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Autore: SkysCadet    25/09/2021    0 recensioni
La cittadina di Filadelfia sembra un borgo tranquillo, in cui la gente comune passa la giornata senza occuparsi degli strani avvenimenti che accadono da diverso tempo. Tuttavia, Simon si ritrova - suo malgrado - a combattere per la salvezza delle anime sfuggite al potere dei Lucifer. Tra questi c'è Joshua, un ragazzo con un dono particolare. Il giorno in cui Ariel - una matricola impulsiva dell'università di Filadelfia - lo incontra per la prima volta, capisce che in lui c'è qualcosa di diverso dagli altri ragazzi. Solo un nome sembra in grado di cambiare il corso degli avvenimenti, un nome che i Lucifer non possono nominare...
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La giovane Lucia si guardò allo specchio posto all'interno dell'anta dell'armadio, fissandosi con aria incerta.
Quella canottiera bianca e dal tessuto leggero, forse aveva uno scollo troppo evidente; nonostante il suo fisico non fosse dotato di forme accentuate, si sentì in imbarazzo.
Abbassò lo sguardo ai pantaloncini di jeans a vita alta che le aveva regalato Ariel, e avvertì la sensazione di avere le gambe troppo scoperte.
Tuttavia, le lancette della sveglia posta sul comodino segnavano l'orario dell'appuntamento e lei era ancora in camera.

Con gli occhi sgranati, decise di dirigersi di corsa in bagno con una fitta pulsante allo stomaco che le impediva di svolgere i più semplici movimenti, facendole tremare le mani che non riuscivano a tenere ferma la spugnetta del fard rosato.

Nel frattempo, Heliu era uscito fuori dai cancelli del Centro sulla moto di Nathan, e con sguardo rivolto alla porta di ingresso, attese l'arrivo di Lucia, in evidente ritardo.

Il giovane si incupì, considerando che, probabilmente, Lucia non aveva intenzione di uscire con lui. Quindi accese il motore del mezzo, serrando la mascella, avendo deciso di posare la moto al suo posto; ma, nel momento in cui si era posizionato sulla sella e aveva fatto rombare il motore, alzò lo sguardo verso Filadelfia un'ultima volta incrociando la figura attonita di Lucia, ansante.

La ragazza rimase immobile a fissarlo con occhi sbarrati, mentre il cuore batteva lo sterno quasi a voler staccarsi dal suo posto per uscire fuori dal corpo.

Era un'immagine che Lucia tentò di fotografare nella mente più e più volte: il ragazzo, in posizione di partenza e con le mani sul manubrio, volgendo lo sguardo verso di lei, spense il motore e drizzò le spalle larghe, rese evidenti dalla maglia bianca a maniche corte.

Poggiò il piede a terra, mostrando a Lucia tutta la sua figura, vestita di un pantalone nero e aderente abbinato a delle scarpe grigiastre che le parvero da tennis in stile vintage.

Il cuore le si fermò quando lo vide scendere dal mezzo per dirigersi verso di lei.

«Ehi...» pronunciò in tono caldo, una volta di fronte a lei e, levandosi dalla fronte una ciocca di capelli mossi con una mano, continuò: «Pensavo non saresti venuta» confessò in un sorriso sghembo.

«C... Cosa? Assolutamente! Non avrei mai potuto... Mai...» farfugliò e quando, volgendo lo sguardo verso l'interno del cortile, in cerca di Ariel, avvertì le sue labbra sulla sua guancia, trasalì.

«Bene! Andiamo?» le domandò prendendola per la mano fino a condurla vicino alla moto.

Era successo tutto così in fretta che, solo in quel momento, si rese conto di dover salire su quel ciclomotore, probabilmente incollata a lui, per tutto il tragitto.

Lui, vedendola esitare e in difficoltà la osservò incuriosito.

«Pensavo non ti spaventasse la moto. Sapevo che tuo padre ne aveva una...»

Quel tono di Heliu la mandava in confusione: non l'aveva mai ascoltato per così tante volte e attentamente. La sua voce le si incanalava dentro, attraversandola fino ad infiammarle il petto.

«Sì... Infatti non mi spaventa la moto in sé... ma...»

«Salirci con me, giusto?»

La ragazza si ritrovò a fissare gli occhi nei suoi, deglutendo, mentre lui le osservava le labbra rosee e brillanti di un filo di lucidalabbra.
«Per me è lo stesso... » intervenne rompendo il silenzio, e «Fidati...» concluse, porgendole la mano per aiutarla a salire in sella.

In quella frase, rimbombante nei suoi pensieri, Lucia pensò ci fosse qualcosa di più di un semplice timore della velocità in sua compagnia, ma non ci volle dare troppo peso, intenta a cercare un modo per salire sulla moto in modo decoroso, ma, come si aspettava, salì con fare incerto, tenendosi più volte dalle estremità del sellino. Si sentì così impacciata e imbarazzata che, una volta salita, dovette coprirsi il viso con le mani, ridendo, e mentre lui ricambiava la risata, montò sulla moto così velocemente che Lucia, tolte le mani dal viso, se lo ritrovò di fronte con un casco in mano.

«Cosa ci fai girato da questa parte?» lo interrogò, inarcando un sopracciglio.
«Non vorrai forse andare in giro senza casco, spero?» ribatté, alzando il tono.
«Certo che no, ma...» si bloccò, Lucia, e guardando la sua espressione implorante «so metterlo da sola...» concluse dispiaciuta.

«Ok!» disse lui, deciso, voltandosi verso la strada e, mostrandole le spalle, indossò il casco per poi iniziare a far ascoltare il suono del motore. «Pronta?» le chiese, mentre lei stava ultimando la sistemazione dei capelli sotto il vetro scuro, e, senza attendere la sua risposta, fece avanzare la moto di colpo, costringendo Lucia ad afferrarsi a lui che, inaspettatamente, le prese le mani per portarsele al petto in direzione dei suoi battiti.

La ragazza ci mise poco a decifrare le sensazioni del giovane che gli aveva condotto i palmi proprio in corrispondenza del suo cuore palpitante fin all'inverosimile.

***

Viaggiarono sferzati da una insolita brezza fresca, che solleticava le braccia nude di entrambi; percorsero un autostrada che mostrava sulla sinistra il sole lambire le acque del mare sottostante, in un tramonto che tinteggiava il cielo di colori pastello che si fondevano l'un l'altro, passando dal rosa, all'arancio e all'azzurro, per finire in un blu intenso.

Lucia osservò il paesaggio con un bruciore all'altezza dello stomaco, mentre un'improvvisa svolta a destra le permise di osservare il paesaggio da una diversa altezza e, all'improvviso, un ricordo le balenò nella mente: l'immagine di una croce bianca che illuminava le acque scure del mare.
Fu così che, volgendo lo sguardo in alto vide quella croce sovrastare il promontorio a cui stavano andando incontro, immersi nel verde della bassa vegetazione.

La moto si fermò sotto una ripida scalinata, con gradini di cemento, che dava accesso alla cima del promontorio Raphael.

Lucia era così intenta a contemplare la maestosità di quella struttura da non rendersi conto che Heliu era già sceso dal mezzo.

Così, battendo le ciglia un paio di volte, rivolse lo sguardo al giovane, mordendosi le labbra e ingoiando un nodo in gola che le fece scintillare gli occhi.

Lui le tese la mano con un mezzo sorriso, senza pronunciare parole, accompagnandola lentamente su ogni gradino.

Quando il piede di Lucia toccò il terreno molle su cui sorgeva la croce, venne colpita da una folata di vento che la costrinse a tenersi dalla ringhiera che, fortunatamente, circondava tutta l'area. Heliu, sgomento, la tenne dalle braccia nude, su cui erano evidenti i brividi e fissando gli occhi nei suoi tentò di decifrare le sue sensazioni.

«Hai freddo?» le domandò con aria preoccupata.
Lei deglutì, tremante, negando col solo cenno della testa.

Era più forte di lei: non riusciva a proferire suono. Erano tante e forse troppe, le emozioni che elettrizzavano ogni suo centimetro di pelle chiara.
 

Passarono i minuti, così, in silenzio, l'uno accanto all'altra, poggiati alla ringhiera di quel monte roccioso, sovrastato da una croce, ascoltando il rumore impetuoso del vento che aveva fatto avvicinare delle nuvole minacciose.

«Grazie, Heliu. Non dovevi...»

Il suono della voce tremolante di Lucia fece destare Heliu. Era posto con la schiena curva e i gomiti poggiati sul ferro del parapetto, fissando il mare grigio e le onde che si infrangevano contro gli scogli sottostanti.

La fissò, avrebbe voluto dirgli molte cose, ma capì che la ragazza, in quel momento, aveva bisogno solo di contemplare quel luogo.
Così sorrise, avvicinandosi a lei di un passo, lasciando scivolare il palmo della mano sinistra lungo il parapetto fino a sfiorarle le dita.

Lei si voltò piano; guardò la mano di Heliu sulla sua e il cuore colpì lo sterno ferocemente, incapace di pulsare in maniera regolare da almeno un'ora.

Non seppe alzare il viso verso di lui, realizzando che, se l'avesse fatto, sicuramente avrebbe incrociato i suoi occhi marroni, gli unici che riuscivano a destabilizzarla talmente tanto da renderla estremamente vulnerabile.

Ma le dita di Heliu continuarono la loro corsa, percorrendo il braccio nudo fino ad arrivare al collo per fermarsi alla nuca della giovane che, con occhi sbarrati e labbra dischiuse, lo osservò, avvertendo sul viso un fuoco che si propagò su ogni centimetro del suo esile corpo.

Heliu sorrise, alla vista di quel rossore che rendeva evidenti le sue più intime emozioni.
«Non devi ringraziarmi di nulla...» le rispose, quasi mormorando al vento, mentre una goccia di acqua proveniente dal cielo cadde proprio sulle ciglia di Lucia e, percorrendo la guancia in un rivolo trasparente, si posò sulle sue labbra che si strinsero per saggiarne il sapore salato, prima di avvertire la dolcezza delle labbra di Heliu, poggiate sulle sue quasi a voler chiedere un permesso che non tardò ad arrivare.

Le labbra di Lucia premettero su quelle di Heliu. La pioggia li bagnò interamente, costringendoli a stringersi nel calore di un abbraccio.

 

   
 
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