Capitolo 8
Trovarono
Roy in una tenda dall’altra parte dell’accampamento. Fece per ignorarli, ma
dopo un po’ non potè più evitare gli sguardi fissi degli amici.
-Che
volete adesso?siete venuti a presentarmi qualche altro parente scomparso? Avete
intenzione di perseguitarmi???ANDATE VIA!!!-
-Perché
fai così?non ha assolutamente senso- controbattè Ashan –non puoi fare l’offeso
a vita, solo per una bugia necessaria…-
Silenzio.
-Roy, sei
proprio un bambino quando fai così…è vent’anni che ti seguo, e ti comportavi così
solo quando avevi sei anni-
Silenzio.
-Smettila
di ignorarci, smettila!!!non sono un mostro, sono Melek…-
Silenzio.
-Roy,
siamo i tuoi vecchi amici. Abbiamo ambedue più anni di te econosciamo
perfettamente tutti e due le nostre azioni. Non puoi chiuderti ancora per
molto…io l’ho fatto per dieci anni, e ti assicuro che sono stato malissimo…dopo
l’altra sera ho capito che non potevo restare chiuso per sempre: gliel’ho detto
a Melek che cosa avevo che non andava. IO, che per anni sono rimasto zitto. Pensaci
Roy, e torna da noi appena puoi- concluse Ashan.
E poi se
ne andarono così come erano venuti, rapidi e silenziosi.
Passarono
due giorni senza grosse novità. Roy ancora non si era fatto vedere; Ashan e
Melek discutevano nel tempo libero sui particolari, attenti a non tralasciare
nulla; Nihal e Shiran continuavano a fingere. Avevano fatto amicizia con
Meryan, evitando accuratamente di raccontare tutti i particolari più importanti
della loro storia. Si comportavano normalmente, e sembrava che nessuno si fosse
accorto di loro.
Ma alle
loro spalle, qualcuno osservava tutti i loro gesti.
***
-Sono
nell’accampamento, dici?? Dobbiamo agire in fretta. Io non posso venire in
guerra senza la mia formula, o troverebberò senz’altro qualche imprevedibile
trucchetto per uccidermi, anche se la mia arte militare non è certo da poco:mi
attiverò subito per andare da Melek. Tu vai ad avvertire la prima sezione che
deve incominciare a mobilitarsi ed avvertire pian piano tutte le altre. Non
voglio storie!-.
Il Conte
uscì a grandi passi dallo studio e si avviò nella palestra:aveva bisogno di
pensare, e il modo migliore era dopo essersi allenato Si cambiò rapidamente,
sostituendo un’ampia tunica nera con un abito da combattimento, che lasciava
intravedere le forme dei muscoli ben modellati dal tempo e dall’allenamento
costante. Prese una spada e cominciò a roteare velocemente, sempre più
velocemente, fio ad essere quasi una trottola. I suoi gesti erano impeccabili
con ogni muscolo attivo. Poi una breve distrazione e gli partì la maschera che
di solito portava. Si guardò allo specchio e quasi non si riconobbe. Erano anni
che non si specchiava decentemente. Si faceva quasi paura da solo. Il volto che
un tempo avrebbe suscitato ammirazione era spettrale. Ma non poteva biasimarsi,
in fondo era sempre lui; e così si calcò nuovamente la maschera sulla faccia e
impugnò la spada con maggiore forza. Doveva essere ancora più concentrato, ogni
movimento preciso. Era o non era un grande assassino? Se non riusciva a
controllare la propria spada, poteva scordarsi l’immortalità.
L’immortalità,
che bella parola. Risuonava nella sua testa come un canto. Era quello che aveva
sempre voluto, e sua madre non l’aveva mai potuto capire. Voleva tante cose, e
per poterle avere doveva essere eterno. Voleva trasformare il mondo. E doveva
essere eterno, immortale. La formula non sapeva esattamente in che cosa
consisteva: sapeva che non era molto semplice da fare ed aveva un procedimento
lungo, ma non aveva idea poi degli altri particolari.
Finito con
la spada, prese due pugnali e li lanciò come se fossero state frecce, che si
andarono a conficcare esattamente al centro del cerchio appeso al muro, che
serviva appunto per tirare con l’arco. Compì una serie di voteggi con due spade
ad una mano e poi prese un’alabarda. Doveva scaricare tutta la tensione,
concentrarsi per riuscire a pensar meglio. Un cigolio e poi dei passi. Il Conte
non si fermò nei suoi esercizi, nemmeno si voltò
-Chi è?-
-Sono un
messaggero venuto con un telegramma signore. Ho bisogno di una risposta,
subito-
-Non
adesso, lascia qui il telegramma e vai a farti un giro. Devo finire di
allenarmi-
-Ma
signore…-
-Sparisci,
mostriciattolo, non capisci quando ti parlo?-
-Sì,
signore, ma a me ès stato ordinato così-
-A me non
importa cosa ti è stato ordinato- rispose gelido il Conte, fermandosi un attimo
e girandosi verso il messaggero- sparisci e basta-
-Però…- ma
non finì mai quella frase, perché l’alabarda gli tranciò la gola di netto, e la
testa del messo rotolò a terra con una striscia di sangue.
-Stupidi
messaggeri, non riescono proprio a rendersi conto quando hanno davanti
qualcuno che non dovrebbero MAI contraddire.-
Poi riprese l’alabarda con fare tranquillo, la pulì e riprese l’allenamento come se niente fosse.
***
Note dell’autrice:non ci credo, sono
arrivata al capitolo 8…fino a poco tempo fa non ci credevo!!!mi sono riletta
quello che ho scritto, e sono abbastanza contenta del risultato…non è certo
perfetto (lo dimostra il fatto che mi sono resa conto di un’incongruenza
abbastanza palese tra il capitolo 1 e 2 ^___^scusatemi!!!!!)Comunque non mi
lamento:per essere la ia prima seria esperienza…Grazie ad Afaneia x la
recensione…vale sempre il discorso che facevo nello scorso capitolo:chi mi
vuole dare un consiglio, può farlo…mi servirebbe molto, anche per capitoli brevi come questi!! ciao ciao