e diede le spalle a Kacchan, cercando le sue chiavi. “Ti presterò dei vestiti, come hai fatto tu. Quindi, poi siamo pari.”

“A proposito,” disse Kacchan, strizzando la sua camicia. “Hai ancora la mia maglietta.”

“Sì, quindi?” chiese Izuku, aprendo la porta ed entrando insieme a Kacchan. L’ultima volta che avevano camminato insieme per quelle scale, Izuku era stato troppo ubriaco per capire cosa stesse succedendo. Anche quella sera aveva bevuto, ma solo due bicchieri, voleva godersi il suo appuntamento con Kacchan e ricordarselo il giorno dopo.

“Me li ridarai mai?” chiese Kacchan, afferrando il corrimano perché stava scivolando sulle scale.

“No,” rispose Izuku con un sorriso, picchiando dolcemente la sua spalla contro quella di Kacchan. “È mia ora, pensavo lo sapessi.”

Kacchan sbuffò, ma Izuku sapeva che era solo una messinscena e che non era veramente arrabbiato. E, in cuor suo, Izuku sperò che Kacchan si sarebbe tenuto i suoi vestiti, proprio come Izuku aveva fatto. Sarebbe stato carino.

Quando entrarono nell’appartamento di Izuku, entrambi andarono in bagno e iniziarono ad asciugarsi. Izuku prestò a Kacchan non solo una maglietta, ma anche un paio di pantaloni della tuta, ed era così coinvolto da quello che stava vedendo (Kacchan che si stava spogliando), che restò più a lungo del dovuto, e le sue guance si tinsero di rosso. Izuku tossì imbarazzato e lasciò la stanza non appena Kacchan iniziò a togliersi i jeans.

Izuku si cambiò nella sua camera, e si sedette sul bordo del letto, aspettando Kacchan. Era la prima volta che qualcuno trascorreva la notte nel suo appartamento – a parte Shoto, ma lui non contava – anche se nessuno dei due aveva detto qualcosa a riguardo. Izuku aveva chiesto a Kacchan di salire a casa sua perché non voleva che la loro serata finisse, ma non ci aveva pensato attentamente. Non aveva chiesto a Kacchan di fermarsi o se per lui fosse un problema trascorrere lì la notte. E Izuku si sentì nervoso perché non aveva pensato a tutte le implicazioni. Kacchan forse si aspettava… cose?

Nel panico a causa delle sue paure, Izuku si alzò e aprì il suo armadio, cercando qualcuna delle sue vecchie cose. Si stava facendo tardi, quindi forse la cosa migliore da fare era andare a letto, ma era nervoso ad avere Kacchan lì.

Quando Kacchan entrò nella camera di Izuku, tutto quello che vide fu metà del corpo di Izuku: era a carponi e solo le sue gambe erano visibili, l’altra metà di lui era nascosta dentro l’armadio.

“Che diavolo stai facendo?” chiese Kacchan, e Izuku sussultò, andando a sbattere la testa mentre usciva dall’armadio.

“Ahia, dannazione.” Izuku si massaggiò la testa e si mise seduto sul pavimento con le gambe incrociate. “Stavo cercando qualcosa da fare.”

“Nel tuo guardaroba?” chiese Kacchan, arricciando il naso perplesso.

“Pensavo di avere qualche gioco da tavolo,” iniziò Izuku e si fermò quando scorse qualcosa. Si allungò per afferrarlo e lo mostrò a Kacchan, trionfante. “Monopoli!”
“Vuoi davvero giocare a monopoli?” chiese Kacchan arcuando le sopracciglia. “A quest’ora?”

“Beh, Kacchan, io…” Izuku si grattò la nuca nervosamente, cercando di trovare le parole giuste. Nascondere la verità non aveva senso. “Pensavo che ti saresti fermato a dormire, ma è… troppo presto? Voglio dire, troppo presto per andare a dormire. Credo.”

Kacchan lo osservò con uno sguardo intenso, cercando di scovare la verità dietro a quell’apparente viso calmo. Izuku sapeva che Kacchan lo capiva sempre in un modo molto profondo, e quindi non aveva paura di cosa Kacchan avrebbe potuto pensare di lui, ma sembrò comunque sotto osservazione. O una cosa simile.

“Deku,” sospirò Kacchan, e si sedette di fronte a Izuku. “Se vuoi, resterò qui a dormire. Ma non devi–“

Kacchan non riuscì a finire, perché Izuku afferrò le sue mani tra le proprie e si sporse in avanti, guardandolo con una strana luce negli occhi. “Lo voglio davvero,” disse Izuku, ed era la verità. Sì, certo, era entrato nel panico un momento prima, ma vedere Kacchan nella sua stanza, con i suoi vestiti addosso, ebbero un effetto completamente diverso su di lui. “Ma… possiamo comunque giocare a monopoli? Voglio giocarci adesso.”

Kacchan rise e si alzò, offrendo una mano a Deku. Lui la prese e si alzò a sua volta, prendendo con sé il gioco da tavolo. Andarono in soggiorno e lasciarono il monopoli sul tavolino al centro della stanza, sedendosi l’uno davanti all’altro. Izuku non giocava a quel gioco da anni, ma pensò di poter comunque battere Kacchan. Monopoli era un gioco di menti, spregevole e che avrebbe potuto porre fine ad anni di amicizia.

“Okay,” disse Izuku, strofinandosi le mani con un ghigno dispettoso. “Giochiamo! Io prendo il fungo.”

“No,” piagnucolò Kacchan. “Volevo usarlo io! Sono l’ospite, dovrei essere il primo a scegliere.”

“Ma l’ho detto io per primo, Kacchan,” disse Izuku, scrollando le spalle. “Hai paura di perdere solo perché non puoi usare il tuo piccolo fungo?” Izuku lo prese in giro. Si ricordò di quando erano alle elementari e giocavano a quel gioco quasi ogni giorno, e Kacchan sceglieva sempre il fungo, chiamandolo il suo porta fortuna. Izuku sorrise a quel ricordo, perché riportò a galla una serie di emozioni che a lungo aveva dimenticato. Ma andava tutto bene, perché Kacchan era ancora con lui e non se ne sarebbe mai andato.

“Beh,” borbottò Kacchan, afferrando la candela. “Ti batterò comunque.”

Izuku sorrise e si sporse sul tavolo per dare un bacio veloce a Kacchan prima di iniziare a giocare, poi prese le banconote vecchie e false e iniziò a dividerle.

Che il gioco abbia inizio.
 
~
 
“Sono il dio del monopoli!” urlò Kacchan, con i pugni alzati verso l’alto. “Non ti ho battuto, nerd,” continuò a dire, decisamente troppo eccitato per quell’insignificante vittoria. “Ti ho distrutto!”

“Kacchan,” sussurrò Deku, sporgendosi sopra il tavolino e raggiungendolo con la mano, coprendo la sua bocca. “Sono le due del mattino, stai zitto!”
Katsuki baciò la mano di Deku, facendolo arrossire, poi la spostò dalla sua bocca. Katsuki lo guardò con un ghigno trionfante. Quando parlò di nuovo, usò un tono di voce basso. “Dì che sono un dio, Deku.”

All’inizio Katsuki non voleva giocare, ma poi si era ricordato di quanto era stato divertente giocare a Monopoli quando era piccolo e si era lasciato trasportare. Si era ricordato di tutte quelle volte in cui lui e Deku, insieme ad altri amici, si incontravano e ci giocavano per ore. Vinceva sempre. Era qualcosa che Katsuki si era dimenticato, e si chiese come fosse possibile, perché ogni volta che ci ripensava ricordava chiaramente Deku che gli sorrideva, tutto attorno a lui era sfocato.

Deku sospirò e roteò gli occhi, ma un sorriso apparve sul suo volto. “Sei un dio,” disse, con un tono di voce sconfitto. “Ora possiamo andare a letto? Sono esausto.”
“Sei tu che hai insistito per giocare,” disse Katsuki, e aveva ragione. Certo, quando era entrato in camera di Deku era teso e nervoso e non sapeva cosa fare (tornare a casa sua? Restare per la notte? Deku non aveva detto nulla!), ma fortunatamente per lui, anche Deku era nervoso e aveva deciso di giocare. “Sei solo triste perché tu hai perso e io ho vinto.”

Deku fece una pernacchia e iniziò a raccogliere i vari pezzi del gioco, mettendoli nella loro scatola. Katsuki tossì per coprire la sua risata e poi lo aiutò, ma continuò a parlare della sua vittoria. Non sapeva perché fosse così eccitato per quello stupido gioco, sembrava che fosse l’unica cosa di cui riusciva a parlare.

Forse, pensandoci meglio, era perché era ancora nervoso, dato che l’ora di andare a dormire era arrivata. Katsuki stava per condividere lo stesso letto di Deku, e non come in campeggio con gli amici, ma come fidanzati. Era spaventoso.

Katsuki provò in ogni modo a rallentare quell’evento. Andò a sbattere apposta contro la scatola del Monopoli sul tavolino, e tutto cadde rovinosamente a terra, così furono costretti a recuperare tutto di nuovo e Katsuki lo fece molto, molto lentamente. Poi Katsuki disse Deku che era molto assetato, quindi Deku gli offrì qualcosa; Katsuki rifiutò quasi tutto e quando Deku stava per rinunciarci, Katsuki optò per un bicchiere d’acqua. Un bicchiere pieno d’acqua, che bevve senza particolare fretta, mentre Deku lo guardava impaziente. Stava pensando a qualcos’altro per rallentare quella situazione, quando Deku sbadigliò, strofinandosi un occhio con il palmo della mano e stiracchiando l’altro braccio verso l’alto, mettendo in mostra il suo ombelico perché la maglietta si era sollevata.

Il cuore di Katsuki fece una capriola nel guardare quella scena, Deku sembrava un pulcino molto stanco e arruffato, e si maledisse per il suo comportamento egoista. Katsuki sospirò e prese Deku per mano. “Andiamo a letto,” disse dolcemente.

Spensero le luci e appena entrarono nella camera scura, Deku lasciò la mano di Katsuki e accese le luci della lampada sul comodino vicino al suo lato del letto. Katsuki lasciò che i suoi occhi si aggiustassero alla luce prima di raggiungerlo e sdraiarsi sulla schiena nello spazio vuoto accanto a Deku. Quando entrambi si furono sistemati, Deku spense di nuovo la luce.

“Notte notte, Kacchan,” Deku sbadigliò di nuovo, poi posò un bacio della buona notte sull’angolo della bocca di Katsuki e si sdraiò sulla pancia.
“Buona notte, Deku,” sussurrò Katsuki, ma nonostante fosse molto stanco, non riuscì a dormire. Katsuki appoggiò l’avambraccio sulla fronte e spostò la testa, cercando di sbirciare fuori dalle finestre.

La stanza non era completamente buia, la luce della luna filtrava appena dalle tende, creando un gioco distorto di luci e ombre sui loro corpi. Katsuki riuscì a scorgere un pezzo di cielo da dietro una tenda, che era appena fuori posto. Vide qualche stella e la luna, imperiosa e bianca nel cielo notturno, che presentava ancora alcune nuvole scure. Katsuki si chiese se avesse ricominciato a piovere, forse il suono scrosciante della pioggia lo avrebbe aiutato ad addormentarsi, ma ne dubitava fortemente. Non perché non fosse abbastanza stanco, ma perché il corpo caldo accanto a lui lo stava distraendo.

Inevitabilmente Katsuki pensò al loro bacio sotto la pioggia e sorrise. Deku era diventato completamente matto, ma Katsuki dovette ammettere che quel bacio era uno dei più romantici che aveva avuto. Non che avesse baciato molte persone prima di Deku, ma era contento di aver provato a ricreare la scena di un film con lui. E cosa aveva detto Deku? Possiamo scrivere la nostra storia, era stato così sdolcinato che Katsuki arrossì. Per sua fortuna, Deku stava dormendo e, anche se in realtà fosse stato sveglio, non avrebbe potuto vederlo. Ma in realtà, Katsuki non vedeva l’ora di poter cominciare a scrivere la sua storia con Deku, aveva aspettato anni per farlo.

“Kacchan?” Deku sussurrò, e Katsuki sussultò. Girò la testa verso di lui. Quindi, Deku alla fine non stava dormendo davvero.

“Sì?” chiese dolcemente, e Katsuki accarezzò la guancia morbida di Deku con le dita.

“Ti ho lasciato vincere a Monopoli!” Deku ridacchiò, coprendosi la bocca con la mano.

Katsuki provò a non sorridere. “Non è vero, nerd.”

“Sì,” sussurrò ancora Deku. “Perché, sai… sei l’ospite.”

“Vaffanculo,” rispose Katsuki, e iniziò a solleticargli il fianco.

Deku rotolò sulla sua schiena e soffocò una risata, ma Katsuki aveva appena iniziato. Si mise a cavalcioni su Deku, continuando a solleticarlo. Deku non riuscì più a trattenere la risata, che uscì dalle sue labbra con uno scoppio, era genuina e contagiosa, anche Katsuki iniziò a ridere.

Dopo qualche secondo, erano entrambi sdraiati sulla schiena e ridevano forte, i loro petti si alzavano e abbassavano, i loro respiri erano corti. Intrecciarono le dita e le gambe ed entrambi si sdraiarono su un fianco, guardandosi negli occhi l’un l’altro.

Katsuki fece scorrere la sua mano libera nei capelli di Deku, e poi lo baciò. Aveva avuto paura di quella notte, aveva avuto paura di trascorrere la notte nello stesso letto di Deku, ma era stato un idiota per essersi preoccupato in quel modo. Deku era l’unica cosa che contava nella sua vita. Deku era l’unico.

“Ti amo, davvero,” disse Katsuki. Per la prima volta, era calmo. Non si sentì ansioso o confuso o spaventato dai suoi stessi sentimenti. Per la prima volta, era sicuro. Era felice ed era amato.

“Ti amo anche io, Kacchan,” disse dolcemente Deku, appoggiando la testa sulla spalla di Katsuki.

La notte era fresca; il vento aveva iniziato a soffiare, ululando nella notte; la pioggia aveva ricominciato a scendere pigra dal cielo nuvoloso.

Quello era tutto ciò di cui Katsuki aveva bisogno: Deku tra le sue braccia. Si amavano e nient’altro importava. “Ti prometto, Deku,” Katsuki iniziò, lasciando una scia di baci lungo le guance di Deku, che iniziò ad arrossire, “Ti amerò per sempre. Non so come andranno le cose, ma ti prometto che non smetterò mai di amarti.”

Deku baciò la mano di Katsuki, con gli occhi chiusi. “L’ho già detto,” disse Deku, riaprendo gli occhi e puntandoli in quelli di Katsuki. “Possiamo scrivere la nostra storia. Non sarà facile, siamo entrambi testardi, ma possiamo farla funzionare. Io voglio farla funzionare.”

Katsuki lo guardò sognante. Come poteva Deku essere così sicuro su di lui, su di loro? Come riusciva Deku a dire sempre la cosa giusta nel momento giusto? Katsuki era follemente innamorato di lui. Se avesse potuto, avrebbe dato a Deku la luna e le stelle, il sole e gli altri pianeti, la Via Lattea se possibile.

“Ti prometto,” disse Katsuki, e iniziò a parlare con il cuore aperto. “Che mi impegnerò al massimo per meritare il mio posto al tuo fianco. Farò di tutto per poter stare con te. Niente potrebbe mai separarmi da te.”

“Sei un brav’uomo, Bakugo Katsuki,” disse Deku, baciando la punta del naso di Katsuki. “E mi fido di te con tutto il cuore.”

Si baciarono come se le loro vite dipendessero da quello, si baciarono come se quello fosse il loro ultimo bacio, si baciarono come se fosse la sola cosa rimasta da fare, si baciarono e i loro cuori batterono all’unisono, come un cuore solo, una sinfonia perfetta in una notte tempestosa.

E quello fu il momento in cui Katsuki realizzò che avrebbe voluto trascorrere il resto della sua vita con Deku.















ed eccoci qua, alla fine di questa bellissima avventura!
io ho sempre scritto, come potete vedere anche dal profilo, ma anni fa mi ero bloccatx e ho ripreso solo quest'anno, dopo aver visto mha ed essermi innamoratx di ogni personaggio - specialmente Deku e Kacchan - e delle loro dinamiche. Non so quanto questa fic sia bella o completa o altro, ma sono comunque molto orgogliosx di averla finita. 
Non sarà l'ultima fic sui bkdk che scrivo, perché sto già iniziando una fake dating (per chi non è familiare con l'inglese, una fic dove fingono di avere una relazione), che però posterò solo una volta conclusa, ma non aspettatevela per almeno un mesetto (o molto di più) perché la sessione estiva non è finita e voglio che la scrittura sia un piacere, non un dovere.
Detto questo, grazie a chiunque abbia letto dall'inizio e ha aspettato con pazienza gli aggioramenti; grazie a chi inizierà a leggerla solo ora, da conclusa; ma soprattutto grazie a due mix amicx che mi hanno sopportatx e supportatx durante l'intera scrittura. 
 
   
 
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