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Autore: GReina    04/09/2021    1 recensioni
Questa è la seconda ed ultima delle raccolte di ONE SHOT legate alla long "Hogwarts' Stories". Comprende sei storie, tutte ambientate a dopo Hogwarts.
Indice:
1. Daisuga – I sogni si possono avverare
2. Kuroken – Una storia che non racconteremo mai
3. Iwaoi - Tra amore e lavoro
4. Bokuaka - Un'indimenticabile addio al celibato...
5. Bokuaka - ...e le sue conseguenze
6. Sakuatsu – La sua più grande paura
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aoba Johsai, Atsumu Miya, Karasuno Volleyball Club, Koutaro Bokuto, Nekoma
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Hogwarts' Series'
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Tags: kuroken, fluff, comico, romantico.
[per chi non avesse letto la longfic: nell’epilogo viene accennato che Kuroo fa una disastrosa proposta di matrimonio a Kenma e promette che non racconterà mai a nessuno quella storia. Be’, eccola qui!]

Una storia che non racconteremo mai 

Kuroo non aveva mai avuto bisogno di impegnarsi nelle cose per avere successo. Stava attento in classe – almeno quel tanto che Bokuto gli consentiva – e non doveva aprire libro il pomeriggio per svolgere il tema assegnato; svolgeva meticolosamente il suo lavoro e non doveva impazzire a fine settimana tra scartoffie rimandate e in attesa di essere revisionate. Nello studio, nel lavoro, così come nello sport e nello svago, Kuroo Tetsuro era da sempre stato abbastanza tranquillo. I traguardi che aveva raggiunto erano notevoli, ma l’ex grifondoro non avrebbe potuto dire in tutta sincerità di essersi impegnato davvero per ottenerli. Si era sempre ricordato tranquillamente dei propri appuntamenti senza il bisogno di un’agenda, si era sempre organizzato senza dover scrivere alcuna lista delle cose da fare. Che un compito fosse ridicolo o di estrema importanza, a Kuroo era sempre bastata la propria memoria per svolgere ciò che gli era richiesto. Massimo risultato con il minimo sforzo. Tutto questo cambiò quando – finalmente – riuscì a prendersi di coraggio e decise di fare la proposta a Kenma. Tenere semplicemente a mente le cose da fare, a quel punto, non gli era neanche passato per la testa. Pensare di non scrivere alcuna lista del materiale di cui aveva bisogno neanche un’opzione. Fu in questo modo che, senza neanche dirlo a nessuno tanto era stata l’impulsività del momento, prese carta e penna per iniziare ad elencare:
  • Comprare l’anello più spettacolare in gioielleria;
  • Ordinare crostata di mele in pasticceria;
  • Prenotare due posti al ristorante Nekoma;
  • Andare a lavoro (sigh);
  • Ritirare crostata;
  • Compare mazzo di fiori;
  • Cenare al Nekoma con Kenma;
  • Mangiare la crostata a letto;
  • Chiedergli di sposarmi.
Rilesse la lista più volte. Sembrava una bella lista. Si focalizzò sul primo punto ed il suo cuore iniziò a palpitare.
“Iniziamo.” si disse. “Lo sto facendo davvero!” non riusciva a crederci.
Uscì di casa che ancora Kenma dormiva. Non era difficile: il suo gattino, d’altronde, era una creatura notturna. Il suo pranzo era colazione per Kenma, la sua sera ancora pomeriggio. Il corvino raggiunse in fretta la gioielleria del quartiere. Entrando, la sua amica ed ex compagna di scuola Mika fu la prima a sapere dei suoi progetti.
“Sono così felice per voi, Tetsuro!! Devi assolutamente raccontarmi la sua reazione!” gli fece per l’ennesima volta quando – dopo un’ora e mezza impiegata per decidersi – la donna infine prese a confezionargli l’anello nella scatoletta di velluto rosso.
“Me lo vedo più felice per la crostata che per l’anello.” rise lui in risposta “Però sì, ti racconterò tutto.” anche Mika rise, poi lo spintonò indispettita.
“Kozume non sarà tipo da anelli, ma quello che simboleggia sono sicura che gli interesserà ben più di una torta!” Kuroo sapeva che aveva ragione, ma non per questo smise di stare al gioco, quindi rispose:
“Non conosci Kenma! In realtà è già da sempre sposato con la crostata alle mele, io sono solo l’amante.” salutò l’amica subito dopo e passò al secondo punto della lista.
“Eh sì!” disse alla torta al di là della vetrina apparendo – con tutta probabilità – come un pazzo da ricovero “Capisco perché Kenma ti ami più di me”. Chiese al pasticcere di mettergli da parte la più grande e carica di mele che avesse, poi andò via.
“Sei felice.” gli fece notare con un cipiglio di sospetto il suo collega Tsukishima. “Perché sei felice?” Tetsuro ampliò il proprio ebete sorriso.
“Ho appena ordinato la più bella crostata alle mele che ci sia. Ho prenotato due posti al Nekoma… ah, sì! E poi c’è questo.” infilò una mano in tasca e mostrò al biondo il suo contenuto. In realtà non vedeva l’ora di vantarsi da quando era entrato alla banca. Kei rispose con una smorfia.
“Oh, allora sei davvero felice.” Kuroo rise.
“Smettila di dirlo come se ti stessi facendo un torto!” lo spintonò “Tanto so che sei felice per me.” l’altro alzò agli occhi al cielo.
“Come dici tu.” rispose monotono, ma all’ex grifondoro non sfuggì lo spasmo delle sue labbra pronte a curvarsi in un sorriso.
Il lavoro non era mai stato tanto lento. A Kuroo sembrava quasi di perdere tempo, così continuava a fissare le lancette con avidità pregandole di correre più veloci. Quasi benedisse il folletto che gli rivolse la parola quando gli fu da questi chiesto un aiuto alle Camere Blindate. Una distrazione era proprio ciò che gli serviva e finalmente – dopo sei infinite ore – fu di nuovo libero di proseguire con il proprio programma salutando in fretta Tsukishima senza invidiare il suo doppio turno.
Ritirò la crostata, comprò i fiori e in un attimo era a casa.
Era nervoso. Tanto nervoso. Sentì la voce di Kenma provenire dalla stanza in cui faceva le live ed improvvisamente iniziò a sudare.
“Lo sto facendo. Lo sto facendo! Lo farò stasera!” osservò la torta e i fiori che stava reggendo, poi si morse il labbro.
“Lo sto facendo.” si ripeté ancora. Inspirò a fondo, si calmò e ripose dove doveva i due oggetti. Stava per irrompere nello studio del suo ragazzo per un saluto quando si rese conto di non volere che il suo gattino lo vedesse in quel modo.
“Come ho fatto a sudare così??” era davvero così nervoso? E se sì, perché? Credeva che il purosangue dalle punte bionde potesse volergli dire di no? C’era davvero quella possibilità??
Decise di dover fare una doccia ghiacciata quando quei pensieri iniziarono ad opprimerlo. Si spogliò, quindi, e si fece travolgere dal getto d’acqua. Si rilassò e rivestì, infine raggiunse Kenma davanti alla sua webcam.
“Buonasera, gattino.” gli disse baciandolo tra i capelli ben più calmo di poco prima. Ispirò forte il suo odore e non si stupì della risposta affretta dell’altro che non poteva staccare gli occhi dai monitor. Il corvino concesse uno sguardo veloce alla chat dei suoi fan e sorrise nel vedere in quanti lo stavano salutando. Ricambiò con affetto la premura di quella grande famiglia senza volto, infine avvertì Kenma che quella sera avrebbero cenato fuori e lo lasciò in pace a lavorare.
Si stese sul loro letto e lì prese a sorridere.
“Lo sto facendo.” si diceva ancora e ancora “Lo sto facendo!” infilò una mano in tasca con l’improvviso bisogno di fissare l’anello che aveva comprato.
Infilò una mano in tasca ed il suo cuore precipitò a picco, in ansia come non lo era mai stato in vita sua; talmente in ansia che gli sembrò quasi che il mondo stesse finendo.
Niente. Questo era il contenuto che vi trovò all’interno. Provò con la tasca a sinistra, poi nuovamente in quella a destra. Provò in quelle interne, in quelle dei pantaloni.
Niente.
Niente, niente, niente!!
Kuroo si alzò di scatto, improvvisamente di nuovo carico di sudore. Ci sarebbero probabilmente volute almeno altre due ore prima che Kenma finisse la live. Indossò le scarpe e corse all’ingresso.
“Gattino! Io esco!!” urlò dalla porta. Non sapeva se l’altro l’avesse sentito con cuffie e tutto il resto, ma se anche così non fosse probabilmente Kenma neanche si sarebbe accorto della sua assenza. Non doveva.
  • Gioielleria;
  • Lavoro;
  • Pasticceria;
  • Ristorante;
  • Fioraio.
Questi erano i luoghi da ripercorrere. Se solo Kuroo fosse stato più lucido avrebbe potuto ricordarsi che aveva ancora l’anello a lavoro. Se solo Kuroo fosse stato più lucido avrebbe potuto risparmiarsi perlomeno il viaggio in gioielleria.
“L’hai perso!!?” la reazione di Mika era l’ultima cosa di cui Tetsuro aveva bisogno, e ancor meno aveva bisogno di quell’idiota di Suguru che se la rideva lì accanto.
“Te l’ho venduto solo stamattina!” continuò l’amica “Che vuol dire che non lo trovi??”
“Rispondi solo alla mia domanda, Mika!” la donna sbuffò.
“Sì, Kuroo, sei uscito di qui con l’anello al sicuro nella tua tasca. Quella interna! Dopo che ti ho detto che era più sicura.” così improvvisamente il corvino ricordò.
“Cazzo. L’ho mostrato a Tsukki a lavoro.” corse fuori e in poco tempo aveva raggiunto la Gringott. Il biondo rise non appena lo vide.
“Te la sei fatta sotto?” gli chiese quando fu abbastanza vicino. Kuroo sventolò la mano per aria. Non aveva tempo per i falsi insulti del suo amico.
“Quando te l’ho mostrato l’ho rimesso in tasca, giusto?” gli chiese nel panico “Questa tasca, giusto?” si tastò l’esterna di destra, come ricordava. L’intelligente ex serpeverde non ci mise molto a capire la situazione e per tutta risposta rise senza neanche tentare di camuffare la cosa.
“L’hai perso?” chiese quasi balbettando a causa delle risa.
“Rispondi, Tsukki!”
“Ricordo a stento l’anello, vuoi che ti dica dove l’hai messo?” Kuroo non ci aveva sperato, ma non per questo fu meno brutto sentirsi dire che l’amico non sarebbe stato d’aiuto. Iniziò a guardarsi intorno cercando di fare mente locale e chiuse gli occhi sconfitto quando ricordò dov’era stato, poi i suoi pensieri parlarono ad alta voce grazie alle labbra di Kei.
“Se l’hai perso alle Camere Blindate è bello che andato. Hai idea di quanti anelli ci siano lì sotto?” il corvino però non si arrese. Scese nei sotterranei per cinque metri, poi dieci, venti, quaranta, cento, duecento.
Piagnucolò senza ritegno e senza vergogna quando la consapevolezza di quanto inutile fosse continuare a cercare in quel luogo lo assolse.
Passò al luogo successivo.
“Nessun anello, mi dispiace, signore.” gli rispose il pasticcere.
“Sono desolato, signor Kuroo.” fu la volta dell’uomo all’accoglienza del Nekoma e lo stesso accadde dal fioraio.
“È il destino.” si disse tornando sconfitto verso casa. “Qualche divinità ce l’ha con me.” continuò ancora mentre trascinava i piedi per strada. Avrebbe potuto smaterializzarsi ma non voleva. Avrebbe potuto evocare il proprio manico di scopa ma continuò a camminare.
Se solo Kuroo fosse stato più lucido, avrebbe notato i mille volantini attaccati ai muri con la denuncia del ritrovamento dell’anello. Se solo Kuroo fosse stato più lucido, avrebbe ricordato di essersi cambiato la giacca perché troppo sudata dopo aver fatto la doccia.
Raggiunse la sua porta di casa, si tolse le scarpe all’ingresso e si buttò depresso a faccia in giù sul divano. Kenma avrebbe dovuto essere ancora in live e Kuroo lo sapeva, o almeno lo avrebbe saputo se non fosse stato troppo impegnato a piangersi addosso.
“Tutto bene?” sentì chiedere alla voce del suo ragazzo.
“Ho avuto una giornata orribile.” fu la risposta attutita di Kuroo. Kenma sbuffò.
“Non me ne parlare! Ero nel bel mezzo di una live importante quando Lev ha rovinato tutto!” sebbene fossero passati tre anni da quando lo avevano adottato, Tetsuro non era ancora riuscito a convincersi che dare al loro gatto lo stesso nome del suo ex compagno di squadra tanto – a suo dire ma senza che nessuno ci credesse – disprezzato da Kenma fosse stata una buona idea.
“Che ha fatto questa volta?” chiese il corvino senza reale interesse e senza modificare la propria posizione.
“Ha rovinato la vita almeno a due persone, ecco cosa! Non puoi immaginare che cosa gli ho trovato tra i denti! È incredibile come continui a portare ogni genere di cianfrusaglia da fuori. Ho dovuto tappezzare il quartiere di volantini, ed ovviamente sono rimasto indietro con i livelli del gioco!” era raro che Kenma iniziasse a sfogarsi così, quindi Kuroo non poté fare a meno di sentirsi in colpa quando capì che per come si sentiva non avrebbe potuto neanche fingere interesse. Si voltò a guardarlo con ancora la morte negli occhi, e Kenma dovette essersene accorto perché corrucciando confuso gli occhi gli chiese con tono preoccupato:
“Tutto bene? Cosa ti è successo?” il corvino piagnucolò ancora, poi si sedette dritto.
“Non è giusto!” iniziò in quarta “Avevo preparato tutto alla perfezione! La torta, i fiori. Ho persino trovato due posti al Nekoma prenotando oggi stesso!” se non avesse avuto tanto da preoccuparsi per l’anello, si sarebbe vantato anche di questo con Tsukki.
“Ti avrei dato i fiori, poi ti avrei portato al ristorante!” continuò a lamentarsi “Ci saremmo ritirati a casa e ti avrei mostrato la torta, e poi… oh, e poi, gattino!” si afferrò la testa tra le mani e prese a fregarle infastidito continuando a urlare a mente “Uffa! Uffa, uffa!!”.
“Ti avrei mostrato la torta, e poi ti avrei fatto una domanda. Una bellissima domanda, gattino…” concluse mesto.
Se solo Kuroo fosse stato più lucido, si sarebbe accorto dell’espressione di Kenma. Se solo Kuroo fosse stato più lucido, si sarebbe accorto del lampo di compressione che passò nei suoi occhi prima che iniziassero a fissare Lev. Se solo Kuroo fosse stato più lucido, avrebbe visto l’altro alzarsi per raggiungere il comò all’ingresso. Infine, se solo Kuroo fosse stato più lucido avrebbe notato la scatoletta di velluto rosso che il suo compagno aveva tra le mani senza che questi avesse bisogno di chiamarlo.
“Kuroo…” aveva sussurrato. Il fiato di entrambi si bloccò alla vista di ciò che aveva tra le mani. “Non crederai mai a quello che ha portato Lev a casa, oggi… a meno che non l’abbia presa da camera nostra.” gli consegnò il piccolo oggetto; Kuroo lo fissò incredulo e vorace, poi deglutì. Guardò Kenma.
“Ti amo.” disse in un sussurro deciso. “Questa serata non doveva affatto andare così.” anche la voce di Kenma era ridotta a un sussurro quando rispose:
“Saltiamo tutto il resto. Saltiamo i fiori, saltiamo la cena. Saltiamo anche il dolce.” gli disse “Veniamo alla domanda.” il cuore pareva voler scappare via dai petti di entrambi, tanto che era quasi possibile sentire ad orecchio nudo i due battiti. Se quella mattina il tempo era trascorso lento e nel pomeriggio più veloce che mai, adesso l’orologio era come congelato. Tetsuro fissò Kenma negli occhi. Erano grandi, febbricitanti, forse con una vena d’ansia ma per tutto il resto d’eccitazione.
“Ti amo, Kenma.” ripeté ancora il corvino “Ti amo da quando eravamo piccoli. Ti amo da sempre. Ti amo in ogni forma.” aprì la scatola. Gli occhi di entrambi corsero al gioiello: semplice, sottile, ma con un inequivocabile promessa incisa al suo interno.
“Vuoi sposarmi?” gli occhi dello streamer si fecero lucidi ed in essi Kuroo poté vedere specchiati i propri.
“Sì.” furono le più magiche parole di sempre. “Sì, voglio sposarti.” ripeté. “Voglio sposarti!” esclamò ancora.
Si era cambiato la giacca. Ecco cos’era successo. Aveva sudato e mandato a monte la sua più grande organizzazione per una giacca. Kenma lo sposò felice, ma non smise mai di rinfacciargli ridendo quella giornata d’inferno.
“Mai.” intimò Kuroo a se stesso e al suo neofidanzato “Mai racconteremo questa storia ad anima viva.” il sorriso dell’ex corvonero non lo convinse per nulla, ma adesso erano fidanzati e – francamente – era l’unica cosa che importava per Kuroo.
“Kuroo.” fu ciò che pensò immediatamente dopo. “Kenma dovrà iniziare a chiamarmi per nome.” si disse tornando a sorridere a trentadue denti.
 
 
   
 
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