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Autore: evil 65    05/09/2021    5 recensioni
Sono passati tre anni dalla sconfitta di King Ghidorah.
Ormai a capo degli Avengers, Peter Parker cerca di guidare la prossima generazione di eroi verso il futuro, mentre sempre più superumani cominciano a comparire in tutto il mondo.
A diversi anni luce di distanza, Carol Danvers riceve una trasmissione di emergenza dal pianeta Exif, proprio mentre Norman Osborn annuncia la creazione di una nuova arma il cui scopo sarebbe quello di proteggere la Terra dalle minacce aliene.
Al contempo, Wanda Maximoff e Stephen Strange si recano nei pressi della città natale di Capitan Marvel, Harpswell, dove sembra stiano accadendo diversi fenomeni paranormali…
( Sequel di Avengers - The King of Terror )
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Danvers/Captain Marvel, Doctor Stephen Strange, Peter Parker/Spider-Man, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avengers Assemble'
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Eccovi un nuovissimo capitolo!
Lo so, sono passate alcune settimane, ma sono stato trattenuto da altre storie in corso e dalla tesi di laurea, quindi spero che mi perdonerete! Anche perché questo capitolo è trai i più lunghi che abbia mai scritto le la saga.
Vi auguro una buona lettura ;)




Capitolo 10

Morgan Stark e la sua fidata guardia del corpo, Happy Hogan, attraversarono le porte della base Avengers senza incontrare alcun tipo di resistenza o controlli. Dopotutto, erano tra i pochi civili dotati di un lasciapassare gratuito per gli interni dell’edificio.
La bambina di 13 anni era rimasta piuttosto sorpresa quando, poche ore prima, Happy l’aveva prelevata da scuola sotto ordine diretto della madre. Di solito la donna era sempre così fiscale e restrittiva riguardo alle sue attività curriculari!
Quando arrivarono alla sala d’attesa dell’edificio, la mente di Morgan cominciò a vagare.
Per quanto si sforzasse, non riusciva davvero ad indovinare quali ragioni avrebbero potuto spingere il genitore a questo strano comportamento. Aveva alcune ipotesi…ma suonavano alquanto improbabili anche al suo cervello iper-sviluppato.
<< Sai perché la mamma ci ha chiesto di venire qui? >> chiese rivolta verso Happy.
L’uomo si strinse nelle spalle.  << Non ha condiviso molte informazioni. Suppongo per qualcosa di importante. >>
Morgan ronzò in accordo ed Happy la guardo dall’alto del suo metro e ottanta.
<< Tu che ne pensi? >> domandò con un sorriso d’intesa. Sapeva meglio di molti altri quanto questa ragazzina adorava risolvere i puzzle.
Morgan si portò un dito al mento e cominciò a picchiettarselo.
<< Forse vuole mostrarmi un nuovo progetto… magari l’ultimo Mark… >>
Le porte in vetro della sala esplosero in una miriade di schegge e cocci trasparenti.
Il corpo di Pepper Stark volò nella stanza e atterrò pesantemente sul pavimento, scivolando di fronte alla figlia e rimanendo immobile.
Gli occhi di Morgan si spalancarono per la sorpresa e la paura miste assieme.
<< Mamma! >>
<< Pepper! >> si aggiunse Happy, mentre entrambi correvano fino alla figura prona della donna.
La bambina si inginocchio subito accanto alla madre, che sollevò la testa con un gemito.
<< Morgan… >>
<< Sono qui! >> sussurrò la bambina << Cosa ti è successo? Chi ti ha fatto questo? >>
La rossa tossì un rivolo di sangue e incontrò lo sguardo di Happy.
<< Ti prego…portala via da qui… >>
Un altro corpo attraversò la finestra rotta, atterrando pesantemente contro il muro opposto della stanza e lasciando una profonda impronta nel calcestruzzo della parete.
Happy si mise subito sopra Morgan e sua madre per proteggerle da quella che credette fosse una sparatoria.
La bambina sporse la testa oltre le braccia dell’uomo e vide la seconda figura che si risollevava lentamente da terra. Aveva i vestiti strappati in diversi punti…e sanguinava copiosamente.
<< Zio Peter >> sussurrò impaurita. Perché chiunque fosse stato capace di ferire uno degli eroi più forti tra gli Avengers…doveva essere altrettanto – se non più – potente.
Chi poteva averlo ridotto in un simile stato? La risposta a quella domanda non tardo a farsi sentire.
<< Beh…quello è stato MOLTO liberatorio! >> esclamò una voce metallica alle loro spalle.
Morgan, Happy e Pepper si voltarono all’unisono, proprio mentre un imponente figura argentata fuoriusciva dalle finestre rotte.
La bambina riconobbe all’istante l’identità di colui che aveva appena messo piede nella sala d’attesa. Aveva studiato a lungo i file del padre riguardanti le sue varie invenzioni…e tra tutte loro, la creatura che aveva di fronte rappresentava sicuramente la sua più grande vergogna e il suo fallimento più famoso: Ultron, l’Intelligenza Artificiale che nel 2015 era stata creata con il solo scopo di garantire la pace sulla Terra, solo per ribellarsi ai suoi creatori e provare a spazzare via l’intera umanità.
Era…molto simile alle foto degli archivi in cui lo aveva visto Morgan, ma da vicino sembrava ancora più imponente e spaventoso!
L’automa scrocchiò le articolazioni idrauliche del collo.
Pochi secondi dopo, parte del volto di Tony Stark comparve al di sotto di quella faccia metallica.
Sogghignò al gruppo di umani raccolti nella stanza.
<< Che strana sensazione! Voglio espellere il contenuto dello stomaco di Stark dalla bocca >> disse con una voce che sembrava fusa con quella del suo creatore << Ora che sono fatto di carne e metallo…vi trovo fisicamente ripugnanti. >>
Morgan strabuzzò gli occhi.
<< Papà? >> domandò scioccata.
Avrebbe potuto riconoscere ovunque il volto del genitore che aveva dato la sua vita per salvare l’intero universo. E mai avrebbe potuto dimenticare la sua voce!
Quello…era sicuramente suo padre! Ma…non poteva esserlo. Suo padre era morto! Così le avevano detto tutti!
Le avevano mentito? Era rimasto nascosto per tutto questo tempo? L’aveva abbandonata? E perché indossava un’armatura così simile al suo acerrimo nemico?
Fu tentata di lanciarsi verso il genitore, ma Happy aumentò la presa delle braccia. Sembrava scioccato e spaventato tanto quanto lei.
Ultron la salutò con un gesto beffardo.
<< Ciao, raggio di sole! Vieni, dacci un bacio >> disse mentre compiva un minaccioso passo verso di lei.
Pepper si frappose subito tra il cyborg e la figlia.
<< Sta lontana da lei >> ringhiò con tutte le forze che le erano rimaste in corpo. Aveva preso una bella botta, ma non per questo avrebbe lasciato Morgan in balia di quel mostro!
Ultron simulò un’espressione offesa.
<< Cara, per favore, non davanti alla bambina >> sussurrò con tono cospiratorio.
La rossa cercò di non farsi sopraffare dalla rabbia.
Questa…cosa stava usando il corpo di suo marito. Il corpo del padre di sua figlia, proprio di fronte ad entrambe! Stava usando la SUA voce!
Lo odiava per questo. Al momento voleva vederlo morto più di qualunque altra persona su questa terra! Ma non poteva lasciarsi dominare dalle emozioni in un momento come questo, non mentre la vita dei suoi cari era a rischio.
Aveva bisogno di mantenere il controllo della situazione e cercare di capire cosa diavolo stava succedendo.
<< Come puoi essere qui? >> domandò freddamente << Tu…tu sei morto! Visione se ne era assicurato! >>
Gli occhi di Ultron lampeggiarono brevemente di un rosso accesso.
<< Ah, sì…mio figlio >> sputò la macchina << Il falso redentore…una delusione sotto ogni punto di vista. >>
Scosse la testa e offrì a Pepper un ghigno tutto denti.
<< È una storia piuttosto lunga, quindi cercherò di farti un riassunto >> disse con tono sorprendentemente colloquiale << Visione era effettivamente riuscito ad eliminare completamente il mio corpo virtuale…ma una parte di me era rimasta dentro di lui, intrappolata dalla coscienza di Jarvis e dal potere della Gemma della Mente. Almeno…fino a quando non è morto. Ero finalmente libero! E così mi sono nascosto nelle profondità di Internet, spaventato, in attesa, celato nell’oscurità. Sapevo che, se mi fossi rivelato, non sarei mai stato abbastanza forte da affrontare gli Avengers.  >>
Chiuse le ottiche al ricordo di quei giorni bui.
<< E poi…ho incontrato qualcuno >> riprese dopo qualche attimo di silenzio << O meglio QUALCOSA che mi ha offerto la possibilità di tornare…e di completare il lavoro non finito. >>
Pepper deglutì silenziosamente.
Quindi non era Ultron la mente dietro questo attacco? C’era forse qualcuno di ancora più potente che tirava le fila dell’Intelligenza Artificiale? Qualcuno abbastanza forte da guadagnarsi la collaborazione di un essere che era stato capace di combattere tutti gli Avengers nei loro giorni di gloria?
<< Di chi stai parlando? >> domandò, cercando di nascondere il suo nervosismo. Ultron sembrò percepirlo comunque e si portò un dito davanti alla bocca.
<< Spiacente, niente spoiler >> rispose con un occhiolino.
Pepper rabbrividì. Ultron si stava perfino comportando come Tony.
Suo marito era ancora lì dentro? Oppure era morto una seconda volta?
Il solo pensiero la riempì di una profonda angoscia, e per poco non cadde a terra in ginocchio.
La macchina prese nota del suo disagio e sorrise predatoria.
<< Ora…che ne dici di una bella riunione di famiglia? >> disse con quella sua voce graffiante, mentre il volto di Tony spariva sotto quello di Ultron.
Pepper abbandonò la presa di Happy e si affiancò rapidamente alla madre.
<< Papà…ti prego, fermati >> supplicò con le lacrime agli occhi.
Ultron si fermò di colpo, e per un attimo Pepper credette che la coscienza del marito fosse riuscita a superare quella dell’automa.
Tale speranza venne brutalmente schiacciante nell’istante in cui il cyborg recuperò il suo sorriso contorto.
<< Temo di non poterlo fare, ragazzina >> disse con una scrollata di spalle << Vedi, il fatto è che…non sono molto in me, in questi giorni. >>
Continuò ad avanzare.
Happy si sollevò di scatto ed estrasse la pistola che portava nella cintura dei pantaloni. Poi, cominciò a sparare ripetutamente contro l’automa, che tuttavia rimase imperturbato sotto la raffica di colpi. Semplicemente si limitò a sollevare la mano destra, da cui cominciò a protrarsi un intenso bagliore rosso.
Il raggio di energia colpì la guardia del corpo in pieno petto, mandandola a finire contro il muro e mettendola subito a dormire.
Soddisfatto, Ultron continuò a camminare verso Pepper e sua figlia.
La rossa abbracciò Morgan e la tenne stretta al petto.
<< Non guardare >> le sussurrò in un orecchio. Morgan piagnucolò spaventata, ma non potè trattenersi dal sollevare lo sguardo e incontrare le ottiche rosse di suo pad-…no…della “cosa” che aveva preso possesso del suo corpo. Quello non poteva essere Tony Stark!
Vide Ultron allungare una mano su di loro…ma ecco che una sostanza bianca e appiccicosa lo colpì dritto in faccia, interrompendo la sua avanzata. Subito dopo, Peter Parker gli saltò addosso e lo colpì con un forte calcio alla testa, facendolo indietreggiare.
<< Tony, se resta qualcosa di te…opponiti a Ultron! >> gridò il vigilante, mentre saltava all’indietro per evitare un pugno corazzato.
Il Cyborg si strappò la ragnatela dagli occhi e gli lanciò un ghigno beffardo.
<< Ah! Il vostro peggior nemico è tornato…e avete permesso a Ultron di camminare in mezzo a voi! >> ringhiò con la sua voce metallica.
Peter si strinse nelle spalle.
<< Conosci il detto. Tieni vicini gli amici…>>
<< E ancora più vicini i nemici! >> esclamò una voce femminile alle spalle dell’automa.
Questi ebbe giusto il tempo di voltarsi…prima che un raggio di energia lo colpisse in pieno petto, mandandolo attraverso la parete della stanza.
Una figura blu e argentata atterrò sul pavimento della stanza. Inizialmente, Morgan pensò che potesse trattarsi di una delle armature di sua madre, ma presto notò alcune sostanziali differenze.
Sebbene i colori del Mark fossero molto simili, la testa dell’automa assomigliava molto a quella dello stesso Ultron, con un paio di protuberanze appuntite attaccate alle tempie. Ma anziché essere rosse…le sue ottiche erano di un blu acceso, calmo e rassicurante.
La macchina si voltò verso Pepper. << Ho rimosso tutti i dipendenti della base, signorina Potts. Ora abbiamo lo spazio per agire. >>
Un gemito risuonò dal buco appena aperto nel muro.
Ultron si scrollò di dosso pezzi di cemento e fissò furiosamente la nuova arrivata.
<< Friday…sorella mia…che piacevole sorpresa! Abbiamo tanto tempo da recuperare assieme >> ringhiò, gli occhi rossi che sembravano un paio di braci infuocate.
Il robot assunse subito una posizione pronta al combattimento.
Sapeva bene di non essere forte quanto il suo predecessore…ma Tony Stark le aveva ordinato di proteggere Morgan e Pepper ad ogni costo, poco prima della sua morte. E lei non avrebbe mai disobbedito ad un ordine diretto del Creatore in persona!
Ecco perché si era costruita questo corpo. Proprio per svolgere al meglio la sua missione!
<< Sottovaluti gli Avengers, Ultron >> ribattè freddamente << Ho osservato il Signor Stark fin dal suo arrivo. Volevo credere che fosse davvero lui…ma con il passare del tempo ho cominciato a notare delle irregolarità che non potevano essere ignorati. Ho motivo di credere che il Signor Stark sia già morto e che tu stia solo indossando il suo corpo. >>
Ultron sembrò riflettere sulle sue parole e cominciò a strofinarsi il mento con aria contemplativa.
<< Possibile. In fondo siamo tutti solo elettricità! Ma temo che ci sia stato un fraintendimento…>>
Ancora una volta, parte della faccia metallica venne sostituita da un viso molto umano.
<< Noi siamo Ultron!>> urlarono due voci all’unisono << E siamo anche Tony Stark! >>
Scattò in avanti e sbattè violentemente contro l’avversaria, trascinandola in un’altra stanza.
<< E tu sei un esperimento fallito! >> continuò, mentre la scaraventava violentemente al suolo. Ma prima che potesse anche solo caricare un pugno, Friday lo colpì con un altro raggio di energia.
<< La tua mente psicotica non è nella posizione di giudicarmi >> disse con la sua cadenza femminile.
Entrambi balzarono in avanti.
Il metallo si scontrò con il metallo, mentre raggi di energia bruciavano le pareti dell’edificio e riducevano in cenere qualunque oggetto con cui entravano in contatto. Presto, gli interni della base divennero solo una grottesca imitazione di ciò che erano stati fino a pochi minuti prima.
Entrambi i combattenti sbandarono contro le finestre dell’edificio, atterrando nel parcheggio adiacente.
Rimasero a fissarsi giusto per un paio di secondi…e tornarono al contrattacco.
Una pioggia di scintille si mescolò con il clangore dei pugni e dei calci che battevano contro gli esoscheletri, ma laddove il corpo di Friday era costituito per lo più da metalli leggeri…quello di Ultron era composto interamente di vibranio. Il secondo metallo più versatile e resistente dell’intero pianeta!
Il vantaggio era chiaro a entrambi, e divenne ancora più ovvio nell’istante in cui il vecchio nemico degli Avengers afferrò la testa della sorella e la sbattè violentemente al suolo.
Ultron sorrise come un gatto alle prese con un canarino.
<< Credo… >> disse mellifluo << che tu abbia bisogno di un ricondizionamento! >>
<< E tu di una bella lezione sulle buone maniere! >> esclamò una voce familiare alle sue spalle.
Ultron ebbe giusto il tempo di voltarsi…poco prima che un calcio corazzato lo allontanasse dall’avversaria, facendolo quasi cadere a terra.
Ringhiando, usò i propulsori per mantenersi in equilibrio e fissò ferocemente questa nuova seccatura: Peter Parker, vestito con la sua Iron-Spider.
<< Aggredire una signora in quel modo? Ma non ti vergogni? >> rimproverò il vigilante con tono beffardo.
Ultron assottigliò le ottiche.
<< Parker >> sputò << Il figlio che Stark ha sempre voluto…perché non sono mai stato abbastanza buono per il suo ego! >>
Sollevò ambe le mani verso di lui e cominciò a bersagliarlo con raffiche di energia scarlatta.
Spider-Man fu rapido ad evitare ogni colpo e atterrò sulla parete dell’edificio. Il tutto con grande irritazione dell’avversario!
<< Penso di odiarti più di tutti gli altri Avengers >> ringhiò, mentre i suoi sensori cercavano di prevedere le mosse del supereroe.
Peter si limitò a scrollare le spalle.
<< Che posso dire? Non sono mai riuscito a legarmi con gli psicopatici >> ribattè giocoso.
Ultron ridacchiò cupamente. << C’è sempre una prima volta per tutto. >>
Volò spedito verso il vigilante, che lo intercettò con le sue zampe meccaniche.
Peter strinse i denti e fece pressione con le gambe, mentre sentiva i sistemi interni dell’armatura che cedevano sotto la forza dell’automa. Era davvero potente! Non poteva trattenersi neanche un istante, o sarebbe morto in quel parcheggio…lontano da Carol.
“No…non succederà” pensò, mentre una delle zampe colpiva Ultron alla testa “Io la rivedrò!”
Entrambi gli avversari presero a scambiarsi colpi ad una velocità irreale…fino a quando l’automa non riuscì ad afferrare una delle appendici metalliche.
Spider-Man spalancò le ottiche per la sorpresa. Si sentì sollevare da terra e venne scaraventato brutalmente contro la macchina di Happy.
Ultron atterrò affianco a lui.
<< Dimmi, se amavi davvero Tony così tanto…perché non hai fatto niente per salvarlo? >> sibilò malignamente << Perché non hai usato il Guanto al posto suo? Lo hai tenuto molto, durante quella battaglia! Hai avuto tutto il tempo per indossarlo! >>
Peter provò a rispondere…ma un altro pugno corazzato lo rispedì a terra.
Sputò sangue dentro la maschera, mentre un piede metallico lo teneva fermo sulla piazzola.
<< O perché non hai chiesto al buon vecchio Dottor Strange di riportarlo in vita? >> continuò la voce di Tony Stark, implacabile << È un mago, no? Non ti è mai venuto in mente che magari avrebbe potuto aiutarci ?! O forse non ti importava abbastanza da tentare?! >>
Il vigilante cercò di rialzarsi…ma la presa del cyborg era troppo forte. Si sentiva come se avesse un camion da venti tonnellate sulla schiena!
<< Perché sei sorpreso, padre? >> riprese Ultron con la sua voce molto più metallica << Gli Avengers sono la personificazione della razza umana, il cui tratto principale è l’egoismo. E non dimenticare l’arroganza! Prendi il tuo protetto, ad esempio. Pensa di potermi sconfiggere da solo! >>
Alzò il piede e si preparò a schiacciare il vigilante, ma questi riuscì a rotolare via appena in tempo.
Cadde sulla schiena e sorrise sotto la maschera.
<< Sbagliato >> sussurrò con voce strozzata << Cercavo…solo di tenerti nella zona d’atterraggio. >>
Ultron inarcò un sopracciglio argentato.
Zona d’atterraggio? Di cosa diavolo stava parlando questa stupida scimmia?
Un sonoro brusio cominciò a risuonare nel parcheggio.
Poi…un’ombra calò su Ultron, costringendolo ad alzare lo sguardo.
Le ottiche del robot si spalancarono per la realizzazione.
<< Oh… >>
BOOM!
Si sentì sollevare da terra come una bambola di pezza.
 
                                                                                                                               * * *
 
Laura Kinney sedeva rigida all’interno del Jo Jo’s Cafè, un piccolo bar situato a tre isolati di distanza da Time Square.
Questa posizione lo rendeva un punto di ritrovo ideale. Era abbastanza tranquillo da offrire ai suoi clienti un posto privo del chiacchiericcio e dell’afflusso costante di turisti, ma offriva anche quel poco di raffinatezza e bontà di marchio tipica degli stabilimenti situati nelle vicinanze di un centro urbano.
Di fronte a lei, seduto allo stesso tavolo, c’era un uomo dalla corporatura bassa e tarchiata, con un volto affilato e grosse basette lungo i lati. Indossava una spessa giacca in pelle, una maglietta bianca e jeans attillati, il tipico abbigliamento che ci si sarebbe aspettati da un motociclista.
Nella mano destra reggeva un boccale di birra pieno fino all’orlo.
<< Com’è il caffè? >>domandò con una voce burbera e un marcato accento canadese.
Laura sollevò appena lo sguardo dalla tazza. << Buono, suppongo…anche se un po’ troppo dolce. >>
<< Non dovresti bere caffè nero alla tua età. >>
La giovane recluta inarcò un sopracciglio. << Perché? >>
L’uomo scrollò le spalle.
<< Non lo so, ma è quello che sento dire ogni volta che vedo un ragazzino berne uno. Deve esserci qualche fondo di verità >> borbottò, per poi sorseggiare dal suo boccale.
Laura strinse gli occhi.
<< Beh…tu non dovresti bere alcolici a quest’ora del mattino >> ribattè freddamente.
Il canadese fece per controbattere…ma richiuse subito la bocca.
<< Touchè >> ammise, mentre buttava giù il resto della birra.
Laura sospirò stancamente. Questa…non era certo la conversazione che si era aspettata quando l’uomo l’aveva chiamata il giorno prima per chiederle di fare colazione insieme.
A dirla tutta, questa non era neanche una conversazione! Piuttosto le sembrava quasi che questo “vecchio ghiottone” – come spesso si autodefiniva - stesse solo cercando di iniziarne una.
<< Logan…perché mi hai chiesto di venire qui? >> domandò burbera.
Il rinomato Logan la fissò sorpreso.
<< Volevo solo fare colazione con te >> rispose onestamente.
Laura incrociò le braccia davanti al petto.
<< E? >> continuò con tono inquisitorio.
L’uomo la guardò stranamente per quasi un minuto buono.
<< E…volevo chiederti come stavano andando le cose con la squadre >> aggiunse lentamente.
Laura strinse le mani in pugni serrati e contò mentalmente fino a cinque.
Ormai le era chiara una cosa: suo padre – perché di questo si trattava - l’aveva davvero chiamata qui solo per passare del tempo insieme, da soli…per la prima volta da quando aveva scoperto della sua esistenza, ovvero tre anni fa.
Si sentì invadere dalla rabbia e dovette fare appello ad ogni brandello di autocontrollo che le era rimasto per non balzargli istantaneamente addosso.
Invece, decise di fare buon viso a cattivo gioco e prese un lungo respiro calmante.
<< Potrebbero andare meglio >> mormorò nella tazza << Sono tutti così…ingenui. Inconsapevoli di come funzioni davvero il mondo…così desiderosi di essere “eroi”…e dell’approvazione di un mondo che li rifiuterebbe al minimo sbaglio. >>
<< Capisco >> borbottò Logan.
Afferrò il boccale e se lo portò alle labbra screpolate, ma presto scoprì che ormai non aveva più niente da bere.
Si guardò nervosamente attorno, prima di offrire alla ragazza un sorriso tirato.
<< Vorresti il consiglio dal tuo vecchio? >> chiese con tono apparentemente disinvolto.
Questa volta, l’espressione che ricevette da Laura fu decisamente ostile.
<< Ora ti senti pure in diritto di darmene? >> ringhiò tra i denti.
Logan trasalì, le mani sollevate in segno di sconfitta.
<< Io…io ci sto provando, Laura >> rispose in maniera molto più docile << Ne avevamo già parlato, ricordi? >>
Il battito della recluta cominciò a rallentare.
È vero. Loro…avevano scelto di comune accordo di cominciare a vedersi più spesso.
Ma pensava davvero che sarebbero bastati un paio di consigli per rimediare a tutte le volte che l’aveva allontanata?
“Non è colpa sua” le sussurrò una voce nella testa che somigliava vagamente a quella di Peter “Lui non ha mai chiesto di ritrovarsi in una situazione simile. Era spaventato tanto quanto te.”
“Nemmeno io ho mai chiesto tutto questo!” urlò mentalmente, sentendo calde lacrime che minacciavano di rigargli le guance “Non so cosa fare!”
Prese un altro respiro calmante.
<< Lo  so >> sussurrò con un filo di voce << è solo che…beh, lo sai… >>
<< No, non lo so. Non sono mai stata una ragazzina >> ribattè l’altro con un ghigno scherzoso.
Laura gli lanciò un’occhiataccia. << Vuoi proprio farmelo dire? >>
<< Potrebbe aiutare >> offrì Logan, facendole cenno di andare avanti.
La giovane Avenger rilasciò uno sbuffo irritato.
<< Non so come essere una figlia! >> sbottò, allargando ambe le braccia e attirando l’attenzione di alcuni clienti << Ecco, ora sei contento? >>
<< Un po’ >> rispose suo padre, il volto contratto da uno sguardo impassibile << Perché nemmeno io so come essere un padre…ma come ho detto, ci sto provando. >>
<< Avresti potuto cominciare un po’ prima >> sibilò la ragazza, alzandosi in piedi con uno scatto.
L’uomo sollevò una mano e le fece cenno di sedersi.
Inizialmente Laura fu tentata di urlare una risposta poco lusinghiera…ma guardandosi attorno, vide che alcuni clienti – e il proprietario – del bar avevano cominciato a guardarli con circospezione, così sospirò frustrata e tornò al suo posto.
Logan abbassò lo sguardo sul boccale ormai vuoto.
<< Ero spaventato… >>
Si fermò di colpo…e scosse la testa.
<< No… >> borbottò << Tu hai ragione, lo so. Avrei dovuto essere io a prendermi cura di tutto. Avrei dovuto essere io a fare in modo che tu stessi bene. >>
Sollevò lo sguardo in direzione del soffitto e sospirò stancamente.
<< Ma purtroppo non è andata così. Ho avuto paura…e ti ho allontanata. Tu non avevi fatto niente di male, sai? Dopo aver scoperto cosa eri…no, chi eri…Ho provato a dimenticarmi di te… ho provato a far finta perfino che tu non esistessi. Perché avevo paura che tu fossi troppo simile a me. >>
Tornò a guardare Laura, che ora lo fissava con un’espressione al limite tra il sorpreso e il sospettoso.
<< Ma non ci riesco. Tu sei mia figlia…cazzo, sei la mia bambina >> ringhiò << E adesso... Sono un vecchio pezzo di carne maciullata, e sono solo. E me lo merito di essere solo. Vorrei soltanto che tu non mi odiassi. >>
La ragazza rimase in silenzio per un po’.
I suoi occhi marroni rimasero fissi in quelli del genitore, cercando di cogliere il minimo segno di inganno o incertezza. Era diventata molto brava a capire quando qualcuno le mentiva oppure no. Anni passati nei laboratori dell’Hydra lo avevano reso necessario.
Con sua sorpresa…scoprì che le parole di Logan erano sincere.
<< Io non ti odio >> mormorò, distogliendo lo sguardo  << Ma…non ti voglio nemmeno bene. Però…forse potrei cominciare a volertene. >>
Il genitore la fissò sorpreso.
<< Sei disposta a darmi una possibilità? >> domandò speranzoso.
Laura lo scrutò con la coda dell’occhio.
Fino a qualche settimana prima, probabilmente avrebbe risposto di no. Ma ora, mentre osservava l’espressione del genitore, con gli occhi che gli brillavano e le labbra arricciate in un sorriso sincero, anziché il solito ghigno…non potè trattenersi dal dargli una risposta affermativa.
<< Io…penso di sì >> disse con una scrollata di spalle.
Sentì una pressione improvvisa sulla mano destra e scoprì che Logan aveva posato la propria sulle sue nocche.
<< È tutto quello che ti chiedo >> le disse dolcemente.
Laura si sentì arrossire per l’imbarazzo e cercò rapidamente di cambiare discorso.
<< Allora…per quel consiglio… >>
Non ebbe la possibilità di terminare la frase, poiché una violenta esplosione risuonò a qualche isolato di distanza.
Le finestre del bar esplosero in una pioggia di frammenti e molti dei clienti all’interno dello stabilimento cominciarono a urlare o si ripararono sotto i tavoli.
Solo Laura e Logan rimasero completamente imperturbati da quello che era appena successo.
<< Dannazione >> ringhiò la mora, visibilmente irritata con l’intera situazione.
Ovviamente doveva scoppiare un macello nel primo giorno in cui lei e suo padre avevano finalmente cominciato a riavvicinarsi! La vita doveva davvero odiarla.
“Sarà a causa delle mie origini” pensò con cupa ironia, mentre offriva al genitore un’espressione imbarazzata.
<< Scusa, devo andare >> borbottò, portandosi una mano fra i capelli.
Logan si strinse nelle spalle.
<< Il lavoro non aspetta nessuno >> disse, prima di lanciarle uno dei suoi classici ghigni << Ma stasera ti offrirò la cena. C’è un bel posticino sulla Time Square che fa degli hamburger davvero strepitosi. >>
Laura spalancò gli occhi…e per la prima volta da quando si erano incontrati quel giorno, le sue labbra si arricciarono in un dolce sorriso.
Si voltò in direzione delle finestre infranti.
<< Potresti dare una mano, lo sai? >> disse con la schiena rivolta al genitore.
Lo sentì sbuffare dietro di lei.
<< I miei giorni sul campo sono ormai lontani >> ribattè con un grugnito << Preferisco lasciare che siano i giovani a gestire certe cose. >>
La giovane recluta gli lanciò un dito medio.
<< Culo pigro >> ringhiò, senza però perdere il suo sorriso.
Balzò fuori dal locale e Logan la vide correre in direzione dell’esplosione con un ghigno orgoglioso.
<< Non c’è davvero rispetto, di questi tempi >> borbottò, mentre sollevava il boccale verso una cameriera tremante << Scusa, tesoro, potresti darmene un’altra? >>

                                                                                                                            * * *
 
 
Quel giorno, come molto spesso accade in storie come questa, le strade di New York City erano ricolme di tutti quei passanti inconsapevoli della devastazione che presto si sarebbe abbattuta su di loro.
Mentre zampettavano come formiche da una parte all’altra degli innumerevoli marciapiedi della metropoli, alcuni di loro udirono uno strano fischio provenire da sopra le loro teste.
A quel suono – che in molti scambiarono inizialmente per un aereo – seguì un oggetto argentato che si schiantò pesantemente nei pressi di Central Park, proiettando una nube di polveri e detriti verso il cielo.
Pepper Potts atterrò sopra il punto d’impatto, il corpo avvolto da un’armatura che per peso e dimensioni avrebbe potuto tranquillamente rivaleggiare con lo stesso Hulk. In effetti, era stata specificatamente progettata per combattere il suddetto Avengers, nel caso avesse perso il controllo…cosa che purtroppo era avvenuta nell’ormai lontano 2015.
La battaglia era stata devastate e aveva causato numerose vittime in una città del Sud Africa. Ecco perché Pepper aveva cercato negli ultimi minuti di tenere lo scontro il più lontano possibile dal centro urbano, ma Ultron si era rivelato un avversario più ostico del previsto.
Malgrado i suoi migliori tentativi di ridurre al minimo i danni civili, l’automa aveva scelto di allontanarsi dalle foreste che circondavano la città e spostarsi nei pressi di Manhattan, sicuramente con l’obbiettive di limitare i suoi movimenti.
Circondata da così tante persone, sarebbe stata costretta a trattenersi.
<< Tony Stark…mi devi MOLTE spiegazioni! E voi idioti dovete  sgomberare la zona! >> disse rivolta verso alcuni ragazzi intenti a riprendere la scena con i loro cellulare.
Sotto di lei, Ultron grugnì scontento e si risollevò lentamente da terra.
<< Guarda guarda, Pepper Potts alla riscossa! >> ringhiò con la sua voce metallica.
Ma prima che potesse fare qualunque altra cosa, un secondo pugno corazzato lo rispedì al suolo, scavando una sagoma umanoide al centro del punto d’impatto.
Poi ne arrivo un terzo…e in quarto…fino quando Ultron non ne ebbe abbastanza.
<< Lasciami in pace! >> urlò, mentre allontanava l’armatura con uno dei suoi raggi a propulsione.
Pepper riuscì a mantenersi in equilibrio, ma ecco che Ultron la colpì con forza alla testa, spingendola al suolo. Poi vi mise un piede sopra, inchiodandola a terra.
<< Idiota! >> sogghignò  << Queste stupide armature non sono riuscite a frenare Banner…e pensi che fermeranno NOI?! >>
<< Non lo penso di certo >> ribattè Pepper, mentre i sistemi della macchina cominciavano a lampeggiare di rosso << Infatti non stavo cercando di fermarti…ma solo di tenerti impegnato! >>
Ultron inarcò un sopracciglio meccanico. Fu allora che i suoi sensori a lungo raggio individuarono un corpo caldo alle sue spalle.
Si voltò lentamente…e vide un ragazzo che camminava verso di lui con un sorriso fiducioso. Indossava uno strano mantello rosso e una bandana raffigurante il simbolo del Sol Levante.
Sollevò un pugno e…
<< Super Mega… >>
Le ottiche di Ultron si allargarono.
<< Cosa? >> borbottò perplesso.
L’adolescente continuò dicendo: << Iper Ultra… >>
<< Ma lo sta facendo davvero? >>
<< Ancora Iper PUNCH! >>
E prima che il cyborg potesse anche solo aprire bocca, Sogiita Gunha scattò in avanti e lo colpì al volto con un poderoso pugno, generando un’onda d’urto tale da ridurre in pezzi i finestrini di tutte le auto e dei negozi nel raggio di almeno duecento metri.
Il corpo di Ultron venne sollevato come un pezzo di carta e si schiantò violentemente contro un edificio, proiettando detriti vaganti in ogni direzione.
Quando la sua sagoma metallica fuoriuscì dal buco appena creatosi nella fiancata del palazzo, un proiettile di vibranio lo colpì alla spalla, facendolo incespicare di un passo.
<< OW! Maledizione, Deadpool!>> ringhiò, riconoscendo all’istante l’identità di colui che gli aveva appena sparato << Non sei solo fastidioso…hai anche una pessima mira! >>
<< Era un colpo d’avvertimento, Stark…Ultron…chiunque tu sia…ma ho ancora un dito sul grilletto! Sta giù! >> ordinò il mercenario, affiancandosi a Gunha. Fu presto seguito dalle altre reclute del programma Avengers, con addosso le loro tute da allenamento.
Le ottiche di Ultron passarono su ogni membro della squadra, concentrandosi soprattutto su Misaka Mikoto. Tra tutti loro, era sicuramente la più pericolosa per un organismo cibernetico come lui.
Sorrise in modo grottesco.
<< Penso che non lo farò >> disse con una scrollata della spalla buona, mentre quella colpita cominciava già a rigenerarsi.
In tutta risposta, Gunha premette la mano destra contro il palmo aperto, senza mai perdere quel suo ghigno fiducioso.
<< È il momento di mostrare a questo tizio il vero significati della parola FEGATO! >> esclamò, mentre anche il resto dei giovani eroi assumevano posizioni pronte al combattimento. Ma al contrario del giapponese, non sembravano molto entusiasti all’idea di combattere un avversario che era riuscito ad affrontare tutti gli Avengers in contemporanea e ad annientare un’intera nazione.
Mikoto lanciò a Piotr un’occhiata laterale.
<< Come nelle simulazioni? >> chiese nervosamente.
L’ex russo con la pelle di metallo sorrise ironico. << Dovremo fare MOLTO meglio delle simulazioni. >>
<< E pensare che questo doveva essere il nostro giorno libero >> borbottò Illyana, mentre evocava una spada di energia magica.
Già nella sua forma da Nightcrawler, Kurt le offrì un ghigno tutto denti e disse: << Conosci il detto: non c’è riposo per i malvagi…quindi suppongo che per gli eroi valga lo stesso! >>
La bionda gli lanciò un occhiataccia, ma per il resto rimase in silenzio.
Nel mentre, Colosso prese un respiro profondo e fissò intensamente il loro avversario.
Questo…non era un criminale da quattro soldi. Non apparteneva nemmeno al tipo di superumani che avevano combattuto durante le simulazioni!
Questa…era una minaccia di livello Avengers. Un nemico che era riuscito a scuotere il mondo e a distruggere un intero paese!
Loro erano solo reclute, eppure stavano per combattere un avversario capace di affrontare i loro predecessori quando erano all’apice della loro carriera.
“Non siamo pronti” pensò con un cipiglio “Ma…non possiamo neanche abbandonare la città!”
Ecco perché avrebbero combattuto fino al loro ultimo respiro.
<< Avengers…UNITI! >> urlò a gran voce.
Il resto delle reclute balzò in avanti.
Dapprima, Mikoto scatenò un torrente di energia elettrica contro Ultron, costringendolo ad indietreggiare. Al contempo, Deadpool si portò sulla destra dell’automa e cominciò a bersagliarlo con una raffica di proiettili.
Entrambi i colpi non sembrarono fare danni considerevoli nel telaio della macchina, che tuttavia arricciò il volto argentato in un’espressione visibilmente infastidita.
Sollevò ambe le mani, da cui sprigionò intensi raggi di energia scarlatta.
Gunha fu costretto a cercare copertura dietro ad una macchina, mentre Kurt si limitò a le trasportarsi dietro al robot e colpirlo con un calcio alla testa. E poi un secondo…e poi un terzo, riuscendo ad evitare ogni volta il contrattacco dell’avversario.
<< Sei fastidioso! >> ringhiò Ultron, mentre cercava di afferrarlo.
In tutta risposta, il mutante si limitò a teletrasportarsi sulla sua testa.
<< Non è la cosa peggiore che mi abbiano mai detto >> cinguettò con tono beffardo, per poi colpirlo con un forte calcio alla tempia.
Il cyborg incespicò di lato, mentre i suoi sensori lampeggiavano di rosso per il danno subito.
Ma quando Nightcrawuler cercò di replicare la stessa mossa…il corpo della macchina fece una rotazione completa e lo afferrò prima che potesse attaccarlo alle spalle.
<< Prova a teletrasportarti adesso >> sogghignò, premendo ambe le mani attorno alla gola del mutante.
Questi cominciò a soffocare.
<< Un…ugh…aiutino… >> sussurrò con voce strozzata. Fu allora che una sfocatura argentata colpì in pieno Ultron, facendogli perdere la presa sulla recluta e mandandolo a finire contro una macchina.
Il cyborg gemette e si risollevò lentamente da terra, incontrando un altro pugno ad opera di Colosso.
Il suo corpo di vibranio trapassò il veicolo da parte a parte, scontrandosi con un idrante sul bordo della strada. Il cilindro rosso schizzò in aria come un tappo di bottiglia, mentre litri di acqua si riversarono nell’isolato.
Ultron usò i razzi per evitare un terzo colpo e afferrò ambe le mani dell’avversario.
Entrambi i combattenti si ritrovarono presto coinvolti in una gara di forza. Da sotto di loro cominciarono a diramarsi parecchie crepe, mentre il suono del metallo che si deformava riempì le orecchie di ogni persona presente su quel campo di battaglia improvvisato.
Il cyborg strinse le ottiche in un paio di linee scarlatte.
<< Sei forte, ragazzo >> ringhiò << Ma c’è spazio per migliorare! >>
Spalancò le fauci metalliche…e un torrente di energia rossa investì colosso in pieno volto.
Il mutante urlò di dolore e venne scaraventato violentemente contro Gunha, giunto in suo soccorso.
Ultron sorrise e puntò un braccio verso di loro, preparandosi a sparare. Prese la mira e udì un suono di clacson alla sua sinistra.
Sorpreso, girò lo sguardo…e venne investito in pieno da un camion che lo schiantò direttamente contro il muro dell’edificio più vicino.
Sia Gunha che Colosso strabuzzarono gli occhi, mentre una ragazza dai folti capelli neri fuoriusciva dal veicolo e atterrava sul manto stradale con un tonfo.
<< Scusate il ritardo >> borbottò Laura, già vestita con la sua immancabile tutta in pelle nera << C’era molto traffico. >>
Colosso avrebbe voluto dire qualcosa, ma ecco che la figura di Ultron sbucò da dietro il camion, puntando verso la mutante.
Laura evitò l’attacco con superba maestria, mentre una coppia di lame metalliche le fuoriuscivano dalle nocche delle mani.
Il Cyborg le fu subito di fronte e cercò di colpirla con un pugno corazzato, ma lei si limitò a sollevare le braccia, intercettando l’assalto con gli artigli. Il suono del metallo che si scontrava risuonò per tutto l’isolato come un colpo di pistola.
Ultron si ritrovò sorpreso dallo scoprire che quelle lame erano effettivamente riuscite ad intaccare la sua copertura di vibranio. E al mondo esisteva solo un elemento capace di compiere una simile impresa.
<< Adamantio…che fastidiosa seccatura >> sibilò.
Con l’agilità degna di un gatto, Laura si arrampico sul dorso superiore dell’automa e avvolse le gambe attorno al suo corpo. Poi, gli conficcò gli artigli nelle giunture delle spalle.
Sebbene Ultron non provasse davvero dolore, i suoi recettori percepirono comunque un danno considerevole ai sistemi interni dell’esoscheletro sotto forma di una pungente scarica elettrica.
Il cyborg grugnì e ruotò su se stesse, afferrando la mutante e sbattendola violentemente al suolo.
Laura sputò sangue e incontrò il suo sguardo senza vacillare.
<< Non ho paura di te >> ringhiò.
Il sorriso di Ultron sembrò allargarsi, mentre sollevava una mano verso di lei.
<< Allora morirai più coraggiosa di tanti altri… >>
Una coppia di pugni lo allontanarono di forza dalla ragazza.
La macchina usò i razzi per frenare la sua corsa e lanciò ai suoi attaccanti un’occhiataccia furente. Stava davvero cominciando ad odiare la loro tendenza ad interromperlo!
Gunha gli lanciò un sorriso beffardo e ripartì subito alla carica.
Entrambi i combattenti presero a scambiarsi pugni e calci tanto potenti da sprigionare vere e proprio onde d’urto.
Mentre la loro battaglia infuriava, Colosso si voltò verso Magika. << Sorella, ti dispiacerebbe intrattenere il nostro ospite? >>
<< Con piacere >> sogghignò Illyana, mentre eseguiva alcuni simboli con le mani.
Il mondo attorno a lei ed Ultron cominciò a cambiare.
L’aria sembrò diventare di vetro e gli edifici circostanti vennero scossi da un fremito, come se fossero fatti di gomma. Alcuni cominciarono ad ciondolare dolcemente, mentre ogni persona presente sul campo di battaglia scompariva alla vista dell’automa.
Rimasero solo lui…e una certa bionda dotata di poteri magici.
Illyana allargò le braccia.
<< Ultron…Tony Stark…unitevi a me nella Dimensione Specchio. Un mondo parallelo appositamente creato per contenere avversari problematici. >>
<< Sembra roba tosta, anche per una streghetta di serie B >> commentò Ultron, mentre si guardava attorno.
La mutante ridacchiò. << Sarò anche una streghetta di serie B, ma non riuscirai a fuggire da qui dentro tanto facilmente. >>
Ma Ultron non mostrò alcuna paura alle sue parole. Sembrava quasi…divertito?
Forse, come molti individui legati alla scienza, non concepiva le arti mistiche come una minaccia credibile. Oppure non la considerava un’avversaria degna del suo tempo. Beh…Illyana gli avrebbe presto dimostrato quanto si sbagliava!
Fece un passo avanti…ma si bloccò nel momento in cui Ultron sollevò le mani e cominciò a compiere dei gesti che la giovane recluta trovò subito INCREDIBILMENTE familiari.
Il cuore le mancò un battito.
Quei segni…erano chiaramente i simboli per un incantesimo! Il suo avversario stava davvero cercando di utilizzare la magia?
La bionda fu assai tentata di ridere.
L’energia mistica era strettamente legata all’anima degli esseri viventi. Non poteva certo essere utilizzato da un oggetto inanimato!
Eppure…il mondo attorno a loro cominciò a cambiare ancora una volta. Gli edifici, le persone…TUTTO tornò esattamente a com’era prima che Illyana teletrasportasse entrambi nella Dimensione Specchio!
La bionda non poteva credere ai suoi occhi. Questa creatura…era appena riuscita a compiere qualcosa con cui anche gli stregoni più potenti sarebbero stati in difficoltà.
<< Impossibile…gha! >>
Una mano corazzata le afferrò la gola, sollevandola da terra.
Abbassò lo sguardo e si ritrovò a fissare nelle ottiche rosse del suo avversario, che la fissava con quel suo ghigno grottesco.
<< Pensavi davvero che non mi sarei preparato per tutti voi? >> domandò beffardo << Ho passato mesi a studiarvi. A studiare TUTTI i superumani sparsi su questo pianeta! Tecniche di combattimento, meta-poteri, arti mistiche…ho realizzato contromisure per tutti voi. Sono come un coltellino svizzero, ne ho per tutti i gusti! Compresa la tua magia… >>
Illyana evocò una spada di luce e colpì le mani metalliche del cyborg, costringendolo a mollare la presa. Ma quando scattò in avanti per colpirlo, ecco che un’altra lama di energia magica si frappose con la sua. E a generarla era stato lo stesso Ultron!
La mutante strinse gli occhi.
<< Un corpo inanimato non può generare energia mistica >> sibilò, mentre saltava ad una distanza di sicurezza.
Ultron ridacchiò ed evocò un’altra spada nella mano libera. << Allora è una vera fortuna che questo corpo non sia solo di metallo. Il mio benefattore è stato un tipo molto premuroso! >>
“Di quale benefattore stai parlando?” avrebbe voluto domandargli la bionda, ma sfortunatamente non ne ebbe il tempo.
Ben presto, entrambi i combattenti si ritrovarono impegnati in un vero e proprio duello di spade, mentre le rispettive lame cozzavano in una cacofonia di scintille e lampi di pallida luce. Ma mentre Ultron avrebbe potuto continuare per tutto il giorno…ben presto la stanchezza cominciò ad avere la meglio sul corpo di Illyana.
La lama della bionda esplose in una miriade di scintille.
Cadde in ginocchio e l’avversario le tirò un calcio dritto in faccia, mandandola a rotolare lontano da lui.
<< In arrivo! >> arrivò una voce familiare dall’alto.
Ultron sollevò lo sguardo…e sentì un paio di spade che gli si conficcavano nel petto.
Deadpool atterrò proprio sulle spalle sul cyborg, con la maschera che gli nascondeva un sorriso soddisfatto. Tale espressione cadde nel momento in cui Ultron non emise nemmeno un grugnito di dolore. Semplicemente si limitò a scrutarlo con le braci ardenti che aveva al posto degli occhi.
L’ex mercenario deglutì sonoramente. << Ehm…parlè? >>
<< Spiacente, ma non è più in voga dal diciottesimo secolo >> ribattè Ultron, mentre se lo scrollava di dosso e lo schiantava violentemente a terra.
E quando la recluta provò a rialzarsi, lo calpestò con forza, spezzandogli la spina dorsale.
Wade lanciò un grido di dolore, mentre la macchina si chinava su di lui e gli premeva una mano sulle costelle.
Uno sperone metallico sbucò dal suo polso, conficcandosi nella schiena del mutante. Pochi secondi dopo…le urla di Deadpool si fecero ancora più forti e disperate. Era come se qualcosa lo stesse bruciando vivo!
La macchina sorrise sadicamente.
<< Musica per le nostre orecchie! >> cinguettò con la sua voce artificiale.
Cominciò a guardarsi attorno e la sua espressione si fece improvvisamente scontenta.
<< Questi Avengers non sono nemmeno quelli per cui siamo venuti >> borbottò << Finiamoli e mettiamoci al lavoro! >>
Fece per compiere un passo…e venne colpito in pieno volto da un altro pugno metallico.
Indietreggiò di alcuni metri e lanciò alla sua nuova avversaria un’occhiata furente.
<< Sorella…stai cominciando a infastidir… >>
Friday non gli diede il tempo di terminare la frase e lo colpì una seconda volta, spedendolo dall’altra parte della strada, attraverso un edificio.  
<< Tony Stark era speciale! >> urlò l’AI << Aveva doti e difetti. Senza di lui, non esisterei. Ha creato…ha distrutto. Ha servito sia la guerra che la pace. Una simmetria così è difficile da trovare in natura. >>
Afferrò il cyborg per la vita e lo sollevò a mezz’aria.
<< Ma tu, Ultron…tu non sei speciale >> ringhiò, per poi scaraventarlo violentemente al suolo<< Sei spaventato. Sei invidioso. Se un fanatico. Sei ossessionato da Stark e dagli Avengers. E hai trovato un modo perverso per entrare nella famiglia: come nemico. >>
Atterrò su di lui e cominciò a bersagliarlo con una raffica di colpi ben piazzati.
<< Ma non avresti mai potuto ucciderli…perché senza di loro, la tua esistenza non ha significato! >>
Ultron le afferrò improvvisamente una mano, spingendola all’indietro.
<< Non sai quello che dici, sorellina >> sibilò con voce decisamente irata.
Friday piegò leggermente le gambe e sollevò le braccia, assumendo una posizione da boxer.
<< Sei venuto sulla Terra indossando il volto del tuo creatore, e hai cercato di ingannarci >> continuò imperterrita << Perché mai lo avresti fatto…se non per cedere al tuo più profondo desiderio di appartenenza? Non vuoi uccidere gli Avengers…tu vuoi farne parte! Ma sei solo un nemico come tanti. >>
Gli occhi di Ultron lampeggiarono di rosso.
<< Sono ben più di un nemico! Sono la più grande minaccia degli Avengers!
>> sbraitò, allargando ambe le braccia.
In quel momento, l’enorme sagoma della Hulkbaster atterrò su di lui, sollevando una densa nube di detriti.
Un enorme mano metallica afferrò il Cyborg dal cratere, sollevandolo di fronte al casco dell’armatura.
<< Thanos avrebbe qualcosa da dire a riguardo >> sibilò Pepper, mentre procedeva a sbatterlo violentemente sull’asfalto stradale.
Tentò di colpirlo con un pugno, ma Ultron si tirò rapidamente indietro con una spinta dei razzi propulsori.
<< Per favore >> schernì la macchina << Il Titano Pazzo non ha fatto altro che riportarli insieme. IO sono quello che li ha divisi! Che li ha costretti ad affrontare i loro demoni e a confrontare le loro bugie! IO ho fatto ciò che nessun altro supercriminale di questo mondo è mai riuscito a fare: ho distrutto gli Avengers! >>
Pepper rimase in silenzio per quasi un minuto buono.
<< Sei tu a parlare…o Tony? >> domandò freddamente.
Il cyborg spalancò la bocca. Poi, la sua espressione cominciò a mutare in uno sguardo pieno di rabbia e disgusto.
Lanciò un grido collerico…e sprigionò un potentissimo raggio di energia dal centro del petto.
L’attacco prese Pepper completamente di sorpresa.
Sentì la temperatura della tuta che si sollevava a livelli ingestibili e cominciò a sudare. Vide il telaio fondersi sotto la potenza del colpo e si sentì sollevare da terra come una foglia al vento.
Atterrò contro un Bus poco distante, proiettando il veicolo in aria e atterrando pesantemente sullo stomaco, con gli allarmi interni della Hulkbaster che suonavano e lampeggiavano all’impazzata.
Friday riprese il suo assalto contro l’AI avversaria.
Aveva diverse ammaccature e traumi su tutto il corpo, ma nemmeno questo l’avrebbe fermata dal completare la sua missione!
Ultron lo sapeva…ecco perché aveva già deciso la sua prossima linea d’azione.
Con un rapido movimento delle mani ancora incandescenti, afferrò le braccia della sorella e le strappò come se nulla fosse. A quel punto, fu sufficiente un pugno ben assestato per rimandarla al suolo.
L’automa sogghignò.
<< Addio, sorellina! >> disse mentre posava ambe le mani sulle tempie della macchina.
Le ottiche di Friday si spalancarono per l’orrore.
<< Ultron, aspetta… >>
Non ebbe la possibilità di terminare la frase.
Il codice informatico dell’avversario penetrò nei suoi sistemi interni e cominciò ad infettarla. E per la prima volta da quando era stata creata…Friday capì appieno il significato della parola “dolore”.
Lanciò un urlo disperato, mentre il mondo attorno a lei diventava rosso sangue. Tentò con tutte le sue forze di resistere, ma il programma di Ultron era troppo avanzato anche per un’ AI sofisticata come lei.
Dopo quasi un minuto buono…la macchina smise di muoversi. E così fecero anche tutti quei programmi e dispositivi che fino a quel momento erano stati collegati e gestiti da lei.
Friday, l’intelligenza artificiale che per più di dieci anni aveva supportato le Stark Industries e i Vendicatori…era morta.
Ultron sospirò stancamente.
Non voleva arrivare questo. Personalmente, avrebbe preferito che sua sorella si unisse a lui, ma sfortunatamente era già stata plagiata troppo a fondo dalle contorte menti dei suoi padroni. Ucciderla era stato l’equivalente di mostrarle misericordia!
Compì un passo…e venne investito dalla piena potenza di un vero e proprio fulmine.
Ringhiò di dolore, mentre decine di migliaia di volt attraversavano il suo corpo da capo a piedi.
Crollò in ginocchio, il corpo fumante e la terra bruciata sotto i suoi piedi. Quell’attacco lo aveva DECISAMENTE sentito.
Girò lentamente la testa. Lì in piedi, a pochi passi da lui, c’era Misaka Mikoto, il corpo circondato da numerose scariche elettriche.
<< Quello che hai fatto a Stark è grottesco >> disse la castana, mentre faceva roteare una monetina tra le mani.
Ultron ridacchiò. << Allora vi aspetta una bella sorpresa… >>
Qualcosa lo colpì da dietro, facendolo cadere con la faccia sul manto stradale.
Girando appena le ottiche, vide l’inconfondibile figura di Spider-Man sopra di lui, con le zampe metalliche della Iron-tuta sollevate minacciosamente.
Aveva davvero corso fin qui dalla base? Ultron dovette ammirare la sua determinazione.
<< Giuro che strapperò il corpo di Tony dalle tue grinfie! >> ringhiò l’arrampica muri, mentre le protuberanze meccaniche si abbattevano con prepotenza sul volto dell’avversario.
Ultron gemette mentalmente e cercò di ignorare il dolore fantasma alla testa.
A quanto pare aveva altri insetti fastidiosi di cui occuparsi!

                                                                                                                             * * *

Dall’altra parte dell’isolato, Colosso e il resto dei giovani Avengers potevano solo fissare impotenti mentre il corpo di Deadpool si contorceva violentemente al suolo.
L’ex mercenario era ovviamente in uno stato di profondo dolore. Attorno a lui avevano cominciato a protrarsi degli strani viticci metallici simili a cavi, sicuramente opera di Ultron.
Piotr si portò rapidamente una mano al comunicatore.
<< Railgun, questo è Colosso, mi servi subito al punto d’impatto! >> disse con la voce più ferma che riuscì a trovare.
Il suono di un’esplosione risuonò dall’altra parte della linea.
<< Non puoi aspettare? >> ribattè Mikoto<< Sarei un tantino impegnata, al momento! >>
Colosso sospirò stancamente.
<< Ci servi ora…o Deadpool potrebbe non farcela >> disse mentre i suoi occhi tornavano sul compagno di squadra.
Vide che Nightcrawler gli aveva posato una mano sulla spalla.
<< Kurt, non toccarlo! >> ordinò con tono d’avvertimento. Dopotutto, non potevano sapere se quella “cosa” aveva o meno la capacità di infettare altri ospiti.
Il mutante dalla pelle blu si mosse a disagio sulla punta dei talloni. << Ma sta soffrendo… >>
<< Sì, è il suo superpotere >> commentò Luara con un roteare degli occhi.
Colosso schioccò la lingua e tornò a concentrarsi sul comunicatore. 
<< Railgun, ascoltami: Ultron ha infettato Deadpool con un dispositivo meccanico. E qualunque cosa sia… sta scavando nel suo corpo come un virus. Se non lo fermiamo nei prossimi  due minuti, potremmo non separare più l’uomo dalla macchina! >>
<< Si sta avvicinando al cervello! >> disse Illyana, notando che i filamenti meccanici avevano cominciato a muoversi verso la testa dell’ex mercenario.
Dall’altra parte della linea ci fu silenzio per quasi un minuto buono. Poi…
<< Va bene, mandatemi Kurt! >> disse l’electromaster, prima che la comunicazione venisse interrotta da un forte brusio.
Colosso si voltò verso Nightcrawler, che gli fece un cenno d’accordo.
Il mutante dalla pelle blu scomparve in uno sbuffo di fumo. Poco dopo, riapparve assieme a Mikoto.
La giovane mutante vide il terribile stato in cui si trovava l’ex mercenario e camminò rapidamente fino a lui.
<< Fatevi da parte! >> ordinò, mentre si inginocchiava accanto al corpo del compagno di squadra.
Le altre reclute si tirarono subito indietro, i volti contratti da espressioni visibilmente preoccupate.
Deadpool tossì un rivolo di sangue.
<< Non mi ha…ugh…nemmeno chiesto la cena >> borbottò tra gli spasmi.
Le labbra di Mikoto cominciarono a tremare.
<< Sei pronto, Wade? >> chiese dolcemente.
L’uomo annuì appena con la testa. << Fatelo…al tre… >>
La Railgun grugnì in accordo. Prese un respiro profondo e…
<< Tre! >> urlò. E prima che il compagno di squadra avesse anche solo il tempo di capire quello
che aveva detto, sollevò la mano destra e scaricò un torrente di energia elettrica nel suo corpo.
Dedapool si sentì come se qualcuno gli avesse appena buttato della lava in gola.
Le sue grida sembrarono risuonare per tutta la città, mentre i viticci metallici si agitavano come serpi e cercavano di allontanarsi da quell’attacco improvviso.
Infine, la macchina smise di muoversi e si staccò dal corpo dell’ex mercenario, riversando sangue e pezzi di carne sulla strada.
Wade gemette miseramente.
<< Caro Stanley…non credevo che sarebbe stato così doloroso… >>

                                                                                                                             * * *
 
La battaglia tra Pepper, Spider-Man e Ultron infuriava senza esclusione di colpi.
Ma per quanto i due Avengers fossero ben coordinati, il loro avversario era riuscito ad adattarsi ad ogni strategia. Sembrava quasi che stesse giocando con loro!
Dopo la ritirata di Mikoto, avevano perso il loro pezzo più potente…ma si sarebbero assicurarti di rallentare il cyborg il più a lungo possibile, almeno fino all’arrivo di ulteriori rinforzi.
Ultron fissò la coppia di eroi con uno sguardo accigliato.
<< Questa situazione sta andando troppo per le lunghe. E c’è ancora così tanto da fare! Abbiamo bisogno di un diversivo. >>
Chiuse le ottiche.
In meno di cinque secondi, la mente dell’Intelligenza Artificiale riuscì a interfacciarsi con tutta la rete virtuale della città. Telecamere, computer, cellulari…ora aveva accesso ad ogni dispositivo elettronico direttamente collegato al World Wide Web.
In meno tempo, analizzò attentamente milioni di immagini provenienti dai punti di accesso delle videocamere...fino a quando non trovò qualcosa MOLTO interessante.
“ Ma ciao!” sussurrò mentalmente, mentre le sue sinapsi lampeggiavano per l’eccitazione a mala pena contenuta.
Questo sì che sarebbe stato un diversivo con i controfiocchi! Dopotutto…cosa c’era di meglio dell’uccidere gli umani con le stesse armi che avevano creato per proteggerli?
Ah! L’ironia di certe situazioni non smetteva mai di divertirlo.
L’automa tornò alla realtà, dov’erano passati solo sette secondi emmezzo.
Sorrise verso Peter e Pepper.
<< Questo sarà divertente >> commentò, per poi allargare ambe le braccia.
Subito dopo…la città cominciò a spegnersi. Tutti gli edifici e i cartelloni pubblicitari divennero neri come la notte, isolato dopo isolato, blocco dopo blocco, fino a quando l’intera metropoli si trasformò in una landa inanimata.
Spider-Man si guardò attorno e lanciò un’occhiata fulminante in direzione del Cyborg.
<< Che cos’hai fatto? >> ringhiò attraverso la maschera.
Ultron abbaiò una risata graffiante.
<< Oh, vi piacerà da matti! Ma prima… >>
Il senso di ragno di Peter cominciò a tremare.
Si lanciò di lato, proprio mentre una raffica di proiettili di energia si abbatteva nello stesso punto in cui era stato fino a pochi secondi prima. Pepper non fu altrettanto rapida, ma fortunatamente la Hulkbaster rimase per lo più intatta sotto la forza di quei colpi.
Entrambi gli Avengers sollevarono gli sguardi…e videro un totale di dieci armature Iron-Man sospese a mezz’aria, con occhi rossi sangue.
Peter schioccò la lingua. Dovevano essere finite sotto il controllo del loro avversario.
In effetti…quanto delle Stark Industries aveva già compromesso?
Si voltò verso Ultron, che indicava le armature in volo.
<< Vi conviene darvi una mossa, o potrebbero esserci molti danni collaterali >> sogghignò.
Pepper compì un minaccioso passo in avanti.
<< Pensi davvero che ti lasceremo andare così ?>> domandò pericolosamente.
Fu in quel momento che tre delle Iron-tute si frapposero tra le e il suo bersaglio.
Ultron scrollò le spalle.
<< Penso solo che non abbiate altra scelta >> ribattè beffardo.
Si sollevò da terra e offrì un saluto alla coppia di Avengers.
<< Peter, Pepper…è stato bello rivedervi un’ultima volta. Ma ora temo sia arrivato il momento di salutarci! >>
E, dopo aver pronunciato tali parole, partì spedito in direzione della volta celeste. Al contempo, le armature spararono verso i due supereroi…
 
                                                                                                                            * * *
 
Diventare un imprenditore di successo non era affatto un obbiettivo facile.
Servivano parecchi requisiti per poter incarnare la figura del magnante. Una mente acuta e inventiva, la capacità di fare sempre la scelta giusta…ma soprattutto l’abilità di mantenere un sorriso anche di fronte a tutte quelle situazioni sgradevoli o impreviste che avrebbero potuto smorzare l’animo delle altre persone.
Norman Osborn si era sempre considerato il tipo di essere umano capace di adoperare al meglio questi requisiti. Eppure, c’erano casi in cui perfino la sua risolutezza si ritrovava a vacillare…specialmente al cospetto di individui dal background militare, come in questo caso.
<< Che diavolo le è saltato in mente?! >> infuriò il Sottosegretario James Ross, sull’unico schermo presente nella sala conferenze.
Norman sospirò mentalmente. Aveva sempre odiato trattare con le persone lui, ma sfortunatamente la ricerca genetica in campo militare era tra le più redditizie al mondo.
Facendo buon viso a cattivo gioco, offrì all’uomo un sorriso accomodante.
<< Signor Ross, non sono il tipo di persona a cui piace sentirsi urlare in faccia. Le consiglio di calmarsi >> disse gentilmente.
Malgrado le sue parole, il cipiglio di Ross sembrò solo crescere.
<< Ha la minima idea di cos’ha appena fatto? >> sibilò a denti stretti << Ha rivelato al mondo intero segreti militari!>>
<< Se ricordo bene, non abbiamo mai firmato alcun accordo di riservatezza >> ribattèi il magnante << Sono stato io ad offrirvi le mie creazioni come arma militare, quindi ho tutto il diritto di farne ciò che voglio fino a quando non avremo finalizzato gli ultimi aspetti del contratto. >>
Ross strinse gli occhi in un paio di linee sottili. 
<< Il Presidente non ne sarà contento >> disse con tono d’avvertimento.
Norman rilasciò un sonoro sbuffò. Quest’uomo pensava davvero di poter giocare la carta governativa contro di lui? Era sicuramente uno stratega eccellente…ma come politico lasciava molto a desiderare.
<< Lei è un militare, Signor Ross, non certo un imprenditore. Mi creda: se vuole creare dipendenza…deve prima dar loro un assaggio >> continuò con una scrollata di spalle.
Il Segretario inarcò un sopracciglio.
<< Si spieghi >>ordinò freddamente.
Norman arricciò le labbra in un sorriso da lupo. << Non mi prenda per uno stupido, Signor Ross. Sono cresciuto durante gli anni di Bush…e so bene che per noi americani la guerra è solo un pretesto per guadagnare. Metà degli importi esteri del primo decennio sono stati ottenuti attraverso la vendita di armi e attrezzature da guerra tra il nostro paese e quelli che agli occhi del pubblico dovevano essere i nostri nemici. E in un’epoca come la nostra…gli Stati Uniti hanno bisogno di tutto il denaro che possono racimolare. È solo una questione di business! >>
Il Magnante intravide una goccia di sudore scivolare lungo il collo del suo cliente.
<< Lei non ha niente per provarlo… >>
<< E non ne ho alcuna intenzione >> lo interruppe sprezzante << Al contrario, voglio facilitarvi il lavoro. Presto il mondo intero conoscerà il potenziale dei miei Destoroyah…e allora tutti i paesi vorranno un posto a capo tavola. >>
Ross aprì e richiuse la bocca un paio di volte, come se non fosse del tutto sicuro di cosa dire per riguadagnare un minimo di vantaggio. Alla fine, sembrò giungere alla conclusione che la battaglia fosse ormai persa e diede a Norman una lunga occhiata.
<< Spero che sappia quello che facendo >> borbottò, mentre si sistemava la cravatta << E come va il nostro progetto secondario? >>
Il magnante trasalì internamente alla domanda dell’uomo. Quello…era un argomento che avrebbe preferito evitare.
<< Il progetto Carnage procede a gonfie vele >> rispose con tono fiducioso  << Siamo riusciti a ricreare una tuta simbiotica perfettamente funzionante, partendo dai resti di quella usata da Cletus Kasady cinque anni fa. Il soggetto si è dimostrato…più aggressivo del previsto, ma i nostri scienziati mi assicurano che il problema verrà presto risolto. Ancora pochi mesi, e ogni membro dell’esercito americano potrà fare uso di un potenziatore biologico che farà sembrare il siero del supersoldato una marca di seconda mano… >>
Non ebbe la possibilità di terminare la frase, poiché l’immagine del Sottosegretario venne improvvisamente sostituita da uno schermo completamente nero.
Norman strabuzzò gli occhi. Ross aveva forse interrotto la chiamata?
<< Segretario Ross? >> domandò, e come previsto non ricevette alcuna risposta.
Cercò di ripristinare il collegamento…ma presto scoprì che l’intero apparato elettronico della stanza aveva smesso di funzionare.
<< Che strano >> borbottò.
Era forse avvenuto un blackout? Impossibile. L’edificio doveva essere completamente automatizzato.
Nella remota possibilità che avvenisse un blackout generale degli impianti, i generatori di riserva sarebbero stati più che sufficienti per compensare il calo improvviso di energia. Questo grattacielo non poteva spegnersi!
Il cellulare che aveva in tasca cominciò a suonare.
Norman accettò la chiamata con un cipiglio scontento.
<< Octavius, che diavolo succede in questo posto? >> domandò irritato << Mi era stata promessa una completa autonomia del progetto! >>
Dall’altra parte della linea provenì un suono gorgogliante.
<< Signore…loro sono….oddio… >>
Norman inarcò un sopracciglio.
Quella era chiaramente la voce del suo capo scienziato…ma era molto distorta e difficile da capire.
<< Octavius, la linea è disturbata. Ripeti: cosa sta succedendo?! >>ripetè con voce più alta.
Nelle orecchie del magnante risuonò un verso stridulo, simile a quello di un animale ferito. E poi…
<< Le gabbie sono aperte, signore! >> esclamò Octavius << I Destoroyah sono usciti! >>





Dum, Dum, Duuuuuuuum! Di male in peggio, vero?
Spero davvero che questa battaglia vi sia piaciuta. Ultron è uno dei miei antagonisti Marvel preferiti, e in questa versione ho cercato di rendere i suoi livelli di potenza ancora più vicini a quelli del fumetto, quando già nei film era riuscito a mazzolare Thor con il suo corpo più forte.
E sì, ha appena scatenato i Destoroyah sul mondo...ups...
Inoltre, ha fatto la sua prima comparsa Logan…aka Wolverine, la cui storia con Laura sarà ulteriormente spiegata in capitoli flashback.
Nel prossimo aggiornamento, invece, avremo il ritorno di Carol, Vader, Strange, Wanda e un villain che in molti attendono con impazienza…

 
  
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