Serie TV > Il paradiso delle signore
Segui la storia  |       
Autore: Helen_Rose    31/08/2021    0 recensioni
Fanfiction monotematiche sui Barbegrino, i loro due figli - Vittoria Emma e Andrea Francesco - e il loro matrimonio indissolubile.
Genere: Hurt/Comfort, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 
"Vittoria, non esiste! No, non esiste proprio che vi fermiate a dormire a Torino! Non mi interessa che Antonio vi passi a prendere domani e vi accompagni in stazione; non ci credo minimamente che in albergo tu dorma in camera con Francesca! Perché non sono nato ieri, ecco perché! Vorresti farmi credere che Samuele ed Edoardo prendano anche loro una camera doppia e se ne stiano per fatti loro? Sì, certo, e io ho sposato Marilyn Monroe ... Scusa amore, naturalmente tu sei molto più bella ... Sì, un attimo, parlavo con tua madre, mi sono distratto! Vittoria, ti ho detto di no. Punto. Vittoria Emma Barbieri, non osare riattaccarmi il telefono in faccia! Vittor ...".
Si girò stupefatto verso Roberta: "Fino a qualche mese fa non si sarebbe neanche mai azzardata a rispondermi male, e ora questo ... È cambiata dalla A alla Z, te lo dico io, e la colpa è tutta di quell'Edoardo! Ah, ma ora Antonio mi sente: che cosa sono queste offerte di passaggi a mia insaputa? Se ci fosse stata una sua figlia ipotetica, al posto della nostra, non avrebbe mai acconsentito, te l'assicuro!"
"Lo credo bene" replicò Roberta, divertita.
Sconsolato e privo di qualunque appiglio, Marcello le rivolse una domanda più che mai retorica: "Dov'è finita quella bambina che mi considerava l'unico uomo esistente sulla faccia della terra e mi supplicava di sposarla, quando sarebbe cresciuta?"
"È sempre lei, ma più grande" rispose sua moglie, intenerita.
"Che tragedia!" sbottò, melodrammatico.
"Ma non credi che stiamo esagerando, Marcello? In fondo, ha già vent'anni ..."
"Appunto! Sapessi cosa facevo io, alla sua età! Certo, galera a parte ... Meglio che tu non lo sappia; preservo la tua ingenuità"
"Veramente, ricordo benissimo cosa IO ho fatto a vent'anni" ribattè lei, sogghignando. "Per una brava ragazza del 1961, era una cosa assai scandalosa lasciare il primo fidanzato per uno scapestrato come te".
Marcello sbuffò, sconfitto. Si avvicinò a sua moglie e le cinse la vita con un braccio.
"Te ne sei mai pentita?".

Che domanda sciocca. Finse di pensarci.
"Sai, fino ai 19 anni ho sempre pensato che i miei studi e, successivamente, il mio lavoro mi avrebbero resa felice, facendo di me chi sono e chi sarei stata. Almeno in parte, avevo indubbiamente ragione: ciò per cui ho studiato e che ora svolgo con passione mi dà una motivazione per alzarmi dal letto ogni mattina, uno scopo ben preciso; mi fa sentire capace, intelligente, mi sprona ogni giorno a voler essere parte di qualcosa di più grande; mi fa sentire indipendente, realizzata, stabile. Probabilmente, senza il mio lavoro avrei perso una parte fondamentale di me e, per fortuna, non è avvenuto neanche dopo due gravidanze e due pargoli in carne e ossa.
Sono anche stata fortunata dal punto di vista dei fidanzati che mi sono scelta: né tu, né Federico mi avreste mai chiesto di rinunciare a tutto questo per fare la vostra mogliettina a tempo pieno, grazie al cielo".

Roberta sogghignò di fronte allo sbuffo malcelato del marito, sapendo benissimo che la presunta rivalità che Marcello ancora esibiva nei confronti di Federico, in realtà era pura scena. Due persone intelligenti, quali Roberta e Federico erano, non avrebbero potuto non restare amici, dopo il tipo di relazione e il tipo di rottura a cui erano andati incontro; e una persona altrettanto intelligente quale Marcello era, non avrebbe potuto non capirlo e rispettarlo, alla luce del loro passato limpido e nel quale, se proprio bisogna essere precisi, era stato lui a intromettersi. Tra l'ex fidanzato e il marito vigeva il più completo rispetto reciproco, tant'è che, spesso, Roberta e Marcello organizzavano uscite a quattro con Federico e Clara, sua moglie, tedesca, più giovane di lui, giornalista impegnatissima e con la quale, almeno nell'imminenza, non erano state programmate delle creaturine. Si dà il caso, infatti, che Federico e Marcello appartessero a quella rarissima specie, all'epoca - ma per certi versi, tuttora - , che non si fa(ceva) intimidire da donne decise, emancipate e determinate a costruirsi il proprio posto nel mondo; anzi, loro le rispetta(va)no ancor di più per questo.
Avendo realizzato che uomini così esistevano, per Roberta non era stato così difficile innamorarsi di loro ... O meglio, questo vale nel primo caso, ovviamente. Ecco perché, ogni tanto, sentiva proprio il bisogno di ricordare a Marcello quanto lo amasse e quanto le fosse indispensabile, ogni giorno di più, da tanti, troppi anni.

"Ma, anche se non volevo né potevo credere a chi mi diceva che l'ambizione non era tutto nella vita, che quando sarei diventata moglie e mamma avrei capito ... E, a onor del vero, Clelia è stata l'unica persona che conosca a usare l'ipotetico 'SE': se avessi voluto diventare mamma ... Beh, avevano proprio ragione. Non so se valga per tutte le stakanoviste sfrenate come me, ma io di sicuro ho capito che, per quanto ami il mio lavoro e per quanto non vorrei mai rinunciarvi, ciò senza cui decisamente non sarei la stessa siete proprio tu e i nostri meravigliosi figli" confessò, con uno dei sorrisi a 32 denti che le spuntavano in viso senza alcuno sforzo da quando aveva potuto dichiararsi prima la fidanzata e poi la moglie di Marcello Barbieri, e infine la mamma di Vittoria Emma e Andrea Francesco.

Ed è di queste parole che Marcello cerca di ricordarsi, ogni volta in cui deve darle la mano per salire le scale, perché una appoggiata alla ringhiera non basta più - anzi, converrà che la spostino di sotto - ; ogni volta in cui le passa le medicine dalla scatola dove sono ordinate per giorni della settimana; ogni volta in cui lei sembra non ricordare piccoli e grandi dettagli della loro vita presente, ma, in maniera sorprendente, ne ricorda moltissimi della loro vita passata, anche "molto" passata, in realtà ... Ogni volta in cui gli sembra di non farcela, a vederla spegnersi piano piano; in cui pensa che sia ingiusto che sia lei ad andarsene per prima, che lui è un uomo ed è risaputo che le donne sappiano sopravvivere a queste cose molto meglio degli uomini, perché rispetto a loro sono molto più forti e autosufficienti; ma soprattutto, in cui pensa che sia ingiusto il venire privato per primo dell'amore della sua vita, della sua persona, della sua migliore amica, senza la quale fatica a stare per pochi giorni, figuriamoci mesi, anni, forse decenni ... 78 anni sono davvero troppo pochi per morire, o almeno lo sembrano a lui, alla luce della Medicina moderna, del benessere, del fatto che da bambina sia sopravvissuta a una Guerra Mondiale, per la miseria!, e poi al risollevarsi da quel dramma, al lavorare mentre studiava, alla loro lontananza, a ben due parti - quando le ostetriche e i ginecologi non erano certamente quelli di oggi -, a una carriera brillante sostenuta mentre era una mamma e moglie presente.

Si è goduta appena vent'anni di pensione, ed ecco che una malattia maledetta deve strappargliela via, consumandola giorno dopo giorno. Ringrazia almeno che non si tratti di Alzheimer, che l'avrebbe resa irriconoscibile agli occhi di tutti quanti e, soprattutto, avrebbe impedito loro di far tesoro di quell'ultimo periodo insieme. Va da sé che i figli e i nipoti, più o meno grandi, passino a trovarli tutti i giorni, e di domenica si piazzino in casa loro dalla mattina fino al pomeriggio inoltrato; ovviamente, nel momento in cui Roberta deve riposare, cercano di non disturbare.

Lei, dal canto suo, si sente la donna più fortunata del mondo nel constatare che la sua famiglia e gli amici più stretti le fanno visita non per cortesia o per senso del dovere, ma per affetto reale, perché in un qualche modo ha lasciato un segno nelle loro vite, e desiderano stare in pianta stabile nella sua per quanto sarà concesso.
Non è mai stata quella mamma presente al primo dentino, forse neanche per tutti i primi giorni di scuola, visti gli impegni lavorativi; ma c'è sempre stata quando era necessario che ci fosse, nei momenti che davvero contavano, magari anche più quotidiani, e pertanto fondamentali, per un consiglio, un incoraggiamento, un sorriso.
È così che si comportava in tutti i suoi rapporti interpersonali: non amava i grandi gesti e le apparizioni clamorose per gli eventi cruciali, e poi sparire subito dopo; le piaceva esserci spesso nella quotidianità.

Marcello, specialmente ora, è il marito più premuroso che si possa desiderare, ma su questo non aveva mai avuto dubbi; a parti inverse, avrebbe messo la mano sul fuoco per una sua scena madre alla: 'Lasciatemi morire da solo: non voglio che mi vediate così e che perdiate il vostro tempo appresso a me, prendendovi cura di questa vecchia carcassa come se foste i miei badanti; sono disposto a spendere fior fior di quattrini per avere del personale apposito; voi ripresentatevi al funerale'. Se la signora Agnese fosse stata ancora in vita, lo avrebbe minacciato di rincorrerlo con una cucchiara per tutto l'isolato, e con l'altra mano, di prenderlo a timpulate forti e mirate, e ne avrebbe avuto ogni ragione. Ma purtroppo o per fortuna, chi può dirlo, quella malata è Roberta, e suo marito è quasi diventato un infermiere specializzato.
Lei non fa in tempo a formulare un desiderio che l'ha già visto esaudito; ma è troppo stanca, anzi, sfinita, per ribattere.
È preoccupata di come Marcello andrà avanti quando lei non ci sarà più, indubbiamente; ma d'altronde, ha sofferto più di chiunque lei conosca e si è sempre risollevato dalle difficoltà senza sforzi ... Certo, questa sarà una bella botta, ma è certa del fatto che la vecchiaia non l'abbia indebolito, e del fatto che Salvo, i loro figli, i nipoti e gli amici gli staranno dietro peggio di mille segugi. È egoisticamente contenta del fatto che tocchi per prima a lei: a dispetto dell'apparenza stoica, forse solo Marcello sa davvero cosa li unisce e quanto lui significhi per lei, e viceversa. Solo loro sono a conoscenza della natura del loro rapporto, della simbiosi che li lega da quasi sessant'anni, ormai; almeno, hanno potuto festeggiare i 50 anni di matrimonio, e hanno reso felici i loro figli.

A dispetto delle sue convinzioni, le dispiace non esserci per gli eventi cruciali della vita dei suoi nipoti, come matrimoni, lauree, nascita dei figli, o durante decisioni importanti che si troveranno a prendere. Gabriele Marcello, figlio di Vittoria, e Virginia Ambra, la bimba che Andrea prese in affidamento a pochi mesi di vita e che poi riuscì ad adottare, avranno bisogno della sua guida, perciò decide di lasciare qualche lettera a loro, ai figli e a Marcello. Per lui, una sola ... Forse la più difficile da elaborare, ma dovrà comunque provarci.

"Amore mio,

È stranissimo scriverti questa lettera senza avere uno scopo ben preciso, un tuo obiettivo per cui consigliarti, incoraggiarti. È ormai da sessant'anni che viviamo tutto insieme, che affrontiamo qualunque situazione mano nella mano, con la stessa andatura o, se serve, rispettiamo i tempi dell'altro/a, per poi ripartire con più spinta.

Qualcosa o qualcuno deve aver deciso diversamente, per gli ultimi anni che trascorrerai in questa vita: ti lascerò solo per un po', e credimi se ti dico che, per quanto sia felice di non dover essere io a fare a meno di te, se dipendesse da me, non ti farei mai un torto simile. So bene di essere insopportabile e piena di difetti, che una vacanza spirituale dal mio caratterino ti farà più che bene ... Ma so anche quanto mi ami, e quanto 55 anni di convivenza, più tre di conoscenza e fidanzamento, non si cancellino così, con un colpo di spugna. Wow, che numeri grandi abbiamo riempito insieme; e dire che mi hanno sempre fatta sentire a mio agio, nel mio mondo, senza mai spaventarmi o atterrirmi ... Sapere di aver avuto così tanto tempo a disposizione da passare insieme a te, invece, mi fa dubitare di non averne fatto il miglior uso possibile; ma in fondo, chi può dire di aver sfruttato appieno ogni secondo e ogni minuto di ogni giorno, mese, anno vissuto su questa terra, no? L'importante, come ho imparato standoti accanto, è sempre e comunque dimostrare l'amore che si prova per le persone che ci circondano ogni volta che si può; solo così si lascia un segno.

È soprattutto l'idea di avere poco tempo a disposizione rimasto a spaventarmi, anche perché non so bene quanto, effettivamente.
Sai benissimo quanto sia stata pessima, specie in passato, nel reagire di fronte alle situazione di cui non ho il controllo; se poi si tratta della mia stessa vita, figuriamoci.
Questa lettera sta diventando più un mio sfogo personale che altro; ma è anche un modo per dirti che sei sempre stato più più di me a dare un ordine ai miei pensieri intricati, che non sapevo sbrogliare se non grazie al tuo aiuto. È grazie a te se sono diventata più brava ad esprimere ciò che provo e a darvi un nome, apparentemente così difficile da scrivere o pronunciare, ma fondamentale per rimettere ordine in testa. Tu sei sempre stato bravo sia nei fatti, che con le parole, ma insomma, ci ho lavorato.

Ho avuto così tante amiche, negli anni ... Alcune, anzi tante, troppe le ho perse di vista, soprattutto quelle che conoscevo dall'infanzia; con altre il rapporto si è un po' affievolito, ma è ancora vivo; con altre si è rafforzato, o per una vicinanza geografica riacquistata, o grazie a un momento della vita in particolare, che ci ha riavvicinate. Di sicuro, posso dire con certezza che Elena, Tina, Gabriella, Clelia e Irene siano i miei punti fermi, a dispetto di qualunque cosa; il rapporto con Angela non c'è neanche bisogno che te lo spieghi, per quanto viva dall'altra parte del mondo con il suo, anzi, il nostro Matteo - che ti adora sempre di più - , sicuramente le videochiamate aiutano.

Ma tu sei il mio punto fermo, decisamente. Sei la mia famiglia, il mio migliore amico, mio marito, e a volte ti piace anche sentirti padre, nonostante l'età e per quanto il mio sia stato ineccepibile, perché è proprio insito nella tua natura, e ti amo per questo. Essere stata presa alla sprovvista da te è stata in assoluto la cosa migliore che potesse capitarmi, anche perché non ci sarebbero i nostri meravigliosi figli e nipoti.
Hai rivoluzionato le mie certezze in un modo che dapprima mi ha atterrita, ma poi si è rivelato necessario come respirare.

A proposito di paternità incorreggibile ...
Grazie perché non sbrani i nostri figli se non si mostrano forti come te. Vedo con quanta fatica ti trattieni dal rimproverarli, ma sai benissimo anche tu che inscatolare le emozioni in un angolo recondito della nostra mente non porta da nessuna parte. O peggio, verso direzioni sconsigliatissime.

Grazie per non esserti mai arreso con me. Non solo all'inizio, ma quando gettare la spugna e uscire da quella porta sarebbe stato infinitamente più facile e liberatorio. Hai sempre e comunque continuato a scegliere me, ovvero noi, come dovrebbero fare tutti coloro che si sposano amandosi davvero, ma in pochissimi riescono; come se i nervosismi, la stanchezza, le liti, le mancanze pesassero più di una vita intera.

Quando mi hai chiesto di sposarti, mi hai detto che se avessi accettato, per te sarebbe stato un onore. Dopo ben 55 anni, credo sia arrivato il momento di dirti che l'onore è sempre stato esclusivamente mio.
Sei un uomo eccezionale, Marcello Barbieri. Forse, anzi sicuramente, da piccolo non te l'hanno detto spesso, e a maggior ragione chi viene a sapere della tua fedina penale non proprio immacolata tende a storcere il naso e a formarsi dei pregiudizi sul tuo conto, anche dopo tutti questi anni. Non sanno quanto si sbaglino, né cosa si siano persi, non conoscendoti. Peggio per loro: più Marcello per tutti noi. Hai regalato a me, ai nostri figli, ai nipoti e a chiunque ti sia stato amico, una quantità di amore incondizionato, una vita stupenda.

Ti aspetterò con un quaderno di appunti in mano, per continuare a far quadrare tutti i conti che lo necessiteranno: ti ho mai detto che sei più intelligente di tanti degli ingegneri che ho conosciuto messi insieme? Beh, ora, se non altro, lo sai. Accetto di essermi rammollita solo per te.

Con amore,

La tua cervellona".

L'unica istruzione lasciatagli era stata quella di aprire la lettera nel momento in cui ne avesse sentito il bisogno; perciò, chiese ai figli di leggergliela pochi giorni prima di morire, per ricevere un po' di conforto. Questo avvenne a malapena quattro mesi dopo la morte di Roberta. Non erano certamente l'unico caso di una coppia che non era riuscita a stare separata a lungo, ma di sicuro, Marcello e Roberta avevano formato un duo indissolubile, destinato a durare in eterno.


 
   
 
 

 
   
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il paradiso delle signore / Vai alla pagina dell'autore: Helen_Rose