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Autore: Severa Crouch    20/08/2021    6 recensioni
[Questa storia partecipa al contest “Ad ogni libro, una storia” indetto da Bella Black sul forum di Efp.] Walburga Black ha diciassette anni quando il giovane Prefetto di Serpeverde, Tom Riddle, le da un consiglio che le tornerà utile più volte nel corso della vita, perfetto per sopravvivere nell’ipocrita società Purosangue, piena di gente annoiata, affamata di pettegolezzi e piccoli scandali. Walburga scoprirà che dietro la facciata di ostentata perfezione si nasconde un mondo gretto, avido e invidioso. L’amicizia, anche nelle famiglie più Oscure, può essere ciò che salva dalla disperazione, o dallo scandalo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Orion Black, Tom Riddle/Voldermort, Walburga Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Grimmauld Place n. 12'
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Capitolo 3 – Di necessità virtù

 
 
Grimmauld Place, marzo 1950
 
Erano passati sei lunghissimi mesi dal giorno in cui Edward Turner si era presentato davanti ai suoi genitori per chiederle la mano e i loro sogni erano stati bruscamente interrotti.

Walburga aveva perso appetito, peso e voglia di vivere. Il mondo era tornato incolore tra le pareti di casa Black e il fatto che suo padre le avesse impedito di continuare a lavorare al San Mungo le aveva tolto ogni distrazione possibile. Irma le diceva di reagire, Alphard aveva fatto di tutto per sollevarle l’umore e persino Pollux aveva vacillato di fronte quella tristezza così persistente, anche se non era bastato per fargli fare marcia indietro.

Si erano ritrovati tutti quanti a casa Prewett, per l’annuncio dell’arrivo del secondo (terzo) genito di Theseus Prewett, il fratello di Ignatius, e la sua signora che già avevano avuto due rumorosissimi gemelli.

Quella giornata, tuttavia, era occasione di festa e di incontri in società. Walburga si guardava intorno alla ricerca di facce amiche, mentre continuava a sfuggire alle domande su quanti altri pretendenti avesse fatto fuggire. La verità era che Edward era scomparso e nessuno si era fatto più avanti lasciandola sola e con il cuore spezzato. Orion le aveva spiegato che Edward era stato male per il dolore, che i genitori gli avevano dato dei calmanti e che aveva trascorso dei mesi senza nemmeno essere cosciente di sé.

Si congedò dai festeggiati alla ricerca di un po’ di tranquillità. Odiava tutta quella gente. La felicità ostentata di chi aveva concluso un matrimonio vantaggioso, gli sguardi ammiccanti dei flirt e i tradimenti che iniziavano a palesarsi dopo i primi anni di matrimonio. Abraxas Malfoy sorrideva a una Nott e un paio di volte aveva provato a fare il viscido con lei. Walburga, però, con il tempo si era guadagnata l’appellativo di algida e nessuno osava più fare il cretino con lei, allungare le mani o sperare che lei si infrattasse come una sgualdrinella qualsiasi.

L’unica persona per cui avrebbe fatto quel passo era stata impeccabile nella risposta e lei conviveva con l’ammirazione per la sua tempra e il rimpianto per ciò che avrebbe potuto essere. Guardò il corridoio davanti a sé, finalmente deserto, quando vide Orion con l’aria stravolta. Tutto urlava sconvolgimento: la cravatta storta, i capelli spettinati, la rasatura imperfetta. Nemmeno capiva come zio Arcturus lo avesse fatto uscire di casa conciato in quel modo.

“Walburga,” sospirò con un filo di voce, come se avesse appena visto un fantasma.

“Orion, cosa è successo?”

Suo cugino deglutì e le fece cenno di seguirlo in un salottino riservato. Aprì la porta guardandosi intorno nervosamente, entrò incerto e non appena realizzò che erano solo loro due Orion si lasciò cadere sul divano nascondendo il viso tra le mani. Walburga iniziava a preoccuparsi per quella reazione, si avvicinò al cugino e gli posò una mano sulla spalla. “Puoi dirmi tutto, Orion.”

“È un disastro, Wal, non so come fare,” alzò lo sguardo e Walburga notò le occhiaie profonde che segnavano gli occhi, il pallore più intenso del solito, ben lontano dell’aplomb che era solito mostrare in quel genere di eventi. Lasciò a Orion il tempo di raccogliere le idee anche se aveva un presentimento su cosa avesse potuto gettarlo in quello stato.

“Ieri ho annunciato ai miei genitori l’intenzione di chiedere la mano di Darlene,” disse, “è scoppiato un putiferio. A quanto pare nemmeno una Rowle va bene per un Black.” La voce gli moriva in gola e Walburga tornò a sentire la violenza del dolore che l’aveva schiacciata nei mesi scorsi.

“Coraggio,” gli disse con un filo di voce, flebile come quella di Orion. Come poteva essere convincente? Erano passati sei mesi e quella era la prima occasione in cui metteva il piede fuori casa e si sentiva soffocare, manteneva a fatica il contegno che l’appartenenza ai Black esigeva e l’impeccabilità richiesta a una strega del suo lignaggio.

“Non so come riuscirò ad affrontare Darlene… Arriverà a momenti, convinta che potrò chiedere la sua mano alla famiglia e dovrò spezzarle il cuore.”

Walburga afferrò il polso di Orion in un goffo tentativo di arrivare a tenergli la mano per fargli forza e gli sussurrò: “Puoi contare su di me, sono certa che Darlene capirà. Troveremo una soluzione.”

“Non c’è soluzione…” mormorò disperato.

Il silenzio che scese tra loro due venne interrotto dall’apertura della porta cui seguì il volto sorridente – e del tutto fuori luogo – di Lucretia, sembrò sorpresa di trovarli insieme. “Venite di là, vi stanno cercando, dobbiamo posare per le foto di famiglia.”

Orion annuì e si trascinò seguendo Lucretia. Ogni tanto voltava lo sguardo indietro per cercarla, sembrava un condannato che si dirigeva verso il patibolo cercando di mantenere una qualche parvenza di dignità. Walburga rimase accanto al cugino, sapeva troppo bene quanto stesse soffrendo e apprezzava l’incerta compostezza con cui stava riuscendo ad affrontare quella giornata, anche se era certa che più che forza era rassegnazione. Orion era stato prosciugato di ogni energia vitale ed entusiasmo proprio come era capitato a lei sei mesi prima. Lo chiamavano il prezzo della purezza, quegli ipocriti, per nascondere gli accordi che scambiavano figli per tessere alleanze e consolidare assetti di potere.

I Rowle erano Purosangue come i Turner, ma i Rowle erano anche parte delle Sacre Ventotto, quindi non ci sarebbero stati problemi se non per il fatto che il vecchio Sirius Black aveva litigato con Erbert Rowle secoli fa. Pareva che Hesper Gamp, la moglie di Sirius, fosse stata corteggiata e oltraggiata da un Rowle e il vecchio Arcturus non avrebbe mai acconsentito che un suo figlio sposasse una Rowle dopo quanto accaduto ai suoi genitori, non era altro che una banale vendetta giocata sulla pelle dei figli.

Arrivata nel salone, tra gli ospiti che chiacchieravano distrattamente fingendo una perfezione che non apparteneva loro, Walburga incontrò gli occhi marroni di Edward Turner. Entrambi rimasero immobili con la flûte di champagne in mano, in posizione speculare, si osservavano cercando di mantenere il contegno richiesto dal trovarsi in quel salone pieno di ospiti annoiati alla ricerca di un qualcosa su cui spettegolare. Edward doveva saperlo bene, la salutò cortesemente e le chiese come stesse.

Walburga, tuttavia, non ebbe la forza di rispondere a quella domanda. Era assolutamente disdicevole dire che erano sei mesi che aveva smesso di vivere. Liquidare il tutto con un bene, di routine, come se lui fosse un ospite qualsiasi, era una menzogna che Edward non meritava. Fu sufficiente uno scambio di sguardi per rendersi conto del dolore che entrambi provavano e che, a dispetto dei mesi passati, i loro sentimenti non erano cambiati.

“Credo che Orion e Darlene passeranno i nostri stessi problemi,” gli disse senza nascondere la preoccupazione. Darlene era la sua migliore amica e Orion era suo cugino e il migliore amico di Edward, non potevano lasciarli da soli ad affrontare una simile notizia di fronte tutti quei pettegoli. Walburga, per lo meno, aveva avuto l’occasione di affrontare un simile dolore nell’intimità delle mura domestiche, lontano da quegli sguardi, quei ghigni che non aspettavano altro che un passo falso dei Black per animarsi. L’antichissima e purissima casa dei Black che si rivelava decadente al pari delle altre, uno spettacolo troppo allettante che riecheggiava i giorni del matrimonio di Cendrella con Septimius Weasley.

“Darlene sembrava felice,” le disse Edward. Riusciva a mantenere l’espressione impeccabile e distinta, come se stessero parlando del tempo. Walburga sentiva di amarlo ancora di più in quel momento, mentre sorseggiava lo champagne composto.

Sentiva la gola secca e aveva bisogno di qualcosa che le desse un po’ di coraggio, prese un sorso di champagne e gli spiegò sottovoce: “Ancora non lo sa. Ho appena visto Orion, la sua famiglia ieri sera ha negato il consenso alle nozze, lei crede che oggi lui chiederà la sua mano ai Rowle.”

“Oh, Salazar…” Edward si congedò da lei con un baciamano e le sussurrò: “Io vado da Orion, tu prova a stare vicino a Darlene. Troviamo un posto tranquillo dove possano parlare.”

Walburga annuì. Ignorò gli sguardi che suo padre le aveva lanciato quando si era avvicinata a Edward, notò il sollievo che comparve sul volto dei suoi genitori non appena loro due si allontanarono, scosse la testa. Raggiunse Darlene, le rimase accanto mentre salutava gli altri invitati e le si strinse il cuore al pensiero che tutta quella felicità presto si sarebbe trasformata in dolore.

Darlene era sempre stata una ragazza sveglia, un’ottima osservatrice, il suo animo analitico avrebbe messo in fila tutti gli indizi e presto comprese che c’era qualcosa che non andava, che tutta quella premura e vicinanza da parte di Walburga era insolita, così come era strana l’assenza di Orion.

“Walburga, cara, la foto di famiglia,” le ricordò sua madre che, per la prima volta guardò severamente Darlene. Loro due si scambiarono uno sguardo sorpreso, stava accadendo qualcosa di cui non era consapevole. Forse zia Melania aveva informato sua madre delle intenzioni di Orion, forse pensavano che Darlene fosse un’arrampicatrice sociale in cerca di un marito prestigioso. In quel mondo i sentimenti nemmeno venivano considerati.

Venne trascinata in una stanza, con i Prewett e i Black, con Lucretia e Ignatius avanti con i due futuri genitori. Dietro i loro il resto delle famiglie, i fratelli, gli zii, i cugini. Orion scivolò al suo fianco e le disse: “Stammi vicino, Wal, ho bisogno di un volto amico al mio fianco.” Walburga annuì impercettibilmente continuando a guardare verso la macchina fotografica con il volto serio, lo sguardo aperto e la postura eretta ed elegante che le avevano insegnato e che era diventata parte della sua stessa natura.

Alphard arrivò al suo fianco e la spinse leggermente contro Orion, la mano di Walburga scivolò lungo il fianco e le loro dita si intrecciarono tra le pieghe della sua gonna e la veste da mago di Orion. Era la loro alleanza, un modo per ricordarsi che in quella famiglia non erano soli e che l’uno avrebbe sempre potuto contare sull’altro.

Quando il fotografo li liberò si scambiarono un sorriso, Orion le sussurrò: “Grazie.” Fu sufficiente che quel rapido sguardo venisse intercettato da Irma e Melania che, come ogni madre preoccupata per i propri figli, non li perdevano di vista. Walburga sentì Melania dire: “Li hai visti?”

“Non sarebbe una cattiva idea, dopo tutto,” concordò Irma mentre allungava la mano all’indietro alla ricerca del braccio di Pollux. Walburga fingeva di parlare con Orion e gli intimava di non guardare i loro genitori che avevano qualcosa in mente.

“Prenderemo due piccioni con una fava,” aggiunse Melania. “Sai, ieri Orion parlava proprio di fidanzamento, ma le candidate sono tanto inadeguate. Walburga sarebbe perfetta, anche se è un po’ vecchia per Orion, ma sembrano andare d’accordo.”

Entrambi impallidirono e si allontanarono immediatamente l’uno dall’altro. Si fecero cenno di andare nel salottino in cui avevano parlato prima giungendovi da percorsi diversi. Oltre la porta trovarono Darlene ed Edward ad attenderli.

“Edward mi ha detto tutto, Orion,” gli disse Darlene che fremeva di rabbia e cercava di non piangere. “Non è giusto.”

“Non lo è, io amo te, ma i miei stanno iniziando a parlare di un fidanzamento con Walburga,” sbottò Orion. Non era mai stato bravo a contenere le sue intemperanze, al contrario di Edward che si irrigidì sul divano. Walburga gli sedette accanto e prese la mano di Edward e se la portò alle labbra.

“È vero, Walburga? I vostri genitori stanno discutendo di un vostro fidanzamento?” le domandò con la voce che tremava. Walburga annuì. “Siamo fuggiti appena abbiamo capito di cosa stessero parlando. Temo che dovremo affrontare uno scandalo.”

“Non te lo perdoneranno,” le disse Edward, “non me lo perdoneranno,” si corresse, “Ci daranno la caccia e io non voglio che tu debba vivere come una reietta, come una traditrice del sangue, non lo meriti. Tu hai tutto il diritto di camminare a testa alta in società, di mostrare alle streghe cosa vuol dire essere impeccabile, non potrei sopportare che spettegolino su di te.”

“Sei molto caro, Edward, ma che alternative abbiamo?” si domandò disperata.

“Forse abbiamo un’alternativa, Wal,” disse Darlene. Si era alzata e guardava fuori dalla finestra verso la brughiera che circondava la villa dei Prewett. “Ricordi cosa ti disse Tom Riddle durante il nostro ultimo anno?”

“Che un marito stupido poteva essere il miglior affare della mia vita?”

“Non cercare l’amore nel matrimonio, Walburga, trova un partner in affari, qualcuno che condivida la tua visione o che possa essere influenzato da te. Lascia perdere i principi azzurri, le principesse finiscono sempre ammazzate.”

“Non capisco, Darlene.”

“Diamo loro quello che vogliono, no? È una sciocca questione di alberi genealogici e patrimoni, giusto?” Darlene sembrava convincersi ad ogni parola, mentre tutti loro la ascoltavano perplessi. “Le famiglie delle Sacre Ventotto che accetterebbero i miei genitori non vogliono una Corvonero, ma questo non è un problema per i Turner, giusto? Edward è abbastanza benestante da piacere alla mia famiglia, siamo colleghi al San Mungo oramai. Voi due vi sposerete e sarete i Black che tutti desiderano e ammirano. Lasciamo loro credere quello che vogliono, avremo case nostre e potremo frequentarci e tu potrai continuare a stare con Edward e io con Orion.”

“Un matrimonio di facciata?” domandò perplessa.

“Non è l’essenza dei matrimoni combinati? Se esci fuori vedrai Roland Lestrange che si vanta del suo primogenito avuto dalla seconda moglie, mentre la povera Agatha Yaxley era agonizzante sul letto di morte. Tutti sanno che l’unico che piange la morte di Agatha è il vecchio Avery, il vero vedovo. E Mulciber? È sposato con la figlia di Selwyn, ma da sempre ha una storia con lady Nott. Ad ogni ricevimento ci rifilano la loro patetica recita, perché questo è l’unico modo per sopravvivere a questo mondo.”

“Dovremo fare di necessità virtù?”

“Esattamente. Mostriamo il nostro aplomb e difendiamo il nostro segreto.”

“Ma io non amo Orion, al massimo provo un po’ di affetto, ma come verso un cugino,” obiettò preoccupata che la loro recita non apparisse sufficientemente convincente. Darlene sorrise: “Sono anni che veniamo etichettate come algide, nessuno si sorprenderà se non sembriamo innamorate e manteniamo un contegno impeccabile.”

Edward intervenne: “E come la mettiamo con i figli? I Black vorranno dei figli, questo significa che Orion…” le parole gli morirono in gola. “A te andrebbe bene, Darlene? Tu accetteresti di portare in grembo dei figli miei e non di Orion?”

Darlene si soffermò a riflettere e disse: “Se è il solo modo possibile per continuare a stare con Orion, sì, l’alternativa è che i miei genitori organizzino il matrimonio con qualcun altro e continuare a vedere Orion in modo clandestino sarebbe molto più complicato, quindi, sì, Edward, porterò in grembo i tuoi figli e farò tutto ciò che è richiesto a una moglie Purosangue. Non un passo in più né un passo in meno. Farò il mio dovere e offrirò ogni copertura alla tua storia con Walburga. I nostri figli cresceranno insieme e nessuno si sorprenderà di due coppie di amici che si frequentano con i coniugi e i bambini.”

“Potrebbe funzionare,” disse Orion. Il viso sembrò riprendere un po’ di colore. “Eviteremmo ogni scandalo.”

“E se dovessero scoprirci?”

“Affronteremo le conseguenze al momento, tutti insieme, ma sarà uno scandalo diverso e minore di quello che accadrebbe se dovessimo fuggire,” ribatté Orion prontamente. “Di certo non ti sfiderò a duello se dovessero trovarti tra le braccia di Walburga,” scherzò.

Edward si morse le labbra, stringeva la stoffa dei pantaloni sopra le ginocchia mentre rifletteva. Si voltò verso Walburga e le disse: “Dovrò imparare ad ammirarti da lontano e non avrò mai il piacere di entrare in una sala e osservare come ti guardano pensando di avere una moglie perfetta.”

“Forse entrerò al braccio di Orion, e al tuo braccio ci sarà Darlene, ma saremo liberi di pensare e tu saprai che il mio cuore appartiene a te,” gli disse stringendo le sue dita sottili. Edward sospirò e sorrise incerto, le posò un bacio sulla fronte e poi non seppe trattenersi oltre e l’attirò a sé in un abbraccio.

“Siamo tutti convinti?” domandò Darlene. “È una messinscena dalla quale non si torna indietro.” Loro quattro annuirono convinti, sollevati dalla speranza di poter vivere insieme. “Bene, allora, Orion, credo che tu e Walburga dobbiate raggiungere le vostre famiglie, mentre Edward dovrà chiedere qualcosa ai miei genitori. Seguiamo la procedura in modo impeccabile.”

Furono tutti molto bravi e decisamente convincenti a interpretare il ruolo dei fidanzati. Walburga e Orion liquidarono con una scrollata di spalle la notizia del fidanzamento di Edward e Darlene, sostenevano di essere contenti che i loro migliori amici stessero in ottime mani e che era inevitabile che sposassero qualcun altro visto che i Black avevano negato la benedizione alla loro unione. Qualche sopracciglio si sarebbe sollevato se Orion non avesse interpretato un corteggiamento perfetto.

Walburga e Darlene non esitavano a informarlo sui commenti delle madri durante i tè pomeridiani, così lui correggeva il tiro e mandava gufi con messaggi d’affetto, sempre molto composti, che Walburga gradiva molto dicendo di non amare i sentimentalismi. Durante la primavera organizzarono diverse passeggiate con le madri al seguito e all’inizio dell’estate, nel giorno di Litha, celebrarono il loro matrimonio secondo il rito tradizionale.

Walburga e Orion erano due sposi malinconici, entrambi consapevoli che avrebbero voluto un’altra persona e, al tempo stesso, convinti che quella fosse l’unica strada possibile per continuare a stare con i loro amati. Persino il rito della consumazione del matrimonio passò velocemente e sia Walburga che Orion vi si conformarono come a un adempimento burocratico. Orion fu il primo uomo con cui andò Walburga e le lenzuola sporche la mattina successiva riempirono di orgoglio le loro famiglie con commenti su quanto brava, impeccabile e composta fosse stata la sposa e quanto dignitoso fosse stato lo sposo. Si attendevano grandi cose da quella unione.

Ciò che nessuno sapeva, tuttavia, era che sbrigata l’incombenza del matrimonio, sarebbero partiti per la luna di miele dopo aver partecipato alle nozze di Darlene ed Edward.

L’aristocrazia Purosangue sapeva che entrambe le coppie – come da tradizione – avrebbero viaggiato per l’Europa, ma nessuno aveva idea che loro quattro si erano dati appuntamento al porto di Marsiglia per imbarcarsi su una nave battente bandiera italiana e partire per una crociera sul Mediterraneo. Nessuno sapeva nemmeno che le loro cabine erano vicine e che Walburga avrebbe trascorso tre lunghe settimane d’amore con Edward e lo stesso avrebbe fatto Orion con la sua amata Darlene.

Erano liberi, tra maghi e streghe del sud europa che si sorprendevano della scelta eccentrica delle due uniche coppie di inglesi.

“Di solito i maghi inglesi, e anche i francesi, prediligono altre compagnie,” aveva spiegato un’anziana strega portoghese. “Cosa vi ha spinto a cambiare?”

“La voglia di conoscere gente nuova,” rispose Edward stringendo Walburga. La strega sorrise loro: “Siete così belli…” Sorridevano mentre la nave lasciava il porto di Marsiglia e il sole offriva loro lo spettacolo di un meraviglioso tramonto sul Mediterraneo.

Walburga intrecciò le dita a quelle di Edward e gli disse: “Vieni.” Lo guidò fino alla loro cabina e mentre iniziava a sciogliere le chiusure della sua veste da strega, lo sguardo di Edward si tingeva di sorpresa e un sorriso gli compariva sul volto.

“Un anno fa, a quest’ora, ti ho detto che stavo aspettando qualcuno per cui ne valesse la pena, che ne dici di riprendere da dove abbiamo interrotto?” gli domandò impaziente.

Edward si avventò sulle sue labbra, le mani di lui le accarezzarono il volto e scesero lungo la schiena a scoprirla dagli strati di stoffa che separavano i loro corpi. Walburga aveva iniziato a spogliarlo e gli posava baci sulle labbra, sul viso, sul collo.

“Sei bellissima, Walburga,” le sussurrò guardandola con indosso solo la lingerie in pizzo candido da luna di miele. La guidò sul letto, tra le lenzuola che profumavano di sapone di Marsiglia.

Walburga tremò al contatto della sua pelle, riscaldata dal sole, con le carezze di Edward. Osservava gli occhi marroni di lui che la guardavano attentamente, il sorriso che finalmente era comparso sui loro volti mentre le mani esploravano i loro corpi. Edward si chinò a baciarle il collo, scese a stringerle i seni e poi, sfilandole lo slip in pizzo, le disse: “Ti insegnerò il piacere, Walburga Black.”

Walburga chiuse gli occhi quando le labbra di Edward si posarono tra le sue gambe e iniziò a baciarla, leccarla, succhiarla regalandole sensazioni che non credeva possibile provare. “Rilassati,” le disse, “fidati di me.” Fece un respiro profondo e provò a rilassarsi, lasciandosi guidare da quelle nuove sensazioni, dal calore che si sprigionava nel basso ventre, come se tutto il suo ghiaccio si stesse sciogliendo e il mondo tornasse ad essere a colori.

Edward entrò dentro di lei piano, posandole baci sul viso e continuando a guardarla negli occhi, a sorriderle innamorato con le sue labbra sottili, i ciuffi di onde castane che perdevano la compostezza e oscillavano seguendo i movimenti dei loro corpi. Gli ultimi raggi del sole filtravano attraversò l’oblò e illuminavano di arancio la loro stanza, come le vecchie fotografie che facevano capolino negli album di famiglia. Gli affondi iniziarono ad accelerare il ritmo, si era abituata alla presenza di Edward e il suo corpo reagiva inondandola di piacere, lasciando che ogni fibra tremasse al loro sfiorarsi, dentro e fuori di lei. Fremeva per quegli affondi che sembravano riempire il vuoto che per anni l’aveva consumata, rabbrividiva ogni volta che i suoi seni sfioravano il petto esile di Edward e sentiva un enorme calore diffondersi dalle spalle che le mani di Edward stringevano come se volesse abbracciarla. Quello doveva essere il senso dell’appartenersi. Bastò quel pensiero, unito al sorriso di Edward e agli affondi più decisi perché Walburga provasse quello che aveva letto nei romanzetti che le aveva prestato Lucretia e che i manuali di Medimagia chiamavano orgasmo. Aveva esercitato sufficientemente a lungo la professione da Guaritrice per saper decifrare i sintomi: l’aumento del battito cardiaco, il respiro corto, le secrezioni umorali dentro di lei, i brividi del corpo. Ciò a cui era impreparata e che non avrebbe mai potuto immaginare prima di quel momento fu l’intensità del piacere. Più assoluto di quando aveva cavalcato un drago stretta ad Edward, più intenso di quando aveva ricevuto i G.U.F.O., decisamente lontana da quella volta che aveva pomiciato con Tom Riddle e nemmeno paragonabile ai goffi tentativi di Mulciber o alla riluttanza di Orion. Era perfetto, intenso, selvaggio e assoluto, e in quel momento le fu perfettamente chiaro perché le madri erano terrorizzate dall’idea che le figlie scoprissero un tale piacere, perché era un’esperienza da cui non si tornava indietro. Vide Edward abbandonarsi dentro di lei, ben protetta dai suoi Filtri Anticoncepimento, stringerla e riempirla di baci.

“Perdonami per averti fatto attendere tanto, ti prometto che non accadrà più,” le disse lasciandole una scia di baci lungo la spalla nuda.

Si coprirono con un lenzuolo e rimasero stretti l’uno all’altra fino all’ora di cena, e così per le successive tre settimane di navigazione, e persino dopo, quando lei e Orion riempirono Grimmauld Place di minacciose teste di elfi domestici per intimorire i ficcanaso e si ripararono dagli sguardi indiscreti dietro spesse tende di velluto verde scuro, nascondendo l’amore dietro il rigore, perché in quel mondo non c’erano alternative.
 
 


FINE




 

Note:
Ciao a tutti, eccoci giunti all'ultimo capitolo di questa minilong su Walburga Black. Ovviamente era impossibile condensare in soli tre capitoli la vita di Walburga, ma spero di aver dato un'idea di cosa l'abbia portata a diventare la strega che è diventata e soprattutto giustificare la freddezza e il rigore che mostrerà nei confronti dei figli. Adesso che la minilong è terminata, vi posso svelare il pacchetto del contest.
Pacchetto
Il grande Gatsby - Voglio la descrizione del decadente mondo purosangue (possibilmente durante la I Guerra Magica, ma sentitevi assolutamente liberi; non sarete in alcun modo penalizzati). Mi aspetto delle descrizioni puntuali di un mondo fatto di apparenze, di sfarzo e champagne al di fuori, ma che in realtà è marcio e corrotto dentro. Voglio storie di sepolcri imbiancati, di polvere che invade la vita delle persone e viene spazzata sotto il tappeto.
Divieto: Personaggi fatti con lo stampino: sì, devono essere tutti simili in quanto tutti nascondono un segreto e farebbero di tutto per nasconderlo, ma da lì in poi dovete crearmi un cast colorato (l’assassino, il traditore, l’arrampicatore sociale, la pettegola, etc etc etc)
Obbligo: Inserite almeno una scena lemon

Grazie a tutti coloro che hanno dedicato del tempo a questa storia e chi la leggerà in futuro e se vorrete lasciarmi un feedback, degli scleri, un "vai al diavolo, Walburga non era così pucciosa!" o se volete discuterne, mi fa solo piacere. Sono veramente molto affezionata a lei.
Un abbraccio,
Sev

 
   
 
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