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Autore: Smolly    01/09/2009    2 recensioni
Due ragazze che vivono nella New York del ventunesimo secolo scoprono di essere in realtà due principesse catapultate nel futuro per scappare alla presa del loro regno da parte di uno scuro Conte...che cosa faranno mai????
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8°

Capitolo 8

Trovarono Roy in una tenda dall’altra parte dell’accampamento. Fece per ignorarli, ma dopo un po’ non potè più evitare gli sguardi fissi degli amici.

-Che volete adesso?siete venuti a presentarmi qualche altro parente scomparso? Avete intenzione di perseguitarmi???ANDATE VIA!!!-

-Perché fai così?non ha assolutamente senso- controbattè Ashan –non puoi fare l’offeso a vita, solo per una bugia necessaria…-

Silenzio.

-Roy, sei proprio un bambino quando fai così…è vent’anni che ti seguo, e ti comportavi così solo quando avevi sei anni-

Silenzio.

-Smettila di ignorarci, smettila!!!non sono un mostro, sono Melek…-

Silenzio.

-Roy, siamo i tuoi vecchi amici. Abbiamo ambedue più anni di te econosciamo perfettamente tutti e due le nostre azioni. Non puoi chiuderti ancora per molto…io l’ho fatto per dieci anni, e ti assicuro che sono stato malissimo…dopo l’altra sera ho capito che non potevo restare chiuso per sempre: gliel’ho detto a Melek che cosa avevo che non andava. IO, che per anni sono rimasto zitto. Pensaci Roy, e torna da noi appena puoi- concluse Ashan.

E poi se ne andarono così come erano venuti, rapidi e silenziosi.

Passarono due giorni senza grosse novità. Roy ancora non si era fatto vedere; Ashan e Melek discutevano nel tempo libero sui particolari, attenti a non tralasciare nulla; Nihal e Shiran continuavano a fingere. Avevano fatto amicizia con Meryan, evitando accuratamente di raccontare tutti i particolari più importanti della loro storia. Si comportavano normalmente, e sembrava che nessuno si fosse accorto di loro.

Ma alle loro spalle, qualcuno osservava tutti i loro gesti.

***

-Sono nell’accampamento, dici?? Dobbiamo agire in fretta. Io non posso venire in guerra senza la mia formula, o troverebberò senz’altro qualche imprevedibile trucchetto per uccidermi, anche se la mia arte militare non è certo da poco:mi attiverò subito per andare da Melek. Tu vai ad avvertire la prima sezione che deve incominciare a mobilitarsi ed avvertire pian piano tutte le altre. Non voglio storie!-.

Il Conte uscì a grandi passi dallo studio e si avviò nella palestra:aveva bisogno di pensare, e il modo migliore era dopo essersi allenato Si cambiò rapidamente, sostituendo un’ampia tunica nera con un abito da combattimento, che lasciava intravedere le forme dei muscoli ben modellati dal tempo e dall’allenamento costante. Prese una spada e cominciò a roteare velocemente, sempre più velocemente, fio ad essere quasi una trottola. I suoi gesti erano impeccabili con ogni muscolo attivo. Poi una breve distrazione e gli partì la maschera che di solito portava. Si guardò allo specchio e quasi non si riconobbe. Erano anni che non si specchiava decentemente. Si faceva quasi paura da solo. Il volto che un tempo avrebbe suscitato ammirazione era spettrale. Ma non poteva biasimarsi, in fondo era sempre lui; e così si calcò nuovamente la maschera sulla faccia e impugnò la spada con maggiore forza. Doveva essere ancora più concentrato, ogni movimento preciso. Era o non era un grande assassino? Se non riusciva a controllare la propria spada, poteva scordarsi l’immortalità.

L’immortalità, che bella parola. Risuonava nella sua testa come un canto. Era quello che aveva sempre voluto, e sua madre non l’aveva mai potuto capire. Voleva tante cose, e per poterle avere doveva essere eterno. Voleva trasformare il mondo. E doveva essere eterno, immortale. La formula non sapeva esattamente in che cosa consisteva: sapeva che non era molto semplice da fare ed aveva un procedimento lungo, ma non aveva idea poi degli altri particolari.

Finito con la spada, prese due pugnali e li lanciò come se fossero state frecce, che si andarono a conficcare esattamente al centro del cerchio appeso al muro, che serviva appunto per tirare con l’arco. Compì una serie di voteggi con due spade ad una mano e poi prese un’alabarda. Doveva scaricare tutta la tensione, concentrarsi per riuscire a pensar meglio. Un cigolio e poi dei passi. Il Conte non si fermò nei suoi esercizi, nemmeno si voltò

-Chi è?-

-Sono un messaggero venuto con un telegramma signore. Ho bisogno di una risposta, subito-

-Non adesso, lascia qui il telegramma e vai a farti un giro. Devo finire di allenarmi-

-Ma signore…-

-Sparisci, mostriciattolo, non capisci quando ti parlo?-

-Sì, signore, ma a me ès stato ordinato così-

-A me non importa cosa ti è stato ordinato- rispose gelido il Conte, fermandosi un attimo e girandosi verso il messaggero- sparisci e basta-

-Però…- ma non finì mai quella frase, perché l’alabarda gli tranciò la gola di netto, e la testa del messo rotolò a terra con una striscia di sangue.

-Stupidi messaggeri, non riescono proprio a rendersi conto quando hanno davanti qualcuno che non dovrebbero MAI contraddire.-

Poi riprese l’alabarda con fare tranquillo, la pulì e riprese l’allenamento come se niente fosse.

***

Note dell’autrice:non ci credo, sono arrivata al capitolo 8…fino a poco tempo fa non ci credevo!!!mi sono riletta quello che ho scritto, e sono abbastanza contenta del risultato…non è certo perfetto (lo dimostra il fatto che mi sono resa conto di un’incongruenza abbastanza palese tra il capitolo 1 e 2 ^___^scusatemi!!!!!)Comunque non mi lamento:per essere la ia prima seria esperienza…Grazie ad Afaneia x la recensione…vale sempre il discorso che facevo nello scorso capitolo:chi mi vuole dare un consiglio, può farlo…mi servirebbe molto, anche per capitoli brevi come questi!! ciao ciao

   
 
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