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Autore: Star_Rover    26/10/2021    5 recensioni
Durante la Battaglia d’Inghilterra i cieli sopra alle verdi campagne irlandesi sono spesso oscurati da stormi di bombardieri tedeschi che pericolosamente attraversano il Mare d’Irlanda.
Quella notte però è un Heinkel solitario a sorvolare le montagne di Wicklow e il suo contenuto più prezioso non è una bomba.
Un ufficiale della Luftwaffe paracadutato nella neutrale Irlanda è un fatto curioso, potrebbe sembrare un assurdo errore, ma la Germania in guerra non può concedersi di sbagliare.
Infatti il tenente Hans Schneider è in realtà un agente dell’Abwehr giunto nell’Isola Smeraldo con un’importante missione da portare a termine.
Il tedesco si ritrova così in una Nazione ancora divisa da vecchi rancori e infestata dagli spettri di un tragico passato. In questo intricato scenario Schneider entra a far parte di un pericoloso gioco che potrebbe cambiare le sorti della guerra, ma anche per una spia ben addestrata è difficile riconoscere nemici e alleati.
Genere: Drammatico, Storico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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30. Possibilità
 

Una spia bloccata e isolata in territorio straniero, senza alcun mezzo a disposizione per poter contattare la base, non aveva molte possibilità di salvezza. Hans era consapevole di non poter sperare in un miracolo. Rivalutando razionalmente la situazione doveva ammettere che la sua missione era fallita già all’istante del suo atterraggio. La sua determinazione l’aveva convinto a perseverare, ma ora il tempo a sua disposizione era scaduto.
L’IRA doveva prendere una decisione, non era soltanto la sua vita ad essere nelle mani del capitano Maguire.
Il tenente si sentì come in attesa della sua condanna, d’altra parte quel nascondiglio per lui non era stato altro che una prigione. Fino a quel momento era stato trattato come un ostaggio a tutti gli effetti.
L’impossibilità di agire era diventata insostenibile, in quelle condizioni pensare a mantenere i nervi saldi non faceva altro che irritarlo. Era pur sempre un pilota della Luftwaffe, se doveva morire lontano dal campo di battaglia voleva almeno farlo con dignità. Anche in quanto agente dell’Abwehr sentiva di dover fare qualcosa. Obbedire al volere dell’IRA era stata la mossa giusta per qualche tempo, ma ormai temeva che nemmeno i suoi unici alleati potessero fare qualcosa per aiutarlo. Ad essere sincero non sapeva nemmeno se considerare i repubblicani come suoi alleati. Certo, era ancora vivo, ma aveva ragione di credere che senza l’aiuto di Declan le cose sarebbero andate diversamente.
Schneider si sedette sul bordo del letto prendendosi la testa tra le mani. Se poteva far fronte al fallimento della sua prima e unica missione non era altrettanto in grado di accettare il sacrificio del suo compagno. Sapeva che Declan avrebbe scelto di condividere la sua stessa sorte piuttosto che tradirlo.
Hans fu costretto ad ammettere la verità, egli stesso si era comportato in quel modo. Si era rifiutato di fuggire anche quando ne aveva avuta l’occasione, era rimasto a fianco di Declan, si era fidato di lui. Non si era pentito per le sue scelte, dentro di sé sentiva di aver fatto la cosa giusta. Non avrebbe mai potuto abbandonare Declan, prima perché aveva bisogno di lui, e poi perché sapeva che egli sarebbe stato l’unico a pagare le conseguenze delle sue azioni. Aveva tentato in ogni modo di non esporlo al pericolo.
La loro condizione però era peggiorata inesorabilmente, ogni tentativo di proteggersi a vicenda era stato inutile se non ancor più dannoso. Ma non aveva importanza, non più ormai.
Schneider non riuscì a pensare ad altro, anche in quel momento Declan restava il suo unico conforto.
 
***

Hart aveva cercato di ignorare la verità il più a lungo possibile, almeno finché la situazione aveva giocato a suo favore. Il sottotenente Donnelly era stato un utile alleato, in diverse circostanze il suo aiuto si era rivelato fondamentale. Non si era liberato del suo improbabile compagno quando i primi sospetti avevano iniziato a insinuarsi nella sua mente perché sapeva di aver bisogno di lui per risolvere il caso.
Ormai però non aveva più dubbi: il sottotenente Donnelly era il traditore che tutti stavano cercando all’interno del Castello. Doveva ammettere che il ragazzo aveva celato abilmente la sua vera identità, il ruolo che ricopriva come giovane ufficiale, per di più figlio di un eroe di guerra, era insospettabile.
Non aveva ancora chiaro il motivo per cui si era ostinato a proteggerlo per tutto quel tempo, forse una parte di sé voleva credere che tutta quella faccenda fosse soltanto un enorme malinteso.
Detestava ammetterlo, ma in James rivedeva se stesso, o meglio, riconosceva quella parte di se stesso alla quale aveva dovuto rinunciare per diventare un agente segreto.
In qualche modo si era affezionato a quel giovane, aveva voluto concedergli una possibilità. A quanto pareva una possibilità di troppo.
Il tenente britannico non aveva mai permesso alle emozioni di prendere il sopravvento, per questo era diventato un agente valido e affidabile. Questa volta però qualcosa gli aveva impedito di essere completamente obiettivo nei confronti del suo giovane collega.
Era stato un suo sbaglio, oppure ne era sempre stato consapevole?
Hart scosse la testa, in ogni caso una cosa del genere non sarebbe mai più dovuta accadere.  
Radley conosceva bene il mondo dello spionaggio, sapeva perfettamente di non potersi realmente fidare di nessuno ed era consapevole dei rischi del suo mestiere. Aveva interpretato per anni il ruolo dell’agente sotto copertura. Era stato costretto a mentire, tradire, a volte anche a uccidere. C’erano ombre oscure nel suo passato, non era mai riuscito a liberarsi dal peso di certe colpe, ma nonostante tutto non si era mai sottratto al suo dovere. 
In quel caso però avvertiva qualcosa di diverso, una parte di sé non riusciva a considerare James soltanto come un vile traditore.
Si sentiva anche responsabile, non poteva trascurare il fatto che Donnelly avesse rischiato la vita per salvarlo. Si erano protetti a vicenda, mettendo a rischio le rispettive coperture.
La situazione era delicata e complessa, non era solo un gioco di spie e traditori.
Hart non aveva ancora preso una decisione definitiva. Razionalmente avrebbe dovuto svuotare il sacco e denunciare Donnelly al detective Sullivan, il quale sarebbe stato lieto di arrestare il suo principale indiziato.
L’agente britannico provò profondo ribrezzo, per assurdo consegnare James nelle mani della giustizia gli parve un’opzione terribile. 
Aveva bisogno di riflettere, quello era un problema che avrebbe risolto con la sua coscienza soltanto dopo aver portato a termine la sua missione. Al momento il suo unico obiettivo era catturare la spia tedesca.
D’altra parte finché James giaceva semi-cosciente in un letto d’ospedale non poteva più nuocere a nessuno, nemmeno a se stesso.  
 
Hart si presentò nell’ufficio del capitano Kerney, il fatto che l’ufficiale irlandese avesse richiesto di vederlo con tanta urgenza non lasciava intendere nulla di buono.
L’agente britannico era stanco di discutere, ma sapeva di dover difendere la sua posizione con le unghie e con i denti.
«Suppongo che lei sappia perché ho voluto convocarla» iniziò Kerney.
Hart restò in silenzio.
«Lo sapevo, non avrei dovuto affidarle il comando di un’altra squadra»
«Tutti i militanti coinvolti nell’imboscata sono stati arrestati» precisò il tenente.
«Ha disobbedito al mio volere e ha messo in pericolo i miei uomini»
«Non avevamo più tempo, dovevamo intervenire. Il detective Buckley aveva approvato il piano»
«Il detective Buckley è morto»
Hart sospirò.
«La sua presenza qui ha creato fin troppi problemi, ho cercato di fare il possibile per agevolare questa alleanza, ma adesso ha superato il limite»
«Il G2 deve rispettare gli accordi»
«Ne sono consapevole, ma lei non può continuare ad agire a suo piacimento qui dentro!»
«Capitano, forse non ha chiara la situazione. Sono qui perché dei militanti stanno nascondendo un agente dell’Abwehr»
Kerney rispose con una smorfia infastidita.
«Ad essere sincero non ho ancora avuto conferma dell’esistenza di questa fantomatica spia»
«Le prove sono più che evidenti, come può constatare gli indizi hanno portato a dei risultati»
«Le sono davvero riconoscente per il lavoro che ha svolto con l’Unità Speciale, ma…ecco…non credo che questa alleanza possa continuare ancora a lungo»
Radley comprese il vero significato di quelle parole.
«Quando avrò catturato la mia spia potrà rispedirmi senza troppi complimenti oltre al confine»
Kerney ignorò la sua irriverenza.
«Ritengo di averle concesso anche fin troppe libertà»
«Che cosa ha intenzione di fare?»
«Considerando quel che è successo non vedo altra soluzione. Presto il caso tornerà sotto il controllo delle autorità irlandesi»
L’inglese protestò: «non può negarmi il suo supporto proprio adesso. Le indagini devono essere portate a termine»
«Mi dica tenente, ha in mano qualcosa di concreto? Ha un piano per catturare quel tedesco?»
Hart fu costretto al silenzio, ovviamente non poteva far parola dei suoi metodi alternativi e delle sue indagini segrete.
«Temo di no signore, ma se potesse darmi la possibilità di…»
«Le ho già concesso tante possibilità e mi sono pentito di averlo fatto» fu l’amara risposta.
«Siamo vicini alla verità, il sovrintendente Whelan può confermarlo» insistette Hart.
«Il sovrintendente Whelan mi ha riferito che ha criticato i suoi uomini considerandoli inetti e incompetenti»
L’inglese rispose in modo diplomatico: «mi sono sentito in dovere di disapprovare certi metodi piuttosto…controproducenti per le indagini. Lo stesso comandante ha concordato sul mio giudizio»
«Può anche essere così, ma non devo essere io a dirle che nessuno qui è entusiasta di prendere ordini da un inglese»
«Mi dispiace capitano, ma per come stanno le cose lei non ha scelta. C’è un motivo per cui l’MI5 ha affidato a me questo incarico»
Kerney guardò il tenente negli occhi riconoscendo il suo sguardo freddo e determinato. Ancora una volta fu costretto a cedere alla sua irrispettosa ostinazione.
«D’accordo. Le concedo ancora un po’ di tempo, ma non voglio più problemi con lei, intesi?»
Hart si congedò sbrigativamente: «farò del mio meglio signore»
 
Il tenente uscì dalle mura del Castello stretto in una morsa di frustrazione. Sapeva di non avere più molto tempo a disposizione, le autorità irlandesi non avrebbero tollerato un altro suo fallimento, mentre i suoi superiori in Inghilterra erano sempre più impazienti di mettere le mani sull’Aquila. La sua missione non poteva fallire, c’era troppo in gioco, compresa anche la sua reputazione nell’MI5.  
Hart ripensò alle parole di Barry: non vorrei che per te questa caccia al tedesco dovesse diventare una questione personale.
Non poteva negarlo, la caccia al tedesco era diventata ormai un’ossessione, ma riteneva che fosse inevitabile. Il fatto che fosse disposto a tutto per raggiungere il suo obiettivo era ciò che faceva di lui un buon agente segreto.
Hart si fermò sul ponte per ammirare il tramonto sul Liffey. Le acque del fiume risplendevano di riflessi dorati. Per un istante il tenente tornò indietro nel tempo, percepì il calore del sole sulla pelle, il vento tiepido della brughiera tra i capelli e fu avvolto da una piacevole sensazione di pace e tranquillità. Un ricordo che credeva perduto per sempre riaffiorò nella sua mente.
 
When streams of light pour down the golden west,
And on the balmy zephyrs tranquil rest
The silver clouds, far-far away to leave
All meaner thoughts… [*]
 
Radley sbatté le palpebre, i suoi occhi scuri si voltarono verso le strade affollate di Dublino. Improvvisamente tornò alla realtà, i suoi pensieri si concentrarono sul caso. Si trovava a un punto morto con le indagini, la retata a Drumcondra era stata soltanto una perdita di tempo. Aveva arrestato un buon numero di militanti, ma nessuno di loro avrebbe parlato. E comunque c’erano poche possibilità che qualcuno di loro sapesse la verità sull’Aquila.
Aveva bisogno di una svolta decisiva.
 
***

Declan teneva tra le mani la preziosa aquila argentata, ogni suo pensiero era rivolto al destino incerto del tenente. Quell’attesa stava diventando sempre più snervante.
«Non capisco, perché Charles non vuole dirmi nulla? Si tratta della mia missione, perché continua a tenermi all’oscuro?» si lamentò.
Nigel espirò una nuvola di fumo: «sai come è fatto il capitano, vuole sempre avere tutto sotto controllo. Devi fidarti di lui»
Il ragazzo distolse lo sguardo, provava sempre stima e ammirazione per il suo superiore, ma era consapevole che egli dovesse rispettare il suo ruolo di comandante. La Causa era l’unica cosa contava, e lui aveva tradito ciò che era più importante. Era pronto ad affrontare le conseguenze delle sue scelte, ma non voleva arrendersi senza lottare per la vita di Hans. Quella sensazione di impotenza lo stava distruggendo.
«Tu sei esperto nel nascondere militanti e informatori» disse al suo compagno.
«In effetti mi occupo di questo da diverso tempo»
«Quindi hai già vissuto tutto questo»
Nigel si portò la sigaretta alle labbra: «direi proprio di sì»
Declan manifestò sempre di più la sua apprensione: «che cosa pensi che accadrà adesso?»
Egli scosse le spalle: «la spia è qui da fin troppo tempo, questo non è più un posto sicuro»
«Dunque?»
«L’IRA non potrà proteggere quel tedesco ancora per molto e se Maguire non dovesse trovare una soluzione…»
Declan lo interruppe bruscamente: «lo so…so cosa potrebbe succedere…»
Nigel si stupì per la reazione del suo compagno, non l’aveva mai visto in uno stato così fragile e vulnerabile.
Il ragazzo si rifugiò in se stesso tentando di non pensare inevitabilmente al peggio.
Il suo compagno si avvicinò con premura e attenzione.
«Per quale motivo ti importa tanto?»
Il giovane strinse nuovamente il distintivo tra le dita, dentro di sé conosceva bene la risposta a quella domanda.
«Immagino che tu conosca il valore di una promessa»
Egli annuì.
«Tu non tradiresti mai la fiducia di un tuo compagno, vero?»
«No, non potrei mai» affermò l’altro con convinzione.
Declan avvertì gli occhi lucidi: «non avresti paura di perdere qualcuno a cui tieni davvero? Non faresti di tutto per proteggere una persona cara?»
«Suppongo di sì»
Il giovane non aggiunse altro, aveva già rivelato più del dovuto.
«È così che ti senti in questo momento?»
Declan non rispose, si abbandonò sconsolato sulla sedia, non aveva nemmeno più la forza di reggersi in piedi.
Nigel poggiò una mano sulla sua spalla e gli offrì una sigaretta: «prendi, ne hai proprio bisogno»
 
***

Il capitano Maguire osservò il tedesco seduto al lato opposto del tavolo. Il giovane tenente alzò appena la testa, aveva il volto pallido e gli occhi stanchi, in quel momento di sconforto aveva abbandonato anche la sua solita compostezza.
«Prima che lei decida del mio destino avrei una sola richiesta, la prego, per me è importante»
Il comandante dell’IRA acconsentì: «ho notizie piuttosto urgenti da riferirle, ma se la questione è davvero così importante sono disposto ad ascoltarla»
Hans era ormai rassegnato.
«Voglio sapere quale sarà la sorte del soldato O’ Riley»
Charles fu sorpreso da quella richiesta, trovò curioso il fatto che poco tempo prima Declan gli avesse posto la medesima domanda a riguardo del tedesco.
«Per quale ragione desidera saperlo?»
«Perché non voglio che egli sia condannato ingiustamente»
Maguire fu colpito dal senso di responsabilità di quel giovane ufficiale. Non comprendeva il legame che si era creato tra lui e il suo sottoposto, ma doveva riconoscerne l’importanza che aveva acquisito per entrambi.
«Il suo comportamento è stato riprovevole per l’IRA» dichiarò.
Hans dovette ricorrere a tutta la sua forza d’animo per non lasciar trasparire l’intensa sensazione di dolore che aveva iniziato a trafiggerlo come una lama affilata.
«Declan non è un traditore, lui…voleva solo proteggermi come aveva promesso» rivelò.
Il capitano prese un profondo respiro: «ne sono consapevole»
«L’unica colpa di quel ragazzo è di essere fin troppo fedele ai suoi ideali, tanto da aver disobbedito ai suoi ordini per questo»
Charles non poté restare indifferente, la spia stava dimostrando di conoscere a fondo il suo compagno. Quel tentativo di difesa, per quanto disperato, era prova che il tedesco avesse davvero a cuore l’incolumità di Declan. Forse aveva sbagliato nel giudicarlo così severamente.
«Non ho intenzione di condannare il soldato O’ Riley per la sua…be’, possiamo definirla insubordinazione. Certo, non lascerò correre l’accaduto, ma so che egli è un buon soldato, nonostante tutto»
Il tenente fu grato al comandante per la sua sincerità, si rassicurò nel sentire quelle parole, una luce di speranza tornò ad illuminare il suo sguardo. Qualunque sarebbe stata la sentenza dell’IRA era disposto ad accettarla con la consapevolezza che il suo amato avrebbe avuto salva la vita.
Charles poggiò il bicchiere ormai vuoto sul tavolo.
«Il suo tempo qui a Dublino è scaduto, lei deve lasciare l’Isola al più presto»
Hans sgranò le iridi celesti, si stupì nel sentire quella frase, ciò significava che l’IRA gli stava offrendo una via di salvezza. Rapidamente tornò in sé, tentando di comprendere cosa dovesse essere accaduto.
«Siete riusciti a contattare l’Abwehr?» domandò.
L’ufficiale irlandese negò: «l’IRA ha un piano per permetterle di raggiungere la costa francese»
Schneider rimase perplesso.
«In che cosa consiste questo piano?»
«Una nave dell’Irish Naval Service è ormeggiata al porto di Bray. Ovviamente il capitano è uno dei nostri, ha accettato la missione senza alcuna esitazione. La bandiera tricolore dovrebbe consentirle una traversata sicura, per quanto possa essere sicuro il mare in tempo di guerra»
Hans non credette a quelle parole, riteneva di non avere più alcuna speranza e all’improvviso tutto era cambiato. Sembrava troppo semplice.
Maguire notò la sua indecisione.
«Non si fida ancora di me, vero tenente?»
«Dopo tanta diffidenza mi sorprende tutta questa generosità nei miei confronti»
«Lei non sa molte cose, mentre era nascosto qui l’IRA ha fatto di tutto per proteggerla»
Schneider alzò lo sguardo: «suppongo di doverla ringraziare per questo»
«L’IRA rispetta sempre le sue promesse»
«Perché non mi avete permesso di contattare l’Abwehr
«Tenente, ha dimostrato di essere un agente acuto e sagace. Immagino che a questo punto possa giungere da solo alla più ovvia conclusione»
Hans non dovette ragionare a lungo: «voi…non avete più nessuna radio»
«Suppongo che esistano altre ricetrasmittenti in Irlanda, ma non sono in mano nostra. Poco prima del suo arrivo c’è stata una retata, il G2 ha trovato la radio e parte di codici e messaggi»
Hans ripensò a quel che gli aveva confidato Declan, l’IRA doveva salvare le apparenze quando in realtà la situazione era ben più drammatica di quanto i suoi rappresentanti volessero ammettere.
«Questo dimostra quanto sia importante un rapido intervento della Germania, non abbiamo più molto tempo»
L’agente segreto rifletté attentamente, non poteva contestare in alcun modo l’intraprendenza e il coraggio di quei combattenti, ma quel che i militanti pretendevano dall’Esercito tedesco era assurdo.  
Inoltre la questione irlandese si era rivelata decisamente complessa, i suoi superiori avevano sottovalutato la situazione.
«Lei è un elemento importante per l’IRA, i miei superiori vogliono essere certi che torni sano e salvo in Germania per consegnare quei documenti e per portare a termine gli accordi» continuò Maguire.
Schneider non poté far altro che stare al gioco, quella era la sua unica via di fuga, non avrebbe avuto un’altra possibilità. Non sapeva quali sarebbero state le reali conseguenze della sua missione, ma ciò non aveva importanza. Il suo obiettivo era riportare in Patria preziose informazioni militari, non rispettare i patti dell’IRA.    
«Dunque ha davvero intenzione di aiutarmi a fuggire?»
Maguire annuì: «questa è la soluzione migliore per tutti»
 
***

A quell’ora tarda l’enorme salone circolare era deserto. L’ambiente era illuminato dalla luce soffusa delle candele, ovunque si percepiva soltanto freddo e umidità. Lungo le pareti si susseguivano enormi dipinti raffiguranti scorci della città e paesaggi bucolici. Busti di marmo raffiguranti volti severi si alternavano alle enormi librerie di legno antico. Più si addentrava nei corridoi bui e più avvertiva l’intenso odore di polvere e muffa.
Hart salì le scale della biblioteca e a passo svelto raggiunse lo studio del dottor Hales. Bussò con decisione ed insistenza, non dovette attendere a lungo. La porta si aprì con un fastidioso stridio di cardini arrugginiti.
«Tenente, grazie per essere arrivato così in fretta» disse Hales con evidente preoccupazione.
«Speravo di ricevere una sua chiamata»
Il professore esitò: «a dire il vero è stata la polizia di Wicklow a trovare nuovi indizi»
L’inglese parve irritato da quella notizia.
«Per quale motivo non mi hanno avvertito?»
Hales sospirò: «mi dispiace, temo che non tutti si fidino di lei come sto facendo io in questo momento»
Il tenente britannico non si stupì per la diffidenza degli irlandesi, per fortuna il crittografo era rimasto dalla sua parte.
«Avanti, di che si tratta?» lo incitò Hart prendendo posto davanti alla scrivania.
«Gli agenti hanno trovato altri messaggi dell’IRA. Mi sono occupato di tradurli, erano in gaelico. In alcune di queste lettere è nominata l’Aquila»
Radley esaminò i fogli, soltanto l’ultima riga non era stata tradotta in inglese.
«Che cosa c’è scritto?»
«La Stella del Nord brillerà al calar delle tenebre»
Hart sbuffò: «che diamine è? Una poesia?»
«Non credo proprio signore, deve avere un significato. Guardi, queste sembrerebbero altre coordinate»
L’ufficiale confermò: «ha già controllato?»
Hales aprì una vecchia mappa sul tavolo ed indicò un punto preciso.
L’inglese non fu sorpreso nello scoprire la località segreta: «il porto di Bray»
 
 
 


 
 
 
[*] John Keats, Oh! How I love, on a fair summer’s eve
   
 
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