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Autore: Elly    01/09/2009    11 recensioni
Cento buoni motivi a favore della coppia Runami, riuniti in una raccolta di flash fic.
*...aveva i suoi amici, i soldi, un'avventura da vivere e un sogno da realizzare. Tutto era perfetto...o no?*
Genere: Avventura, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Senza Titolo

...perchè Rufy si preoccupa per lei più che per chiunque altro.

Il suono dei passi.

-Allora, cosa c’è?-

A quelle parole, Nami sollevò lo sguardo dalla polena della Thousand Sunny per spostarlo sul ragazzo che le stava vicino, confusa.

-Cosa c’è cosa?-

Gli domandò di rimando, portandosi una ciocca ribelle dietro l’orecchio.
Rufy si tolse il cappello e sospirò, imbronciato.

-Non vale rispondere ad una domanda con un’altra domanda!-

Si lamentò, piegando il capo ed osservando Nami con gli occhi socchiusi.

-Non vale neanche interrompere una donna quando è persa nei suoi pensieri-

Mormorò la ragazza, senza inflessioni particolari nella voce; lo sguardo le si concentrò sulle onde del mare, che sciabordavano piano contro la chiglia della nave. Rufy rimase in silenzio, poi si sedette con le gambe a penzoloni oltre il parapetto e si sporse per osservarla meglio in viso.

-Non vale neanche essere tristi e non spiegare il perchè al proprio capitano-

Nami sbuffò, irritata.

-Cos’è, il gioco dei “non vale”?-

Domandò, allontanandosi dal parapetto e dirigendosi verso il centro del ponte deserto a causa dell’ora tarda. Il ticchettio delle sue scarpe sul legno allontanò per un attimo lo sciabordare delle onde, o forse era Rufy che non riusciva ad avere orecchie per nessun altro suono.

-Non vale questa tua camminata. Non mi piace-

Insistette Rufy, ancora seduto al suo posto, con il cappello tra le mani.
Nami si voltò esasperata, allargando le braccia in un gesto di resa.

-Si può sapere cosa vuoi, a parte ridurmi sull’orlo dell’isteria?-

Sbottò, guardandolo dritto negli occhi scuri.

-Sapere dov’è la mia solita Nami-

Rispose il capitano con semplicità, scendendo con un saltello dal parapetto ed avvicinandosi a lei. La ragazza sospirò, tornando a voltargli le spalle.

-E’ qua, come tutti gli altri giorni-

Mormorò, insicura.
Rufy scosse la testa e la prese per una spalla, costringendola a voltarsi.

-No-

Disse con improvvisa serietà, piegando lievemente le ginocchia per portare il viso alla sua altezza e scrutandola a lungo negli occhi. Quella vicinanza improvvisa fece avvampare Nami, che distolse lo sguardo per prima, in imbarazzo.

-E come saresti arrivato ad una così geniale conclusione?-

Domandò con aggressività, cercando di mascherare con la rabbia i battiti furiosi del proprio cuore.

-Da tante cose-

Spiegò Rufy, piegandosi sulle ginocchia e cominciando a slacciarle le scarpe. Nami, sconcertata, lo osservò per qualche istante, prima di rendersi conto che da quella posizione il capitano aveva una piena visione delle sue mutandine; mentre le guance le si imporporavano, la ragazza diede un pugno in testa a Rufy che, perso l’equilibrio, si ritrovò con il viso a diretto contatto con il ponte e il naso dolorante.

-Che cavolo fai, idiota?-

Esclamò la navigatrice, ritraendosi e guardandolo come se fosse un disgustoso frutto di mare. Il ragazzo si alzò a sedere, massaggiandosi la parte colpita con aria imbronciata.

-Ti spiego da cosa ho capito che non sei la solita Nami!-

Protestò in tono piagnucoloso.

-Però mi servono le tue scarpe-

Aggiunse, indicando i sandali, ormai slacciati, che la ragazza portava ancora nei piedi. Indecisa sull’espressione da adottare per quella situazione assurda, Nami calciò via le scarpe, che atterrarono accanto a Rufy.

-Sentiamo un po’ la tua assurda teoria-

Concesse, incrociando le braccia sotto il seno e sollevando un sopracciglio con aria scettica. Rufy prese in mano i sandali e li appoggiò sul ponte, vicini.

-Ecco, quando sei normale cammini così-

Spiegò, battendo alternativamente sul legno prima un sandalo e poi l’altro; il ticchettio seguiva un ritmo lento, senza accellerare o diminuire. Nami si ritrovò a fissare stupita il suo capitano, rivedendo se stessa su quelle scarpe da sempre troppo alte; neanche lei aveva mai notato il ritmo della sua camminata e lui era sempre così poco attento...La voce di Rufy interruppe il filo dei suoi pensieri.

-Invece, se c’è qualcosa che non va, la camminata è così-

Il ritmo dei tacchi contro il legno si fece nervoso, incerto, discontinuo. Lento, veloce, pausa; poi di nuovo lento, veloce e fermo di nuovo. Nami ascoltò rapita il ritmo dei suoi passi, nonostante fosse conscia di essere perfettamente ferma; ascoltò come parlassero di lei, in maniera così timida e dimessa che nessuno vi aveva mai fatto caso. Le braccia che teneva strette sullo stomaco le scivolarono lungo i fianchi senza che lei se ne accorgesse. Rufy, il ragazzo entusiasta e tonto che non aveva attenzione per i particolari; lui, quello che non aveva occhi che per il suo sogno e che possedeva un talento naturale per mettersi nei guai. Pasticcione, allegro, ingenuo fino all’irritante...aveva colto le sfumature della sua camminata, utilizzandole per capirla meglio.

-E c’è dell’altro-

Aggiunse il capitano, avvicinandosi e porgendole i sandali.

-Vedo che c’è qualcosa che non va perchè non mi parli nel solito modo e, soprattutto, non mi picchi con la solita frequenza-

Nami sorrise cattiva a questa affermazione.

-A questo si può sempre rimediare!-

Esclamò, sollevando il pugno e guardando Rufy negli occhi; fu quanto mai sorpresa di sentire la mano del ragazzo chiudersi sul suo polso e fermarle il braccio a mezz’aria.

-Dopo, prima ti dico l’ultimo motivo grazie al quale capisco che sei triste...-

Disse, serio. Le portò la mano che prima era chiusa a pugno sul proprio cuore e lasciò passare qualche secondo di silenzio.

-Quando c’è qualcosa che non va, lo sento qui. Mi sento triste anche io-

Ammise, facendo una smorfietta triste. Nami lo osservò a lungo, prima di sentire gli occhi inumidirsi. Liberò la mano da quella di Rufy e gli diede le spalle, morsicandosi l’interno delle guance per non piangere.

-Bhè, grandi deduzioni, idiota-

Mormorò astiosa, allontanandosi verso la propria cabina. Sentiva lo sguardo di Rufy sulla sua schiena e rallentò la sua camminata, fino a fermarsi.

-Grazie, capitano-

Aggiunse, voltandosi e regalandogli un sorriso. Lui le rispose con una risata e la raggiunse a saltelloni, fermandolesi accanto.

-Figurati, navigatrice-

Disse, mettendole il cappello di paglia sulla testa. Nami, stupita, si voltò verso il ragazzo per domandargli il motivo di quel gesto, ma lui stava già salendo la scala diretto in cucina. Dopo qualche minuto di indecisione, Nami gli andò dietro. Rufy, alcuni metri avanti a lei, non potè che sorridere constatando che il suono dei tacchi sul legno era tornato al ritmo di sempre, quello che amava tanto.

   
 
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