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Autore: Sia_    15/10/2021    3 recensioni
È appena finita l’ora di matematica quando Marinette decide che è arrivato il momento. Il suono della campanella le martella nei timpani, mentre nasconde tutte le sue cose nello zaino a malo modo e scende un paio di scalini per raggiungere Adrien. Alya la guarda da lontano e le fa un segno di incoraggiamento. Così lei prende un lungo respiro, lo chiama e gli confessa i suoi sentimenti. Quella stessa sera, Ladybug è accasciata sulla spalla di Chat Noir e pensa che sarà sempre tutto inutile: non la vedrà mai come più di un’amica, vero?
[Questa storia partecipa al Writober di fanwriter.it]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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V.

15 Secret Identity

Ladybug gli smuove il braccio, “Perché?” insiste a chiedergli. Non sa da dove sia uscita tutta questa curiosità, ma viene circa dallo stesso posto che le batte forte quando lui la guarda e la chiama Buginette. Somiglia, ora se ne rende spaventosamente conto, alla sensazione che prova quando Adrien si gira in classe, le sorride e la chiama Mari

Oh, santa Tikki. 

Non è un gran danno, però Ladybug proprio non riesce a fare due più due e non è in grado nemmeno di decifrare quell’improvviso rossore che si è formato sulle guance di Chat Noir. “Senti, Buginette, prima hai detto che Adrien probabilmente non ha capito niente della tua confessione… che gli hai detto esattamente?” 

Marinette s’appunta di bandire quel soprannome dalla loro relazione, perché quando lo sente un brivido le percorre la base del collo e le si ferma proprio dietro all’orecchio destro. “Sto per rovinarmi la reputazione.” Si mette a ridere e stacca la mano dal braccio del supereroe. “Allora, ho esordito dicendo che mi piace un sacco la musica classica perché…”

“Perché la suona un pianoforte?” 

Ladybug annuisce convinta e comincia a segnare tutte le stupide uscite che ha fatto quella mattina sulle dita, “E poi ho continuato sentenziando che la scherma, Adrien gioca a scherma, è uno sport grandioso perché…” 

“Non si vede la faccia?” 

Ladybug tira su l’indice e sorride, “E poi ho concluso dicendo che essere bravi in matematica…”

“Non serve a niente?” 

Ladybug stringe la mano che ha appena finito di usare come segnalibro in un pugno e chiude gli occhi frustrata, “Mentre il piano era dirti che amo la musica classica che suoni con il tuo pianoforte, che la scherma è uno sport grandioso perché lo giochi tu e che essere bravi in matematica serve perché sei super intelligente sia a livello di logica che a livello emotivo ed è per questo che mi piaci da quando abbiamo iniziato a frequentare le medie.” Chat Noir si alza dal parapetto, le orecchie ben dritte sulla testa: ci è finalmente arrivata anche lei? 

Oh, santa Tikki. 

“Cioè, è quello che volevo dire a lui, non a te.” Si corregge appena si rende conto dell’errore che ha commesso. Si mordicchia un labbro, cercando sul viso di Chat Noir una qualsiasi emozione, ma per qualche secondo la sua faccia è una tela bianca. Poi scoppia a ridere ed è costretto a mettersi in ginocchio. “Se questa è la tua reazione alla mia confessione d’amore per Adrien, non oso immaginare quale sarà la sua!” sbuffa Ladybug, incrociando le braccia al petto e abbassandosi alla sua stessa altezza. 

La risata di Chat Noir si fa più intensa e lui alza il capo verso l’alto, asciugandosi una lacrima con il dito. “Ti prego, non peggiorare la situazione.” 

“Sei stato tu a farmi gridare che amo Adrien Agreste in piena notte, adesso non puoi lamentarti se…” 

Le sorride e le prende le mani, “Mari, non mi sto lamentando.” 

Mari. 

Oh, santa Tikki.

Dev’essere un sogno, però nei sogni non ha mai sentito il calore umano di un’altra persona e non ha mai sentito nemmeno il cuore batterle così forte nel torace. “Hai detto il mio nome.” Questa volta ci arriva, si rende improvvisamente conto che Chat Noir ha davvero i capelli del colore del grano, due meravigliosi occhi verdi e un sorriso mozzafiato. Si rende poi conto che Chat Noir ha saputo, quasi meglio di lei, la "confessione" d’amore che ha fatto ad Adrien quella stessa mattina.

“Ti va di dire il mio?” le chiede, spostando la mano destra e accarezzandole la guancia, “Se non ti va fa niente, prima hai palesemente cercato di evitare il discorso e mi sta bene anche se vogliamo fare finta che questa sera non sia mai successa e che io non abbia mai scoperto la tua identità segreta e che…”

“Ho la sensazione di aver già detto il tuo nome un sacco di volte questa sera.” Lo interrompe, arrossendo sulle guance. 

“Ben otto, per essere precisi.” 

“Le hai contate davvero?” Marinette chiude gli occhi, pensa che forse se lei non lo vede, anche lui non potrà vedere lei. È un tentativo disperato di scappare via da quella sensazione di imbarazzo che le sta mordendo le punte dei piedi e che presto la farà cadere a terra. 

“Sono bravo in matematica, l’hai detto tu proprio qualche minuto fa.” 

“Sei sleale.”

“Io sarei quello sleale? Hai passato quasi un quarto d’ora a evangelizzare Adrien Agreste davanti a me, che sono Adrien Agreste!” 

“Come potevo sapere che Adrien Agreste avesse un’identità segreta?” domanda invece lei, lanciando i suoi profondi occhi azzurri in quelli verdi del ragazzo. “Poi sei tu quello che ha cominciato slealmente a starnazzare su quanto innamorato perso sia di Ladybug, che era proprio accanto a te in quel momento!” 

Chat Noir arrossisce e porta la mano sinistra – a forza, perché s’allontana dalle dita di Marinette – dietro il collo con fare imbarazzato, “Però è la verità.” Decide di dirle, abbassando il tono di voce fino quasi a farlo diventare un sussurro. 

Ladybug sorride, si rimette in piedi e poi gli allunga un braccio per fare altrettanto. Il rossore sulle guance del ragazzo l’hanno convinta che probabilmente è naturale essere disagio nel fare certe cose ed è naturale avere paura, impappinarsi e rendersi ridicoli. Quante volte ha beccato Chat Noir ad inseguire strane ombre sulle pareti? O quante volte Adrien l’ha beccata a cadere per terra a causa del tocco lieve delle loro mani? Va bene così, sì dice, perché si bilanciano tanto bene. “Senti, Chaton, secondo te Adrien Agreste potrebbe mai vedere Marinette, anche detta Mari, come più di un’amica? Perché so che a lei piacerebbe tanto.” 

“Per quel che ne so, a lui piacerebbe non essere più amici.” La fa ridere e lui alza l’angolo della bocca con ingenuità, “Che ho fatto di sbagliato?” 

“È che detta così sembra che Adrien odi Marinette e non la voglia proprio più vedere.” 

Le sorride e si avvicina di qualche centimetro, “Non riesco nemmeno a sopportare l’idea di non vederti più.” Appoggia la fronte contro quella della ragazza e cerca il colore azzurro dei suoi occhi, “Scusa se me ne sono andato stamattina, ma mio padre mi stava chiamando e…”

“Chat Noir è il figlio di Papillon, tu hai dovuto sconfiggere tuo padre. Oddio, Chaton, me l’avresti dovuto dire subito invece di tenerti tutto dentro.” 

“Se ti prometto che poi mi sfogherò con te per due ore sul comportamento di mio padre, ci lasci finire l’altro discorso? Sembra molto più interessante parlare del fatto che Adrien vorrebbe uscire con Marinette, piuttosto che riflette sul perché Adrien non sopporta Garbiel Agreste, che dici?” 

Ladybug annuisce, chiude gli occhi e strofina la fronte contro quella di Chat Noir. “Per la cronaca, nel caso tu non l’avessi ancora capito, a Ladybug andrebbe di uscire con Chat Noir e non solo per correre sui tetti insieme di notte.”

“Mari, guarda che sei tu quella che va male in matematica e che ci ha messo un'eternità a capire che stavi parlando con Adrien.” 

“Il fatto di averlo scoperto quindici minuti prima di me non cancella gli ultimi tre anni d’oblio” gli dice, inclinando un po’ il viso e riaprendo gli occhi per guardarlo meglio. “Forse avevo ragione stamattina, essere bravi in matematica non serve poi a molto.” 

Chat Noir sembra pensarci su un attimo e poi le sorride, “Ha i suoi lati positivi, ad esempio ricordo a memoria la formula per calcolare la distanza tra due punti.” 

Ladybug alza un sopracciglio ed è visibilmente confusa, “E?” 

Adrien allora la bacia. Ah, pensa Marinette, mentre le dolci labbra del supereroe sono incollate alle sue. Si fa più vicina e lascia che sia lui a stringerla in un abbraccio, con le mani che si uniscono proprio all’altezza dei fianchi. Forse, pensa ancora Marinette, c’è un caso in particolare per il quale i due punti finiscono per coincidere, forse c’è un modo per essere ancora più vicini. Gli passa le mani tra i capelli e poi le lascia cadere dietro al suo collo.  

Quando la sua bocca chiede aria, s’affretta ad appoggiare il capo al suo petto e a prendere un respiro profondo. L’ha baciata. Adrien Agreste, il favoloso protagonista di una serie animata, l'ha baciata. “Ci sarei arrivata anche senza formula” gli sussurra sul costume, serrando gli occhi e immergendosi nel suo profumo. 

“Dettagli, Buginette, dettagli.” 
 


Salve! Vengo a mettere una parola fine a questa storia. Mi sono divertita molto a scrivere questo primo esperimento di "long" su Miraculous. Avrei voluto dare vita ad un capitolo un po' più ricco, meno dialogato, ma partecipare al Writober mi sta togliendo ogni energia mentale. Spero davvero di non avervi deluso. 
Per il resto, vorrei tanto ringraziare le persone che hanno seguito e amato la storia e che mi sono state vicine durante tutta la stesura (parlo proprio di te, Mari, sei stata davvero indispensabile. Questa storia senza di te non esisterebbe, quindi è proprio tua, ti dedico tutti i miei Adrien non protagonista).
Non so che altro dire, perché non sono brava con gli addii. Grazie mille ancora per tutto, 
Sia 
   
 
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