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Autore: Corydona    15/09/2021    0 recensioni
Sequel di "Selenia - Trono rovesciato"
Le Ombre della Notte tengono Selenia sotto scacco. Uomini e donne scelti tra le corti di Selenia tramano di nascosto per sovvertire l'equilibrio che per secoli aveva resistito. Quell'equilibrio però si è incrinato con l'uccisione di Guglielmo Lotnevi. A cosa mirano le Ombre? Da chi sono comandate?
Nulla è come sembra, e presto anche coloro che credevano di avere la situazione in pugno dovranno fare i conti con la realtà.
Aggiornamenti ogni venerdì!
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Selenia '
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Un raggio di sole fendette la spessa coltre di nubi e si rifletté sul pavimento, illuminando la stanza a giorno. Menta sorrise, portandosi una mano davanti agli occhi: la sera prima non aveva resistito e aveva lasciato la finestra aperta, ascoltando il suono freddo della pioggia al riparo delle coperte.

Nonostante si trovasse in un luogo che ancora le era estraneo, si sentiva riposata e pronta ad affrontare persino Alcina e il compito che le avrebbe riservato lì a corte. La regina non era scesa nei dettagli nemmeno una volta arrivate lì, eppure Menta era fiduciosa, pervasa da un'energia sconosciuta.

Non sapeva cosa pensare del comportamento della sovrana: al contempo si sentiva al sicuro e temeva che la Primavera avrebbe potuto nuocerle; tuttavia, la collana che le aveva regalato il marchese si stava dimostrando un amuleto prezioso, da cui non si sarebbe mai separata. Uscì da sotto le trapunte e si accostò alla finestra. Da lì vedeva le case disordinate di Nilerusa, i campi che si estendevano fuori dalla capitale a perdita d'occhio e, in lontananza, una boscaglia al confine con lo Cmune. Si sporse a osservare intorno, dove le vie pavimentate si intrecciavano tra loro collegando ogni angolo del regno. Aveva la sensazione di poter dominare il Defi da quell'altezza, nonostante i nuvoloni carichi di pioggia e l'acquazzone che avrebbero scatenato entro pochi minuti. Rispetto ai giorni precedenti non era cambiato molto: il cielo rimaneva grigio, come spesso accadeva in quella stagione.

Menta si riscosse solo quando qualcuno bussò alla porta alle sue spalle e si sentì in dovere di aprire la porta. Una ragazza, la stessa che la sera precedente le aveva portato la cena, entrò nella camera e adagiò un abito dai toni smeraldini sulla sedia della toeletta.

«La regina vi manda questo e vi attende nel suo salotto privato.»

Quelle parole allarmarono Menta: non sapeva dove fosse quel luogo all'interno del labirintico castello e continuava a temere un incontro con Alcina. La premura della sovrana nei suoi confronti sembrava sincera: la donna non assomigliava più alla stessa che l'aveva sottoposta alla gogna della marchiatura. Eppure, nel profondo, lei ne era ancora terrorizzata. Si passò involontariamente una mano sul segno scuro impresso sulla sua pelle, coprendolo con la manica della camicia da notte. Non avrebbe potuto permettere che qualcuno lo vedesse. Ormai quella ragazza l'aveva scoperta, ma le aveva detto di avere ordine di non fare parola con nessuno a proposito della nuova ospite del castello.

La ragazza era rimasta immobile ad attendere un suo cenno o un suo ordine.

«Sei qui per accompagnami?»

«E per aiutarvi a indossarlo, se avete delle difficoltà.»

Menta annuì, con il cuore stretto in una fredda morsa. Non era abituata al rispetto riservato ai nobili, nemmeno all'utilizzo del voi nei suoi riguardi. Aveva avuto la tentazione di chiedere alla cameriera di non usarlo e di rivolgersi a lei come se appartenessero allo stesso ceto sociale, ma si era trattenuta: cosa ne avrebbe pensato Alcina? Proprio lei che non voleva che Flora si mescolasse ai popolani e che le rifiutava di incontrare Claudio!

Sono passati mesi, ma dubito che possa essersi ammorbidita. Per me ha fatto un'eccezione perché nelle mie vene scorre sangue nobile... Anche se di una nobiltà distrutta dai miei antenati.

Senza troppe cerimonie si infilò in quell'abito, e la ragazza le porse due bracciali della stessa stoffa che le avrebbero coperto i polsi. Nessuna delle due lo disse ad alta voce, ma entrambe sapevano che avevano la funzione di nascondere con eleganza la marchiatura a occhi indiscreti. Lasciò i capelli sciolti sulle spalle e dietro la schiena, limitandosi a sopportare che la cameriera glieli pettinasse: una delle tante novità a cui Menta immaginò che si sarebbe dovuta abituare.

«Ora portami da lei» disse, con voce tremolante. Dare ordini era difficile, ma non aveva alternative: era tutto nelle sue mani e ormai era pronta. Non aveva senso indugiare ancora.

Dunque seguì la ragazza attraverso i corridoi e le scale che componevano quel castello verticale, fino a quando lei non si fermò dietro a una soglia aperta. «È qui» bisbigliò, timorosa di alzare la voce. Forse era solo per via del rispetto dovuto alla sua regina che il suo atteggiamento non era dovuto alla stessa paura di Menta.

La Gredasu si sporse in avanti per bussare, ma non ve ne fu bisogno. Alcina era in piedi all'interno della sala rivolta nella sua direzione, come se l'aspettasse. Neanche lei sembrava aver perso tempo ad agghindarsi, come la più giovane constatò tirando un impercettibile sospiro di sollievo. L'unico ornamento della donna consisteva nella corona in oro bianco e smeraldi adagiata sul suo capo, da cui partiva una gonfia treccia che le raccoglieva i capelli scuri.

Alcina le fece un cenno con il braccio invitandola a entrare, e lei ubbidì titubante.

«Ti presento Pietro Riutorci.» Le indicò qualcuno che le dava le spalle seduto a uno dei divanetti.

Una figura maschile si alzò in piedi, rivolgendole un sorriso dietro due lenti a mezzaluna poggiate sulla punta del naso. Aveva una postura dritta, adatta a chi si prepara a un ruolo di potere, anche se non sembrava avere più di vent'anni. Pietro le porse la mano, che lei strinse debolmente cercando di ricordare in quale occasione l'avesse già incontrato. Aveva un'aria familiare.

«Sedetevi, gli altri saranno qui a breve.»

Pietro si fece di lato per farle posto sul divano, poi le indicò delle tazzine vuote posate sul tavolino di cristallo. «Hai fatto colazione?»

Fu solo un sussurro, ma quella voce profonda la scosse. Menta si pizzicò un braccio lasciato nudo dal vestito e solo in quel momento si accorse di non avere freddo e che gli spifferi, alla cui visita era abituata nella sua casa di Nilerusa, lì al castello non erano contemplati. Immaginò che fosse la magia a tenere a bada il freddo; Flora le aveva raccontato che quel luogo ne era pervaso, ma constatarlo di persona era differente. Conosceva già la magia, la stessa collana che portava al collo ne era una manifestazione, tuttavia ogni sua nuova scoperta era emozionante.

«Tè o caffè?» Pietro accennava a due teiere in porcellana, chino in avanti e pronto a versarle una bevanda.

«Caffè» bisbigliò timidamente. «Con zucchero.»

Pietro sorrise e pochi secondi dopo le porse una tazza colma di quel liquido scuro, con una zolletta che galleggiava in superficie, riducendosi sempre più fino a scomparire. Menta ruotò il cucchiaino, mentre altri passi si avvicinavano frettolosi alla sala.

Non dovette attendere molto per scoprire di chi si trattava: Erik Inverno, con il petto ampio e tronfio, accompagnato da una giovane che a Menta parve una delle ragazze più belle che avesse visto in tutta la sua vita. Era avvolta elegantemente da un abito purpureo che scendeva fino al pavimento e lei si muoveva con sicurezza al fianco del principe, con i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle. Sul suo volto non c'erano segni di alcun abbellimento artificioso, così come valeva anche per la Gredasu e la regina. Tutti erano consapevoli dell'urgenza di quell'incontro, contribuendo all'imbarazzo di Menta.

«Madre, cosa succede?» Erik trasudava preoccupazione, ma la donna si limitò a indicargli di prendere posto attorno al tavolino e di servirsi, ella stessa avvicinandosi e sedendosi in una poltrona di velluto.

«Lui è il figlio di Donna Clara Riutorci.» Alcina mosse gli occhi in direzione del suo ospite. «Ed è venuto da me perché è stato coinvolto in un gioco di potere più grande di lui. Voi siete le uniche persone del regno, fatta eccezione per il re e la principessa, di cui possa fidarmi.»

Menta sospettò che la donna non si fidasse davvero di Flora, ma che fosse costretta a dirlo per il loro legame di parentela. Dopo la fuga di sua figlia, un minimo di scetticismo nei suoi confronti era più che comprensibile.

«Spiega anche a loro.»

Pietro si sfilò gli occhiali e li ripulì con un sottile lembo di stoffa, prima di sistemarseli di nuovo sul naso. «Durante i Lupfo-Evoco, mia madre si è alleata con gli Autunno. Finora non avevano chiesto nulla di concreto da parte sua, ma pochi giorni fa le hanno proposto di entrare a far parte di una società segreta e lei mi ha ordinato di farlo in sua vece. Ho incontrato Ruggero Autunno che mi ha spiegato che le Ombre della Notte sono infiltrate in ogni regno e luogo di Selenia, in attesa degli ordini di un dio, non so di quale dio si tratti. Non mi ha potuto dire di più perché secondo lui prima devo essere all'interno e diventare io stesso un'Ombra.»

«E perché ce l'hai detto?» Erik non aveva distolto per un solo momento lo sguardo da lui.

«Perché ci sono troppe cose che non mi convincono. Mia madre è sempre stata al di sopra delle parti, non si schiererebbe mai in difesa di una famiglia o di un'altra... Eppure ora so che è con gli Autunno e non mi ha consultato prima di decidere che anche io sarei stato coinvolto nei suoi accordi, come invece è sempre accaduto in passato. Inoltre, sto iniziando a pensare che dietro la strage di nobili a Mitreluvui possano esserci proprio loro. E io non voglio essere coinvolto in alcun omicidio.»

«Maestà, qual è la vostra opinione?» pronunciò l'altra ragazza.

Alcina inspirò profondamente. «Iris, io credo a tutto questo. Ipotizzavo già da tempo che Ruggero e Amelia avessero una loro rete di informatori. Pietro conferma i miei sospetti.»

«Se voi lo sapevate già, allora perché convocarci qui?» Il principe inarcò un sopracciglio, infastidito da quell'inutile conciliabolo. «Avete preso una decisione, volete informarne soltanto noi?»

«Proprio così. Pietro non sarà da solo, ho deciso che avere più persone all'interno dei giochi di potere degli Autunno sia la migliore strada da percorrere.»

Menta sentì il cuore saltarle alla gola. Per quel motivo lei era stata condotta lì, per essere soltanto una pedina che la sovrana avrebbe potuto muovere a proprio piacimento?

«E quindi ci sarò anche io.» Lo disse, eppure la sua voce le parve lontana come se galleggiasse in un sogno e quel momento non fosse reale.

«Esattamente. Sei la persona più adatta.»

«Ma... Madre, non può farlo Iris?» Erik si morse il labbro, consapevole di aver osato troppo.

Tuttavia la sovrana non si scompose affatto. «No.»

La Gredasu scambiò un'occhiata imbarazzata con il Riutorci. Si sentiva a disagio in quella situazione e sperò di incontrare nel suo volto dei segnali che la confortassero. Pietro, invece, seguiva attento lo scambio di opinioni tra principe e regina.

«Ma perché no? Lei è più adatta, sa muoversi all'interno di una corte e non attirerebbe le attenzioni su di sé.»

La madre scosse lievemente il capo. «Non sei obiettivo. Lei attira le attenzioni, è di una bellezza fuori dal comune, e chi l'ha vista in tua compagnia non può dimenticarla. Se in questo castello c'è qualcuno che appartiene alle Ombre, io devo saperlo. Se inviassi Iris, correrei dei rischi che ora non posso permettermi. Gli Autunno sono in vantaggio dal punto di vista del controllo militare, e questa mossa può tornarci utile nel caso in cui si intromettessero nelle sorti di altri regni.»

«Altri regni?» Menta quasi sobbalzò all'udire la propria voce. Non era sicura che parlare fosse la cosa giusta, ma era guidata da un sesto senso che la spingeva a farlo.

«Sai qualcosa che dovresti dirci?»

Le rughe sulla fronte della regina si infittirono, come se lei cercasse di scrutarle nel pensiero e di capire cosa le passasse per la mente. La Gredasu tirò un sospiro di sollievo nel capire di essere al riparo da quella magia e annuì.

«Credo che gli Autunno controllino il Copne.»

Alcina posò la sua tazza vuota sul tavolino. «Come temevo. Milena è stata fin troppo sicura di sé nel nostro ultimo incontro.»

«Lei non può avere un'informazione del genere!» Il principe Inverno si spazientì, sbattendo le mani sui pantaloni scuri. Inalò un profondo sospiro, nel tentativo di dominarsi. «Non ha mai messo piede fuori dal Defi, come può sapere cosa accade nel Copne?»

«Erik...» Iris puntò i suoi occhi chiari in quelli di Menta con una smorfia dispiaciuta. «Sono sicura che c'è un motivo se l'ha detto.»

La Gredasu strinse le labbra, incerta. Come avrebbe giustificato il suo viaggio insieme a Bianca De Ghiacci? Dubitava che persino Alcina conoscesse nello specifico come era uscita dal regno e come si era unita alla principessa del Pecama; e lei non voleva mettere Giampiero nei guai.

«Se ha deciso che sarà lei ad andare, sarà così, non possiamo opporci.» Iris parlò di nuovo, sicura di sé. Chinò appena il capo all'indirizzo della sovrana e proseguì. «Ha ragione, io non posso essere discreta, se gli Autunno sanno già che io sono qui.»

«Inoltre, per voi due ho un altro incarico.» La donna infisse il suo sguardo gelido in quello del figlio, quasi a redarguirlo per la sua presa di posizione fuori luogo. Era lei a comandare. Menta rabbrividì al solo pensiero di quel controllo ferreo su di loro: sebbene la regina si fosse dimostrata affabile e le aveva chiaramente detto di fidarsi, comprese che quella libertà che aveva ricevuto non era totale, bensì condizionata dalla sua subordinazione.

Se nemmeno il principe poteva considerarsi libero, lei non lo sarebbe stata mai.

«Vi ascolto, madre.»

«Voglio che andiate in viaggio diplomatico nel Copne, per vedere se ci sono i margini per riportarlo sotto la nostra egemonia; Milena o non Milena.»

«Ne siete certa?» Pietro aveva strabuzzato gli occhi e si era portato una mano al petto. Perché era preoccupato? Alcina non voleva solo verificare di poter stipulare una nuova alleanza?

«Ne sono più che certa. Non possiamo più permetterci che il loro controllo si espanda: se dovremo compiere dei gesti estremi, è quello che faremo.» La donna si sistemò la sciarpa di lana attorno al collo e bevve un sorso di tè ancora fumante, attendendo le reazioni dei giovani.

Erik si era impietrito. «Non potete chiedermi di uccidere Milena.»

Menta si sentì venire meno, tanto che il Riutorci la scrutò preoccupato. Forse era impallidita? Non riusciva a credere che Alcina commissionasse un omicidio con tanta serenità. Si trattava di uccidere un'altra regina! Se il principe di Cmune era stato condannato a morte per aver solo ricevuto una simile accusa, quale sarebbe stato il verdetto per una donna molto più potente di lui? E per Erik che ne sarebbe stato l'esecutore?

«Nessuno oserebbe accusarci. L'unica possibilità è muoverci in anticipo e far sì che i nostri alleati nella corte del Copne scrivino subito ai Lupfo-Evoco puntando il dito altrove. Abbiamo qualcuno da poter accusare, qualcuno che gli Autunno non possono più nascondere.»

«Ti senti bene?» La voce di Pietro fu un sussurro, che però la raggiunse distinto.

La Gredasu scosse lievemente la testa, e lui le versò un'altra tazza di tè. Quel liquido uscì dalla teiera con uno sbuffo sonoro, come se non si aspettasse il contatto con l'aria fredda dell'esterno. O forse fu solo la sua impressione, perché da quando la sovrana di Defi aveva parlato un silenzio agghiacciante aveva avvolti i presenti.

Si portò la porcellana decorata alle labbra, e la bevanda la scaldò dall'interno riportando un po' di colore sulle sue guance.

«Ti darò istruzioni precise più tardi. Voi due dovrete essere pronti a partire prima che qualcuno dei miei fedelissimi cortigiani possa vedervi, e quindi adesso. Menta, ho già dato ordine di preparare i bagagli, non è necessario che torni alle tue stanze, c'è una carrozza pronta per voi: non vi resta che andare. Iris, puoi ritirarti anche tu.»

Alcina indicò l'ingresso del salotto con un cenno perentorio della mano, con lo sguardo glaciale fisso in quello del figlio. I giovani ospiti ubbidirono all'istante, e appena furono usciti da lì la porta si richiuse alle loro spalle.

«Spero che non mi porti rancore a lungo.» Pietro si incamminò lungo il corridoio conducendo Menta con sé. «Non avevo mai parlato con Erik Inverno e non volevo indisporlo.»

La ragazza strinse le spalle, senza sapere come replicare. Si sentiva spaesata e non era in vena di confidenze con un estraneo; neanche se quell'estraneo era stato gentile con lei. Avrebbe dovuto lasciare il castello dopo essere appena arrivata. Al suo ritorno avrebbe potuto dormire nella stanza in cui aveva trascorso la notte o quello era un addio definitivo al Defi?

«Mi scuso per lui» disse Iris, alle loro spalle. «Sicuramente non è arrabbiato con voi, ma i piani degli Autunno sono imprevedibili, ne è sconvolto anche lui. Fate attenzione, se vi dovessero scoprire...» Non completò la frase, poiché erano arrivati alle scalinate che si diramavano in due direzioni. Menta scoccò un'occhiata a quelle che portavano ai piani superiori, giusto per non essere obbligata a dire nulla.

«Non ci scopriranno, non vi preoccupate.» Pietro si congedò da Iris porgendole la mano, che lei strinse.

«Sento che alla regina sta sfuggendo qualcosa... Forse è solo una mia sensazione» sussurrò la giovane. «Con loro non si può mai stare tranquilli.»

Il Riutorci non replicò, limitandosi a chinare il capo. «Menta, andiamo.»

Lei guardò Iris che si mordicchiava il labbro, irrequieta. Avrebbe voluto pronunciare qualche parola di circostanza, ma il fiato le si spense. Era così sciocca, come poteva rassicurare una sconosciuta?

«Se avrete bisogno di qualcosa, potrete contare su me ed Erik» disse invece Iris.

La Gredasu accennò un sorriso. Lei aveva già qualcuno su cui fare affidamento. Sperò solo che sua madre informasse Elide, che avrebbe fatto giungere la notizia della sua partenza a Giampiero. O forse il piano di Alcina era separarli? Che avesse scoperto il loro legame?

Scese le scale insieme a Pietro, che la accompagnava a passo sicuro. Prima di decidersi di chi fidarsi, avrebbe dovuto fare molta attenzione: la stessa Melissa che le era tanto cara si muoveva lungo un filo indefinito tra lealtà e tradimento.

E Menta sentì in cuor suo che amandola si era condannata allo stesso destino.

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*Angolino autrice*
Sto tornando! Ho passato un periodo un po' turbolento in estate per cui non ho aggiornato praticamente nessuna storia, ma ora mi sto rimettendo in carreggiata. I prossimi capitoli sono già pronti, quindi spero di riprendere a postare con regolarità.

   
 
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