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Autore: GReina    24/10/2021    2 recensioni
Questa raccolta di OS partecipa alla sfida WRITOBER lanciata da Fanwriter.it
Per tutto il mese di ottobre pubblicherò una OS al giorno! Trame e personaggi varieranno di volta in volta. Consultate l'indice e la premessa (primo capitolo) per maggiori informazioni e curiosità su prompt scelti e personaggi!
[coppie: kuroken | ushiten | iwaoi | semishira | osasuna | daisuga | sakuatsu | tsukkiyama | tanakyo | shoumika | arankita | yakulev | bokuaka | matsuhana]
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Aoba Johsai, Karasuno Volleyball Club, Nekoma, Shiratorizawa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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n.a.
Preparatevi, perché questa OS sarà qualcosa di… diverso.

 Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it
» Prompt: Proverbio
» N° parole: 850

24. Proverbio – Ushijima

Ad Ushijima giocare a pallavolo era sempre venuto semplice. Sapeva di non essere il più forte ed anche di poter sempre migliorare. Ma sapeva anche di star percorrendo una strada in discesa. Ecco. Come vostra narratrice non ho problemi a dirvi questo. La strada di Ushijima era in discesa, non perché diretta verso l’insuccesso ma perché semplice. Ma Ushijima Wakatoshi non è la vostra narratrice. Non è un’universitaria in perenne stato di stress con troppi libri da studiare e le mani nei capelli a causa del difficile prompt di questa giornata di ottobre. Soprattutto, Ushijima Wakatoshi ha sempre avuto problemi con i modi di dire.
Così, frasi come “la propria squadra è come un campo fertile” vanno benissimo, ma prova a fargli capire cosa intendi dicendo “cadi sette volte, rialzati otto” e capirai la disperazione dei suoi amici dello Shiratorizawa.
Riproviamo.
Ad Ushijima giocare a pallavolo era sempre venuto semplice. Formato nel fertile campo quale quello dello Shiratorizawa era (che vi dicevo!), l’asso non trovava ostacoli dove per altri ce n’erano. Non nell’ambito della pallavolo, almeno.
«Però non capisco…» interruppe il discorso di Ohira una sera. Avevano finito di cenare già da diversi minuti, ma ancora tutta la squadra si trovava nell’area comune del dormitorio.
I presenti si voltarono verso di lui in attesa che continuasse, così chiese: «Come potrei mai rialzarmi otto volte se cado solo sette? Parto già da terra?» i suoi compagni strabuzzarono per qualche secondo gli occhi, poi alcuni di loro sorrisero, altri iniziarono a ridacchiare. Succedeva spesso, ma lui come sempre non capiva.
«È un proverbio, Wakatoshi-kun.» fu come sempre Tendo a dirgli quelle parole. «Vuol dire “non smettere mai di lottare, non importa quante volte tu possa fallire, continua a rialzarti”. Capisci?» Ushijima corrugò gli occhi, ma lentamente iniziò ad annuire.
Non aveva senso. Non secondo lui. Era matematicamente incorretto e fisicamente impossibile. Perché non dire “non smettere mai di lottare” se era quella la frase che si intendeva?
Il giocatore tuttavia temeva di passare per debole. D’altronde lui era l’unico a non cogliere qualcosa di così apparentemente scontato per gli altri, così tacque.
La volta successiva fu: “tutti commettono errori, ed è per questo che c’è una gomma per ogni matita”. Insomma, erano due frasi a se stanti! Perché collegarle? Inoltre, erano state pronunciate da Washijo dopo la sconfitta contro il Karasuno. Perché adesso il coach si metteva a parlare di matite e gomme da cancellare?
A Ushijima bastò guardare Tendo. Lui sorrise e disse:
«Sì, Wakatoshi-kun. È un modo di dire.» il rosso non si era dilungato oltre per non interrompere l’allenatore, così erano tornati sul discorso poco più tardi, ma non importava quante volte Satori provasse a spiegarglielo: per lui non aveva senso.
Poi ci fu: “l’amicizia e l’amore non si chiedono come l’acqua, ma si offrono come il thè”, giusto per mettere Tendo ancora più in difficoltà. E ancora: “non vedere è un fiore” al solo udirlo Ushijima si era sentito più confuso che mai; “se non entri nella tana della tigre, non catturerai un cucciolo di tigre” perché mai avrebbe dovuto stuzzicare un animale tanto pericoloso per avere i suoi cuccioli??; “nascondere la testa ma non il sedere” lì l’occhio di Ushijima era scappato al fondoschiena di Tendo. Perché magari figurare il detto l’avrebbe reso più comprensibile, giusto? (La vostra narratrice sa che non è per quello che l’ha fatto).
Aveva iniziato a migliorare, però. Perché sebbene continuasse ad arrancare nell’ignoranza riguardo al loro significato, almeno aveva iniziato a capire per conto proprio quando una frase era intesa solo in senso figurato. Perché le persone non hanno realmente la coda di paglia né i serpenti hanno le gambe. Che poi questo volesse dire da una parte che ci si sente colpevoli e dall’altra che qualcosa è superfluo era un fatto che solo con Satori l’asso poteva tentare (fallendo) di comprendere.
Quella era una realtà con cui Ushijima aveva dovuto imparate a fare i conti e con cui la vostra narratrice si sente vicina, traumatizzata – ormai – da tutti i proverbi giapponesi che ha letto nelle sue ricerche.
Non aveva importanza, comunque, che lui rimanesse nell’ignoranza. Né che lo prendessero in giro. Perché c’era Tendo.
Un giorno – demoralizzato che il proprio lavoro non avesse portato a nulla – Wakatoshi bussò alla porta della camera del centrale. Questi aprì dopo appena un attimo, così subito incontrando il suo sguardo Ushijima ammise:
«Volevo venire qui e dichiararmi usando un proverbio sull’amore. Ma di tutti quelli che ho letto ne ho capiti pochissimi… e quelli che ho capito erano tutti tristi e orribili.» non riuscì ad impedire alle sue labbra di imbronciarsi, ma subito Satori rimediò allacciandogli le braccia al collo e baciandolo veloce bocca su bocca.
«Oh, Wakatoshi-kun. Tu non hai bisogno di tanti giri di parole per conquistarmi.»
Così si misero insieme e vissero per sempre felici e contenti. Amen.
Sì, la vostra narratrice è Ushijima alla fine. La vostra narratrice ha cercato in mille siti diversi proverbi sull’amore e ha trovato solo depressione. La vostra narratrice non ha voglia di scrivere una conclusione decente. La vostra narratrice spera di sopravvivere al mese.

 
n.a.
Che posso dire… le mie note autrice sono la OS intera, quindi non mi rimane molto da aggiungere. Vorrei solo ribadire che scrivere di oggi è stato orribile. Non avrei mai nemmeno pubblicato una storia del genere se non facesse parte di una raccolta insieme ad altre trenta one-shot. Come per la 5+1 di giorno 13 ottobre ho voluto provare qualcosa di diverso (anche perché non mi venivano altre idee). Be’, sì… esperimento fallito… ma il writober è perfetto per provare cose nuove! Quindi non me ne pento.
Chi non risica non rosica. Giusto?
   
 
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