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Autore: LadyNorin    26/10/2021    2 recensioni
John Watson si era allontanato quanto più possibile da Baker Street. La decisione che lo aveva spinto a fare le valigie era molto semplice: Sherlock Holmes.
Dopo la morte di sua moglie Mary, John decide di allontanarsi da coloro che lo hanno fatto soffrire e iniziare una nuova vita. Ma forse il destino prende le sue decisioni, e nemmeno un uomo razionale come John può contrastarle.
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Rosamund Mary Watson, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 40: Fine.


***


L’organizzazione del nuovo matrimonio richiedeva tempo, soprattutto visto tutto quello che aveva in mente la signora Holmes.
In fondo John era felice che si occupasse di tutto lei, anche per quanto riguardava Rosie. Avevano persone ben liete di occuparsene in caso di necessità, e di cui lui si fidava ciecamente. Era diventata una specie di famiglia allargata. La bambina aveva già iniziato a chiamare la signora Hudson, nonna, per grande gioia di quest’ultima, che si preoccupava ogni giorno di preparale le cose giuste. Aveva provato più di una volta a far desistere la donna, ma non voleva sentire ragioni, quindi alla fine aveva semplicemente smesso di insistere e l’aveva lasciata fare. Greg era diventato lo zio, e di tanto in tanto si ritrovavano a pranzo o a cena, quando non c’era un qualche caso a tenerlo occupato. Ovviamente questa situazione non voleva dire che non sarebbero più tornati alla casa sulla scogliera. Assolutamente. Quella era casa loro e lo sarebbe sempre stata. Semplicemente ora dovevano dividersi tra Londra e il paesino dove erano finiti ad abitare.
Per fortuna Mycroft aveva sistemato tutto, così John aveva potuto conservare il suo lavoro da dottore nella piccola cittadina. Non lo avrebbe mai ammesso apertamente, ma era stato molto lieto di intercedere del maggiore degli Holmes. A quanto pareva, la signora McKennel era entusiasta di trovarsi niente di meno del governo dentro casa. A Mycroft era bastato dire alla donna che due dei suoi più stimati abitanti erano sotto protezione, e che avevano collaborato per far arrestare un pericoloso criminale internazionale, così aveva spiegato anche la storia dei documenti falsi.
Per lei si era trattato di un vero onore partecipare attivamente alla collaborazione con il governo inglese, tanto che Mycroft l’aveva premiata con una carica a vice sindaco.
Quindi tutto era stato risolto per il meglio.
Il fine settimana, e su questo la signora Holmes era stata tassativa, Rosie lo avrebbe passato con loro. Ogni venerdì pomeriggio viaggiavano per raggiungere la città, e la domenica sera tornavano alla casa sulla scogliera.

Quel sabato mattina si stavano preparando per portare la bambina a casa degli Holmes, era arrivato anche Mycroft, che era intenzionato ad andare a trovare i suoi genitori, quindi aveva deciso di andare a prendere l’allegra combriccola. Nonostante non avesse apertamente approvato quella situazione, si limitava a mantenersi indifferente e distaccato. John aveva tanto l’impressione che centrasse la signora Holmes, e che quasi sicuramente avesse dato un ultimatum al comportamento sprezzante e astioso del suo maggiore dei figli. Ovviamente nessuno le disobbediva.

John e Sherlock si trovavano in cucina con la signora Hudson, intenti a preparare le ultime cose da mettere nella valigia che la bambina si sarebbe portata via, quindi era rimasto solo Mycroft in salotto, intento a leggere il giornale e sorseggiare una tazza di caffè. Rosie invece era in camera di Sherlock, e si era data al disegno.
Dopo un po’, Rosie sgattaiolò fuori dalla stanza, tenendo in mano un foglio da disegno, si avvicinò quasi con timore a quell’uomo che non l’aveva mai degnata di uno sguardo o una gentilezza. In realtà non era sicura del perché a lui sembrava non piacesse la sua presenza. Una volta, aveva chiesto a suo padre se per caso, lei non gli piacesse, ma come risposta aveva ottenuto che era fatto così con tutti e di non perderci troppo tempo a cercare di capirlo. A lei però non era piaciuta come risposta. Non poteva semplicemente lasciare perdere. Così aveva strizzato le meningi alla ricerca di una soluzione. Aveva anche pensato a qualche regalo, ma non aveva abbastanza soldi, e poi le sembrava una cosa così impersonale e fredda, quindi aveva deciso di fare qualcosa con le proprie mani. Cosa c’era di meglio di un regalo fatto personalmente? Però non poteva usare cose troppo complicate, e poi non voleva che i suoi papà lo sapessero, almeno se fosse andata male, non gli avrebbe sentito dire “te lo avevo detto”.
Alla fine aveva trovato l’unica cosa che poteva andare bene per le sue esigenze: un disegno. Disegnare era una delle cose che preferiva in assoluto, e ci si era messa davvero d’impegno. Lo aveva iniziato ancora giorni fa, perché doveva essere perfetto.
Diede un ultimo ritocco, prima di ritenersi soddisfatta. In realtà non si riteneva mai del tutto soddisfatta di qualcosa, in fondo si poteva sempre migliore, però non lo poteva fare meglio di così. Scrisse il suo nome, nell’angolo in fondo a destra, e prese il foglio.
Si fermò dietro lo stipite della porta, e guardò nel salotto. Per fortuna la via era libera, avrebbe dovuto agire in fretta.
Lui era seduto sul divano e stava leggendo il giornale. Aveva un po’ paura ad interromperlo, avrebbe anche potuto prendere una sgridata, non aveva idea di come avrebbe reagito, ma doveva farlo, non era una codarda. Prese un bel respiro e a passo veloce gli ci si avvicinò, senza dire una parola. Se ne stava solo lì in piedi, ad aspettare che lui si accorgesse della sua presenza. Per fortuna, dopo un tempo che a lei sembrò davvero interminabile, probabilmente dovevano essere passate ore, quello che doveva essere suo zio, ma non capiva se lo fosse o meno, e non aveva la più pallida idea di come chiamarlo, abbassò il pezzo di carta che stava leggendo, e spostò gli occhi sui suoi.
Ciao, ti serve qualcosa?” aveva un tono molto freddo. Davvero non capiva gli adulti. Così si limitò ad allungare il foglio dove aveva fatto il disegno.
Lui la guardò un po’ incerto, ma poi lo prese, appena fu sicura di averglielo consegnato, corse via, a rifugiarsi nella camera dei suoi genitori. Tornò al travolinetto basso ricoperto di matite e pastelli di ogni colore, e prese un altro foglio, su cui iniziò subito un altro disegno. Non aveva idea di cosa stava disegnando, aveva troppo timore di guardare verso il salotto.
Dopo un po’ sentì dei passi pesanti in avvicinamento. Era quasi sicura sicura si sarebbe presa una bella sgridata.

Mycroft era assorto nella sua lettura, così tanto, da non essersi accorto della presenza accanto a lui, solo che sentendosi osservato, alla fine, si era interrotto e aveva deciso di controllare di chi si trattasse. A volte si isolava così tanto nel suo mondo, da non accorgersi di quello che accadeva attorno. Però non c’era nessun altro in salotto e l’unico trambusto proveniva dalla cucina. Finalmente si voltò, e si trovò con una bambina che lo stava fissando intensamente.
Non era affatto abituato ad interagire con piccoli umani. Non era lavoro per lui, e quando qualche sua dipendente rimaneva incinta, si limitava sempre a mandare una lettera di congratulazioni ed un regalo. Non capiva tutte quelle esternazioni di gioia e schiamazzo.
Si limitò a chiederle se le servisse qualcosa, gli sembrava la risposta più diplomatica e appropriata, in quel contesto.
La bambina si era limitata a lasciargli un foglio e fuggire via.
Avvicinò il foglio al viso, per poterlo osservare meglio.
C’era un paesaggio di campagna, sullo sfondo riuscì a riconoscere casa dei suoi.
E poi c’erano sua madre, con quella che doveva essere una teglia di biscotti in mano, e suo padre, seduto su di una poltrona a leggere il giornale.
Poi c’era John con il camice da dottore, la bambina stessa tra loro due, e Sherlock, e con sua grande sorpresa, anche lui.
Restò per un attimo ad osservare i dettagli di quel ritratto di famiglia.
Si alzò dal divano, ed andò verso la camera. La bambina era china su di un tavolino basso e stava colorando un altro disegno.
Lo hai fatto tu questo?” non aveva idea di come si interagiva con i bambini, le loro menti semplici lo mettevano in difficoltà.
Lei lo guardò e annuì.
Tutto tu da sola?”
Lei annuì ancora.
Sei davvero brava. Grazie.”
Ti piace?” il suono della voce timida lo prese un po’ in contropiede.
Si. Molto. Grazie.
Ti piace disegnare quindi.”
Lei annuì ancora.
Anche a me.” a quelle parole lei alzò di scatto la testa, con un'espressione sorpresa.
Davvero?”
Sì. Dipingo.”
Wow! Che bello! Hai le tele e i pennelli!”
Si li ho. Ti piacerebbe vederli?”
Davvero posso?”
Certamente.”
E le matite ti piacciono?”
Le matite? Si, si non mi dispiacciono.”
La bambina prese un foglio e lo allungò verso Mycroft, che decise di cogliere l’invito. Prese il foglio, e slacciò i bottoni della giacca, per potersi mettere seduto a terra.
John e Sherlock, si trovarono così davanti a quella scena. Sherlock era ancora più stupito e sorpreso. Non era molto convinto di come reagire alla cosa.
Mycroft si limitò ad alzarsi e a chiudere la giacca.
Stavamo semplicemente dialogando di pittura.”
John sembrava sconvolto da quell’affermazione.
Pittura?”
Si, pittura. Tua figlia ne è appassionata, non lo sapevi?”
Quella domanda fatta in modo così naturale sapeva quanto in realtà fosse una frecciatina. Mycroft stava velatamente insinuando che lui, suo padre, non sapesse qualcosa cosa su sua figlia. Prima che gli venisse un attacco di qualcosa, intervenne Sherlock.
Certo che lo sappiamo, chi credi le abbia insegnato a disegnare?”
Mycroft si limitò a tirare le labbra.
Abbiamo concordato di fare una visita alla mia collezione di tele e colori, non vero?” lo disse rivolto a Rosie, che si illuminò di gioia.
Si!”
Sherlock era ancora più sconvolto da quell’informazione.
Tu cosa?”
Cosa sono quelle facce? Non posso passare un pomeriggio con mia nipote?-
Sherlock e John si guardarono negli occhi. -Ebbene?”
Posso andare?”
Rosie si aggrappò alla gamba di John.
Ehm… Ma si, ma si certo.” appena ebbe la risposta positiva dal padre, gli abbracciò la gamba.
Bene.” Mycroft uscì dalla stanza.
Sherlock si piegò in avanti per poter poter guardare Rosie negli occhi.
Perché non metti a posto? Così dopo andiamo dai nonni.”
Si!”
Intanto che la bambina sistemava tutto, uscirono anche loro dalla stanza.
Ehm… Che cosa è appena successo?” domandò John.
In realtà… Credo di non saperlo. E’ una novità.”
Ma… Ci dobbiamo preoccupare?”
E’ mio fratello. Che cosa ti preoccupa?”
Proprio perché è tuo fratello che mi preoccupo.”
In effetti.”
Ma non penso abbia cattive intenzioni. Voglio dire, anche con me tende ad essere iperprotettivo."
Sherlock, lui ti controlla. Non voglio che lo faccia con nostra figlia.”
Sicuro?”
Come?”
Pensaci. Hai qualcuno che può assicurarsi che a lei non potrà accadere nulla di male. Anche quando non ci sei.”
Uhm. Siamo genitori orribili, lo sai vero?”
Perché? Perché ci preoccupiamo della nostra unica figlia?”
Si ma usando il governo.”
Lo farebbero anche gli altri se potessero.”
In effetti doveva convenire che Sherlock aveva ragione. Come sempre. Probabilmente una volta che Rosie sarebbe diventata adolescente, avrebbe finito con l’odiarli. Però non poteva fare a meno di preoccuparsi. Se questo voleva dire fare un patto con il diavolo, lo avrebbe firmato con il sangue.
D’accordo.”
D’accordo?”
Si d’accordo.”
Avviserò mio fratello.”
Sai che ti amo vero? Anche quando Rosie finirà con l’odiarci per questa storia. Mi rimarrai solo tu.”
Sherlock rise.
Che melodrammatico. Comunque ti amo anche io, anche quando nostra figlia finirà con l’odiarci perché ci teniamo a lei.”
John si avvicinò a Sherlock, lo prese per la camicia e lo baciò.
Sarebbe andato tutto bene. Avrebbero vissuto bene e con una vita felice.
Fine.

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Note d’autrice:

Ci ho messo tanto a pubblicare perché davvero non volevo finire. Ho iniziato a scriverla a fine settembre, e l’ho conclusa a fine ottobre dell’anno dopo. Un anno intero a dedicarmi a questa storia. Come ho già scritto altre volte, era la prima cosa che scrivevo dopo davvero tanti anni, oltretutto la prima su Sherlock e John. Quindi insomma è stata proprio una prima volta. Spero sia andata bene. Anche se le recensioni non sono mai stati ai massimi livelli, lo considero comunque un traguardo. Ho trovato persone che mi hanno lasciato ottime recensioni, e anche se alcune poi le ho perse per strada, vi ringrazio davvero con tutto il cuore. Anche con chi è arrivato fino a qui. Mettere la parola fine è stata dura, mi affeziono sempre a quello che scrivo.
Ci saranno altre storie, alcune sempre con i nostri beniamini, che non ho ovviamente intenzione di abbandonare, e con cose nuove cose. Quindi stay tuned!
E ci sarà la famosa nuova storia a novembre, non so il giorno preciso, ma siamo vicini!
Insomma ci sono un sacco di cose in arrivo.
Grazio come sempre alle persone che hanno messo questa storia tra le seguite e le preferite.
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