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Autore: _ A r i a    02/10/2021    1 recensioni
{ Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it } { fantasy!au }
Enji aveva posato gli occhi cerulei in quelli grandi e dorati di Keigo. Come sempre erano luminosi, completamente votati a lui, e non vi era traccia di incertezza. Quando diceva di non sapere perché gli permettesse ancora di restare a corte, Enji mentiva in primo luogo a se stesso. Nessuno riusciva a infondergli sicurezza quanto Keigo, nessuno, a parte lui, sembrava capirlo veramente.
Il re si era lasciato sfuggire un sospiro stanco. «D’accordo», aveva concesso infine.
«Bene», aveva concordato Keigo. Poi, rassicurato, il suo sorriso era tornato a distendersi. «Anche perché dovrai anche organizzare un banchetto per festeggiare il mio ritorno…»
«Te lo puoi scordare», aveva negato seccamente Enji.
Keigo aveva riso sonoramente, grato di essere riuscito ad allentare la tensione.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Endeavor, Fuyumi Todoroki, Hawks, Rei Todoroki, Shouto Todoroki
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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La vita era strana. Keigo l’aveva sempre pensato.
Aveva attraversato i corridoi del palazzo nel buio più totale, gettando occhiate furtive oltre le grandi finestre, vetri circondati da eleganti cornici di pietra, ma era tardi ormai, e non era riuscito a vedere granché. Lo avevano sempre affascinato, così come le dimensioni imponenti dell’intera dimora. Sapeva che, da quelle parti, a circondare il palazzo, c’erano ampi giardini, e poi, oltre le mura, si aprivano vasti territori, molti dei quali sotto il controllo dell’uomo che serviva.
L’uomo a cui aveva votato tutta la sua vita, fin dal primo momento in cui lo aveva visto. L’uomo che, a partire da allora, aveva sempre servito fedelmente, indipendentemente dal territorio in cui era nato e cresciuto.
Era stato assurdo ma aveva capito subito quanto il suo destino fosse quello di servirlo. Gli era bastato vederlo, così forte, così imponente, avvolto in un mantello rosso come fiamme – quelle stesse fiamme che sapeva evocare – per capire che non c’era nessun’altra persona al mondo di cui potesse fidarsi che non fosse lui.
Il loro era un mondo basato sulla forza degli elementi. Quegli elementi che lo modellavano, ogni giorno, disegnando nuovi paesaggi, ma quegli stessi elementi potevano distruggerlo in un istante.
A nord c’era l’acqua. L’acqua che, con imponenti dighe e sistemi di costruzione, veniva trasportata in tutti i regni, e dava da vivere ai popoli. Il nord però era anche il regno più freddo, molte delle terre sorgevano tra alte montagne dove l’inverno era estremamente rigido e durava molto più a lungo.
Il nord era anche il luogo dove si stavano rifugiando in quel momento i nemici che progettavano di attaccarli. Quel pensiero fece correre un brivido lungo la schiena di Keigo.
A est sorgevano le terre popolate da coloro che erano in grado di controllare l’elemento della terra. Tutto ciò che si poteva fare in superficie – correre, costruire, ma anche attirare i metalli, ad esempio – era relegato in questo territorio. Lì, durante la primavera, sbocciavano i più belli, appariscenti e profumati, e in generale il clima era prevalentemente mite e generoso con gli uomini che vi abitavano.
A sud, dove si trovava adesso, c’era il regno del fuoco. Un elemento temibile, distruttivo, assolutamente più pericoloso e ingestibile rispetto agli altri. Ovviamente era l’elemento del loro re, il loro scontroso, irascibile e introverso re, che nel corso degli anni si era assicurato il controllo sulla maggior parte degli altri territori anche grazie alle fiamme che riusciva a evocare. C’erano zone aspre, più interne e inospitali, dove sorgevano vulcani dalla lava incandescente, e altre, come quella in cui si trovava il palazzo reale, decisamente più tranquille, ma tutte erano accumunate da estati particolarmente torride. Anche adesso, mentre si trovavano ormai nel pieno dell’autunno, il clima continuava a essere gradevole, e l’aria manteneva un certo tepore.
A Keigo era sempre piaciuto il sud, soprattutto in autunno.
Infine c’era l’ovest, la terra da cui Keigo proveniva. Questa era caratterizzata dall’elemento dell’aria, e un forte vento la squassava costantemente, in ogni periodo dell’anno. In quei territori, oltre a chi controllava venti e correnti d’aria, c’era anche chi fluttuava o chi, proprio come Keigo, poteva volare.
Keigo non aveva mai amato particolarmente l’ovest, e appena aveva avuto la possibilità di trasferirsi al sud l’aveva colta al balzo, tuttavia avrebbe mentito se avesse detto di non conservare ricordi piacevoli.
In particolare, per l’appunto, era stato proprio lì che aveva incontrato Enji per la prima volta.
Fin da subito, vedendo quell’uomo Keigo aveva avvertito una speranza tanto pura quanto incommensurabile. Aveva pensato che, seguendolo, avrebbe trovato un futuro migliore di quello che gli si prospettava rimanendo per sempre a ovest. Gli aveva offerto i propri servigi, aveva volato per lui in ogni angolo del suo regno, portando messaggi, obbedendo ai suoi ordini.
In un certo senso, però, Keigo aveva sempre desiderato di poter essere a sua volta una speranza per il suo re. Di servirlo senza riserve, di aiutarlo a governare sui suoi territori senza che nessuno lo contrastasse.
Ecco perché, ora che una minaccia cominciava a premere ai confini dei suoi possedimenti, Keigo non riusciva a non sentirsi preoccupato.
Voleva ripagarlo per la sua benevolenza, per l’opportunità che gli aveva offerto permettendogli di trasferirsi al sud, di servirlo, senza deluderlo mai, per quegli anni in cui era stato sempre al suo fianco occupando con lo scorrere del tempo un ruolo d’importanza maggiore.
Non poteva permettere che accadesse nulla di male.





notes
che ridere. abbiamo cominciato ieri e già ci sono capitoli brevi.
okay nella mia testa questa cosa doveva essere diversa, ma mi ricordo che quando ho buttato giù il secondo capitolo volevo già mollare tutto perché non mi convinceva. poi non l'ho fatto, però vbb, è rimasto bruttarello così.
vi ricordate quando nelle note di ieri aveva scritto che le stavo buttando giù il 30 settembre e che per il 1 ottobre contavo di andare avanti? ecco, non è stato così. in pratica sto avendo un mare di problemi tecnici, infatti ringraziamo lo spirito santo se sto continuando a pubblicare, per di più ieri non so quanti mental breakdown ho avuto per questa storia e niente, alla fine ho risolto per miracolo ma i problemi non se ne sono andati, anzi, oserei dire che sono peggiorati. in ogni caso, si va avanti, o almeno ci si prova.
mi sono fatta uno schemino, e se riesco a rispettarlo per martedì dovrei essere riuscita a stilare tutta la long. spero con tutto il cuore di farcela, anche perché editare, pubblicare e scrivere in contemporanea diciamo che non è una passeggiata di piacere.
comunque, su questo capitolo non c'è da dire molto. il prompt è la speranza, e ho cercato di far sì che per entrambi i protagonisti fosse rappresentata dall'altro. in realtà avevo paurissima di rendere tutto in maniera banale, per questo ho cercato una risoluzione forse più particolare ma temo che la resa non sia delle migliori, rip.
in più ho usato questo capitolo, un po' di passaggio, per spiegare la divisione del regno, che rispecchia forse dei canoni molto basilari del genere fantasy, ma ehi, ammetto di non essere un'esperta di quest'ultimo, per cui è già tanto il risultato che ho ottenuto.
piccola considerazione che mi sono dimenticata di inserire nelle note precedenti: mi rendo conto di essermi scelta due personaggi nient'affatto semplici, nel senso che (senza spoiler) entrambi in canon hanno combinato la loro abbondante dose di errori. che vi devo dire, evidentemente più un personaggio sbaglia e più io mi sento attratta dal suddetto.
okay, credo di aver detto tutto, salvo stramazzamenti al suolo vari ci si vede domani.

aria 
   
 
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