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Autore: eddiefrancesco    08/11/2021    1 recensioni
Incuriosita dall' inaspettata eredità che le ha lasciato la sua madrina, un'eccentrica signora conosciuta come la strega di Wychford, la contessa Octavia Petrie decide di andare a dare un' occhiata alla nuova proprietà.
Ma arrivata in quella splendida villa di campagna a causa di un equivoco viene scambiata per una istitutrice dal tenebroso Edward Barraclough, il nuovo affittuario e dalle sue nipotine.
Ma ancora non sa in che guaio è andata a cacciarsi!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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I duri occhi grigi di Edward si posarono sulle mani di lei, dolorosamente contratte sulla giacca di Pip. Fece eco ai suoi pensieri. «Anche se l'improvviso arrivo di mia cognata è inoportuno sotto molti punti di vista, arriva in un buon momento per me. Per noi. Ho deciso che meno ci vediamo meglio è, Octavia» affermò con calma. Lei annuì. «Naturalmente. So che le cose possono essere... difficili tra noi. E non voglio mettervi in imbarazzo.» «Imbarazzo!» Lui si alzò e andò a guardare dalla finestra. «Non è una questione di imbarazzo. Non crediate che abbia rinunciato con leggerezza a ciò che provo per voi. Ma mi rifiuto di insultarvi chiedendovi di diventare la mia amante e qualunque altro rapporto tra noi è da escludersi. Intendo evitarvi il più possibile. È l'unica soluzione razionale.» Octavia provò un improvviso moto di rabbia. - Qualunque altro rapporto è da escludersi... Intendo evitarvi...- Fosse stata l'istitutrice che lui credeva, sarebbero state parole crudeli. Nessuna discussione, nessun rimpianto, nessun tentativo di confortare. Solo una calma, fredda decisione presa senza considerazione per i sentimenti che la povera creatura potesse avere. Quell'uomo era un mostro! Per un attimo, fu seriamente tentata di buttargli in faccia la sua 'soluzione razionale', rivelargli chi era in realtà, informarlo che era più che sua pari per rango, e che probabilmente aveva più familiarità di lui con l'aristocrazia! E se non bastasse, che era proprietaria della casa in cui lui viveva. Ma due pensieri la fermarono. In primo luogo, nonostante fosse fiera dei propri natali, non era nella sua natura vantarsene. Ma quello che in realtà più la trattenne fu l'idea che lui potesse fraintendere le sue motivazioni. Avrebbe potuto persino credere che lo stesse implorando nella speranza che, rimosso l'ostacolo del rango, lui le avrebbe dichiarato il suo amore. E questo sarebbe stato intollerabile! Non lo avrebbe fatto, per nessuno motivo! Avrebbe aspettato finché non si fossero incontrati a Londra e allora sì, lui si sarebbe prostrato! Il pensiero di Edward Barraclough che si prostrava davanti a qualcuno era così assurdo che le sue labbra ebbero l'involontario guizzo di un sorriso. Lui si era girato in tempo per vederlo. «La cosa vi diverte?» le chiese. «Per nulla, sir. Credo che siate molto... sensato.» Suo malgrado, non riuscì a togliere l'amarezza dalla voce. «Mia cara, vorrei...» «Non occorre pronunciare un'altra parola, sir. Posso andare?» chiese, raddrizzandosi con determinazione. Lui alzò le spalle e le lasciò ricadere. «Naturalmente.» Concesse serio. Octavia era tanto arrabbiata e infelice che ebbe difficoltà a non spazientirsi con le ragazze per il resto della giornata. A cena sedette quieta, attenendosi strettamente a ciò che ci si sarebbe aspettati da una istitutrice e nulla più. Non fu una situazione facile. La faccia di Edward era cupa come una nuvola foriera di temporale e nemmeno Lisette si comportava normalmente. Era sempre tranquilla, ma in lei c'era un'aria sognante che Octavia avrebbe trovato strana se non fosse stata tanto presa dai propri pensieri. A Pip era stato concesso di unirsi a loro, e anche lei era più silenziosa del solito. La prospettiva dell'arrivo della zia aveva smorzato anche la sua solita vivacità. Dopo cena, Octavia mise a letto Pip, poi si ritirò in camera propria con la scusa di un mal di testa. Pochi minuti dopo, bussarono alla porta ed entrò Lisette. «Mi spiace per la vostra emicrania. Ho chiesto a Mrs. Dutton di preparare una tisana. Eccola. Potrebbe giovarvi.» Octavia era seduta accanto alla finestra. Prese il vassoio e lo posò sul tavolo. «Grazie, cara. Siete una ragazza così premurosa, Lisette.» disse sforzandosi di sorridere. «Miss Petrie, devo parlarvi. Ho una confessione da farvi.» Octavia chiuse gli occhi. Non poteva essere nulla di serio, Lisette era troppo posata. Ma ne aveva già avute abbastanza, di crisi, quel giorno. «Di che si tratta?» chiese con dolcezza. «Vostro fratello mi piace molto. Troppo.» le confidò Lisette. Gli occhi di Octavia si spalancarono. «Cosa? Potete ripetere, Lisette? Credo di non aver capito bene. Vi piace...?» «Vostro fratello Harry. Mi piace. E non dovrebbe essere così» Octavia chiuse di nuovo gli occhi. Non voleva sapere! «Miss Petrie?» La voce di Lisette era preoccupata. Octavia si ricompose e aprì le palpebre. «Mio fratello Harry. Lo avete incontrato? Quando? Come?» disse lentamente. «Pensavo lo sapeste! Mi ha detto che vi avrebbe raccontato tutto, oggi pomeriggio.» «Non l'ho visto, oggi. Lisette, mi state dicendo che avete incontrato mio fratello e non ne avete fatto parola con me?» Chiese Octavia, cominciando ad arrabbiarsi sul serio. Aveva pensato di aver toccato il fondo, poco prima. E ora persino Harry l'aveva delusa. Era allibita. Come aveva osato rivolgere la parola a Lisette! E, dopo averlo fatto, come aveva potuto tradire sua sorella con lei! «L'ho incontrato ieri mentre raccoglievo foglie nel viale. È successo per caso. Non sapevo, allora, che si trattava di vostro fratello, ovviamente, ma mi è parso molto gentile» «Ho qualcosa da dire al mio caro fratellino» cominciò Octavia minacciosa. «No! Non ha alcuna colpa. È stato cortese e molto rispettoso. Anche se temo che Edward non approverebbe» «Io sono assolutamente certa che Mr. Barraclough non approverebbe! E, se bastasse, non approvo io, Lisette.» Lisette la guardò sbalordita. «Pensavo che a voi avrebbe fatto piacere! Mi state dicendo che non è alla mia altezza? Temevo che Edward potesse pensarla così, non voi.» «Il punto non è questo. Anche se Harry fosse il... il figlio di un Conte, continuerei a non approvare il fatto che vi incontriate così. Non è corretto.» «È proprio questo, miss Petrie. C'è una cosa che devo chiedervi. Una cosa che devo confessare.» «Intendete dire che non era questo che dovevate confessare?» Octavia si passò una mano sulla fronte. «Cos'altro c'è? Di che si tratta, Lisette?» «Credete che sia sbagliato da parte mia sentire attrazione per il tenente Petrie? O immorale desiderare di incontrarlo di nuovo quando sono fidanzata a un altro?» «Fidanzata a un altro? Cosa intendete?» Octavia scordo' il mal di testa. «Prima di venire qui ero promessa a un giovane di Antigua, miss Petrie. L'ultimo desiderio di mio padre fu che lo sposassi.» «Non capisco. Pensavo che i vostri genitori avessero voluto mandarvi in Inghilterra.» Disse Octavia, lentamente. «È vero. Nemmeno io lo capisco! Ma Ricardo mi assicurò che aveva parlato con mio padre la sera prima dell'incidente. Mi mostrò perfino una sua lettera. Credete che le ultime volontà di mio padre dovrebbero essere sacre? Ricardo ritiene che sia così.» «Credo... credo che vostro padre vorrebbe che voi foste felice, Lisette. Ve l'ha detto personalmente che voleva darvi moglie a questo Ricardo?» «No. Ero convinta che volesse mandarmi in Inghilterra, come avete detto voi. È ciò che sostengono Edward e lo zio Henry, e sono loro i miei tutori, ora. Solo quella lettera...» Octavia esitò. «Non credo che dovreste dare molta importanza a quella lettera» disse lentamente. «Avete solo la parola di Ricardo riguardo a quando fu scritta o a cosa fu detto quella notte. Se lui fosse stato disperatamente innamorato di voi, potrebbe aver falsato un po' la verità per convincervi a sfidare i vostri zii. Sapeva che non l'avreste sposato, altrimenti. Ma... che mi dite di voi? Cosa desiderate?» Lisette scosse la testa. «Non lo so! Avrei sposato Ricardo, ad Antigua. Ma ora non ne sono più sicura. È diverso qui. Pensate che io sia fidanzata?» «Questa è una risposta facile. Sono assolutamente sicura che non lo siate. Siete sotto la tutela dei vostri zii finché non compirete il ventunesimo anno, e non potete essere promessa a qualcuno senza il loro consenso.» Lisette si illumino'. «Allora non pensate che sia scorretta se desidero rivedere vostro fratello?» «No, non lo penso. Ma non penso nemmeno che dovreste incontrarlo.» Octavia si piegò in avanti.
   
 
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