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Autore: Abby_da_Edoras    20/08/2021    9 recensioni
Questa long fic è il sequel della mia serie di OS sulla quinta stagione di "Vikings" e, ovviamente, è la mia versione della sesta stagione della serie TV, con molti cambiamenti rispetto alla trama e alle dinamiche tra i personaggi. Aethelred è finalmente a Kattegat con Hvitserk e gli altri e si ambienta sempre meglio nella nuova realtà, purtroppo però i problemi da affrontare sono molti e inaspettati, primo tra tutti il comportamento sempre più strano di Hvitserk... Senza spoilerare la mia stessa storia, posso anticiparvi che le esperienze che i due si troveranno a vivere finiranno per separarli come coppia (non come amici) e che, pian piano, nasceranno nuovi amori... alcuni a sorpresa, altri un po' meno (credo). Insomma, il mio delirio percorrerà nuove strade!
Grazie a chi segue con tanto affetto queste mie storie e in particolare a Innai Mari, Ciuffettina, Aliseia, Elgas... e altri desideratissimi!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono ad autori, registi e produttori della serie TV "Vikings".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bjorn Ironside, Hvitserk, Ivar, Lagertha
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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Cap. 18: Towards the sun

 

We always forget
That our days are counted
And they never come back

Here we are
Our existence but a shooting star
What makes you feel alive
Is right here tonight
Here we burn
As we're rising towards the sun
Drifting away, we try
To chase our dreams on the fight!

(“Towards the sun” – Frozen Crown)

 

Tutto sommato pareva proprio che Bjorn avesse preso la decisione giusta scegliendo di non attaccare per primo Re Harald, come invece avrebbe voluto Ivar. Qualche giorno dopo, infatti, giunsero a Kattegat alcuni messaggeri provenienti da vari Regni della Norvegia e chiesero di poter parlare al Re e alla Regina. Ovviamente anche Ivar, Aethelred, Hvitserk e Helgi erano presenti al colloquio: Hvitserk, Helgi e Aethelred erano ormai fidati consiglieri di Bjorn, mentre Ivar adorava mettere sempre il naso nei fatti che non lo riguardavano!

“Mio Re e mia Regina, vi porgo i saluti del mio sovrano, Re Eyvaldr” disse uno dei messaggeri. “Il mio Signore è tornato nel suo Regno ed è molto infuriato con Re Harald. Ha votato per lui invece che per te soltanto perché Kjetill, un vassallo di Harald, gli aveva promesso che gli avrebbe concesso il dominio sulle colonie del Wessex… ma era una menzogna!”

Bjorn si incupì.

“Dunque è stato questo Kjetill a mentire al tuo Re per ordine di Harald?” domandò, truce.

“Non so se fosse su ordine di Re Harald ma penso di sì, mio Signore” rispose il messaggero. “Ad ogni modo è stato Kjetill a parlare con il mio Re e a promettergli cose non vere.”

“La stessa cosa è accaduta alla mia Regina Sigrun” intervenne un altro messo. “Kjetill le disse che, se avesse votato per lui, Re Harald poi le avrebbe fatto sposare il potente sovrano che possiede il Regno confinante, Re Kjotvi, così che avrebbero potuto unire i loto territori e creare un regno più grande e ricco. Non era affatto vero, Re Kjotvi ha già una moglie e non aveva nemmeno mai pensato ad un eventuale unione con la mia Signora.”

Tutti i messaggeri, l’uno dopo l’altro, riportarono più o meno la stessa storia, con trascurabili varianti sulla ricompensa: Kjetill era andato a parlare con il loro Re, Regina o Jarl che fosse, promettendo loro che Re Harald li avrebbe ricompensati generosamente se avessero votato per lui come Re di tutti i Norreni. I sovrani, illusi, avevano votato per Harald che poi, però, non era stato in grado di mantenere ciò che era stato loro promesso… anche perché, in effetti, non ne aveva né il potere né l’autorità. Intanto, però, lui era diventato Re dei Norreni e chi aveva votato per lui era rimasto fregato!

Un silenzio carico di tensione era sceso sulla Sala Grande.

Lo spezzò Helgi, pallidissimo e con voce tremante.

“Quindi… questo Kjetill adesso è… è diventato il braccio destro del Re dei Norreni?” domandò, senza sapere bene a chi. Hvitserk gli prese un braccio e lo strinse affettuosamente per fargli sentire che era lì e che non lo avrebbe lasciato solo.

I messaggeri si guardarono tra loro, perplessi, ma poi uno prese la parola.

“Il mio Signore, Jarl Oddmarr, è stato l’ultimo a lasciare Tamdrup. Ero con lui quando è andato a inveire contro Re Harald perché non gli aveva donato le terre promesse e c’era anche Kjetill” narrò il messo. “Re Harald ha tentato di calmarlo proponendogli di… beh, re Bjorn, non c’è un altro modo per dirlo… Harald ha proposto al mio Jarl di unirsi a lui per muovere guerra a Kattegat e sottometterti. Gli ha promesso che, se fosse stato suo alleato, una volta ucciso te lo avrebbe incoronato Re di Kattegat.”

“E il tuo Jarl cosa gli ha risposto?” sibilò Bjorn.

“Il mio Signore lo ha guardato come se fosse impazzito, poi ha replicato che non avrebbe mai e poi mai combattuto contro il vero Re dei Norreni, contro l’eroe che ha salvato la Norvegia dai Rus’, che era stato un idiota a lasciarsi abbindolare dalle sue menzogne e a votare per lui, ma che non avrebbe mai più commesso lo stesso errore” spiegò il messaggero, tutto fiero della risposta del suo Jarl. “La mattina dopo siamo ripartiti verso le terre di Jarl Oddmarr, lasciando Re Harald ormai solo, abbandonato da tutti i suoi alleati.”

“L’intenzione di Re Harald è comunque quella di conquistare Kattegat” si intromise Ivar. “Avevo ragione io a volerlo attaccare!”

“E Kjetill… Kjetill lo aiuterà in questa battaglia, anche se non hanno altri alleati” disse Helgi, sempre più spaventato. “Kjetill conosce benissimo questi luoghi e saprebbe far entrare truppe di soldati da dove non ci aspettiamo.”

“In realtà Kjetill non è più con re Harald” disse il messaggero, cogliendo tutti di sorpresa. “Mentre io seguivo il mio Signore che usciva dalla dimora regale, li ho sentiti discutere con molta veemenza. Kjetill accusava re Harald di aver mentito anche a lui, che lui si era esposto per farlo diventare Re dei Norreni, ma in cambio voleva essere incoronato Re di Islanda, non certo andare a morire per la sua ossessione di sconfiggere Re Bjorn.”

“E com’è andata a finire?” domandò Hvitserk.

“Non so come sia finita la discussione, stavano ancora litigando quando sono uscito al seguito del mio Jarl. Tuttavia, la mattina dopo, mentre ci stavamo preparando per la partenza, degli uomini al porto stavano dicendo che Re Harald era un Re solo di nome, che tutti i suoi alleati lo avevano abbandonato e che perfino il suo tirapiedi Kjetill era partito quella mattina alle prime luci dell’alba per tornare in Islanda” raccontò il messo.

“Dunque Re Harald adesso è rimasto solo e gli altri sovrani non si sottometteranno a lui” disse Bjorn.

I messaggeri concordarono. Tutti i loro sovrani erano oltraggiati e indignati per essere stati ingannati da Harald, nessuno avrebbe mosso un dito per appoggiarlo contro Kattegat e lo stesso Kjetill lo aveva abbandonato ed era tornato in Islanda. Neanche Harald, per quanto folle, avrebbe tentato una sortita contro Kattegat con pochi uomini e con la prospettiva di ritrovarsi contro non soltanto le forze di Bjorn, ma anche gli eserciti dei sovrani a cui aveva mentito!

“Molto bene, vi ringrazio, ci avete portato delle notizie favorevoli” dichiarò Bjorn. “Potrete rimanere ospiti a Kattegat quanto vorrete prima di riprendere il viaggio verso le vostre terre e portare i miei saluti ai vostri sovrani.”

Ordinò quindi ai servitori di portare ai messaggeri cibo, idromele e tutto ciò che potessero desiderare per ritemprarsi dopo le fatiche del viaggio. Bjorn, Gunnhild e la corte, invece, si ritirarono in un’altra sala per parlare di ciò che avevano appreso.

“Re Harald è rimasto solo, dunque” commentò la Regina. “Nessuno lo vuole come Re dei Norreni, questo non potrebbe invalidare l’elezione? Tu, Bjorn, saresti il Re dei Re, quello che tutta la Norvegia desidera.”

Bjorn scosse il capo.

“Questa elezione è stata qualcosa di unico nella storia del nostro Paese, per la prima volta tutti i Re, Regine e Jarl di Norvegia si sono riuniti insieme per eleggere un loro Re… e hanno votato per Harald” spiegò. “Anche se i voti sono stati conquistati con l’inganno, questa elezione è comunque sacra e gli dei stessi hanno incoronato Harald Re dei Norreni.”

“Tuttavia lui è Re solo di nome, mentre tu lo sei di fatto nel cuore e nella mente dei sovrani di Norvegia” replicò Gunnhild, “ed è questo che conta.”

“Beh, è piuttosto comodo così, non è vero, fratello?” commentò Ivar ridacchiando. “I sovrani di Norvegia ti considerano la loro guida, hai il loro rispetto e la loro lealtà, mentre a Harald toccano le responsabilità e le noie dell’essere Re di un territorio tanto vasto. Insomma, ti piace vincere facile!”

Bjorn gli lanciò uno sguardo tagliente.

“Forse. Vuol dire che, almeno in una cosa, a quanto pare, ci somigliamo” lo rimbeccò.

Ivar, però, non se la prese, anzi scoppiò a ridere.

“E’ giusto che sia così, in fondo siamo figli di Ragnar Lothbrok!” concluse.

“Sì, ma Bjorn e Gunnhild hanno fatto bene a non ascoltarti” gli disse Aethelred. “Se fosse stato per te, avremmo intrapreso una guerra civile contro altri Norreni e tanti sarebbero morti senza alcun motivo, visto che Harald non ha più alleati e non può attaccare Kattegat neanche volendolo.”

“Me lo farai pesare per il resto dei miei giorni?” ribatté Ivar.

“Almeno fino a quando non ammetterai che ti sei sbagliato” sottolineò Aethelred.

Mentre i due battibeccavano scherzosamente e Bjorn e Gunnhild sorridevano, finalmente sereni, Hvitserk si allontanò dalla sala portando con sé Helgi. Lo aveva visto molto turbato mentre i messaggeri continuavano a parlare di Kjetill e adesso voleva passeggiare con lui, voleva portarlo fuori da quella dimora opprimente, voleva che godessero dell’azzurro del cielo e della bellezza dei boschi, dell’aria pulita che si respirava fuori Kattegat, immersi nella natura. Finalmente l’incubo rappresentato da Kjetill era svanito e Hvitserk voleva che Helgi lo comprendesse fino in fondo e si tranquillizzasse.

“Perché hai quell’espressione preoccupata, Helgi?” chiese Hvitserk al compagno mentre camminavano verso un sentiero che li avrebbe portati in una piccola e graziosa radura. “Hai sentito cosa ha detto quell’uomo, no? Non devi più temere Kjetill, lui è tornato in Islanda, non lo vedrai mai più, non potrà più farti del male.”

“Non so se riesco a crederci” ammise il giovane, camminando a testa bassa. “In fondo il messaggero non ha visto Kjetill partire, lo ha solo sentito dire da un uomo del porto… e se non fosse così?”

Un altro avrebbe potuto trovare assurda e irrazionale la paura di Helgi. Certo, Kjetill aveva distrutto la sua vita e la sua famiglia, ma adesso era lontanissimo e probabilmente non si ricordava neanche più di lui, aveva ben altro a cui pensare.

Hvitserk, però, non lo trovava affatto assurdo. Hvitserk lo comprendeva molto bene. Del resto, era esattamente quello che aveva fatto lui nei primi mesi del ritorno a Kattegat, quando era talmente ossessionato dal terrore che Ivar tornasse che aveva finito per dipendere dai funghi allucinogeni e allora sì che lo vedeva dappertutto! Era buffo pensarci adesso che Ivar era davvero tornato e che, ben lungi dall’essere il mostro che Hvitserk vedeva, si stava pian piano reintegrando nella vita della famiglia e della cittadina… ma ovviamente Ivar non era Kjetill. Tuttavia il terrore che straziava l’anima di Helgi era lo stesso che aveva straziato l’anima di Hvitserk e lui soffriva nel vedere così il giovane che amava.

Si sedettero insieme sotto un albero. Il luogo era riparato da cespugli, ma offriva dei meravigliosi scorci del mare luccicante sotto di loro. Sembrava il posto perfetto per rilassarsi e rigenerarsi.

“Helgi, non voglio minimizzare le tue paure, ci sono passato anch’io e so cosa significa vedere la persona che temi nascosta in ogni angolo” ammise, stringendo a sé il compagno. “Ma non voglio neanche vederti così tormentato e proprio perché ci sono passato so che una simile ossessione può distruggerti. Non lo permetterò. Kjetill è una persona orribile, è vero, ma è solo un uomo. Non ha amici, i sovrani di Norvegia lo odiano e adesso non gode nemmeno più della protezione di Re Harald. Io sono sicuro che sia davvero tornato in Islanda e che nessuno di noi lo vedrà mai più ma, come già ti ho promesso più volte, se un giorno dovesse tornare per qualsiasi motivo, io non gli permetterò di farti del male. Lo ucciderò con le mie stesse mani se sarà necessario. Non devi più pensare a lui, non merita nemmeno questo.”

Helgi ascoltava incredulo le parole di Hvitserk. Nessuno gli aveva mai parlato così, con dolcezza e amore ma anche con fermezza. Per la prima volta dopo moltissimo tempo riusciva a sentirsi sicuro e osava pensare che potesse esserci un futuro anche per lui… insieme a Hvitserk.

“Hvitserk, io… sei così buono con me, sei meraviglioso e io non ti merito…”

Il giovane vichingo sorrise e lo strinse più forte tra le braccia.

“Tu meriteresti anche di meglio, Helgi, in fondo io sono soltanto uno dei figli di Ragnar, il figlio di mezzo che non conta niente e che, tanto per non farsi mancare niente, è diventato pure un ubriacone e un drogato!” scherzò.

Helgi scosse la testa.

“Tu non sei questo, sei la fortuna della mia vita, l’unica che abbia mai avuto” dichiarò, convinto.

“E tu lo sei della mia, Helgi” rispose Hvitserk. Distese il giovane sull’erba e si mise sopra di lui, accarezzandolo a lungo e dappertutto. Gli baciò le labbra, il mento, la gola, le palpebre e tutto il viso per poi ritornare alla bocca e baciarlo sempre più profondamente. Gli slacciò le vesti e si districò dalle proprie, senza smettere di baciare Helgi, percorrendo un dolce tragitto dal collo alla bocca e ricoprendolo di baci leggeri; poi si spinse dentro di lui, i loro corpi si fusero assieme, trovarono il loro ritmo muovendosi all’unisono in armonia, mentre Hvitserk continuava a divorare la sua bocca con baci languidi e dolci che rispecchiavano quel loro amore nato così improvvisamente e inaspettatamente, un amore in cui ognuno dei due aveva trovato il balsamo per le proprie sofferenze.

Ansiti, baci e spinte si susseguirono finché il mondo intero scomparve e rimase soltanto il calore dei corpi, il sapore dei baci e l’intensità della passione che li scuoteva, dolcissima e rovente.

Quella sera, nella dimora regale, si era tenuto un banchetto in onore degli ospiti e per festeggiare lo scampato pericolo: ormai Re Harald non avrebbe più potuto nuocere a nessuno e, anzi, prima o poi sarebbe dovuto venire lui a chiedere la protezione di Bjorn!

Ivar, però, si era ritirato presto nella sua stanza, portandosi dietro un Aethelred preoccupato.

“Perché non hai voluto festeggiare con gli altri?” gli chiese il Principe. “Non sei contento di sapere che Harald non è più una minaccia per Kattegat?”

“Beh, non ci tengo tanto a festeggiare le vittorie di Bjorn” chiarì il giovane vichingo con un sorrisetto storto. “Che poi non sono neanche le sue, Bjorn avrebbe combinato solo disastri se non avesse avuto Gunnhild accanto… Comunque no, non è questo. Mi sarebbe piaciuto avere l’occasione di guidare un esercito contro Harald, non lo nego, però…”

Aethelred lo fissava, i grandi occhi chiari spalancati in un’espressione interrogativa che lo rendeva tenerissimo.

Ivar era un giovane irrequieto, aveva voglia di avventure, di combattimenti, di razzie e all’inizio era rimasto deluso scoprendo che non ci sarebbe stata battaglia. Guardando il dolce Principe che gli stava di fronte, però, comprese improvvisamente che le sue priorità erano cambiate, che le esperienze con Oleg e i Rus’ avevano lasciato un segno indelebile in lui.

Certo, prima o poi sarebbe ripartito da Kattegat, avrebbe tentato nuove esplorazioni, cercato nuove terre da saccheggiare… ma niente avrebbe riempito i vuoti del suo cuore se non ci fosse stato Aethelred con lui. E in quel momento era felice di poter godere di un periodo di pace e tranquillità, per vivere tranquillo con il giovane che amava, per approfondire le gioie di quel sentimento che lo colmava e lo rendeva integro e sereno come non immaginava neanche di poter mai essere.

“Quello che voglio adesso è stare con te, averti tutto per me” disse Ivar, prendendo Aethelred per le braccia e tirandoselo addosso. “Mi va benissimo la pace, perché posso goderla insieme a te. E quando avrò voglia di avventure, tu sarai al mio fianco, altrimenti non partirò neanch’io.”

Baciò il Principe a lungo e intensamente, assaporando le sue labbra morbide, senza riuscire a staccarsi da lui neanche per respirare. Le vesti si slacciarono, scivolarono a terra, mentre Ivar e Aethelred erano sempre più stretti, i corpi che diventavano uno, il respiro che si mescolava, i movimenti che diventavano una danza armoniosa e bruciante. Insieme giunsero al punto di non ritorno, accolti e sommersi da una luce accecante che incendiò e dissolse tutto il resto lasciandoli felici e stravolti, Aethelred completamente perso nell’abbraccio protettivo di Ivar.

I pericoli al momento sembravano scongiurati, gli ostacoli erano lontani e Ivar e Aethelred, così come Hvitserk e Helgi, potevano vivere e consolidare il loro amore, che in quel momento era tutto ciò che desideravano e che li faceva sentire vivi.

Presto ci sarebbero state nuove sfide da affrontare, ma lo avrebbero fatto insieme, fianco a fianco, inseguendo i loro sogni verso il sole dell’avventura, da veri vichinghi.

 

FINE

   
 
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