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Autore: sissi149    30/09/2021    4 recensioni
Yayoi Aoba deve vedersi a cena con una coppia di amici di vecchia data, mentre Jun Misugi deve incontrare un amico in uno dei ristoranti più raffinati di Tokyo. Tutto sembra ben organizzato, cosa potrebbe andare male in queste due serate?
[spin off de L’incognita del primo incontro: 100 metodi risolutivi, drabble 9. Non è necessaria la lettura, poiché la drabble è rielaborata ed incorporata nel testo.]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jun Misugi/Julian Ross, Nuovo personaggio, Yayoi Aoba/Amy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La luce gialla e calda del sole pomeridiano entrava nella stanza filtrata dalle leggere tende bianche, raggiungendo il letto occupato da Jun e Yayoi. La donna era accoccolata contro il petto del calciatore, mentre quest’ultimo le circondava le spalle con il braccio destro e stringeva la mano destra di lei opportunamente sollevata.
“Dovrebbero farvi giocare più spesso il sabato, in modo da avere tutto il pomeriggio di domenica libero, come oggi.”
Misugi le diede un bacio sulla testa, tra i capelli rossi che adorava.
“Inoltrerò richiesta ufficiale alla federazione.”
“Già che ci sei, fai abolire anche le partire in trasferta per la tua squadra.”
“Altro?” Ridacchiò leggermente.
“Fammi pensare…”
“Yayoi Aoba, la donna che rivoluzionò il calendario calcistico giapponese.”
La bibliotecaria rise di gusto: era felice come si può essere nel primo periodo dell’innamoramento, quando ogni minuto insieme non è mai di troppo.
Jun si mordicchiò un paio di volte le labbra.
“Alla prossima partita in casa vieni allo stadio? Ti procuro io il biglietto.”
“Sul serio?”
Il calciatore annuì.
“Ti vorrei vicina, almeno per una partita.”
Yayoi si sciolse dall’abbraccio e si voltò sul fianco sinistro, puntellandosi con un gomito. Il lenzuolo che la copriva scivolò di qualche centimetro.
“Ne sarei felice, ma prima dobbiamo parlare con chi sai tu: non è giusto che lo scoprano da qualche foto paparazzata.”
Jun si girò a sua volta, sapeva che prima o poi avrebbero dovuto confessare, non potevano tenere in piedi il gioco troppo a lungo.
“Peccato, questa storia della relazione segreta cominciava ad essere eccitante.”
 
 
 
“Keitaro, non ti sembra di  esagerare?”
Arimi stava considerando l’apprensione del compagno fuori dalla norma, dato che si era praticamente precipitato nel palazzo dove abitava Misugi ed ora stava brandendo le chiavi per entrare nel suo appartamento.
“Scherzi? È più di un’ora che cerco chiamare Jun e non mi risponde al telefono. Se si fosse sentito male? In fondo mi ha lasciato le chiavi anche per queste emergenze.”
Arimi sbuffò:
“È domenica pomeriggio, magari è al cinema o da qualche parte e non fa caso al telefono.”
“Non è da lui.”
“Keitaro, ci possono essere mille altri motivi per cui non risponde. Di solito la domenica non va a pranzo dai suoi genitori?”
“Senti – l’uomo iniziava a spazientirsi – è da prima di mezzogiorno che non apre Whatsapp, ti dico che è successo qualcosa di grave!”
Keitaro infilò la chiave nella serratura.
“Puoi almeno provare a bussare prima?” Lo supplicò Arimi.
Di mala voglia l’uomo la accontentò, dando un paio di colpi vigorosi e attendendo risposta.
“Visto, non risponde.”
Senza più ascoltare, Keitaro aprì la porta ed entrò in casa.
 
 
Yayoi e Jun avevano ripreso a baciarsi ed accarezzarsi sotto le lenzuola.
Di colpo l’uomo si fermò, sollevandosi in allerta.
“Che c’è?” Aoba era preoccupata da quel piccolo scatto.
Misugi scosse la testa:
“Mi sembrava di aver sentito la porta.”
Dei rumori provennero chiaramente dal salotto e dei passi si fecero sempre più vicini.
“C’è qualcuno in casa.” Sussurrò Yayoi.
Il calciatore ebbe un’intuizione improvvisa.
“Keitaro ha le chiavi! Nasconditi sotto.” Rapido cercò di coprirla più che potesse con il lenzuolo, mentre lei faceva sparire la testa.
La porta della camera si spalancò di slancio.
“Jun! – esclamò Keitaro – Stai bene? Mi hai fatto prendere un colpo!”
Dietro di lui spuntò anche Arimi che abbassò lo sguardo, completamente paonazza per l’avventatezza del compagno.
Misugi incrociò le braccia al petto piuttosto alterato.
“Keitaro, ti sembra il modo di fare irruzione in casa della gente?”
“Ero preoccupato: non rispondevi al telefono.”
“Ti pare che faccia caso al cellulare quando…” Agitò le mani, sperando che l’amico comprendesse senza obbligarlo a sbattergli in faccia a parole l’attività in cui era impegnato fino a poco prima.
Solo allora Keitaro realizzò che Misugi non portava la maglietta, che il lenzuolo accanto a lui non celava del tutto la presenza della sagoma di un’altra persona, che per la stanza erano inequivocabilmente sparsi vestiti. Cominciò a guardarsi la punta dei piedi.
“Io… Mi dispiace. Sarà meglio che torni a casa!”
Batté in ritirata richiudendo la porta alle spalle.
“Chiudi a chiave quando esci!” Gli urlò dietro Misugi, tirando poi un sospiro di sollievo.
“C’è mancato poco.” Commentò con una mano sul volto.
Yayoi sbucò da sotto le lenzuola con sguardo malizioso.
“Se ci avessero dato più tempo, avrei potuto nascondermi nell’armadio, come la peggiore delle amanti.” Gli sussurrò all’orecchio.
“Dov’eravamo rimasti?”
 
 
 
Arimi non era ancora uscita dall’appartamento di Misugi che aveva già il cellulare in mano.
“Che stai facendo?”
“Chiamo Yayoi. Devo metterla a parte della tua idiozia!” Era pericolosamente furiosa.
Il telefono fece uno squillo e nella stanza si diffuse, a volume non troppo alto, la stessa suoneria di Aoba.
Arimi staccò il cellulare dall’orecchio e seguì la provenienza del suono. Quando era entrata in casa inseguendo Keitaro, non aveva notato una borsa appesa all’attaccapanni dell’ingresso, con un piccolo peluche fissato alla cerniera che era impossibile non riconoscere.
“Che stronzi!”
Fece dietro front ritornando verso la camera, tutta la furia traslata dal compagno ai due amici che sperava di cogliere sul fatto.
“Arimi, che ti è preso?” Boccheggiò Keitaro, ne aveva avuto abbastanza della figuraccia di poco prima.
La donna spalancò di nuovo la porta e si trovò davanti Jun intento a baciare Yayoi sul collo.
“Vi ho beccato!” Gridò, mentre dietro di lei Keitaro strabuzzò gli occhi.
Il calciatore rotolò sulla schiena e portò istintivamente una mano al petto:
“Kamisama!”
Yayoi si sollevò e si affrettò a coprirsi col lenzuolo fin sotto le ascelle.
Arimi sibilò:
“Siete due infami!”
Keitaro faceva scorrere gli occhi da Misugi ad Aoba e viceversa, incredulo di trovarli insieme quando avevano sempre parlato male l’uno dell’altro.
“Da quanto tempo va avanti questa storia?”
“Oh, te lo dico io, tesoro – Arimi incrociò le braccia – va avanti dalla cena che noi gli abbiamo organizzato e che loro ci hanno fatto credere essere stata disastrosa.”
La bibliotecaria non sapeva che dire, era consapevole che avrebbero dovuto vuotare il sacco prima.
“Arimi – Jun cercò di mantenere un tono cordiale, nonostante il disagio che provava – che ne dici se ne parliamo in salotto tra cinque minuti?”
“Assolutamente no! Voglio godermi la scena e la vittoria: alla fine avevo ragione io a farvi incontrare ad ogni costo. Anche se non lo ammetterete mai, è piuttosto lampante.”
“Arimi, forse è meglio davvero se andiamo di là.” Per quanto fosse anch’egli amareggiato dal comportamento degli amici, Keitaro aveva un carattere meno fumantino di Arimi e più incline a soprassedere. Riconosceva anche che un poco se l’erano andata a cercare pure loro, nessuno era del tutto innocente in quella faccenda.
“Per oggi non c’è altro da dire, il vostro imbarazzo è sufficiente. Tornate pure a fare quello che stavate facendo. Ci vediamo nei prossimi giorni.”
Con un cenno di saluto, Arimi lasciò l’appartamento trascinandosi dietro il compagno.
Aoba scivolò sdraiata sul materasso.
“Ce lo rinfaccerà per il resto della vita, vero?” Domandò.
“Temo proprio di sì.”
“Piuttosto che così, avrei quasi preferito che lo scoprisse dai paparazzi.”
Yayoi tornò ad accoccolarsi tra le braccia di Jun, alla ricerca del contatto e del calore del suo corpo che la faceva sentire protetta. Delicatamente fece scorrere le dita sulla cicatrice dell’uomo.
“Credo… – Misugi era titubante – Se le loro entrate di oggi non mi hanno fatto venire un infarto, niente potrà farlo.”




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Ed ecco l'extra voluto da Ewan: se Jun e Yayoi si vendicano degli amici, questi non restano a guardare, o forse sì. XD
Come sempre, ringrazio tutte le persone che hanno seguito, sia palesandosi, sia silenziosamente.
Chi mi segue con regolarità sa che domani inizia un certo periodo dell'anno, quindi il reincontro sarà vicinissimo. ;)
 
  
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