Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: Brume    22/09/2021    7 recensioni
Sono passati parecchi mesi da quel giorno. Dallo strappo.
Molte cose sono accadute; alcune, come la faccenda di Saint Antoine, ha lasciato indelebili ricordi.
Fersen è rientrato in Svezia per ordine del suo Re; Girodelle ha rinunciato, consapevole del sentimento che lega Andrè ed Oscar, a quest’ ultima.
Sono tempi difficili, sia per la Francia che per loro...ed è soprattutto Oscar a sentire il peso di questi eventi, pubblici e privati; un peso che la sta dilaniando , distruggendo. Per questo il giorno seguente al suo compleanno decide di partire per Arras: sa che presto le cose cambieranno, che non avrà più molto tempo così, prima che accada l'irreparabile e che quel nefasto presagio nel suo cuore prenda forma e diventi realtà, decide di prendersi del tempo per sè. Ha bisogno di capire, di parlare, di un abbraccio, di essere sè stessa.
Almeno per qualche giorno.
Almeno per qualche istante.
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap.4   Vie

 

Lungo le rive della Senna, quelle in cui sole stentava ad arrivare e le acque si facevano scure, non mancava giorno in cui non si vedesse passare un cadavere.Corpi sformati e verdastri sovente  andavano a sbattere contro la chiglia delle barche in legno; altre volte i corpi finivano per incagliarsi ed i più fortunati, invece, proseguivano il loro silenzioso viaggio cullati dall’ acqua, con il viso rivolto al cielo. Alcuni erano corpi di poveri disperati che conservavano ancora la corda con la quale si erano impiccati. Altre, invece, portavano i segni della fame...ed erano quelli.  che Oscar stava osservando.

"...povera gente" mormorò la donna, segnandosi e tergendo con la manica della giacca il sudore dalla fronte; iniziava a fare caldo e al comando non avevano ancora sostituito le divise.

Alain, accanto a lei, fece lo stesso.

Ma il suo sguardo era diverso, più duro e tagliente. 

Lui di scene simile ne vedeva tutti i giorni.

"...questa donna la conosceva. Faceva il giro delle Osterie e delle taverne di tanto in tanto: quando i pochi soldi finivano per con il vino nello stomaco del marito  l'unica alternativa era cercarsi clienti" rispose.

La durezza di quella verità colpi Oscar come uno schiaffo in pieno viso. L’ ennesimo.

 

Silenziosamente, i due lasciarono la riva sporca e melmosa raggiungendo gli altri, poco distanti. 


 

" Andrè come sta? Si è ripreso?" Chiese Alain mentre rientravano.

"...credo di sì. Non torno a casa da cinque  giorni " rispose Oscar " Se fosse peggiorato credo che qualcuno mi avrebbe avvisato".

Alain annuì, pensando a quella coppia così...perfetta.  

Ricordò sorridendo il momento in cui  Andrè gli aveva confidato quel suo importante segreto, di cui era diventato depositario e testimone; era felice, davvero, per loro. Ma era anche conscio che la vita non sarebbe stata facile per quei due ragazzi.

"...scusate se vi faccio questa domanda, comandante.  Cosa intendete fare, con lui, riguardo ai suoi prossimi compiti?" chiese d’ un tratto.

Oscar si girò a guardare l' uomo.

" Alain io...non ne ho idea.. ma prima o poi dovrò parlargli. Mi manca però il tempo ...ed il modo" rispose, tristemente. 

Alain la osservò per tutto il viaggio. 

Pensò al suo amico immobilizzato a letto dalle continue febbri ma soprattutto  a lei, suo amore segreto, che avrebbe voluto consolare, ricoprire di carezze.

Lei così forte, lei che non mollava mai. Lei che in questo momento  tirava avanti, in qualche modo, nonostante la forte tosse.

Già….se va avanti così, tra non molto crollerà a terra come un sacco di patate disse fra sé senza staccarle gli occhi da dosso. I tempi erano duri ed il peggio, che portava l'importante nome di Rivoluzione, era alle porte. Un mezzo comandante non sarebbe servito a nulla.

Tuttavia Alain non ebbe il coraggio di dire nulla. 

Conosceva Oscar e la sua caparbietà ed a nulla sarebbero servite le parole quindi ricacciò indietro tutto e si limitò a cavalcare, al suo fianco, silenzioso, mentre il suo cuore si scaldava sempre di più per quella donna così forte e delicata allo stesso tempo. 

" Quando arriveremo in caserma"   gli disse lei senza nemmeno voltarsi,  ad un certo punto, poco prima di entrare lungo il vialone che li avrebbe portati a destinazione  " vieni da me in ufficio. Ti consegnerò i turni di riposo: saranno gli ultimi, per moltissimo tempo. Poi vi consegnerò quelli per i giorni degli Stati Generali".

Alain annuì: il sole era ancora alto in cielo e scaldava sempre di più ma in quell' attimo senti freddo...molto freddo, mentre quella donna procedeva a capo chino, quasi l' ombra di sé stessa.

 

Oscar rientrò a Palazzo qualche ora più tardi dopo aver firmato gli ultimi dispacci.

Tutto era in fermento, in quei giorni; presto avrebbe ricevuto la visita di alcune sue sorelle e l'enorme casa era in subbuglio.

 Chi lucidata i marmi, chi uno dei servizi delle grandi occasioni e chi, ancora, provvedeva a cambiare i pesanti tendoni: tutti erano indaffarati.

 

"Oscar! Sei arrivata...ma..che faccia hai?" chiese Nanny, andandole incontro. Oscar si levò la pesante giacca e la consegnò alla nutrice in modo che le cameriere potessero lavarla. 

"Non è nulla, Nanny. Sono solo stanca…" rispose  " Andrè? Sta meglio?"

" ...sembra di sì. Se vuoi andare a trovarlo, tuo padre prima di partire  gli ha concesso di riposare un pò nel salottino dove andate di solito” rispose, senza nascondere la preoccupazione.

Oscar sorrise amaramente di cotanta magnificenza e regalò una carezza alla cara vecchietta,  poi lo raggiunse.

André era steso sulla chaise longue, una coperta sulle gambe. 

I capelli sciolti ricadevano sulle spalle e sulla camicia di stoffa leggera ed il viso,  finalmente,  sembrava avere un colorito sano.

"Ciao, André " disse non appena fu accanto a lui, sfiorandogli i capelli mossi.

L’uomo, che stava sonnecchiando, aprì gli occhi beandosi della sua una magnifica visione. 

" Bentornata, Oscar. Mi sei mancata molto in questi giorni" rispose quasi sottovoce ,   per non farsi sentire dalle mille orecchie di quella casa. Oscar sorrise e dovette trattenersi dal non posare le labbra sulle sue; poggiò invece la propria mano sulla fronte.

"Sto meglio, Oscar. Non ti devi preoccupare . Piuttosto...non ci vediamo da giorni...come stai? Ti vedo pallida...pensierosa" disse lui mettendosi a sedere notando che, per il secondo giorno di fila, il mal di testa lo aveva lasciato.

"È stata una giornata più pesante del solito...e stavo….stavo pensando una cosa. Inoltre sono stanchissima, sono giorni e notti che non dormo…" rispose.  

André osservò la sua donna: era dimagrita, non stava bene. Prese la sua mano, la strinse.

"...cosa c'è che ti preoccupa, amore mio?" domandò . 

Lei chinò il capo. 

“Niente...davvero.” Ogni suo singolo muscolo era  teso e sue le mani erano chiuse in un pugno.

"Oscar, dimmi cosa c'è. Sono mesi che ci vediamo a malapena, di sfuggita. Dopo quel viaggi ad Arras… ci siamo dedicati davvero poco tempo. I tuoi sentimenti sono forse cambiati?" la incalzò lui; il volto dell’ uomo si era fatto teso,  le sopracciglia incurvate creavano delle rughe in mezzo alla fronte. 

"....André come puoi pensare una cosa del genere…?.Meglio parlarne da soli, con calme" rispose lei quasi risentita. 

André  si lasciò cadere sulla poltrona, all' indietro. 

" ...da soli!.ma quando, Oscar? Non ci riusciremo mai. Siamo tornati da quattro mesi e le uniche volte che riusciamo a stare insieme è quando la casa è vuota o siamo in caserma, tra un dispaccio e l' altro..." disse amareggiato, facendo cenno con il capo verso il grande salone dove il trambusto non accennava a diminuire. 

Oscar si mise le mani tra i capelli, poi si  alzò, fece pochi passi e si appoggiò con la spalla allo stipite della porta dando le spalle al suo uomo.Guardò tutto ciò che li circondava in quell' istante ma soprattutto quella casa, la sua casa….

…..e si accorse che gli stava stretta. 

Molto stretta .

 Sicuramente la loro relazione era facilitata dal fatto che lui, da sempre, aveva giovato della quasi completa libertà di movimento in quegli ambienti, ma ciò non bastava.  Vi era il lavoro, vi erano i turni in caserma; vi erano gli sguardi di chi li conosceva, la famiglia di Oscar.Bisognava stare  sempre attenti, anche solo per scambiarsi una carezza. Senza parlare, poi dell'impossibilità  impossibilità di andare oltre, dovuta alla differenza di classi sociali. 

Cosa che non li avrebbe fermati ma…che pesava.
Parecchio 

 

No.

Non è questo ciò che voglio pensò Oscar. 

 

La libertà assaporata in quei tre giorni le aveva fatto capire molte cose che già nella sua anima avevano fatto capolino; la libertà di vivere, di amare, la libertà di essere se stessa e di non essere più chi aveva creduto di rappresentare fino a poco tempo prima. 

 

No.

 

Non era più lei, ormai, da qualche tempo:non era più la vecchia Oscar, perché tutto aveva ceduto, davanti alla consapevolezza; qualsiasi sicurezza , prima solida quando un muro di assi e cemento, ora sembrava fatta di carta velina.

Lei era nobile, da sempre chiamata a rispondere a diversi obblighi.

 Aveva immolato, letteralmente, la sua vita ai Reali.

Ma tutto questo aveva forse avuto un senso? 

Cosa rimaneva di quella vita nelle sue mani, in questo momento?

 Forse le promozioni, le pesanti patacche che portava appresso, sulla divisa. Niente di più.

La fiducia in un mondo destinato a scomparire aveva inziato a venir meno da parecchio tempo ovvero da quando si rese conto che il mondo da lei sognato  si era infranto dietro ai capricci di una regina poco più che bambina, piuttosto che nei cadaveri che ultimamente le capitava di vedere nella Senna.

Inoltre...cosa ne sarebbe stato di lei, di loro? 

Avrebbero fatto come tante altre coppie di quel tempo, incontrandosi in una alcova appositamente acquistata nel centro di Parigi per tale scopo?

 

No. 

Ancora una volta no.

 

“Oscar….”

Andrè era al suo fianco.Lei nemmeno lo aveva sentito arrivare.

Gli occhi pieni di lacrime affondarono in quelli dell'uomo, cercando una risposta, cercando la salvezza. 

“...più tardi...vieni in camera mia. I miei genitori non ci sono...alla nonna penserò io. Ci faremo servire la cena nel mio salottino privato” disse solo. Andrè, il cuore stretto in una morsa,  si limitò ad annuire e la osservò andare via facendo appena in tempo a sfiorarle la punta delle dita.

 

Cosa sta succedendo, amore mio? 

Sei diversa, quasi sfuggente...cosa ti sta accadendo, cosa suggerisce la tua anima? si domandò. 

In seguito, con piccoli passi, raggiunse le cucine dove parlò a lungo con Nanny che,  di li a due ore,  avrebbe portato loro la cena. 

Quindi  tornò in camera, si sistemò e raggiunse Oscar.

 

“André, finalmente. Non vedevo l’ ora di abbracciarti…” disse lei non appena l'uomo entrò. 

Vestita con gli abiti comodi che di solito portava in casa, lo attendeva seduta al pianoforte, ma le sue dita erano ferme.  Quando lo vide staccò le mani dalla tastiera, alzandosi e andandogli incontro. Lui sorrise e aprì le sue braccia pronto ad accoglierla.

“....scusami, Andrè. Sono stata assente, troppo lontana. Perdonami, ti prego” disse lei non appena poggiò il viso sul petto ampio dell’ uomo e ne sentì il profumo. 

“Non fa nulla” rispose André ” però...mi hai fatto un pò preoccupare”.

Un sorriso rischiarò gli occhi lucidi dei due ragazzi, che rimasero silenziosi a godere della reciproca compagnia per qualche attimo.

“Nonna ci ha preparato un arrosto. Arriverà tra poco” disse. Oscar rispose con un cenno del capo; quindi i  due si presero per mano e andarono ad accomodarsi sul divano. Oscar si lasciò letteralmente cadere. 

“....Oggi è stata una giornata pesante. Più del solito. Ancora cadaveri,ancora morti lungo la Senna; inoltre… sono arrivate notizie preoccupanti” disse  coprendosi il viso con le mani. 

André scosse il capo.

“Dimmi cosa c’è che non va” chiese, serio. 

Lei, senza scoprire il suo volto, rispose.

“...tra dieci giorni si apriranno gli Stati Generali ed io  ho il terrore che questo non farà che  peggiorare che la situazione. Ho paura, André….tanta paura….e non so che fare. Se resto,dovrò comandare le truppe e sparare contro la folla. Se me ne vado, perderò tutto. Poi...ci sei tu. Non voglio che tu sia presente, nel caso ci sia da combattere. Sei debole, i tuoi occhi non sono in forma” disse. Parlò in fretta, d’ un fiato.

 Un colpo di tosse molto più forte del solito la scosse fin quasi a farla tremare. André le fu vicino, ancora più vicino del solito. 

Il suo braccio cinse le spalle della donna, il suo capo si chinò delicatamente sulla spalla.

Quella piccola anticamera dai toni rosati, i quadri alle pareti, i mobili...tutto apparve ancora più piccolo del solito.  

I pensieri riempivano, colmavano la stanza.

La mano di Andrè prese quella di Oscar. 

Una lacrima cadde sul palmo.

“Non piangere, amore mio” disse sospirando lui. 

Ma Oscar non riuscì a fermarsi. Una valanga di lacrime, quelle che probabilmente non aveva mai versato in tutta la sua vita, prese il sopravvento ancora una volta.Calde, copiose, salate... scesero  ininterrottamente  senza che lei levasse il capo e lui, distrutto da quel dolore, non potè far altro che starle vicino. 

“...Andrè, io ...non voglio più andare avanti così. Voglio rivivere quella notte, quei tre giorni. Voglio essere libera. Non voglio morire per una cosa nella quale non credo più” disse tra i singhiozzi.

“Non ti succederà nulla, Oscar” rispose lui tranquillizzandola “ non ti accadrà nulla perché sarò sempre al tuo fianco. Qualsiasi cosa tu scelga io ci sarò….ma la decisione, quella tocca solo a te. Io sono...io sono solo un servo; non ho grandi cose, grandi scelte da fare.  Non ho mai avuto grandi speranze ed ho avuto una vita agiata solo perchè sono cresciuto qui. Tu sei ciò che ho di più prezioso. ” disse.Oscar lo osservò senza dire nulla. 

Un altro colpo di tosse si fece avanti, sempre più forte; quindi lui si alzò per versarle dell’ acqua. 

 

Nanny arrivò qualche minuto più tardi.  

Andrè cercò di tergiversare affinchè Oscar potesse riprendersi un attimo, ma gli occhi ancora vispi della donna e soprattutto il suo sesto senso sentirono che qualcosa non andava così, chiese ancora una volta al nipote di lasciarla entrare e  posato il vassoio sul piccolo tavolo tondo da pranzo, la donna corse dalla sua protetta.

Oscar le si lanciò tra le braccia; singhiozzando, non si fece pregare le sue parole parevano tutte sformate, senza senso ma la vecchia aveva inteso ormai da tempo ciò che passava nell’ anima di quella donna. 

Così come aveva capito, perfettamente, ciò che stava accadendo a quei due cuori. 

“Siete diventati grandi, bambini” disse ad un certo punto, cullando Oscar tra le braccia e osservando il nipote “ ...e posso anche capire...cosa vi passi per la testa e nel cuore. Siete chiamati a rispondere al destino e non sempre sono decisioni facili…” .

La giovane donna fissò Andrè, poi la sua nutrice.

“Nanny, aiutami. Io non so più che fare” disse infine.

La nutrice chiamò al suo fianco il nipote, che si era alzato e stava di fronte a loro. I tre tornarono a sedersi: Nanny in mezzo, i due al suo fianco.

“Sono vecchia, ma non così vecchia da non sapere cosa passa per la vostra testa. Da anni vi osservo. Da anni sapevo che, prima o poi, questo momento sarebbe arrivato” disse.

Oscar si asciugò le lacrime e guardò con occhi sgranati Andrè, altrettando sorpreso. Nessuno pensava più alla cena. I loro occhi erano fissi su quelli della donna anziana.

Lei, da sotto i suoi occhialini, rivolse uno sguardo pieno di tenerezza ad Oscar e poi ad Andrè.

“Oscar, nipote mio: fate ciò che il cuore vi chiede. Oggi ci siamo ma del domani, chi conosce davvero le intenzioni? Siamo sull’ orlo di un precipizio, tutto è perso ormai, i tempi antichi non torneranno. Il vostro destino non è segnato, potete ancora salvarvi” disse.

Gli occhi piccoli e coperti di rughe si velarono di lacrime. 

Subito la nutrice prese dalla manica del vestito scuro - che indossava da anni quasi fosse una divisa- il fazzoletto ricamato; poi, cercò di ricomporsi, si aggiustò la cuffietta.

“Nonna, io…” balbettò Andrè, cercando le sue mani “ io...non so che…”

“Non dire nulla, Andrè. Che voi restiate o andate è fuori questione che dovrai prenderti cura della mia bambina quindi… tu riprenditi alla svelta” disse recuperando il solito, vecchio tono “ e tu, Oscar...deciditi ad indossare uno di quegli abiti che ho rinchiuso nei bauli. Qualsiasi cosa succede, siate voi stessi” .

 

Detto ciò Nanny non lasciò loro altro tempo; uscì, di corsa, chiudendo la porta dietro le sue spalle.

 Ma prima fece in tempo, in ogni caso, a dire che il Generale non sarebbe rientrato che tra due giorni.

 

Fu l’ ultima volta che la videro.

 

Era ormai giunta la notte, a Palazzo, tra parole e sospiri: il cibo si era freddato, i rumori erano cessati.

 Tutto, nel giro di poco, era silenzioso ed  i due ragazzi erano ancora fermi, silenziosi, meditabondi. Quasi avessero paura di rompere qualcosa, di pronunciare una decisione.

 

Fu lui a muoversi per primo.

 A parlare.

"...io ti amo, Oscar. Qualsiasi decisione prenderai sarò con te.Ascolterò ogni tua parola e rispetterò gli ordini che mi darai" disse con voce calma, pacata, prendendola per mano.

Oscar strinse la sua mano forte, fino quasi a farli e farsi male. 

Lo sguardo di André si posò in quello di Oscar ed altri, lunghissimi attimi passarono; attimi carichi, elettrici, conditi da baci soffici , dolci. 

Senza dire nulla e lasciandosi guidare dal suo istinto, senza pensare alle conseguenze, senza pensare a nulla ...Oscar iniziò a camminare, conducendo l'uomo verso la sua camera. 

Sul suo letto.

 

Sentiva che era giunto quel momento. 

Quello in  cui si sarebbe consacrata a lui, come moglie, donna, amante, amica. 

André, incredulo, la fissò. Poi guardò quella enorme stanza, i doppieri con la loro fioca luce. Osservò, fuori dalle grandi finestre, le luci lontane della Reggia; poi, prese quelle mani, quel viso, quel corpo e li fece suoi. Non ci furono cerimonie o fiori posati su quelle coperte di seta, non vi furono auguri o melodie di violini e pianoforte.  Furono solo loro e la notte, che accolse sorniona  la loro gioia, la loro vita, i loro gemiti; accolse le parole, le carezze, i sospiri. Accolse le parole, infinite...ed accolse le loro decisioni finché, stanchi, non crollarono tra le braccia di Morfeo.

 Occhi negli occhi, pelle contro pelle, Oscar e Andrè lasciarono che la calda notte li avvolgesse , addormentandosi l’ uno nel respiro dell’ altra.  

 

Quando, al mattino, una delle cameriere entro nella stanza per svegliare Oscar, trovò solo che un biglietto ad attenderla. 

Un biglietto per Nanny.

 

...grazie vi era scritto. 

 

Solo quello.

 

La donna, commossa, sorrise e capì; avrebbe avuto qualcosa da spiegare, ma era il male minore. La vita andava avanti, tutto doveva seguire il suo corso.

Nanny si alzò dalla panca su cui si era seduta , si aggiustò la veste e iniziò la sua giornata. Lontano da li, lontano da lei qualche  migliaio di tese, Oscar e Andrè cavalcavano nell'alba da poco sorta, tra i colori rosso violacei e le stelle che stavano andando a dormire. 

 

Tre giorni li avevano aiutati a capire.
A conoscere l’ amore.

Tre giorni di cammino...li avrebbero condotti ancora dove tutto iniziò e da li...via. Lontani. Verso la libertà. 



 

FINE

 
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