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Autore: heliodor    26/10/2021    0 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Valya si dondolò sull’albero un attimo prima di lasciarsi cadere a terra. Atterrò con un tonfo e rotolò nell’erba.
Simm, che la seguiva con lo sguardo, corse verso di lei. “Ti sei fatta male?”
Valya scosse la testa. A malapena gli arrivava all’inguine, una massa di capelli neri e scarmigliati che emergeva da un corpo esile. I vestiti di foggia grossolana che indossava non aiutavano a renderla più presentabile.
Le dovrò trovare dei vestiti nuovi, si disse mentre cercava di concentrarsi sui lavori da fare alla forgia.
L’edificio era in condizioni peggiori di quanto si fosse aspettato. A Cambolt lo avevano avvertito. Quel Joni, il fornaio, era rimasto stupito quando gli aveva detto che era lì per prendere possesso della proprietà.
“Sul serio?”
Simm aveva annuito con vigore. “Ho i documenti firmati da governatore di Ferrador” aveva risposto.
“Ti credo, straniero” si era affrettato a dire il fornaio. Il suo occhio era caduto sulla mazza che Simm portava al fianco.
“Sono tempi difficili” aveva detto quasi a scusarsi. “Non conto di usarla. Per il momento.”
Joni aveva sorriso. “Mi piace come parli, ma non sembri di queste parti e Yudalor non mi pare avesse dei figli.”
“Era il mio comandante” aveva risposto. “Nella guerra contro Vulkath.”
“Hai fatto la guerra?”
“Sì.”
Joni aveva annuito. “E come ti chiami?”
“Keltel. Simm Keltel.”
Il fornaio lo aveva guardato perplesso. “Mi pare di averlo sentito il tuo nome. Eri in qualche battaglia importante? Qui ci sono parecchi reduci che stanno parlando della guerra.”
Simm si era limitato ad annuire ed aveva fatto per voltarsi.
“In ogni caso” aveva detto Joni. “Stai attento a Myron Chernin.”
“Chi sarebbe?”
“L’uomo più ricco di Cambolt. Aveva messo gli occhi sulla forgia del vecchio Yuda. Prima che partisse gli aveva fatto anche una grossa offerta ma lui l’aveva rifiutata. Forse la farà anche a te.”
“Allora la rifiuterò anche io” aveva risposto.
Joni gli aveva sorriso. “Forse saremo amici noi due.”
“Meglio di no” aveva risposto. “I miei amici tendono a morire.”
Il fornaio era scoppiato a ridere.
Valya corse dentro la forgia mentre lui posava gli attrezzi sulla mensola per averli a portata di mano.
“Vieni qui” le ordinò.
Lei si avvicinò ubbidiente.
“Dammi una mano” le disse.
“Ho fame” rispose con voce da bambina.
“Mangeremo dopo.”
“Ma io ho fame adesso” si lamentò.
Simm trasse un profondo sospiro. “Quando Yuda e io abbiamo inseguito Aratris Mano d’Oro non abbiamo mangiato per tre giorni di fila.”
“Chi era Aratris? Un tuo amico?”
Simm scosse la testa. “Era una persona cattiva.”
“Perché era cattivo?”
“Uccideva molte persone per derubarle” disse.
Valya lo guardò con occhi sgranati.
“Dannazione” disse. “Dovrei mordermi la lingua certe volte.” Prese uno straccio e pulì sul tavolo di legno. “Che ne diresti se mangiassimo qualcosa?”
Valya annuì con vigore.
“Prendi una sedia.”
La bambina ne trascinò una facendola strusciare sul pavimento. Simm si avvicinò per aiutarla ma lei scosse la testa.
“No. Ce la faccio.”
“È troppo pesante per te” disse con tono paziente.
“No” rispose lei spingendo la sedia più forte.
Simm scrollò le spalle e mise la sacca col cibo sul tavolo. Dentro ci aveva infilato due forme di formaggio, tre pezzi di pane e un involto pieno di carne secca.
Mise il formaggio e il pane sul tavolo, poi ci ripensò e prese anche un pezzo di carne.
Valya guardò il cibo con aria scettica.
“Che c’è? Non ti piace?” le chiese con tono polemico. “Ti piaceva di più quello che ti davano da mangiare a Talmist?”
Valya scosse la testa con vigore. Allungò la mano verso il formaggio e tentò di afferrare la forma, ma le sue mani minuscole non ci riuscirono.
“Ti taglio un pezzo” disse prendendo un coltello.
“Dallo a me” disse la bambina allungando la mano.
Simm esitò. “Sai usarlo?”
Valya annuì smuovendo i capelli ricci come se fossero una sola massa.
Lui le passò il coltello e lei lo afferrò come se stesse reggendo una clava. Appoggiò la lama al formaggio e si sforzò di affondarla nella pasta, ma riuscì solo a intaccarne la superficie.
“Faccio io” disse Simm con pazienza.
“No” fece Valya tirando indietro la mano di scatto. Nel farlo la lama strisciò sul dito. Nel punto in cui aveva toccato la pelle apparve una sottile linea rossa che prese a stillare sangue.
“Visto?” fece Simm con tono di rimprovero. “Ti sei tagliata.”
Valya osservò il sangue gocciolare dalla ferita finendo sul tavolo.
Ora si metterà a piangere? Si chiese Simm. Cosa devo fare se inizia a lamentarsi? Dannazione.
“Prendo una benda pulita” disse girandosi verso la sacca rimasta a terra. Aveva portato dei medicamenti prima di lasciare Talmist. Frugò fino a trovare una benda e quando si raddrizzò ebbe un sussulto.
Sull’ingresso era apparsa una figura.
Simm impiegò qualche attimo per capire chi fosse.
Era una donna dall’aspetto solido, i capelli lunghi e biondi e lo sguardo accigliato. Lo fissava dalla soglia con espressione indecifrabile, il mantello cremisi che ondeggiava vicino alle sue caviglie.
“Io ti saluto” disse. “Interrompo il vostro pasto per caso?”
Simm deglutì a vuoto. Conosceva quella donna. E sapeva le cose terribili che era in grado di fare. Eppure, le doveva la vita.
Era stata lei a uccidere in duello Vulkath l’infame insieme alle sue compagne.
“Non interrompi niente” disse. “Avevamo appena iniziato.”
La donna fece un passo avanti. “Lei è chi immagino che sia?” chiese indicando Valya.
La bambina la stava fissando con sguardo affascinato. Sembrava aver dimenticato la ferita al dito e Simm ne era felice.
Le prese la mano tra le sue e la costrinse a girarsi. Avvolse il dito nella benda. “Devi stringere forte, capito?”
Valya annuì con vigore.
“Non lasciarla andare finché non ti dico io di farlo.”
Lei annuì di nuovo.
“Ora vai a giocare in quell’angolo dove ti posso vedere.”
Simm aveva buttato lì la sacca con le cose di Valya. Dentro c’erano una camicia che ormai doveva andarle stretta, una gonna logora e un paio di bambole di pezza che Malira gli aveva dato.
“Le piacciono tanto” aveva detto l’anziana. “Non se ne separa mai.”
Simm le aveva buttate nella sacca riluttante.
Almeno ora mi saranno utili, si disse mentre osservava Valya che le tirava fuori dalla borsa.
La donna si schiarì la voce e lui si concentrò sull’ospite.
“Mi spiace di non poterti offrire molto” disse indicando il formaggio e il pane sul tavolo.
“Non ho fame” disse la donna. “Sono qui per un altro motivo.”
Simm si accigliò.
Lei sorrise. “Non fare quella faccia, Simm Keltel. Lo sai anche tu perché sono venuta. È stato un viaggio lungo e devo ammettere che mi hai messa in difficoltà. Non sei facile da trovare e sei veloce a sparire. Ma io sono brava a trovare le persone.”
“Che vuoi da me?”
“Lo sai” ripeté la donna.
Simm si umettò le labbra. “Non posso dartela.”
Lei ghignò. “Non costringermi a prendertela con la forza, Keltel.”
“Vuoi uccidermi?” le chiese con tono di sfida. “Non ho paura di te, vigilante.”
“Non sono più una vigilante, Keltel.”
Lui si accigliò.
“Gladia non era d’accordo.”
“Gladia?”
“Dopo la battaglia contro Vulkath ha cambiato idea su tutta la faccenda. Disse che dovevo lasciarti in pace, che non eri più una persona pericolosa. Io non la penso come lei.”
“Quindi Gladia non sa che sei venuta a cercarmi?”
Lei si strinse nelle spalle.
“Se mi uccidi diventerai una rinnegata.”
“Lo sono già” disse. “Da quando Alion mi ha scacciata dalla sua corte perché doveva diventare re sono diventata una persona indesiderata su tutto il continente antico.” Sogghignò. “Non che mi importi molto, ma mi resta solo questo da fare per chiudere la questione, capisci? Lo faccio per senso di completezza.”
“Stai mentendo” disse Simm.
La donna lo fissò senza mutare espressione.
“Lo so perché sei qui” aggiunse puntandole contro l’indice con tono accusatorio. “Tu vuoi un’arma per uccidere i mostri, non è vero?”
La donna serrò la mascella. “Yander aveva ragione a dire che eri stato vomitato dagli inferi. Ti dovrei strappare quella lingua come feci con quel rinnegato a Oritrana.”
“Tu accusi me di essere un demone” disse Simm. “Ma sei tu quella che vuole uccidere il suo stesso figlio. Cosa ti rende migliore di me?”
La donna scattò in avanti e gli afferrò la gola con la mano protesa. Simm sentì le dita stringersi attorno al collo fino a mozzargli il fiato.
“Posso spezzarti il collo” ringhiò lei. “E poi staccarti la testa.”
“Avanti” disse Simm con aria di sfida. “Fai pure.”
Sentì le dita stringersi attorno al collo.
“Hai scelto il momento sbagliato per provocarmi” disse la donna.
I suoi occhi scattarono verso il basso. Ai suoi piedi c’era Valya che le stava colpendo la gamba con pugni minuscoli.
“Lascialo stare. Non fargli male” gemette la bambina.
Simm la fissò senza muoversi, temendo che potesse colpirla. Invece la donna allentò la morsa sul suo collo e lo lasciò. Con la stessa mano allontanò Valya con dolcezza.
“Stai buona tu.” Le scompigliò i capelli.
“Sei cattiva” piagnucolò Valya.
“Tu invece sei molto carina” disse con tono dolce. “Come ti chiami?”
“Lascia stare il mio papà.”
Sospirò e si rivolse di nuovo a Simm. “Vuoi tenertela tutta per te? Fai pure” disse. “Troverò un altro modo.”
Simm strinse Valya e l’allontanò dalla donna. “Va tutto bene” le disse. “È una mia amica.”
La bambina annuì ma rivolse un’occhiata ostile alla donna.
“È tutto ciò che mi rimane” disse Simm. “Ho promesso di prendermene cura io. Non permetterò a nessuno di portarmela via.”
“Tu non ne sei degno.”
“Lo so” ammise. “Ma è un fardello che è stato dato a me. Se dovessi darlo a te, ti farei un torto.”
La donna ghignò. “Vuoi farmi credere che lo stai facendo per me, Keltel?”
“Lo sto facendo per tutti. Ho giurato sulla tomba della persona che amavo.”
La donna annuì. “Un giuramento solenne dunque?”
“Sì.”
“Come quello che facesti a Rowlan prima di tradirlo e ammazzargli la donna che amava?”
“Fu un incidente” disse Simm. “Non sarebbe dovuto morire nessuno.”
Lei annuì di nuovo. “Tieniti pure i tuoi ricordi, Simm Keltel. Spero che i fantasmi di quelli che hai fatto morire ti perseguitino per tutta la vita.”
La donna lasciò la fucina marciando con decisione. Solo quando la vide montare a cavallo e galoppare verso il sentiero che portava a valle si concesse di trarre un profondo sospiro di sollievo.
“Papà” disse Valya dopo qualche istante di silenzio. “Chi era quella donna cattiva?”
“È stata lei a salvarci tutti” disse Simm con tono triste. “E per farlo ha dovuto sacrificare tutto ciò che amava.”

Note
Chiedo scusa per la lunga assenza ma sono stati dieci giorni complicati.
Vediamo di riprendere il ritmo di prima!
  
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