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Autore: Captain Riddle    17/09/2021    0 recensioni
Nel magico regno di Expatempem sono comparsi dei mostri dalla morte degli ultimi discendenti del temuto Re della Morte. Dopo la misteriosa morte del nuovo re, quando salirà al trono suo figlio, questo scatenerà una serie di eventi catastrofici a catena, che rischieranno di causare la distruzione del regno se qualcuno non dovesse intervenire. Scoprite la storia del regno magico attraverso gli occhi di sette protagonisti, dilettatevi con gli intrecci e tenete alta la guardia perché il pericolo è sempre dietro l'angolo.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pov:Leucello

Erano trascorse poche settimane da quando Mondrik era andato via e la locanda appena immersa nel bosco ricordava una pittoresca abitazione incantata, imperturbabile e quieta. Zenobia e i suoi figli erano gentili e gradevoli, probabilmente erano alcune delle persone migliori che Leucello avesse mai avuto la fortuna di conoscere. Leucello era stato estremamente lieto di poter trascorrere con loro quel tempo, nonostante fosse ancora turbato dal comportamento e dalle parole di Mondrik il calore che gli avevano manifestato si era rivelate un balsamo per il suo animo scosso e ancora addolorato a causa della morte della madre. Leucello era certo che a sua madre Iris sarebbero piaciuti tutti loro, avrebbe stretto amicizia con Zenobia, avrebbe trovato allegre e colme di vita le gemelle e ovviamente le sarebbe piaciuta la stupefacente e coraggiosa Omalley. Già Omalley, dopo che Mondrik se ne era andato lei aveva deciso di rimanere qualche giorno con lui avendolo visto scosso, nonostante avesse giurato di essere rimasta un poco di più principalmente per ristorarsi prima di ripartire e Leucello le fu grato di quel gesto, perché gli era parso di comprendere che lei dovesse partire con una certa urgenza, per un favore a un'amica.

Leucello non avrebbe potuto essere più felice di trascorrere altro tempo in sua compagnia, Omalley era una compagnia gradevolissima ed era una persona verso la quale nutriva una sincera stima. Trascorrere quei giorni nella locanda, per giunta con persone così gentili, protetto nel tepore dall'inverno faceva tornare l'ispirazione, la voglia di dipingere tutto il bello che c'era nel mondo. Intanto Leucello aveva terminato i ritratti realizzati con il carboncino su tutte le telette e genericamente poteva dirsi sufficientemente soddisfatto. La teletta raffigurante il volto della madre era stata la prima che Leucello aveva terminato, era un gioco prospettico di linee perfette e armoniose che riproducevano molto fedelmente quello che era stato il volto di Iris, mentre sulle altre due piccole tele Leucello aveva disegnato Zenobia e i figli stretti in un abbraccio e nell'ultima aveva disegnato Omalley, precisamente il volto di lei un po' ombrato dal cappuccio tirato sulla testa. Leucello adesso che stava per andarsene sperava solamente che accettassero i suoi umili doni, ma, nonostante il talento e l'esperienza che avrebbe potuto vantare, Leucello temeva ugualmente che i suoi lavori potessero non suscitare meraviglia.

Ma il suo timore era come amico, non come artista, in quei momenti non si sentiva neanche un artista, sono un uomo in debito. La Provincia Libera era abbastanza vicina, in un breve periodo avrebbe raggiunto quel luogo, ma Leucello sentiva una lieve inquietudine per il tratto che avrebbe dovuto attraversare prima di giungere nel piccolo regno indipendente della Provincia Libera. Si vociferava molto sulla Foresta delle Anime, sulla sua presunta pericolosità, ma Leucello doveva attraversarla ugualmente, nel peggiore dei casi sarebbe morto e avrebbe rivisto sua madre, mentre nel migliore sarebbe arrivato in quel luogo magico di cui aveva tanto sentito parlare. Ovviamente avrebbe fatto di tutto per sopravvivere e avrebbe lottato per la sua libertà, lo avrebbe fatto per sé stesso e per onorare la memoria di sua madre. Dopo pranzo Leucello sarebbe partito e per quanto gli dispiacesse pensare di lasciare i suoi amici sapeva bene che stavano rischiando veramente tanto per aiutare lui e quindi la cosa più saggia era salutarli il prima possibile.

Leucello finì di cambiarsi senza fretta e poi iniziò a radunare le sue poche cosa prima di andare, tenendo ben in vista le telette che voleva regalare. Dopo essersi un poco sistemato i capelli salì per il pranzo, trovando Zenobia che cucinava come era solita fare e la figlia maggiore Angelika che la aiutava, mentre il resto dei fratelli e delle sorelle gironzolavano per la locanda, i maggiori aiutando e i piccoli semplicemente giocando. Non appena Zenobia vide Leucello salire subito gli rivolse uno dei suoi calorosi sorrisi di benvenuto "Leucello" lo salutò la donna con la consueta gentilezza "Siete sempre sicuro di voler andare via?" Gli domandò per l'ennesima volta "Siete certo di voler tentare un viaggio tanto pericoloso? Conoscete tutto quello che si dice sulla Foresta delle Anime, pare che nessuno sia mai tornato da lì".

Leucello annuì con convinzione "Lo sapete Zenobia" replicò con la consueta calma che lo contraddistingueva "E' la cosa giusta da fare, voglio cambiare la mia vita, desidero essere libero e devo essere disposto a rischiare pur di ottenere ciò che voglio. Devo essere disposto a osare, perché non ho nulla da perdere, se il mio viaggio dovesse volgere a buon termine avrò solo da guadagnare" spiegò lui con convinzione "E in quel luogo non sarò perseguitato dal re e non rischierò di mettere in pericolo nessuno accettandone l'ospitalità e l'amicizia". La donna gli rivolse uno sguardo triste e preoccupato, ma lo celò velocemente con un lieve sorriso "Ma se dovesse accadervi qualcosa di brutto?" Domandò, senza riuscire a trattenersi oltre. Leucello le rivolse uno sguardo dolce e rassicurante, grato di tanta attenzione per il suo stato "Vi ringrazio veramente tanto per tutto quello che state facendo per me, non potrò mai sdebitarmi sufficientemente per tutto quello che voi avete fatto per aiutarmi" rispose "Ma come ho detto questo è un rischio che devo essere disposto a correre" disse in tono vagamente grave.

Leucello fece una breve pausa e notò la tensione che causava l'attesa delle sue parole "E se dovrò morire lo farò" concluse finalmente "Morirò tentando di ottenere la libertà che tutti meritano e rivedrò mia madre". Angelika sentendo quelle parole spalancò gli occhi "Non dite queste cose, per favore!" lo pregò la ragazza "Non parlate di morte!" Leucello le sorrise benevolmente "Mia madre disse che sarei dovuto essere coraggioso e avrei dovuto inseguire i miei sogni. E' questo il modo in cui voglio vivere d'ora in poi, senza avere mai timore di esprimere la mia opinione. Non posso più vivere in questa gabbia, io sono un artista per questo" spiegò con passione "L'arte è libertà, è poter esprimere sé stessi al massimo. Bisogna sempre lottare per questo, per poter esprimere la propria opinione liberamente e se questo per me dovrà significare morte, allora sarò lieto di essere morto da uomo libero".

"Ma che bel discorso, ricorda proprio quello di un eroe romanzesco! Oppure potrebbe essere l'arringa perfetta di un generale che incita i suoi soldati prima di affrontare una grande battaglia, o ancora l'incipit di un discorso rivoluzionario che incita la folla alla ribellione!" Leucello si voltò e arrossì lievemente per l'imbarazzo, Omalley era entrata con un sorriso divertito e lo guardava "Forse ho esagerato..." disse lui a voce bassa, sorridendo per stemperare l'imbarazzo "Era molto incoraggiante invece" affermò Omalley, continuando a sorridergli. "Se è questo quello che desiderate veramente" sospirò Zenobia "Purtroppo non posso fare nulla per fermarvi o per farvi cambiare idea, ma vi ammonirò ancora una volta su quella foresta".

Leucello annuì con vigore "Di questo potete starne certi, sarò accorto" assicurò "Allora direi di mangiare" disse sospirando Zenobia, rassegnata. In un batter d'occhio i ragazzi apparecchiarono il tavolo e si misero tutti a sedere. Quello era il suo ultimo pasto lì, Leucello lo sapeva bene, per questo decise di godersi la zuppa più di quanto non facesse di solito. Sapeva che avrebbe potuto non rivedere mai più quella brava gente e la cosa lo rattristò parecchio, sperava proprio di trovare persone come loro se mai fosse riuscito ad arrivare dall'altra parte della foresta. Aveva trascorso la festa più attesa dell'anno in loro compagnia, il venticinque rextio, la festa che celebrava la nascita dei principi e delle principesse degli elementi, avevano festeggiato insieme anche l'arrivo del nuovo anno pochi giorni prima, il primo di ahrimo dell'anno 698. Quello sarebbe stato un periodo molto triste per Leucello, avrebbe dovuto trascorrere le festività in solitudine e invece lo avevano fatto restare con loro, persino Omalley si era trattenuta quasi per un mese alla locanda, ritardando la partenza proprio in vista delle festività e tutti loro avevano fatto sentire Leucello come fosse stato parte della famiglia, rendendolo ancora più grato nei loro confronti di quanto già non fosse.

Ma adesso era giunto il momento di separarsi, tutti tenevano gli occhi bassi e mangiavano in silenzio, Leucello sentì una stretta allo stomaco e trangugiò lentamente la zuppa, ma non avrebbe cambiato idea, avrebbe tentato di ottenere la sua libertà e non avrebbe costretto quelle persone a correre altri pericoli ospitandolo. "Leucello, tu mi assicuri che il signor Tenebrerus è morto?" domandò improvvisamente Omalley, squarciando il silenzio e guardandolo con un vago sguardo indagatore. Leucello alzò lo sguardo e i loro occhi si incrociarono "Temo proprio di sì" confermò lui a voce bassa. Omalley sospirò "Non so se andare al loro castello oppure no a questo punto" disse con voce triste "Però è meglio passare da quelle parti, almeno sarò stata di parola, anche se vorrei potesse rivelarsi utile".

Leucello annuì piano "Ora però non parliamo di morte" si riscosse Omalley, notando il pallore di Angelika "Per esempio, come ti immagini la Provincia Libera?" Leucello sorrise "So che c'è una piramide e le quattro zigurat di marmo colorato" rammentò, facendo riferimento alle sue letture "Certamente dovrò vederle. Inoltre la Provincia Libera ha sempre presentato una grande varietà paesaggistica, c'è persino un deserto, il deserto Sabulario e io non ho mai visto un deserto. Oh!" esclamò poi, quasi sognante, lasciandosi trascinare dall'entusiasmo "E spero proprio di poter conoscere un centauro! Mia madre mi raccontò di alcuni centauri che conosceva personalmente e sarei lieto di avere l'onore di poterne conoscere anche io e di poterli ritrarre, perché devono essere magnifici". Leucello sorrise, realizzando solo allora quanto fosse pressante il suo desiderio di visitare quel luogo "Spero che voi possiate trovare la pace e l'ispirazione che cercate, perché lo meritereste veramente Leucello" disse Zenobia con dolcezza, sorridendogli.

"Madre, il nonno non ci era stato?" intervenne Kiera "Sì!" disse subito la gemella "Credo di sì" pensò Zenobia "Chissà se è veramente così bello come si narra questo posto. A me piacerebbe tanto vederlo un giorno" sospirò Hamisi. Leucello sorrise "Vi prometto che se riuscirò a raggiungere la Provincia Libera tornerò da voi tra qualche anno e vi guiderò io stesso, facendovi visitare i paesaggi più belli della Provincia Libera. Che ve ne pare della mia idea?" Tutti annuirono senza esitazioni "Sì!" disse Zenobia "Magari quando sarò più vecchia e non avrò più le forze per lavorare mi trasferirò lì per riposarmi insieme al mio amato Valdis". Leucello rise "Sarebbe bellissimo!" esclamò "Magari potreste trasferirvi tutti lì con me! La pace è sempre il nutrimento giusto per l'animo".

La famiglia annuì "Dovremmo parlarne a nostro padre" disse subito Kady. Leucello la guardò attentamente "Mi piacerebbe tanto conoscere anche lui un giorno" disse sinceramente, immaginandosi un cortese signore pacato e generoso "Non dovete avere fretta, ragazzi" intervenne Zenobia, ponendo un freno alle fantasie dei suoi figli "Non siamo in fuga da nessuno" "No" intervenne timidamente Angelika "Ma potremmo parlargliene lo stesso". Zenobia annuì stancamente "A proposito di nostro padre" continuò la ragazzina "Io vorrei trascorrere un po' di tempo con lui nella locanda di Orviello".

La donna guardò la figlia con attenzione, stupita "Perché mai vorresti andartene, Angelika?" domandò perplessa "Non sei più felice qui?" La ragazzina alzò lo sguardo verso la madre, con timorosa fermezza "Io starò sempre bene in vostra compagnia, madre" replicò "Ma credo che sia giunto il momento per me di vedere cosa c'è oltre il nostro idillio". Zenobia la guardò seriamente colpita "Non posso conoscere solamente la nostra locanda madre, perché un giorno sarò costretta a uscire da qui e non sarei in grado di affrontare qualcosa che non ho mai conosciuto. Per questo ritengo che sia arrivato il momento per me di iniziare a conoscerlo madre, adesso che sono quasi una donna". La ragazzina era in evidente difficoltà, ma tentava ugualmente di mantenere un'espressione sicura "Quindi le tue parole sono serie?" domandò Zenobia con un colorito pallido sul volto "Sì madre, sono serie".

La donna si portò una mano al petto, angosciata da quel nuovo, inaspettato fardello "Perché vuoi andare?" disse ancora "Cosa ti ha fatto venire questa idea?" Angelika era agitata, tutta la sala la osservava curiosa e desiderosa di sapere "Un'amica mi ha fatto comprendere la realtà in cui viviamo" rispose la ragazza vaga "Mi ha fatto comprendere come stanno veramente le cose e io voglio prepararmi per la vita. Qui sarebbe impossibile farlo". Il silenzio piombò nella stanza, Leucello percepì la tensione e come lui Omalley "Oh" disse flebilmente la donna "Ora comprendo. Ma sei certa di essere pronta? Sei sicura che sia una buona idea?"

La ragazzina la guardò con fermezza, costringendosi a non chinare mai il capo "Sono sicurissima madre" confermò "E' questo che voglio fare, è questa la cosa giusta da fare per la mia vita". Le due si guardarono "Vi prego, madre" disse la ragazzina implorante "Lasciate che vada, sarà la cosa giusta e sarò al sicuro con mio padre". Zenobia sospirò a fondo, era in seria difficoltà "Io penso che sia una buona idea se vi interessa conoscere la mia opinione, madre" intervenne una delle gemelle "Noi ce la caveremo anche senza di lei, lascia che Angelika vada per un po' a stare da nostro padre come desidera". La donna però scosse il capo "Omalley" chiamò improvvisamente la ragazza "Ti prego, dille qualcosa anche tu".

Omalley si sistemò meglio sulla panca e poi guardò in volto la donna "Io non credo che la mia opinione possa essere determinate" disse "E' una decisione che riguarda la vostra famiglia, non me" "Ma tu fai parte della nostra famiglia" intervenne Hamisi, anticipando le parole della madre e dei fratelli. La ragazza abbassò la testa e subito dopo la rialzò "Allora ti dirò cosa penso" si decise "Con la massima onestà e io ritengo che la cosa migliore sarebbe lasciare che Angelika vada". Zenobia sospirò, ancora più angosciata da quella situazione infausta in cui si stava trovando suo malgrado "E' questo che penso, è quello di qui Angelika ha bisogno per crescere veramente". Zenobia chiuse gli occhi "Un giorno dovrà pur avere una vita indipendente dalla sua famiglia e deve essere pronta".

Omalley dopo quelle parole si alzò per avvicinarsi alla donna "E' la cosa migliore" ripeté Omalley confortante "E poi adesso non sarà sola, sarà con suo padre". Le due si guardarono negli occhi, Omalley le strinse il braccio e Zenobia spalancò gli occhi "Lasciala andare" concluse Omalley. Zenobia chiuse gli occhi e sospirò, poi li riaprì lentamente e si voltò per guardare sua figlia "Va bene" mormorò stancamente "Andrai a stare per un po' da tuo padre". Angelika corse dalla madre e la strinse in un abbraccio "Grazie madre!" disse felice e commossa "Vi assicuro che starò bene e farò attenzione, sarò ubbidiente e aiuterò mio padre ". La donna sorrise e la carezzò, con le lacrime che le brillavano negli occhi "Lo so figlia mia, ho piena fiducia in te e in lui" rispose "Piango perché so già quanto sentirò la tua mancanza!"

Tutti rimasero a guardarle sorridendo e Leucello quasi dimenticò della sua partenza imminente, poi mentre tutti si alzavano per sparecchiare lui scese per prendere le due telette. Salì colmo di agitazione e trovò i ragazzini indaffarati come li aveva lasciati, mentre Omalley non c'era. Leucello tentennò un po' prima di parlare e poi si mise al centro della stanza, rasserenandosi dopo aver gettato un'occhiata al volto di sua madre "Zenobia" disse a voce bassa, ma abbastanza alta affinché l'altra potesse sentirlo "Potreste avvicinarvi per cortesia, c'è un oggetto che avrei piacere di potervi donare". La donna si voltò sorpresa "Non voglio denaro, lo sapete bene!" replicò ostinata e prevenuta "Oh, no" le assicurò Leucello "Non ho denaro, ma dell'altro".

Zenobia allora annuì e si avvicinò "Allora ditemi pure". Leucello sorrise e tirò fuori subito la teletta per scaricare la tensione "E' solo un simbolico gesto di ringraziamento, un simbolo della mia gratitudine perpetua per la vostra bontà" disse porgendo la teletta alla donna "E' uno schizzo che ho realizzato per voi e la vostra meravigliosa famiglia". Zenobia lo prese e guardò la tela con attenzione, rimanendo in silenzio per un po'. Leucello tenne il fiato sospeso, non riusciva a vedere l'espressione di lei ma si sentiva molto agitato, diversamente di quando fosse stato al cospetto dei signori che pagavano i suoi lavori.

"E' meraviglioso" la voce cortese e ovattata di Zenobia arrivò come una carezza "Dite veramente?" chiese sorridendo Leucello "Davvero vi piace?" Zenobia lo guardò negli occhi, sorrideva "Ma certo!" assicurò "E' talmente bello che merita un posto speciale per essere ammirato, quindi lo sistemerò proprio qui, dietro al bancone, in questo modo chiunque potrà ammirarlo". Leucello sorrise, lieto "Sono felice che vi piaccia, ma non siete costretta a esporlo" "E perché dovrei celare una meraviglia di tal genere?" lo interrogò Zenobia "Neppure una signora potrebbe vantare un'opera così bella nel suo castello. Lo espongo con orgoglio e con gioia, ve lo assicuro Leucello, la vostra fama è davvero ben meritata".

I due si sorrisero "Grazie veramente di tutto, Zenobia" disse Leucello stringendole una mano "E ovviamente grazie a tutti voi" disse rivolgendosi ai ragazzini nella stanza "Siete delle persone fantastiche e spero che gli dèi vi proteggano sempre". Si strinsero tutti intorno a lui come erano soliti fare con Omalley e lo abbracciarono, facendolo sentire ancora una volta parte della loro grande famiglia "Grazie veramente a tutti voi" ripeté "Ma Omalley dov'è?" domandò Leucello guardandosi in giro "Vorrei salutare anche lei prima di partire".

Zenobia sorrise "E' fuori, puoi andare da lei" rispose "Hamisi, intanto tu vai a prendere il cavallo del signor Leucello" e il ragazzo annuendo uscì con rapidità. Leucello si allontanò piano da loro e uscì con l'altra teletta nella tasca, alla ricerca di Omalley. Si mise a cercare in giro, guardando le cime degli alberi un poco innevate dal basso, ma lei sembrava fosse del tutto svanita, così si mise a chiamarla "Omalley!" gridò "Omalley, vorrei salutarti. Dove sei?" Improvvisamente si oscurò tutto, Leucello trattenne un attimo il fiato per la sorpresa, ma la voce di Omalley lo fece sorridere subito dopo "Perché mi hai messo questa benda?" domandò Leucello avanzando a tentoni, mentre la stoffa soffice gli carezzava il volto "Ho una cosa che vorrei donarti" "Anche io!" esclamò la ragazza allegramente "Seguimi e non fare domande, è una sorpresa!"

Senza vedere nulla Leucello continuò a seguire Omalley, stringendo la mano che l'altra gli aveva offerto per non cadere "Dove mi stai portando?" domandò curioso il ragazzo "Lo vedrai presto!" esclamò Omalley, sembrava davvero felice. I due fecero qualche altro passo e poi la ragazza lo fece fermare "Sei pronto?" domandò entusiasta. Leucello sentì un brivido sentendo la voce allegra di lei "Sì!" Subito Omalley gli tolse la benda e Leucello tornando a vedere spalancò la bocca per il paesaggio che gli si presentò davanti.

Davanti a lui c'era una piccola collina appena fuori dal bosco che era sgombera dal leggero manto di neve che tutto copriva, ma era cosparsa di fiori viola, di iris viola! Leucello sorrise per la meraviglia, senza parole. Si voltò per guardare Omalley e la vide sorridere "Ti piace?!" esclamò su di giri "Io non so cosa dire" rispose lui, sentendo i brividi per la contentezza "E' meraviglioso!" affermò poi "Ma come hai fatto?" "Mi scuso per averti sottratto il sacchetto di semi" spiegò la ragazza tirando fuori il sacchetto mezzo vuoto che Iris aveva donato a Leucello "Ecco i semi che sono rimasti. Ero in pena per la tua sofferenza e quel maledetto del tuo amico ha solo peggiorato le cose, così ti ho sottratto il sacchetto di nascosto. Sono riuscita a trovare nella dispensa di Zenobia una boccetta contenente un costoso e raro infuso, quello che accelera la crescita dei fiori. Allora mi sono recata qui ogni giorno per assicurarmi che la neve non impedisse ai fiori di sbocciare. Mi dispiace averti rubato i semi, spero che tu possa perdonarmi".

Leucello la guardò dolcemente, sentendosi grato "Come potrei non perdonarti" rispose piano "Mi hai sottratto i semi per rendermi felice. E ti assicuro che quella che mi hai fatto è' una sorpresa meravigliosa. Questi iris sono così belli, mi sembra di sentire mia madre vicina". Leucello chiuse gli occhi sorridendo commosso e si portò una mano al petto. Sentì le mani di Omalley sfiorargli la spalla, così lui riaprì gli occhi e la guardò "Grazie veramente Omalley" disse con dolcezza, studiando il volto irregolare della ragazza "Sei veramente speciale". Lei scosse appena il capo, divertita e vagamente imbarazzata da quei complimenti e sorrise.

Leucello rispose al sorriso, poi si fece coraggio e si allungò per stringerla in un abbraccio. La ragazza in un primo momento si irrigidì appena ma subito dopo ricambiò l'abbraccio. Leucello sentì un brivido di calore lungo la schiena e si sentì arrossire appena prima di sciogliersi dall'abbraccio "Ti chiedo scusa" disse poi imbarazzato "Non dovevo, è stato sconveniente da parte mia" "Non darti pena" lo rassicurò la ragazza che sembrava serena "Ora quello che ho preparato per te sembrerà ancora più insignificante..." mormorò Leucello, sentendosi strano "Ti assicuro che non lo sarà" disse Omalley con ostinazione "Avanti, sono curiosa".

Il ragazzo sorrise e si decise a tirare fuori la teletta, porgendola alla ragazza senza avere il coraggio di guardarla in volto, nonostante desiderasse ardentemente poterla ammirare ancora a lungo "E' bellissima" mormorò Omalley non appena ebbe visto il suo volto ritratto, sfiorando la tela con un dito con delicatezza, come se avesse temuto di poterlo deturpare "Ma temo che tu mi abbia resa più bella di quanto io non sia veramente" affermò poi, sorridendo. Leucello si sentì arrossire nuovamente "Eppure è così che appari ai miei occhi" replicò. Leucello si sentì la bocca secca, non gli era mai successo prima. Abbassò gli occhi e immaginò quello che dovesse pensare lei vedendolo tanto impacciato. Ma Leucello iniziò a comprendere cosa gli stesse accadendo e nonostante tutto sorrise, lieto di aver provato anche lui come fosse sentirsi innamorato.

"Avrei anche un'altra cosa in realtà" aggiunse a voce bassa, mettendo da parte i timori che sentiva. Aveva avuto quell'idea da qualche giorno ormai ed era certo di star facendo la scelta giusta "Ecco" e tirò fuori la canna con le lenti che avvicinava le cose lontane e la porse a Omalley. Vide la ragazza spalancare la bocca, meravigliata "No" disse subito lei, scuotendo il capo "Questo non posso proprio accettarlo!" Leucello corrugò le sopracciglia "Perché no!?" domandò "Perché lo hai costruito tu, è tuo e non ne hai un altro!" rispose subito Omalley. Leucello scrollò le spalle, continuando a sorridere "Posso sempre costruirne un altro" disse con ovvietà "E poi sarà più utile a te che a me. Io lo usavo solo per la mia arte e i miei studi del cielo, tu lo useresti per fare del bene".

Omalley lo guardò colpita e poi gli sorrise e Leucello sentì lo stomaco contorcersi piacevolmente, così Leucello continuò a parlare "Sarei onorato sapendo che questo attrezzo potrebbe aiutarti a salvare delle vite" affermò con sincerità, perdendosi a guardare gli occhi grigi della ragazza. Omalley gli rivolse uno splendido sorriso e Leucello fu ancora più lieto "Ti ringrazio veramente" disse lei colma di gratitudine "Sono io a essere onorata di ricevere un oggetto così raffinato e incredibile e ti assicuro che lo userò unicamente per fare del bene" "Di questo non ho alcun dubbio" rispose subito lui "Ma ora credo che sia proprio giunto il momento per me di andare" ricordò Omalley, riponendo la canna-occhiale nella tasca.

Leucello annuì tristemente, era giunto il momento della partenza anche per lui "Ti auguro tanta fortuna, Leucello Argis" continuò lei "Sei un uomo molto onesto e giusto, oltre che un brillante artista. Spero che tu possa avere la vita che desideri nella Provincia Libera, la libertà che meriti e che desideri tanto ardentemente". Il ragazzo annuì, grato di ricevere parole tanto belle "Io spero di rivederti un giorno" ammise "Sì, ma mi auguro che se mai dovessimo rivederci tu non sia in fuga da nessuno" rispose subito Omalley, ridendo. Leucello rise a sua volta "Credo che sarebbe meglio, sì" ammise, divertito. Omalley sorrise e tornò verso la locanda di Zenobia, verso il bosco e Leucello la seguì per congedarsi dalla brava gente che lo aveva ospitato.

Erano tutti lì fuori ad aspettarli nonostante il freddo, schierati come soldati in attesa dal loro generale e non appena li videro tornare li accolsero con gioia "Eccovi" disse Zenobia sorridendo "Spero di rivedervi presto e spero che entrambi abbiate fortuna, ma sappiate che pregherò gli dèi affinché veglino su di voi". Sia Leucello che Omalley si avvicinarono a turno, salutando i ragazzini uno per volta. Sul volto di Leucello si scorgeva chiaramente la volontà di poter restare, ma il desiderio di libertà era più forte, per lui come per Omalley "Addio!" Disse in coro la famiglia, girandosi ora a destra ora a sinistra per salutare i due amici che stavano intraprendendo sentieri opposti. Leucello li salutò dal cavallo e poi salutò un'ultima volta Omalley. La ragazza rispose al saluto di lui con un cenno della mano dall'alto di un albero e poi si allontanò velocemente, confondendosi tra le fronde macchiate di candida neve. Leucello si voltò e spronò il cavallo piano, per farlo avanzare. Leucello si sentiva leggero e felice, ma allo stesso tempo era malinconico, nulla sarebbe stato più come prima ormai.

Nonostante questa consapevolezza sorrise e strinse le briglie, spronando il cavallo ad andare più velocemente. Il vento d'inverno gli spettinò i capelli e l'aria gli riempì i polmoni, era giunto il momento di assaporare la libertà una volta per tutte, era il momento di iniziare una nuova vita senza più impedimenti e costrizioni. Leucello avrebbe sempre portato nell'animo il ricordo di sua madre, avrebbe fatto tesoro degli insegnamenti di lei e avrebbe tenuto nel cuore anche Zenobia e i bambini, riservando un posto speciale per Omalley, tuttavia avrebbe tentato lentamente di superare la malinconia e sarebbe tornato l'artista dall'ingegno vivace che era sempre stato, aperto a nuove sfide e a numerosi tipi d'arte nel nuovo posto che avrebbe imparato a chiamare casa. Ovviamente se fosse riuscito ad arrivare dall'altra parte.

 

   
 
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