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Autore: Atenah    19/10/2021    0 recensioni
[Seguito di "Sherlock, Lupin e io - Un'Ultima Missione]
L'era dei "Segugi di Briony Lodge" si era chiusa come il sipario dopo un meraviglioso spettacolo, di quelli che ti lasciano con un formicolio caldo e dolce nella pancia.
Avrei però dovuto sapere che ad uno spettacolo segue sempre un altro, il sipario si aprirà e chiuderà infinite volte, ed in realtà la calma assoluta non è mai stata adatta a me.
Avrei dovuto considerare l'inarrestabile circolo della storia. La mia era, anzi, la nostra era era alle porte: quella di Holmes, Lupin e io.
Genere: Avventura, Mistero, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Altri, Irene Adler, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’inizio del concerto


 

Faceva freddo a Londra, ma non era ancora quel gelo umido che si fa sentire fin sotto le ossa. Gli alberi si facevano ormai sempre più spogli ed i parchi presentavano un ricco tappeto di foglie variopinte. 

Mi ero seduta con le gambe a penzoloni sul bordo del palchetto del Golden Corner con un infuso di limone e zenzero che avevo addolcito con del miele e guardavo le luci dei lampioncini ed i passanti che si potevano intravvedere dal vetro della porta. 

Elise non era ancora arrivata,il che era insolito, ma la cosa non mi preoccupava, sapeva badare a se stessa, speravo solo che facesse in tempo per il nostro piccolo concerto.

In effetti poco dopo la mia amica entro con una folata di vento che le fece danzare i capelli ramati ed i fogli dello spartito che teneva in mano; avremmo suonato Schumann. Mi adocchiò e mi rivolse un sorriso scusatorio prima di andare a salutare Ernie. Capii che doveva essere passata dal suo appartamento per prendere il suo violino e lo spartito di corsa prima di venire al nostro appuntamento del mercoledì. Non l’avevo vista a Vauxhall da almeno una settimana e mezzo, ma feci appena in tempo a chiedermi perché, che Ernie stava già annunciando il nostro programma per la serata, così mi affrettai a bere l’ultimo sorso del mio infuso e mi sedetti al pianoforte. 

Suonammo il Fantasiestück Op. 73. Entrambe conoscevamo già il pezzo, ma lo avevamo provato comunque un paio di volte a Briony Lodge e così riuscimmo a suonare senza particolari tensioni e godendoci la musica. Sherlock diceva sempre che Elise era un talento sprecato e che sua madre, se avesse saputo che, dopo tutti soldi spesi per la sua educazione musicale incluso un professore privato, sua figlia aveva smesso di suonare per le grandi orchestre, si sarebbe strappata tutti i capelli. Forse Holmes aveva ragione, la mia amica suonava benissimo, era come se disegnasse pensieri e sentimenti con la musica, ma d’altro canto la capivo. Spesso le cose belle vengono rovinate quando si cerca di portare la loro bellezza alla perfezione e purtroppo molte delle orchestre maggiori di europa erano ancora abbastanza vecchio stile e con la loro rigidità rubavano una parte alla musica che Elise non aveva intenzione di lasciare andare: la diversità. Quando suonavamo insieme al Golden Corner eravamo libere di seguire le melodie, le note senza avere paura di sbagliare, se il pezzo non veniva esattamente così come lo avevamo provato non faceva niente e la gente applaudiva comunque. Era bellissimo.

Finimmo fra le acclamazioni degli ospiti e ci inchinammo più volte ridendo, poi ci dirigemmo al “nostro tavolo” dove mi lasciai cadere sulla sedia con un scherzoso tonfo. Ero stata io a scegliere quell’angolino, per due motivi: lì si aveva un’ottima vista su tutto l’interno del locale, ma allo stesso tempo c’era meno confusione che nei tavoli al centro della sala ed inoltre, anche se probabilmente allora non l’avrei mai ammesso, ero stata leggermente influenzata dalle storie di mia madre ed dei famosi incontri con Sherlock e Lupin alla Shackleton.

Elise si alzò e tornò poco dopo con due bicchieri di cyder ed una ciotolina di crisps che però non toccó. Io mi infilai qualche patatina in bocca, ma continuai a guardarla comunque attentamente, qualcosa non andava. Visto che non mi diedi affatto pena di nascondere il mio sguardo inquisitorio, lei mi rispose alzando un sopracciglio. Mi schiarii la voce e puntai in modo teatrale un dito su di lei il che le strappó una mezza risata, poi mi buttai nelle mie deduzioni. 

“Sei arrabbiata, ma ti sei presentata qui al nostro incontro, quindi direi che posso dirmi fortunata di non essere l’oggetto della tua furia” incomincia. 

Elise si era fatta più seria, si era portata un dito al mento e mi osservava attenta, ma aveva ancora l’accenno di un sorriso sulle labbra e mi rispose con un: “Hmm.”

“Inoltre è già da un po’ che non ti ho visto a Vauxhall, credo che centri qualcosa con il SIS” seguii il filo dei miei pensieri, poi improvvisamente pensai di avere capito: “Ti è stata assegnata una missione!”

Elise si lasciò sprofondare con un sospiro nello schienale della sedia facendo cadere le spalle: “Tutt’altro purtroppo!” 

Io mi lasciai sfuggire uno sbuffo in seguito alle mie conclusioni inesatte, ma le lanciai comunque uno sguardo invitandola a proseguire.

“Il fatto è proprio che non sto facendo assolutamente niente! Qualche scartoffia da compilare qua e là, al massimo può capitare che chiedano la mia opinione su qualche passato svolgimento di missioni ma sennò nulla, solo la noia più assoluta” mi spiegò e dal tono di voce capii che la cosa la rendeva veramente insofferente. 

Anche a me sembrava strano: “Non ha senso. Sembravano volerti alla SIS a tutti i costi, hanno quasi litigato con i servizi segreti americano per contarti come una dei loro!” ricordai.

Lei fece le spallucce: “Da quando Sir Hugh Sinclair è diventato il nuovo direttore non mi è stato assegnato più niente. Ho cercato di parlare con lui, ma ogni volta che mi presento a Vauxhall mi informano del fatto che “il signore è impegnato” o risulta letteralmente sparito dalla faccia della terra.”

Scossi il capo incredula: “Ma è ridicolo! Credi che ti stia evitando di proposito?” Finalmente Elise allungò una mano verso le crisps: “Non lo so, forse non ha tempo di parlare con una ragazza” disse frustrata.

Stavo per proporre di andare a parlare al suo posto con Sir Sinclair, quando lo sguardo  della mia amica si alzò tutto di un tratto ed io mi affrettai a serguirlo. 

Si era avvicinata una giovane donna, della nostra età, decisi. Il suo taglio di capelli mi ricordava quello che Irene aveva avuto fino a pochi anni prima, anche se la chioma della ragazza era scura come il cioccolato, così come i suoi occhi. Era chiaramente timida e sembrava quasi nascondersi dietro al suo rossetto ed i fiocchi nei suoi capelli. 

“Parlo con Adler & Holmes?” bisbigliò con un piccolissimo sorriso, stringendo le dita intorno al suo borsellino color pervinca. Sembrava non sentirsi a sua agio fra tutte le voci, quindi annuii e risposi con un un tono gentile: “Sì, siamo noi. Ci cercavi?”

Lei fece di sì con il capo, ma i suoi occhi guizzavano comunque nervosi per la stanza. 

Scambiai uno sguardo interrogativo con Elise che a quel punto intervenne: “E con chi abbiamo il piacere di parlare noi? Come possiamo aiutarti?” 

L’attenzione della ragazza fu di nuovo su di noi: “Dora Plinout, piacere, e scusatemi se sono piombata qui all’improvviso. Sono interessata ai tuoi quadri ed il signor Balinski ha detto di rivolgermi direttamente a te” disse poi rivolgendosi ed Elise.

C’era qualcosa di sfuggente in quella giovane donna e notai che anche la mia amica la pensava così, le fece però comunque segno verso le scale: “Certo, vieni pure, sono al secondo piano i dipinti.” 

 
   
 
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