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Autore: LadyPalma    29/08/2021    5 recensioni
Minilong | eventual Severus/Charity | Post DH.
“Ho fatto quello che doveva essere fatto, Minerva, niente di più, niente di meno”.
“Lo credi davvero? In guerra succedono cose orribili e quello che è successo a Charity è una di queste, sicuramente. Ma se davvero tieni a lei, e io penso anzi so che è così, allora dovresti andare avanti dal tuo senso di colpa… e permettere anche a lei di farlo”.
Severus solleva le sopracciglia, il suo viso è una maschera di orrore. “Non mi starai chiedendo di…”
“Sì, Severus, sì. Lei deve sapere, deve confrontarsi con la verità”.
Charity Burbage ha continui incubi dopo la guerra e si rivolge a Severus per una pozione sonno senza sogni. Ma forse si tratta più che di semplici sogni e Severus ha delle colpe a cui rimediare.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charity Burbage, Minerva McGranitt, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Il pavimento è freddo, duro, eppure è quasi un conforto rispetto all'altra superficie contro cui è premuta. Due braccia che la immobilizzano per le spalle, due ginocchia che le tengono le gambe divaricate e poi… Quella voce è sempre più familiare, così come quegli occhi che mai ha avuto così disgustosamente vicini. È come guardare nel fondo del male più puro, mentre quello stesso male le s’insinua dentro.

“Ti p-prego, ti prego…”

Si odia. Odia se stessa per raccogliere il piccolo barlume di energia che ha soltanto per implorare – invece di reagire, invece di inveire, invece di urlare. Se ne sta semplicemente inerme a piagnucolare e a implorare come una stupida, fino a che tutto non finisce. Ma non finisce, non finisce, non…

Lui ride, ed è quella risata così feroce e crudele che all’improvviso dissipa la nebbia di paura e vergogna che le ha impedito di vedere. Non sente più niente, vede e basta.

Charity spalanca gli occhi nel buio, come se lui fosse ancora lì, come se stesse ancora affondando nell’abisso di quel male. Non è successo per davvero, lo sa, ma allora perché quel “ti prego” la riempie di vergogna come mai niente nella vita? Ma allora come fa a conoscere il colore di due occhi che non ha mai incrociato da vicino? Si alza in piedi con uno scatto e quasi non si rende conto di raggiungere i sotterranei così com’è, con i capelli arruffati, il contorno occhi macchiato dal rimmel mal rimosso, e la leggerissima vestaglia bianca.

Non sono ricordi, si dice, ma sa che non sono neanche più solo sogni. Sono Amycus Carrow e nient’altro.

 

Capitolo 2.
 

 

“Charity!”

Severus è sorpreso, non dalla visita, non dall’orario, ma dall’aspetto spettrale della donna e dal suo sguardo completamente terrorizzato. E di fronte a quella reazione – quasi folle, quindi di necessità quasi consapevole – si sente in qualche modo terrorizzato anche lui.

“È Carrow, l’ho visto, era lui!” esordisce lei concitata precedendo qualsiasi domanda, parlando però più a se stessa che a lui. 

Sono soltanto gli anni da spia che gli permettono di apparire indifferente; è soltanto l’abitudine al calcolo a lungo termine che lo rende capace di simulare addirittura confusione.

“Amycus Carrow è morto durante la battaglia… Dove credi di averlo visto?”

Charity scuote la testa e si tortura le mani. Non ha registrato quell’intervento, o forse semplicemente lo ha rimosso come un’inezia su cui non vale la pena soffermarsi. “Severus, ascoltami, Carrow si è mai concordato in modo strano con me? Siamo mai rimasti da soli oppure…”

Il mago esita un secondo di troppo, gli occhi fissi sulle nocche di lei che sotto le unghie diventano sempre più rosse. “Smettila, ti stai facendo del male” si ritrova a dire, con un tono più brusco di quanto avrebbe voluto. Le mani, sul serio, le mani? Si sente dire nella propria testa, ma non è un diversivo. È che se vederla torturarsi le mani lo fa sentire in colpa, allora come si sarebbe sentito se l’avesse vista con i propri occhi mentre Carrow la violentava? Ricorda però come l’ha fatto sentire vedere quelle stesse mani torturarsi dopo.

“Non credo proprio. Non ci sono state situazioni in cui siete stati mai da soli. Forse la tua mente sta rielaborando alcuni traumi con una proiezione nei sogni. Perché è questo che sogni, no? Sogni… Carrow?”

Bravo, Severus, parla ancora un po’ e forse ci crederai anche tu. Odia quella sua voce nella testa che sembra un po’ la coscienza e un po’ Albus Silente. Odia che quella voce parli così spesso e ancor di più odia che quel giorno non l’abbia fatto abbastanza.

Charity trasalisce e, dopo la pausa dovuta al suo brusco richiamo, torna a torturarsi automaticamente le mani con le unghie. Non dice nulla, annuisce e basta, distogliendo lo sguardo. Ha provato a tenere per sé i suoi incubi fino a che ha potuto, ma adesso non avrebbe più senso fingere - non sa neanche se ne ha più voglia.  Sussurra la buonanotte in tono distratto, muovendosi verso la porta, senza che lui la trattenga. Ma all'improvviso si ferma e si volta.

"Mi stavo dimenticando perché sono venuta qui" dice con l'ombra di un sorriso. 

Severus solleva le sopracciglia per un attimo, poi annuisce e inizia a trafficare tra le sue pozioni. La Pozione SonnoSenzaSogni è dall'inizio dell'anno ormai sempre a portata di mano. 

"La tua pozione, certamente". 

Ma Charity non l'afferra, scuote leggermente il capo e… 

"Posso dormire qui stanotte? So che può sembrare strano ma… penso che mi sentirei al sicuro sapendo che ci sei tu". 

 

*
 

La prima notte, Charity è solo un corpo estraneo sulle coperte insospettabilmente bianche, una figura che gli dà le spalle quanto più distante possibile da lui, capelli biondi sparsi su un cuscino e un respiro lento e ritmato che si scopre a controllare restando sveglio tutto il tempo. La seconda notte, Charity è voltata con il viso verso di lui ed è quella la notte in cui smette ufficialmente di dormire – è sveglio per assicurarsi che lei dorma, è sveglio perché dormire nello stesso letto con lei gli sembra un sacrilegio, è sveglio perché  in fondo non importa se lui non dorme, l’importante è che dorma lei. La terza, la quarta, la quinta e la sesta notte sono notti che creano un’abitudine e lentamente cementano una dipendenza.

La settima notte, Charity è ormai una presenza costante ed è certamente la ragione dell’insonnia che lo tormenta. Se potesse dormire solo un paio d’ore filate, soltanto… È un sonno a singhiozzi quando finalmente se lo concede e quando riapre gli occhi se la ritrova davanti sveglia, qualche centimetro più vicino.

“Ti stavi agitando” commenta lei, quasi con dolcezza, allungando lentamente il dorso della mano verso la sua guancia. 

Severus la fissa e al contatto della sua mano gelida sussulta, e non per il freddo. Odia che quel primo inatteso contatto tra loro sia partito da lei, lei che vuole consolare e confortare lui. E lui non ricorda cosa stava sognando in quelle brevi ore di sonno che è riuscito a concedersi, ma è certo di aver ricordato Amycus Carrow rivolgergli un sorriso obliquo, Charity singhiozzare sul pavimento dell’aula di Difesa con i vestiti strappati e Minerva lanciargli addosso gli anatemi più mortali (quelli a parole).

“Cosa facessi al posto mio se avessi commesso così tanti errori?” chiede mentre le afferra la mano premuta sulla propria guancia, quasi per timore di vederla fuggire via. Ma lei non fugge, anzi si avvicina ulteriormente e distende lievemente le labbra in un sorriso.

“Mi perdonerei, Severus. Dopo tutto quello che hai fatto, è solo naturale che…”

“Perdoneresti qualsiasi cosa?”

La vede esitare, mordersi le labbra considerando la questione sotto molteplici punti di vista. Forse ne considera tanti – deve chiedersi quali reati lui possa aver commesso, quanti Albus Silente deve aver tradito e quanti Amycus Carrow deve aver assecondato – ma di certo non considera se stessa, non immagina che tra tutte le persone che non ha salvato è proprio lei (l’unica presente in carne e ossa, a differenza di tanti altri) a tormentarlo ora che i giochi sono finiti. Per questo non dovrebbero avere molta importanza le parole che lei mormora alla fine, riducendo ulteriormente la loro distanza, fino a posargli quasi con naturalezza la testa sulla spalla.

Ma lei le dice e lui finge di crederci fino in fondo. 

Io ti perdonerei qualsiasi cosa. Sono certa che tutto ciò che hai fatto lo hai fatto per un motivo, non ne dubito e non dovresti neanche tu”.

Finge che lei gli stia concedendo il suo pieno perdono, e s'inganna abbastanza da dormire fino all'alba. 

 

*

 

"Adesso ammetto di essere preoccupata, Severus". 

Severus solleva il suo proverbiale sopracciglio, invitando la Preside a continuare a parlare. Minerva non accoglie quell'invito, gli fa semplicemente cenno di seguirla nel suo ufficio ed è solo lì che finalmente parla. 

"Pare che Charity non sia mai nella sua stanza di notte. Visto che tu la segui molto più di me, ne sai forse qualcosa?" 

Lo stesso posto, lo stesso argomento: il professore non può dirsi sorpreso, come non può dirsi sorpreso per le conoscenze di Minerva. Non le sfugge quasi nulla, sembra avere perfino più vie di Silente. 

"Non dovresti preoccuparti. A dire il vero, Charity dorme nelle mie stanze". 

Lo dice con casualità, forse con una involontaria punta di sfida. E Minerva sì che è sorpresa, perché questo dettaglio non lo aveva proprio colto. È sorpresa, fino a che la sua espressione lentamente non assume una inclinazione più marcata: disapprovazione. 

"Oh, Severus, non vorrai mica dire che voi due…" 

E lui vorrebbe negare precipitosamente, vorrebbe ricordare che non oserebbe mai, tuttavia resta invece in silenzio per qualche istante e quando parla si ritrova solamente a dire: "Anche se fosse? Ti scandalizza così tanto l'idea che io possa avere un po' di amore?" 

"No, assolutamente no" ribatte lei decisa, con sincerità. "Non c'è nessuno che merita di essere felice più di te, Severus, io lo penso davvero. È soltanto che…" 

"Soltanto cosa?" 

"Questo non ha nulla a che vedere con te!" L'esclamazione un po' troppo brusca di Minerva lascia una lunga eco, in cui lei sembra davvero indecisa se proseguire o meno quel percorso. Quando alla fine sospira pesantemente, si capisce che, sì, vuole andare fino in fondo."Severus, insomma, non vedi che stai ricadendo in uno stesso schema? Dico che forse stai soltanto cercando di rimediare a un trauma, che tu ti senta come se dovessi sistemare le cose, come se dovessi avere una sorta di nuova missione adesso che la guerra è finita." Si interrompe, aspettandosi una replica, ma incontra solo silenzio e quindi riprende, con una vaga incertezza, a parlare." Lei è in una situazione particolare, quello che le è successo è…"

L'interruzione arriva finalmente, con un sibilo basso eppure quasi brutale.

"Credi forse che io non lo sappia? Dimmi, Minerva, non starai insinuando ancora che io non tenga a Charity?" 

"Lo so che tieni a lei, lo so benissimo questo, ma…" 

"Pensi allora che io possa farle del male o che con me lei sia in pericolo?" 

"Non essere sciocco, Severus, non lo penso, ma…" 

"Allora non vedo quale sia il problema" proclama, fingendo una sicurezza che in realtà non ha affatto. Di problemi in realtà ne vede tanti e quella differenza di ricordi non è di certo l'ultimo, ma il punto è che non vuole proprio vederli. 

Si alza di scatto e le volta le spalle, sibilando un saluto, pronto a chiudere la questione. Minerva, però, si alza a sua volta, anche se resta ferma nella sua posizione dietro la scrivania. 

"Devi dirle tutto Severus, solo così qualsiasi cosa sta succedendo tra voi potrà essere reale e autentica. Dille tutto altrimenti… potrei considerare di parlarle io. Sai già bene quanto non approvassi la tua decisione la prima volta". 

Severus si ferma e resta immobile per qualche istante, prima di decidere di proseguire a camminare senza neanche voltarsi indietro. Non promette che ci penserà, perché sa già che non lo farà. Se sarà costretto arriverà a Oblivare Minerva, piuttosto, ormai con l'Oblivon ci ha preso gusto - peccato che non sia in grado di usarlo contro se stesso. 

 

*
 

L'ottava notte è come tutte le altri notti, ma è qualcosa di più. È Charity che si avvicina a lui appenas'infila nel letto, è Severus che la stringe come se fosse la cosa più normale del mondo, sono mani che si sfiorano nel buio e bocche che si cercano nel silenzio. Le parole di Minerva nella sua mente non hanno tanto instillato dubbi, ma possibilità - Davvero tra loro due sta cambiando qualcosa? Davvero l'amicizia può diventare per la seconda volta amore? È la possibilità di felicità che non merita, ma che disperatamente si scopre a volere. 

Non fanno l'amore, non ancora, ma notte dopo notte ci vanno sempre più vicino. Lui si prende tempo per imparare a riconoscere i suoi brividi di fastidio e i mugugni di piacere, per sostituire ricordi che già sono stati cancellati e formare altri che, spera, nessuno porterà via. E quando si ferma a riflettere e si chiede cosa gli stia davvero succedendo, sinceramente può dirsi solo che non lo sa. 

È che Severus è incapace di dire se sta agendo per egoismo (fare felice se stesso) o per rimorso (fare felice lei), sa solo che in ogni caso tutto dipende che lei non sappia. Mai, mai, mai. 

È che Severus è stato sempre di incapace di tenere a qualcuno e basta. O adora o disprezza, e Charity non l'hai disprezzata in tutti quegli anni neanche per un minuto. Mai, mai, mai. 







 
NDA: Eccomi (con un ritardo insospettabilmente mostruoso!) con il secondo capitolo di questa minilong. Il peso di Severus nella vicenda di Charity è stato abbastanza delineato, anche se lo mostrerò esplicitamente nel prossimo – e ultimo – capitolo. Sono come sempre uriosissima di conoscere le vostre opinioni, questa volta forse un po' più del solito:)
   
 
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