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Autore: Rosmary    05/09/2021    2 recensioni
Raccolta disomogenea su diversi coppie e personaggi. Alcuni racconti sono missing moments di Paradiso perduto.
1. Incastrati nella testa (Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy)
2. Quando il buongiorno non si vede dal mattino (Scorpius Malfoy/Gwendolen Goldstein)
3. Scorci (Molly Weasley junior/Atlas Nott)
4. Sono tutti i colori (Luna Lovegood, Rolf Scamander, Lorcan e Lysander, Ron Weasley, Rose)
5. Emozioni (Albus/Moira, Albus/Teti, Albus/Scorpius)
6. Se non è per sempre (Moira Meadowes/Atlas Nott)
7. Di impiccioni, offese e chiacchiere (James Sirius, Rose, Un po’ tutti)
8. Legati (James Sirius, Rose, Un po’ tutti tra genitori, zii e cugini)
9. Un sabato tutto Grifondoro (James Sirius, Rose)
10. Il più bello del reame (più o meno) (Un po’ tutti)
11. Un modello per Louis (Louis, James Sirius, Fleur e Bill, Percy)
12. Tasselli (Un po’ tutti)
13. A lezione di Babbanologia (Albus, Scorpius)
14. Ritornare – e restare (Louis/Isabelle)
15. Promesso (Lysander, Gwenda)
16. Vita da Capitano (Louis, Amanda)
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Molly Weasley, Molly Weasley Jr, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Vari personaggi | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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Spoiler Alert: il racconto è un missing moments di Paradiso perduto e contiene spoiler per chi non ha letto sino al Capitolo Tredici della longfic.


A gabry, che crede nelle doti medimagiche di James
 

Un sabato tutto Grifondoro
 
 
Dicembre 2021
 
“Cosa ti avevo detto?”
“Mi sento meglio, usciamo.”
James, incurante di aver calamitato l’attenzione di buona parte della Sala Comune fiondandosi su Rose come una furia al vederla in piedi nei pressi del camino, corruga la fronte e curva scettico le labbra. Deciso a non concederle spiegazione alcuna, le afferra il polso e la sprona a seguirlo nella propria stanza.
“Sto bene,” protesta però lei. “E poi Lorcan ci aspetta.”
Per un istante, rapido e ignorato, pensa che potrebbe caricarsela in spalla e percorrere la scala a chiocciola così in fretta da non darle neanche il tempo di scalciare, ma conviene con se stesso che sia una pessima idea – Rose gli rifilerebbe una fattura al primo tocco di bacchetta.
“Lorcan ti saluta,” dice allora. “Gli ho già detto che hai la febbre e che resto con te.”
Lo sguardo irritato che gli scocca a seguito della spiegazione lo convince che con molta probabilità lo schianterà in ogni caso – hai deciso per me legge chiaro e tondo in quegli occhi azzurri, ed è sicuro che lei nei propri riesca a leggere un fermo sì e non me ne pento.
“Ma mi sento meglio, ti dico,” insiste. “Fidati.”
“Allora ti accompagno in Infermeria,” concede con un mezzo sorriso. “Se Madama Bones dice che puoi uscire, raggiungiamo Lorcan a Hogsmeade.”
Rose, un evidente broncio in viso, incrocia muta lo sguardo vittorioso di James e si decide a seguirlo nel dormitorio maschile, consapevole di non sentirsi affatto meglio, ma di avere solo tanta voglia di non trascorrere il fine settimana a letto. D’altronde, solo la sera prima si è appisolata sulla sua spalla nel bel mezzo della Sala Comune e poche ore fa, durante la colazione, gli ha sussurrato di avere brividi ovunque e la fronte bollente – “Hai la febbre” ha allora decretato James, adocchiandone gli occhi lucidi e l’aria stanca –; avrebbe dovuto immaginare che non le avrebbe mai permesso di allontanarsi dal calore di queste mura.
Così, in una manciata di minuti che nessuno dei due saprebbe quantificare, Rose si ritrova in pigiama, sdraiata sotto le coperte di James e con un fazzoletto umido sulla fronte.
“Etciù!”
“Fortuna che stavi bene.”
“Etciù!”
“Una meraviglia, non bene.”
“Scemo.”
James ridacchia e le si siede accanto, sistemandole il fazzoletto scivolato via a seguito degli starnuti.
“Finirai col contagiarti.”
“Meglio, così ti sentirai in colpa e dovrai farmi da cameriera oltre che da infermiera,” scherza. “Hai freddo?”
“Non più.”
Le sorride senza aggiungere altro, lasciando che un silenzio rilassato la culli e che lui stesso, seduto in punta di letto, le faccia scudo.
Non ha riflettuto un solo istante prima di annullare qualsiasi impegno per restare con lei, crede di aver sentito persino una punta di fastidio quando Lorcan ha alluso alla possibilità di entrare nel dormitorio Grifondoro per trascorrere a sua volta il pomeriggio assieme a Rose – non sa perché, ma questi momenti così quotidiani e familiari crede gli appartengano in via esclusiva, avverte dentro una strana forma di possessività quando volge la mente a lei.
Un lato di lui seguita a dirgli che forse sente troppo quando si tratta di Rose, ma un altro lato ben più predominante sottolinea quanto questo sentire troppo non significhi niente e di conseguenza non abbia alcun senso.
Trascorre lenta un’ora o forse più durante la quale lei un po’ sonnecchia, un po’ starnutisce e un po’ gli ripete di raggiungere Lorcan a Hogsmeade, ma James sordo alla prospettiva seguita a sorriderle scuotendo il capo, a bagnarle la fronte, a farle bere l’infuso che ha chiesto a Madama Bones appena dopo colazione, spiegandole della febbre di Rose.
“Mi sento meglio.”
James inarca le sopracciglia, ma lei abbozza un piccolo sorriso e si tira su, riuscendo a mettersi seduta, con la schiena poggiata al cuscino e le coperte a riscaldarla.
“L’infuso devi berlo anche dopo cena e domani dopo aver fatto colazione,” spiega lui, ripetendo quanto gli è stato detto. “Nel pomeriggio dovrebbe esserti passato tutto.”
“Hai mai pensato a una carriera al San Mungo?” ironizza lei in risposta. “Sei un infermiere molto attento!”
“Spiritosa,” ribatte. “Ti senti davvero meglio?”
“Sì.”
“Allora fammi posto, voglio sdraiarmi anch’io.”
“Rischi di contagiarti.”
“È quello che spero, così dovrai ricambiare il favore.”
È quando sono sdraiati l’uno accanto all’altra che James le stringe una mano nella propria e poggia le labbra sulla sua fronte per pochi istanti, rilassandosi nel percepirla meno bollente.
“Mi hai già comprato il regalo di Natale?”
“Non è qui,” taglia corto James. “È inutile che tenti di Appellarlo.”
“Ma se non ho neanche la bacchetta!”
“Non è qui,” ripete lui. “E non ti dico cos’è.”
“E dov’è? L’hai comprato e spedito a casa?”
“L’ha comprato qualcuno per me.”
“Chi?”
“Non saprai niente,” ghigna. “Non insistere.”
“Ma ho la febbre!”
“Rosie, no.”
“Il tuo non è ancora… finito.”
“Che significa?”
“Che è un regalo… artistico.”
“Tu non sai fare niente di artistico!”
“Grazie, James, amo la tua gentilezza.”
“Per te questo e altro!”
“Non meriti niente.”
“Grazie, Rosie, amo la tua gentilezza,” le fa il verso. “Quindi cos’è?”
“Non te lo dico, però una cosa dovrei chiedertela.”
E se lui attende in silenzio, lei cala per un istante lo sguardo, come colta da uno scomodo imbarazzo che fa fatica a scacciare.
“Ti va se ci scambiamo i regali quando siamo soli?”
“Intendi prima di Natale?”
“No, anche a Natale, ma potremmo appartarci, solo per un momento… Ti va?”
“Mi hai regalato qualcosa di imbarazzante?!”
“James, dico sul serio.”
“Certo che mi va,” risponde. “Mi piace quest’idea.”
“Davvero?”
James si apre in un sorriso e le sfiora la guancia in un bacio fugace – vorrebbe dirle che questa richiesta lo rasserena, perché dentro di lui si agita una strana inquietudine al pensiero di occhi estranei sul regalo che le allaccerà al collo, ma le tace sia la riflessione che la sensazione, limitandosi ad abbracciarla.
“A Lorcan cosa regali?”
“In che senso?”
Rose aggrotta la fronte e inclina un po’ la testa per riuscire ad acciuffare quegli occhi blu anziché il maglione Grifondoro indossato da James.
“Il regalo,” ripete stranita. “Il regalo per Natale.”
“Ma non ci siamo mai regalati niente per Natale, ci pensano mamma e papà a comprare qualcosa per lui e i suoi, come sempre.”
“Ma neanche quest’anno? Potrebbe essere il primo Natale che passiamo insieme alla Tana.”
“Gli farò gli auguri.”
“Lui a te l’ha comprato.”
James, lo sguardo scettico, non riesce a trattenere una risata quando Rose scuote la testa in un modo che sembra dire più o meno.
“Gliel’ho detto io di comprartelo.”
“Ecco, ora ha senso! Quella sottospecie di migliore amico a momenti non mi fa neanche gli auguri di compleanno,” ironizza. “Ha la memoria di un bobotubero.”
“Il mio compleanno non lo dimentica mai.”
“Perché altrimenti lo schianteresti, è istinto di sopravvivenza, non memoria.”
“Non mi piaci più come infermiere, mi insulti!”
È mentre sono impegnati a scherzare – e Rose a starnutire il più lontano possibile da James – che la porta della camera si apre per lasciar entrare Louis in compagnia di Brandon e Dean.
“James, ma che ti dice la testa? Dopodomani abbiamo la partita, non puoi portarci lei in camera,” rimprovera allarmato Dean, scoccando un’occhiataccia a Rose.
“Non faceva che starnutire a colazione,” aggiunge Brandon, fissando a sua volta diffidente la ragazza. “Non possiamo ammalarci!”
“Bene, allora levatevi dai coglioni,” ribatte incolore James. “I divani della Sala Comune sono comodi.”
“Stai scherzando, spero. Portala in Infermeria e apri le finestre.”
“Dean,” chiama Louis. “Sarà sufficiente non avvicinarci al letto di James, non esagerate.”
“Ecco,” concorda James. “Ma perché siete già qui?”
“Per ripassare gli schemi, ma andiamo in Sala Comune,” risponde Louis, trattenendo a fatica un sorriso malizioso. “Vi lasciamo soli.”
“Io non lo ringrazio,” esordisce Rose quando i tre intrusi si chiudono la porta alle spalle. “Però affatturo quei due appena mi rimetto in piedi.”
“Orcovolante?”
“Furunculus,” ribatte furba. “Per Stuart aspetto ci sia Roxanne, a MacFarland chi piace?”
“Certo che sei stronza,” ghigna James. “Di Dean non so niente, forse Amanda?”
“Se non lo sai tu.”
“Te l’ho detto che non lo so.”
“Allora cosa regali a Lorcan?”
James sbuffa, ma tace fingendo di rifletterci.
“Non lo so,” conclude. “Tu cosa gli regali?”
“Degli ingredienti molto rari, gli piaceranno tantissimo.”
“Bene, mi piace, gli regalo questo insieme a te.”
“No, non gli faremo un regalo in due.”
“Gli compro una confezione di biscotti da mettere vicino? Mamma dice che è sempre una buona idea.”
“No, James, il mio regalo per Lorcan è solo mio.”
“E perché?”
“Che significa?”
“Dillo tu a me,” replica. “Perché è solo tuo questo regalo?”
“Perché sì, anche quello per te è solo mio, non lo divido né con Lorcan né con nessun altro.”
“Cosa gli regalo, allora?”
“Ci penso io, ho capito.”
James si apre in un gran sorriso e Rose alza gli occhi al cielo – qualcosa le suggerisce che non è compito suo farsi carico dei regali di James, ma lei lo ignora bellamente.
“E ad Albus cosa regali?”
“Rosie, ma hai la febbre da regali?” sbotta tra il serio e il faceto. “Ci pensano mamma e papà, come sempre. Tu cosa regali a Hugo?”
“Niente, ci pensano mamma e papà, ma Albus non è Hugo.”
“Dici che se la lega al dito se compro il regalo a Lorcan e a lui no?”
Dico.”
“Allora non compro niente a nessuno, ho risolto il problema.”
“Potresti regalargli delle pozioni, magari qualcuna contro la sbornia… È stato imbarazzante vederlo cantare a squarciagola quest’estate.”
James non riesce a mascherare un ghigno al ricordo – avrebbe dovuto intervenire subito per tirarlo via da quella scomoda situazione, ma lui e i suoi due amici ubriachi sino alle punte dei piedi erano uno spasso.
“E va bene, vada per i regali, le pozioni e tutto quello che vuoi, però adesso basta parlare di Natale.”
Rose sorride e ammansisce la voglia di scoccargli un bacio, timorosa di contagiarlo sul serio.
“Posso dormire con te?”
“Sì.”
“Ti prometto che ti farò da infermiera, poi.”
“E da cameriera!”
“Scordatelo!”
“Stai meglio?”
“Sì.”
E mentre lui sfida di nuovo la sorte baciandole la guancia, Rose scivola sotto le coperte sino a sdraiarsi.
James, cauto, si rilassa supino, avvertendo un piacevole calore quando il viso di lei si rilassa sulla propria spalla. Si volta allora a guardare Rose, le palpebre calate e le guance arrossate, sorridendo nel vedere i suoi capelli ramati sparsi sul cuscino – e se il calore aumenta, si dice, è tutta colpa della febbre, non certo della vicinanza.
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: piccolissimo missing moments nato a seguito di Graffiati e ambientato poche settimane prima del Natale narrato in Di caos, luci e ombreSpero che nella sua leggerezza sia piaciuto (e che gabry abbia apprezzato questo James pronto per la carriera da medimago!).
Un abbraccio. 
   
 
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