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Autore: gin_94    19/08/2021    1 recensioni
E se gli spiriti esistessero veramente? Allora sicuramente avremmo un modo scientifico per spiegare la loro esistenza, anche se forse sarebbe essenziale il loro aiuto per aiutarci a capire che la nostra mente è troppo limitata per poter comprendere la loro dimensione...
Genere: Comico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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11. Tsunami

Uscito dalla metropolitana lo scenario rimaneva caotico. Probabilmente è in corso una manifestazione o qualcosa di simile. 

Parole incomprensibili urlate al megafono, cori e stati d’animo frizzanti come bollicine incontrollabili rendono difficoltoso l’imbocco della via che avrebbero finalmente portato in hotel Enrico.

Si stava allontanando dal risucchio della corrente della folla, quando all’improvviso sentì - Sì! Salveremo la nostra Terra! -.

Si voltò di scatto, ma era impossibile riconoscere la sorgente di quell’urlo. Sicuramente si era sbagliato… 

Poco più avanti c’erano tre ragazzi che importunavano una signora per convincerla ad aiutarla a portare le borse della spesa a casa. Ma dico, siete seri? Non vedete che la state terrorizzando?

Enrico si voltò di scatto un’altra volta. 

Niente, gli era sembrato di sentire di nuovo delle frasi in italiano.

Tre ragazzi festosi urlanti incomprensibili parole francesi si avvicinarono con velocità sostenuta a Enrico, uno di questi lo prese sotto braccio.

- Fermo lì! Che cavolo fai? Stammi lontano! -

Enrico cercò subito di allontanarli. Era impaurito, erano ubriachi o volevano derubarmi? Pensò

- Ah, ma sei italiano, anche noi lo siamo! Ragazzi, abbiamo trovato un nuovo compagno! -.

Tutta questa confidenza… 

- Hei, io non sono il compagno di nessuno, statemi alla larga che ho da fare -

Rispose brusco Enrico accelerando il passo.

- Caro ragazzo italiano, sei un tantino nervosetto. Noi vogliamo solo aiutarti - disse uno。

- Sì, tu e il nostro pianeta - disse l’altro.

Il terzo gli sbarrò la strada appoggiando le mani alle spalle di Enrico. 

- Dobbiamo ristabilire l’equilibrio energetico e abbiamo bisogno anche del tuo aiuto -.

In quella posizione Enrico avrebbe tanto voluto tirarli un pugno in muso, anzi una testata visto che si era appoggiato alle sue spalle con tutta quella confidenza. 

Lo avrebbe sicuramente fatto, se non fosse che quel genere di discorsi gli erano alquanto familiari.

- Abbiamo bisogno anche delle tue energie positive, la Terra sta passando una zona di negatività in questo periodo -

Aggiunse l’altro avvicinandosi sempre di più esprimendo il suo insensato affetto in un abbraccio piuttosto fuori luogo e imbarazzante.

- No, aspetta, no. Io non… -

Impossibile divincolarsi, si erano aggiunti anche gli altri due a rendere più stretta la morsa.

- Ditemi chi vi ha detto tutte queste cose chiese Enrico -.

Non ricevette risposta, proprio in quel momento un sacco di altra gente si stava riversando in quella strada portando via Enrico e gli altri come delle rapide fanno rotolare i massi.

Venne alzato di peso come un rockstar e malgrado tutte le offese che urlò ai francesi sforzandosi di inventarne sempre di nuove nessuno osò posarlo a terra.

Era in balia di una marea di folla che faceva sempre più chiasso, le sue urla venivano coperte. Cercava di divincolarsi, di cercare in qualche modo di scendere, ma non ci riusciva; durante certi tentativi si trovavo con le gambe all’aria e la testa proiettata verso terra. Panico! 

A volte lo lanciavano in aria, aveva il terrore di cadere di testa e spezzarsi l’osso del collo.

Ora era ufficiale: questo era il peggior viaggio della sua vita. Sicuramente non sarebbe tornato in hotel ad un orario decente, tanto valeva cercare di godersi il momento.

Sì, perché più il tempo passava e più si sentiva una vera star. Finalmente riuscì a scivolare giù dal tappeto di folla miracolosamente in piedi. Si aggregò ai cori, alle festività, ritrovò i ragazzi italiani che lo avevano infastidito prima e se ne aggiunsero degli altri.

Era diventato parte integrante della loro squadra, un vero e proprio molestatore del bene. 

Per tutto il giorno non fecero altro che: urlare in faccia alla gente di fare cose buone riempiendoli di buoni consigli, ma sopratutto di caramelle ai bambini (che neanche i pedofili) e ascoltarono le lamentele di qualche bagordo qua e là (quasi sicuramente ubriaco).

Era ormai già arrivata sera e con Enrico erano rimasti solo i primi tre ragazzi che aveva conosciuto all’inizio.

Non sapeva il loro nome, ma non era importante, bastava attirare la loro attenzione con un rassicurante - Hei amico! -. 

Aveva proprio intenzione di proporgli di concludere in bellezza con una serata in compagnia, aveva una gran voglia di scolarsi una gran birra, e poi chissà, la prima chiama la seconda… non c’è due senza tre… e così via. 

Erano gentilissimi, ormai lo avevano scortato fino a quasi il suo Hotel, ma ormai non aveva più voglia di tornare in quella stanza, quindi si decise a prendere sotto braccio uno di loro 

- Hei amico! Prima di tornarcene a casa, per concludere in bellezza questa fantastico avventura dovremmo andare a berci una birra tutti assieme! -

- Che stai dicendo? La birra? - rispose con orrore il ragazzo.

Enrico si spaventò subito e gli mollò il braccio per allontanarsi. 

Poi l’altro ragazzo - L’alcol è uno dei nemici per il raggiungimento della nostra missione! -.

I loro volti cominciarono a cambiare in maniera minacciosa come fossero dipinti paurosi.

- Hei, aspettate un attimo, non siete mica obbligati, ci salutiamo qui e amici come prima -.

Provò a rimediare Enrico.

- Non puoi rimangiarti tutto! la tua anima è ancora sporca. Dopo la giornata di oggi non ti sei purificato? Bisogna passare a metodi più incisivi - .

Enrico indietreggiava come un gattino intimorito mentre loro si parlavano sul da farsi senza perderlo d’occhio. 

- Franco lo dobbiamo portare a casa tua! -.

Ecco svelato il nome di uno di loro… peccato che non gli servisse più a niente.

- Meglio a casa di Mattia, ho prestato le catene a mio cugino -.

Uh! Qui si mette male… Il loro passo era sempre più veloce e deciso, avevano degli sguardi minacciosi da far paura. 

Enrico si guardò le spalle, non c’era nessuno a cui poter chiedere aiuto o qualche possibile testimone, ma aveva campo aperto per poter fuggire.

Si mise a correre come al via di una competizione di 100m di atletica leggera, solo che forse non riuscì a percorrerne neanche 50 a quella velocità. Fece il tremendo errore di guardarsi alle spalle perdendo terreno prezioso. Franco era il più vicino, Enrico diede una spinta più forte alla sua corsa come fosse un razzo in piena propulsione. 

Forse aveva allungato di due falcate il distacco, ma i suoi polmoni non riuscivano più a riempirsi d’aria in modo adeguato per lo sforzo che stavo facendo. 

Gli faceva male il petto e le gambe non si muovevano veloci quanto la sua testa comandava.

Catene? Questi sono pazzi! Non hanno di sicuro sentito i discorsi di Ercole, sono semplicemente degli squilibrati, fanatici delle opere pie oppressive.

- Fermati! Vogliamo solo pulire la tua energia! - urlavano.

Attraversò una strada trafficata mettendo a repentaglio la sua vita, per poi infilarsi in una stradina stretta.

Il fiato era corto. Praticamente non correva più, le ginocchia non si alzavano più per i dolori. I piedi sfioravano l’asfalto col rischio di inciampare. 

Cominciava a vedere dei piccoli bagliori ogni volta che sbatteva le palpebre, guardò il cielo e vide gli stessi bagliori.

- Sto per svenire? -

Inciampò.

 

   
 
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