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Autore: Allen Glassred    03/10/2021    1 recensioni
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Ogni storia è fine a sè stessa ed eventualmente collegata ad altre long, quindi potrete decidere di recensire quella che volete senza tener conto delle altre. Spero che questo originale Writober sia di vostro gradimento e che vorrete lasciarmi un vostro parere sulle storie che più gradirete.
Genere: Angst, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest
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- Questa storia fa parte della serie 'Write... '
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Day 2: Tavolo di legno
Storia: Bloody Sunset
Personaggi: Azazel e Dean

 

Sono ormai ore ed ore che Dean rimane immobile, le mani giunte in preghiera, accanto a quel tavolo di legno dove ha posato il corpo di colui che, a tutti gli effetti, è suo figlio. Non lo può accettare: non può accettare che, per un crudele scherzo del destino, il suo Sebastian debba davvero morire. Non può accetatre che il tramite di Force ma, soprattutto, il suo amato figlio, debba morire in questo modo e che lui e Jeanne debbano affrontare quest’ennesimo dolore. “ Non posso accettarlo… “. Mormora solamente il giovane dalla chioma mogano, continuando a tenere le mani giunte in preghiera. “ Non lo accetto! “. Grida poi, dando un forte pugno al tavolo di legno su cui il corpo del ragazzino è ancora posato. “ Perchè?! “. Continua, chiedendosi come possa Dio permettere una cosa simile: perché il Creatore permette che il tramite di suo figlio muoia? Perché permette che due persone che a lui sono state così devote, debbano soffrire ancora una volta l’indicibile? “ E perché tu lo permetti…? “. Chiede, rivolgendosi ora a qualcun altro. “ Come puoi permettere che tuo figlio, il sangue del tuo sangue, muoia? “. Chiede, sapendo chiaramente di essere ascoltato. Una ventata gelida lo investe e, a quel punto Dean non si fa remore: si alza finalmente in piedi, lo sguardo di chi non ha chiuso occhio per tutta la notte e la disperazione di un padre che sta perdendo un figlio sul volto. “ Fatti vedere, bastardo! So che sei qui “. Grida, rivolgendosi a qualcuno di ben specifico. Una risata fuori luogo precede l’entrata in scena di un uomo: apparentemente sembrerebbe un comune umano, se non fosse per le sue quattro maestose ali nere e per il suo sguardo, illuminato di una luce viola. I suoi capelli argentei sembrano quasi risplendere al contatto con la luce emessa dalla candela, unica cosa posta ad illuminare quella che è diventata una stanza funebre ma che, fino a qualche ora prima era un salotto. “ Azazel “. Lo chiama per nome il bruno, riconoscendo all’istante quell’uomo, malgrado stia indossando un cappuccio che lascia libere solo alcune ciocche di capelli, quelle che appunto sembrerebbero illuminarsi al contatto con la luce emessa dalla candela. L’altro fa un ghigno sadico, per poi prendere parola.

 

“ Come osi rivolgerti a me in questo modo, sudicio umano? “. Chiede, fulminando con lo sguardo l’altro. “ Dovresti prostrarti ai miei piedi e soprattutto, non osare nemmeno pronunciare il mio nome “. Commenta, mentre a quelle parole Dean sembrerebbe perdere maggiormente le staffe.

 

“ Tu sai perché ti ho chiamato, o non saresti mai venuto. Quindi basta con questa messinscena: dimmi solo, si o no? “. Chiede. A quella domanda Azazel non perde il proprio ghigno compiaciuto, osservando qualche istante il rivale, la sua controparte angelica.

 

“ Non è colpa mia se Sebastian è morto: Jeanne avrebbe dovuto pensarci, prima di tagliargli le ali e sopprimere la sua Grazia Angelica. Non è un mio problema se tua moglie non sa controllarsi ed agisce senza pensarci “. Fa con strafottenza, ripensando a come Jeanne, in un momento di disperazione, abbia tagliato le ali di Sebastian per evitare che fosse appunto trovato da Azazel, suo padre biologico e primo principe dell’Inferno. Il solo figlio che Lucifero abbia concepito quando ancora era un Angelo e quindi quasi pari al padre in forza. A quelle parole Dean stringe i pugni.

 

“ Jeanne ha commesso un errore, ma io voglio rimediare. Ti propongo un patto “. Sentenzia, mentre Azazel passa distrattamente un dito su quel tavolo di legno ma, al momento, senza ancora sfiorare il corpo del figlio.

 

“ Tu? Vorresti un patto con me? “. Chiede solamente e nascondendo un mezzo ghigno, come se invece si aspettasse esattamente quelle parole.

 

“ Non fingere di essere sorpreso, che non ci credi nemmeno tu “. Commenta risoluto Dean, continuando di lì a poco la propria frase. “ Prendi me “. Due parole. Due parole che provocano quasi un fremito in tutto il corpo dell’altro, un fremito dato dalla frenesia che quella prospettiva gli ha dato. “ Prendi me ma fai vivere Sebastian “. Conclude il bruno, mentre a quella frase il Principe Infernale si volta verso di lui, poggiandosi con noncuranza al tavolo in legno e ghignando, incrociando le braccia al petto.

 

“ E dimmi: eprchè mai dovrei fare questo favore a te e Jeanne? “. Chiede, volendo tenere il rivale sulle spine anche se, di fatto, ha già preso una decisione.

 

“ Perchè quello disteso sul tavolo è tuo figlio! Non provi neanche un minimo di pietà?! Ti sto offrendo la mia vita, è quello che hai sempre voluto, no?! Prendi me e salva lui! È semplice! “. Sbrocca Dean. A quella frase Azazel lo guarda: deve ammettere che la tenacia di Dean lo intriga, gli dispiacerebbe smettere subito di “ giocare “ con lui. Con noncuranza fa alcuni passi verso di lui, arrivando a qualche millimetro di distanza dall’altro uomo.

 

“ Hai ragione, potrebbe essere divertente “. Sentenzia, mentre afferra tra due dita il mento di Dean e lo costringe a guardarlo dritto negli occhi. “ Accetto: risveglierò la mia grazia demoniaca e farò vivere Sebastian utilizzandola. Ed in cambio avrò la tua vita, ma non ora “. Ghigna, confondendo ulteriormente il rivale. “ Non saprai mai quando sarà il momento: vivrai la tua vita, chiedendoti ogni giorno se sarà l’ultimo. Chiedendoti quanto la morte sia vicina a te, non potendoti mai concedere di essere pienamente felice. Accetti? “. Chiede, mentre Dean annuisce e, in seguito, sigla il patto con il bacio: certo non gli fa piacere baciare un uomo, men che meno quell’uomo. Ma non ha altra scelta: per suo figlio è disposto a questo ed altro.

   
 
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