V. La sesta carta
[Amanti]
[Amanti]
Scopre che si chiama Monique, la signora delle carte, e ha vissuto in Francia fino ai propri trent’anni – poi un giorno s’è innamorata e ha preso un aereo e, nella sua Parigi, non c’è tornata mai più: dice di non pentirsene mai, ma se avesse letto le carte avrebbe pescato gli amanti rovesciati. Si sarebbe evitata un divorzio burrascoso, in Giappone ci sarebbe venuta comunque.
Tobio non commenta e non domanda – incancellabile, nella sua memoria, il fatto che lui ha pescato dal mazzo la medesima carta di Monique.
«Vuoi sapere, non è vero che lo vuoi?» domanda la donna, scuotendo i capelli strinati di tintura fatta male. «Lo vedo, cosa ti stai domandando».
«Solo perché tu credi in queste idiozie, non vuol dire che debba farlo anche io» risponde, con un’insita vena di superiorità che gli scola nella voce come acqua stagnante. «Ora mi dirai che troverò l’amore e sarò felice, immagino».
Lei ride, indica una foto sparsa sul tavolo come un ventaglio. «Troverai?» domanda, quieta. «L’hai già trovato, non ci credi?».
In una posa piena d’inconsapevolezza, Shoujou Hinata sorride alla macchinetta del caffè mentre confonde il sale con lo zucchero e nemmeno se ne rende conto – giorni fa gli ha scattato l’ennesima fotografia e nemmeno se n’è reso conto.
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