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Autore: Captain Riddle    24/09/2021    0 recensioni
Nel magico regno di Expatempem sono comparsi dei mostri dalla morte degli ultimi discendenti del temuto Re della Morte. Dopo la misteriosa morte del nuovo re, quando salirà al trono suo figlio, questo scatenerà una serie di eventi catastrofici a catena, che rischieranno di causare la distruzione del regno se qualcuno non dovesse intervenire. Scoprite la storia del regno magico attraverso gli occhi di sette protagonisti, dilettatevi con gli intrecci e tenete alta la guardia perché il pericolo è sempre dietro l'angolo.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pov:Selina

Il mantello le scivolò piano dalle spalle e finì a terra, rischiando di farla inciampare "Raccoglilo subito piccola maldestra incapace!" La voce di Jesebell le arrivò come uno schiaffo in pieno volto. Selina si abbassò con rapidità e raccolse il suo mantello, per legarlo di nuovo sulle spalle. La donna algida le rivolse un gelido sguardo di disappunto "A cosa serve tenerti al mio servizio se sei incapace di fare qualsiasi cosa!?" Selina chiuse gli occhi e ispirò, non era il caso di rispondere e lo sapeva bene, ma quanto era difficile! La signora faceva di tutto per esasperarla e Selina dal canto suo faceva di tutto per tacere e non farsi punire, per evitare di finire fuori e restare sola con Vrisco. "Vi chiedo perdono, signora" si affrettò a rispondere "Vi assicurò che presterò maggiore attenzione a quello che faccio" rispose, tenendo la voce bassa e il volto rivolto verso la parete.

"Non credo che ci riuscirai" rispose Jesebell convinta "Non ci sei riuscita per tutto questo tempo, perché mai dovresti cambiare proprio adesso!? La verità è che sei una buona a nulla e io non ho intenzione di sopportare oltre la tua impertinenza e tanta inettitudine". Selina si voltò piano "Dovete comprendere che tante delle mansioni che mi affidate io non le ho mai svolte in vita mia" rispose, continuando a mantenere un tono di voce basso e cortese "Allora sei del tutto inutile, come ho sempre sostenuto, una sfaccendata!" Rispose prontamente Jesebell "Come volete signora, ma non sono stata io a chiedere tutto questo, avete deciso ogni cosa voi e il signore della mia sorte". Jesebell si portò una mano al petto, rivolgendole uno sguardo indispettito "Sei assolutamente irrispettosa, sciocca ragazzina!" la accusò "Ingrata e impertinente, dovresti essere grata del gesto misericordioso di mio marito e servirci con la massima reverenza" "Se non mi trattaste come una schiava potrei essere certamente più grata e potrei esserlo anche con voi, nonostante non mi sia parso di essere scortese, ma immagino che sia una mia mancanza di attenzione" sospirò Selina, esasperata.

La donna scosse il capo con vigorosa alterigia "E perché mai dovrei farlo?" Rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo, con una tale pomposità nella voce che Selina la trovò patetica "Tu non sei come me e non ti devo alcun rispetto, oramai sei solo una povera orfanella incapace". Selina serrò la mascella e ispirò piano, tentando di restare lucida "Siete voi a essere irrispettosa nei miei confronti, non vi sembra evidente?" Mormorò piano Selina, costringendosi a restare calma. Quelle poche, banali parole però furono sufficienti per farle guadagnare uno sguardo di odio da Jesebell "Tu sei solo una maleducata, esattamente come erano le tue sorelle! È unicamente per causa dell'avventatezza e stupidità della tua sorella maggiore se voi Tenebrerus siete morti. Ma effettivamente i colpevoli sono i tuoi genitori" si corresse "A causa dei loro inutili metodi educativi siete cresciute come delle ribelli e avete ottenuto la fine che meritavate prima di trascinare in basso la rispettabilità della classe nobiliare". Jesebell la guardò negli occhi con il solito sorriso perfido e compiaciuto sul volto, in trepidante attesa di una reazione "Non osate dire una parola contro i miei genitori" mormorò Selina, avvicinandosi con pericolosa lentezza.

Jesebell proruppe in una breve risa argentina di scherno, portandosi una mano alla bocca "Altrimenti cosa potrebbe accadermi di tanto terribile?" La canzonò "Devi solo accettare la realtà, Selina: sei nata in una famiglia disastrata con due genitori incompetenti e neppure il vostro sangue nobile e secoli di gloria sono stati in grado di riparare i gravosi errori dei tuoi defunti genitori. È solo colpa della loro inettitudine se la vostra stirpe è stata estinta". Allora la donna si fermò un attimo, lei e Selina si guardavano attentamente, studiandosi con silenziosa ferocia "Sì" riprese a parlare Jesebell "Ritengo che gli dèi avessero predisposto tutto questo da tempo per salvaguardare il normale ordine delle cose" disse lentamente, senza smettere di sorridere e dalla lentezza esasperante delle sue parole Selina capì che lo faceva di proposito, per assicurarsi che ogni singola parola penetrasse con precisione nella mente della ragazzina. "Nessuno può consentire il disfacimento del normale ordine delle cose e la decadenza della classe nobiliare porterebbe a questo, all'imbarbarimento della civiltà, per questo i nostri buoni dèi attraverso le opere del nostro re e del nostro principe hanno eliminato quella feccia, covo e fonte di disonore e disordini che stava diventando la tua famiglia. Hanno veramente agito con previdenza e buonsenso sterminandoli tutti e loro hanno avuto la punizione che meritavano per i crimini commessi, perché alla fine si pagano sempre i propri errori".

Selina la guardò rigida e con i pugni serrati, sentendo gli occhi brillare di rabbioso dolore "Io desideravo che l'opera degli dèi volgesse a buon fine e per questo volevo che il principe uccidesse te e non quella feccia di ragazzina" ammise la donna con onestà, senza la minima vergogna "Ma, ahimè, per un motivo sconosciuto a me ignoto mio marito ha impedito che ti portassero via". La donna fece una breve pausa e sorrise, maligna e disgustata "Poi dicono che sono le donne ad avere un cuore debole!" affermò con un ghigno "Ma sappi che se fosse dipeso da me, avrei lasciato che prendessero sia te che quella patetica contadina, perché in fondo condividevate le medesime maniere rozze e quindi avevate esattamente lo stesso valore" mormorò Jesebell, abbassando la voce per sussurrare le sue cattiverie. La donna si fermò di nuovo, i suoi occhi freddi parvero brillare e il volto pallido si coprì di ombra, poi sporse ancora un poco il busto in avanti per essere più vicina al punto in cui stava Selina e sibilò, infierendo con un ultimo colpo "Spero che il re e il principe abbiano fatto scontare alla tua famiglia tutti i loro errori facendogli patire le sofferenze più intense prima di morire" disse con un sorriso "Forse così mai più nessuno oserà svergognare la nobiltà ricordando la loro fine. Ma se ben rammento è giunta voce che i loro corpi non sono stati gettati alle fiamme, perché non sono stati ritenuti degni di raggiungere i loro antenati con la gloria che un vero funerale conferisce. Perché quei peccatori non lo meritavano". Tutto avvenne in un attimo, ogni cosa prese a vorticare nella mente di Selina e lei vide tutto nero, come se avesse avuto la vista appannata; avanzò e si gettò sulla donna prima che quest'ultima potesse fare o dire qualcosa per fermarla. Selina le salì addosso e le strinse le mani intorno al collo pallido e lungo, stringendo con forza crescente con l'ausilio di entrambe le mani. Jesebell non aveva voluto tacere? Allora Selina l'avrebbe obbligata a tacere.

Jesebell aprì la bocca e spalancò gli occhi, annaspando "Sperate che i miei genitori abbiano sofferto prima di morire, questo sperate!?" Disse Selina sussurrando, con il volto arrossato, la voce tremante di rabbia e gli occhi lucidi "Soffrirete anche voi allora!" Selina strinse di più la presa e vide il volto della donna farsi sempre più terrorizzato, mentre la pelle si tingeva pericolosamente di rosso. Era rimasta evidentemente sconvolta da quel raptus di follia di Selina, era come se avesse perduto le forze e neppure tentava di liberarsi spaventata com'era. "Ma che stai facendo?! Hai perduto il senno!?" Era stata Romya a parlare, aveva appena fatto irruzione nella stanza e sembrava del tutto sconvolta. Le ci volle un attimo per agire, lasciò cadere il secchio che portava a terra e corse celermente, prontamente verso Selina "Fermati subito!" Strillò, cercando di togliere le dita di Selina dal collo della signora. Selina sentiva i muscoli delle braccia bruciare, non era mai stata tanto forte e con l'intervento di Romya non avrebbe resistito ancora. Lasciò che le lacrime di rabbia, dolore e delusione le rigassero le guance e alla fine decise di desistere, lasciando il collo di Jesebell. Romya la allontanò malamente, quasi spingendola via e poi si inginocchiò ai piedi della signora. Jesebell aveva le mani alla gola, gli occhi arrossati e sbarrati dal terrore "Signora" mormorò Romya "State bene?" Jesebell però la ignorò del tutto e continuò a guardare Selina che piangeva silenziosamente e si abbracciava i fianchi "Tu" balbettò la donna "Tu l'hai vista?" Disse allora, rivolgendosi finalmente a Romya "Ha tentato di uccidermi!" Strillò poi "È un'assassina!" Gridò ancora "Portala via!" continuò, con isteria "Porta lontano dalla mia vista quell'assassina!" Urlò più forte. Romya si alzò e afferrò Selina, portandola via stringendola per le spalle, trascinandola allora giù lungo le scale a tutta velocità.

Le urla di Jesebell le raggiunsero anche dal fondo delle scale, inseguendole prima di svoltare per avvicinarsi all'uscita di servizio. Selina camminava con gli occhi sbarrati, incredula di sé: aveva tentato di uccidere una persona, stava per diventare un'assassina. La sola idea di aver perso la ragione in quel modo la rese disgustata, davvero poteva diventare un mostro con tanta facilita? Davvero avrebbe consentito che le difficoltà la rendessero tanto aspra? Jesebell era stata certamente crudele con lei, ma non le aveva fatto del male fisico contrariamente a quanto aveva tentato di fare Selina, quindi da vittima stava diventando anche lei una carnefice.... Rabbrividendo Selina continuò a seguire Romya e non appena le due si furono trovare nelle stalle, subito la balia la bloccò, stringendola per le spalle da davanti per spingerla, mettendola con la schiena contro la parete "Tu hai completamente perduto il senno!" Sussurrò Romya con gli occhi spalancati "Sai questo cosa potrebbe comportare, vero!? Potrebbero farti uccidere per quello che hai fatto!" Romya la fissava allucinata, come se non l'avesse mai vista veramente prima di allora. Selina la fissò a sua volta, il suo volto era ancora rigato dalle lacrime e la mente annebbiata. "Io" balbettò allora Selina "Io non volevo". Sentì la gola secca e gli occhi spalancati di Romya la fecero sentire piccola " Ha detto di aver sperato che i miei genitori abbiano sofferto prima di morire" disse poi, tentando di accampare una giustificazione vana alla sua follia momentanea "E quindi hai pensato bene di poterla aggredire così!?" replicò subito Romya. Selina la guardò con occhi vacui "Voi non avete la minima idea di cosa significhi perdere tutto, perdere la famiglia" mormorò "Non volevo farle del male, ma ho perduto il senno a causa del dolore e delle crudeli parole che mi rivolge di continuo".

Selina era sincera, non era sua intenzione fare del male, ma l'esasperazione e il dolore l'avevano resa cieca e violenta, le avevano annebbiato del tutto la ragione. Quello era stato un modo per difendere la memoria della sua famiglia tanto ingiuriata, ma un tale gesto era valso a qualcosa a conti fatti? Romya continuò a fissarla per pochi istanti con occhi vacui, per poi tornare alla solita espressione severa e feroce "Ascoltami bene, ragazzina" iniziò "Lo so bene tutto quello che sei stata costretta a subire e che stai ancora subendo, ma non puoi rischiare così la vita, sarebbe una mancanza di rispetto alla memoria sei tuoi cari defunti". Selina scosse il capo con vigore "Vi ho detto che non volevo farlo!" ripeté con convinzione "Ma questo non è vivere, questo è arrancare, barcollare trascinandosi nella terra in condizioni misere, sperando che possa finire presto". Selina sentiva di poter avere un nuovo crollo nervoso da un momento all'altro, si sentì mancare il fiato per il timore e respirò affannosamente, riprendendo a piangere mentre Romya la fissava "Mi dite di restare viva per onorare la mia famiglia" parlò piangendo "Ma forse la cosa più onorevole che io abbia mai fatto sino a ora è stata proprio aggredire la signora, piuttosto che restare muta mentre ingiuriava contro di loro!" E dopo quelle parole scoppiò a piangere in singhiozzi.

Romya intervenne a voce bassa "Non sto dicendo che sia stato semplice o piacevole per te stare a sentirla, ma" "Io preferisco morire piuttosto che vivere in questo modo!" La sovrastò Selina, singhiozzando più forte. Era finita e lo sapeva, tanto valeva essere sincera e non lasciarsi niente dentro "Io non potevo tacere e accettare oltre! Ho tentato di trattenermi, ho obbedito e ho fatto di tutto pur di compiacere la signora, ma la verità la sapete anche voi qual è! Perché la signora mi ha sempre voluta morta e ha fatto di tutto da quando hanno portato via Belia per eliminare anche me. Ero condannata anche io fin da quando venne il principe a riferire la tragica fine della mia famiglia!" Romya scosse piano la testa "Io non so cosa ti faranno adesso" insistette "Ma sono certa che non sarà nulla di bello!" Selina chiuse gli occhi mentre le lacrime continuavano a cadere, con rassegnazione "Veramente non ti importa di poter morire?!" Sussurrò la donna con gli occhi spalancati vedendo l'espressione di Selina.

Lei allora riaprì gli occhi verdi, il contrasto con il rosso li rendeva innaturalmente brillanti, creando uno strano contrasto. Dopo aver fissato per un attimo la vecchia donna Selina pensò con lucidità: le importava di morire? Ma certo che le importava, eppure che cosa c'era per lei ancora in quella vita, quali speranze? Nessuna, si disse semplicemente, perché era la verità e non aveva senso mentire a sé stessa, quindi non vedeva alcuna motivazione per cui ostinarsi ancora dopo quello che aveva fatto per tentare di sopravvivere. Dopo aver formulato quei tristi pensieri di amara consapevolezza Selina si decise a rispondere scuotendo il capo con lentezza, ma in modo molto chiaro, inequivocabile "Quanto potrà durare il dolore?" Domandò con un fil di voce, ormai senza più piangere "Sicuramente la morte sarà più dolce di qualsiasi cosa riceverò qui. E poi" tentò di consolarsi da sola "Rivedrò la mia famiglia e la mia dolce amica Belia". Romya scosse il capo con fermezza e poi si portò le mani sul volto, reprimendo quello che a Selina parve un gemito di dolore "No!" disse la donna con voce roca "Non dire nulla di simile!" Si scoprì il volto e Selina constatò che gli occhi le brillavano "Io non permetterò che uccidano anche te" disse con fermezza la donna, pur mantenendo un tono di voce basso "Cercherò un modo per giustificare la tua follia, dirò che il dolore ti ha lacerata, conducendoti alla pazzia" "No" rispose subito Selina "Non voglio più mentire. Inoltre non temete che se tenterete di difendermi potrebbero condannare anche voi?"

Romya restò ferma, eppure il suo sguardo brillò e sul suo volto la durezza mutò in orgoglio "Provavo dell'affetto per Belia" mormorò "E pur sapendo quello che le sarebbe spettato non ho tentato di salvarla in alcun modo. Sono stata una miserabile codarda lasciando che condannassero una ragazzina innocente. Ma ho commesso questo errore una volta" decretò "Non ho intenzione di ripeterlo una seconda volta e lasciar morire anche te". Selina sorrise dolcemente, sentendo gratitudine sincera nei confronti della donna "Ma se condannassero anche voi?" insistette "Io sono vecchia" rispose Romya con fiera rassegnazione "La morte verrà a prendermi comunque tra breve tempo". Ci fu un attimo di silenzio e poi la donna riprese a parlare, sembrava fosse in vaga difficoltà a formulare il suo discorso "Ho trascorso tutta la mia esistenza lavorando duramente, tenendo sempre il capo chino per eseguire gli ordini dei miei signori" ammise, quasi con vergogna "Ho visto le ingiustizie passarmi sotto al naso e le ho sempre ignorate per continuare a vivere un'esistenza placida. Ma ho vissuto una vita senza valori" sospirò tristemente, consapevole "Solo per preservare il mio lavoro e la mia integrità ho ignorato tutto il resto. La mia è stata la vita di una miserabile serva, fedele ai padroni ma meschina con i suoi pari. Però adesso basta" disse con orgoglio "La mia vita non sarà più quella di una misera servitrice. Ho sempre pensato che una serva non potesse fare nulla per cambiare il suo destino, non fosse destinata a vivere grandi eventi, contrariamente alle nobili. Eppure Belia ha cambiato il tuo destino seppur inconsapevolmente e con la sua dolcezza ha incantato i nostri cuori. Una serva può lasciare un segno di sé e il ricordo che voglio lasciare io non è questo" affermò con convinzione, fronteggiando Selina "Hai ragione quando dici di preferire la morte a questa vita che ti hanno costretta a vivere al castello, ma la tua storia non è ancora giunta al termine! Tu devi vivere, un giorno forse avrai l'opportunità di morire con valore, perdendo la vita per difendere i tuoi ideali, ma quel momento non è ancora giunto. Io nemmeno morirò da miserabile" ripeté "E se questo dovesse servire a salvarti, io stessa sarò lieta di aver sacrificato la mia vita per la tua di fanciulla giovane e buona, proprio come ha fatto Belia".

Selina guardò la donna, seriamente colpita da quelle parole e pensò che l'onore e il coraggio non fossero preclusi ai cavalieri, ma che fossero virtù raggiungibili da chiunque fosse volenteroso di fare del bene, come si stava prefissando allora di fare Romya, una vecchia serva. "Siete seria?" Domandò con incredulità Selina "Ma certo" rispose Romya a voce bassa e il suo sguardo era fermo "Ho colmato la mia vita di valori inutili e di lavoro, non continuerò così". Le due si guardarono e con naturalezza si strinsero in un delicato abbraccio un po' imbarazzato "Grazie veramente, Romya" disse Selina guardandola negli occhi. Prima che Romya potesse rispondere però Vrisco entrò nella stalla e si avvicinò a loro velocemente "Cosa hai fatto Selina?" Domandò confuso e agitato "Hai veramente aggredito la signora!?" Selina annuì lievemente in risposta e l'uomo corrugò le sopracciglia "Perché lo hai fatto?" Domandò ancora il soldato "Perché se lo meritava" mormorò piano Selina "Ha insultato i miei genitori, augurandosi che fossero morti soffrendo e io non sono riuscita a trattenermi oltre".

Vrisco contrariamente a quanto sarebbe stato logico fare le sorrise e poi si avvicinò ancora di più, fino a stringerle le mani "Hai fatto ciò che era giusto!" Esclamò, fuori di sé per l'entusiasmo "Sembri solamente belle e delicata, ma io l'ho compreso sin da subito quanto il tuo animo sia nobile, coraggioso e fiero. Sei una donna diversa dalle altre!" Vrisco si fermò a guardarla e poi sorrise di nuovo, mentre Selina sbarrò un poco gli occhi, come poteva fare l'altro a considerarla già una donna? "Ma non devi temere" continuò con sicurezza "Perché io non permetterò che ti accada nulla!" Disse ancora "Dovranno passare sul mio cadavere per farti del male, perché finché io sarò in vita tu non morirai Selina, te lo giuro sugli dèi!" Selina si costrinse a un sorriso forzato e si sottrasse alla presa dell'uomo per guardare Romya, era chiaro che alla donna quell'ulteriore problema non piacesse per niente. Gli occhi di Vrisco si spalancarono pericolosamente quando Selina si fu sottratta alla sua presa, cosa di certo non nuova, ma non per questo meno preoccupante.

In quel momento arrivò il generale dell'esercito dei Malkoly, aveva la visiera alzata e fissava Selina con uno sguardo truce "Tu verrai con me per ordine del signore e della signora" disse con la voce fredda e imperiosa "Non è prudente portarla dai signori" si intromise Romya "La ragazzina sta male, potrebbe addirittura rimettere" "Lo credo bene dopo quello che ha fatto" rispose conciso e sarcastico l'uomo "Forse è meglio che io venga con voi" tentò Romya. L'uomo la fissò con disprezzo, parlando poi con calma "E cosa vorresti fare tu, vecchia!?" la canzonò, avanzando per afferrare Selina. Romya però le si parò davanti e continuò a sostenere lo sguardo dell'uomo "Se dovesse sentirsi male potrei soccorrerla oppure pulire" replicò Romya "Inoltre se i suoi nervi dovessero avere un nuovo crollo potrei calmarla come ho già fatto, perché sono l'unica in grado di farle recuperare il senno". L'uomo la soppesò con freddezza "Non sono queste le disposizioni che mi sono state date" ribadì fermamente.

"Non vorrei contraddirvi generale" intervenne poi Vrisco "Ma soppesando la situazione riterrei che per salvaguardare la sicurezza della signora la cosa migliore sia lasciare che la balia vada con lei. Ovviamente io sarò lieto di seguirvi". Il generale si voltò appena, tenendo gli occhi fissi sul suo sottoposto "Faresti meglio a tacere tu" lo rimproverò aspramente "Adesso siate rapide e non mancate di rispetto ai signori più di quanto già non abbiate osato fare, oppure sarò costretto a portarvi di peso". Romya si illuminò "Significa che acconsentite affinché io segua la ragazzina?" L'uomo sbuffò "Solo per placare l'animo di questa bestia nel corpo di fanciulla se dovesse essercene bisogno, ma sappi che non sarà tollerata una parola da parte tua, balia". Romya annuì con convinzione e prese Selina sotto braccio, per portarla dentro casa. Vrisco tentò di seguirle ma l'altro gli si però davanti, impedendogli di passare "Cosa ti ho appena detto?" Sussurrò a voce bassa e con tutto il disprezzo di cui fu capace, con durezza.

Selina si voltò e vide gli occhi di Vrisco farsi scuri, tuttavia l'uomo annuì e rimase fermo, guardando Selina allontanarsi insieme a Romya e al generale. L'uomo le raggiunse rapidamente, si avvicinò a Selina e le strinse forte una spalla, obbligandola ad andare più veloce. Svoltarono dopo la porta di ingresso e poi entrarono in uno dei salotti più grandi. Nella stanza c'erano diversi domestici disposte in una fila ordinata vicino alla parete che la guardarono con ostilità e incredulità, c'erano poi altri due soldati che sostavano ai lati dei signori; Alarus era in piedi e la fissava rigido e impassibile come una statua di dura pietra, Luddan era appena dietro al padre e dopo averla vista abbassò subito gli occhi e poi ovviamente al centro c'era la donna. Jesebell era seduta sul divanetto più grande, aveva delle pezze bianche sul collo e diversamente dal solito era mollemente poggiata allo schienale, con un ventaglio e lo sguardo perfido abilmente celato da falso timore.

Quando vide Selina prima sorrise impercettibilmente, vittoriosa, e poi si portò una mano alla fronte "Ti prego, Alarus!" Disse disperata "Non voglio più vedere questa assassina! Perché mi torturi in modo così sadico costringendomi alla sua vista? Desideri forse la prematura dipartita della tua sposa!?" Alarus guardò freddamente la donna, imponendole di tacere con un gesto vagamente sgarbato e poi tornò a guardare Selina. "Selina Tenebrerus" scandì lentamente e chiaramente, con voce fredda e in tono grave "Secondo la mia opinione integerrima io ritengo che non possano esistere parole o giustificazioni adeguate per tentare di sminuire la gravità del tuo gesto, il tuo crimine folle" continuò "Noi ti abbiamo accolta diversi mesi fa, ti abbiamo trattata come una figlia e nel momento del bisogno ti abbiamo salvato la vita e dato un impiego che ti garantisse un sostentamento. E tu come hai ripagato il nostro nobile gesto?" Domandò sdegnato "Tentando di uccidere barbaramente la tua signora? Sei una bestia pericolosa, non una persona, tantomeno una fanciulla di nobili natali".

Jesebell annuì "È un mostro!" Esclamò, tossendo e portandosi una mano al collo "Io stessa l'ho trattata come una figlia, le ho offerto un posto di servizio vicino a me per consentirle di restare al caldo, senza dover patire ancora dopo la tragedia che già l'aveva colpita. Oh, se solo tutti voi aveste potuto vedere con quale odio mi guardava prima!" Disse melodrammatica, portandosi una mano sul petto "Sembrava avesse il male negli occhi, sembrava fosse la morte in persona! Oh, povera me! Come farò adesso a continuare la mia vita? Come potrò chiudere gli occhi senza temere di non riaprirli mai più, o peggio ancora, temendo di trovare il suo volto maligno davanti al mio, pronto a togliermi la vita?!" Selina la guardò con impassibilità e il suo sguardo di certo non sfuggì "Con quale superbia osi guardare noi dopo il crimine che hai tentato di compiere!?" La apostrofò Alarus con gli occhi ridotti a fessure "Mi sarà dato modo di fornire la mia versione dei fatti e una spiegazione per la mia reazione violenta oppure mi condannerete senza fornirmi questa opportunità?"

Alarus continuò a fissarla con freddo disprezzo "Nessuna spiegazione sarebbe in grado di giustifica una tale follia" rispose lui "Ma meritate di sapere quello che ho patito nel mio animo" mormorò Selina sofferente "Questa donna che voi chiamate moglie ha ingiuriato contro la mia defunta famiglia, sottolineando di aver sperato che i miei genitori siano morti tra le sofferenze!" Alarus non mutò espressione neppure sentendo quelle parole e in realtà Selina non disse quelle cose per farle sapere a lui, immaginava che dovesse già sapere, o comunque non gli importasse, il reale motivo per cui Selina disse ciò fu che desiderava che tutta la servitù e Luddan comprendessero la reale perfidia di Jesebell. "Non è di mio interesse ciò che hai da dire, le tue misere menzogne" disse incolore Alarus "Noi ti abbiamo offerto tutto e tu hai sempre ricambiato i nostri gesti con l'ingratitudine". Selina strinse i pugni "Io non vi ho mai chiesto niente!" Sbottò, guardando l'uomo in volto con gli occhi che brillavano "Continuate a ripetere di aver fatto tanto per me e dite che dovrei esservi grata, ma la verità è che io non vi ho chiesto di fare niente per aiutarmi e il modo in cui mi avete trattata sicuramente dimostra quanto vi sia sempre importato poco di me e della mia famiglia e che l'unico motivo per cui avete consegnato Belia al mio posto è che considerate una nobile superiore a una popolana".

Selina restò in silenzio a guardarli, sentiva il fiato mancarle e le lacrime continuavano a bruciarle negli occhi, ma non sarebbero cadute ancora, non avrebbe dato a quella gente anche quella soddisfazione. Poiché il silenzio persisteva Selina pensò di poter dire altro, ma non tanto per lei, quanto per onorare la memoria della sua amica "La verità è che il valore della povera gente come Belia è molto maggiore del vostro" disse "Trascorrete tutto il giorno nel vostro castello, avvolti da un alone di superiorità, senza mai rivolgere una parola gentile a nessuno. Guardate tutti dall'alto in basso come se foste figli degli dèi, disprezzando ricchi e poveri. I vostri cuori sono aridi e le vostre anime buie. Di nobile non avete altro che il titolo".

Alarus scosse la testa e sul volto di Jesebell balenò un fugace sorriso soddisfatto, sapendo che la ragazzina aveva definitivamente firmato la sua condanna a morte con quelle parole "Tu non meriti di vivere" scandì Alarus, continuando a fissare Selina freddamente "Io ho rischiato davanti al principe per proteggerti. Ma rimedierò seduta stante al mio errore" scandì chiaramente "Manderò una lettera al principe Drovan e gli spiegherò ogni cosa: di come tu fossi fuggita e di come noi ti abbiamo ripresa. Sono sicuro che il principe saprà perdonarmi quando gli mostrerò il sincero timore che mi spinse mentre ti cercavamo a consegnargli un'altra al tuo posto pur di non deludere le sue aspettative. Certamente con parole diplomatiche saprà comprendere e poi spetterà a lui decidere la tua sorte. Adesso portatela in una cella, non ho intenzione di vederla oltre tra le mura del mio castello!" Disse l'uomo, con la consueta sprezzante freddezza "La porterete tutti i giorni qui in catene, prima dei pasti affinché possiamo controllare le sue condizioni. Non voglio che il principe la trovi in condizioni miserabili finché starà sotto la nostra tutela, nonostante sia prigioniera. Mettete una guardia fuori dalla cella e assicuratevi che resti viva, deve essere il principe o chi ordinerà il re a ucciderla!" disse chiaramente. Fu così che le guardie le sì avvicinarono per ammanettarla, rendendola in tutto una vera prigioniera. Selina sentì il metallo stringerle la pelle delicata ma non disse nulla, si limitò a tenere il capo chino. Era ben consapevole che quelle sarebbero state le conseguenze delle sue azioni, almeno trovò una misera consolazione pensando di aver detto tutto quello che pensava, o quasi.

Si voltò per guardare quello che un tempo era stato il ragazzo di cui era innamorata, Luddan guardava altrove ed era pallido più del solito, ma aveva un'espressione strana sul volto. Selina guardandolo ebbe l'impressione che Luddan fosse sul punto di rimettere, guardava fermamente da una parte e sembrava assorto, indeciso, quando Jesebell lo chiamò a sé e lui si voltò. Vedendo ciò Selina sentì qualcosa rompersi dentro di lei "Come puoi acconsentire a tutto questo?" domandò piano, con voce affranta. Tutti si voltarono verso di lei e quando Luddan capì che si rivolgeva a lui si irrigidì ancora di più. "Non osare rivolgere mai più la parola a mio figlio!" disse Jesebell con ostilità "Lascia stare mio figlio, bestia!" Selina però la ignorò e continuò a guardare Luddan negli occhi, adesso lui la guardava in volto a sua volta ed era pallidissimo "Non hai vergogna, Luddan?" "Di cosa dovrebbe avere vergogna? Lui non è un criminale come sei tu, maledetta!" ruggì Alarus "Io ero innamorata di te" ammise Selina e sentì rancore dicendo quelle parole, ma verso sé stessa perché sentiva che una parte di lei era ancora innamorata "Pensavo che tu fossi straordinario, nonostante le brutte opinioni che le mie sorelle avevano di te io ti ho sempre difeso perché vedevo le parti migliori del tuo animo, accecata com'è dall'amore".

Selina si fermò un attimo, aveva la gola secca e Luddan aveva schiuso le sue labbra, ma sembrava ancora fosse sul punto di svenire. Selina sospirò e continuò a parlare con amarezza "Ma adesso ho visto chiaramente chi sei" decretò con delusione "Sei solo un ragazzino viziato e arrogante, a cui interessa solo di sé stesso e della classe sociale a cui appartiene. Sei un Malkoly in tutto e per tutto". Selina chinò il capo "E' deludente sapere di aver amato un'illusione, perché nel tuo animo non ci sono coraggio e neppure bontà o fierezza, solamente superbia e ipocrisia". "Ora basta!" tuonò Alarus con gravità "Portatela via, non accetterò altri insulti da parte sua né nei miei riguardi e tantomeno a nessun altro membro della mia nobile, rispettabile famiglia!" I soldati la presero per le spalle e Selina sentendo la loro stretta violenta provò un vuoto allo stomaco che la portò automaticamente a tentare di divincolarsi "Lasciatemi!" si lamentò "Non c'è bisogno che mi facciate male, so andare da sola" e i soldati la lasciarono, mettendosi uno davanti e uno dietro per scortarla. Selina si voltò per guardare un'ultima volta i Malkoly con risentimento, tornando a incrociare lo sguardo di Luddan: era fermo e le sembrò di vedere negli occhi lucidi di lui qualcosa di diverso, come se fosse uscito da una trance a avesse ripreso conoscenza di sé "Tutti prima o poi sono costretti a scontare i propri errori" disse loro "E un giorno verrà anche il vostro momento" disse incolore, poi si lasciò scortare nelle celle.

Selina vide Romya rimanere nella stanza mentre usciva, probabilmente la donna stava tentando di intercedere per lei, tentava di migliorare la sua situazione ormai irrisolvibile. Purtroppo Selina non poté sentire, i soldati la costrinsero ad andare velocemente, spazientiti, e la spinsero fuori dall'ingresso di servizio, portandola fino alle celle. I contadini che incontrarono attraversando il breve percorso la guardavano malamente e lei proprio non comprese il motivo di tanto astio, come facevano ad amare i signori? I soldati aprirono una cella e la spinsero dentro senza troppe cerimonie nonostante Selina si fosse mostrata collaborativa con loro, facendola finire a terra. Selina si mise a sedere con fatica a causa delle manette e guardò i soldati dalle sbarre, gli uomini chiusero la cella e la guardarono con disprezzo.

Subito dopo Alarus comparve inaspettatamente dalla porta d'ingresso, seguito da Romya "Voglio che uno di voi resti qui a sorvegliarla costantemente, non permetteremo che la prigioniera fugga adeso che il principe sarà avvisato". Uno dei soldati si mise subito di guardia, obbedendo al suo signore con lodevole zelo "Non far passare nessuno" precisò l'uomo "Adesso mi rivolgo a te, balia" disse Alarus rivolgendosi a Romya "Sei stata al servizio della mia famiglia per tutta la vita e quindi spero che la tua fedeltà continui a essere rivolta a me, ma se strane idee dovessero essersi insinuate nella tua mente voglio essere esaustivo: se dovessi osare aiutare questa ragazzina non avrò la minima pietà di te, non avrà importanza quanto tempo avrai trascorso al mio servizio, dimostrando fedeltà cieca. Giuro sugli dèi e sui miei avi che se tenterai di farla evadere io ti farò giustiziare per alto tradimento. Sono stato sufficientemente esplicativo, Romya?" Selina vide la donna annuire con rigida impassibilità, non sembrava per niente confusa dalle parole del suo signore "Lei è autorizzata a portare da mangiare e dell'acqua per lavarsi e a svuotare il catino della prigioniera" disse Alarus tornando a parlare col soldato "Ma quando verrà tu la chiuderai nella cella con la prigioniera e resterai di guardia. Sono stato sufficientemente chiaro?" L'uomo annuì "Entra e sii celere, falla mangiare, poi esci e non tornare fino a domani mattina".

Romya annuì nuovamente, guardarono poi Alarus allontanarsi "Entra" disse malamente il soldato e Romya subito entrò con il piatto di zuppa che dalle cucine una donna le stava porgendo tra le mani. Si abbassò piano, accovacciandosi mentre il soldato di guardia chiudeva la cella "Vi tengo d'occhio!" disse loro il soldato minaccioso, per poi girarsi sospettoso. Romya si avvicinò con il cucchiaio, facendolo tremare un poco "Mangia" sussurrò, vedendo che il soldato la guardava "Ti prometto che troverò un modo per farti uscire di qui" mormorò velocemente. Selina scosse piano la testa prima di mangiare "Non credo che sia possibile ormai" ammise, sempre a voce bassa, mentre masticava "Ma sta tranquilla, se così deve andare affronterò la morte. Ma ti prego" aggiunse, ripensando a Belia "So che quello che hai detto prima lo pensavi, ma non voglio che tu muoia per una missione impossibile come questa di tirarmi fuori di qui".

Romya la imboccò e il suo sguardo restò fermo "Io voglio aiutarti" sussurrò "Aiutami non facendoti uccidere. E prenditi cura di me, come se fossi anche Belia". Romya lasciò che una lacrima le rigasse il viso, era una lacrima di consapevolezza, ma la sua espressione dura non mutò. La nobiltà e il coraggio dell'animo non erano in grado di risolvevano i problemi e quello era decisamente un problema complesso, una situazione da cui difficilmente poter uscire indenne. Selina in quel momento comprese veramente che sarebbe dovuta morire e le lacrime rigarono il suo volto senza che potesse fare nulla per fermarle. Ma nonostante il timore e la disperazione fu allora che decise che avrebbe passato quell'ultimo periodo trovando il coraggio per morire, per farlo nel modo più onorevole possibile, per rendere fieri i suoi genitori un'ultima volta prima di rivederli e rendere una fine dignitosa all'estinta famiglia dei Tenebrerus.

 

   
 
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