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Autore: Gun    30/08/2021    3 recensioni
Sakura aveva sempre voluto vedere Kakashi senza maschera, anche se questo era troppo persino per lei...
Tutto inizia a causa dell'ennesimo ritardo di Kakashi, in una calda mattinata.
Tra imbarazzi, mutandine rubate, inganni ed incomprensioni, Sakura si addentra nel mondo dei piaceri fisici con l'aiuto dell'unico uomo che non avrebbe mai considerato. Ma se dall'amore può nascere il sesso, dal sesso può nascere l'amore?
KakaSaku.
Traduzione precedentemente pubblicata in parte da eveyzonk.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Tsunade
Note: Lemon, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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. 16 .

 

Scritte sui muri

 

 


 

 

Shizune leccò la punta di un dito e sfogliò le pagine della rivista di nozze sulla sua scrivania, sospirando nel mentre. Quella mattina, la torre dell’Hokage era insolitamente tranquilla. Tsunade stessa non era ancora arrivata e solo una manciata di persone erano passate da lei, per lasciare qualche scartoffia da timbrare o il verbale di una missione.

Buttò un occhio all’orologio da parete nella sala d’attesa e lo confrontò col proprio, per poi confermare che Tsunade fosse in ritardo. E l’Hokage ritardava solo in seguito ad una serata alcolica, quindi con ogni probabilità si sarebbe presentata in condizioni pietose.

La porta sotto l’orologio si aprì un attimo dopo e Shizune alzò la testa convinta di incontrare il suo capo, mentore e quasi zia.

Al contrario, vide Genma.
Salutò sorridendo il compagno di squadra, ma presto si accigliò nel notare che trascinava  a fatica un trasandato ragazzo biondo. Dopo Naruto, comparve Hinata pallida come un lenzuolo ed in evidente disagio, ed ancora dopo di lei c’era Kakashi con entrambe le mani in tasca. Alla coda si aggiunsero una Sakura dallo sguardo cupo e Ino, evidentemente furiosa.

«Siediti» Genma ordinò a Naruto, lanciandolo sgraziatamente su una delle seggiole a ridosso del muro. «Anche voi» si rivolse poi alle due ragazze, indicando i sedili del muro di fronte. Probabilmente avrebbe ordinato la stessa cosa a Kakashi, se non l’avesse trovato già accomodato su una delle sedie di fronte alla porta dell’ufficio dell’Hokage, il più lontano possibile da tutti loro. Hinata si appollaiò accanto a Naruto, cosa che apparve a Shizune come un vero e proprio atto di coraggio, dato che il ragazzo sembrava pronto ad uccidere qualcuno.

La stanza divenne soffocantemente silenziosa.

Genma si avvicinò al bancone di Shizune, facendole cenno di avvicinarsi. «Il Quinto è dentro?» chiese a bassa voce. «Abbiamo una cosuccia da risolvere, qui.»

Shizune scrutò la stanza: Kakashi fissava risoluto il pavimento, Naruto lanciava occhiatacce minacciose a Kakashi, Hinata era sul punto di scoppiare a piangere, Sakura se ne stava ingobbita sul sediolino e stringeva la mano di Ino in cerca di supporto, anche se Ino guardava Kakashi con lo stesso sguardo assassino di Naruto.

Non bisognava essere dei geni per capire cosa stesse succedendo.

«Tsunade-sama non è ancora arrivata» informò Genma. «Che succede?»

Il ragazzo sospirò. «Rissa in strada. Naruto ha picchiato Kakashi, a detta di Sakura, e Hinata sembra essere coinvolta in qualche modo. Li ho portati tutti qui perché a quanto pare ci sono in ballo accuse piuttosto pesanti, è necessario informare l’Hokage stessa. Anche se non so perché lei sia qui» disse, indicando Ino.

La ragazza staccò gli occhi di dosso a Kakashi solo per rivolgerli a Genma. «Supporto morale», si sentì in diritto di rispondere, dando una pacca alla schiena di Sakura.

Genma scrollò le spalle. «Sai per caso quando si presenterà la Strega Cattiva?»

«Presto» rispose in automatico Shizune, guardando Hinata che non aveva il coraggio di ricambiare il suo sguardo.

«Mi sento male» mormorò Sakura, pallida e tremante. «Credo che darò di stomaco.»

«Prendete un secchio!» ordinò Ino.

Kakashi scattò all’istante verso Sakura, ma Naruto e Ino lo intralciarono repentinamente.

«Non crede di aver fatto abbastanza, Kakashi-sensei?» borbottò Ino.

«Se ti azzardi a toccarla con un dito, te lo taglio!» ringhiò Naruto.

«Smettetela!» pregò Sakura. «Entrambi!»

Kakashi non si scompose. «Se siete così desiderosi di aiutarla, perché perdete tempo con me?» 

Ino gli diede le spalle e si accovacciò di fronte a Sakura, le fece poggiare la schiena contro il muro e sfregò le braccia in segno di conforto. «Come ti senti, fronte larga?»

«E’ solo nervosismo» mormorò Sakura.

«Lo spero» intervenne Naruto, incenerendo Kakashi con gli occhi, il quale in risposta sollevò a stento un sopracciglio.

Sakura trasalì. «E con questo che vuoi dire?!» chiese.

Ma Naruto si rivolse unicamente a Kakashi. «Se è incinta–»

«Tu–!»

«Chi è incinta?»

La voce roca giunse dalla porta, e fu abbastanza per far calare di nuovo il silenzio sulla sala. Tutti si voltarono per guardare Tsunade, che se ne stava sull’uscio col soprabito di rovescio ed un paio di occhiaie nere come la notte. Dallo stato dei suoi capelli e dalla postura traballante, fu piuttosto chiaro ai presenti che fosse ancora vittima di una sbronza infernale.

«Perché c’è tutta questa gente nel mio ufficio a quest’ora del mattino?» gracchiò imbronciata. «Un Hokage non può avere un attimo di pace?»

L’intera stanza esplose in un turbinio di voci.

«Nonna – non ho fatto niente di male – è stato Kakashi a–»

«Maestra, Naruto ha attaccato Kakashi–»

«Per una buona ragione!»

«Ma non stai mai zitto?!»

«Mi d-dispiace tantissimo, Sakura-san, non volevo che andasse così–»

«Questa è una cosa tra la fronte larga ed il vecchio pervertito, che diavolo ci fai tu qui–»

«Non parlare in quel modo a Hinata-chan–»

«Ho i postumi di una sbronza!» li zittì Tsunade, facendo calare di nuovo il silenzio. «Genma, nel mio ufficio. Tutti voi, restate dove siete e muti come tombe. Non voglio sentire una mosca volare fino a quando non avrete espressamente il mio permesso per parlare, sono stata chiara?»

Nessuno proferì parola.

«Bene» ringhiò, attraversando la sala. Shizune guardò Genma con preoccupazione, mentre questi seguiva l’Hokage nel suo ufficio.

 


 

Lo stomaco di Sakura continuò ad attorcigliarsi nel momento in cui la porta dell’ufficio di Tsunade si richiuse bruscamente. In quell’esatto momento, Genma le stava illustrando quell’assurda situazione che avrebbe potuto competere con la trama della sua soap opera. Ino continuava ad accarezzarle la schiena e a comportarsi da amica, anche se Sakura sospettava che fosse lì solo per avere l’esclusiva sullo scoop che sarebbe stato sulla bocca di tutti per parecchio tempo. Dall’altro lato della stanza, Kakashi era tornato a sedere, ma si rifiutava di guardarla – soprattutto perché Naruto minacciava di colpirlo ancora se ci avesse provato.

Il silenzio si era fatto insopportabile.
Sakura tentava invano di cogliere almeno uno strascico della conversazione tra Genma e Tsunade, ma era risaputo che l’ufficio fosse insonorizzato.

Era da tanto che non provava quella paura viscerale: l’ultima volta risaliva a quando Naruto e Sasuke avevano provato ad uccidersi l’un l’altro sul tetto dell’ospedale. A quei tempi, la sensazione che le cose non sarebbero mai più state le stesse per il Team 7 l’aveva terrorizzata. Ora, mentre attendeva le conseguenze delle sue azioni, sapeva che il danno causato era addirittura peggio e che nulla avrebbe potuto riportare le cose alla normalità.

La porta dell’ufficio si aprì e Genma tornò tra di loro, rivolgendo a Shizune uno sguardo preoccupato. Tsunade comparì dietro di lui, sul viso i segni di una rabbia fulminante. Aveva smaltito istantaneamente i postumi dell’alcol, ma le occhiaie che le contornavano gli occhi erano ancora più accentuate, e quando quegli occhi incontrarono quelli di Sakura, la ragazza non poté trattenere un brivido di terrore.

Lo sguardo penetrante dell’Hokage si spostò poi su Kakashi, il quale fece l’errore di ricambiarlo con un sorrisetto. Nella frazione di un secondo, Tsunade lo afferrò per la collottola e lo trascinò nell’ufficio, senza aggiungere una parola. Sakura scorse per un attimo il viso di Kakashi, ora leggermente preoccupato, prima che la porta si richiudesse con un tonfo che scosse l’intero edificio.

Tutti i restanti rilasciarono un sospiro che non sapevano di star trattenendo.

«Che diavolo sta succedendo, Sakura?» mormorò Ino, prendendo coraggio ora che Kakashi non poteva sentirla. «Ti prego, dimmi che è tutto un orribile equivoco.»

«Non è un orribile equivoco» le rispose amaramente.

«Ho sempre saputo che hai gusti discutibili in fatto di uomini, ma tutto ciò è assurdo», le disse, sprezzante. «Ti ho consigliato di trovarti un uomo adulto, ma ci sono dei limiti, sai. E infrangere la legge è uno di quelli.»

Dall’ufficio dell’Hokage arrivavano urla ovattate e Sakura guardò la porta con preoccupazione. «Pensavo che lo studio fosse insonorizzato» sussurrò.

«Lo è», rispose atona Shizune.

Ma tutti potevano sentire chiaramente spezzoni di una conversazione piuttosto violenta, cose come “responsabilità” e “certe confidenze” che “non possono essere violate” delle quali “te ne sei sbattuto”. Ogni frase fu accompagnata da tonfi, fino a quando non sentirono il preoccupante rumore di qualcosa che veniva sbattuto con forza contro la porta. Sakura fece per alzarsi, ma Ino la trattenne.

Le urla continuarono a crescere fino a quando non furono perfettamente comprensibili alle orecchie di tutti.

«Ti è stata data una posizione di totale fiducia, ed è questo il modo in cui mi ripaghi?!» le grida soffocate di Tsunade spezzarono il denso silenzio. «Cosa?! Non me ne frega un cazzo se sanguinialzati!»

Non riuscirono a capire altro oltre ciò, ma Sakura sentì un gemito di terrore nel pensare che tra poco sarebbe toccato a lei. «Lo ucciderà» gemette.

«Benissimo» dichiarò Naruto, insensibile.

Senza esitare, Sakura inveì contro di lui. «Guardatelo, se ne sta lì tutto compiaciuto!» ribollì. «Scommetto che sei felice ora, eh?! Ti rendi conto del danno che hai causato?! Tutto perché non sei in grado di comportarti da adulto per nemmeno trenta secondi!»

«Avresti dovuto pensarci prima di andare a letto con il nostro insegnante!» le ringhiò contro. «La colpa è solo tua, Sakura!»

Ed era difficile ammettere che avesse ragione.
Anche se Naruto aveva sbagliato ad attaccare Kakashi nel bel mezzo della strada, le colpe che avevano lei ed il loro maestro surclassavano tutto ciò che il suo compagno di squadra aveva fatto. E per come si stava comportando Tsunade, senza dubbio gli avrebbe dato ragione.

Amare lacrime di rabbia riempirono gli occhi di Sakura, ma si costrinse a trattenerle. Scostò Ino e fronteggiò Naruto; Genma si frappose tra di loro, temendo un attacco, ma Sakura si limitò a stargli di fronte. «Credi di essere in diritto di incolpare Kakashi?» gli chiese, guardandolo negli occhi. «Credi di avere il diritto di colpirlo in quel modo e fare una scenata nel bel mezzo della strada? E allora perché non colpisci anche me, Naruto? Kakashi non ha fatto niente che io non volessi, siamo coinvolti entrambi in questa storia, come pari. E se vogliamo dirla tutta, sono stata io a convincerlo. Quindi, se hai bisogno di sfogare la tua rabbia su qualcuno, sfogala su di me.»

Attese una reazione, ma Naruto non fece altro che ricambiare il suo sguardo. E per la prima volta notò l’alone rossastro che gli offuscava le pupille. Il Kyūbi era lì, cercava di prendere il possesso del suo corpo, ma Naruto lo teneva sotto controllo.

«Allora?» riprese lei, schiaffeggiandolo beffardamente. «Che stai aspettando? Colpiscimi!»

«Ma che cazzo di problema hai?!» le urlò Naruto, respingendola. «Perché lui?! Che diavolo ti è passato in mente?! Come hai potuto anche solo considerarlo?!»

«Hey, hey, hey!» Genma intervenne quando Sakura fece per colpirlo ancora. La riportò di peso a sedere, ed Ino la trattenne con il pretesto di un abbraccio. Sakura era troppo arrabbiata per protestare, quindi restò al suo posto e mormorò qualcosa di esplicito riguardo alle persone stronze ed ipocrite.

Finalmente le grida che provenivano dall’ufficio si interruppero con un ultimo colpo violento, attirando l’attenzione di tutti.

«Spero che non l’abbia ucciso», bisbigliò agitata Shizune.

Il silenzio si fece inquietante. Sakura attese con il respiro mozzato, chiedendosi se Tsunade avesse davvero ucciso Kakashi e se fosse il caso di fare irruzione e andare a salvarlo. Ma un attimo prima che potesse cedere all’impulso, la porta si spalancò facendo sobbalzare tutti. Ne emerse Kakashi, con una mano sanguinante che copriva un taglio profondo sul sopracciglio. Sakura fece per raggiungerlo, ma Ino la trattenne saldamente.

«Genma» scattò Tsunade. «Porta Hatake all’ospedale. Di’ pure alle infermiere di essere brutali.»

Genma annuì e prese Kakashi per un gomito, scortandolo come fosse stato un prigioniero. Passando accanto a lei, Kakashi alzò un pollice in su di nascosto, ma non fu sufficiente a tranquillizzarla.

«Sakura» ringhiò Tsunade, e la ragazza si rese conto che fosse arrivato il suo momento. Mentre faceva il suo ingresso nell’ufficio con sguardo basso, Tsunade si rivolse a Shizune. «Portami il libro delle leggi.»

«Il libro delle leggi?» ripeté l’assistente, confusa.

«Il libro con le leggi! Quello grosso!» scattò ancora l’Hokage.

«Lo Statuto del Villaggio?» tirò a indovinare Shizune.

«Come si chiama, basta che me lo porti ora.»

La porta sbatté ancora e, una volta dentro, Sakura si guardò intorno. C’erano parecchie crepe sui muri, apparentemente causate dai vari vasi, portapenne e fermacarte che ricoprivano il pavimento della stanza, mentre fogli di carta erano disseminati ovunque. Buttò velocemente un occhio alla scrivania di Tsunade e fu sollevata dal notare che non era rimasto nulla da scagliarle contro.

«Siediti» tagliò corto la maestra.

Sakura obbedì mestamente, anche se dovette raccogliere la sedia dal pavimento. Tsunade prese posto dietro la scrivania, ma più che rivolgersi a lei preferì prendere una spillatrice e dividere qualche foglio in piccole pile, incurante dell’ordine.

Forse il suo era un tentativo di ignorarla fino a quando Sakura stessa non avrebbe cominciato a confessare l’accaduto. Non aveva idea di cosa Kakashi le avesse detto – semmai avesse avuto l’occasione di dire qualcosa, in mezzo a tutte quelle urla – quindi decise di ponderare bene le proprie azioni.

Ma fu Tsunade a cedere per prima.
O meglio, fu la spillatrice a cedere. Una delle spille si incastrò nel macchinario, facendo esplodere la furia dell’Hokage che la scagliò con forza bruta contro la porta dell’ufficio, mancando l’orecchio di Sakura di pochi centimetri.
Poi si prese la testa tra le mani e premette forte i palmi sugli occhi stanchi.

«Perché mi hai fatto questo, Sakura?» disse, cedendo alla debolezza. «Hai idea della posizione in cui mi hai messa?»

Sakura non sapeva cosa dire, se non: «Mi dispiace».

Ma non era la risposta giusta. «Le scuse non bastano!» sbraitò Tsunade. «Sei la mia apprendista! Ti ho insegnata ad essere furba, intelligente, razionale! E mi sconvolge sapere che qualcuno sotto la mia tutela abbia fatto qualcosa di così stupido! Mi hai delusa…»

Sakura abbassò lo sguardo, sentendosi non meno che orribile, in ogni senso.

Tsunade cercò di calmarsi. «Allora, andiamo al punto», disse, costringendosi a svolgere un ruolo terribile. «Sei incinta?»

Sakura sentì un brivido di umiliazione nelle ossa. «No, maestra», rispose mestamente.

«Sei sicura?»

«Sicurissima, maestra» rispose ancora, facendo trapelare il fastidio che provava nel fatto che in molti mettessero in dubbio la sua capacità di prendersi cura di sé. «Prendo anticoncezionali regolarmente e non ho mai avuto incidenti prima, non vedo perché dovrei averne ora.»

«Non usare quel tono con me, Sakura. Devo esserne sicura.»

«Scusi, maestra. Lo capisco.»

«Ti ha persuasa in qualche modo?»

Sakura si accigliò, non capendo dove Tsunade volesse arrivare.
Erano tanti i modi in cui Kakashi l’aveva persuasa; anzi, sarebbe stato più corretto dire che lei si fosse fatta persuadere dall’attrazione che provava nei suoi confronti, ma non le sembrava qualcosa di particolarmente rilevante. «Non credo di aver capito cosa intende, maestra…»

 «Voglio dire… Ti ha costretta?» le chiese Tsunade, sporgendosi verso di lei. «Sei una sua allieva da quando avevi dodici anni. Hai mai ricevuto proposte inappropriate in questo arco di tempo? Tocchi? Carezze? Commenti? Qualcosa che potrebbe–»

«No!» la interruppe Sakura, allarmata. «Kakashi non lo farebbe mai! La nostra relazione è cominciata solo due settimane fa. Prima di ciò non c’è mai stato nulla, lo giuro, non mi ha mai toccata. Anzi, in realtà non mi ha mai prestato chissà quanta attenzione. Non avrebbe mai potuto… Lui non è… Come può pensare questo di lui?»

«Perché, dico, ti rendi conto che chiunque lo penserà d’ora in poi?»

Sakura sbiancò. «Sono stata io ad andare da lui, maestra. Kakashi non mi ha costretta a fare niente.»

«Interessante», commentò Tsunade, ritraendosi contro lo schienale della sedia. «Da un lato abbiamo Kakashi che si prende tutta la responsabilità, e dall’altro ci sei tu che fai esattamente la stessa cosa.»

«Sta cercando di proteggermi», realizzò Sakura. «Ma non è stato lui, sono stata io a cominciare. Lui ci è stato solo perché si dispiaceva per me.»

«Quindi hai istigato tu questa relazione?»

«Sì.»

«Con l’obbiettivo di guadagnare crediti extra per la revisione, forse?»

Sakura chiuse gli occhi e strinse i pugni. «No, è stata una coincidenza. E Kakashi non è il tipo di persona che permette alle relazioni personali di interferire con i suoi giudizi professionali.»

«Apparentemente no, ti ha bocciata.»

Sakura annuì.

«Sai che ora la sua decisione non ha più valore?» chiese Tsunade. «Dovrò trovare un altro esaminatore e dovrai ripetere la prova.»

«Non mi interessa» la informò Sakura, scuotendo la testa. «Per favore, maestra… Mi dica solo com’è la situazione.»

Tsunade la guardò con un sopracciglio inarcato. «Come credi che sia?»
Quando Sakura non rispose, riprese. «Ovviamente eravate consapevoli del fatto che vi steste cacciando in un guaio, altrimenti non lo avreste tenuto segreto.»

Sakura la fissò. «Non… Non condannerete a morte Kakashi… Vero?»

Tsunade si sporse di nuovo, gli occhi ridotti a due fessure. «Sto ancora decidendo.»

«Shizune-san ha detto che l’ultimo insegnante che è andato a letto con una sua studentessa è stato condannato a morte.»

«E’ vero, anche se la condanna aveva poco a che fare con la sua relazione con una studentessa, anzi, era perlopiù per il suo vizio di rapire ed uccidere buona parte dei nostri shinobi per i suoi esperimenti genetici.»

Sakura si rilassò impercettibilmente.

«Ma i provvedimenti legali per l’abuso sessuale sono comunque piuttosto gravi» continuò Tsunade.

«Ma sono maggiorenn–»

«Sì, ma il rapporto di fiducia tra studenti e insegnanti è sacro ed è salvaguardato dalla legge stessa. Kakashi è venuto meno ai suoi doveri e ha tradito la nostra fiducia, ci saranno ripercussioni.»

Qualcuno bussò alla porta. «Avanti!» strillò impaziente Tsunade.

Shizune sgattaiolò nell’ufficio con un grosso e vecchio libro tra le braccia. Tsunade inforcò gli occhiali e – quando l’assistente glielo porse – prese a sfogliarlo.

«La legge che regolamenta i rapporti tra insegnanti e alunni è piuttosto vecchia, Sakura» la informò, cercando l’argomento in questione. «Non è mai stata modificata fin da quando è stata scritta, e cioè più o meno alla fondazione del Villaggio. Avevo intenzione di abolire qualcuna di queste sciocchezze, ma non pensavo di doverne applicare una, soprattutto per te.»

Sakura strinse forte l’orlo della gonna, mentre Tsunade faceva scorrere il dito sulle vecchie pagine ingiallite. Si fermò all’improvviso, e Sakura perse un battito. «Apparentemente è illegale dare fuoco alle scimmie per sgomberare le sorgenti termali» lesse Tsunade. «In questo libro ci sono scritte cose ridicole.»

Saltò un altro paio di pagine prima di fermarsi ancora, e sia lei che Shizune si sporsero in avanti per leggere un passaggio in particolare. Dopo poco, entrambe si ritrassero e Tsunade richiuse violentemente il libro, formando una nuvola di polvere. Fissò intensamente Sakura negli occhi.

«Quindi…?» osò lei.

«La legge è piuttosto chiara» sospirò Tsunade, quasi serenamente. «Gli insegnanti che si approfittano degli allievi vanno imprigionati o condannati a morte, dipende dal volere del padre dell’allieva.»

Sakura si coprì la bocca con una mano, cercando di trattenere il pianto.

«O almeno, questa è la procedura in caso di minori» continuò l’Hokage. «Sarai felice di sapere che le cose sono leggermente più rosee nel caso si tratti di due adulti, ma dipende tutto da un fattore.»

«Quale fattore?» chiese Sakura preoccupata.

Tsunade chiuse gli occhi e prese qualche secondo per riflettere, per poi riaprirli e rivolgere a Sakura uno sguardo stanco. «Le cose cambiano se vi amate.»

«Non capisco» esitò Sakura.

«E’ abbastanza semplice. La situazione è meno grave se siete innamorati l’uno dell’altra. Qual è la tua risposta, Sakura?»

Non ne aveva una. Come poteva qualcosa come l’amore incidere sulla legge? La sua maestra le stava praticamente dicendo che le regole erano meno severe con chi ha sbagliato per amore, a differenza di chi aveva avuto solo un’avventura. Ed in quel caso, a quale categoria appartenevano lei e Kakashi? Una settimana prima avrebbe risposto senza esitazione che la loro era solo una relazione di sesso, un venirsi incontro per soddisfare i propri bisogni biologici, ma adesso? Ora c’era quella strana sensazione al petto che una semplice avventura non fa provare.

Ma la vera domanda era: Kakashi sentiva la stessa cosa? E se pure entrambi ne fossero stati vittime, era così profonda da potersi definire amore?

Sakura schiuse le labbra per ribattere, ma Tsunade la interruppe. «Tieni a mente, Sakura,» le disse con un amaro sorriso, «che ho fatto la stessa domanda a Kakashi, sto cercando di capire se le vostre risposte combaciano.»

Sakura volse uno sguardo disperato a Shizune in cerca di un suggerimento, ma il viso di lei era teso ed indecifrabile.
Le sembrava una trappola: se a Kakashi era stata posta la stessa domanda, era stato costretto a rispondere sinceramente; ma se non aveva ancora riconosciuto la natura della loro relazione con lei, come avrebbe potuto farlo con Tsunade?

Rassegnata, Sakura chinò il capo. «Mi dispiace» mormorò. «Non è nulla di serio, è solo un’avventura. Non siamo innamorati.»

Quando ebbe il coraggio di guardare la sua maestra, notò che il sorriso tagliente di questa si era esteso. «Interessante» sospirò. «Puoi andare.»

Scossa, Sakura restò immobile. «E riguardo la punizione?»

«Deciderò dopo, e sarai informata entro stasera. Puoi andare.»

Lentamente, Sakura si rimise in piedi. Shizune aprì la porta per lei e dopo un attimo fu di nuovo nella sala d’attesa, scrutata da sguardi ansiosi. «Allora? Che ne sarà di te?» le chiese Ino, impaziente.

Prima che Sakura potesse dirle che non lo sapeva ancora, Tsunade apparve alle sue spalle.

«Naruto» chiamò, rivolgendosi al ragazzo stizzito. «Sono molto delusa anche da te. Nel momento in cui hai saputo di questa faccenda, era tuo dovere venire ad informarmi piuttosto che farti giustizia da solo. Non ci sono scuse per il tuo comportamento, attaccare il tuo capitano nel bel mezzo della strada non è un comportamento maturo – no, non interrompermi. Penserò ad una punizione appropriata anche per te.»

Poi si voltò verso Hinata, che sobbalzò visibilmente. «E tu, Hinata. Sono molto sorpresa. Di tutti i presenti, tu sei quella che ha meno motivi per nascondere la cosa, e invece hai preferito andare direttamente da Naruto, pur sapendo che avrebbe reagito male. Avevi forse intenzione di causare guai?»

Hinata sbiancò, infastidita. «N-no, non volevo che accadesse tutto questo. Non ho detto nulla a Naruto, ma lui continuava a farmi domande e gli ho chiesto di smetterla, e ad un certo punto siamo passati davanti la Lanterna Rossa e ha visto Kakashi-sensei con Sakura, e scherzando ha ipotizzato che avessero una relazione. M-mi dispiace tanto… Ha visto Kakashi-sensei toccare la gamba di Sakura-san e poi ha guardato me e ha capito tutto… M-mi dispiace davvero tanto, lo giuro, non volevo creare problemi!»

Tsunade si accigliò. «Avresti dovuto comunque informarmi. Nascondere questo tipo di informazioni è un’azione punibile, Hinata.»

Sakura notò il modo in cui gli occhi di Hinata scattarono verso Shizune, ma non fece altro che annuire ed abbassare lo sguardo.

«No, Tsunade-sama» si fece avanti Shizune. «La prego, non punisca Hinata, le ho chiesto io di tenere il segreto. Tecnicamente sono un suo superiore, ha agito secondo i miei ordini.»

Sorpresa, Tsunade si rivolse a lei. «Tu sapevi?» chiese. «E non mi hai detto niente?»

Shizune annuì mestamente.

Tsunade quasi rise. «Sono certa che lo state facendo apposta per farmi incazzare» sbuffò al cielo. «Cortesemente, dimmi chi te lo ha detto almeno. Devo sapere chi altri aggiungere alla lista dei provvedimenti.»

«Non me l’ha detto nessuno» ammise Shizune. «L’ho scoperto da sola.»

«Come?» chiese debolmente Sakura.

Shizune la guardò colpevole e tirò fuori qualcosa dalla lunga manica. «Sono cadute a Kakashi in ospedale. Non dovresti scrivere il tuo nome sulla biancheria, Sakura… L’inchiostro può rovinare i tessuti, se non stai attenta.»

Allungò il paio di mutandine in pizzo a Sakura, che non fece altro che guardarle confusa. Tsunade si schiaffò una mano sul viso e Naruto parve apoplettico.

«Tu», Tsunade indicò Ino, che congelò. «Che ci fai qui? Per cosa dovrei punirti, esattamente?»

«S-sono qui solo per dare supporto morale, Hokage-sama.»

Le braccia di Tsunade caddero. «Bene. Potete andare tutti, e vi consiglio di farlo alla svelta, prima che faccia qualcosa di cui potrei pentirmi.»

 


 

«Sei davvero un cazzo di idiota, lo sai?»

«Lo so.»

«Ti è anche andata bene, pensavo ti neutralizzasse all’istante.»

«Ci ha provato.»

Genma scosse la testa e fischiettò, allungandosi verso Kakashi per constatare i progressi della medicazione che l’infermiera gli stava fornendo. La giovane donna era impegnata ad attaccare farfalline appiccicose lungo il taglio sulla fronte. «Ad ora conto almeno nove punti», lo informò. «Non ne valeva la pena, Hatake.»

Se Kakashi non avesse avuto gli occhi chiusi, li avrebbe alzati al cielo.

«Potresti essere condannato per questa faccenda, sai.»

«E’ ridicolo» gli rispose stancamente. «Ci sono solo due cose per cui si viene condannati a Konoha, ultimamente – tradimento e cospirazione. Nulla che mi riguardi, per quanto ne so. La mia unica colpa è quella di aver dormito con un’adulta, che per puro caso fa parte del mio stesso team.»

«Ma le persone non la vedranno così, Hatake», gli fece notare Genma. «Quando sentiranno che un insegnante è andato a letto con un’alunna penseranno tutti che ti sei approfittato di lei, in qualche modo. E il fatto che tu sia un tipo strano non aiuta… Non mi sorprenderei se pensassero anche peggio di così.»

L’infermiera si fermò. «Lei è l’insegnante di Haruno Sakura?» chiese.

«Sì», rispose monocorde.

«Ah. Mi piace Haruno-san», disse. Riprese a medicarlo, ma d’un tratto i suoi modi erano diventati più grezzi ed inutilmente dolorosi; Kakashi sussultò, ma sopportò senza lamentarsi.

«Quanti anni ha?» chiese Genma. «Sedici… Diciassette?»

«Diciotto» rispose Kakashi, seccamente.

Ancora una volta Genma scosse il capo, incredulo. «E cosa ci fai con una ragazza così giovane?» chiese, sconcertato. «E’ per caso una sorta di crisi di mezza età? Devi stare attento, Hatake. Sai come ci si sente a diciotto anni… Ci si innamora dalla sera alla mattina. Che bisogno c’era di ficcarti in un guaio del genere?»

Kakashi lo ignorò fermamente.

«Oi», Genma si inginocchiò per guardarlo direttamente negli occhi. «Non sarete mica innamorati?»

Kakashi lo guardò con fare impassibile. «Il Quinto mi ha fatto la stessa domanda.»

«E?» incalzò Genma. «Cosa le hai risposto?»

«Le ho detto la verità.»

«Che sarebbe?»

«Non sono affari tuoi.»

Genma sbuffò e tornò in piedi. «Lasciatelo dire: per una volta non ti invidio affatto. Qualsiasi provvedimento decida di prendere l’Hokage, credo che a questo punto sei fottuto.»

«Grazie tante.»

«E buona fortuna con i tuoi compagni di team, ce ne vorrà di coraggio per guardarli di nuovo negli occhi.»

«Già… Grazie ancora.»

«Figurati.»
Genma gli diede una pacca sulla spalla. «Bene, sono sicuro che ci siano ancora una manciata di persone che non hanno ancora sentito lo scoop. Non posso permettere ad Anko di divertirsi da sola, devo andare a cercarli. Ci vediamo in giro, Hatake.»

Kakashi sospirò e chiuse ancora gli occhi, nell’attesa che la tortura che gli stava infliggendo l’infermiera terminasse. Dopo pochi minuti smise di applicare gli adesivi e si allontanò da lui per ammirare il proprio lavoro. «Perfetto» dichiarò, con allegria minacciosa. «Può andare.»

«Non mi merito un lecca-lecca?»

Era la stessa battuta che faceva ogni volta che terminava una visita all’ospedale, fosse stato per un’influenza, una gamba rotta o un coma. In genere, i medici o infermieri ridacchiavano e basta, ma lo sguardo che gli rivolse la ragazza gli fece dubitare di aver detto qualcosa di estremamente osceno ed inappropriato: lo stava guardando come se le avesse chiesto sesso orale.

Le persone lo avevano sempre considerato un pervertito, ma in quel caso gli fu chiaro che ormai lo vedevano come un vero e proprio maniaco.

«Può andare» ripeté, gelandolo con lo sguardo prima di dargli le spalle.

«Va bene» rispose, intimidito.

La cosa migliore da fare era uscire di lì e tornare a casa. La sua uniforme era completamente sporca di sangue – perché le ferite alla testa sanguinavano sempre il doppio del dovuto – quindi per prima cosa si sarebbe cambiato. Poi avrebbe…

Effettivamente, non sapeva cosa fare. Fin da quando aveva trovato Sakura zuppa d’acqua fuori la porta, gli era stato chiaro che le conseguenze sarebbero state catastrofiche. Ma l’unica difesa che si era concesso era stato fare in modo che nessuno lo scoprisse.
Quello era il suo piano A.

E non c’era un piano B.

«Sembra che dovrai cavartela da solo», si disse, mentre camminando per il corridoio cercava di ignorare il modo in cui gli sguardi si scostavano da lui; eppure sentiva quegli occhi addosso, conficcati nella schiena. Ma lasciò l’ospedale senza battere ciglio.

Era già mezzogiorno.
Le strade erano affollate dalla gente in pausa pranzo, ed in un certo senso era stato fortunato: gli sarebbe stato più semplice passare inosservato, amalgamandosi alla folla. Qualche paio d’occhi si soffermarono su di lui per pochi istanti, ma era ancora presto: entro sei ore la notizia si sarebbe sparsa fino agli angoli del Villaggio, e da quel momento sarebbe stato impossibile per lui camminare senza essere additato da chiunque.

Ma neanche quella sarebbe stata una passeggiata semplice.
Mentre svoltava nella zona residenziale, qualcuno lo riconobbe dall’altro lato della strada e gli urlò: «Che c’è, Hatake? Devi buttare il cazzo tra i tuoi ragazzi perché non sei in grado di trovartene una adulta?»

Quell’uscita infelice fu seguita da uno scoppio di risate, e Kakashi si voltò curiosamente verso il gruppo di giovani jonin che si congratulavano l’un l’altro. Anche se loro sembravano conoscerlo, lui non aveva la più pallida idea di chi fossero, quindi scosse la testa e riprese a camminare con nonchalance. Gli insulti non erano nulla di nuovo, per lui, e nel tempo aveva imparato ad ignorarli.

Ma come avrebbe reagito Sakura?

Almeno non trovò la porta di casa imbrattata.
Entrò nel suo appartamento e si spogliò rapidamente, appallottolando i vestiti sporchi accanto a letto. Indossò poi una maglietta nera ed un paio di pantaloni da ginnastica.
Si guardò allo specchio per esaminare la ferita sulla fronte e notò che i primi punti erano stati applicati accuratamente, mentre i restanti – successivi al momento in cui aveva menzionato Sakura – erano stati incollati a casaccio.

Il temperamento fumantino di Tsunade era leggendario quasi quanto la sua scarsa abilità nel gioco d’azzardo. Non lo sorprendeva il fatto che gli avesse tirato contro ogni tipo di oggetto, perché sapeva quanto fosse legata a Sakura e quanto bene le volesse. Il suo senso di protezione per la sua apprendista era del tutto naturale, ed in un certo senso l’Hokage era l’insegnante di Sakura più di quanto lo fosse lui.

E nel tempo aveva imparato a sue spese che quando Tsunade cominciava a lanciare oggetti, non era saggio schivarli, perché l’avrebbe fatta incazzare di più. Non era facile spiegarsi e difendere la propria posizione, mentre una donna vulcanica come lei ha intenzione di colpirti ed ammazzarti. Quindi si era trovato a dover scegliere tra un vaso in fronte ed un paio di forbici conficcate nei testicoli: tra le due, sentiva di aver fatto la scelta giusta.

Stava goffamente cercando di sistemare le farfalline sul taglio, quando dallo specchio notò dei movimenti alle sue spalle. Senza nemmeno girarsi, vide Sakura entrare dalla finestra e sedersi sul suo letto. Sembrava piuttosto tesa.

«Vedo che sei riuscita a scappare incolume» commentò, tornando ai suoi punti.

Sakura lo raggiunse, ed un attimo dopo gli sbatté la testa contro lo specchio.

«Ohw
Cominciava a sentirsi piuttosto maltrattato.

«Idiota!» strillò, lanciandogli contro un paio di mutandine. «Hai rubato la mia biancheria!»

Osservò l’indumento ed inarcò le sopracciglia. «Oh! Cominciavo a chiedermi dove fossero finite. Pensavo di averle perse durante la missione» le disse, ammirando l’oggetto in questione.

Sakura gliele strappò di mano. «Ti sono cadute in ospedale», gli ringhiò contro. «Shizune le ha trovate ed è per questo che tutti lo sanno.»

«E lo ha detto in giro?» chiese, accigliato: non sembrava affatto da lei.

«No, lo ha detto solo ad Hinata, che non riuscirebbe a mettersi contro Naruto nemmeno per salvarsi la vita», sospirò Sakura, mordendosi le labbra. «Tsunade ha detto che più tardi deciderà come punirci, ma ormai lo sanno tutti, Kakashi. La gente mi fissa e li sento ridere alle mie spalle.»

Sembrava dover scoppiare a piangere da un momento all’altro, quindi Kakashi le cinse le spalle e la strinse contro il proprio petto. Respirava tremolante, ma sembrava decisa a trattenere le lacrime… Le serviva solo un momento di pausa per ricomporsi. Kakashi osservò le loro figure allo specchio: si chiese se fossero una brutta coppia, o se andassero bene insieme, ma ormai non lo capiva più. Nei loro riflessi, vedeva solo una ragazzina dai capelli rosa che a stento arrivava al mento di un uomo alto e coi capelli bianchi.

«Naruto mi odia», sussurrò Sakura. «Non mi ha mai guardata in quel modo. Sento di averlo tradito… Ma sono troppo arrabbiata! Come ha potuto farci questo?! E’ come se avesse voluto umiliarci!»

«Naruto non riflette, Sakura», le spiegò dolcemente. «Si è sentito ferito ed ha agito di conseguenza. Dubito che nel momento si sia reso conto delle sue azioni, anzi, non penso nemmeno che sapesse che la nostra relazione è illegale.»

«Perché lo difendi?», gli chiese, scostandosi da lui per guardarlo. «Ti ha colpito.»

«No, mi ha ferito» la corresse, «perché io l’ho ferito per primo. A me resterà un segno sul viso per una settimana, ma i suoi sentimenti ne risentiranno per molto più tempo.»

Sakura sprofondò di nuovo tra le sue braccia. «Ho paura», mormorò.

«Anche io», le rispose.

«Non è vero», gemette lei. «Lo dici solo per farmi sentire meglio.»

«Ha funzionato?»

«No…»

Le sorrise dolcemente e le prese il viso tra le mani per baciarla. Inizialmente, Sakura lo ricambiò, ma dopo un attimo si scostò ancora da lui e si sedette sul letto, dandogli le spalle. «Non me la sento» ammise, tristemente. «Mi sento così in colpa che faccio fatica a guardarti. Se gli altri sapessero che sono qui, si incazzerebbero.»

Si sedette accanto a lei. «Allora faresti meglio ad andare» le consigliò.

«Ma non so dove», gli disse. «E dico sul serio. Ovunque io vada… Tutti mi guardano e mi giudicano. Sei l’unico che mi abbia sorriso, oggi.»

Lo guardò negli occhi e scoppiò a ridere, forse perché Kakashi stava cercando di tenerle il broncio e guardarla male. Si stese su un fianco e poggiò la testa sul suo grembo, e poco alla volta la risata scemò. «Vorrei che il tempo si fermasse», confessò, stringendo la stoffa dei suoi pantaloni tra le dita. «Non voglio affrontare tutto ciò che succederà d’ora in poi.»

Kakashi si guardò di nuovo allo specchio ed osservò attentamente il modo in cui le sue dita scivolavano tra i capelli di Sakura di propria iniziativa. «Non si può fermare il tempo, Sakura. Dobbiamo farci coraggio.»

«Sarebbe più facile se si potesse fare» borbottò lei.

Non aggiunse altro, ma chiuse gli occhi e dopo qualche minuto Kakashi pensò si fosse addormentata. Sentiva la gamba intorpidirsi, ma non aveva il coraggio di spostarla e tornò ad accarezzarle i capelli, guardando allo specchio un uomo che nemmeno riconosceva più.

Un dolce cinguettio lo raggiunse dalla finestra, e quando si voltò, notò due uccellini. Saltellavano allegramente sul suo davanzale, scuotendo le ali e le testoline in movimenti inconsueti.

«Sakura» la chiamò, stringendole dolcemente una spalla. «Siamo stati convocati.»

 


 

«Naruto-kun… Sei arrabbiato con me?»

Non ne era sicuro.
Non era di certo colpa di Hinata se due dei suoi più cari amici avevano una relazione alle sue spalle, ma allo stesso tempo aveva voglia di incolpare chiunque fosse in qualche modo coinvolto.

«Tu sapevi, Hinata-chan», l’accusò, cercando di non far trapelare la rabbia nella voce: per qualche motivo, non riusciva mai a prendersela con lei, gli sembrava crudele. «Perché non mi hai detto niente?»

Hinata sobbalzò comunque come se le avesse urlato addosso. «Mi dispiace, Naruto-kun…»

Svoltarono l’angolo della torre dell’Hokage, poi Naruto scavalcò la ringhiera dell’Accademia per prendere una scorciatoia e, dopo un attimo di esitazione, anche Hinata lo seguì.

«Come hanno potuto?» urlò, più a sé che a lei. Diede un calcio all’altalena con cui era solito giocare da piccolo, facendola dondolare. Non alleviò la sua rabbia come aveva sperato. «E’ sbagliato! E’ da malati! E’ come un incesto o qualcosa del genere!»

Hinata strinse i pugni alle sue spalle. «M-ma non sono parenti.»

«Il mio team è come una famiglia, Hinata-chan», spiegò. «Kakashi-sensei è come un fratello maggiore, e Sakura è come una sorella – no! – una cugina. Fatta eccezione per qualche occasione. Perché è strano che ti piaccia tua cugina, giusto? Giusto…»

«Capisco» mormorò. «Anch’io vedo il mio team come una sorta di famiglia, a volte.»

Naruto scosse la testa. «E’ l’unica famiglia che ho…»

Hinata lo guardò con una punta di sorpresa dipinta sul volto. «Credo di sapere cosa intendi», disse.

Con un sospiro sconfitto, Naruto si sedette sull’altalena aggrappandosi ad entrambe le corde. «Lui sapeva che mi piaceva Sakura» disse a bassa voce. «Gliel’ho detto un sacco di volte, e lei è sempre stata innamorata di quel bastardo di Sasuke! Avrei potuto accettarlo… Ma Kakashi? E’ come se le andasse bene chiunque a parte me. Cos’ho di così sbagliato da farle preferire uno più vecchio?»

Hinata si sedette accanto a lui. «I-io non penso che ci sia qualcosa che non va in te», disse rapida. «Se ci pensi, Sasuke-kun e Kakashi-sensei sono molto simili… E forse a Sakura piace quel tipo di ragazzo. C-ci sono un sacco di ragazze a cui piaceresti tu. A-anzi, scommetto che molte di loro morirebbero pur di farsi notare da te.»

«Ah sì?» si intristì Naruto. «Dimmene una.»

Hinata sembrava aver perso la voce a quel punto. Naruto sembrò capire che non le venisse in mente nessuno e non se ne sorprese. «Non ci pensare, Hinata-chan» borbottò. «Ormai non c’è più nulla da fare, è andato tutto in malora…»

«Non volevo tenerti all’oscuro, Naruto-kun» sussurrò. «Ma non volevo neanche ferirti, né tradire Sakura-san. Non sono d’accordo con ciò che hanno fatto, ma… Sembrava così felice.»

Naruto la guardò. «Felice», ripeté impassibile. «E se lui l’avesse costretta?»

Hinata sembrò incerta per un attimo. «Credi che Kakashi-sensei potrebbe farlo?»

«No, non credo…»

Naruto si prese il viso tra le mani e desiderò di poter cancellare la propria memoria. Fin da quando aveva sentito parlare di quella relazione tra un jonin ed un allieva, si era subito chiesto se potesse trattarsi di Kakashi, ma si era detto che fosse impossibile, anche se in qualche modo non aveva mai escluso quest’evenienza. E tutti quegli sguardi allegri e il modo in cui sedevano vicini al tavolo da picnic… Ora aveva tutto senso.

«Credi che Sakura sia felice?» chiese a bassa voce.

Hinata si interrogò per qualche secondo. «Se pure lo era… Ormai non lo è più, Naruto-kun

Ed era vero: si pentiva di aver perso il controllo in quel modo, ma allo stesso tempo la rabbia e il senso di ingiustizia lo ferivano profondamente. Il suo sentirsi tradito da loro era difficile da dimenticare.

Delle dita sottili si poggiarono sulle sue e batté le palpebre sorpreso nel vedere la mano di Hinata sulla propria. Stranamente, era tremolante… Ma Hinata era sempre stata un tipo bizzarro.

«T-tu mi piaci, Naruto-kun» sussurrò, arrossendo. «Davvero tanto.»

Naruto la guardò, poi le sorrise. «Anche tu mi piaci tanto, Hinata-chan!» le disse allegro.

Gli occhi di Hinata si spalancarono colmi di speranza, ma poi lentamente sprofondò. «Già…»

Che strana ragazza.
Per un attimo, Naruto avrebbe voluto chiederle se avesse detto qualcosa di sbagliato, ma in quell’esatto momento un grosso tordo si poggiò ai loro piedi. Prese a cinguettare irrequieto, intonando qualche tipo di melodia, per poi battere le ali un paio di volte e tornarsene tra gli alberi. Naruto arricciò il naso e alzò gli occhi sulla Torre dell’Hokage.

«Evidentemente ha deciso», sbuffò. «Dobbiamo andare.»

 


 

«Ma tu guarda un po’ che gruppetto allegro abbiamo qui» li salutò seccamente Tsunade, mentre si posizionavano in fila di fronte alla sua scrivania.

Sakura squadrò Naruto, che in tutta risposta fissava con astio la finestra, facendo intendere che avrebbe preferito essere altrove piuttosto che nella stessa stanza con lei e Kakashi. Erano separati da Hinata e Shizune, il cui intento era quello di tenerli distanti per evitare un’altra baruffa.

«Sapete tutti perché siete qui», andò dritta al punto l’Hokage. «Non mi fa piacere fare questa cosa, ma sappiamo che non c’è alternativa. Spero capiate.»

Prese un respiro profondo e continuò.
«Innanzitutto, Naruto» chiamò, guardando il ragazzo ad un’estremità della fila. «Uno shinobi deve saper gestire le proprie emozioni in qualsiasi occasione. Farsi prendere dalla rabbia ed attaccare il proprio capitano non è una condotta accettabile, pertanto, vorrei che ti scusassi con Kakashi.»

Naruto sobbalzò, rosso di rabbia. Dopo qualche attimo di scompenso, si voltò vagamente in direzione di Kakashi e borbottò qualcosa di simile a delle scuse. Kakashi si schiarì la voce ed annuì, equamente a disagio. Sakura alzò gli occhi al cielo.

«Shizune e Hinata» riprese Tsunade. «Avete nascosto informazioni importanti al vostro Hokage. So che l’avete fatto pensando al bene dei vostri amici, ed ammiro la vostra lealtà… Ma ci sono segreti che non possono essere mantenuti, e questo è uno di quelli. Siete entrambe sospese dal lavoro per due settimane, niente paga.»

Il labbro di Shizune tremò per un istante, ma annuì accettando la punizione. Hinata, dal canto suo, sembrava non poter credere alla propria fortuna: si era aspettata molto peggio.

Sakura era la prossima in fila e lo sguardo d’ambra di Tsunade si posò su di lei con il peso di un macigno. «Il tuo apprendistato con me termina qui, Sakura», disse, cercando di trattenere l’emozione nella voce. «Non posso seguirti più. Mi dispiace.»

Sakura sbiancò, il respiro le venne a mancare. «Maestra, la prego–»

«Non c’è nulla da discutere, Haruno, ho preso la mia decisione» la interruppe. «D’ora in poi ti rivolgerai a me come Hokage e nulla più.»

In quel momento, se sua madre le avesse detto che non voleva più vederla o se suo padre le avesse confessato che amava la sua figlia minore più di lei, non avrebbe sofferto così tanto.
Deglutì rumorosamente ed abbassò lo sguardo per nascondere le lacrime che le stavano annebbiando la vista. «Sì, Hokage-sama» annaspò.

«E Kakashi», chiamò. «Come va la testa?»

«Fa male…»

«Benissimo», rispose contrita. «Sei retrocesso a chūnin con effetto immediato. Non avrai possibilità di promozione per i prossimi dieci anni, e non potrai più insegnare per il resto della tua vita.»

Kakashi restò immobile accanto a Sakura, che si voltò verso di lui in shock. Si chiese cosa stesse pensando, ma tutto ciò che riuscì a carpire dal suo viso fu stupore.

«Il Team Kakashi è ufficialmente sciolto», riprese l’Hokage. «Tatami Iwashi è stato recentemente spostato negli ANBU, quindi c’è un posto libero nel Team Genma. Kakashi, ne prenderai il posto e lavorerai sotto le direttive di Genma, Shizune e Raidō. Il posto spettava originariamente a Tenzō, ma viste le circostanze è meglio che formi un nuovo team con i restanti membri del Team Kakashi, che da oggi prende il nome di Team Tenzō.»

«Cosa?» chiese incredula Sakura, ormai senza fiato.

«Aspetti», le diede corda Naruto, stringendo i pugni. «Non è giusto!»

«Sono stata il più clemente possibile» rispose testardamente Tsunade. «O forse preferite che lo sbatta in prigione?»

Naruto era a corto di parole. «Ma così sta smantellando il nostro Team!»

Tsunade alzò le mani. «Non ho scelta!» li sgridò, guardando in particolare Sakura e Kakashi. «Voi due non vi rendete conto del guaio in cui vi siete cacciati! Avete violato un tabù! Non sapete che voglia ho di lanciarvi questo stupido libro in faccia, ma ciò che affronterete d’ora in poi sarà mille volte più crudele e devastante di qualsiasi cosa io possa fare. Soffrirete abbastanza anche senza il mio aiuto.»

Sakura non poteva reggere oltre. Il terrore le strinse il cuore in una morsa, e la sua mano si mosse da sola, cercando quella di Kakashi. Le dita calde di lui si intrecciarono alle sue, dandole sollievo dalla paura e facendola sentire protetta. Accanto a lui, avrebbe potuto sopportare quella situazione devastante. Senza, sarebbe crollata inesorabilmente.

«Spero che siate tutti contenti delle conseguenze delle vostre azioni» sbiascicò Tsunade: la sua delusione gravava su di loro come un mantello pesante. «E prego qualunque dio che questa relazione valga il sacrificio del vostro team. Ora, sparite dalla mia vista.»

Naruto tentò ancora una protesta. «Ma–»

«Sparite!»

Era di nuovo dell’umore adatto a lanciare oggetti. Non avevano altra scelta se non svignarsela, sotto shock e devastati. Sakura ancora faticava a realizzare che il Team Kakashi non esistesse più, che Kakashi stesso fosse un chūnin e che lei non fosse più l’apprendista dell’Hokage. La realtà dei fatti presto l’avrebbe colpita dritta al petto, ma per ora quelle strane parole restavano sospese, come una profezia che presto si sarebbe avverata come una condanna.

Scrutò Naruto, lo trovò stranamente pallido ed il senso di colpa le morse lo stomaco. Cosa gli aveva fatto? Il loro Team, per lui, era tutta la sua vita, e l’unica famiglia che aveva… E lei lo aveva distrutto.

«Naruto…» lo chiamò, provando ad afferrargli un braccio, ma il ragazzo la scostò. Il modo in cui la guardava diceva tutto, quindi senza aggiungere altro, le diede le spalle e lasciò la sala d’attesa. Sakura si chiese se l’avrebbe mai perdonata.
Shizune la superò, rivolgendole uno sguardo triste ed un sospiro.
Hinata evitò di guardarla.

La mano di Kakashi stringeva ancora la sua. «Andiamo a casa», le sussurrò.

Disgraziati. Vergognosi. Nauseanti. Disgustosi. Erano tutti gli appellativi che Sakura sentì, mentre seguiva Kakashi. Le persone li fissavano apertamente: pochi trattenevano i propri mormorii fino a quando non li sorpassavano, altri invece dichiaravano la propria repulsione ad alta voce. Come osano, sentì dire, camminano insieme alla luce del sole? Dovrebbero vergognarsi.

E Sakura si vergognava.
La vergogna l’abbracciava come un lenzuolo soffocante, al punto che provò a districare la mano da quella di Kakashi, ma lui non glielo permise. La tenne stretta senza dire una parola, fino a quando non arrivarono al suo appartamento, dove la lasciò sprofondare nel divano per poi sparire in un’altra stanza. Sakura si premette un cuscino sul viso e si impose di non piangere, non di fronte a Kakashi, non quando lui restava così impassibile.

Ritornò da lei dopo pochi minuti e le si sedette accanto, poggiandole una scatola di fazzoletti sul ventre. Sakura abbassò gli occhi per guardarla e rise, nonostante tutto. «Sono così prevedibile?» mormorò tremante, afferrando un fazzoletto.

«Avevo un vago sospetto», le disse dolcemente.

«Beh, non vorrei deluderti», squittì, coprendosi il volto con il fazzoletto, per poi cominciare a piangere a singhiozzi. Kakashi le carezzava la schiena, facendola sentire meno sola. «Mi dispiace», confessò tra le lacrime. «Sei stato retrocesso per colpa mia.»

«E tu hai perso il tuo apprendistato per colpa mia» le rispose calmo. «Ci abbiamo rimesso entrambi.»

«Ma il team!» pianse ancora. «Non è il Team Kakashi senza Kakashi! Naruto mi incolperà per averti perso! Ormai mi odia – hai visto il modo in cui mi ha guardata!» tirò su col naso e chiuse gli occhi. «Tutti mi odiano. La gente non smette di mormorare… Mi sembra ancora di sentirli…»

«Non sarà facile, Sakura–»

«E’ un eufemismo

«Ma pian piano andrà meglio» la rassicurò. «Te lo prometto.»

«L’hai già promesso», gli fece notare. «E subito dopo, le cose sono peggiorate.»

«Sì, ma infine è andato tutto bene. E’ solo questione di tempo… Ne hanno bisogno, tutti loro.»

«Lo spero», sbuffò tristemente.

«E comunque, se le cose non si sistemassero, potremmo sempre disertare e cambiare Villaggio.»

Probabilmente quella voleva essere una battuta, ma Sakura conservò quell’idea nei meandri della memoria, come ultima spiaggia. Si accoccolò accanto a lui, beandosi del modo in cui il suo braccio la circondò in automatico. «Mi sento in colpa anche solo per essere qui», confessò mestamente. «Forse dovrei tornare a casa.»

«E perché? Il danno ormai è stato fatto» le disse, con una punta di amarezza. «Abbiamo pagato abbastanza per i nostri errori, tanto vale goderceli.»

Sakura si chiese se ne fosse valsa la pena. Conoscendo lo storico delle relazioni di Kakashi, molto probabilmente erano quasi giunti al punto in cui lui l’avrebbe scaricata per trovarsi qualcuna che lo attraesse di più, ed era per questo che Sakura si era ripromessa di tenergli chiuso il cuore.
Secondo la sua esperienza, era solito degli uomini godersi i bei momenti e scappare quando le cose si fanno difficili; e per quanto riconoscesse che Kakashi fosse un uomo sopra la media, di certo non si illudeva che fosse perfetto.

Non lo avrebbe biasimato, se dopo un po’ si fosse reso conto che lei non valeva la perdita del suo lavoro e della sua reputazione, perché in quel momento lei stessa lo pensava, di sé. E neanche si spiegava perché avesse perso tempo con lei, fin dal principio: non era mai valsa tanto quanto tutti i guai in cui si era cacciato per lei, soprattutto considerando che la loro era solo una relazione occasionale, un altro nome da aggiungere alla lunga lista delle conquiste del Copy Ninja.

«Mi dispiace» gli sussurrò ancora.

«Non è colpa tua», le mormorò di rimando, poggiando la testa sulla sua.

«E invece credo proprio che lo sia» disse, riducendo la voce ad un sospiro. «Nell’ufficio, la maestra Tsunade mi ha chiesto se fossimo innamorati, e che la nostra punizione dipendesse dalla mia risposa… Credo di aver dato quella sbagliata.»

«Cosa le hai detto?» chiese, d’un tratto sull’attenti.

«Le ho detto la verità… Non siamo innamorati. Ma forse avrei dovuto mentire, così avresti mantenuto il tuo lavoro…»

Kakashi restò in silenzio a lungo, e durante quella pausa Sakura si concentrò sui suoni esterni, le voci che provenivano dalle strade e il rumore del traffico; si chiese con quale coraggio sarebbe tornata lì fuori.

«Tsunade mi ha fatto la stessa domanda» le disse. «Quando ha finito i vasi da lanciarmi, intendo.»

«E tu come hai risposto?»

«Ho detto anch’io la verità» disse vago. «Ma ormai non ha importanza.»

«Suppongo di no…»

Eppure, nulla avrebbe potuto scuoterle di dosso il senso di perdita. Chiuse gli occhi e si concentro sul respiro di Kakashi, mentre il battito del suo cuore gli pulsava sotto le mani, che teneva poggiate al suo petto.
La sentiva anche lui? La turbolenta sensazione che le pulsava nel sangue; la paura che le attanagliava lo stomaco, il rimorso tagliente che le trapassava il petto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aggiornamento di fine estate (previsto per l’inizio del mese...).
Insomma: la frittata è fatta. Di questo capitolo, personalmente, ho apprezzato il temperamento di Tsunade che risulta molto realistico. Anche se sospendere l’apprendistato di Sakura è stato difficile per lei, ha comunque compiuto il suo dovere di Hokage. Forse avrei voluto qualcosa di più delle semplici scuse di Naruto come provvedimento per lui, visto il modo in cui ha gestito la situazione, ma va bene così.
Nel prossimo, ovviamente raccoglieremo i frutti della tempesta seminata da Sakura e Kakashi, compreso il nuovo Team 7 e gli effetti collaterali sul loro rapporto.

See you soon!

  
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