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Autore: EleAB98    10/10/2021    2 recensioni
Malcom Stone è un pretenzioso caporedattore, nonché affascinante quarantenne con una fissa smodata per le belle donne. Ma arriverà il giorno in cui tutto cambierà e l'incallito casanova sarà costretto a fare i conti con i propri demoni interiori, e non solo quelli... Riuscirà mai a guardare oltre l'orizzonte? Ma soprattutto, chi lo aiuterà nell'ardua impresa?
[...]
Gilberto Monti è un giornalista affermato. Oltre a ricoprire una posizione lavorativa più che soddisfacente, ha appena esaudito uno dei suoi più grandi sogni: sposare la donna che più ama. Ma è davvero tutto oro quello che luccica?
[...]
Alex Valenza, un reporter piuttosto famoso, è alle prese con una drammatica scoperta che lo porterà a chiudersi, a poco a poco, in se stesso. A nulla sembra valere il supporto della moglie. Riuscirà a ritrovare la serenità perduta?
*Opera Registrata su Patamù*
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo XII  Gli uomini non cambiano (?)

Martedì


 

Quei fastidiosi gemiti rimbombavano tuttora nelle mie orecchie. Sì, esatto. Fastidiosi era proprio l'aggettivo che il mio cervello mi aveva prospettato a seguito dello squallore a cui avevo appena assistito. Io e Megan, dopo esserci assicurati che Thompson e la sua conquista si fossero arresi alla stanchezza derivante da una notte di fuoco, riuscimmo a defilarci con la consapevolezza – ahimè – di aver fallito ancora una volta. Non riuscii nemmeno a dire una parola. Quelle immagini continuavano a tormentarmi, a malapena incrociavo lo sguardo di Megan.

«Cos'è, adesso sei sconvolto? Un tipo come te dovrebbe essere abituato a un tale spettacolo...»

Mi voltai verso di lei. Quel commento suonò come una stilettata in pieno petto. «Avanti, andiamo a dormire. Domani ci attende una lunga giornata», mi limitai a rispondere. Non avevo affatto voglia di parlare dell'accaduto.

Megan alzò le spalle e, senza aggiungere altro, si diresse in bagno. In quel frangente, ne approfittai per spogliarmi in tutta fretta dei vestiti e indossare il mio pigiama invernale preferito, di un intenso blu scuro. Rassettai con ben poca cura la cravatta, la camicia e i pantaloni a questa abbinata, quindi scostai la coperta e mi rannicchiai sul fianco destro; avrei dato le spalle a Megan. Cercando di non perdermi troppo in lugubri pensieri, attesi quella presenza che, mai come in quel momento, mi era del tutto indesiderata. Avrei tanto voluto stare solo, sapevo di dover riflettere su me stesso e, più in generale, sulla mia vita.

Un flebile rumore di passi mi fece desistere dal sollevare la testa dal cuscino. Non avevo la forza di guardarla, di osservare il cieco disprezzo che, sicuramente, mi avrebbe rifilato. Già mi sentivo sin troppo colpevole.
Riuscii a percepire un sonoro sospiro, che sentii infrangermi il collo. Poi, dopo qualche secondo, una piccola mano si posò sulla mia spalla. Sussultai a quel tocco inaspettato.

«Malcom, ascolta... c'è forse qualcosa che non va?»

Quella domanda mi sembrò davvero assurda.

«Cosa c'è?» ripeté, con maggiore convinzione.

Scossi il capo. «Non c'è niente», le risposi, perentorio.

«Come niente

Come posseduto da una forza misteriosa, mi voltai verso di lei. Inutile ribadirlo: immersa nella penombra era stupenda. «Non c'è niente», ripetei. «Okay?»

Megan mi guardò intensamente. «C'è qualcosa, invece. Hai gli occhi lucidi.»

Non riuscii proprio a risponderle. Avevo un groppo in gola. E sapevo benissimo perché.

Del tutto inaspettatamente, la mano di Megan mi sfiorò la guancia leggermente ispida. Sussultai. «Sai perché sono scappata, oggi pomeriggio?»

«Perché?» riuscii ad articolare, stavo disperatamente cercando di reprimere l'impulso di piangere.

«Mi duole ammetterlo, però... sei un tipo interessante, Malcom.»

Il suo sguardo, d'improvviso, si tinse di una timidezza che non avevo mai visto in lei. «Per certi versi, mi hai ricordato una persona a me molto cara», sussurrò.

Nei suoi occhi, intuii chi fosse quell'importante persona. «Mi dispiace averti fatto ricordare lui

«Invece è stata una cosa davvero magica», ammise lei. «Mio padre è sempre stato la mia guida.»

«Anche la mia.» Mi scappò un mezzo sorriso. Quella manina, nel suo perenne indugiare sulla mia guancia, mi aveva regalato uno strano senso di tepore. Gliela scostai, dolcemente. D'un tratto, provai una sensazione che mi fece non poca paura.

«Allora? Mi dici che cos'hai?»

Tornai a chiudermi a riccio. «Perché vuoi saperlo? Conoscere i pensieri di un casanova non sarebbe poi così eccitante per te, te lo garantisco.»

«Smettila di indossare quella maschera. Adesso sei soltanto un uomo. Un uomo tremendamente vulnerabile.»

Mi si avvicinò, senza alcun preavviso. I nostri respiri erano tornati a mescolarsi, il mio cuore batteva furiosamente nel petto. Provava un misto di sensazioni diverse. Mi scostai da lei facendo appello all'emozione più sgradevole di tutte. Un'emozione che mi coglieva nei momenti più inaspettati. E che la sua sola presenza aveva riportato alla vita. «Megan... non farlo. Ti prego, non farlo.»

«Non fare cosa? Volevo soltanto scusarmi per prima. Forse, sono stata un po' troppo dura.»

«E invece no. Sono esattamente l'uomo che hai descritto.»

«Ma c'è di più», insisté lei. «Io so che c'è di più. E se soltanto tu potessi—»

«Potessi cosa, eh?» sbottai, guardando il soffitto.

Megan sospirò. «Hai mai... hai mai avuto una delusione d'amore?» se ne uscì lei, di punto in bianco.

La guardai di sbieco. «Io? Mai! Un tipo come me non ha mai avuto delusioni di quel tipo. Piuttosto—»

«Piuttosto?»

«Non ho voglia di parlarne con te, okay?»

Il suo volto si adombrò. Eppure non demorse. «Non ti costringerò a parlare, se è questo che temi. Volevo soltanto che tu sapessi una cosa. Volevo che sapessi che ho paura, Malcom.»

Tornai a concentrarmi sui suoi occhi. Questa volta, era lei ad averli lucidi. «Paura? Tu, paura?! E di cosa?»

Sembrava volesse dirmi qualcosa di importante, ma poi ci ripensò.

«Non ti tratterò come quel Richie Rich ha fatto con quella donna, se è questo che ti preoccupa», le dissi, riempiendo quel silenzio assordante. «Senza contare che... per quanto io lo voglia, non potrei mai baciarti. O almeno, non più. Tantomeno fare altro

«E perché mai?»

«Perché ho fatto una scommessa con me stesso. E non ho intenzione di perderla.»

Megan sorrise. «Mmm... questo atteggiamento da uomo che non deve chiedere mai mi sorprende.»

«Non ho mai toccato una donna contro la sua volontà. Sono solo un... un dongiovanni. Non un pazzo.»

«Un dongiovanni piuttosto atipico, direi. Di solito, questa categoria di persone dimostra di avere un solo obiettivo, nella vita.»

«In effetti, io non sono cambiato», mi ostinai a ribadirle. «Ero solo perso nei miei pensieri. Tutto qui.»

«Pensieri davvero oscuri, a quanto pare...»

Spostai l'attenzione su di lei. «Perché poco fa mi hai parlato di delusioni d'amore? Ne hai forse avuta una?»

Megan sospirò. «Più di una, in realtà. Ho avuto due storie che, dalle premesse, sembravano piuttosto importanti, e invece... per quelli là ero solo un'avventura. Peccato che non riuscissi a guardare le cose per com'erano. Ci sono stati tanti segni che, a posteriori, mi hanno fatto pensare che io ero solamente una pedina nelle mani di quei farabutti. E così, dall'ultima volta... mi sono ripromessa che non mi sarei più innamorata. Che nessuno avrebbe più calpestato la mia dignità di donna.»

«Credo che tu ci stia riuscendo molto bene. Sei davvero brava a farti rispettare.»

A Megan scappò una risatina. «E non hai ancora visto niente.»

«E non sono affatto sicuro di volerlo vedere.»

«Non sai cosa ti perdi», rispose lei, con un ghigno malizioso.

Rimasi a bocca aperta. «Mi sta forse provocando, signorina Rossi?» Ridacchiammo, all'unisono. In pochissimo tempo, Megan aveva scacciato tutta la mia tristezza.

«Chi, io? Mi sto soltanto facendo un po' di sana pubblicità

«Saresti senz'altro molto appetibile sul mercato, ma purtroppo ti dovrai accontentare di un collega attempato e rompiballe.»

«Stai forse parlando di te?»

Sorrisi, ambiguo. «Non credo tu abbia raggiunto i quarant'anni, o mi sbaglio?»

«Il tuo è un modo alternativo per ottenere info sulla mia età?»

Scrollai le spalle, facendo il finto tonto. «Hai sempre la battuta pronta tu, eh?»

«Tu non mi sembri certo da meno.»

«Touché.»

«Tornando alle cose serie... come faremo con quel tipo?»

Il sorriso che avevo stampato in faccia se ne andò in un lampo. «Quanti anni hai detto di avere?» le domandai, dopo qualche istante. Volevo tornare a giocare con lei, ma il mio sguardo seducente non sembrò colpirla.

«Dai, non fare il cretino!»

«Eddai, non fare la guastafeste! Penseremo domattina a quel Richie Rich da quattro soldi. Ora come ora... avevo ben altri piani, se non ti dispiace», le sussurrai, avvicinandomi di nuovo a lei come una tigre.

Lei stette al gioco. «Non avevi detto che non avevi alcuna intenzione di baciarmi?»

«Chi ti ha detto che voglio baciarti? Voglio solo... giocare un po'... capisci che intendo?»

Stavolta fu Megan a indietreggiare. «Sta' tranquilla, non sarà nulla di troppo impegnativo», le dissi, facendole l'occhiolino. «Obbligo o verità?» Me ne uscii cosìde bottosenza senso – avevo spesso visto quei famosi meme che uscivano dai tabloid italiani e, devo dirlo, mi avevano sempre fatto sbellicare dalle risate.

Megan mi guardò allibita. «Stai scherzando, vero?»

«Assolutamente no. Allora... obbligo o verità?»

Megan ci pensò su per qualche istante. «Mmm... nessuna delle due.»

«Scelta ardita, la tua», commentai, rifilandole un'occhiata profonda. «Vorrà dire che giocheremo insieme la prossima volta. Non mi sfuggirai tanto facilmente.»

«Questo lo vedremo», ripose Megan, sorridendo furbescamente.

Tornai a scrutare il soffitto. Quelle immagini malefiche tornarono a darmi il tormento. «Mi dispiace che tu abbia assistito... a quello squallido teatrino.»

Megan scrollò le spalle. «È tutto a posto. Non sono certo nata ieri, so bene come va il mondo, caro Quattrocchi... forse anche più di te.»

«Tu dici? E allora... andiamolo a vedere questo mondo, no?»

Megan mi guardò di sbieco. «Che cosa intendi—»

«Ma sì!» replicai, con tutta la verve che avevo in corpo. «Andiamo a farci una passeggiata. Solo io e te. Che ne dici?»

«Credevo volessi dormire.»

«Ce n'è sarà di tempo per dormire, ma solo quando giacerò nella tomba!» Con uno scatto improvviso, mi rialzai dal letto. Mi tolsi la maglietta del pigiama senza troppa nonchalance.

Megan si coprì gli occhi, d'istinto. «Malcom!»

«Cosa c'è! Mica mi hai visto nudo – e, te lo garantisco, sarebbe un gran bello spettacolo!»

«Sta' zitto, casanova dei miei stivali!»

Ripresi a ridere e, nel mentre, mi rassettai la cravatta. Poi, toccò ai pantaloni. Il leggero tintinnio della cintura le suggerì che non avessi ancora terminato di prepararmi. Lei continuava a tenere saldamente quelle piccole manine davanti agli occhi, il suo corpo rannicchiato in posizione fetale, il suo vestito rosso così aderente a quelle curve mozzafiato... Mi concentrai di nuovo su me stesso, deciso a non indugiare oltre. «Avanti, ho finito. Puoi anche guardarti intorno, ora.»

Megan tentennò per qualche istante; poi, lentamente, si tolse le mani dal viso. «Ma allora facevi sul serio», mi disse, allibita.

«No, guarda, ho deciso di diventare pazzo da un momento all'altro!» esclamai, sarcastico. Sapevo molto bene quanto il mio comportamento potesse risultare strano, alle volte. Ma d'altra parte, avevo imparato a conviverci.

«Allora lo vedi? Sei davvero un—»

«Pazzo scatenato, esatto! Dai, prendi la tua borsetta e andiamocene. Saresti disposta a farmi da Cicerone? È da parecchi anni che non mi aggiro per le vie di Firenze, per cui—»

«L'ultima volta che ti ho visto con quelle graziose signorine è forse esclusa dal conteggio

Ignorai di proposito l'occhiataccia di Megan. «Esattamente», confermai. «Vogliamo andare?»

Megan annuì, alzando gli occhi al cielo. «Spero solo che questa serata non ci regali ulteriori sorprese sgradite.»

Sorrisi, sornione. «Chi può saperlo? Di sicuro, la città in notturna è una visione a dir poco affascinante. Se non consideriamo certe distrazioni a dir poco allettanti...»
La scrutai da capo a piedi per un breve istante, e lei non sembrò affatto imbarazzata dal mio commento. Sembrava... come dire, del tutto impassibile alla mia constatazione. D'altronde, non sapevo nemmeno io perché cercassi di colpirla. Forse, perché non ero abituato a ricevere dei no. O più probabilmente, perché volevo convincermi che io ero sempre io quando, in realtà, mi sentivo frastornato oltre ogni dire. E io avevo il sommo dovere di occultare quello strano sentimento. «Permetti?» le chiesi, incarnando la parte del perfetto gentiluomo. Le scortai il braccio, proprio come avevo fatto il giorno prima.

Megan accettò senza nemmeno fiatare, e non appena uscimmo dall'hotel, mi affidai completamente a lei. Senza fiatare troppo, mi limitai a seguirla. Osservavo le sue movenze del tutto incantato. Avrei potuto veramente perdere la ragione, se avesse continuato a camminare con quell'eleganza così innata, spontanea e... ammaliante.

«Dove stiamo andando?» Dovevo assolutamente mettere a tacere i miei pensieri.

«Aspetta e vedrai», mi disse lei, continuando a guardare dritto la strada.

Quando la vidi, rimasi del tutto folgorato. Piazza della Signoria si stagliava maestosa di fronte a noi, il cielo scuro a incorniciarla. Persone di ogni fattezza si incrociavano in un via vai che contribuiva a mantenere vivo quel pezzo di mondo, che ci fece letteralmente sussultare per la meraviglia.

«È stupenda, non è così?»

«Avevo quasi dimenticato quanto lo fosse. Ho sempre evitato di tornare in questi lidi», mi lasciai scappare, senza volerlo.

Megan mi guardò negli occhi. E questa volta non fu lei a tremare. «E perché mai?»

Ma perché non me ne sto mai zitto?!

«Ho sempre preferito visitare altri monumenti, tutto qui.»

«Ed è proprio qui che ti sbagli. Piazza della Signoria è uno dei posti più romantici di tutta Firenze. Perlomeno a mio avviso.»

Mi grattai la nuca. «Andiamo a prenderci un gelato, ti va?» Non volevo affatto perdermi nelle parole di Megan.

Lei accettò di buon grado. «Non voglio allontanarmi da qui, però. Voglio continuare ad ammirare questo luogo splendido.»

Annuii. «Come desidera, signorina Rossi. Ma sto cominciando a essere geloso, lo sa?»

Megan scoppiò a ridere. «Tu, geloso di una piazza?»

In realtà, sono geloso della tua freschezza... del tuo modo di guardare questa vita tanto assurda quanto incredibile.

«Dai, andiamo a prenderci questo benedetto gelato», le dissi, sorridendole appena. Cercavo di fare tutto il disinvolto, ma nell'aria avvertivo un qualcosa di tremendamente familiare. Non sapevo ancora che, per certi versi, quella serata mi avrebbe lasciato il segno.


*Gli Uomini Non Cambiano: brano della cantautrice Mia Martini (1992)

 

   
 
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