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Autore: franweasley    18/08/2021    4 recensioni
[Storia Interattiva - Iscrizioni Chiuse]
Problemi nel trovare l'anima gemella? Non vi preoccupate, la vostra Candy Rowle ha la soluzione! Compilate il modulo che trovate qui sotto e potrete essere scelti per far parte del mio circolo esclusivo "Le Cercle d'Amour". Organizzerò feste, balli, appuntamenti e tanto altro per potervi aiutare a trovare la persona della vostra vita, che cosa aspettate? Compilate il modulo! Kisses, Cupid Candy.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Il Primo Appuntamento - Atto II

 

Elian tirò una striscia sull’ultima frase che aveva scritto, per colpa dello stupido appuntamento di Flower Rosier e degli impegni di Thomas Miller l’articolo da scrivere sul Cercle era toccato proprio a lui e non c’era cosa che odiava di più del dover tessere le lodi di una persona che non apprezzava quasi per niente. In realtà Candy non gli aveva fatto nulla di male, però aveva quella tendenza ad apparire ovunque e impicciarsi in qualunque cosa che Elian mal tollerava ed era quasi stupito non venisse a disturbarlo anche al giornale, che era forse una delle poche attività che si salvava dall’uragano Candy e di conseguenza uno dei suoi pochi posti felici e tranquilli. Era stato un posto felice e tranquillo fino a quando Flower non era arrivata mollandogli l’articolo sugli appuntamenti sulla scrivania.

 

Flower era entrata come una furia in redazione, si era guardata intorno e lo sguardo si era posato sull’unica persona presente.

«Elian!» lo chiamò mentre si dirigeva alla sua scrivania con passo svelto.

Il Tassorosso non le aveva risposto, aveva finito di scrivere l’ultima frase dell’articolo sulla partita di Quidditch e poi aveva alzato la testa e aveva preso a scrutare l’evidente impazienza della collega del giornale: Flower aveva poco tempo a disposizione, doveva prepararsi per l’appuntamento e purtroppo, non essendo abituata all’impegno del circolo non era ancora riuscita a calcolare bene i tempi, o meglio, i tempi li aveva ben calcolati ma era successo qualcosa tra due studentesse nella Sala Comune di Serpeverde e avevano indetto una riunione straordinaria tra Prefetti per discutere i dettagli della bravata e le misure da adottare a riguardo, perciò i suoi piani erano leggermente cambiati.

«Purtroppo non riesco a scrivere l’articolo sul Cercle, a breve devo andare all’appuntamento e non riuscirei comunque ad ultimarlo entro l’uscita del giornale.» mormorò non appena ebbe l’attenzione del ragazzo.

«E io cosa posso farci?» ribatté acidamente capendo dove la ragazza voleva andare a parare.

Flower sbuffò: «Senti facciamola breve: Thomas è occupato anche più di me, avrei domandato a Sylvie, ma purtroppo ha già altri tre articoli da scrivere questa settimana e qui non c’è nessun altro oltre a te.» gli spiegò con tono infastidito a causa del tono che Elian aveva usato «Quindi puoi benissimo delegare il compito a qualcun altro, fai come ti pare, basta che l’articolo venga scritto.» detto ciò mollò il plico di pergamene sulla sua scrivania e aggiunse: «Ah, ci sono anche i due spezzoni che dovevo scrivere per la sezione di attualità e la correzione dell’articolo di Marcus, dà tutto a Thomas quando lo vedi.»

La Corvonero non lasciò ad Elian nemmeno il tempo di ribattere, girò sui tacchi, mormorò un saluto sbrigativo e sbatté la porta dietro di sé.

 

Elian ripensò all’incontro con Flower sbuffando sonoramente mentre cancellava per l’ennesima volta una frase che elogiava l’idea originale di Candy Rowle e si domandò perché mai doveva essere così sfortunato e beccare sempre lui gli articoli da scrivere sul Cercle. Rilesse brevemente quelle poche righe che aveva scritto e si rese conto che non solo erano tremendamente mediocri, ma non sembravano essere uscite dalla sua penna; strappò la pergamena, la lanciò nel cestino e ne prese una nuova: se doveva esserci il suo nome sopra allora era il caso di scrivere l’articolo tutto di suo pugno, nel modo più ironico e cinico possibile.

 

Dopo la prima disastrosa partita del Campionato di Quidditch gli allenamenti erano diventati tremendamente stancanti, Elias aveva preso la partita persa molto male e per questo aveva intensificato e modificato gli allenamenti, rendendoli estremamente pesanti. Dopo l’ennesimo allenamento sfiancante (Elias li aveva lasciati andare soltanto perché stava diventando particolarmente buio e non si riusciva a vedere a un metro dal proprio naso) Rhona si era concessa una doccia lunga e bollente in spogliatoio e poi avrebbe consumato almeno metà della scorta di dolciumi che teneva in fondo al baule, per paura che qualcuno potesse rubarglieli. Rientrata nel castello aprì il mantello, che l’aveva protetta dall’aria fredda e pungente di novembre, rivelando il una larga felpa e dei leggins e controllò l’ora sull’orologio alla parete, rendendosi conto che ormai la Sala Grande era chiusa e quindi non avrebbe potuto rubare qualche fetta di torta, magari quella al vino, la sua preferita. Mentre pensava a quanto geniale fosse stata nel decidere di cenare presto s’imbatté in una ragazza dal fisico asciutto e i capelli scuri in piedi di fianco alle scale per i sotterranei con le braccia incrociate al petto. Rhona riconobbe subito Lilah Brown, una delle sue compagne di stanza, perciò le fece un cenno con la testa e la superò iniziando a scendere gli scalini.

«Rhona.» la richiamò la ragazza.

Rhona alzò gli occhi al cielo spazientita, non solo non aveva alcuna voglia di perdere tempo o di chiacchierare, ma non era mai andata particolarmente d’accordo con Lilah: la giovane mezzosangue pensava che tutto le fosse dovuto e si circondava solamente di persone senza personalità; inoltre mal tollerava chiunque si azzardasse ad avere un’opinione diversa dalla sua e le loro liti erano ormai di routine.

«Sì?» borbottò mentre si voltava verso di lei «Posso fare qualcosa per te, Principessina

«Non usare quel tono con me, Selwyn.» sibilò Lilah guardandola con sufficienza «Ho sentito che andrai ad un appuntamento con Elian.»

«E allora?»

«E allora?» ripeté incredula Lilah «Non potrebbe importarmene di meno della tua vita, perciò se sto perdendo tempo a parlare con te evidentemente è qualcosa di importante.»

Rhona sbuffò sonoramente e si appoggiò disinteressata alla parete di pietra squadrando la compagna di Casa.

«Elian è mio, è off limits. Non puoi andare a un appuntamento con lui.»

«Oh beh, questo spiega molte cose, tra stronzi ci si trova sempre.» borbottò Rhona con un mezzo sorriso, Lilah strinse i pugni in modo minaccioso «Sei sicura lui sappia che state insieme? O siete in una specie di relazione aperta e a te non sta bene?»

«Non stiamo insieme.» sussurrò Lilah abbassando lo sguardo «E non definirmi stronza.» Rhona si tirò dritta «Se proprio vuoi saperlo è il mio ex e a breve torneremo insieme, perciò non perdere tempo a fargli gli occhi dolci. E poi non potresti mai piacergli, sei così-»

«Vuoi andarci tu all’appuntamento?» la interruppe Rhona scoccandole un’occhiataccia «Ora capisco perché vi siate trovati, siete due-»

«Rhona! Eccoti qui finalmente.»

Rhona non riuscì a concludere la frase a causa dell’interruzione, che prese anche Lilah di sorpresa, ed entrambe si voltarono per scorgere Ivy Macmillan nella sua divisa di Grifondoro che le osservava in modo strano.

«Eravamo nel bel mezzo di una conversazione Macmillan, mi stupisce i tuoi genitori purosangue non ti abbiano insegnato l’educazione, ho sentito delle cose…» disse Lilah guardandola dall’alto in basso.

«Te l’ha detto tuo padre?» domandò Ivy senza scomporsi minimamente «Non sapevo educassero così anche i mag-»

«Come osi?» sibilò Lilah puntandole un dito contro.

Rhona le squadrò confusa, non capendo cosa stesse succedendo, Ivy non si sembrò spaventata dall’aria minacciosa della Serpeverde e incrociò le braccia al petto, ma prima che potesse risponderle Lilah aggiunse: «Soltanto perché sei una purosangue non significa che tu possa prendertela in questo modo con i natibabbani.»

Ivy alzò le sopracciglia e spalancò gli occhi: «Natibabbani? Ma tu sei una mezz-»

«Natababbana, e poi non sono affari tuoi, purosangue Perfettina.» Ivy non riuscì a rispondere perché Lilah non gliene diede il tempo «Ora porta quel tuo culo nobile lontano da qui, io e la tua amichetta insolente stavamo avendo una discussione privata.»

Rhona strinse i pugni e rivolse un’occhiata rabbiosa alla compagna di Casa, le puntò contro un dito pronta a risponderle per le rime, ma Ivy parlò per prima mettendo da parte la sua solita gentilezza: «Senti Brown, innanzitutto non sopporto chi tratta male i miei amici.» mormorò mentre sistemava con cura la spilla da Prefetto, in modo che Lilah la guardasse «Non puoi parlare alle persone con questo tono, sono stata anche troppo paziente con te. E poi cosa ci fai fuori dalla Sala Comune a quest’ora? Rhona sta tornando dagli allenamenti, ma tu?»

Lilah spalancò la bocca esterrefatta non riuscendo a credere che qualcuno potesse rivolgersi a lei in quel modo, provò a rispondere, ma Ivy la bloccò con un cenno della mano.

«Fila nella tua Sala Comune prima che ti tolga cinque punti per essere fuori oltre il coprifuoco e trenta solo perché sei una stronza.»

Lilah fece per protestare e Ivy prese a passare il dito sopra alla spilla da Prefetto sfidandola, se c’era una cosa che Ivy non tollerava erano i bulli, soprattutto se si permettevano di maltrattare i suoi amici. La Serpeverde alzò il mento in senso di superiorità e mormorò che per quella volta se ne andava, ma che non avevano il diritto di trattarla in quel modo, cosa che fece alzare vistosamente gli occhi al cielo a Rhona.

«Non sapevo fossi così agguerrita, Miss Prefetto.» commentò Rhona divertita «Ma si può sapere perché è così fissata con lo stato di sangue?»

Ivy si strinse nelle spalle: «Suo padre è un magonò e la sua famiglia lo ha praticamente cancellato… è stato diseredato e i suoi genitori fingono non esista nemmeno, sai, hanno perso tutta la loro influenza nella società purosangue.» spiegò «Sinceramente non sapevo si definisse natababbana, forse non lo sa che anche se suo padre è un magonò lei rimane una mezzosangue, ma sinceramente credo non voglia avere niente in comune con chi ha i genitori maghi perché ci crede tutti uguali… mi fa un po’ pena a dire il vero.»

«Ti prego non dire che ti fa pena la stronza.» mormorò Rhona contrariata «Avrà pur un rapporto difficile con i suoi nonni paterni e con la comunità magica in generale, ma ciò non la autorizza a comportarsi così.»

Ivy non rispose e annuì semplicemente, poi rivolse un sorriso a Rhona e si propose di accompagnarla fino alla Sala Comune di Serpeverde.

 

Dopo una mattinata che era sembrata eterna la pausa pranzo era arrivata a risollevare la situazione ed Elian non aveva esitato un minuto a buttare malamente i libri dentro allo zaino per poi letteralmente fuggire dall’aula di Trasfigurazione. I suoi compagni erano rimasti in aula a sistemare le loro cose e a discutere dell’ultima lezione e di quanto sarebbe stato difficile superare i M.A.G.O. di quella materia, ma al Tassorosso non importava molto, voleva soltanto uscire e fumarsi una sigaretta prima di pranzo e probabilmente anche una dopo visto che quel pomeriggio doveva fare lezione di Difesa Contro le Arti Oscure con gli studenti del sesto anno e quindi in compagnia di Rhona Selwyn e lei sembrava tollerarlo ancor meno del solito mancando poco al loro appuntamento. 

Mentre Elian procedeva lungo il corridoio con passo svelto un ragazzo lo affiancò: «Esci a fumare?» domandò Judes Harvey, suo compagno di dormitorio, con l’immancabile ciuffo biondo a coprire gli occhi.

Elian annuì: «Vieni con me?»

Judes mormorò che avrebbe preso volentieri una boccata d’aria e i due scesero le scale in silenzio con la stanchezza della mattinata addosso e una gran voglia di sentire la brezza autunnale sulla pelle. Una volta raggiunto l’esterno del Castello Elian si lasciò cadere sull’erba senza preoccuparsi di sporcare la divisa, Judes lo imitò e poi Elian si accese una sigaretta.

«Parlavo con Bel a colazione.» esordì Judes mentre osservava con interesse l’orizzonte «E posso solo essere felice che tu non stia più con Lilah Brown, è completamente pazza.»

«Di che parli?» chiese Elian mentre portava la sigaretta alle labbra, non riusciva proprio a capire quale fosse il collegamento tra Bel Murphy e la sua ex.

«Celia, la gemella di Bel, gli ha detto che la Brown ieri sera è tornata in dormitorio incazzata perché ha discusso con la Selwyn a causa tua.»

Elian si bloccò di colpo tenendo la sigaretta a mezz’aria: che Lilah e Rhona avessero avuto una discussione era normalissimo, quando stavano insieme Lilah si lamentava continuamente della mezza africana e delle loro liti quotidiane e poi, conoscendo il carattere di entrambe, non sembrava un’ipotesi assurda; quello che non gli era chiaro era per quale ragione le due Serpeverde avessero discusso per lui, infatti Rhona aveva messo bene in chiaro quanto poco volentieri avrebbe partecipato al loro appuntamento.

«A causa mia?»

Judes alzò le spalle: «Non ho capito bene le dinamiche perché la sorella di Bel non ne sapeva molto, ma a quanto pare Lilah sembra essere un po’ possessiva.»

«Che intendi?»

«A quanto dice Bel ha fatto una scenata alla Selwyn perché deve uscire con te e le ha detto che sei off limits.»

Elian soppesò le parole dell’amico e rimase in silenzio, Judes non disse niente e si limitò a guardarsi intorno rispettando il silenzio dell’amico. Elian sapeva bene di non essere la persona più simpatica del mondo, non era un segreto che molti lo mal tollerassero e a lui non poteva importare di meno, anche se alcuni giorni era impossibile non pensare di star sbagliando qualcosa, ma era il suo carattere e di certo non l’avrebbe cambiato soltanto per piacere a tutti, aveva un caratteraccio sì, ma era il suo e non avrebbe mai rinunciato alla sua identità. Quando stava insieme a Lilah aveva cercato di farle capire che il modo in cui si atteggiava non era la vera lei e che tutte le persone che la circondavano non erano amici, ma semplici burattini che le stavano vicini solo per convenienza, ma lei non l’aveva ascoltato o forse aveva finto di non sentire per non accettare la verità. Elian sentì un po’ di nostalgia, da quando si erano lasciati non aveva mai ripensato alla loro relazione e non era andato a nessun appuntamento, infatti provava una grande ansia per l’appuntamento con Rhona, non solo perché temeva che la ragazza lo uccidesse, ma anche perché si sentiva a disagio nell’aprirsi e temeva che nessuno oltre a Lilah potesse veramente apprezzare il suo carattere. Tirò un’ultima volta, assaporò il fumo e dopo un tempo interminabile lo sputò fuori, osservò la nube dissolversi e spense la sigaretta con un gesto ormai automatico. 

«Peccato per lei visto che non me ne frega niente.» mentì mentre guardava con insistenza davanti a sé.

 

«Avanti dimmi cosa ti turba.»

Rhona si parò davanti all’amica poggiando le mani ai fianchi e osservandola dritta negli occhi, cosa che imbarazzò Keira facendole abbassare lo sguardo a terra.

«Come?» mormorò confusa la Corvonero.

«Sei sempre assorta nei tuoi pensieri e sembri così assente.» spiegò Rhona «Non che tu non ti perda spesso nel tuo mondo, ma l’ho capito che c’è qualcosa che non va, quindi sputa il rospo.»

«H-ho bisogno di un consiglio…» borbottò Keira abbassando lo sguardo e stringendo la cinghia della tracolla con nervosismo, l’amica la guardò in attesa e Keira prese un bel respiro «È… È per l’appuntamento.»

«Per l’appuntamento?»

Keira annuì energicamente: «Sono tremendamente impacciata con… beh, con praticamente chiunque, e non sono mai stata a un vero appuntamento.» Keira prese a torturarsi le mani «Tu invece sei sempre così sicura di te e mi sono detta che avresti avuto qualche buon consiglio da darmi.»

Rhona le rivolse un sorriso gentile: «Il mio unico consiglio è anche il più scontato: sii te stessa.»

«Me stessa? Sei impazzita?» Keira la guardò totalmente sconvolta e l’amica scosse leggermente la testa con un mezzo sorriso «Sono la persona più strana e imbarazzante che ci sia… E non so come vestirmi, come comportarmi… Cadrò a terra così rovinosamente da farlo ridere di me e poi tornerà al castello per raccontarlo a tutti. Oppure non si presenterà nemmeno perché gli faccio schifo, ma come biasimarlo, potrebbe avere praticamente chiunque e-»

«Keira!» la interruppe Rhona ridacchiando «Stai totalmente esagerando, sei una ragazza veramente speciale e Basil è un vero gentiluomo e non si permetterebbe mai di mancarti di rispetto. E poi sono sicura che non accadrà niente di tutto questo, ti stai solo stressando inutilmente.»

«Non puoi saperlo!» sbottò Keira in preda all’ansia «Conoscendomi farò la figura di merda più imbarazzante della storia.» 

Rhona alzò giocosamente gli occhi al cielo borbottando che si stava solamente facendo troppe idee strane e la affiancò, le due ripresero a camminare e Keira continuò a farsi prendere dall’agitazione.

«Guarda che sono seria, andrà malissimo.»

«E allora?» Keira guardò l’amica sconvolta «Non capisco perché tu prenda così a cuore questa faccenda, anche andasse male non succederà niente, in fondo mica ti piace, non c’è niente da rovinare.»

Rhona la fissò dritto negli occhi con un sorriso incoraggiante e Keira annuì poco convinta, ma avrebbe voluto dirle che in realtà se fosse andata male avrebbe solamente perso la sua unica occasione con il ragazzo per cui ormai aveva una cotta da anni e che non se lo sarebbe mai perdonata.

«Beh, ormai che ne stiamo parlando vorrei chiederti un consiglio anche io.» mormorò Rhona pensierosa e Keira annuì «Come faccio a superare l’appuntamento con il giornalista?»

«Per cominciare non ucciderlo, domandati sempre “Se lo faccio finirò ad Azkaban?” prima di fare qualunque cosa.» ridacchiò Keira «Sarà un successo se non lo spingerai giù dalla scopa e se non finirai in prigione, a mio parere.»

Rhona sbuffò, il solo pensiero di fare un romantico giro del lago a cavallo del suo manico di scopa insieme ad Elian le faceva venire voglia di vomitare, aveva persino pensato di persuadere Candy a cancellare l’appuntamento, ma sapeva che sarebbe stato impossibile e poi la Corvonero le aveva detto giusto quella mattina, poco prima della lezione di Pozioni, che secondo lei avevano molto in comune lei ed Elian, doveva solo fare lo sforzo di conoscerlo.

«Tu ridi, ma francamente sarà un successo se solo riuscirà a salire sulla sua scopa prima che io gliela faccia ingoiare.»

 


 

Rhona era in ritardo per l’appuntamento, non che gliene importasse qualcosa di Elian, ma era abbastanza infastidita dal fatto che la colpa non fosse sua: era stata tutta opera dell’insegnante di Volo che, proprio quel giorno, aveva ben pensato di fermarla per un’amabile chiacchierata sul ruolo di Capitano a cui la Serpeverde aspirava da anni. Rhona, mentre stringeva la scopa tra le dita, aveva provato più volte a ripetere quanto fosse di fretta per un impegno indefinito, ma l’insegnante sembrava non voler capire, o almeno fino a quando non le gridò in faccia di avere un appuntamento ed essere già in ritardo, solo dopo si sarebbe pentita di averlo detto, perché l’insegnante fece due più due e la salutò mormorando: «Non sapevo che tra te ed Elian ci fosse qualcosa, ma vi ho visti bisticciare come una coppia sposata, quindi forse dovevo aspettarmelo. Avrete dei figli veramente bravi a Quidditch, non vedo l’ora!» Il commento le aveva fatto venire la nausea, ma purtroppo non era riuscita a spiegare che le cose non stavano in quel modo perché avrebbe richiesto troppo tempo e lei non ne aveva.

Elian era stato al deposito delle scope meno di cinque minuti: era entrato in ufficio, aveva salutato l’insegnante, aveva preso le chiavi ed era uscito, poi aveva preso la sua scopa, restituito le chiavi e raggiunto il luogo dell’appuntamento tutto quasi in perfetto orario. Sapeva che Rhona non era entusiasta per il loro pomeriggio romantico, ma di certo non si aspettava di vederla arrivare in ritardo.

«Perfetto, sei finalmente arrivata, possiamo iniziare questo benedetto appuntamento?» commentò Elian con tono annoiato «Prima inizia, prima finisce.»

Rhona alzò vistosamente gli occhi al cielo: «Vuoi farmi vomitare? Non chiamarlo appuntamento.»

«E come dovrei chiamarlo allora?»

«Ma che ne so, qualcosa tipo: uscita con Mr. Acidone contro la volontà della povera Rhona.» 

Elian sbuffò e prese un respiro profondo prima di rispondere: «Pensi che io non abbia di meglio da fare che stare qui a sentire le tue lamentele?» incrociò le braccia al petto «E quella acida sarai tu!»

Rhona ridacchiò e scosse la testa: «E quella acida sarai tu!» lo schernì «Quanti anni hai scusa? Nove?»

«Sei tu che hai iniziato!»

«Senti risparmiamoci queste scene inutili, non ho proprio voglia di perdere tutta la giornata, andiamo?»

Rhona non aspettò che Elian le rispondesse e saltò a cavallo del suo manico di scopa librandosi in aria, il Tassorosso allora la imitò e i due partirono per il giro del lago senza spiccicare una parola. Elian in condizioni normali avrebbe cercato di conoscere il suo accompagnatore, ma, anche se era partito con l’idea di provare quantomeno ad essere civile, la situazione non era particolarmente semplice da affrontare. Rhona già di suo non amava le cose romantiche e mielose, se qualcuno avesse provato a portarla da Madama Piediburro probabilmente gli avrebbe sputato in un occhio, ma si disse che non c’era cosa peggiore che dover affrontare un appuntamento con quello stronzo del giornalista, o forse qualcosa di peggio c’era: Macmillan.

«Senti…» esordì Elian dopo alcuni minuti passati in silenzio «Non dico che questo debba diventare un vero e proprio appuntamento-» Rhona gli riservò un’occhiataccia ed Elian strinse le dita sul manico di scopa (nel caso in cui Rhona avesse deciso di disarcionarlo e fargli fare un bel bagno insieme agli Avvincini sarebbe stato pronto) «Intendevo uscita-»

«Uscita con Mr. Acidone contro la volontà della povera Rhona.» specificò la Serpeverde con un mezzo ghigno.

«Dicevo,» marcò Elian tentando di finire finalmente la frase «Potremmo provare ad essere almeno ehm civili? Sai sarà un lungo giro e vorrei evitare di fare un bagno nel lago.»

Rhona sembrò riflettere sinceramente sulla questione e poi annuì sbuffando: «Va bene O’moore, allora, che fai di solito alle uscite

 Elian si grattò la nuca tenendo ben stretta l’altra mano sulla scopa e poi mormorò: «Non saprei sinceramente… cerco di conoscere chi ho davanti credo, non è questo l’obbiettivo alla fine?»

«Va bene, conosciamoci allora.» annuì la Serpeverde «Oltre al fare lo stronzo hai altri hobby degni di nota?»

Elian alzò gli occhi al cielo e Rhona esibì un sorrisetto innocente, ma allo stesso tempo divertito.

«Scrivo nel giornale e boh, mi piace il Quidditch…»

«Oh wow, veramente interessante.» ironizzò Rhona sospirando rumorosamente.

«Perché, tu hai hobby più interessanti di questi?»

Rhona scrollò le spalle e abbassò il tono di voce: «Mi piace l’arte.»

Elian inclinò la testa confuso, tra tutte le cose che poteva aspettarsi dalla Serpeverde questa non era una di quelle, certo non si aspettava una risposta scontata come “Mi piace il Quidditch”, ma comunque non poteva immaginare che la ragazza gli rispondesse in quel modo.

«Non fare quella faccia.» lo riprese lei facendo un gesto sbrigativo con la mano «Cosa c’è di strano?»

«Niente.» rispose Elian tirando le labbra in una linea retta «Semplicemente non me l’aspettavo.»

Rhona non disse altro, alzò le spalle e prese ad osservare con attenzione la linea dell’orizzonte e come il cielo cambiasse colore quasi fosse un opera d’arte impressionistica, fosse stata con qualcun’altro, come ad esempio Keira, magari lo avrebbe fatto notare ad alta voce, ma si disse che tanto il Tassorosso non avrebbe capito e non valeva la pena perderci tempo; anche se per lei tempo speso a parlare d’arte non era mai buttato. Elian le rivolse un’occhiata, la ragazza era molto assorta nei suoi pensieri e non sembrava prestargli attenzione, sembrava più presa dagli incredibili colori del cielo, ma come biasimarla? Alla fine lui non aveva fatto niente per rendersi simpatico ai suoi occhi, ma neanche lei si era risparmiata le risposte pungenti e gli appellativi, quindi forse la colpa era un po’ di entrambi.

«Senti-» mormorò Elian con tono serio.

«Che c’è?» esclamò Rhona presa di sorpresa con un accento particolarmente marcato mentre si voltava verso di lui.

«Te l’hanno mai detto che hai un accento molto bizzarro?» osservò Elian con sincera curiosità dimenticando momentaneamente quello che doveva dire.

Rhona alzò gli occhi al cielo annoiata: «Fin troppe volte.»

Elian rimase in silenzio per un po’ e poi continuò: «È che non riesco proprio a capire che accento sia e questa cosa mi sta facendo impazzire.» spiegò «Mia madre è americana, ma il tuo accento non assomiglia al suo.»

«La verità è che non ho un vero accento.» rispose Rhona guardando la silhouette del castello in lontananza «Mio padre è inglese, mentre mia madre ha origini nordafricane e quindi si può dire che sia un misto… però quand’ero piccola viaggiavamo molto e credo che ogni posto in cui io sia stata mi abbia influenzata un po’.»

Tra i due calò il silenzio, non avevano mai avuto occasione di discutere in modo civile e per entrambi quel momento era molto strano, Rhona arrossì per l’imbarazzo ed Elian si grattò la nuca guardando altrove, avrebbe voluto dire qualcosa, ma Rhona parlò per prima.

«Beh allora, quanto manca alla fine di questo giretto infernale?» mormorò troncando l’atmosfera da confessionale che si era creata poco prima.

Elian si schiarì la gola e poi disse di non averne idea, ma evitò di guardarla negli occhi; calò il silenzio nuovamente e Rhona si morse il labbro: lei non era tipa da sentimentalismi e cose simili e quella strana atmosfera intima che si era creata tra lei ed Elian la metteva a disagio visto che non era solita lasciarsi trasportare dalla malinconia, soprattutto con persone che non conosceva particolarmente bene.


 

* * *

 

«Oh, bene, finalmente si è degnata di arrivare!» sbottò Candy alzando gli occhi al cielo «Vieni caro, raggiungiamo la piccola delinquente prima che scappi.»

La Corvonero fece un cenno stizzito della mano a Richard e marcò il “caro” con un tono tutt’altro che dolce, poi salutò Thomas scusandosi nuovamente e raggiunse a passo di marcia la ragazza bionda che era appena uscita dal castello.

«Lo so, lo so, sono in ritardo mostruoso.» mormorò Selina con tono annoiato non appena Candy la raggiunse «Ho avuto un piccolo imprevisto, ma sono arrivata, alla fine.» notò poi Richard dietro alla Corvonero che teneva la testa bassa con aria da cane bastonato e inarcò un sopracciglio «Rich? Perché c’è anche lui?»

Candy incrociò le braccia al petto e scrutò entrambi attentamente prima di rispondere: «L’imprevisto per caso si chiama Celine Lockford?»

Richard alzò di scatto la testa e Selina spalancò la bocca sorpresa, per poi scuotere la testa: «Sembra assurdo visti gli ultimi eventi ma no, non era lei, era una delle sue stupide amichette.»

Richard rivolse un’occhiata confusa a Selina, quasi a volerle domandare chi l’avesse presa in ostaggio così a lungo, ma non osò aprir bocca. La Grifondoro gli fece un cenno con la mano facendogli capire che ne avrebbero parlato in un altro momento e Richard annuì.

«Avete finito?» sbottò Candy che ormai stava esaurendo tutta la sua pazienza «Non posso perdere tutta la giornata con voi, ho ben altre cose da fare e la maggior parte sono a causa vostra.»

«Beh allora parla, biondina, già sono in ritardo per l’appuntamento, chissà quanto si innervosirà Miller se tardo ancora!» borbottò Selina sbuffando stizzita.

«Non fare l’infastidita con me dopo quello che tu hai combinato!» le intimò Candy fulminandola con lo sguardo.

Richard si schiarì la gola e le due ragazze si voltarono verso di lui furibonde, sapeva bene che era rischioso mettersi in mezzo a una lite tra ragazze, ma Selina sembrava pronta a saltare addosso alla Corvonero, mentre Candy era così arrabbiata che giurò di averle visto uscire del fumo dalle orecchie.

«Signorine,» esordì titubante sperando che nessuna delle due lo uccidesse «Perché non cerchiamo di risolvere la questione con calma? Sono sicuro che ci vorrà un istante, magari è solo un malint-»

Richard seppe di aver appena firmato la sua condanna a morte quando notò lo sguardo assassino che le due gli rivolsero, in particolare quello di Selina: solitamente Richard difendeva e sosteneva i suoi amici in pubblico e si limitava a fare loro la paternale solamente in un secondo momento, ma, avendo capito dove voleva andare a parare Candy, aveva preferito evitare, per questo l’amica sembrava avercela anche con lui.

Selina fece per dire qualcosa, ma Candy la bloccò con un gesto stizzito della mano: «Ora parlo io.» le disse con un tono che non ammetteva repliche, e poi si rivolse a Richard «Vuoi la versione breve? Ecco il riassunto: dopo aver stupidamente deciso di rasare la testa di una studentessa siete entrambi fuori dal Cercle.»

Richard e Selina fissarono la Corvonero in silenzio per mezzo minuto, poi entrambi spalancarono la bocca per dire qualcosa, i due parlarono in contemporanea e poi si interruppero per un paio di volte, ma alla fine fu Selina ad avere la meglio.

«Quella stronza della Lockford deve aver già spifferato tutto, perciò sarebbe inutile negare le mie azioni, cosa che non farò perché ne vado estremamente fiera.» Selina sorrise soddisfatta e Candy strinse i pugni così forte da farsi diventare le nocche bianche «Ho fatto tutto da sola, cosa c’entra Richard? E francamente non capisco perché ci butti fuori dal Cercle, solo perché sei la cocca del preside ora ci metti anche in punizione?»

Candy prese un respiro profondo cercando di calmarsi e di non estrarre la bacchetta dal cappottino color avorio che aveva addosso per lanciare una fattura contro Selina, non era il tipo da azioni violente ma aveva comunque considerato l’idea per almeno trenta secondi.

«Innanzitutto Richard è stato visto mentre ti faceva entrare nella Sala Comune di Serpeverde e non c’è niente di cui andare fieri!» rispose con tono severo «Hai rasato a zero una ragazza, non è un’azione da premiare, per Priscilla! Non so se tu soffra della sindrome dell’eroe o qualche cosa di questo genere, ma non è questo il modo di farsi giustizia!»

«Celine si comporta da bulla con chiunque!» protestò Selina.

«Ha schernito Selina per il suo orientamento sessuale, vuoi dirmi che non è un comportamento da condannare?» aggiunse Richard sfidando la Corvonero con lo sguardo.

Candy prese un secondo e un terzo respiro chiudendo addirittura le palpebre, ma si sentì soltanto più nervosa di quanto già non fosse.

«NON DOVETE INTERROMPERMI!» gridò Candy con tono quasi isterico per ricomporsi subito dopo «Non ci sono scuse! Celine è la prima ad aver sbagliato, ma non è così che si risolvono le cose. Siete entrambi in un mare di guai e il preside ha chiesto a me di darvi il messaggio perché sapeva che eravate impegnati con il Cercle, Selina.» rivolse un’occhiata alla Grifondoro «Non solo le vostre Case perderanno cinquanta punti, ma sarete in punizione almeno fino a Natale e siete stati espulsi da tutti i Club di cui facevate parte, Cercle compreso. In ogni caso il preside vi aspetta nel suo ufficio per discutere di tutte le ripercussioni che questa stupida bravata avrà sulle vostre carriere scolastiche e al di fuori di Hogwarts.» Selina e Richard finalmente dimostrarono un minimo di preoccupazione «Spero siate contenti di ciò che avete fatto: devo riorganizzare tutte le attività del Cercle, noi Prefetti dovremo occuparci di tutte le vostre punizioni e di risolvere la questione evitando che Celine o qualche sua amica cerchi vendetta; sono stufa.»

Selina alzò gli occhi al cielo, cosa che infastidì da morire la Corvonero, e si preparò a ribattere, non aveva mai apprezzato particolarmente Candy, fatta eccezione forse per le sue feste, e, visto che ormai la situazione era già tremenda, si disse che era la sua unica occasione di dirgliene quattro. Richard intuì le intenzioni dell’amica e, visto che le loro future carriere erano in ballo, la prese per un braccio mormorando che avrebbero raggiunto subito l’ufficio del preside. Candy sospirò rumorosamente e li guardò allontanarsi pensando a quante cose avrebbe dovuto riprogrammare e riorganizzare a causa loro.

«Tutto questo stress mi farà venire le rughe, stasera devo chiedere a Flo una delle sue maschere.»

 

 

* * *

 

 

Thomas lanciò un’occhiata verso Candy che si era appena allontanata verso il castello per poter intercettare Selina Wilde e si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo: già era finito nel Cercle contro la sua volontà ed era anche stato costretto a partecipare a un appuntamento con una persona che non credeva fosse una buona compagna per lui, quindi sapere di non dovere più partecipare a quel maledetto appuntamento era una notizia meravigliosa. Non provava quel senso di sollievo da ormai troppo tempo, quella leggerezza e quella tranquillità erano finite quando Daisy e Adele erano finite nella stessa Casa e sapeva che ciò significava che il castello non avrebbe mai avuto pace, ma almeno non erano finite in Corvonero, quindi non erano più un problema suo, allora perché continuava a beccarle lui mentre pianificavano qualche bravata tremenda e doveva sempre fargli la predica? Sbuffò quando si rese conto che probabilmente Selina sarebbe stata la vittima di qualche scherzo epico e pericoloso di Daisy per avergli quasi dato buca e sapeva che avrebbe dovuto fare qualcosa per fermarla, certo che quella giornata sembrava sempre andare peggio. Si ridestò dai suoi pensieri constatando che il senso di sollievo era durato molto poco purtroppo, Tutta colpa di Daisy, pensò alzando gli occhi al cielo e fece per tornare in direzione del castello quando due voci scocciate iniziarono a farsi sempre più forti alle sue spalle. Thomas si voltò per vedere Elian O’moore e Rhona Selwyn discutere come cane e gatto e si disse che non voleva essere in mezzo ai due quando avrebbero iniziato a lanciarsi contro incantesimi, così cercò di non farsi notare e mosse qualche passo verso il castello in modo discreto, soltanto per notare un’agitatissima Candy che gesticolava verso Richard Nott e Selina Wilde. Candy era spaventosa con quello sguardo assassino negli occhi e i pugni stretti lungo i fianchi, ma anche la prospettiva di beccarsi una bella fattura non sembrava tanto meglio, non poté però decidere quale fosse il male minore perché cane e gatto lo raggiunsero mentre ci pensava su.

«Oh grazie al cielo.» sbottò Rhona quando lo notò «Ti prego Miller aiutami tu.»

Thomas esibì un sorriso imbarazzato non sapendo bene cosa dire mentre Elian si apprestava a rispondere a tono a Rhona.

Thomas lanciò un’occhiata ai manici di scopa che i due tenevano tra le mani: «Avete fatto un giro?» Rhona alzò gli occhi al cielo mentre Elian annuiva mestamente «Beh immagino dobbiate riportare le scope al deposito, io devo tornare al castello, ci vediamo più tardi.»

«Per Salazar no!» lo fermò Rhona «L’uscita è finita, ho tollerato O’moore anche troppo; se mi lasci sola con lui è la volta buona che lo faccio fuori.»

Thomas fece vagare lo sguardo tra uno e l’altro e disse: «Non vorrei ehm… disturbarvi

Rhona trattenne la risata sprezzante che stava per scapparle dalle labbra: «Disturbarci? Se te lo portassi via mi renderesti la ragazza più felice del mondo!»

«Miss Acidina, vorrei ricordarti che sono qui.» osservò Elian esasperato sbuffando sonoramente.

«Lo dici come se mi interessasse, che carino.» Rhona alzò gli occhi al cielo non sembrando particolarmente impressionata dal suo commento «E comunque Mr. Acidone sei tu, non copiarmi i soprannomi, che c’è, non sei capace di trovarne uno all’altezza?»

Elian strinse le dita sul manico di scopa e, quando Rhona esibì un ghigno vittorioso, fece per aprire bocca pronto esprimere tutto quello che stava pensando, ma Candy li raggiunse a passo svelto (per quanto i tacchi glielo permettessero).

«Rhona, Elian!» trillò entusiasta «Allora, com’è andato l’appuntamento?»

Rhona emise un simil conato di vomito e annunciò che sarebbe andata a riportare il suo manico di scopa al deposito da sola, Elian invece alzò gli occhi al cielo non sapendo quale delle due ragazze lo infastidisse di più.

«Oh beh, d’accordo.» mormorò con tono leggermente infastidito la bionda «Ti chiedo ancora scusa Thomas, questo disastro non era previsto.» si scusò poi rivolgendo le sue attenzioni al compagno di Casa che liquidò il discorso con un gesto sbrigativo della mano «Se vuoi la sala del Cercle adesso dovrebbe essere libera, magari puoi andare a bere qualcosa prima della riunione straordinaria.»

Thomas scrollò le spalle: «Mah, credo che tornerò in dormitorio, anche se mi ero tenuto libero per questo appuntamento ho comunque alcune cose da fare.»

«Se non ne approfitti mi sentirò tremendamente in colpa Thomas.» disse Candy sbattendo le ciglia ripetutamente «Potete andarci tu ed Elian.»

Elian alzò la testa sentendo il suo nome tant’era preso a farsi gli affari suoi mentre Thomas diceva a Candy che non aveva niente da perdonarle, non era colpa sua e che non era necessario disturbarsi troppo.

 

 

Uno degli Elfi delle cucine comparve con un sonoro crack davanti ai due ragazzi e servì loro quello che avevano ordinato per poi sparire solo dopo essersi esibito in un profondo inchino. Thomas non sapeva perché fosse lì, l’appuntamento saltato gli aveva lasciato molto tempo libero che poteva impiegare nello studio, nel giornale, magari in infermeria per qualche ora extra, in qualunque cosa ad essere onesti e invece si era lasciato convincere e ora era seduto in una delle stanze più rosa che avesse mai visto, caffè aromatizzato alla vaniglia davanti e una conversazione in corso. Elian non aveva di meglio da fare invece, o meglio, avrebbe potuto impegnarsi nei compiti o nello studio per una volta, ma, nonostante avesse assicurato ai suoi genitori e a se stesso che quell’anno sarebbe stato diverso e non sarebbe passato per il rotto della cuffia, era difficile abbandonare le vecchie abitudini. Prese un sorso della sua cioccolata calda corretta generosamente con del Baileys e si mise a osservare la stanza per poi notare il piccolo mazzo di fiori di campo che Thomas aveva poggiato sul tavolo.

«Fiori?» domandò interessato.

«Mi sembrava una cosa da appuntamento.» spiegò Thomas scrollando le spalle «E considerando che ce n’è un vaso almeno su ogni tavolino e che la stanza è piena di rose immagino di non essermi sbagliato.»

Elian notò tutti i piccoli dettagli a cui Candy aveva prestato particolare attenzione e osservò: «Cavolo con tutte queste cose sembra di essere davvero ad un appuntamento. La Rowle ha pensato proprio a tutto.» 

«Oh beh, allora…» Thomas afferrò il piccolo mazzo di fiori che era destinato a Selina e, dopo averlo guardato per un momento, lo passò ad Elian.

Elian lo squadrò confuso, ma poi lo accettò titubante mormorando che i fiori non erano proprio da lui e dicendo senza troppi peli sulla lingua a Thomas di non sapere che gli piacessero anche i ragazzi. Thomas arrossì senza scomporsi troppo però e abbassò lo sguardo riflettendo sulla risposta migliore da dare.

«Era soltanto uno scherzo…» borbottò mentre si domandava perché nessuno capisse il suo umorismo (finalmente capiva perché Daisy e Adele gli dicevano sempre che aveva umorismo pari a quello di un oggetto inanimato) «In ogni caso non saprei, cioè non ci ho mai pensato.»

Elian gli rivolse un mezzo sorrisetto storto e rigirò i fiori tra le mani per poi prendere un bel sorso della sua cioccolata.

«Non c’è niente di male nell’essere attratti sia dalle ragazze che dai ragazzi.» disse con un’alzata di spalle «Quindi questo è il tuo primo appuntamento romantico con un ragazzo, eh?»

Thomas deglutì cercando di scacciare il groppo che gli si era creato in gola, per lui era un discorso abbastanza personale e privato, non gli andava di aprirsi, era una cosa a cui avrebbe pensato nella sua intimità, se avesse voluto approfondire il discorso ovviamente. Il Corvonero annuì leggermente cercando di non dare troppo peso alla cosa ed evitò accuratamente di dire che effettivamente quello era il suo primo vero e proprio appuntamento: non aveva mai avuto interesse romantico nei confronti di qualcuno e, anche se Daisy aveva provato più volte a combinargli delle uscite, non aveva mai effettivamente preso parte a un appuntamento.

«Non ho mai detto ci fosse qualcosa di male.» liquidò il discorso Thomas «Semplicemente non ci ho mai pensato.»

Elian avrebbe voluto fare altre domande per ottenere qualche informazione in più, d’altronde lui era molto bravo a tirare fuori dagli altri quello che voleva attraverso domande pungenti, ma il tono perentorio con cui aveva risposto Thomas non ammetteva repliche e per quel giorno decise di lasciar perdere, aveva già rischiato di essere pestato da Rhona, erano abbastanza emozioni per un giorno solo.

«Beh, allora grazie per i fiori.»

 

 

* * *


 

Quel giorno splendeva il sole ed era un’ottima giornata per stare all’aperto e, anche se l’aria pungente di novembre le faceva venire i brividi e stringere nel mantello, Aster era determinata ad ultimare il suo disegno di una delle torri del castello che aveva iniziato qualche giorno prima. Per finire il disegno aveva preso sottobraccio il suo blocco da disegno, si era avvolta nel mantello e nella sciarpa di Grifondoro, che non aveva ancora restituito a Basil, per poi sedersi sotto un albero nei pressi del castello e iniziare a scarabocchiare.

«Ciao Fiorellina*!»

Aster alzò lo sguardo dal blocco riconoscendo il soprannome che ogni tanto usava una delle sue più care amiche e compagna di stanza per trovarsi davanti Evie con le mani poggiate sui fianchi e un grosso sorriso.

«Ciao, hai bisogno di qualcosa?» domandò infilando il carboncino nella tasca della salopette che indossava sotto al mantello.

Evie le rivolse un sorriso sghembo e si sedette di fianco a lei: «Non ho bisogno di niente, solo che è qualche giorno ormai che non abbiamo una vera conversazione e approfitto del mio tempo libero per fare due chiacchiere.»

«Dev’essere difficile essere così richiesta.» borbottò Aster poggiando a terra il blocco da disegno.

«Tu scherzi, ma non ho un minuto libero, anche se forse è colpa mia visto che mi sono iscritta a tutti quei Club.» Evie sospirò «Millie mi ha detto che uscirai con Hawthorne Rosier fra qualche giorno… è proprio un bel manzo*, eh?»

Aster arrossì e alzò giocosamente gli occhi al cielo pregandola di non definire mai più nessuno ‘manzo’ ed Evie, com’era solita fare, la prese in giro amorevolmente, per poi domandarle come si sentisse in vista dell’appuntamento.

«Io… preferirei non andarci sinceramente.» mugugnò abbassando lo sguardo.

«Credo che te lo abbia già detto Millie, ma dovresti provare ad essere più positiva e aperta, non amplierai mai le tue conoscenze e amicizie e non troverai qualcuno se ti comporti così.» la sgridò Evie «Lo sai che te lo diciamo per il tuo bene.»

Aster mormorò che lo sapeva, ma che era difficile per lei aprirsi e fare amicizia, ma si interruppe all’improvviso notando una ragazza del loro anno che le osservava con insistenza poco lontano.

«Ehm, Evie, perché Elaine Fawley-Selwyn ci fissa in quel modo?» mormorò Aster un po’ a disagio «Abbiamo fatto qualcosa di sbagliato secondo te?»

«Eh?» Evie si voltò per ricevere uno sguardo piuttosto eloquente da parte della Corvonero «C’è l’incontro del Club dei Duellanti! Cavolo, me ne stavo dimenticando…» rispose Evie sbattendo una mano sulla fronte.

Aster alzò un sopracciglio pensierosa: «Ma Evie, non ce l’hai tutte le settimane alla stessa ora? Come puoi dimenticartene ogni settimana?»

«Ehm vedi… senti devo proprio andare, ma tu non ti preoccupare troppo per l'appuntamento, okay?»

Aster annuì poco convinta mentre osservava la sua sbadata e un po’ iperattiva compagna di stanza correre verso la rossa e salutarla allegramente, se non fosse stato per le numerose persone che si ”occupavano” di lei era certa che Evie si sarebbe dimenticata perfino la testa. Riprese il carboncino dalla tasca della salopette e, prima che potesse riprendere il suo disegno, notò un gruppetto di ragazzi camminare chiacchierando poco lontano, incrociò lo sguardo di Hawthorne Rosier che la salutò, Aster, realizzando immediatamente che poco prima avevano parlato di lui arrossì e pregò che non le avesse sentite, per poi rispondere al suo saluto con un cenno della mano.

 

«Voi siete riusciti a seguire?»

Hawthorne ripiegò la pergamena su cui aveva scribacchiato alcune date distrattamente e scrollò le spalle alla domanda di Elias senza rispondere.

«Quando ha iniziato a parlare di Goblin credo di essermi definitivamente appisolato, chi è il pazzo che ha deciso di metterci Rüf per due ore di fila?» domandò Asriel sbadigliando rumorosamente.

«Ho un buco negli appunti.» si lamentò Elias mentre chiudeva il calamaio e riponeva le sue cose «E mi mancano un paio di date.»

Hawthorne afferrò la pergamena dell’amico e senza difficoltà trovo sui suoi appunti le date che gli servivano, dopo avergliele scritte velocemente gli disse che avrebbe chiesto a Flower il chiarimento per quello che mancava ad Elias e il Capitano riprese la pergamena ringraziandolo con un gesto stanco. I tre sistemarono le loro cose in silenzio, non erano nemmeno a metà della loro giornata ed erano già stanchi, ma d’altronde il settimo anno non era una passeggiata e il vecchio fantasma non rendeva semplice affrontare la giornata. Elias alzò lo sguardo dalla sua tracolla e notò Basil in piedi vicino al suo banco intento a parlare animatamente con Sebastian e altri due Grifondoro, Basil li vide e fece loro un cenno di saluto al quale i tre Serpeverde risposero con un altro cenno.

Elias si voltò poi verso Hawthorne: «Basil ti ha già fatto il suo discorsetto intimidatorio?»

Hawthorne inclinò la testa senza capire di cosa parlasse ed Asriel esibì un piccolo ghigno.

«Sei fortunato ad essere ancora in vita.» commentò ridacchiando insieme ad Elias «Ho sentito qualcosa… Aveva intenzione di colpirti ripetutamente con la sua mazza da Battitore o qualcosa di simile.»

«Come?» Hawthorne squadrò i due amici, che una persona gentile e pacata come Basil Myers potesse picchiare qualcuno gli sembrava altamente improbabile e comunque che ragioni aveva per colpirlo?

«Basil è molto protettivo nei confronti delle sue sorelle,» spiegò Elias «In genere fa un discorsetto del tipo “Non trattare male mia sorella o dovrai vedertela con me”.»

Hawthorne non fece in tempo a ribattere che Basil li raggiunse con un sorriso e li salutò allegramente domandando come fosse andata la loro giornata.

«Tutto apposto.» rispose Elias «Allora, hai già saputo chi uscirà con la tua sorellina?»

«Aster non vuole dirmi niente!» si lamentò Basil sbuffando «Ha paura che vada a fare un discorsetto al povero malcapitato, ma vi pare?»

Elias esibì un sorriso divertito, Hawthorne sbiancò e Asriel cercò di trattenersi dal ridere o fare battute particolari, Basil li osservò confuso per un momento, ma prima che potesse domandare qualcosa Elias domandò:

«Millie non ti ha detto niente? Generalmente fa la spia quando si tratta di me.»

Basil scosse la testa: «A dire la verità negli ultimi giorni l’ho vista solo di sfuggita ai pasti, è sempre impegnata e comunque non credo tradirebbe la fiducia di Aster.» Elias alzò gli occhi al cielo, sua sorella faceva la spia solo quando si trattava di lui allora «Voi sapete qualcosa?»

Hawthorne spalancò gli occhi imbarazzato e deglutì a fatica, senza sapere cosa fare, guardò Elias, ma lui era troppo preso a borbottare tra sé e sé come dovesse parlare con Millicent di quella sua abitudine di raccontare cose imbarazzanti su di lui a Basil.

«Non sappiamo niente, mi spiace.» rispose Asriel alzando le spalle con nonchalance per poi rivolgere un sorrisetto divertito ad Hawthorne.

 

Millicent si risistemò la gonna tartan che aveva messo e prese a pettinarsi i capelli mentre rileggeva distrattamente gli appunti riguardo ciò che doveva chiedere al gruppo studio di quella sera, subito dopo il suo appuntamento. Quando era arrivata in dormitorio aveva trovato Evie stesa sul letto di Aster a testa in giù intenta a sfogliare una rivista di gossip. Millicent l’aveva salutata e aveva iniziato a scegliere i vestiti per il suo appuntamento, con una Evie molto interessata che tentava di metterla a suo agio. Evie poi era dovuta scappare perché doveva trovarsi con qualcuno e si era raccomandata con lei di controllare che Aster fosse pronta per l’appuntamento e ovviamente Millicent non se lo era fatto ripetere due volte, infatti quando l’amica era arrivata in dormitorio l’aveva subito riempita di consigli.

«A che ora hai l’appuntamento?» domandò Millicent finendo di sistemarsi i capelli.

«Fra meno di un’ora.» borbottò Aster in risposta.

Millicent si voltò per guardare l’amica aspettandosi di trovarla già vestita, ma Aster, che stava intrecciando i capelli molto concentrata, indossava una delle sue tante salopette.

«Aster, non per metterti fretta, ma non credi sarebbe il caso di vestirsi se devi essere alle serre fra meno di un’ora?» osservò la bionda squadrando l’amica dalla testa ai piedi.

Aster legò la treccia e rivolse alla compagna uno sguardo confuso, non capendo a cosa di riferisse, poi lisciò la salopette in jeans e disse: «Di che parli? Sono pronta.»

Millicent sbatté le palpebre un paio di volte, studiò per un istante il dolcevita a costine, la salopette e le Converse e poi disse: «Non dirmi che stai andando all’appuntamento vestita così!»

«Perché? C’è qualcosa che non va?» domandò la Tassorosso preoccupata mentre studiava il suo outfit non capendo quale fosse il problema.

«Aster non è proprio quello che ci si aspetterebbe per un primo appuntamento…»

Aster si sentì morire dentro, non aveva molto tempo e non sapeva cosa mettere, perciò aprì il baule ed estrasse qualcos’altro per mostrarlo all’amica.

«Scusa ma hai solo salopette nel tuo armadio?» chiese Millicent.

Aster non rispose ed estrasse un capo che le piaceva particolarmente, lo alzò e lo mostrò fiera a Millicent.

«Ma è un’altra salopette!»

«Però questa è un vestito.» mormorò indicando la gonna con soddisfazione.

Millicent prese un respiro profondo evitando di sbattersi una mano in fronte e spiegò: «Puoi anche chiamarla gonna con bretelle, ma rimane comunque una salopette.» le rivolse un sorriso incerto «Non puoi mettere un vestitino più carino?»

Aster sembrò un po’ delusa dalla reazione dell’amica, lei adorava quell’abitino e pensava che anche Millicent l’avrebbe apprezzato, perciò lo strinse tra le dita e protestò: «Ma anche Rachel Green le usa sempre e lavora nella moda!»

Millicent la guardò cercando di capire di cosa parlasse, ma non riuscendo a collegare il nome a un volto ripeté: «Rachel Green?»

«È un personaggio di una serie babbana.»

«Beh, non mi importa se questa Rachel lavora nella moda, Millicent Burke dice che non è la scelta migliore per un appuntamento.» rispose mentre controllava l’ora «Vorrei rimanere, ma devo andare o arriverò tardi all’appuntamento, goditi il pomeriggio con Hawthorne!»

Aster la salutò con un mezzo sorriso e osservò la salopette soppesando le opzioni: aveva la gonna quindi contava come vestitino, no?

 

Hawthorne era da poco tornato nella sua stanza del dormitorio e, anche se aveva ancora addosso l’accappatoio visto che si era appena fatto la doccia, non aveva perso tempo a mettere un vinile sul suo giradischi per ascoltare un po’ di musica jazz prima di dover uscire, cosa che lo metteva sempre di buon umore. Si passò una mano sul viso sentendo il leggero strato di barba punzecchiargli il palmo, ma non se ne curò particolarmente, ormai non aveva quasi mai voglia di sbarbarsi e aveva sentito per caso qualche ragazza commentare positivamente questo fatto, perciò si disse che non doveva sembrare uno scappato di casa se riceveva tutti quegli apprezzamenti; certo Asriel si divertiva a prenderlo in giro scherzosamente, ma si disse che aveva già fatto fin troppi sforzi per quell’appuntamento. Dopo essersi asciugato per bene i capelli color cioccolato afferrò il maglioncino a trecce blu che aveva posato sopra al baule, lo indossò e prese i suoi stivaletti Chelsea color sabbia, sedendosi sul bordo del letto per metterli.

«Pervinca, non è che ci vuoi andare tu al posto mio?»

La gatta nera, che ronfava ai piedi del letto, non si mosse di un millimetro e continuò a dormire ignara del fatto che il padrone stesse parlando con lei e Hawthorne sorrise (cosa che non faceva quasi per nessuno) per poi accarezzarla. Poco dopo uscì dalla sua stanza con il mantello poggiato sulle spalle e raggiunse la Sala Comune, dove trovò Asriel intento a leggere un numero della Gazzetta del Profeta seduto su uno dei comodi divanetti in pelle nera. Asriel abbassò il giornale quando l’amico gli passò davanti e, con un sorrisetto divertito gli domandò:

«Allora Biancospino, vai dalla tua bella così vestito?» Hawthorne non rispose, ma si limitò a sbuffare «Certo che potevi anche impegnarti di più, magari mettere una camicia, scommetto che Flower sarebbe d’accordo con me.»

«I miei vestiti non hanno niente di male.» borbottò il Serpeverde indispettito.

Asriel si alzò e gli si parò davanti: «Aspetta un momento… ma hai messo del profumo?» 

Hawthorne lo allontanò con il braccio e gli intimò di smetterla di prenderlo in giro, Asriel esibì la sua espressione più ferita in assoluto e mormorò che non poteva, perché era la sua attività preferita. Hawthorne perciò sbuffò, lo salutò e uscì dalla Sala Comune, per raggiungere il luogo dell’appuntamento.

«Ah Haw, finalmente!» lo salutò Flower che era appostata appena fuori dall’ingresso alla Sala Comune di Serpeverde.

«Ciao Flo, come mai sei qui?» le domandò rivolgendole un’occhiata confusa.

«Volevo assicurarmi che fossi in ordine prima di andare all’appuntamento.» spiegò lei mentre lo guardava con attenzione dalla testa ai piedi «E a quanto vedo ho fatto bene a controllarti.»

Flower alzò la mano, in cui teneva una spazzola per i pelucchi che Hawthorne non aveva notato prima, in modo minaccioso e poi prese a passargliela sui vestiti per togliere tutti i peli di Pervinca.

«Flo ma che fai?!» disse il Serpeverde.

Hawthorne cercò inutilmente di scacciare la cugina con una mano, ma la Corvonero sembrava troppo determinata a far sparire tutti i peli dai vestiti del ragazzo per rinunciare.

«Hai fatto la maschera che ti ho dato ieri?» domandò Flower non appena ebbe concluso la sua opera di “bonifica” dai peli, Hawthorne sbuffò «Osservando la tua faccia direi di no… ma non ti sei fatto nemmeno la barba! Hawthorne, ma insomma, non hai messo nemmeno un po’ di impegno nel prepararti?»

«Devo ricordarti che sono costretto a partecipare per colpa tua?» 

Flower alzò gli occhi al cielo: «Magari se avessi una ragazza saresti meno acido.»

«Per l’amor di Salazar, lasciami andare.»

Flower lo squadrò dalla testa ai piedi amareggiata dal fatto che il cugino non avesse seguito le sue raccomandazioni, incrociò le braccia al petto con una smorfia delusa e aggiunse che aveva aspettato un’eternità nei sotterranei al freddo solo per assicurarsi che fosse presentabile.

«A questo punto potevi venire direttamente nel mio dormitorio e assicurarti che facessi tutto ciò che mi hai detto visto che sei stata qui fuori ore ad aspettare per controllarmi!» borbottò Hawthorne «Sono sicuro che Candy sarebbe stata estremamente felice di farti avere la parola d’ordine, in un modo o nell’altro.»

Il Serpeverde era abbastanza infastidito, infatti non aveva alcuna voglia di andare all’appuntamento, non per la ragazza con cui doveva uscire, ma perché non aveva interesse in tutta quella faccenda ed essendo stato costretto non era molto motivato a partecipare attivamente (cosa che non avrebbe fatto comunque visto quanto poco sociale fosse).

«Non posso intrufolarmi nelle altre Sale Comuni, sono Caposcuola, devo dare il buon esempio!» gli ricordò la cugina con tono autoritario.

«Non mi va di discutere con te, soprattutto per una tale sciocchezza.» tagliò corto Hawthorne «Posso solo andare a questo dannato appuntamento? Mi farai arrivare tardi.»

Flower sembrò valutare l’opzione, poi controllò l’orologio e decise di mettere da parte la sua delusione per un altro momento.

«Se te ne andassi tra un minuto saresti comunque in anticipo.» mormorò «Mi raccomando: sii galante ed educato, falle dei complimenti, spostale la sedia, evita i momenti di silenzio imbarazzante, ti prego, cerca di parlare un po’ più del solito, dimostrati interessato a l-»

«Il minuto è passato!» la interruppe Hawthorne «Ci vediamo più tardi.»

Dopo aver salutato la cugina quasi scappò dalle sue grinfie, non reggendo un momento di più tutte quelle raccomandazioni e, mentre saliva le scale verso il piano terra di ritrovò a pregare che sua cugina non avesse intenzione di comportarsi così per ogni appuntamento del Cercle, altrimenti sarebbe definitivamente uscito di testa.

 


 

Hawthorne, dopo essere letteralmente scappato dalla cugina, aveva fatto le scale di corsa per evitare che Flower lo raggiungesse e lo riempisse di raccomandazioni assurde (non avrebbe mai dubitato della perseveranza e della determinazione di Flower, soprattutto in casi del genere), decise perciò di fermarsi appena fuori dal portone del castello per riprendere fiato. Ad essere totalmente sinceri Hawthorne non aveva mai avuto particolare voglia di partecipare all’appuntamento, ma dopo tutto lo stress che aveva provato a causa di quell’uscita, tra l’ansia per le minacce di Basil, i suoi amici che lo prendevano in giro scherzosamente e Flower a fargli da mamma apprensiva, quella poca voglia che si era costretto a tirare fuori lo aveva lasciato definitivamente.

Aster aveva lisciato con le mani almeno un milione di volte la gonna della sua salopette (contrariamente al solito non si era lasciata convincere da Millicent, alla fine lo scopo di un appuntamento era quello di essere se stessi e conoscere l’altra persona no?), gesto che non le apparteneva affatto, in genere non si preoccupava troppo delle pieghe sui vestiti, ma in quanto suo primo appuntamento di sempre sentiva addosso un’ansia che le metteva in subbuglio tutto lo stomaco e ciò la portava a preoccuparsi di cose che normalmente non avrebbe considerato. Prima di uscire prese un carboncino e un piccolissimo bloc notes con un gesto automatico, ma si fermò all’improvviso rendendosi conto di quello che stava facendo: era abituata a girare sempre con almeno un foglio e un carboncino, per questo adorava la grande quantità di tasche che le salopette avevano, perché poteva capitarle in ogni istante di trovare qualcosa da ritrarre e inoltre fare qualche schizzo la aiuta a calmarsi; sarebbe stato opportuno portarseli dietro anche a un appuntamento?

«Ciao.» Hawthorne accompagnò un gesto della mano al saluto.

«Ciao.» Aster arrossì e distolse lo sguardo.

Hawthorne si grattò la nuca imbarazzato, sapeva che Aster non era una delle persone più estroverse del Cercle, ma di certo non si aspettava fosse così timida, il modo in cui aveva pigolato il saluto e si era subito imbarazzata la faceva sembrare uno scricciolo, perciò il Serpeverde decise di sforzarsi e provare ad essere più espansivo.

«Nella lettera di Candy era scritto che l’appuntamento si sarebbe tenuto nella serra del primo anno, vicino alle piante di mughetto, giusto?» domandò il ragazzo, Aster annuì e allora lui le tenne aperta la porta facendola entrare per prima «Beh, allora direi di iniziare a cercare il mughetto.»

Aster si schiarì la gola: «No-non serve.» borbottò imbarazzata «So dove sono.»

La Tassorosso guidò Hawthorne dove si trovava la pianta in silenzio e quando la raggiunsero rimasero un momento ad osservare il piccolo angolo dall’aria fatata che Candy aveva creato per l’occasione: in un angolo i normali vetri della serra erano stati trasformati in adorabili vetrate, sui balconcini erano stati posati dei cuscini e poi Candy aveva completato l’opera con un semplice tavolino, una poltroncina e un busto in marmo. Hawthorne si accomodò su uno dei cuscini che facevano da panca e prese a leggere il menù con attenzione o sguardo di Aster indugiò su ognuno dei dettagli e senza pensarci due volte estrasse dall’unica tasca della sua salopette carboncino e bloc notes. Hawthorne, dopo aver letto tutto il menù, alzò lo sguardo verso Aster per vedere se avesse finito anche lei, così avrebbero potuto ordinare, ma trovò la ragazza completamente concentrata nel disegnare qualcosa. Hawthorne si aspettava di tutto, ma di certo non che Aster si fosse già annoiata così tanto da mettersi a scarabocchiare, il giovane la osservò in silenzio domandandosi se fosse il caso di interromperla e in quell’istante la Tassorosso alzò lo sguardo incrociando quello confuso del ragazzo.

Aster diventò praticamente bordeaux quando realizzò quello che stava facendo: «Io… cioè… s-scusami.» balbettò faticando a mettere insieme una frase di senso compiuto «No-non avrei dovuto, io… questo angolo era così bello ed ero agitata e… scusami tanto!»

«Non fa niente.» mormorò Hawthorne non sapendo bene cosa dire.

«Tieni.» disse Aster prima che il Serpeverde potesse pensare a cosa dirle e gli porse il foglietto.

Hawthorne spalancò gli occhi sorpreso: il disegno ritraeva lui preso a leggere il menù molto fedelmente.

«Sei veramente brava.» commentò.

«Io… beh è solo uno schizzo in realtà.» mugugnò con un gesto della mano sbrigativo «No,» disse quando Hawthorne fece per restituirglielo «Tienilo pure, prendilo come le mie scuse.»

Hawthorne posò il disegno sul cuscino libero e i due rimasero in silenzio.

«Quando sono agitata disegno, mi aiuta a calmarmi.» disse Aster all’improvviso «Non volevo essere scortese è solo che ero molto nervosa, sono molto nervosa, non sono brava a socializzare.»

Hawthorne annuì comprensivo: «Nemmeno io.» Aster gli rivolse un mezzo sorriso sollevata «Mi piace stare da solo, ma Flo pensa che dovrei sforzarmi di più.» 

«È la stessa cosa che mi dicono Millie e Basil!» Aster sembrò illuminarsi «Ma io sto bene così.»

«Ti capisco perfettamente.»

Aster sorrise, nessuno prima di allora sembrava capire che per lei dover socializzare e stare con gli altri non era fondamentale e che preferiva di gran lunga starsene per i fatti suoi a disegnare. Hawthorne piegò leggermente le labbra all’insù, non era solito sorridere, ma era raro che qualcuno condividesse il suo punto di vista sulla questione solitudine, alla fine quell’appuntamento non sarebbe stato così male, nemmeno se fossero rimasti in silenzio per un po’ a farsi semplicemente compagnia.

 


* * *

 
 

«Grazie per avermi invitata.»

Millicent alzò la testa di scatto per rivolgere un’occhiata confusa a Karma mentre le passava il vaso che aveva appena preso. Il professor Wright aveva ricevuto delle nuove piante per le serre del castello e Millicent, essendo la sua assistente, era stata incaricata di sistemarle in dei vasi nuovi; l’uomo le aveva domandato se avesse bisogno di aiuto, ma Millicent gli aveva detto che non ce ne sarebbe stato bisogno visto che aveva delle amiche che l’avrebbero aiutata molto volentieri. Così quel pomeriggio lei, Karma e Aster si erano dirette tutte e tre alle serre, le prime due per sistemare i nuovi arrivi, mentre Aster era stata invitata per usufruire delle piante come modelli da ritrarre, infatti una volta entrate Millicent le aveva domandato se poteva occuparsi delle piante aromatiche e poi avrebbe potuto mettersi a disegnare, Aster aveva fatto come le era stato chiesto e poi si era piazzata davanti a un fiore particolarmente carino con il blocco da disegno. Karma, felice più che mai di essere stata invitata ad occuparsi delle piante delle serre, in genere infatti il professor Wright, seppur apprezzasse il suo entusiasmo, preferiva che non si occupasse delle piante senza supervisione, era rimasta con Millicent cosicché potessero prendersi cura delle piante più impegnative. 

Karma abbassò lo sguardo mentre prendeva il vaso dalle mani della compagna e mormorò: «Di solito le persone non si fidano di me per queste cose.» scrollò le spalle mentre poggiava il vaso delicatamente a terra (ne aveva già rotto uno poco prima e voleva evitare di causare altri incidenti) «Ma non fa niente, mi hai invitata comunque e ne sono molto contenta.» aggiunse poi con tono particolarmente allegro.

Millicent le rivolse un sorriso un po’ dispiaciuto, certo Karma non era una delle persone più affidabili del mondo, ma teneva veramente a dare una mano e sapeva essere estremamente dolce, non capiva proprio perché non avrebbe dovuto invitarla; la più grande non sembrò cogliere quel pensiero e rispose al sorriso con uno ancor più luminoso, poi afferrò un piccolo vaso che conteneva una pianta simile a un giglio e girò su se stessa meravigliandosi di quanto incredibile fosse la natura. Millicent la osservò invidiando la positività della compagna, non era da tutti vivere la vita con tanto entusiasmo e Karma aveva sempre dimostrato di saper apprezzare ogni singola cosa le accadesse, anche la più negativa, riuscendo a trovare una nota felice in qualunque cosa. La castana posò il vaso al suo posto prima di far cadere anche quello e sfiorò delicatamente un petalo del fiore come a fargli una carezza, ogni giorno si stupiva di quanto l’universo fosse meraviglioso, anche la più piccola cosa, come quel fiore, sapeva essere estremamente speciale a modo suo e ogni volta lei ne rimaneva meravigliata.

«Dobbiamo piantare anche quella?» mormorò dopo essersi guardata intorno con gli occhi spalancati.

Millicent spostò lo sguardo verso la pianta che Karma stava indicando e, dopo un attimo di riflessione, scosse la testa: «No, quello è un Geranio Zannuto, è abbastanza aggressiva come pianta e il professor Wright ha detto che preferisce occuparsene lui stesso.»

Karma annuì dispiacendosi di non poter sistemare anche quella, ma non si lasciò abbattere, anche perché Millicent le fece planare affianco un sacco di terriccio e indicò con la bacchetta un’altra delle nuove piante:

«Ti dispiacerebbe occuparti delle Giunchiglie Strombazzanti mentre io penso alla Calendula?»

Karma annuì energicamente con gli occhi praticamente a cuoricino, troppo contenta per poter dire qualunque cosa.

 

Sebastian sbucò dal ritratto della Signora Grassa trovandosi davanti una Sala Comune quasi deserta, entrò spostando lo sguardo da una testa all’altra per poi notare una familiare testa bionda seduta per terra a gambe incrociate. Il ragazzo si avvicinò alla compagna osservando in silenzio la partita di scacchi magici che la giovane stava giocando da sola, non disse nulla però non sapendo quale fosse il momento adatto per interromperla.

«Cosa posso fare per lei, Mr. Macmillan?» mormorò Ivy senza spostare lo sguardo dalla scacchiera «Alfiere in D2.»

Sebastian osservò l’alfiere nero fare quanto ordinato e poi spalancò gli occhi meravigliato quando notò uno dei pezzi bianchi muoversi senza che nessuno gli desse alcun ordine.

«Com’è possibile?» domandò confuso mentre si sedeva su una delle poltrone in pelle.

«È una scacchiera da allenamento.» borbottò Ivy distrattamente mentre soppesava le possibilità per proseguire il gioco «O come diceva sempre mio padre è una scacchiera pensante, è incantata per valutare il livello del giocatore e muovere i pezzi di conseguenza.»

Sebastian annuì distrattamente, non era un gran giocatore di scacchi e non aveva mai visto nessuno giocare da solo con una scacchiera che decideva da sola cosa fare. Ivy fece muovere la sua torre e poi guardò l’amico con la coda dell’occhio, senza perdere di vista la scacchiera.

«Quindi? Come posso aiutarti?»

Sebastian le rivolse un piccolo sorrisetto «A dire il vero capiti a fagiolo, non ti stavo cercando, ma mi farebbe comodo qualche informazione, diciamo.» Ivy diede un altro ordine ai suoi pezzi e una delle pedine bianche venne colpita dalle sue «E poi me lo devi dopo lo scherzetto dell’altro giorno.»

«Non era niente di personale, semmai era un favore.» mormorò Ivy alzando gli occhi al cielo con un sorriso divertito.

«Sei stata gentilissima, davvero.» commentò il giovane sbuffando «La prossima volta che avrò bisogno di essere pietrificato ti chiamerò.»

Ivy rise portando una mano davanti alla bocca, abitudine che ancora faceva fatica a perdere (sua madre aveva fatto di tutto affinché le regole d’etichetta le entrassero in testa), certo le capitava di ridere a crepapelle fregandosene dell’etichetta e delle regole di sua madre la maggior parte delle volte, ma spesso le capitava di compiere gesti del genere senza rendersene conto, e spronò l’amico a domandarle quello che gli serviva, tutta l’attesa l’aveva incuriosita parecchio.

«Beh dunque, devo andare all’appuntamento del Cercle e-»

Ivy lo interruppe con un sorriso sornione che non riuscì a nascondere: «Mi stai chiedendo dei consigli d’amore o per diventare un bravo gentleman?»

«No, a dire il vero-» Sebastian sembrò realizzare sul momento quello che l’amica gli aveva detto «Non mi servono consigli per gli appuntamenti, me la cavo già molto bene! E poi io sono già un gentleman.»

Ivy diede un altro ordine al suo alfiere e poi tornò a prestare attenzione all’amico: «Basil è un gentleman, tu, beh, dovresti lavorarci un po’ su, ma niente di irrisolvibile.»

«Hey! Io sono apposto così!» sbottò leggermente offeso, ma dopo aver notato quanto Ivy si divertisse a prenderlo in giro decise di lasciar perdere il discorso «Volevo domandarti se hai qualche informazione su Karma o qualche dritta, tipo non essere troppo volgare o cose del genere.»

«Credevo che non essere troppo volgari fosse una regola da rispettare ad ogni appuntamento.» disse la bionda «Perché non chiedi a Basil? Lui la conosce bene. Non credo di poterti dare delle informazioni veritiere, non siamo molto in confidenza.»

«Sei forse impazzita?» Sebastian iniziò a scuotere la testa con enfasi «Sono già stato fortunato che non mi abbia fatto il discorso da fratello maggiore protettivo, non voglio dargliene occasione.»

«Hai paura di Basil?» domandò la giovane quasi ridendo in faccia all’amico mentre glielo chiedeva, Sebastian però non rispose subito, perdendo l’occasione di rispondere alla domanda «Ah! Scacco matto, ho vinto!» esultò Ivy subito dopo aver ordinato alla sua regina di spostarsi, poi con un colpo di bacchetta la scacchiera si ripiegò su se stessa e tutti i pezzi si disposero ordinatamente sul tavolino davanti al quale la Grifondoro era seduta «Non ci credo che hai paura di Basil, è adorabile!»

«Non ho paura di Basil!» si lamentò Sebastian, Ivy alzò un sopracciglio con l’aria di chi la sa lunga e Sebastian sbuffò «Sembra tanto gentile e disponibile, ma se si tratta delle sue sorelle diventa un mostro.»

«Secondo me esageri.»

«Non esagero.» Sebastian scrollò le spalle «Tu non l’hai mai visto comportarsi così, quindi posso capire che sia difficile da credere, ma fidati di me, diventa una leonessa con i suoi cuccioli quando qualcuno prova ad avvicinarsi alle sue sorelline o a Karma, che ormai è come fosse la sua quinta sorella.»

Ivy lo fissò incredula e poi disse: «Ci crederò solo quando lo vedrò.»

 

«Quindi Millie ti ha invitata a sistemare le nuove piante nelle serre?» domandò Basil portando le mani intrecciate dietro alla testa, lui e Karma erano sdraiati sull’erba del grande parco del castello conversando amabilmente.

Karma annuì raggiante: «Oh si! Sai, ho piantato le Giunchiglie Strombazzanti tutta da sola, tra l’altro sono delle piante simpaticissime, quand-» la Tassorosso smise di parlare all’improvviso puntando un dito contro Basil «Sei stato tu a dirle di invitarmi?»

Basil la fissò chiaramente confuso a causa della domanda: Karma non era una persona antipatica,  assolutamente no, anzi, era una delle persone più squisite e amichevoli si potesse incontrare, tutti i suoi compagni assistevano alle sue stranezze con sincera curiosità e vedevano il suo essere bizzarra in modo positivo, ma, anche se era circondata da parecchie persone che tenevano sinceramente a lei, capitava spesso che qualche ragazza fosse molto gentile con lei soltanto per arrivare a Basil e lei ci rimaneva sempre male (anche se si ostinava a dire di non darci peso); oltretutto era raro che qualcuno le chiedesse una mano per fare qualcosa di delicato, perché nonostante facesse tutto molto volentieri combinava fin troppi guai e finiva per diventare un impedimento.

«Giuro no, non ho detto niente a Millie.» spiegò Basil alzando le mani in segno di resa «Dopo quella volta con Stella Dumphy non mi sono più impicciato negli affari tuoi.»

Karma gli porse il mignolo con aria estremamente seria: «Promesso?»

«Promesso.» Basil annuì e strinse il mignolo scuotendo leggermente la testa con un largo sorriso «E se ti avessi mentito te ne saresti accorta subito, sono pessimo.»

Karma ridacchiò, Basil era probabilmente il peggior bugiardo della storia, non era da lui dire bugie e quando ci provava finiva per farsi scoprire entro i primi dieci secondi.

«Non parliamo più di quella Stella per favore.» mormorò Karma evitando di guardare l’amico negli occhi «Non perché io ci sia rimasta male eh, ma-»

«Me ne sono già dimenticato.» la interruppe «Com’è che si chiamava? Sarah, Selene, Stacy?»

Karma scoppiò a ridere riacquistando tutta la sua positività e Basil le rivolse un sorriso, sapeva bene che non era la verità e che la ragazza ci era rimasta male, ma non voleva infierire, era stato un po’ ingenuo anche lui in tutta quella storia e aveva agito in modo stupido, ancora non riusciva a perdonarsi il fatto di non essere riuscito a evitare la delusione all’amica. Karma scattò a sedere e indicò un albero sulla sponda del Lago Nero.

«Potremmo arrampicarci su quell’albero laggiù!» propose entusiasta.

Basil si alzò a sedere lentamente e sorrise appena, ormai dopo sette anni di amicizia era abituato alle proposte pazze di Karma e non se ne stupiva più.

«Non so se sia una buona idea,» osservò con tono pacato «Sta iniziando a scendere il sole e non vorrei ci facessimo male.»

Karma sbuffò: sapeva che Basil aveva parlato al plurale per non offenderla, ma era ben consapevole del fatto che il fatto di farsi del male fosse riferito solo a lei.

«Non mi farò male!» protestò «Ci alleniamo spesso di sera a Quidditch e sono caduta dalla scopa solo tre volte quest’anno! E poi l’ho già fatto un paio di volte di sera, proprio su quell’albero, ero con Leo-»

Karma si interruppe all’improvviso realizzando solo mentre lo diceva che stava per tirare fuori una delle persone che più l’aveva ferita; Basil spalancò gli occhi, non l’aveva risentita spesso parlare di quel verme e strinse involontariamente i pugni: non gli era ancora passata l’arrabbiatura nei suoi confronti.

«Beh se vuoi possiamo provarci, ma devi promettermi che starai attenta.» propose Basil con tono dolce cercando di distrarla dal discorso.

Karma scosse la testa con un sorriso un po’ forzato: «Sei molto gentile, ma mi sono ricordata che Lydia mi aspetta in Sala Comune per rivedere i compiti di Trasfigurazione.»

Basil capì che era soltanto una scusa, ma decise di non insistere e si propose di accompagnarla verso la sua Sala Comune determinato a farle tornare il buonumore con qualche battuta.

 

Sebastian aveva tenuto nella sua tracolla, insieme a libri e quaderni, la lettera di suo fratello Adam che aveva ricevuto qualche giorno prima durante la colazione, ma non aveva ancora voluto rispondergli: non tanto perché non volesse, andava estremamente d’accordo con entrambi i suoi fratelli, ma gli erano successe talmente tante cose in quei pochi giorni che non sapeva nemmeno da dove cominciare; aveva infatti pensato di mandargli direttamente le pagine del suo diario così da risparmiare tempo, peccato che nessuno dovesse sapere della sua esistenza, faceva troppo ragazzina che scrive delle sue cotte, anche se la motivazione per cui lo teneva non era certo quella. Quella sera però si era ripromesso di rispondergli e così aveva deciso di evitare la Sala Comune di Grifondoro per non essere disturbato e perciò si era chiuso in biblioteca, luogo che non frequentava se non per appartarsi con qualche ragazza (anche se proprio per quello aveva preso non poche punizioni). Dopo aver scritto circa tre quarti di lettera però si ritrovò Basil seduto di fronte.

«Che vuoi?» gli domandò abbastanza scocciato, si era chiuso lì per avere un po’ di pace eppure non era riuscito a stare da solo per molto tempo.

Basil non si lasciò toccare dall’evidente fastidio dell’amico e rispose in un sussurro: «Sei abbastanza richiesto in Sala Comune.»

Sebastian aggrottò un sopracciglio: «Cosa intendi esattamente?»

«Beh vedi stavo leggendo il giornaletto del Quidditch e mi sentivo particolarmente osservato, il che di solito non è strano,» Basil scrollò le spalle «Poi però due ragazze del quinto anno mi hanno domandato dove fossi, sembravano molto interessate a te, ovviamente non gli ho detto nulla perché so che avevi bisogno di privacy.»

«Perciò hai pensato di venire a disturbarmi tu per questa sciocchezza?»

Basil scosse la testa: «Assolutamente no, ti avvisavo solo del fatto che quelle due si sono appostate in Sala Comune per aspettarti e perché è venuto a cercarti anche Louis.»

Sebastian alzò improvvisamente lo sguardo e mollò la penna con cui stava scrivendo dentro al calamaio: «Louis? Che voleva?»

«Sembrava abbastanza triste, ma non ha voluto dirmi perché, voleva parlare solo con te.»

Sebastian rifletté un momento e poi disse: «D’accordo, grazie per avermi avvisato e scusa se me la sono presa con te.» Basil gli rivolse un sorriso e alzò le spalle «Dì a Louis di prendere il suo cannocchiale e di aspettarmi fuori dalla biblioteca fra un quarto d’ora per favore.»

Basil annuì e si alzò salutandolo con un cenno per tornare in Sala Comune e parlare con il fratello minore di Sebastian e riferirgli il messaggio. Sebastian cercò di concludere la lettera il più veloce possibile e, un dieci minuti dopo, era fuori dalla biblioteca ad aspettare il suo fratellino più piccolo. Il piccolo Louis arrivò con passo svelto dal fratello e cercò di nascondere il muso lungo e gli occhi lucidi sorridendo al più grande.

«Ciao Lou, che succede?» domandò Sebastian con tono apprensivo.

Il ragazzino scosse la testa energicamente mentre diceva che andava tutto bene e che voleva solamente vederlo, Sebastian però non gli credette.

«Non devi fare il duro con me.» disse.

«Sono grande ormai!» mormorò Louis con voce tremante «E i grandi non piangono.»

«Prometto che terrò il segreto allora.» Sebastian finse di chiudere a chiave la bocca e il ragazzino abbozzò un piccolo sorriso.

«Mi manca papà.» spiegò mentre una lacrima a lungo trattenuta gli rigava la guancia «Oggi gli altri continuavano a parlare dei loro genitori e e-»

Sebastian gli fece una carezza sulla testa, aveva immaginato quale fosse il motivo della tristezza del fratellino e per questo aveva già pensato a come tirarlo su di morale.

«Hai portato il cannocchiale?» Louis annuì mentre si asciugava le lacrime «Che ne dici se andiamo sulla Torre di Astronomia a guardare le stelle?»

 


 

Karma non era stata a tanti appuntamenti nella sua vita, anzi era più giusto dire che il numero di ragazzi con cui era uscita si poteva contare sulle dita di una mano e, se qualcuno le avesse domandato quante persone aveva frequentato, avrebbe alzato un solo dito. Per Karma tutte le esperienze del Cercle erano delle esperienze abbastanza nuove, gli appuntamenti in modo particolare, ma proprio per questo era molto esaltata, ma allo stesso tempo molto nervosa. 

Sebastian non era particolarmente preoccupato o ansioso, era uscito con moltissime ragazze, anche se non aveva mai effettivamente cercato nulla di serio, gli piaceva fare nuove conoscenze e quindi non si sentiva agitato all’idea di andare ad un appuntamento. Uscire con Karma però era diverso, non tanto perché la conoscesse già ma allo stesso tempo non la conoscesse per niente, era differente perché Karma era praticamente una sorella per Basil e se l’avesse trattata male di certo non avrebbe superato la settimana indenne.

Uno degli elfi delle cucine servì le burrobirre e gli stuzzichini ai due ragazzi seduti a un tavolino adorabile improvvisato nelle serre (cosa che aveva reso Karma estremamente euforica) con un inchino e Karma lo ringraziò con un sorriso chiamandolo “Signor Elfo” facendo arrossire la creatura che si inchinò altre cinque volte prima di smaterializzarsi (Candy assisteva allo stesso spettacolo ogni volta che li pagava per il servizio extra per il Cercle: anche se gli elfi non volevano i soldi lei insisteva e di conseguenza iniziavano tutti ad inchinarsi compulsivamente).

«Hai dei fratelli?» domandò Karma prendendo un sorso di burrobirra che le lasciò un baffo bianco sopra alla bocca, la timidezza le era passata dopo cinque minuti e da quel momento aveva iniziato a conversare amabilmente.

Sebastian annuì: «Due, io sono quello di mezzo.»

Karma si piegò leggermente in avanti per prestare maggiore attenzione al Grifondoro, le era sempre piaciuto sentire gli altri parlare di sé; anche Sebastian era particolarmente a suo agio, certo alcune stranezze della Tassorosso lo avevano lasciato spiazzato (ad esempio la gonna lunga con stampa bizzarra che faceva a pugni con la parte superiore dell’outfit e alcune uscite particolari della ragazza), ma tutto sommato l’uscita stava procedendo bene.

«Come si chiamano i tuoi fratelli?»

«Il più grande Adam, mentre il più piccolo si chiama Louis, lui è al secondo anno.»

Karma sorrise: «Oh ma allora è uno scricciolo!»

Sorrise anche Sebastian pensando al suo fratellino, il piccolo Louis Macmillan era veramente uno scricciolo e gli voleva un gran bene.

«E tu? Hai dei fratelli?» domandò allora il biondo.

«Sì, noi siamo in sei.» esclamò Karma con un sorriso malinconico «Io sono la terza.»

Sebastian spalancò la bocca: «Siete in sei? Caspita, a casa deve essere difficile convivere tutti insieme!»

Karma annuì abbassando lo sguardo, con alcuni dei suoi fratelli i rapporti non erano dei più rosei e non sapeva bene cosa dire, di certo preferiva ascoltare Sebastian parlare di sé che raccontargli qualcosa di personale. Calò momentaneamente il silenzio, Sebastian stava per domandarle di più, ma aveva intravisto il cambio di umore della Tassorosso, così rimase in silenzio anche lui.

«A dire il vero non è così complicato,» mormorò Karma «Almeno non ultimamente.» il suo tono era un po’ cupo «Il più grande vive con la sua famiglia e anche mia sorella Samsara vive per conto suo, quindi a casa eravamo solamente in quattro.»

Sebastian notò che non aveva nemmeno chiamato per nome il fratello maggiore, ma sembrava che parlare della sorella la facesse sorridere.

«E gli altri?» tentò Sebastian.

«Oh beh dopo di me c’è Om, lui è in Corvonero, al sesto anno.» spiegò la giovane «Poi ci sono Talika e Veda, le mie sorelline più piccole. Talika è al quarto anno, in Grifondoro, Veda è ancora piccola…»

Sebastian decise di cambiare discorso, perché chiaramente Karma non aveva voglia di parlare della sua famiglia: «Fra qualche settimana giocate contro i Corvonero vero?»

Karma sembrò illuminarsi di nuovo e annuì: «Non vedo l’ora di giocare!»

I due presero a parlare animatamente di Quidditch e delle loro previsioni per il campionato di quell’anno entrambi sicuri che la loro Casa avrebbe vinto la Coppa. All’improvviso Karma si bloccò come se le fosse venuto qualcosa in mente e Sebastian inclinò la testa confuso.

«Ti andrebbe di andare a rotolare giù da una collina?» domandò Karma dal nulla con la sua tipica espressione stralunata.

Sebastian rise finendo la sua burrobirra: «Sì, certamente, lo faccio tutti i giorni.»

Il Grifondoro si domandò perché tutti pensassero che Karma si comportasse sempre in modo assurdo, forse era un po’ bizzarra certo, ma era particolarmente simpatica e faceva delle battute veramente divertenti.

«Conosco il prato perfetto, vieni!» Karma scattò in piedi e, afferrato il mantello, si avviò saltellando euforica verso la porta a vetri della serra, di solito nessuno (escluso forse Basil) accettava le sue proposte e questo la rendeva particolarmente felice.

Sebastian inarcò un sopracciglio, era seriamente convinto la Tassorosso stesse scherzando, perciò aveva risposto di sì, pensava fosse chiaro, ma si disse che nessuno poteva avere delle idee così strane e perciò la seguì ancora fermamente convinto che fosse uno scherzo; dieci minuti dopo però si rese conto che Karma non scherzava affatto.

 

 

* * *

 

 

«Hai già finito le due pergamene per Erbologia?» domandò Candy in un sussurro.

Millicent annuì: «Le ho fatte qualche giorno fa.»

«Avrei bisogno di domandarti una cosa a riguardo,» mormorò la Corvonero «Vorrei fare un riferimento a delle altre piante, pensi che parlare dei Bulbi Saltellanti sia fuori luogo?»

«No, assolutamente, è un’ottima idea!» Millicent rispose alzando un po’ troppo la voce e si beccò un sonoro “Sssh” dal tavolo di fianco al loro «Se vuoi conosco un libro ottimo che potrebbe esserti utile, vuoi che vada a prendertelo?»

Candy la ringraziò e Millicent si alzò cercando di non fare troppo rumore visto che gli studenti che occupavano il tavolo della biblioteca di fianco al loro sembravano particolarmente di cattivo umore. Dopo che Millicent fu tornata, le due ragazze ultimarono i compiti (si erano infatti trovate lì qualche ora prima per studiare insieme), raccolsero le loro cose e si diressero verso l’uscita della biblioteca.

«Allora, come procede la preparazione degli appuntamenti?» chiese Millicent dopo essersi chiusa la porta della biblioteca alle spalle «Prima mi stavi dicendo che dovevi finire di organizzare gli ultimi?»

Candy annuì muovendo appena la testa: «Ormai non mi manca molto per finire e sto già pensando ai prossimi!»

Millicent le rivolse un sorriso radioso e le ricordò che l’importante era che non impazzisse se qualcosa non andava esattamente come lei aveva previsto beccandosi in risposta qualcosa che suonava come un “Come osi dubitare delle mie eccellenti capacità di organizzazione?” che la fece ridere. 

«A proposito degli appuntamenti,» esordì la Corvonero «Volevo chiederti un consiglio per quello di Aster… So benissimo che chiedere a Basil è una pessima idea visto quanto sia protettivo e io non la conosco molto bene. Non credo si sia iscritta al Cercle perché ne fosse convinta e vorrei che si sentisse a suo agio, anche perché non credo si trovi molto a suo agio con chi non conosce bene, o sbaglio?»

Millicent annuì e prese a picchiettare l’indice sulle labbra mentre ci pensava su, Candy aveva sicuramente capito bene la situazione, ma Millicent era sicura che non fosse così semplice mettere l’amica a suo agio, infatti a volte le sembrava non si sentisse pienamente libera di essere se stessa nemmeno con lei e Evie, le sue amiche più strette. Basil le aveva spiegato più volte che doveva essere paziente, Aster era fatta così e, anche se con lui sembrava essere completamente a suo agio, non sempre gli diceva tutto e capitava spesso si vergognasse anche con lui, ma purtroppo non si poteva fare niente a riguardo se non spronarla ad aprirsi un po’ di più con delicatezza.

«Temo che Aster non si sentirebbe a suo agio nemmeno se l’appuntamento fosse con me o Evie, è proprio il fatto che sia un appuntamento a metterle agitazione.» mormorò Millicent dopo un momento di silenzio «Però non è una brutta idea provare almeno a farla sentire più a suo agio, soprattutto perché sarà il suo primo appuntamento, anche per questo è meglio che Basil ne stia fuori.» Candy annuì «Credo che potrebbe aiutarla fare l’appuntamento in un posto che le è familiare e in cui comunque in genere si sente a suo agio.»

«Dove le piace passare il tempo di solito? L’ho vista spesso disegnare nel parco del castello, magari potrei organizzarle un picnic?»

Millicent scosse la testa con energia: «No, c’è spesso gente in giro per il parco, andrebbe ancor più nel panico, ci vuole un posto più discreto.» la Tassorosso prese a pensarci su e lo sguardo le ricadde sul libro di Erbologia che l’amica teneva tra le mani «Ma certo, le serre!»

«Ci avevo pensato anche io, ma non sapevo se il Professor Wright fosse d’accordo, so che gli sono arrivate delle piante recentemente e se succedesse loro qualcosa credo che mi ucciderebbe.» spiegò Candy.

«Basterà evitare le serre degli ultimi anni, è lì che tiene le piante più pericolose e delicate, le serre del primo e del secondo anno invece sono perfette, non credo sia un grosso problema.» disse Millicent con un sorriso «Posso parlare io con il Prof, ma credo mi dirà di sì, in fondo si fida di Aster, ma in particolare si fida della mia parola.»

«Beh, allora ti ringrazio! Se non avessi già organizzato il tuo appuntamento lo sposterei nelle serre, magari ci penserò la prossima volta.»

«Ti prego dimmi di più, sono curiosa.»

«Dopo la partita di Quidditch tra Grifondoro e Serpeverde mia cara, non faccio preferenze.»

 

Kurtz stava per uscire dall’aula in cui si era tenuto l’incontro del Club di Scacchi, ripensando alla partita che aveva perso contro un ragazzino del secondo anno: se non si fosse distratto a pensare a quello stupido appuntamento a cui non voleva andare forse non si sarebbe lasciato fregare così facilmente. La porta si aprì con un cigolio e Candy entrò sorridente con il solito ticchettio dei tacchi ad accompagnarla.

«Candy?»

«Oh, ciao!» trillò allegra la bionda «Come è andato l’incontro del Club?»

Kurtz alzò le spalle e mise le mani in tasca «Hai bisogno di qualcosa?»

Candy sorrise colpevole: «Non esattamente.» Kurtz inclinò la testa e la giovane continuò «Volevo domandarti come ti senti… sai, in vista dell’appuntamento.»

Kurtz sbuffò e si lasciò cadere su una sedia con poca grazia, l’amica lo imitò e si accomodò di fronte a lui incrociando le gambe.

«Continuo a pensare ad Isabelle e spero che tu ti sbagli riguardo ai suoi sentimenti.» mormorò in un sussurro «Non voglio uscire con un’altra ragazza.»

Il sorriso di Candy si spense e addolcì il tono come faceva solo quando parlava con Kurtz: «Izzy ha iniziato a frequentare un ragazzo… uno del settimo anno.» borbottò guardando Kurtz dritto negli occhi «So che non è facile da accettare e da superare, ma credo che ti farà bene uscire con Millie… per quanto tu possa essere contrario all’idea hai bisogno di distrarti e non ti farebbe male conoscere persone nuove… altre ragazze…»

Kurtz storse il naso e sbuffò, incrociò le braccia al petto e non disse niente, sapeva che qualunque cosa avesse potuto dire Candy avrebbe saputo come ribattere e forse, in fondo, aveva ragione anche lei. La Corvonero gli lasciò un momento e, quando vide che l’amico non rispondeva sorrise e continuò:

«Millie è una ragazza adorabile e molto dolce.» esordì con tono serio «Ti prego, non darle buca e trattala bene.»

Kurtz le rivolse un’occhiata: «Quindi sei venuta a farmi un discorsetto perché devo uscire con una delle tue amichette.» commentò ricevendo un’occhiata dura da Candy «Non sapevo facessi delle preferenze.»

«Anche se Millie non fosse una delle mie più care amiche sarei venuta a domandarti di trattarla bene, nessuna ragazza si merita un cattivo accompagnatore e ho come il sentore che tu lo potresti essere visto che hai occhi solo per Isabelle.» Kurtz scostò lo sguardo «Perciò promettimi che le darai una chance e le farai passare un buon pomeriggio, almeno questo. Per Millie è il primo appuntamento della storia e vorrei che andasse bene.» Kurtz annuì poco convinto «No tesoro, mi aspetto che tu me lo prometta.»

«Prometto.»

«Che cosa prometti?»

«Prometto che andrò all’appuntamento e che la tratterò bene.»

«E che sarai partecipe.»

Kurtz alzò gli occhi al cielo: «E prometto che sarò partecipe. Sei soddisfatta?»

«Moltissimo.»

 

«Allora che ne dici?»

Millicent mostrò l’outfit che aveva preparato per l’appuntamento ad Evie (che da quando era arrivata se ne stava sdraiata sul letto della bionda con la testa sorretta dalle mani e le gambe che dondolavano in aria) che osservava con occhio critico l’abbinamento preparato dall’amica.

«Mi piace moltissimo! Lo conquisterai di sicuro.» cinguettò Evie «Comunque quella gonna devi assolutamente prestarmela, è bellissima.»

Millicent sorrise sollevata, tutta quella scenetta messa in piedi da Evie, che fingeva di scrutare i vestiti come fosse una famosa stilista, le aveva messo un po’ di agitazione, anche se forse era già nervosa di suo per l’appuntamento che sarebbe stato il primo della sua vita. La bionda aveva scelto un outfit semplice, ma molto carino: avrebbe indossato un dolcevita nero e un’adorabile gonna  tartan plissettata rossa.

«Che scarpe metterai?» domandò Evie inclinando leggermente la testa.

Millicent sollevò un paio di stivali al ginocchio con il tacco: «Questi.» disse «E sopra ho intenzione di mettere la mantella nera di lana.»

Evie stava per complimentarsi dell’outfit quando la sua sveglia iniziò a suonare e una voce, che doveva suonare minacciosa, ma invece la faceva solo ridere, le ripeteva di muoversi che era già in ritardo. Evie tentò di farla smettere schiacciando ogni punto più volte, ma la sveglia non sembrava avere alcuna intenzione di stare zitta.

«Cos’ha la tua sveglia?» domandò Millicent cercando di sovrastare la voce dell’oggetto con la sua.

Evie fu costretta a gridare: «Io e Olivia abbiamo voluto fare un esperimento ieri, eravamo qui da sole e ci stavamo annoiando e-»

«SEI IN RITARDO, PREPARATI ED ESCI.» la interruppe la sveglia alzando ancor più la voce.

Evie sbuffò sonoramente e prese scarpe e mantello: «MI METTO LE SCARPE E GIURO CHE ME NE VADO.» urlò contro alla sveglia che, non appena la giovane fece quanto detto, smise all’improvviso di fare rumore «Dicevo, io e Olivia ci stavamo annoiando e, visto che sono sempre in ritardo o mi dimentico degli incontri, abbiamo pensato fosse una buona idea incantare la sveglia per spronarmi ad arrivare in tempo, ma non credo sia stata una brillante idea.»

Millicent ridacchiò, Evie e la loro altra compagna di stanza Olivia Greengrass ne combinavano sempre una e infatti, dopo sei anni di convivenza, non si stupiva più delle loro strane idee, ma questa volta doveva ammettere che si erano veramente superate.

«Devi andare da qualche parte?» domandò allora Millicent.

«Sinceramente non me lo ricordo,» Evie alzò le spalle «Magari uscendo mi verrà in mente quello che devo fare.»

La sveglia ricominciò a parlare cercando di mettere fretta a Evie e la ragazza si vide costretta a prendere il mantello e uscire dalla stanza pur di far smettere quella benedetta sveglia di strillare, prima di uscire però augurò all’amica di divertirsi al suo appuntamento. Millicent, ormai rimasta sola, sentì di nuovo tutta l’agitazione per l’appuntamento farsi pesante e decise di concentrarsi sul trucco in modo da non pensarci. Aveva appena finito di disegnare un’aletta sull’occhio destro con l’eyeliner quando Aster arrivò in camera e Millicent la salutò con un sorriso. La bionda finì di truccarsi scegliendo una tonalità di rossetto nude leggermente rosata per completare il look e, talmente era presa dal suo trucco si rese conto che non aveva controllato che Aster si preparasse per l’appuntamento, che era proprio dopo il suo.

Millicent finì di controllare il suo trucco, prese a spruzzarsi il suo profumo preferito al gelsomino e nel frattempo domandò: «Aster sei emozionata per il tuo appuntamento?»

 


 

A Millicent era dispiaciuto terribilmente lasciare Aster a prepararsi da sola per l’appuntamento, anche perché non poteva assicurarsi che l’amica si cambiasse davvero, ma sapeva bene che Candy sarebbe impazzita se non fosse stata in orario e inoltre non voleva dare una brutta impressione di sé a Kurtz. La Tassorosso procedeva con passo spedito per i corridoi del castello e, dopo alcune rampe di scale si ritrovò davanti alla porta della sede del Cercle, ma Kurtz non era lì. Essendo in ritardo di un paio di minuti si disse che forse il ragazzo intanto aveva preso posto dentro, perciò spinse delicatamente la porta e un profumo di rose le invase le narici, Millicent sorrise sapendo bene che le rose erano sempre state il fiore preferito di Candy e non fu stupita di trovarsi davanti una stanza ricoperta di quei fiori quando varcò la soglia. Kurtz non era nemmeno lì e Millicent capì che anche lui era in ritardo, perciò prese a girare per la stanza, osservando ogni singolo dettaglio, Candy era una perfezionista e si vedeva: non c’era niente che fosse fuori posto e gli oggetti erano stati disposti con molta cura e attenzione. La porta si aprì nuovamente e Kurtz emerse da dietro ad essa.

«Ciao.» lo salutò con tono leggermente incerto la bionda «Scusami se non ti ho aspettato fuori, pensavo fossi già arrivato.»

Kurtz alzò le spalle e non disse niente, perciò i due si sedettero in silenzio a un tavolo qualunque. Kurtz non disse niente e prese a squadrare il menù, così la Tassorosso decise di fare lo stesso e cercò di celare una smorfia delusa: non che si aspettasse il baciamano o qualcosa di simile, un saluto però sarebbe stato gradito; certo, sapeva che Kurtz era un ragazzo freddo e non aveva la reputazione del chiacchierone, però Candy ci andava particolarmente d’accordo e perfino Aster sembrava avere qualche tipo di confidenza con lui, perciò non doveva essere tanto male, o almeno era quello che Millicent sperava. Non era da lei giudicare gli altri, proprio no, però non le aveva fatto un’ottima impressione fino a quel momento, ma la giovane decise di non abbattersi e di provare a conoscerlo prima di farsi un’idea su di lui. 

«Che cosa hai ordinato tu?» domandò Millicent non appena ebbero fatto le loro ordinazioni.

«Una cioccolata alla cannella.» rispose Kurtz con tono annoiato.

Millicent improvvisò un mezzo sorriso: «Ottima scelta! Anche io ho preso una cioccolata e anche un pain au chocolat, adoro la cioccolata.» Kurtz non mosse nemmeno un muscolo della faccia, mantenendo la sua espressione impenetrabile «Tu non hai preso niente da mangiare?»

«No.»

«Oh, d’accordo.»

Millicent abbassò lo sguardo imbarazzata, dire che si sentiva a disagio era un eufemismo e di certo Kurtz non stava facendo niente per farla a sentire a suo agio o per avviare una conversazione. Calò un silenzio imbarazzante e Millicent decise di rimanere in silenzio, non riuscì a guardare il Corvonero in faccia, perciò prese a fissare una rosa bianca dietro di lui pensando a come poter migliorare la situazione.

«Aster mi ha detto che ti piace disegnare, non è ch-» esordì Millicent tentando di avviare di nuovo la conversazione.

«Non ce la faccio.» sbottò Kurtz interrompendola.

Millicent si zittì e gli rivolse un’occhiata confusa, ma il giovane non disse altro si alzò e uscì dalla stanza lasciandola da sola.

 

 

* * *

 

 

Candy stava tornando alla sua Sala Comune con l’intenzione di appropriarsi di un tavolo e mettersi a riorganizzare tutte le attività del Cercle contando due persone in meno, era così furiosa che qualcuno avesse osato scombinarle i piani per una stupida bravata che i suoi passi pesanti risuonavano per tutti i corridoi e le scalinate del castello. Se c’era una cosa che Candy Rowle non tollerava era che qualcosa non fosse sotto controllo, in qualche modo riusciva sempre a far andare tutto sempre come previsto ed era molto brava a mantenere la calma, ma se qualcuno osava rovinare i suoi piani allora perdeva la pazienza. Elias Burke le aveva consigliato molte volte, sin da quando erano bambini e lui ignorava le regole che la piccola Candy imponeva, facendola letteralmente impazzire, era di andare da qualche Magipsicologo e farsi risolvere la sua leggerissima mania di controllo, ma lei non gli aveva mai dato retta. Un sonoro crack la fece sobbalzare leggermente e un elfo le si inginocchiò ai piedi, intimorito dall’evidente nervosismo della Corvonero.

«Miss Candy, credo ci sia un p-problema…» mormorò la creatura abbassando ancor di più la testa.

Candy sbiancò: «Che tipo di problema?»

«Q-quando ho servito il the per l’appuntamento di questo pomeriggio era r-rimasta solo la dolce signorina bionda al tavolo.» spiegò l’elfo titubante «Le ho do-domandato dove fosse il suo a-accompagnatore e… e ha d-detto che era a-andato via.»

Candy prese un respiro profondo e, dopo aver rivisto mentalmente i suoi piani per gli appuntamenti, si rese conto che quella che era stata lasciata da sola era Millicent. La giovane domandò gentilmente all’elfo di servirle qualunque cosa volesse e di farle le sue scuse.

«Elias mi ucciderà!» realizzò Candy spalancando gli occhi, poi prese a marciare verso la Sala Comune ancor più furiosa di prima.

Una volta raggiunta la Sala Comune rispose con stizza all’indovinello senza alcuna difficoltà e poi fece il suo ingresso domandando a due ragazzini del terzo anno intenti a giocare a gobbiglie se avessero visto un certo Kurtz Blackburn. I due le dissero che l’avevano visto andare nei dormitori e lei li ringraziò mentre saliva le scale verso le stanze dei ragazzi sotto allo sguardo sconvolto dei due tredicenni. Bussò con forza alla porta dell’amico che le aprì poco dopo senza mostrare alcuna emozione, si spostò per farla entrare e rimase in silenzio.

«Sai già perché sono qui.» sputò fuori con rabbia la bionda «Mi avevi promesso che saresti andato all’appuntamento e che avresti fatto del tuo meglio per essere partecipe. Mi avevi promesso che avresti trattato Millie come si merita e cosa scopro? Che l’hai mollata lì da sola.»

Kurtz abbassò lo sguardo e strinse i pugni: «Non ce l’ho fatta. Non facevo altro che pensare a Isabelle.»

«Non mi interessa.» mormorò Candy con freddezza «Sono stata comprensiva, ho cercato di consolarti e di aiutarti, Kurtz ho avuto pazienza! So che non è facile superare una cosa del genere e ho fatto del mio meglio per venirti incontro!» strinse le braccia al petto «In cambio ti ho chiesto solo di far avere a Millie un primo appuntamento degno di questo nome e tu hai infranto la promessa. Sono estremamente delusa e mi aspetto come minimo delle scuse da parte tua a Millicent.»

Kurtz rimase in silenzio con aria rassegnata e una crescente ira, non era mai stato bravo a gestire i suoi sentimenti e sentirsi urlare contro in quel modo, che Candy avesse o no ragione, lo faceva arrabbiare ancor di più, perciò decise di fare ciò che sapeva fare meglio: respingere le persone.

«Mollo!» le gridò «Non voglio più sapere niente del tuo stupido Cercle e non voglio più sapere niente di te!»

Candy spalancò la bocca e si domandò se avesse esagerato, da sempre aveva queste manie da Cupido e pensava di sapere cosa fosse meglio per le persone a cui teneva, credeva che Kurtz avesse bisogno di una spinta, ma forse aveva valutato male la situazione?

«Possiamo parlarne con… con più calma?» domandò addolcendo il tono «Ci siamo fatti prendere troppo dalle nostre emozioni e-»

«No.» la interruppe Kurtz «Sono stufo e non ho intenzione di ripensarci. Ora vattene e non rivolgermi mai più la parola.»

Candy sentì gli occhi pizzicare, si morse il labbro e uscì senza dire nient’altro; una volta chiusa la porta alle spalle si lasciò sfuggire un sospiro, poi guardò il soffitto e ricacciò indietro le lacrime, se c’era una cosa che Candy Rowle non faceva era piangere, soprattutto davanti ad altre persone. Non aveva tempo da perdere con chi non voleva ascoltare, perciò scese le scale e tornò in Sala Comune pronta ad analizzare tutti i moduli che le avevano mandato in cerca di un gentiluomo.

 

 

* * *

 

 

«Quindi l’incontro è approvato?» domandò Jamie titubante.

La donna gli rivolse un sorriso e gli restituì la pergamena, poi annuì e si alzò per accompagnarlo alla porta:

«Approvato.» confermò «Trovo che i tuoi piani per il Club siano estremamente interessanti, ma non è il caso di discuterne di domenica mattina. Li rivedremo nel dettaglio martedì, d’accordo?»

Jamie mormorò di essere d’accordo: forse non era stata una delle sue migliori idee disturbare la sua professoressa di Incantesimi di domenica mattina, ma aveva così tante cose a cui lavorare per preparare al meglio ogni incontro del Club che aveva voluto avere la sua approvazione il prima possibile. Jamie salutò la donna e si scusò nuovamente per averla disturbata, poi uscì dal suo ufficio e si chiuse la porta della stanza alle spalle.

«Jamie?»

Il Corvonero fu molto stupito di trovarsi davanti Candy Rowle, ma, non avendo alcun tipo di rapporto con la compagna di Casa, si disse che non era certo lì per lui.

«Se stavi aspettando di parlare con la Smith ho finito.» borbottò facendole un cenno di saluto.

«No, aspetta.» lo richiamò Candy «Volevo parlare con te.»

Jamie si fermò di colpo e squadrò la giovane confuso, di cosa poteva volergli parlare esattamente Candy Rowle? Partecipava spesso agli incontri del Club di Incantesimi, come a quello di ogni altra materia scolastica, ma non c’era nient’altro che li legasse e non aveva idea di cosa potesse volere la giovane da lui.

«Oh Santa Priscilla, sono proprio una maleducata!» mormorò la bionda stringendo le braccia al petto «Forse avevi da fare? Louis e Christopher mi avevano detto che potevo trovarti qui, ma non ho nemmeno domandato loro se avessi del tempo per me.» gli rivolse un sorriso «Hai per caso qualche minuto da dedicarmi?»

Jamie pensò ai suoi piani per quella domenica e si disse che potevano benissimo aspettare, visto che avrebbe sistemato i compiti per la settimana e letto un libro, così annuì e la giovane si illuminò all’improvviso.

«Perfetto!» gongolò Candy esibendo un sorriso «Ho avuto qualche imprevisto recentemente con il Cercle d’Amour, diciamo più qualche persona problematica, ma tornando al punto: sono a meno tre partecipanti e mi ritrovo quindi con ragazza in più rispetto ai ragazzi. Non mi sognerei mai di lasciare una povera dama sola soletta, perciò ho ripreso in mano i moduli e vorrei che tu partecipassi.» la giovane usò il suo tono più convincente e allargò, se possibile, il sorriso «Visto che hai compilato il modulo io suppongo che tu sia interessato e dato che hai avuto una seconda chance sarebbe da stupidi non accettare, non credi?»

Jamie ascoltò la ragazza con attenzione e, quando Candy concluse il suo discorso, rimase in silenzio per un momento, il suo discorso non faceva una piega e lui aveva addirittura mandato il modulo di partecipazione, perciò sembrava naturale dire di si. Anche se erano stati Louis e Christopher a convincerlo, fosse stato per lui non l’avrebbe mai fatto, anzi, aveva perfino deciso di cambiare idea quando ne avevano discusso in camera e Thomas Miller aveva spiegato in modo sicuro e terribilmente convincente perché non ne valesse la pena. Alla fine però Louis e Christopher erano riusciti in qualche modo a fargli fare quella pazzia (secondo loro aveva bisogno di fare nuove conoscenze) e visto che aveva mandato il modulo era tardi per tirarsi indietro, giusto?

«Ehm,» mugugnò imbarazzato «Ho compilato il modulo perciò credo non abbia senso tirarsi indietro… d’accordo, parteciperò.»

 

 

* * *

 

 

*Fiorellina = visto che Aster ha vinto il torneo come best fiorellina ho deciso di darle questo soprannome

*Manzo = sempre un riferimento al torneo vinto da Hawthorne come best manzo su instagram

 

 

* * *

* * *

* * *

 

Buonasera!

È passato un bel po’ di tempo, me ne rendo conto e temo non riuscirò mai a scusarmi a sufficienza, ma spero che questo capitolo (che è particolarmente lungo rispetto al solito) vi piaccia e possa in parte servirvi per perdonarmi ^^”

Come vi avevo già anticipato dal prossimo capitolo Selina Wilde, Richard Nott e Kurtz Blackburn sono ufficialmente eliminati, ma ciò significa che finalmente possiamo dare il benvenuto alla new entry del nostro Cercle, Jamie Danes, che vi ho introdotto brevemente alla fine di questo capitolo; sono sicura lo adorerete tanto quanto lo adoro io!

 

Jamie Danes, VII anno, Corvonero, natobabbano, eterosessuale

Presidente del Club di Incantesimi

 

Volevo inoltre dirvi che ho deciso di permettere a voi di decidere, non solo chi vincerà la Coppa del Quidditch, ma anche quella delle Case, che però avrà una votazione separata: non ogni capitolo, ma ogni 3 vi chiederò di votare una delle quattro Case per darle dei punti, visto che questa è la prima volta potrete votarne due, ma dalla prossima volta ne voterete solo una. Potrete votare anche la Casa del vostro/dei vostri OC, ma non potrete votarla due volte di seguito: se questo capitolo votate Grifondoro, quando ve lo chiederò di nuovo, ovvero tra 3 capitoli, potrete votare Corvonero, Serpeverde o Tassorosso, ma non Grifondoro nuovamente, la volta dopo però (quindi tra altri 3 capitoli) potrete votare di nuovo Grifondoro.

Ho inoltre un’altra domanda molto semplice necessaria per il prossimo capitolo, per questo gradirei ricevere delle risposte entro breve, così da poter scrivere il capitolo il prima possibile: chi vincerà la partita di Quidditch Tassorosso o Corvonero? Vi prego, mandatemi la risposta entro due settimane al massimo, vi impiegherà meno di un minuto ed è fondamentale per me per scrivere il capitolo (e ricordatevi che senza risposte non scrivo nulla e che quindi il capitolo potrebbe arrivare in un milione di mesi).

Ricapitolando, prima di salutarci:

  • per la Coppa delle Case (si possono votare fino a 2 Case): Corvonero, Grifondoro, Serpeverde o Tassorosso?
  • per la Coppa del Quidditch (1 sola Casa): Tassorosso o Corvonero?

A presto,

fran x

   
 
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