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Autore: E niente    11/10/2021    1 recensioni
Un amore impossibile, romantico, passionale, di quelli che ti incantano e ti fanno sospirare.
Ma anche no.
Questi sono solo due dementi, in mezzo a un mucchio di dementi, che vivono l'evoluzione del loro rapporto a metà tra lo sconcerto e il raccapriccio.
La morte del romanticismo, falciato in due con un'ascia e gettato in mare. Tanto, a questi due non serve.
Per questi due, il romanticismo è semplicemente sprecato.
Chiamami come ti pare, mai e poi mai al cinema.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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ATTO I
Il guaio è che gli uomini hanno una particolare abilità nello scegliere proprio le cose peggiori per loro.
- Albus Silente



Fottuto.
La testa in una bolla di vetro, ecco come si sentiva. Il mondo fuori scorreva a velocità rallentata e poi tutto a un tratto scattava in avanti, come se qualcuno stesse incollando il fotogramma sbagliato saltando tutti quelli precedenti.
Un paragone che Clay, comunque, non avrebbe saputo fare. Clay era un mago purosangue, e di robaccia babbana non ne sapeva nulla.
Sapeva soltanto che tutto quanto aveva perso importanza e la sua capacità di concentrazione era andata a farsi benedire. Aveva occhi e testa solo per una cosa ormai, ed era un problema serio.
Insomma, quando non pensava a Pauline pensava al fatto di avere una cotta per lei. Pauline gli esauriva il tempo e le energie. E non era giusto.
Clay aveva un'alta opinione di sé, si reputava sveglio e intelligente, con dei giusti obiettivi nella vita e saldi principi, sicuro e irremovibile nella sua strada. E invece, adesso aveva Pauline in testa e tutto l'ordine perfetto in cui gli era sembrato di vivere finora sembrava stravolto. Niente era più come prima, tutte le sue certezze erano crollate lasciando il vuoto. Clay aveva paura.
Perché proprio Pauline? Perché proprio quella scema, quella nanetta sciocca, impulsiva, screanzata, irriverente, mentalmente instabile, mai innocente, deviata fin dalla nascita, dalla chioma talmente tanto folta da togliere posto alla materia grigia nel cervello? Pauline andava in giro con un cartello invisibile che la etichettava come non interessante a fini amorosi, anzi, stacci alla larga magari. Nessuno poteva innamorarsi di un soggetto del genere, Clay avrebbe biasimato chiunque ci fosse cascato.
Tant'è, Clay ci era cascato lo stesso.
Ma non lo voleva ammettere! Accettare una cosa del genere avrebbe significato rinnegare se stesso e i suoi principi, rinnegare suo padre, rifiutare il suo nome, e non eravamo mica in Romeo e Giulietta, dai. Pauline non valeva la pena di tutta quella fatica.
Pauline non era meritevole d'amore, ecco. Almeno, per non sembrare crudeli, Clay era sicuro che non si meritasse il suo, di amore.
E mentre il mondo fuori andava avanti come se niente fosse, il corpo del giovane Clay era il campo di battaglia tra cervello e cuore, ragione e sentimento. Clayton Fisher stava passando dei giorni orribili, scioccato perché non capiva come era arrivato a cacciarsi in quella situazione - ma davvero? Proprio io? - e sconvolto perché non riusciva a uscirne fuori.
Se il ragazzo incolpava di tutto ciò la sua sciocca e inutile compagna di Casa, noi possiamo tranquillamente affermare che l'unico responsabile era proprio Clay stesso. Clay stava girando il suo personalissimo film mentale dell'orrore e, almeno per una volta, Pauline, con quel casino, non c'entrava davvero nulla.
E questo lui lo sapeva. Il pensiero di essere artefice della propria disfatta non piace a nessuno, infatti Clay lo relegava nell'angolo più remoto della sua psiche. Brutto pensiero, cattivo, vai via! Ma quello era pronto a tornare alla carica ogni qualvolta un barlume di coscienza si accendeva nella mente di Clay, e il ragazzo tornava a vederci chiaro.
Sce-mo! Sce-mo! Sce-mo!
A Clay non restava che digrignare i denti.
Per quanto riguarda il suo povero corpo, be', diciamo che ne aveva vissuto tempi migliori. Il suo stesso organismo sembrava ricacciare l'idea di sentimenti amorosi verso Pauline come se fosse un'infezione virale, e il tutto si traduceva con cardiopalmo, tachipnea, parestesie, e una leggera febbriciola la sera prima di andare a letto. Insomma, Clay era una drama queen al punto da sforare nel patologico.
Nessuno sembrava essersene accorto, comunque. Quello era il quinto anno, e i ragazzi del quinto anno - i Corvonero, soprattutto - erano tutti un po' fuori di testa in quel periodo. Che Clay fosse un po' più irritabile del solito non sembrava strano a nessuno, bastava girargli al largo e no problem.
Tuttavia, Mandy se ne era accorta.
La Caposcuola aveva un occhio rapace e nulla sfuggiva al suo controllo: se uno dei pulcini Corvonero aveva qualcosa che non andava, sicuramente non poteva sperare di mancare i suoi radar. Giunta all'ultimo anno di scuola, Mandy aveva fatto chiarezza nella sua testa e ormai sapeva che il suo futuro sarebbe stato la Magimedicina. Si aggirava sempre con i libri del mestiere in mano e passava quanto più tempo possibile a fare l'ombra di Madama Chips. Perché oltre leggere l'importante era fare pratica.
«Che hai? Non mangi?» chiese Mandy a Clay mentre erano a tavola.
«Ho mangiato» rispose Clay ammassando il cibo nel piatto così che occupasse meno spazio.
«Ma mangi? Stai sciupato» insistette lei, rilevando nel ragazzo un certo nervosismo.
«Sto bene.»
«Ti stai torturando le mani» notò, e il Prefetto subito smise di grattarsi il dorso della mano e nascose il rossore sotto al tavolo. Con l'altra mano si coprì la bocca mentre tossiva.
«Sei raffreddato?»
«No, mamma.»
Mandy, con un approccio razionale e scientifico e con il suo solito modo di fare materno e preoccupato, stava rapidamente scartando tutte le ipotesi fino ad arrivare alle cause di malessere prettamente psicologiche. «Hai pensieri che ti preoccupano?»
A quel punto Clay ne aveva le palle piene, ma non fece in tempo a sbuffare che il suo sguardo cadde proprio dove stava cercando di non guardare da quando il pranzo era iniziato. Pauline stava tirando molliche di pane nel brodo di Anne senza che Anne se ne rendesse conto.
Benedetta ragazza, poteva riuscire a restare ferma un minuto?! Tre giorni prima lo aveva schizzato con la pozione urticante "per sbaglio", costringendolo ad andare in infermeria; giusto il giorno precedente, invece, si era fatta rincorrere per tutta la Torre, dopo avergli rubato il pacco di Api frizzole per mangiarsene la metà. Pauline levitava a mezzo metro dal pavimento, e aveva pensato bene di puntare dietro di sé la bacchetta sparando un getto di aria. Andava avanti come un razzo, sfrecciando a destra e a sinistra: Clay non aveva idea di come fermarla. Era stata una delle cose più stupide che avesse fatto finora.
Pauline era un'idiota.
Però, tuttavia, eppure.
Però Clay, prima di essere schizzato con la pozione, aveva vissuto la lezione di Pozioni in uno stato di perenne agitazione, legato unicamente alla presenza di Pauline al suo fianco - quasi che si aspettasse un tiro mancino dalla sua compagna di banco?
Tuttavia, Clay ammetteva che l'idea di partire come un razzo per tutta la Sala Comune lo aveva fatto ridere. Pauline era stata divertente - se solo lui non fosse stato la vittima del suo scherzo.
Eppure, quando Clay si rendeva conto di essersi incantato, be', vuoi o non vuoi, c'era sempre Pauline nei paraggi che magari non stava facendo niente di male, magari mangiava in Sala Grande o studiava in silenzio sui libri a lezione, o magari respirava e basta, ma era lì.
Era lì - e Clay si sentiva morire.
«Non sarà che sei un po' in ansia per gli esami? Ti preoccupano i compiti?» chiedeva intanto Mandy.
«Può darsi.»
«È normalissimo, sai? Soprattutto per uno come te, che ha sempre preso bei voti. Ti senti un po' sotto pressione, è così?»
Clay annuì.
Mandy si aprì in un caloroso sorriso. «Non ti preoccupare: tu studi da sempre, vedrai che andrà tutto bene.»
Non hai capito un'acciderbolina! Non può andare bene, una cosa così!
Clay stirò un sorriso e abbassò lo sguardo.

Dopo essere rientrato in Sala Comune portandosi dietro pensieri poco confortanti, mentre Clay sedeva con i pugni sotto il mento e i gomiti puntellati sulle ginocchia, Pauline era arrivata all'improvviso, urtando il puf su cui era seduto e facendolo quasi cadere.
Le aveva rivolto un'occhiataccia e aveva sentito il cuore accelerare, mentre il suo cervello urlava no, no, no!
«Scusa, Prefettissimo, avevi un'aria troppo concentrata e dovevi essere disturbato per forza. Se non lo avessi fatto io, ci avrebbe comunque pensato Syd con la cerbottana.»
«Cerbottana?»
Pauline indicò in alto verso Syd che sporgeva dal soppalco, con un tubicino in bocca stile sigaro cubano e un'aria apparentemente indifferente.
«L'ha costruita nell'ora di Storia della Magia. Ne va molto fiero. A che stavi pensando?» chiese subito lei, sedendosi sul tappeto di fronte al puf.
«A niente.»
«Uh-uh, c'è una nuova ragazza?»
Il sorriso di Pauline si allargò come quello di chi finalmente ha trovato qualcosa da fare in un pomeriggio pieno di noia.
«Non c'è nessuna ragazza» ribatté Clay bruscamente, cercando di stroncare la conversazione sul nascere.
«Come si chiama? È una Corvonero?»
«Paul, non rompere!»
«Oh, e andiamo? Non ti sei mai fatto problemi a dire chi è il tuo obiettivo! Non sarà mica una Corvonero davvero, stavolta?»
«Paul» sospirò Clay.
«Odino!» esclamò Pauline, carica di aspettative. «È Mandy, vero?»
L'aria sconvolta di Clay doveva essere più che eloquente, valeva come un no, ma Pauline gli mise una mano sulla spalla con fare consolatorio.
«Stai tranquillo, anche se è mia amica, non glielo dirò.»
«Ma cosa…»
«Ottima scelta, comunque!»
Sei completamente fuori strada, ciccia!
Finalmente Clay si decise a risponderle a tono, facendo appello a tutta la sua naturale eloquenza, ma ormai era troppo tardi, perché entrambi furono presi di mira da una scarica di palline di carta zozze di saliva, amorevolmente tirate da Syd, e tutto quel discorso su Mandy e su un'ipotetica ragazza del cuore venne messo da parte.

***

In un brevissimo colloquio con Abigail, Clay credette di aver trovato l'idea che avrebbe messo a tacere i suoi dubbi una volta per tutte.
Perché Clay era intelligente, razionale e controllato, ed era così che doveva affrontare la situazione.
Di testa. Pugno fermo. Sangue freddo.
«E quella sarebbe?» aveva chiesto ad Abigail, quando l'aveva trovata a scrivere fitta fitta su una pergamena due colonne di parole.
«CLAY! NON DEVI GUARDARE!»
Il ragazzo indietreggiò, con l'improvvisa paura di essere colpito in faccia da uno schiaffo. Abigail era diventata tutto a un tratto molto aggressiva, furiosa come non si sarebbe mai aspettato.
Tuttavia, Clay guardò il pericolo, sprezzante e disinvolto, e con una buona dose di faccia tosta ebbe il coraggio di chiederle:
«È una lista di pregi e difetti?»
Al ché la ragazzina stava già sguainando la bacchetta, una minaccia che valse più di mille parole.
Clay se la cavò per un pelo, riuscendo a dire la cosa giusta per placare la furia omicida:
«Scusa! Non volevo ficcare il naso nelle tue cose, giuro!»
«Ah no, eh? Avrai buttato l'occhio per sbaglio, immagino?!»
«Pensavo stessi facendo il compito di Aritmanzia che ti avevo dato. Volevo vedere come te la cavavi, tutto qui!»
«Be', la prossima volta pensaci bene prima di avvicinarti alle mie spalle di soppiatto… per la miseria, nemmeno quell'impicciona di Annabelle avrebbe avuto il coraggio di farlo.»
Abigail gli riservò un'occhiata penetrante e corrucciata, mentre posava la bacchetta sul tavolo. «E comunque ho risolto il quesito. È nella borsa.»
Clay si schiarì la voce prima di farle i complimenti.
Per essere una di quarto anno, Abigail se la cavava alla grande in un sacco di materie, da profonda secchiona qual era, e con il suo studio aveva anticipato molti argomenti e bruciato un po' di tappe. Spesso la piccoletta chiedeva ai ragazzi di quinto di essere messa alla prova con i loro compiti, e in particolare faceva riferimento soprattutto a Clay che, modestamente parlando, era il migliore del suo anno.
Abigail continuava a fissarlo con il suo sguardo pungente, tenendo la sua lista stretta al petto con fare possessivo. «Puoi prenderlo. La mia borsa non morde.»
«Tu sì, però.»
Lo sguardo di Abigail, se possibile, si fece ancora più minaccioso, e Clay decise subito di fare come aveva chiesto. Afferrò la pergamena nella borsa e si sedette al suo fianco per esaminare il compito di Aritmanzia.
Concentrato com'era, non si accorse che Abigail sospirava.
«Quanto hai letto?» si sentì chiedere, e Clay rispose distratto che non aveva ancora finito, ma gli sembrava fatto tutto bene.
«No, intendo… la lista.»
Clay sollevò il naso dalla pergamena e la guardò, chiedendosi se potesse prendersi il lusso di coglionare allegramente Abigail come era tentato di fare, o se il gioco non valesse la candela.
«Be', vediamo, c'era scritto dolce, comprensivo, simpatico, qualcos'altro che non ricordo, e poi buffone, stupido, idiota, incosciente, impiccione, fissato… mi sta sfuggendo qualcosa, credo.»
Abigail scosse la testa, sconvolta. «Credevo che avessi sbirciato un pochino, non letto tutto quanto!»
«Be', per capire cos'era ho dovuto leggerla tutta…»
Vide il braccio della ragazza muoversi fulmineo verso la bacchetta, e la bloccò.
«Ehi! Calma! Giuro che non dico a nessuno!»
«Con un confundus sarei molto più tranquilla al riguardo» ribatté lei. «Lo vuoi un confundus? Sono molto brava, ti ricordo che ho un Eccezionale in incantesimi.»
«Non metto in dubbio la tua bravura, ma grazie lo stesso.»
«Accidenti!» sospirò Abigail sconsolata. «Ma tu e Syd vi dite tutto, e Syd non lo deve assolutamente sapere!»
Clay capì subito perché Syd non lo doveva assolutamente sapere. Ed era perché quell'idiota del suo amico aveva hobby strani, tipo accoppiare le persone ed elaborare piani per spingerle a innamorarsi davvero. Forse Syd credeva di essere generoso e disinteressato, un buon samaritano, un angelo sceso dal cielo (Cupido!), ma per Clay quel ragazzo era sadico punto e basta.
«Tranquilla, capisco perfettamente. Giuro solennemente che mai e poi mai Syd verrà a sapere di questa storia.»
E veramente su Clay si poteva fare pieno affidamento: era un ragazzo onesto e ligio al dovere, aveva la qualità di pesare le parole che diceva e, in sostanza, non era in grado di dire né fare cazzate.
Abigail, che era dotata delle stesse qualità, si sentì molto più sollevata.
Il discorso non finì lì, ma anzi, quello fu il pretesto per Clay di confrontarsi da pari a pari con una persona che forse sarebbe stata in grado di capirlo senza giudicarlo.
«Sai, io e Syd non ci diciamo davvero tutto: anch'io gli tengo nascoste un po' di cose.»
E così, Clay si era ritrovato a parlare della sua cotta per una ragazza generica che lo metteva un po' in difficoltà. Era solo per confrontarsi, non certo per chiedere un parere su Pauline, ma per sapere se il metodo della lista dei pregi e dei difetti funzionasse.
«Be', con me non tanto» rispose Abigail.
Clay si chiese chi diamine fosse il soggetto dei sogni amorosi di Abigail, che fosse stupido, idiota, buffone e quant'altro. Doveva essere un tipaccio.
Ma d'altronde, anche Pauline era un tipaccio.
Quando, tutto solo, nella calma della biblioteca, provò davvero a stilare una lista, la colonna dei difetti si riempì all'istante. Ed era tra l'altro molto simile a quella che aveva compilato Abigail, assurdo!
Non sarà che ad Abigail piace Pauline? L'ho sempre detto che Paul è un tipo mascolino, non c'è da sorprendersi.
Non era proprio così. Nessuno pensava a Pauline in senso amoroso, ma proprio nessuno, a parte Clay.
Il soggetto delle turbe psichiche di Abigail, inoltre, venne scoperto due anni dopo. La ragazza all'epoca era solo all'inizio dei suoi tormenti!
Ma questa è un'altra storia.

***

Clay era rimasto a riflettere su quella vicenda più del previsto. Perché di pregi ne aveva trovati giusto tre in croce, ma erano pregi che sembravano valere oro ai suoi occhi.
Spensierata
Buona amica (a volte)
Divertente (a volte)

Clay non sapeva esattamente da quando aveva cominciato a trovare Pauline divertente, ma era meglio non chiederselo. Sapeva solo che quando lo faceva ridere, la sua risata trattenuta era sempre molto più di una risata, c'era dietro un misto di dolcezza e tenerezza che Pauline gli suscitava.
E che sarebbe stato meglio non provare affatto.
Era la stessa dolcezza che gli stringeva il cuore quando la trovava al suo fianco a fare i compiti di Astronomia, o quando aiutava Bernie a finire i compiti, o quando si rendeva buona e servizievole con Mandy, o ancora quando aiutava Syd a mettere in atto i suoi piani diabolici. Perché era vero che metà delle volte Pauline e Syd erano due pazzi furiosi da legare e imbavagliare, chiudere in cella e buttare la chiave, ma era anche vero che per le stupidaggini avevano una complicità invidiabile.
In fondo, Clay, nel suo ruolo da prefetto, si trovava bene a fare la guardia, a gettare sempre un occhio nella loro direzione e controllare che non stessero combinando niente di pericoloso o illegale, a sorvegliarli anche se fingeva di lamentarsi. Gli piaceva. Soprattutto Pauline, che metteva sempre alla prova la sua sveltezza, la sua prontezza di riflessi e la sua abilità in incantesimi. Era un buon allenamento per la mente e per il corpo. E, be', era anche un ottimo modo per ammazzare la noia.
Poi doveva ammetterlo, Pauline sapeva rivelarsi un'amica: forse un'amica un po' bislacca, molto entusiasta e disponibile ad aiutare gli altri in faccende losche - affari in cui Clay non si immischiava se non per mettere i bastoni fra le ruote.
Ma Pauline era un'amica anche quando sorvolava sull'orgoglio e il malumore di Clay che gli impedivano di chiedere aiuto - come quando aveva terminato per lui il disegno per Erbologia, seppur masticando parolacce. Quando la professoressa Sprite lo aveva bonariamente ripreso per essersi fatto aiutare, Clay era arrossito fino alla punta dei capelli; non era particolarmente dotato né in Erbologia né in disegno, ed era palese che ci fosse la mano di Pauline su quella pergamena. Ma con che serietà Pauline aveva mantenuto la sua faccia di bronzo di fronte alla professoressa! Quanto era stata impudente!
Okay, forse Clay stava divagando un po' troppo nei pensieri. Doveva rimanere più concentrato. Sveglia! La lista!
Quindi sì, quei tre pregi c'erano, e potevano anche essere sottolineati ed evidenziati con l'inchiostro rosso, da quanto piacevano a Clay. Tuttavia, la bilancia pendeva inesorabilmente dal lato dei difetti, era lampante.
Forse Clay avrebbe dovuto fare una lista di pregi e difetti di qualche altra ragazza, forse così si sarebbe reso conto meglio che stava dando i numeri e che Pauline non gli piaceva affatto. Qualsiasi ragazza avrebbe dato una lista migliore di Pauline, perfino Annabelle!
Poi, parliamoci chiaro, non era nemmeno bella. Il fatto che Clay si fosse fissato con lei, be', era semplicemente prova della sua magnanimità e del suo buon cuore: se Pauline era carina forse era solo perché Clay era largo di giudizi, non per altro. Di certo non poteva mettere bella nella lista dei pregi, non sarebbe stato oggettivamente realistico.
Chiuso nell'interiorità delle sue macchinazioni, Clay era appena giunto alla conclusione che no, Pauline non meritasse affatto tutto quell'interessamento da parte sua, e decise che se la sarebbe dimenticata in men che non si dica. Poi, la sua attenzione fu attratta dalle maniche della propria divisa, anzi, dalla divisa stessa, che passava dal blu, all'arancione, al rosa shocking, al bianco a pois rossi, al verde lime.
Aveva le allucinazioni, senz'altro.
Invece no. Era Pauline che agitava la bacchetta a cinque metri di distanza da lui, con una rotazione del polso pigra e noncurante. Chissà da quanto tempo gli stava trasfigurando la divisa in mille colori diversi, e lui, che era sovrappensiero, non se ne era nemmeno accorto.
Non riuscì a reagire. Fissava a tratti la divisa a tratti lei, ma rimase immobile e senza energie. Era la prima volta in cinque anni che si dimostrava completamente passivo di fronte alle provocazioni senza senso di Pauline.
La ragazza parve preoccuparsi.
«Prefetto, t'appost?»
«Hai rotto le pluffe.»




   
 
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