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Autore: _Layel_    15/08/2021    2 recensioni
Aveva imparato che esistevano le anime gemelle guardando le soap opere che davano in TV. Sapeva che ogni tanto, a seconda di quanto vicini si fosse, si ricevevano delle visioni che mostravano la vita della propria anima gemella. Per ora gli era successo solo tre volte. La prima volta era stata quando la sua anima gemella aveva manifestato il suo Quirk. Keigo aveva solo visto una forte luce e i sorrisi di quelli che dovevano essere i suoi genitori. Le visioni successive erano state meno allegre.
[Soulmates!AU | DabiHawks]
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Dabi, Hawks
Note: AU, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3: Incontri


A Hawks piaceva il tetto della Commissione degli Eroi. Era tanto spazioso che un elicottero poteva atterrare comodamente, abbastanza lontano dalla strada che i suoni del traffico non lo infastidivano e nessuno ci saliva al di fuori di lui. 


Aveva gli occhi chiusi e una leggera brezza gli scompigliava quelle ciocche bionde che per quanto provava non riusciva mai a mettere a posto. Un sorriso gli spuntò sul viso e spinse un piede oltre l'orlo dell'edificio, come se stesse cercando di camminare sull'aria. 


Si sedette sul bordo del tetto, aprendo le ali per attutire la caduta. Non riusciva spesso a spendere tempo lassù. Quando non stava allenando il suo quirk o non era in palestra, doveva studiare le leggi che regolavano il lavoro degli eroi e imparare come rapportarsi con il pubblico. L'ultima volta che aveva avuto un intero giorno libero era stato durante il periodo di convalescenza di Dabi. 


Dabi… certo che i suoi tutori avevano uno strano senso dell'umorismo. A Dabi però sembrava non importare e Hawks non si sarebbe immischiato. 


Prese un profondo respiro e fissò l'azzurro del cielo. Forse doveva dirglielo. Dabi non sembrava ricordare il loro incontro nel bosco o chi fosse Hawks. Probabilmente aveva qualche sospetto ma ora che le visioni si erano interrotte non aveva modo di confermarlo. 


Hawks avrebbe veramente dovuto dirglielo. 


Non aveva diritto di tenersi una cosa del genere per sé. Allo stesso tempo non era sicuro che questa cosa delle anime gemelle funzionasse veramente. 


I suoi genitori erano anime gemelle e non potevano stare cinque minuti insieme senza passare alle mani. 


Scosse la testa. Doveva imparare a dimenticarli come i suoi tutori gli dicevano sempre di fare.


Si diede una piccola spinta oltre il bordo. Lasciò che l'aria gli fischiasse nelle orecchie e che piccole lacrime si accumulassero agli angoli dei suoi occhi. Spalancò le ali per interrompere la caduta. Stava per tornare sul tetto quando notò una finestra aperta che gli era familiare. 


Parli del diavolo… 


Hawks si posò sul sottile davanzale. Il letto era sfatto, con le lenzuola che coprivano più il pavimento che il materasso. Una pila di vestiti si era formata su una sedia vicino all'armadio. La stanza era vuota e Hawks se ne sarebbe andato se non avesse sentito una mezza imprecazione venire dal bagno. La porta era socchiusa e si poteva vedere che la luce era stata accesa anche se era una mattina luminosa. 


Aprí senza bussare e per un momento rimase impietrito nell'uscio. 


"Potrei sapere che diavolo stai facendo?" 


Dabi lasciò cadere ciò che aveva in mano e diede una testata al cassetto sotto lo specchio. Si alzò tenendo una mano tra i capelli, poi la rimosse come se si fosse scottato. 


"Come sei entrato?" 


Hawks fece un vago gesto verso la finestra. Si avvicinò a Dabi e al lavandino coperto di macchie nere. "È tinta per capelli?" 


"Cos'altro potrebbe essere?" Dabi lo spinse via con il braccio, tenendo la mano che si era passato tra i capelli ben lontana dai suoi vestiti. Prese il pennello dal lavandino e lo intinse nella sostanza nera simile a catrame che riposava in un contenitore di plastica. Hawks resistette l'impulso di coprirsi il naso con le mani e guardò una delle macchie nere sullo specchio. 


"Viene via no?" 


Dabi si guardò i vestiti e le piastrelle del pavimento. Scrollò le spalle. "Dovrebbe, sí."


Hawks rimase a fissarlo in silenzio mentre si sciacquava la tinta in eccesso nel lavandino, sporcandolo ancora di più di nero, e cercava di fregar via il colore che gli era finito sulla fronte. Dabi gli lanciò un paio di occhiate e fece un sospiro. "Forza, chiedilo." 


"Perché lo fai?" 


Dabi si guardò. Aprí la bocca per rispondere, poi scosse la testa e si piantò un ghigno in faccia. "Mi facevano sembrare vecchio. Non posso andare in giro assomigliando a Asayama, ti pare?" 


Hawks aspettò che continuasse, quando fu chiaro che non avrebbe ricevuto altre informazioni, scrollò le spalle e disse la prima cosa che gli passò per la mente. "Mi piaci anche così." 


"Ah, sì?" Incontrò gli occhi divertiti di Dabi e desiderò che il suo quirk fosse l'invisibilità. O il teletrasporto. 


"Cioè, i capelli! Mi piacciono anche così." Si avvicinò a un mobiletto e iniziò a cercare qualcosa che decisamente non gli serviva. "Ehm, come mai il nero?" 


"È il mio colore preferito."


Hawks scoppiò a ridere perché, ovvio che era il suo colore preferito. 


"Perché qual è il tuo, giallo All Might?" 


"Nah. L'azzurro è figo."


Dabi lo consideró per qualche secondo prima di scuotere la testa e tornare all'impresa di togliere il colore dalla sua pelle. 


+


La sveglia segnava le 2:43 e nell'ultima mezz'ora era andata avanti solo di cinque minuti. Affondò la faccia nel cuscino e cercò di prendere sonno per asfissia. 


Alzó la testa. 


2:43


Fece un grugnito molto poco umano e si sedette sul letto. Un bicchiere d'acqua lo avrebbe aiutato. Almeno non avrebbe dovuto più vedere quell'orologio. 


Il pavimento era freddo sotto i suoi piedi e i corridoi erano deserti, l'unico suono che si sentiva erano gli artigli di Hawks che ticchettavano sul marmo. La mensa era a sette piani sotto il suo e Hawks doveva percorrere tutto il corridoio per arrivare all'ascensore. 


Uno scoppiettio risuonò nel corridoio. Subito dopo un tonfo lo fece fermare e Hawks si domandò come un suono tanto forte non avesse svegliato tutto l'edificio. 


Si avvicinò silenziosamente alla stanza da cui venivano i rumori: era una sala riunioni in cui non aveva mai visto entrare nessuno. 


Sfruttò il fattore sorpresa e spalancò la porta, piume pronte a immobilizzare chiunque ci fosse dall'altra parte. 


Prima di poter vedere chi fosse l'intruso, sentí un odore che gli fece fare un passo indietro. Una lampadina si accese nel suo cervello. 


"Dabi?" Sussurrò. Sentiva che se avesse parlato a voce più alta avrebbe confermato che quello che stava succedendo era la realtà e non il sogno che stava facendo dopo essersi finalmente addormentato. 


"Non riesci proprio a farti gli affari tuoi." Arrivò il sussurro irritato dall'altra parte della stanza. 


Hawks accese la luce. Le sue piume avevano appeso Dabi al muro come un asciugamano bagnato. "Ora, fammi scendere."


"Oppure?" Hawks si era chiuso la porta alle spalle, evitando la serratura. 


"Ti arrostisco." Fiamme blu danzarono tra le sue dita e Hawks lo fece cadere con un tonfo.


"Quindi?" 


"Cosa?" 


"Intendi spiegare perché sei in una stanza in disuso nel mezzo della notte a dare fuoco a delle sedie?" 


"Affari miei." Sbottò Dabi. 


Hawks aspettò che l'idiota sul pavimento gli desse una spiegazione, o che lo minacciasse di morte lenta e dolorosa se non se ne fosse andato, ma il ragazzo si limitò a fissare il vuoto. 


"La palestra è aperta fino a mezzanotte. E la sala otto resiste alle alte temperature. Se preferisci allenarti di notte posso chiedere di-" 


"Non ho bisogno del tuo aiuto!"

Dabi si era alzato e il suo urlo rieccheggiò sulle pareti della stanza. Si avvicinò finché la distanza tra loro era meno che confortevole e lo afferrò per il collo della maglia. 


"Non mi servi." Sibilò, sottili spirali di fumo gli salivano dalle mani. Hawks sentí l'odore di stoffa bruciata pungergli il naso. 


"Capito? Non mi serve nessuno. Non sono un debole," disse l'ultima parola come se avesse un brutto sapore. "Che ha bisogno della Commissione anche per pulirsi il culo." Lo spinse via e gli voltò le spalle. 


Hawks gli fu addosso in meno di un secondo. Riuscì a dargli un pugno in faccia e schivò quello che mirava al suo naso. Lo spinse a terra, ma Dabi gli assestò un calcio alla gamba destra e riuscì a rimettersi in piedi. Fu Dabi a lanciarsi contro di lui e questa volta rimasero sul pavimento. Capelli vennero tirati e piume strappate, ma alla fine si ritrovarono entrambi stesi a terra, con il fiato corto e lo stesso numero di lividi. 


"Perché sei sveglio?" 


Hawks lo guardò con un sopracciglio alzato, un gesto che aveva preso dall'idiota che era di nuovo sul pavimento. "Perché tu sei sveglio?" 


"Ugh, di nuovo?!" 


Hawks si era seduto, la voglia di prenderlo a pugni non gli era ancora passata. "Sei stato tu che-" 


"Ok. Ok. Solo… non adesso." Dabi si stava esaminando una mano, dove una delle graffette di metallo che lo tenevano insieme si era aperta. 


Hawks sospirò e si alzò in piedi. "D'accordo. Mi devi delle scuse, però." 


Dabi rimase in silenzio. Se Hawks fosse stato più paziente e meno arrabbiato avrebbe atteso per una risposta. Si sarebbe ricordato quanto lui stesso trovava difficile chiedere scusa. Ma la sua maglia del pigiama preferita era stata bruciata e sentiva un livido formarsi sulla gamba destra. 


"Spero ti stia divertendo a distruggere anche questo." Si sbatté la porta alle spalle e tornò nella sua stanza. 


Passò la notte a guardare programmi spazzatura per evitare di pensare e il giorno dopo a convincere i suoi tutori che i rumori di ieri notte non erano altro che un piccione entrato per sbaglio in una stanza. 













   
 
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