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Autore: eddiefrancesco    19/09/2021    1 recensioni
Quando scopre che la nonna, eccentrica gentildonna con il vezzo del mecenatismo, ha una nuova dama di compagnia, Marcus, conte di Hawkridge, si precipita nel Devon.
Gli basta un'occhiata per capire che la ragazza in questione non è la solita approfittatrice, ma questo non significa che la giovane non abbia qualcosa da nascondere.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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«Sono venuto presto per prendere quel fiocco che tieni nella darsena, zio Marc» disse suo nipote Crispin, a mo' di saluto. «Perché sei vestito così? Mi aiuti a pulirlo, vero?» «Santo cielo, Crispin, sei a senso unico come tua sorella. Non hai notato le tende e i banchi in giardino? Apriamo la casa, oggi. Buongiorno, nonna.» Le bacio' una guancia. «Sei deliziosa come sempre. Che cappellino frivolo.» «Grazie, caro.» La contessa gli strizzo' un occhio. «Credo che Pelham porti qui Bartholomew. Dovevo pur farmi bella per un'occasione così eccezionale.» Marc la guardò sospettoso. «E dato che interverranno tutti, nel raggio di miglia, di sicuro anche il signor Tweedy farà un'apparizione. Cosa stai architettando, nonna?» «Oh, concludo solo una cosa che è rimasta in sospeso anni fa, carissimo. Hai visto Amy, questa mattina? Vorrei che non lavorasse tanto. La cara ragazza ha insistito per rispondere alle lettere che sono arrivate ieri.» «Non preoccuparti. Mi assicurero' che abbia il resto della giornata libero.» La contessa sorrise. «Grazie, Marc. Ne ero certa.» «E la mia barca?» obietto' Crispin. Marc studiò il nipote. «Oggi giocherai a cricket. Abbiamo bisogno di un altro uomo.» Crispin parve perplesso, poi si illumino'. «Grazie, zio Marc. Non sono molto bravo, anzi, credo che sarò buttato fuori alla prima palla, ma il cricket è uno sport fantastico.» «Divertente quanto la vela» mormorò Marc, rispondono al suo sorriso. «Ora va' a casa, Crispin, e mettiti qualcosa di comodo. Farà caldo.» «Bene. Ci vediamo dopo, nonna!» Crispin uscì saltellando. Un attimo dopo, il portone sbatteva. «Quel ragazzo è affamato di attività maschili» osservò Marc. «Non potresti parlare con Augusta, nonna?» «Credo che il tuo intervento le abbia già dato di che pensare, Marc. Augusta non desidera che Crispin diventi un damerino viziato, ma le vecchie abitudini sono dure a morire. E Crispin è stato molto malato da piccolo. Guardarlo annaspare per riempirsi i polmoni d'aria era terribile.» «Lo so, ma Bevan avrebbe dovuto imporsi quando è cresciuto. Portarlo in barca gli avrebbe fatto solo bene.» Sua nonna annuì. «L'ho sempre pensato anch'io, ma devi tener presente che, in questo caso, Nettlebed non ha voluto far soffrire tua sorella. Non è solo la salute di Crispin a preoccuparla. Ha sviluppato un vero e proprio terrore per la navigazione. Anche tu risenti ancora delle conseguenze della morte dei tuoi genitori, mio caro.» Lady Hawkridge gli diede un buffetto sulla guancia mentre si avviava alla porta. «Sono lieta che tu abbia trovato un motivo per restare, Marc.» Lui non riuscì a trattenere un sorriso. Sua nonna si era rivelata perspicace come al solito. Non che, da quando erano mancati i suoi genitori, lui avesse paura di andare in vela, anche se aveva ridotto l'attività per rispetto alla contessa. La sua reazione era stata molto più profonda. Aveva passato meno tempo possibile a Hawkridge Manor. Marc si avvicinò alla finestra che dava sul piccolo lago ornamentale. Il 'mio lago', pensò con un orgoglio che non si era concesso di provare da molto tempo. Ogni campo, ogni albero, ogni singolo mattone: suoi. Lui amava quel luogo, gli era sempre piaciuto cavalcare sulla sua terra, controllare il raccolto, discutere le ultime tecniche di allevamento con i fattori. Quei giorni avevano perso la loro magia quando suo padre e suo nonno non erano stati più lì a cavalcare con lui. Ma non erano finiti, si rese conto a un tratto. Senza saperlo, lui stava aspettando. Aspettando una ragione per tornare a casa e restarci. Per vivere, per amare, per reclamare il suo futuro. Con Amy. Sopraffatto da un senso d'urgenza, Marc si diresse a lunghi passi verso la biblioteca, ne spalanco' con una spinta la porta e aprì la bocca per formulare un'articolata proibizione sullo scrivere lettere quando fuori scintillava il sole. Sforzo sprecato. La selvaggina aveva preso il volo. «Posso tenerlo un attimo, Cora?» Nelle scuderie, Amy stava mostrando i cavalli ai bambini di Lavander Cottage. Il neonato di Cora gorgogliava felice. «È così carino.» «Potrebbe sbavare su quel bel vestito, signora.» «Che importa?» disse Amy, prendendolo. «Stai tagliando un dentino, piccolo?» Posò un bacio sulla guanciotta arrossata e respiro' il suo dolce profumo di lattante. Lui ebbe un gridolino delizioso e cominciò ad agitare i piccoli pugni. Ridendo, Amy lo alzò in aria. Fu così che Marc la trovò, entrando nelle scuderie: col sole che si rifletteva sui suoi riccioli ramati e con l'abito di mussolina che ondeggiava sulle sue curve, mentre faceva girare il bambino in aria. Il desiderio lo investì con forza. Strinse i denti finché non ebbe ripreso il controllo. Al punto in cui si trovavano, non avrebbe giovato alla sua causa buttare Amy nel più vicino box e prenderla su un mucchio di fieno con tutta la dolce impetuosita' di cui era capace. Ma era esattamente quello che aveva voglia di fare. E vederla con quel neonato peggiorava le cose. Provava il desiderio che fosse il 'loro' figlio quello che lei teneva in braccio. Voleva che Amy gli appartenesse nel modo più primitivo possibile. Al diavolo la discrezione in pubblico, decise in quel momento. Nessuno le si sarebbe avvicinato prima che lui si fosse dichiarato in privato! Stringendo la mascella con aria determinata, fece un passo avanti. Il neonato diede un occhiata alla sua faccia e scoppiò in un pianto disperato. Amy era costernata. «Oh, cielo, non so cosa gli sia preso» sussurro', cullandolo. «Lo dia a me, signora. Potrebbe avere un po' d'aria nello stomaco» intervenne Cora. «Se posso dare un suggerimento...» cominciò Marc. Amy strillo' e fece un balzo. «Misericordia, milord! Deve sempre venirmi alle spalle cosi? Per poco non facevo cadere il bambino.» Marc lanciò un'occhiata al fagottino che singhiozzava disperatamente contro la spalla di sua madre e fece una smorfia contrita. «Temo di averlo spaventato» confessò. «Se continua ad arrivare alle spalle della gente in questo modo, non mi sorprende. Se ne vada immediatamente.» «Per l'amor del cielo, signora Chantry...» «No, non fa nulla... Cora, vero?» Marc sorrise alla ragazza. «La signora Chantry ha ragione, come sempre. Ce ne andiamo subito.» «Noi?» Amy sbatte' gli occhi.«Io non ho detto...» Lui la interruppe col semplice espediente di prenderle la mano e di infilarsela sotto il braccio. «Devo proprio insistere perché mi accompagni. Chissà quanti altri neonati impressionabili ci sono in giardino. Deve proteggerli da me.» «Ma...» Rivolgendo a Cora un sorriso cospiratore, portò via Amy. «Amy, mia cara, plaudo i motivi che l'hanno spinta a indirizzare mia nonna verso un'opera di beneficenza come Lavender Cottage. Sarò più che felice se vorrà potenziare il progetto, ma non intendo essere accompagnato da una tribù di ragazzini per il resto della giornata.» La testa di Amy aveva preso a girare vorticosamente. «Ehm... Non sta bene che si rivolga a me in modo tanto informale, milord.» «Perché no?» fece lui rifiutandosi di cooperare. Lei si acciglio'. «Presuppone un rapporto più confidenziale di quello che può esserci tra, ehm...» «Non dica che è una domestica, perché non è così.» «Be', non esattamente, ma...» «Può chiamarmi Marc, se la fa sentire meglio.» Lei gusto' il sapore del nome di lui sulla punta della lingua. Per fortuna, si interruppe prima di pronunciarlo. «Sarebbe altamente sconveniente, milord. Una dama di compagnia deve saper stare suo posto.» «Come vuole» mormorò lui con uno sconcertante voltafaccia. «Anzi, meglio così. Non dovrò preoccuparmi che si lanci in prima linea quando cominceranno le ostilità.» «Come? Di che cosa sta parlando, ora, di grazia?» «È arrivato Colborough, armato di bastone da passeggio. E se non vado errato, la compiaciuta palla di lardo che passeggia a braccetto con mia nonna è Tweedy. Mi ricordi di andare a dirgli due paroline, una volta che Colborough avrà finito con lui. Se ne resta qualcosa.»
   
 
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