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Autore: BlackVanilla    26/10/2021    1 recensioni
* ATTENZION SEQUEL - E' CONSIGLIATA LA LETTURA DI HEART AND LIFE * Dopo Heart and Life, Gwennie ritorna più desiderosa che mai di guarire dal suo terribile virus...riuscirà Law ad aiutarla? Come andrà a finire tra i due? La loro storia avrà un futuro o incontrerà troppi ostacoli da affrontare? Lo sapremo solo leggendo!!! Un racconto ambientato nella magica Wano accompagnerà i lettori che vorranno gentilmente seguirla!
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Mugiwara, Trafalgar Law
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Gwennie si tolse il cardigan giallo, lo usò per detergersi il viso dal sudore e lo gettò negligentemente a terra, superandolo poi con un balzo per poter tornare così al cuore della battaglia; si soffermò giusto un momento a pensare a come si era evoluto tutto così rapidamente da quando lei, gli Heart e alcuni Foderi Rossi erano sbarcati presso l'entrata segreta dell’isola grazie al contributo del Polar Tang.
Rufy e gli altri avevano preferito proseguire dalla via principale in compagnia di Kidd e la sua ciurma, una parte dei Foderi Rossi e i samurai che avevano coraggiosamente deciso di ribellarsi al dominio di Kaido.
Alla presente, un gruppo di ribelli non sapeva in che situazione era l’altro, la sola cosa che era chiara a tutti era di dover abbassare drasticamente il numero di combattenti facenti parte dell’enorme esercito dei pirati delle Cento Bestie.
Perciò a Onigashima la guerra era totale: da un lato i pirati Heart, i Mugiwara e i samurai in compagnia dei visioni, dall’altra i pirati di Kaido e, grazie alla neonata alleanza tra i due Imperatori, tutta la ciurma di Big Mom, figli compresi.
La situazione era diventata bollente quando avevano fatto la loro comparsa le Super Star, Queen fra tutti, le quali facevano ottimo e abbondante uso delle numerose risorse belliche di cui l’esercito delle Cento Bestie era possessore.
Shachi e Penguin erano dei combattenti formidabili, l’uno copriva le spalle all’altro mentre il compagno attaccava...in questo  modo non erano mai allo scoperto, Bepo era uno dei visoni più agili che esistevano: nonostante la mole spiccava dei balzi altissimi e riusciva a prendere di sorpresa i nemici piombando loro alle spalle ed eliminandoli con poche mosse. 
Gwennie cercava di usare il chakram il più possibile e riuscire così a conservare gli aghi avvelenati che aveva nascosto nei bracciali di cuoio per qualche combattimento ravvicinato, un corpo a corpo dove la sua arma non sarebbe potuta essere decisiva.
Stava per raccogliere il cerchio argentato da terra quando con la coda dell’occhio vide comparire alla sua destra un paio di energumeni decisamente minacciosi: avevano le sembianze tipiche di due giganti, il loro stile nell’abbigliamento li ricordavano parecchio ma, allo stesso tempo, qualcosa nel loro aspetto faceva intuire che in realtà non appartenevano a quella razza.
Il più alto aveva dei folti capelli rossi e un paio di baffi a manubrio, teneva in mano una grossa mazza di legno dalla punta accuminata di ferro lucente...si faceva chiamare Pepper; il compagno era biondo e i fini capelli lisci gli arrivavano fino alle spalle, riuscendo appena a sfiorare la grossa armatura che gli proteggeva il torace, il suo nome era Salt.
Nessuno dei pirati delle Cento Bestie aveva mai visto Salt brandire un’arma, il gigante non toccava mai nessun tipo di pistola, spada o qualsivoglia strumento di difesa ma bensì adorava tenere perennemente tra le dita una scatola di fiammiferi.
Pepper esibì in un inquietante sorriso tutti i suoi malandati denti scuri, poi decise di sputare a terra una grossa quantità di tabacco masticato, infine si tolse dalla tasca dei pantaloni una specie di scatoletta di latta da dove prelevò una nuova porzione di foglie macinate.
“Shachi, Pen! All’erta!”, gridò Gwennie più forte che poteva, quei due tipi le davano una sensazione di particolare inquietudine.
Il frastuono nel campo di battaglia era assordante, ogni singola voce produceva un eco di agonia che si ripercuoteva nelle orecchie di ogni singolo combattente, impedendo ai suoni più tenui di essere correttamente percepiti.
Temendo di non essere stata udita, la pirata fece degli eloquenti gesti verso il suo viso, indicando i propri occhi per poi spostare le dita verso i due giganti.
Pen capì al volo e, non appena vide i due, si irrigidì all’istante.
Shachi si mise in posizione di attacco non dimenticando di coprire l’amico girandosi leggermente di lato.
Il gigante rosso alzò la mazza provocando un forte spostamento d’aria, ma non la calò immediatamente...aspettò invece il suo compagno biondo gli comunicasse qualcosa nell’orecchio.
La loro consultazione durò più di quanto ci si aspettasse.
Alla fine Pepper calò la sua arma con una forza inaudita, la terra tremò violentemente, si spaccò e uno strano odore di uova marce impregnò l’aria quasi immediatamente.
Nessuno stava realmente comprendendo ciò che i due energumeni stavano facendo, nemmeno Gwennie la quale aveva deciso di arrampicarsi su una piccola montagna di detriti per poter studiare meglio la situazione.
Dal suo punto di vista, Shachi e Pen erano in una buona zona del campo di battaglia, non c’erano possibilità per eventuali nemici di poterli attaccare dall’alto, tantomeno di tendere loro una piccola imboscata...il terreno era relativamente pulito e godeva di ottima visuale.
Il rosso ripetè il gesto facendo affondare nel terreno la punta della propria mazza, sollevandola poi nuovamente in alto e facendola precipitare altre tre o quattro volte, seguendo una specie di semicerchio intorno ai due pirati Heart.
La strana puzza di marcio invase pesantemente l’aria, tanto che Bepo, dopo aver arricciato violentemente il delicato naso, decise di coprirsi il muso con una manica strappata dalla propria divisa.
Se il visione era ricorso al gesto estremo di profanare in quel modo la sua adorata divisa, allora l’odore doveva essere assolutamente insopportabile.
Salt studiò attentamente e con esasperante lentezza tutto ciò che lo circondava, fece dei piccoli passi in modo da poter compiere un giro completo su se stesso, poi parlò per la seconda volta all’orecchio del suo complice.
Shachi e Pen erano sempre in guardia ma evidentemente si sentivano confusi, tanto che Pen abbassò leggermente il suo bō cercando di percepire cosa stavano confabulando quei due tipi alquanto strani.
La situazione precipitò quando Gwennie, dalla sua postazione privilegiata, riuscì a vedere che il biondo stava estraendo dalla scatola di fiammiferi un paio di lunghi zolfanelli dalla testa rossa.
La mente della ragazza collegò immediatamente tutto...la puzza di uova, i fiammiferi e la strana spaccatura che i due nemici avevano praticato nel terreno; iniziò a urlare di andarsene, di spostarsi di lì saltellando furiosamente e agitando le braccia verso l’alto.
Ma era troppo tardi.
I fiammiferi accesi dal gigante biondo caddero a terra, andarono a sparire rapidamente in un paio dei tanti buchi che erano stati fatti dalla mazza di Pepper...poi fu l’inferno.
Per prima cosa si sentì un rumore sordo, profondo e potente simile a un risucchio proveniente dall'interno della terra, successivamente delle fiamme azzurrognole dalle sfumature viola uscirono da diversi punti della superficie iniziando a bruciare impetuose.
Evidentemente i due erano a conoscenza di una notevole quantità di zolfo stipata in un deposito sotterraneo in quella zona e, una volta trovato il posto giusto, non era stato difficile creare quell’autentico inferno, soprattutto se i soli a conoscenza di quella sostanza nascosta sotto ai loro piedi erano i giganti di Kaido.
Gwen pensò che, senza tutta quella confusione, avrebbero potuto notare sul terreno altri colpi simili a quelli che il rosso aveva prodotto non molto lontano dai suoi amici Pen e Shachi, e quelli erano stati i tentativi andati a vuoto per trovare il giacimento sotterraneo.
Intanto, le lingue di fuoco si rincorrevano a vicenda fino a formare un vero e proprio tornado intorno a Shachi e Pen, i quali provarono inutilmente a fuggire riuscendo solamente ad ottenere una serie di bruciature su braccia e mani.
“No! Shachi! Penguin!”, il grido di terrore lanciato da Bepo riscosse Gwennie che si precipitò giù dalla piccola altura di detriti per andare a raggiungere il visone allarmato; giunse giusto in tempo per impedirgli di gettarsi tra le fiamme.
“Bepo! Bepo!”, lo chiamò forte provando a scuotere il braccio privo di maniche ma, non riuscendo ad ottenere nessun risultato apprezzabile, decise di aggrapparsi direttamente alla folta pelliccia dell’orso polare.
Il navigatore si girò, gli occhi lucidi e le orecchie flosce.
“Ti prego, dobbiamo cercare di rimanere concentrati. Sono molto preoccupata anche io, credimi!”, tossì ripetutamente: l’incendio a base di zolfo aveva prodotto un intenso fumo nero dall’odore acre e penetrante.
Diversi pirati attorno a loro avevano iniziato a fare lo stesso, cercando di proteggere la bocca con un pezzo di stoffa qualsiasi, ma i colpi di tosse si facevano più numerosi ogni minuto che passava.
La strategia principale che fu adottata da Gwennie, Bepo e gli altri alleati fu quella di recuperare quanta più acqua dal piccolo pozzo presente sul piazzale tramite dei secchi che erano riusciti a trovare in una delle baracche precedentemente occupate dagli scagnozzi dell’Imperatore, cercare poi di gettarla sulle fiamme più alte in modo da farle almeno abbassare donando così un poco di sollievo dal forte calore ai poveri Pen e Shachi.
“Non è abbastanza!”, fece notare allarmato Bepo, “Inoltre non riesco più a vedere nè Shachi nè Pen! Credo siano a terra!”, aggiunse trafelato.
Gwennie si passò una mano umida sulla fronte nera di fuliggine.
Aveva bisogno di pensare con calma nonostante la gravità estrema della situazione e l’immagine dei suoi due amici là, in mezzo a quelle fiamme strane, la perseguitasse dolorosamente nella mente.
Strinse le mani a pugno, doveva fare qualcosa, qualsiasi cosa!
Un alito debole di vento le sollevò pigramente un paio di ciocche di capelli sfuggite dallo stretto chignon che le aveva tenute prigioniere fino a poco prima...questo delicato movimento le fece venire un’idea...era abbastanza strana e pericolosa ma avrebbe potuto funzionare.
Corse più veloce che poté verso il navigatore degli Heart, il quale era impegnato a compiere salti altissimi armato di secchio in modo da cercare di gettare quanta più acqua possibile verso il centro delle fiamme, verso i suoi nakama.
Il fumo nero sprigionato dall’incendio le provocò un forte accesso di tosse che culminò con la fuoriuscita di sangue sia dal naso che dalla bocca, cosa che nascose abilmente pulendosi con la canotta intrisa di fuliggine.
Riuscì finalmente a spiegare la sua idea al visione artico.
“No!”, esclamò lui con enfasi quando la giovane ebbe finito di parlare, “non posso farlo, lo sai bene! Il capitano mi ucciderebbe se sapesse che ho fatto una cosa simile!!!”.
“Ma non mi accadrà nulla! Dobbiamo solo fare in modo di contattare Marco la Fenice! Posso raggiungerlo facilmente a piedi, l’ho visto atterrare non molto lontano da qui!”.
L’orso bianco grugnì facendo un chiaro cenno negativo con la testa.
Il capitano era stato molto chiaro con lui, Shachi e Penguin: Gwennie non andava lasciata sola in nessun caso, mai, nemmeno per un secondo...la sua situazione clinica non era buona ma la cosa più allarmante era il fatto che le sue condizioni risultavano decisamente instabili: un momento poteva stare bene, mentre poco dopo avrebbe potuto trovarsi distesa a terra in preda a forti convulsioni.
La pirata insistette.
Bepo non cedette.
I minuti passavano e le fiamme si erano fatte stranamente chiare, come se fossero tempestate da minuscole schegge di diamanti...il fuoco ardeva violento mentre il fumo nero stava lasciando spazio ad una fitta coltre grigia.
Gwennie girò sui tacchi ed iniziò a correre verso la direzione dove era sicura si trovasse Marco la Fenice...lui avrebbe potuto recuperare i suoi amici tra le lingue di fuoco, avrebbe potuto farlo facilmente data sia la sua abilità nel volo, sia la sua natura ancestrale formata da quel misterioso fuoco azzurro che lo aveva da sempre caratterizzato.
Era la loro unica speranza.
Il navigatore gettò a terra il secchio colmo d’acqua e fece per rincorrere la ragazza ma venne trattenuto da uno degli alleati che stavano cercando di aiutare i pirati imprigionati tra le fiamme.
“Fratello, sai che lei ha ragione. Se non facciamo qualcosa i due ragazzi moriranno bruciati.”, era un visone scimmia che Bepo ricordò di aver visto a Zou, durante la festa serale che era stata data in onore dei Mugiwara.
Annuì lentamente, non completamente convinto.
Il Capitain lo avrebbe fatto a pezzi.
 
Gwennie corse più velocemente possibile, cercando di evitare i detriti che le intralciavano la strada...notò anche diversi corpi accasciati a terra, corpi appartenenti senza dubbio a samurai di Wano.
Sentì una forte pena stringerle lo stomaco, cacciò indietro le lacrime e provò a concentrarsi su Marco: era sicura di averlo visto scendere verso quella zona del campo, i colori accesi delle sue ali era inconfondibili...adesso però che non stava usando i suoi poteri, era diventato complicato distinguerlo dagli altri pirati.
Ad un tratto incespicò su una lancia rotta, un pezzo di legno finito sotto al suo piede rotolò facilmente facendola malamente slittare all’indietro...colta alla sprovvista cadde goffamente  nientemeno che sul proprio sedere.
Quasi nello stesso momento, un soldato di Kaido finì pesantemente a terra giusto a pochi centimetri da lei, sollevando una piccola nuvola di polvere che le finì direttamente sul viso.
Una figura si fermò lentamente davanti a lei.
“Non ho mai visto nessuno fuori posto come te in questo luogo, ragazzina”, commentò in tono canzonatorio il misterioso individuo.
Appena fu riuscita a ripulirsi il viso alla bell’e meglio, Gwennie sollevò lo sguardo per capire chi fosse quel tipo così simpatico: era alto, decisamente alto e portava dei lunghi capelli bianchi che gli coprivano metà schiena, sul viso e sulle braccia risaltavano i segni di orrendi cicatrici, suture eseguite male da un medico molto frettoloso o semplicemente tatuaggi di dubbio gusto… da quell’angolazione la ragazza non avrebbe potuto vederlo bene, inoltre le pizzicavano ancora gli occhi a causa della polvere.
Mentre stava rimettendosi in piedi, un flash illuminò la sua mente confusa: quello era un membro della ciurma di Kidd, si doveva chiamare Heat e le sembrava anche di riuscire a ricordare che sputasse fuoco o qualcosa di molto simile.
“Detto da una specie di bambolone voodoo formato gigante, lo prendo come un complimento!”, ribatté lei passandosi per l’ennesima volta un lembo della canotta sul viso.
Ormai quell’indumento era da buttare.
Lui rise gettando il capo all'indietro prima di sistemare i candidi capelli dietro alle spalle con un gesto naturale quanto fluido.
“Sei una di Cappello di Paglia, vero? Chi diavolo ti stava inseguendo prima? Correvi come una matta…”, la voce era indefinibile, dava i brividi ma allo stesso tempo era profonda e rassicurante.
Ormai rimessa in piedi, la ragazza spiegò rapidamente che cercava Marco la Fenice e sottolineò, tra un colpo di tosse e un’altro, che si trattava di una questione molto importante.  
“Sei sfortunata, bella. L’ho visto muoversi verso nord con un gruppetto di samurai...è già passato diverso tempo da quando sono partiti...”, si interruppe notando un allarmante pallore impadronirsi delle gote della sua interlocutrice.
Gwennie si mise letteralmente le mani tra i capelli, poi iniziò a camminare in cerchio parlottando tra sé.
Non avrebbe mai potuto raggiungere Marco in tempo.
Le fiamme avrebbero raggiunto Shachi e Pen, li avrebbero bruciati vivi.
Sarebbero morti in agonia.
Gemette.
Heat la osservò per qualche momento, poi fece spallucce e mosse qualche passo in modo da tornare alla battaglia.
“Aspetta!!!”, lo bloccò afferrandolo per un braccio, “Tu sai in qualche modo padroneggiare il fuoco, giusto?”.
“E se anche fosse?”, Heat si liberò con uno strattone dalla presa della ragazza.
La pirata gli spiegò al volo la situazione cercando di risultare più chiara possibile, cose assolutamente complicata dato il suo grado di agitazione e la fastidiosa tosse; in qualche modo ci riuscì e fu perfino in grado di orientarsi in quella confusione infernale indicandogli il punto dell’incendio ed esortandolo a seguirla.
“Non avrei nessun valido motivo per voler aiutare te o quei due che stanno per finire arrosto...ma prima li ho visti casualmente combattere e ci sanno fare…”, vedendo l’espressione di speranza sul viso della ragazza, si affrettò ad aggiungere, “Lo faccio solo per questo, per non privare la nostra parte di due validi soggetti...non metterti in testa che io sia vostro amico o altro, perchè…”.
“Sì, sì, sì e sì… tutto quello che ti pare Voodoo, ma ora sbrigati!”, esortò Gwennie iniziando a correre.
Aveva trovato un valido aiuto?
Non lo sapeva, ma l’importante era procedere alla massima velocità.
   
 
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