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Autore: Gaia Bessie    09/11/2021    5 recensioni
In un Mondo Magico in cui il programma radio Macarons, condotto da Madama Millevoci, può portarti all'apice della società e farti cadere, Draco Malfoy scopre la verità sulla propria relazione con Asteria Greengrass.
[Draco/Hermione, riferimenti a Draco/Asteria e Fred/Asteria | Romantico, Introspettivo | Partecipa al contest “I Will Go Down With This Ship” indetto da BellaLuna95 sul forum di EFP]
Capitolo 1 - Macarons amari
«Che dire, miei piccoli Macarons?
Ieri la vostra Madama è andata al Bar sotto al mare per gustarsi un’Acquaviola e un po’ di musica… chi l’avrebbe detto, che avrebbe incontrato la fidanzata dell’alta società a bere Burrobirra con George Weasley?
Sì, avete capito bene: la piccola Ria Greengrass è stata avvistata al fianco del proprietario dei Tiri Vispi, in atteggiamenti tutt’altro che fraintendibili – pensate che Draco Malfoy ne sappia qualcosa?».
Capitolo 2: Macarons aspri
«D’altronde, tutti amiamo, sbagliamo e torniamo indietro: voi no?
È che non sapremo mai cosa sia il perdono incondizionato, anche se diciamo di esserne campioni – sarò riuscita a insegnarvelo?
Un bacio e un’ultima tazza di tè per voi, dalla vostra Madama Millevoci».
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Hermione Granger, Narcissa Malfoy | Coppie: Astoria/Fred, Draco/Astoria, Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Questa storia s'ispira, come meccanismo, a Gossip Girl e Bridgerton. Non fa spoiler sulla trama di nessuno dei due.

Zucchero a velo e farina di mandorle
 
 
Parte prima: Macarons amari
 
Ho fatto un giro e mi sono chiesto
Di cosa nutre il male del mondo
Ora che sono qua genuflesso
Prego prego fino in fondo
Si muove la Luna intorno
Ma tu ti muovi da sola
Credo credo che ci casco
Dentro il vuoto dell'abisso
 
«E adesso passo la Pluffa a Madama Millevoci e la sua attesissima rubrica. Noi ci vediamo… dove? Ma sempre qui, su RadioWizard201, e… come sarebbe a dire quando? Come ogni giorno, dal lunedì al sabato dalle otto e mezza alle dieci!».
«Grazie, Lee».
 
La radio ronza e gracchia le proprie parole, frastornandolo: Draco Malfoy tira la coperta sopra il proprio capo, domandandosi silenziosamente cosa direbbe Asteria, se lo sapesse rannicchiato nel proprio letto di ragazzino per ascoltare una trasmissione destinata a un pubblico di Streghe di mezza età annoiate dalla propria vita ordinaria.
Sa che Madama Millevoci usa un microfono incantato per dissimulare il suono della propria voce – ma, nonostante tutto, c’è qualcosa in lei che gli suona orrendamente familiare: per un momento, ha persino pensato che potesse essere Daphne o Pansy, perfino Asteria, ma il coraggio di domandarlo non l’ha trovato mai.
Eppure, non riesce a smettere di ascoltarla: una rubrica breve, brevissima, di quarantacinque minuti netti al mattino. Dopo il commento sul Quidditch di Lee Jordan e prima di uno stupido programma musicale di cui nemmeno ricorda il nome: quella voce che pensa di conoscere, ma che non riesce a ritrovare da nessuna parte.
Macarons, il titolo della rubrica incriminata: perché i pettegolezzi sono qualcosa di piccolo, morbido e gustoso – o, forse, perché sono colorati come gemme ma, quando li metti in bocca, non durano nemmeno il tempo di una masticata.
Non sa nemmeno lui, perché continui ad ascoltarlo: forse, per la sensazione di familiarità che gli causa quella voce. Forse, perché non gli è rimasto altro – una scatola di Macarons che si scioglie a contatto con la saliva e non lascia traccia di alcun sapore: e allora scolta quelle parole, cercando di recepirne il contenuto che si distacchi dal mezzo.
Madama Millevoci ne ha una per tutti e niente per nessuno: ogni giorno racconta tutti quei piccoli pettegolezzi che come bricioline zuccherose raccoglie da sotto i tavoli da pranzo delle persone, gettandole in pasto agli avvoltoi di tutto il Mondo Magico. E Draco, che forse ha smesso di aver fame dalla fine della Guerra, ascolta paziente quella voce un po’ metallica che sciorina un’informazione dopo l’altra, come la lezione imparata per la scuola, come la canzone che cantava da bambino, la poesia che recitava ai suoi dopo cena.
Qualche volta, nomina persone che conosce – la sente parlare della rottura tra Weasley e la Granger, sciorinare qualche informazione sul misterioso matrimonio di Daphne Greengrass e Blaise Zabini che, fino al giorno prima, s’odiavano a morte. Espone tutto con chiarezza, parola dopo parola: e ancora, Ginny Weasley e una tinta di capelli finita male, Cho Chang sposata a un Babbano, Lee Jordan rifiutato per l’ennesima volta da Angelina Johnson.
Alla sera, Draco si siede sulla sponda del letto e ci ripensa: che senso avranno poi il prima e il dopo, se entrambi possono finire sul tavolo di Madama Millevoci ed esser letti con voce calma, che sa di ferro sciolto e vetro soffiato.
Ria Greengrass, la sua promessa sposa, gli ha insegnato a pregare: non gli dice mai da chi le sia stata donata la conoscenza di Dio ma, in un sussurro, glielo domanda – meglio morire e basta o morire con una speranza che ti gonfia i polmoni in un sussurro a fior di labbra?
Gli ha spiegato che è una cosa Babbana, credere in un Creatore infinito e immensamente buono, ma è una credenza migliore di molte altre che entrambi hanno sperimentato: Draco, che ha sulla pelle tutte le cicatrici della propria permanenza ad Azkaban, in attesa del proprio processo, ha chinato il capo e detto di sì. Non perché la ami, ma crede nelle credenze di Asteria più di quanto non sappia credere nelle proprie.
Così, ogni sera e ogni mattina si genuflette di fronte a una parete spoglia, dove s’immagina quella croce che la sua fidanzata gli ha descritto così tante volte, con la corona di spine, INRI e tutto il resto: se l’immagina e glielo domanda – di cosa si nutre il male del mondo?
Draco sospira, posando il capo sul muro e domandandosi che senso possa poi avere, pregare un Dio in cui non si crede: ma Asteria pare tenerci più di lui e, allora, glielo concede. Non può darle molto altro.
Se la vede ancora, alta un metro e cinquantacinque e con entrambe le ginocchia sbucciate, il giorno in cui s’è presentata scortata dagli Auror per portargli qualche libro, pergamena e inchiostro, ad Azkaban. Nella prigione magica vi avrebbe passato solamente due giorni, resuscitando al terzo secondo le scritture, ma quei libri avrebbero ricostruito tutto ciò che il mondo poteva ancora offrirgli.
Il giorno del processo, l’avevano liberato che la luna tramontava per cedere al sole la propria resa, e Ria Greengrass era seduta fuori dall’aula del Wizengamot, in attesa.
Le ha chiesto di sposarlo poco dopo, e lei aveva a malapena quindici anni – ha detto di sì: cos’avesse in testa, Ria, Draco non l’ha compreso mai, ma ha accettato quel suo amore bizzarro pensando di poterselo meritare.
Finché la voce di Madama Millevoci non squarcia il silenzio, costringendolo a concentrarsi sulla chiusura del programma.
 
«E cosa ne pensate, miei cari, della tanto attesa festa di fidanzamento tra Draco Malfoy e Asteria Greengrass? Occhi puntati su Malfoy Manor, mi raccomando: io ci sarò e, ve lo prometto, terrò gli occhi ben aperti per tutti coloro che non hanno ricevuto l’invito.
Un bacio e una tazza di tè per voi, dalla vostra Madama Millevoci».
 
Draco sobbalza, mentre la sigla del programma musicale delle dieci meno un quarto inizia a gracchiare nella stanza.
 
***
 
È buona la notte più brutta
E dammi la mia buonanotte
In bilico e manca l'ossigeno
Ti vedo e sembro ridicolo
Voce bassa nell'orecchio
Aria gelida sul petto
Baciami solo sul collo
Baciami e lasciami il segno
 
«Una settimana al grande giorno, miei cari! Oggi, la piccola Ria Greengrass è stata avvistata da Madama McClan per scegliere un abito da sera… che dire, cara Ria: rivaluterei la tua scelta del verde menta, che fa a pugni con i tuoi occhi e…».
 
Draco spegne la radio. È la prima volta che lo fa prima della fine di Macarons.
Ma quel giorno non ce la fa – sua madre gli ha inviato l’invito per la propria festa di fidanzamento, nella villa in Cornovaglia dei Malfoy, come fosse uno degli invitati: forse lo è, si dice, dato che nemmeno Asteria s’è data pena di informarlo che avrebbero festeggiato un impegno preso ormai cinque anni prima. Ha vent’anni, la piccola Ria, ma è ancora alta un metro e cinquantacinque e ha le ginocchia che sono una mappa di cicatrici. Gli ha detto che lo sposerà, ma che ognuno si tenga i propri segreti: lei non gli chiederà cosa fa ogni mattina, dalle dieci alle dieci e quarantacinque, lui non le domanderà chi le ha spiegato cos’è Dio e perché debba avere bisogno di pregarlo.
Ha accettato – ma, quando lei apre la porta di camera sua e chiede se può entrare, per favore, Draco se ne pente: ci sono segreti in Ria che Madama Millevoci conosce e lui no e, per questo, quel programma è tutto quel che gli rimane per imparare a conoscere la propria futura moglie.
«Entra» mormora, passandosi una mano sulla fronte, cancellando le tracce di pelle troppo secca che s’arriccia tra le rughe d’espressione. «Tanto stavo andando a fare una passeggiata, fa troppo caldo per restare in casa».
Asteria alza un sopracciglio – non gli fa notare che è febbraio e la pioggia scroscia torrenziale sulle case e le persone, annegandole in pensieri.
«Va bene» concede, quietamente. «Non ti andrebbe prima di vedere il mio vestito? L’ho preso verde menta, anche…».
Se fa a pugni con i miei occhi, sembra voler dire. Ma è orgogliosa, Asteria, troppo per la propria sanità mentale e non ammetterà mai di seguire un programma per donne di mezz’età con più infelicità di quanta lei non sia disposta a tollerare.
«Certo» mormora Draco, che pur ha sentito il commento di Madame Millevoci su quell’abito. «Fammi vedere».
Quando ritorna, vestita di quel verde menta che fa a pugni con l’azzurro pervinca dei suoi occhi, Ria è di nuovo bambina: lui la guarda e sembra ridicolo, per quanto pensa d’esserne pazzamente innamorato, di lei che è un’idea che non ha saputo contemplare. Non mi conosci per davvero, ripete lei dolcemente ogni volta che lui dice d’amarla, tu non sai chi sono.
«Ti dispiace se accendo la radio?» domanda Asteria, volteggiando verso l’apparecchio. «Sono le dieci e mezza, ancora ho un quarto d’ora di programma: ti farebbe bene ascoltarlo, lo sai?».
Lui acconsente con un finto sbuffo, tornando a sedersi sulla sponda del letto, mentre la sua fidanzata armeggia con le manopole della radio.
 
«E onore a Draco Malfoy, che sposa la donna di un altro senza saperlo! Chi è a conoscenza del piccante segreto che si cela sotto il bel sorriso di Ria Greengrass? Non io, direte, ma…».
 
Asteria sobbalza, allunga la mano per mettere a tacere quell’apparecchio, ma non è abbastanza veloce per troncare l’ultima frase di Madama Millevoci.
 
«Noi di Macarons lo sappiamo bene: la piccola Ria nasconde un segreto con i capelli rossi, che di nome fa Fred Weasley».
 
Riesce finalmente a spegnere la radio, con le mani che tremano su quel nome che la misteriosa donna di Macarons ha pronunciato. Draco apre la bocca, per chiedere una spiegazione (che non arriva) – perché la sua promessa sposa, la sua futura moglie, lo guarda e scuote il capo costernata.
«Niente domande» sussurra Asteria, in un sospiro. «Ricordi?».
Lui vorrebbe dirle che non glielo può chiedere così: con quegli occhi color acquamarina che s’inzuppano di lacrime e le mani che le tremano addosso, posate sugli avambracci come un inutile ornamento. Ha un’unghia con lo smalto scheggiato, un rosso così odiosamente Grifondoro che Draco storce la bocca solamente a guardarlo – rosso Weasley, gli dice una parte di sé, rosso marcato Fred Weasley e grazie tante, Ria, grazie per avermelo detto.
«Vieni qui» sussurra lei, spalancando le braccia. «Non dire nulla, io… mi dispiace, va bene?».
Lui, che ha dell’aria congelata che gli ghiaccia il petto, s’avvicina a grandi passi e l’accoglie nella gabbia delle proprie braccia – tra le costole, risuona il suono di un pianto disperato – stringendola leggermente e nascondendo il viso nell’incavo del suo collo.
Potrebbe stamparle là un bacio, mordicchiandole quell’anima che le scorre come sangue sottopelle, lasciandole il segno: ma le lascerebbe davvero qualcosa di meno superficiale del dispiacere con cui lo stringe, scoprendolo gelido?
«Draco» sospira lei, facendosi violenza per lasciarlo andare. «Un giorno ti spiegherò, te lo prometto».
Ma lui non le crede mai – come potrebbe?
Si limita a sciogliere quell’abbraccio e a farle un cenno, muto e sordo come lo sguardo pieno di suppliche che lei gli rivolge, di lasciarlo da solo: si stende sul letto, con lei che ancora temporeggia sulla soglia della stanza e, nel silenzio che si stringe attorno a lui come un cappio al collo, chiude gli occhi.
I passi di Ria Greengrass sono una buonanotte amara, amarissima – almeno quanto quei Macarons rosa confetto che s’immagina decorare lo studio di Madama Millevoci, all’odore di lampone ma al sapore di fondo di caffè, mentre la donna ride e inclina la testa. Lo guarda sempre, nei suoi sogni, ma Draco non la sa vedere mai.
 
«Un bacio e una tazza di tè per voi, dalla vostra Madama Millevoci».
 
***
 
Se ti penso mentre canto
Perdo il tempo a trovare le parole
E non mi importa, sono fuori rotta
Ma non c'è una mappa che mi riporta da te
 
«Tutti voi vi starete domandando che fine abbia fatto Pansy Parkinson: qualche settimana fa l’abbiamo lasciata disperata, e un filino inviperita, per via della prospettiva di un matrimonio Malfoy-Greengrass. La ritroviamo oggi nella villa scozzese dei Nott, con una lettera indirizzata a me e il lieto annuncio della propria unione con il giovane Theodore. Che, a quanto si dice in giro, sarà accompagnato dalla nascita del loro primogenito in primavera. Che notizia fantastica, non trovate?».
 
«Potresti spegnere quella roba?» domanda Draco, mentre sua madre fa segno alla sarta di sistemare l’orlo dei pantaloni. «Io non capisco come facciate a seguire un programma del genere, è…».
«Scandaloso» commenta Narcissa, giocherellando con la propria fede nuziale (un inutile ornamento, ormai). «Deliziosamente scandaloso, direi, quindi niente che un giovane di ventidue anni possa comprendere».
Draco alza gli occhi al cielo, rischiando nel mentre d’essere trafitto dagli spilli della giovane apprendista di Madama McClan.
«Fai attenzione con quelli» la redarguisce, con tono acido, mentre torna a rivolgersi alla propria madre. «Credo sia già tanto se ho accettato di presenziare alla tua ridicola festa, non trovi?».
Cissy Malfoy sospira, rivolgendo uno sguardo esasperato al proprio unico figlio: c’è qualcosa di bello e rovinato, nella vedova di Lucius. Qualcosa che fa intuire una felicità passata ma che, controluce, svanisce in una mappa di rughe lieve come una ragnatela.
«Serve più ad Asteria che a te» commenta, scrutandosi le dita delle mani con aria critica. «Lo sai, che è ancora… piccola: ha bisogno di certezze, nella vita, e tu non ne sai dare».
Lui sospira, si passa una mano tra i capelli facendo cadere lo spillo appuntato sulla manica, ora di nuovo troppo lunga, che va a spolverargli il polso.
«E quindi per darle certezze devo imparare a ballare il Walzer?» domanda, alzando un sopracciglio biondo. «E ascoltare i vostri stupidi programmi radio e…».
Lo interrompe il cigolio della porta che agonizza sui cardini, mentre Asteria Greengrass entra nella stanza, un po’ camminando e un po’ saltellando: la ragazza si ferma di fronte a lui, inclinando leggermente il capo, la bocca contorta in una smorfia divertita.
«Stai dritto, o ti prenderanno gli orli storti» cinguetta, andando a sedersi vicino a Narcissa. «Come sta andando?».
Narcissa fa per risponderle, ma Draco sbuffa, liberandosi della giacca piena di spilli e scivolando su una poltroncina azzurra.
 
«E che dire della Greengrass maggiore! Pare si sentano già echi di tempesta tra la nostra bella Daphne e suo marito, echi così forti che si sentono dalla Provenza a Londra: che il loro bell’idillio sia già terminato?».
 
«Io la odio» sibila Asteria, con rancore. «Come può sapere sempre tutto? Ma, soprattutto, dice che sarà presente alla nostra festa di fidanzamento: è qualcuno che conosciamo?».
Draco scrolla le spalle, massaggiandosi le tempie con le dita gelide – lui lo sa: che ha sentito già quella voce, seppur modificata dalla magia, che conosce la misteriosa Madama dalle mille e una soltanto voci. Ma, alla sua futura moglie, non sa come spiegarlo – probabilmente, Asteria non riuscirebbe a comprenderlo.
La campanella appesa sulla porta del negozio trilla, scuotendolo da quei pensieri: Draco Malfoy si volta, sul rumore di quei passi, per incontrare lo sguardo scuro di Hermione Granger. Non si salutano, se non con un cenno del capo, perché dovrebbero?
La Granger ha testimoniato per lui al processo e Draco, sfinito dopo tre giorni ad Azkaban che gli erano parsi come trecento, non aveva avuto nemmeno la forza di mandarle un biglietto di ringraziamento. Ci aveva pensato Narcissa, ma suo figlio mai le ha domandato se non avesse ricevuto risposta.
«Madama McClan, Signora Malfoy, buongiorno» commenta Hermione, accomodandosi su una poltroncina. «Malfoy, Greengrass».
«Buongiorno» cinguetta Narcissa, facendo cenno alla sarta di tornare a torturare il figlio a suon di spilli. «Non mi aspettavo di vederti qui, cara: sei forse in cerca anche tu di un abito per la festa?».
Hermione annuisce, mentre un’apprendista della sarta comincia a mostrarle alcuni abiti da festa in tinte di verde menta, il colore dell’anno, che le fanno storcere il naso in una smorfia scontenta.
«Oh, sì» risponde distrattamente. «D’altronde, siete stati gentili a invitare me, Harry e Ron».
«E tu sei stata l’unica a rispondere all’invito» la rimbecca Narcissa, con una vena di insoddisfazione che le squarcia la voce. «Se posso consigliarti, cara, trovo che il lilla ti starebbe divinamente».
Hermione annuisce, distrattamente, mentre Madama Millevoci continua a gracchiare le notizie del giorno.
 
«E pare che la piccola Ria Greengrass canterà alla propria festa di fidanzamento… speriamo non sia il canto del cigno della sua carriera come artista, allora: ha la vocina di un cardellino, anche se a volte…».
 
«Faccio fatica a ricordarmi le parole» ringhia Asteria, sentendosi addosso lo sguardo perplesso di Hermione Granger. «Ma non importa: io voglio cantare, nella vita, e non sarà una stupida rubrica a dirmi di non farlo».
La Granger non commenta – sta osservando Draco Malfoy, completamente rapito dal programma, mentre sembra prendere mentalmente nota dell’indirizzo cui mandare le lettere per Madama Millevoci.
Forse turbato dal suo sguardo, il ragazzo si volta e scuote il capo, un lieve rossore che gli riscalda il viso.
È fuori rotta, pensa lei distrattamente, non sa dove sta andando: Madama McClan lo graffia con uno spillo e nemmeno riesce a rendersene conto.
«Ti ascolterò volentieri» commenta Hermione, senza distogliere lo sguardo da Malfoy. «Per il vestito, vorrei vedere qualcosa di lilla, Sarah, se non ti dispiace».
La giovane apprendista annuisce, correndo a cercare abiti in quella nuance, mentre Cissy Malfoy sorride sorniona.
«Devo andare, mamma, ci vediamo più tardi» borbotta Draco, quando finalmente la sarta lo libera. «Asteria, Granger… buona giornata».
Hermione non si volta per vederlo uscire – ma il suono dei suoi passi copre perfino il gorgogliare e lo sputacchiare di quella radio sintonizzata male.
 
«Un bacio e una tazza di tè per voi, dalla vostra Madame Millevoci».
 
***
 
Millevoci cantano di noi
Millevoci parlano di te
Ma non conta se poi non è facile
Ma tu sei fragile così
Tu mi piaci così come sei fatta
Tienimi stretto
Che torno da te
 
Asteria canta in un locale jazz il mercoledì sera – e pensare che nel Mondo Magico nemmeno si sapeva cosa fosse, il jazz, prima che George Weasley non cominciasse a rivendere dischi Babbani a prezzi stracciati, nel proprio negozio: e così i maghi avevano scoperto la magia del jazz, del blues, dell’assolo di sax sul finire di una canzone e sulla voce da cardellino di Ria Greengrass il mercoledì dalle dieci a mezzanotte meno un quarto.
Draco non va mai a vederla – le ha detto, scegli: o le lezioni di Walzer il giovedì, o la nottata a sentirti cantare il mercoledì. E ti sento cantare ogni giorno, anche se non te ne rendi conto, tu canti sempre. Sono così rare, le volte in cui parli e basta, che ormai mi sorprendo quando lo fai.
Così Asteria gli dice che va bene, non sentirla cantare, andranno insieme alla prima lezione di ballo il giorno dopo. Ma, dopo due bis e una serata a chiacchierare fuori dal locale con un giovanotto dai capelli rossi (e pensi che Madama Millevoci non l’abbia notato?), Ria gli ha mandato un biglietto dieci minuti prima della lezione, dicendogli di andare da solo.
Draco non s’è posto domande – ha sbuffato e onorato la propria parte di promessa, mettendosi delle scarpe comode e sbuffando ogni tre passi, finché non ha varcato la soglia della scuola di ballo Minerva: il direttore e maestro di ballo, un omino tarchiatello sulla cinquantina, deve essere stato un ex Grifondoro, pensa Draco con disgusto, altrimenti non si spiega.
«Buongiorno, buongiorno» trilla il maestro di danza, battendo le mani e sorridendo all’aria. «Signor Malfoy, raddrizzi quella schiena, signorina Patil per cortesia leghi i capelli e… per Godric, signorina Granger, riesce a farmi qualcosa che abbia almeno la parvenza di un sorriso?».
Draco si volta, per incrociare lo sguardo scocciato di Hermione Granger – la giovane donna nemmeno ci prova, a cavarsi un sorriso dalla bocca, ma fa più una smorfia scocciata che fa sbuffare l’insegnante di ballo.
«Io sono Renard» commenta quest’ultimo, indicandosi il petto. «E voi siete qui per imparare a danzare in una settimana, pare, per lo stesso evento di gala: un mezzo miracolo, ma ognuno farà quel che può e pure di più».
Padma Patil ridacchia, facendo voltare verso di sé Renard, il quale le tende le mani, invitandola a raggiungerlo.
«Su, non sia timida» cinguetta, portandola al centro della sala. «Se le fanno ridere i miei miracoli, dovrò farla ricredere: mi segua, avanti!».
Il maestro di danza trascina la giovane in un Walzer zoppicante, mentre gli altri allievi ben si guardano dal mettersi a ridere.
«Bene!» strilla Renard, continuando a danzare per la sala trascinando con sé la povera Padma. «Trovatevi un compagno, avanti!».
Draco si guarda attorno, sconsolato, soffermandosi con gli occhi sulle coppie già formate prima di costringersi in un sorriso che, di vero, ha pochissimo e porgere la propria mano a una sorpresissima Hermione Granger.
Lei pare pensarci, si guarda attorno e, dopo aver incontrato lo sguardo interessato di Cormac McLaggen, si risolve a prenderla con un sospiro.
«Dove hai lasciato la Greengrass?» domanda Hermione, sforzandosi di seguire il ritmo e non pestargli i piedi (non troppo). «Pensavo che fosse lei, la bella del ballo».
Draco sbuffa, senza guardarla negli occhi.
«Ieri ha fatto tardi» commenta, atono. «Canta al Bar sotto al mare1 di mercoledì sera e, oggi, non è riuscita a prepararsi in tempo».
«Lo so» si lascia sfuggire lei, con un sorriso di scuse. «Sai, la radio».
«Madama Millevoci» ringhia Draco, ma ha il sentore di una domanda. «Non pensavo l’ascoltassi anche tu, Granger, mi sorprendi infinitamente».
«Dev’essere dura» risponde Hermione, in un sussurro. «La Millevoci parla spesso, di voi».
Draco sbuffa, fermandosi in un angolo della sala e passandosi una mano tra i capelli, con aria stanca: è invecchiato male, pensa lei, ventidue anni e si comporta come se ne avesse sessanta – chissà perché sembra che il contatto con l’esistenza gli faccia così male, cosa gli è successo, ancora?
«Non m’importa, se non è facile» commenta, in un sussurro. «Non capisco perché continuiate a seguire quel programma, Asteria compresa: lei è fragile e…».
Non glielo dice – che l’ama così, per come è fatta – ma la Granger annuisce, sembra comprendere, mentre si lega i capelli in una crocchia troppo severa, che le rende il viso una maschera di serietà che stona con lo scintillio divertito del suo sguardo. È tutta una stonatura, lei, quando canticchia la canzone che trasmette la radio e Draco pensa che Asteria l’avrebbe cantata con tutt’altra grazia.
«Mi dispiace, per oggi» commenta Hermione, porgendogli la mano per riprendere a danzare. «Non c’è andata leggera, con voi».
Draco spalanca gli occhi, ha paura di domandare: non ha fatto in tempo ad ascoltare Macarons, oggi, e quell’assenza gli risuona nel petto come una presofferenza insanguinata e infetta.
Non domanda: dentro di sé sente l’eco di quelle parole che, sebbene siano pronunciate da Hermione Granger,  preservano la sfumatura metallica (un po’ zuccherosa, un po’ ferrosa) della voce della Madama senza nome.
 
«Che dire, miei piccoli Macarons?
Ieri la vostra Madama è andata al Bar sotto al mare per gustarsi un’Acquaviola e un po’ di musica… chi l’avrebbe detto, che avrebbe incontrato la fidanzata dell’alta società a bere Burrobirra con George Weasley?
Sì, avete capito bene: la piccola Ria Greengrass è stata avvistata al fianco del proprietario dei Tiri Vispi, in atteggiamenti tutt’altro che fraintendibili – pensate che Draco Malfoy ne sappia qualcosa?».
 
Draco Malfoy che spalanca gli occhi, chiedendosi se la Granger sia come Potter e, allora, le toccherà vederlo piangere sul sangue secco e la cenere bagnata di sé stesso.
Lei gli rivolge un sorriso triste, mentre Renard dichiara la lezione terminata, con tanti complimenti a chi ha partecipato.
 
«Un bacio e una tazza di tè per voi, dalla vostra Madame Millevoci».
 
***
 
Ho tanto da darti ma poco da dirti
Cercavo qualcosa ma ho trovato qualcuno
Centomila o nessuno
Centomila le volte che faccio tardi solo per guardarti
Come i diamanti sono i tuoi occhi
 
Finisce che Asteria, a lezione di ballo, non ci mette mai piede – la chiamano a esibirsi a sere alterne e, quando non deve cantare, va comunque al Bar sotto al mare per bere qualcosa in compagnia (non dice di chi, Draco lo sa comunque) e passare una bella serata. Lui non le dice mai di no, non le dice mai ti accompagno: Draco Malfoy china il capo e non domanda spiegazione ma, quando Asteria rincasa sabato alle sei di mattina e con le scarpe in mano, sbuffa e si domanda se Madama Millevoci tornerà a metterlo in guardia riguardo i comportamenti della sua futura moglie.
«Non so che dirti, Granger» commenta, Draco, alla loro ultima lezione di ballo. «Non conosco Madama Millevoci, non posso chiederle di spiegarmi cosa passi in testa ad Asteria, non posso proprio».
Lei pensa che lui forse avrà poco da dire, ma tanto da dare – ha gli occhi offuscati di pensieri ma, quando nomina la propria futura moglie, s’illumina appena: una scintillina minuscola, ma che basta per creargli una stella cadente nello sguardo.
Hermione sorride, non gli dice che ha davvero troppo da dare per potersi fare seppellire dai rimpianti: chissà cos’ha da cercare, chi ha da cercare in Ria Greengrass, adesso che lo sanno tutti quanti. E lei sarà bella, con gli occhi che sembrano diamanti azzurrini e un sorriso che fa innamorare, ma può bastare?
«La scelta deve essere tua, Malfoy» commenta lei, sistemandosi la crocchia in cima alla testa. «Non posso dirti io, cosa devi fare».
Draco si domanda quand’è che ha chiesto consiglio a Hermione Granger – quand’è che le ha permesso di trovarlo seduto nel bagno fuori servizio della scuola di ballo, con una lacrima asciutta sul viso. Le ha sorriso.
Non lo sa: lei l’ha visto come la perfetta rappresentazione di uno specchio rotto e ha sorriso, cercando di cancellargli quell’espressione triste dal viso.
«Non te l’ho chiesto, Granger» sibila lui, con aria offesa. «Tu non mi conosci, tu non ci conosci».
Non lo sa: lei conosce Ria Greengrass meglio di quanto Draco Malfoy non possa immaginare ma, questo, non glielo dice – non potrebbe mai.
«Non voglio farmi gli affari tuoi, Malfoy» commenta, pacifica. «Ma sappi che, se volessi parlare, sarei disposta ad ascoltarti».
Lui alza un sopracciglio e glielo domanda in un sibilo. «Da quand’è che sei così clemente?» sussurra, passandosi una mano in volto. «Da quand’è che ti interessa qualcuno che non siano i tuoi amici del cuore?».
Hermione sospira, mangiandosi buona parte della verità che potrebbe dirgli: che lei si ricorda di Asteria Greengrass. Quando indossava un maglione di Grifondoro sopra la divisa di Serpeverde, quando si sono innamorate del medesimo ragazzo: ha vinto lei, Hermione non ha mai detto una singola parola in merito – nemmeno a sé stessa.
«Guardati» gli risponde, semplicemente. «Tu venderesti la luna, per lei, e lei… l’abbiamo sentito tutti, cos’ha detto oggi, Malfoy».
Lui non sa come risponderle.
 
«E dunque, miei piccoli Macarons, abbiamo aspettato per giorni un bacio che c’è stato… qualcuno dirà al giovane Malfoy di prestare più attenzione alla dignità della fidanzata, per non sacrificare la propria?
Dicono che, a passo di Walzer, la piccola Ria Greengrass si stia allontanando dalla propria relazione da copertina: cosa ne penserà il suo futuro marito, sarà d’accordo?
Chiedo, per favore, a Draco Malfoy di mandarmi un gufo – siamo tutti in trepidante attesa del suo punto di vista su questa spinosa questione!
Un bacio e una tazza di tè per voi, dalla vostra Madama Millevoci».
 
Mi scende una lacrima al viso
Una lacrima asciutta e sorrido
Vedo e non vedo
Come se potessi vedere ma sono cieco
Come se potessi cadere ma c'ho le ali
Scambierei la luna con il sole per vederti domani

 

1Dall'omonimo libro di Stefano Benni

Buongiorno e grazie per avermi letta.
Poco da dire, su questa storia, se non che è stato molto difficile tirarmela fuori (ma sono contenta di esserci riuscita) e quindi, eccomi qui ancora una volta.
Il titolo, come forse qualcuno di voi avrà indovinato, è il primo passaggio della ricetta dei Macarons, come la riporta il mio fedele amico giallozafferano.
La canzone, invece, che ha ispirato tutto il meccanismo di questa storia è "Millevoci" di Albe.
Spero di essere riuscita a creare una storia piacevole da leggere, sebbene il genere sia non troppo vicino da quel che scrivo di solito.
   
 
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Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Gaia Bessie