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Autore: Chiara PuroLuce    10/09/2021    4 recensioni
Patty è sempre stata gelosa del rapporto di amicizia che lega Holly ad Amy, ma ora ha deciso di cambiare rotta.
Amy ha sempre cercato di avvicinare Patty, ma lei le si era sempre negata e con che grinta, ma se un bel giorno...
Una storia che tratta di un legame di amicizia, tanto insolito quanto vero che riserverà non poche sorprese alle due ragazze e non solo a loro.
Tratto dal prologo:
Cosa ci azzeccavano loro due insieme? Niente, eppure…
«Amy, lasciamelo dire, ho l’impressione che da oggi si scriverà un nuovo inizio per noi due. Ma che non lo sappia nessuno, mi raccomando.»
«Come? E perché?»
«Perché io non ti sopporto, ufficialmente. Lo sanno tutti. E così dovrà continuare a essere.»
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Yayoi Aoba/Amy
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dove mi trovo? Che… che è successo?
 
«Ehi, bentornata amore mio, mi hai fatto prendere uno spavento poco fa. Evita di rifarlo, per favore.»

Julian? Ma come… oh, già, gli sono svenuta praticamente addosso.
 
«Scusami tanto Ju caro.»

«Bè, uno svenimento non è controllabile, tu non ne hai nessuna colpa. Io, semmai, avrei dovuto capire che da qualche giorno non eri in te e tenerti d’occhio» le disse passandole un panno fresco sulla fronte. «Cosa ti succede, amore? Io capisco la tua voglia di indipendenza, ma se non stai bene gradirei saperlo.»

«In realtà… sto benissimo, Ju, è solo un… effetto collaterale di una certa condizione, diciamo così, che sto vivendo da qualche settimana.»

«Ecco, adesso sono ancora più confuso e preoccupato di prima. Spiegati meglio.»

Vedere il suo innamorato così in ansia le strinse il cuore e non poteva più indugiare oltre, così decise di confessare… ma decise di tenerlo sulla corda ancora qualche minuto. Ci sarebbe arrivato da solo?
 
«Mi prenderesti la mia borsa, ovunque tu l’abbia messa?» Gli chiese.

E lui lo fece, dirigendosi all’attaccapanni per poi portargliela.
 
«In realtà l’ha appesa Patty. Quando sei svenuta sono sbiancati tutti, ma stranamente lei e Steff si sono ripresi subito e se la ridevano sotto i baffi che non hanno. Cosa mi nascondi?»

Come sarebbe a dire che se la ridevano? Che avessero capito? Impossibile, eppure… ma non doveva pensare a loro, ora. Toccò la scatolina ancora al suo posto e sorrise, poi la prese e la porse al suo fidanzato, che però non ci diede molto peso e la mise da parte. Poi estrasse l’incartamento medico con l’esito dell’Ecografia che le aveva stampato in doppia copia la dottoressa. Una era a casa dei suoi e l’altra…
 
«Oddio, Amy, la questione è così seria da richiedere un’Ecografia?»

«Ahahah, no, mio caro. Aprila» lo esortò mettendosi a sedere con gli occhi lucidi di felicità e commozione.

E Julian l’aprì. Silenzio. Silenzio. Silenzio. Oddio, ora a essere impallidito era lui… non stava per svenire, vero?
 
«Caro, tutto a posto?» Gli chiese toccandogli un braccio.

Altro silenzio. Poi – quando stava per scuoterlo per risvegliarlo dal torpore in cui era caduto – Julian si riprese e la fissò.
 
«Amy, è quello che penso?» Le chiese con un filo di voce.

«Non lo so, tu cosa pensi?»

«Penso che… che ti amo!»

E poi la baciò con passione e lei rispose con ardore.
 
«Non ci credo… oh, amore mio, sei incinta!»

«Sì, lo sono. Ma solo per merito tuo… paparino.»

«Nostro! C’eri anche tu o sbaglio? Ma… ma quando… e come…»

«Ahahah, Ju, devo farti un disegnino?» Va bene lo shock, ma…

«Ah ah, spiritosa» le disse dandole una leggera spinta «non era quello che intendevo e lo sai. Solo non capisco quando sia successo e… e poi abbiamo sempre usato le protezioni, entrambi.»

«Già, ma i preservativi si possono rompere oppure…» lui la guardò in attesa e lei continuò «oppure sai, con tutto quello che è successo questo ultimo mese, una certa ragazza sbadata deve avere saltato la pillolina del giorno dopo, per ben due volte – giusto per essere sicuri, perché una volta evidentemente non bastava – e… e ora abbiamo un piccolo o una piccola Ross in arrivo.»

Quella confessione ebbe il potere di riportare Julian al mutismo. Poi scattò in piedi, l’attirò a sé, la sollevò e iniziò a girare per la stanza mentre rideva di gusto.
 
«Saremo genitori, ma ti rendi conto?» Le disse una volta rimessa a terra, mettendole le mani sulle spalle.

«Sembra incredibile, ma è tutto vero. Dio, sono così sollevata. Pensavo di avere qualcosa di grave o di essere semplicemente stanca e invece, quando la mia nuova dottoressa mi ha proposto l’ecografia perché aveva un sospetto… mai avrei immaginato di uscire dal suo studio con questa notizia bomba tra le mani e nella testa.»

«Sarà bellissima, come la sua mamma» partì in quinta lui «rossa, occhi verdi… e si chiamerà Megumi, no Hiroko, no Kimiko oppure… no, no, forse dovremmo darle un nome di famiglia.»

«Ehi, e se fosse un maschietto?» Lo bloccò lei ridendo nel vederlo così serio e indeciso nel cercare il nome adatto.

«Non importa, sarei felice comunque perché sarebbe il frutto del nostro amore e… di quella smemorata di sua madre» la prese in giro. «Ma penso che dovremo cercargli un altro nome in quel caso o sai le prese in giro. Ehi, se non sbaglio esistono in rete delle liste apposite, potremmo guardare lì, metterne giù una cinquantina e poi scegliere. No, cinquanta sono pochi, forse un centinaio? Giusto per avere più scelta.»

Amy non riusciva a smettere di ridere e tutta la tensione degli ultimi giorni, sparì magicamente.
 
«Sei davvero felice, Julian?» Gli chiese poi.

«Come? E me lo domandi pure? Non si vede? E ti avviso subito che voglio entrare in sala parto a tenerti la mano.»

«Caspita, come sei andato già avanti» gli disse «guarda che sono solo alla quinta settimana. Prima ci saranno le visite da fare, poi il corso pre parto, gli esercizi da fare anche a casa e poi si arriverà al parto vero e proprio. Quindi, come vedi, c’è tempo. E non dimenticarti che diventerò enorme, con continui sbalzi d’umore e…»

«E io sarò al tuo fianco, sempre. Questo non scordartelo mai.»

Quelle parole la fecero piangere e ridere insieme.
 
«Ecco, vedi, sto già iniziando» gli disse contro il suo petto «e alla fine mi odierai, lo so.»

«Odiarti? Mai. Io ti amo e prima di quanto crediamo, saremo in tre. Cazzo, devo dirlo ai miei e tu ai tuoi» le ricordò.

«Loro lo sanno già» disse, guadagnandosi un’occhiata confusa «sono passata da casa dopo la visita. Avevo bisogno del loro supporto e così ne ho approfittato anche per fare uno dei due test rapidi che ho comprato in farmacia. Mio padre è impazzito di gioia e mia madre ha aperto le cataratte e non la smetteva più di piangere dall’emozione.»

«Bene. Il che ci riporta a quella strana scatolina che mi hai dato poco fa. Vuoi farlo lo stesso, anche se ormai ne sei sicura?» Le chiese.

E lei annuì. L’avrebbero fatto quella sera dopo cena, decisero e la mattina dopo avrebbero informato tutti della lieta notizia.
 
«Guai a te se ti strapazzi da oggi in poi. Lascia fare i lavori più pesanti alle altre e riposati più che puoi. Per quanto riguarda il lavoro per Steff…»

«Ah, no, non farlo. Non osare darmi ordini meschini. No, niente ma, intesi?» Gli intimò quando lo vide aprire bocca. «Non sono malata, ma incinta. La dottoressa mi ha detto come mangiare e mi ha tranquillizzata su tutto. Seguirà lei la gravidanza e mi fido. Posso fare tutto, ma con moderazione, ha detto. Ed è esattamente quello che farò.»

«Sì, ma… Amy, sono troppi impegni quelli che hai e…»

«Lei ha detto di no» lo bloccò con veemenza «a patto che sappia conciliarli bene. Ju, non mi trattare come una malata. Sono svenuta e ok, ma ora mi ha prescritto degli integratori che eviteranno altre scene del genere. Ora mi spiego anche il leggero malessere che avevo tutte le mattine e che continuerà ancora per un po’. Secondo lei sono fortunata a non rimettere anche l’anima tutte le volte, perché non è così per tutte.»

Julian era pensieroso, poteva vederlo dalle leggere rughe che gli increspavano gli angoli degli occhi e dal sorriso tirato.
 
«A che pensi?» Indagò.

«Le hai spiegato dove vivi e vivrai nei prossimi mesi? Hai sentito il mister, potremmo rimanere qui per un bel po’ di tempo e tu passeresti gran parte della gravidanza con noi al completo. Invece dovresti passarla a casa, rilassata e viziata. Dimmi la verità, anche i tuoi genitori te l’hanno detto, vero? Non dire di no, li conosco ormai.»

«Questo lascialo decidere a me. Non starei mai per così tanto tempo lontana da te, lo sai amore. Ora più di prima. Non pensi che saperti lontano e sotto stress doppio – tra la squadra e il tuo nuovo ruolo di vice – mi renderebbe più nervosa e agitata?»
 
 


 
Anche quello era vero, ma Julian non riusciva a non preoccuparsi per la sua Amy. Cazzo, l’aveva messa incinta. Aveva generato una nuova vita con lei. Stava per diventare padre! Non riusciva ancora a crederci. Julian era euforico e terrorizzato allo stesso tempo. E Amy sembrava non capirlo. Avrebbero creato una famiglia.

 
«Amy, cara» le disse «questo cambia tutto per noi, lo sai, vero?»

«Eh? Ju, amore, spiegati, perché al momento mi sfugge» gli rispose con aria sinceramente sorpresa.

«I… insomma dai, pensaci. Non vorrai continuare a vivere separati. Le alternative sono due, o conviviamo o…»

«Stai dicendo che dovremo sposarci?» Urlò.

Ma perché ne era così sorpresa? In fondo erano fidanzati da così tanto tempo che pensava fosse il naturale passo successivo. Sembrava contraria.
 
«Amy, io ti amo e mi piacerebbe tanto sposarti, se tu lo vuoi. E… e non lo dico per la nuova vita che abbiamo creato, ma per noi. È da un po’ che ci penso – e precisamente da quando mi sono trasferito alla Palazzina Fiorita – e ora che mi hai dato questa bellissima notizia…»

«Ma… ma stai scherzando, vero?» Urlò nuovamente alzandosi e muovendosi per l’infermeria.

«No, no che non scherzo e mi fa specie che tu possa anche solo pensarlo» la riprese lui «pensavo che ne saresti stata felice. Dopo tanti anni, troppi, ti chiedo di diventare mia moglie e tu… ne sembri schifata.»

«Tu me l’hai chiesto? E quando? L’hai dato per scontato, Ju. Mi sembra di sentire i tuoi neuroni all’opera: “Oh, ora che c’è un pupo di mezzo dobbiamo ufficializzare il nostro rapporto e sarà meglio parlare di matrimonio o la mia fidanzata per bene potrebbe rimanerci male!”» lo schernì cercando di imitare la sua voce.
 
Julian era furibondo. Ma come si permetteva Amy di sfotterlo così e di minimizzare la cosa. Ma perché non capiva.
 
«E poi, anche se accettassi – e non è detto che lo faccia, per quanto ti ami – mi dici dove andremo a vivere?» Gli domandò.

«Sono sicuro che se chiedessimo a Holly di trasferirsi da Patty e di lasciare che tu ti stabilisca in pianta stabile nel nostro appartamento… ne sarebbe felice. A dire il vero, non vede l’ora e mi ha confessato che gli piacerebbe convivere con lei.»

«Cooosa? Uno scambio? Del tipo mi sbarazzo del mio capitano e mi accollo la donna incinta?»

Julian sta calmo. Rifletti bene prima di parlare o potresti pentirti di quello che ti uscirebbe dalla bocca!, si disse.
 
«Ma parli così tanto per dare aria alla bocca o lo pensi davvero?»

Ecco, appunto. Bravo, Julian, ottima mossa.
 
«Oh, questa è cattiva, Ju. Pessima, pessima frase» gli disse piantandosi davanti a lui con occhi fiammeggianti e mani sui fianchi.

«No, Amy, è una frase detta da uno che non capisce che cavolo ti passa per la testa» l’attaccò lui a un passo dal perdere la pazienza. «Amy, amo questo tuo nuovo lato combattivo, ma ora basta. C’è un limite a tutto. Rifletti! Non vuoi sposarti, non ora, almeno? Ok, nessun problema. Però allora andiamo a convivere. Cos’ho detto di male. Voglio esserti accanto ogni secondo della gravidanza e vivere con te tutte le fasi, non voglio essere chiamato nel cuore della notte da Patty per dirmi che hai le doglie o che, semplicemente, hai voglia di qualche cibo strano. Voglio che sia tu a dirmelo, non lei. Dannazione donna, è così brutto anche solo pensarci per te?»

E lì Amy fece una cosa che lo spiazzò, iniziò a piangere. Oh, cavoli, no. Tutto, ma non le lacrime. 
 
«Scusami, sono gli ormoni» gli disse nascondendosi il volto tra le mani,

«No, è colpa mia e della mia insensibilità» la tranquillizzò lui raggiungendola e prendendola tra le braccia.

«Oh, Ju, che stiamo facendo. Invece di essere stra felici e sulla luna per il nostro piccolino… stiamo litigando per niente. Che pessima persona che sono.»

«Sono gli ormoni, cara» le rispose riprendendo la sua frase e guadagnandosi una risatina contro il suo petto «e io sono uno stupido insensibile. Ma ora basta! Parliamone seriamente, ti va?»

E lei si scostò e gli sorrise, annuendo piano. Allora lui la prese per mano, si sedette sulla poltrona del dottore e se la mise seduta sulle ginocchia.
 
«Mi piacerebbe tanto convivere con te in attesa del grande passo e – a dirla tutta – avere il nostro erede alla cerimonia sarebbe meraviglioso. Una volta conclusa questa strana avventura calcistica, inizierà una nuova vita per noi, in ogni caso. Domani parleremo con i nostri amici coinquilini e gli proporremo la cosa, ci stai?»

«Sì. Tu dici che davvero Holly accetterà? E Patty? Oddio, non so se è pronta per ritrovarselo in casa fisso.»

«Ma davvero hai dei dubbi? Ma li vedi quando sono insieme? Non noti mai quanto siano riluttanti a separarsi anche solo per la notte? E non parlo dell’aspetto fisico, del sesso insomma. Parlo proprio del fatto che non vorrebbero farlo, ma ci sono costretti dalle circostanze e questo accade anche di giorno. Non vedi come lui, appena può, si offra per aiutarla in qualsiasi cosa Patty stia facendo? Appena si libera, corre da lei, anche solo per cinque minuti. Holly l’avrà sempre trattata male in passato, ma ora non può più fare a meno di lei. Secondo me non aspetta altro.»

«Hai ragione» convenne lei «e anche Patty. Vedessi come sorride quando se lo vede comparire davanti anche solo per ricevere un bacio veloce prima di vederlo sparire di nuovo. O quante volte li ho beccati nascosti a parlare del più e del meno tutti abbracciati. Possiamo provare a proporre la cosa, perché no e incrociamo le dita.»

Ora sì che Julian poteva tirare un sospiro di sollievo.
 
«Ehi piccolino» disse improvvisamente alla pancia di Amy dove aveva appoggiato la mano poco prima «qui è il tuo papà che parla. Vedi di crescere in fretta che non vedo l’ora di conoscerti, ma per ora non fare stare troppo male la tua dolce mammina.»

Poi riportò lo sguardo su Amy e vide che aveva ripreso a piangere e ridere insieme.
 
«Amy, mi hai fatto il più bel regalo di tutta la mia vita, grazie.»

L’attirò di più a sé e s’impossessò della sua bocca con calma.
Quando aveva incontrato Amy per la prima volta, si era sentito subito legato a lei e negli anni più volte aveva fantasticato di averla per sempre al suo fianco. E ora quel sogno si era tramutato in realtà. Non solo perché era divenuta la sua fidanzata storica – tanto che tutti i loro amici della Mambo scommettevano su quando lui le facesse la fatidica proposta di nozze – ma anche perché, ora, stavano per diventare genitori ed erano legati per la vita. Sì, Amy era cambiata grazie a Patty, e gli aveva dato parecchio filo da torcere negli ultimi tempi, ma questo suo nuovo lato, gliel’aveva fatta amare ancora di più.
Amy era stata molto coraggiosa ad affrontare quella giornata da sola e lui si sentiva così orgoglioso di lei che gli sembrava di impazzire. E mentre la stringeva a sé, non poteva che dirsi fortunato.

 


 
«Patty, Steff, ma vi sembra il caso di sorridere? Amy è appena svenuta sotto i nostri occhi e voi non siete neanche un po’ preoccupati?»

«No, Holly, proprio per niente» gli rispose una Patty in preda alla ridarola.

Inaudito. Incredibile. Ma era forse impazzita? Che diamine era successo a Tokyo quel giorno?
 
«Calmati, ok? Non è niente di grave, credimi» intervenne il vichingo stringendogli una spalla «e comunque, caro capitano dei miei stivali, non pensare a lei ora che è in buone mani, ma alla tua bella innamorata qua. Non vedi che è stravolta?»

«Come? Ehi, tu, guarda che io sto benissimo» gli urlò dietro lei mentre l’amico se ne andava sventolando alto il braccio per salutarli.

Stravolta? Patty? La guardò. In effetti non sembrava molto in forma neanche lei e – anche se si sforzava di sorridere – capiva che qualcosa non andava.
 
«Che ti è successo, amore mio?» Le chiese avvicinandosi a lei.

«Eh? Oh, niente, tutta colpa di Vanesia e delle sue maxi mani» gli rispose massaggiandosi un fianco.

«Ti ha fatto uno dei suoi… em, massaggi?» S’informò arrossendo «Ma… ma fanno così male? E… e sono davvero così… erotici e stimolanti come dice?»

«Ahahah caro, non ti facevo un tipo così… pudico, su certi argomenti. Hai una faccia talmente comica in questo momento, che potresti vincere il primo premio se ci fosse un concorso solo per quello» lo prese in giro lei per poi, una volta tornata in sé, specificare. «È solo un massaggio dopotutto e anche molto doloroso, perché sai… in realtà mi ha stritolata per bene ovunque e domani sarò piena di lividi, così mi ha detto e di dolori, ma stai tranquillo, poi passano e sarò come nuova.»

Eh? Ma che stava dicendo? Non ci stava capendo nulla.
 
«Credo che potrebbe essere utile anche qua dentro, sai? In realtà Vanesia non è solo una massaggiatrice, ma anche una bravissima e sadica osteopata. L’ho scoperto a mie spese e… a proposito, caro…» gli disse puntandogli un dito contro il petto.

«Em, sì? Perché mi guardi con quel ghigno malandrino, ora?»

«Niente più sesso in posti strani e duri» sentenziò lasciandolo basito.

«Co… come, scusa?»

Aveva sentito bene? Ma che diamine aveva combinato Patty con Vanesia in quella giornata?
 
«È colpa tua se ero ridotta male e ha dovuto aggiustarmi, facendomi un male cane in alcuni punti e non voglio riprovare l’esperienza, chiaro? Ha capito subito cosa aveva provocato certe contratture. E ora, ho deciso che per punirti… le chiederò di farvi un trattamento singolo a tutti e a te per primo.»

«Eh? Scherzi, vero? Ti ricordo che abbiamo già i nostri massaggiatori e sono bravissimi e ti ricordo anche che Mister Gamo non approverà.»

«Oh, tu dici? Staremo a vedere. Per il momento, Vanesia verrà qua due volte a settimana alla sera per darmi un’infarinatura delle nozioni che mi servono per fare il corso. Scommettiamo che riuscirà a strappargli l’assenso?»

Cheeeeeeee? Oddio, ci mancava solo quello adesso. Mister Gamo assediato da Vanesia per dei massaggi extra. Che incubo.
 
«Come sta il mio tesssoro?» Gli chiese poi inaspettatamente stringendosi a lui che la strinse più stretta che poté.

«Sto bene, grazie. È stata una lunga giornata senza di te, ma ora sei qui e possiamo rimediare subito» le rispose appropriandosi delle sue labbra.

«Scemo» ribatté lei una volta terminato quel dolce assalto «io parlavo del mio altro tesssoro, tu sei il mio amore e non hai le ali.»

Non ci credeva. Patty era stata una giornata senza vederlo e appena tornava chiedeva di…
 
«Mister Wow è stato bravissimo. Si guardava in giro e svolazzava qua e là come per cercarti, ma Eno gli ha fatto tanti complimenti e carezze e l’ha conquistato.»

«Eno ha talento con gli animali, ci manca solo che si metta a parlare con loro ottenendo delle risposte» gli disse «sai, prima di rientrare mi sono fermata in una libreria vicino casa e – per ringraziarlo del suo aiuto con il pennuto chiacchierone – gli ho preso un libro che parla degli animali. Dici che gli piacerà?»

«Sicuramente. Ehi, dove stai andando?» Le chiese quando improvvisamente lasciò il suo abbraccio diretta verso il salone comune. «Non vuoi sapere come sta Amy, ora?»

«Sta bene, sta bene, fidati. Quei due hanno solo bisogno di spazio e di stare da soli per un po’. Non ti azzardare neanche ad andarli a disturbare. Se lo fai, dirò ai Mister che l’altro giorno – quando tutti dormivano da un pezzo – hai pensato bene di rapirmi, portarmi in un Motel qua vicino per passare una notte di fuoco con me e poi rientrare di soppiatto alle quattro e mezza del mattino.»

Oh, no, non avrebbe osato farlo davvero. La conosceva bene e Patty non era una spiona.
 
«Non è stato un rapimento» le disse raggiungendola e abbracciandola dal dietro «eri d’accordo anche tu e ti sei divertita parecchio, prova a negarlo» le sussurrò nell’orecchio.

«Mh, hai ragione sai? Solo che d’ora in poi dovremo evitare di rifarlo, ne va delle mie ossa.»

«Cosa? Non ci penso neanche e poi che c’entrano le tue ossa, adesso» le chiese permettendole di girarsi tra le sue braccia.

«Centrano, centrano eccome e io ci tengo troppo per rischiare un altro trattamento come quello di oggi. E ora…» disse avvicinando le labbra alle sue.

«Ora… cosa?» Le rispose lui già pregustando il seguito.

«Ora ho una fame tremenda!» Disse lei, spiazzandolo, per poi liberarsi dalla sua presa e tornare sui suoi passi. «Devo fare un salto in cucina a vedere se è avanzato qualcosa. Ah, e poi devo dare il regalo a Eno prima che vada a dormi… no, è meglio darglielo domani mattina a colazione. E c’è anche Mister Wow da salutare e coccolare. Allora, sei ancora lì?» Poi si bloccò di colpo. «Ahia, ahia, ahia, ci mancava solo questo» concluse infine tenendosi il basso ventre e sbiancando un poco.

«Diamine Patty, ti ha proprio massacrata. Non vedo l’ora che venga qui per farle un discorsetto.»

E lì, Holly vide Patty scoppiare a ridere, prima di emettere un sospiro forzato e cercare di contenere il dolore con una smorfia.
 
«Ferma lì» la bloccò portandosi davanti a lei «tu non te ne vai fino a che non mi hai detto cosa ti succede di punto in bianco.»

«Prime avvisaglie di un problema femminile mensile. Un problema fastidioso e doloroso, che per fortuna dura poco. Un problema che… eh, bè, ti dovrebbe fare tirare un sospiro di sollievo, visto che esclude una mia possibile gravidanza. Bene, buonanotte, mio amore» gli diede un bacio veloce e tornò a incamminarsi verso l’edificio.

Era una voce incrinata quella che aveva sentito? No, che andava a pensare adesso, eppure… sì, lo era. Dannazione. Non gli piaceva vedere Patty in quello stato e non gli piaceva che pensasse una cosa del genere di lui. Holly voleva davvero avere un figlio dalla sua amata Patty e decise in quel momento – forse di follia o forse no – che non ci avrebbe rinunciato per nulla al mondo.
La rincorse, la prese per mano facendola sorridere ed entrano nel salone. 
   
 
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