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Autore: Lita_85    09/11/2021    2 recensioni
Dario fisioterapista casanova incallito. Anita pubblicitaria ironica e intraprendente. Due persone così diverse ma così simili. Le loro vite verranno stravolte dal loro primo incontro, che li porterà loro malgrado in situazioni divertenti e passionali. Sapranno resistersi l'un l'altro? Buona lettura! ❤️ Opera registrata su Patamu, qualsiasi riproduzione anche parziale dell'opera senza cconsenso sarà perseguibile per legge.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Dopo aver dormito come un sasso per tutta la notte, mi svegliai intontita e frastornata chiedendomi dove fossi. La luce tenue che passava attraverso le imposte semi aperte, abbagliò le mie iridi facendomi strizzare gli occhi al suo passaggio. Il mio corpo, ancora rannicchiato in posizione fetale, godeva di quel torpore regalato dal plaid che avevo fin sopra la spalla destra Tra le mani, stringevo il cuscino sotto la mia testa cercando di capire cosa fosse successo e come fossi arrivata a casa mia. Aggrottai la fronte guardando verso il soffitto bianco e, spremendo le meningi, sperai di ricordare i dettagli di quella serata da incubo. Era tutto un groviglio di ricordi sfocati dall'alcol e dal mal di testa pulsante che mi trascinavo dalla sera prima. Mi alzai a tentoni, appoggiandomi sul comodino bianco guardandomi intorno. La mia camera era in perfetto ordine e, gli stivaletti che di solito buttavo alla rinfusa, erano posizionati in ordine vicino alla porta d'entrata. Cosa molto inusuale per me, essendo una disordinata cronica. Vagai per le stanza non intenzionalmente, in cerca di risposte che mi erano sconosciute, fino a quando mi decisi ad uscire totalmente dalla stanza, ed entrando in salotto sbadigliai come un leone annoiato.

 « Buongiorno dormigliona! », la voce di Dario si fece subito spazio tra i miei pensieri facendomi sobbalzare e imprecare alla velocità della luce.

« Cazzo Dario! Che ci fai tu qui?! », gridai perdendo l'equilibrio cadendo a terra come un sacco di patate.

Il suo viso, sbucato senza preavviso al di là del divano, faceva presagire solo una cosa: Aveva dormito a casa mia. 

« Anita! » gridò lui, avvicinandosi a me quasi cadendo pure lui. Non potevo credere a quello che stava succedendo. Due sacchi di patate a terra. « Tutto bene?! » continuò cercando il contatto visivo come un ago in un pagliaio.

« Si... credo di si... Tu, piuttosto, cosa ci fai qui? » chiesi senza indugi, alzandomi da quel pavimento che aveva ospitato la mia caduta.

« Mi hai chiesto se potevo accompagnarti a casa... E poi, e poi sono rimasto perché non volevo lasciarti da sola...  », la sua voce piano piano si spense, lasciando spazio ad un sorriso dolce. 

« Ti ringrazio per la tua premura... ma adesso, però, è meglio che tu vada via...  », quello che dissi non piacque neanche a me, ma era l'unica cosa che aveva senso, dopo quello che era successo la sera prima con Azzurra.

« Sì, credo che sia meglio... Altrimenti Mirko mi ucciderà veramente stavolta... », il suo sorriso amaro mi fece quasi rimpiangere quello che gli avevo appena ordinato e, non sapendo cos'altro fare, abbassai lo sguardo. 

Un silenzio imbarazzante calò su di noi, e sui nostri sguardi persi nel vuoto.

« Prendo le scarpe... », asserì portandosi le mani in tasca.

C'era una certa tensione tra di noi. Qualcosa che ci aveva travolti la sera prima, ma che non eravamo riusciti a sfogare del tutto.
Lo guardai avvicinarsi alle sue scarpe, e indossarle con fare tranquillo sotto i miei occhi. Sicuramente, il suo gesto non era passato inosservato al mio cuore, ma la ragione questa volta non voleva cedere. E ne aveva tutto il diritto.

Sempre nel silenzio più totale si alzò dal divano e, prendendo il suo cappotto, si avvicinò alla porta prendendo la maniglia tra le mani.

« Bene, credo che sia veramente tutto… ci vediamo Anita…  »

Quel suo essere accondiscendente, mi faceva male, ma il suo comportamento della sera prima ancora di più. Alzai lo sguardo che avevo indirizzato sui miei piedi coperti dalle calze nere. 

You there - Aquilo

« Quello che è successo Ieri sera, non è cosa da poco… e io non riesco a superarla come la prima volta… non più… », mi affrettai a dire prima che il mio cuore bloccasse tutto.

« Anita io… »

« Dario, ti prego fammi finire…  », affermai avvicinandomi a lui con le braccia strette al mio sterno. « È meglio che ci prendiamo una pausa da tutto, da noi. Qualsiasi cosa noi siamo… perché sai, sono molto confusa a riguardo…  »,

« Posso capirlo… e hai ragione…  »,

« Io non vorrei avere ragione… vorrei che tu mi smentissi! Che tu mi dicessi tutto il contrario! Vorrei che tu…  »

« Anita… », il suo dito indice sì poggiò sulle mie labbra come a farmi tacere. Il suo viso stravolto da quelle parole, aumentarono i miei battiti cardiaci. La salivazione si azzerò di colpo. 

Il calore scaturito dal suo dito mi procurò un brivido lungo la schiena. Quel brivido che ormai conoscevo bene e, che mi faceva azzardare sempre. Sempre, ma non in quel momento.

« So che non è facile stare dietro ad un tipo come me… in realtà, in molte occasioni mi sono trovato in grosse difficoltà anche io. Ho sempre fatto tutto di getto, senza mai pensare al dopo e, questo non va bene. Hai tutte le ragioni di questo mondo per pensarla in questo modo e, io non posso che assecondare il tuo volere anche se a malincuore. Non so bene cosa siamo noi, non so bene cosa ci sarà nel nostro futuro, ma questo è quello che posso darti nel presente… e non è molto... »

« Dario… », sibilai quasi con la voce tremante. Sentii il mio cuore sprofondare in un abisso in un secondo. Durante la caduta, realizzai che quella poteva essere davvero l'ultima volta in cui vedevo Dario.

« Accetto tutto. Accetto questa tua scelta, accetto l'idea di non vederti, accetto questa  tua decisione che, mio malgrado e, anche la mia… », disse appoggiando la sua fronte alla mia chiudendo gli occhi. Stava succedendo davvero. Ci stavamo dicendo addio per il mio volere. « Ma… se mai cambiassi idea… », per un momento sembrò esitare, sembrò quasi morire dietro a quello che stava dicendo. « Io verrò da te… ». 

Quelle parole, associate al suo profumo mi stordirono all'istante. In verità, mi ero già pentita di tutto. Avrei mandato a quel paese la ragione che aveva avuto il sopravvento. Quella ragione che, insieme all'amor proprio avevano preso possesso di tutto. Quei sentimenti tanto nobili quanto forti adesso sembrarono la cosa più sbagliata da assecondare. 

Sospirai forte cercando di trattenere quelle lacrime di disperazione che volevano scendere giù. Strinsi tra le dita il suo maglioncino blu tirato su sulle maniche come a volerlo trattenere. Non volevo lasciarlo. 

Lui, sentendo ogni singola vibrazione del mio corpo e, per alleviarne un po' la sofferenza scaturita da tale tremolio, avvicinò la le sue labbra alla mia fronte lasciandoci un bacio casto, ma che sentii con ogni fibra del mio corpo.

« Addio Anita… » 

« Addio… », risposi cercando di non far trasparire la morte che avevo nel cuore incontrando nuovamente i suoi occhi.

Si allontanò da me facendo cadere le mie mani che erano ancora salde sulle sue braccia. Afferrò il suo cappotto che aveva appoggiato sul divano, e abbozzando un ultimo mezzo sorriso aprì la porta e scomparve dietro di essa.

« Amore… », soffiai impercettibilmente iniziando a singhiozzare.

Mi lasciai cadere a terra distrutta, portando le mani al viso. Non potevo credere di averlo fatto davvero. Avevo davvero rinunciato a lui. Avevo rinunciato a lottare, avevo deposto le armi. E lui, lui aveva assecondato il mio volere. Iniziai a piangere a dirotto, stringendo a me le gambe nel vano tentativo di consolarmi. Consolare quel cuore che piangeva più di me, consolare quel cuore che aveva sperato fino all'ultimo nel cambio programma, che cuore che lo amava con tutte le sue forze ma che era stato messo a tacere da quella ragione che adesso odiavo. Mi odiavo con tutta me stessa, odiavo quella parte che aveva rinunciato a lui e, che aveva preservato me come in una sorta di legge della giungla. La sopravvivenza ad ogni costo. Allora perché adesso mi sentivo morire?.



                                 ***


Mi chiusi la porta alle spalle, impugnando ancora il pomello nella mano destra e,  addossandomi ad essa e iniziai ad imprecare senza ritegno. Avevo appena fatto quello che lei mi aveva chiesto, quello che alla fine, non avrei mai pensato di fare. Si dice che se si ama qualcuno si lascia andare al costo di soffrire. Non ero un conoscitore in materia, anzi, ero proprio una frana nei sentimenti e in tutto quello che ci ruota intorno, ma sapevo che qualcuno più esperto di me aveva detto tali parole. Qualcuno che aveva amato senza paura e senza remore, qualcuno che aveva avuto il coraggio di lanciarsi senza paracadute e senza paura di sfracellarsi al suolo. E Anita meritava quello. Meritava quell'amore che supera qualsiasi cosa. Che supera la paura di volare, che supera la paura di non essere all'altezza, che supera qualsiasi cosa si palesi senza preavviso. L'avevo imparato sulla mia pelle, l'avevo proprio marchiato a fuoco. 
Non ero quel tizio dalle idee filosofeggianti, ma per una volta avrei tentato di fare la cosa giusta nonostante la amassi da stare male. Così male da voler sfondare quella porta che ci separava e baciarla senza fiato.

Lasciai quel pomello con non poca difficoltà. Sembrava che anche lui volesse la mia presenza lì, esercitando una forza invisibile immobilizzandomi, forza che avrei assecondato se fossi stato più coraggioso. 

Presi dalla tasca quel pacchetto di sigarette che sembravano alleviare qualsiasi cosa per qualche effimero momento, dirigendomi verso l'uscita. 
Il freddo mattutino di Milano era ben noto, e quella giornata mi  sembrò ancora più fredda del solito. Appoggiai la sigaretta sulle labbra e accendendola, aspirai dal filtro vigorosamente, facendo brillare quella piccola fiaccola al gusto di tabacco. Mi soffermai un attimo, nella contemplazione del tram tram mattutino e, riprendendo il passo mi avviai verso casa. Verso quel posto che nonostante lo scorrere del tempo, riusciva sempre a darmi la tranquillità cercata e bramata.




Note: Capitolo Quarantaquattro. Buonasera a tutti e bentrovati in questo aggiornamento. Come avete potuto vedere Dario e Anita si sono "lasciati" Hanno detto basta a quel rapporto che sembrava un vicolo cieco, almeno per Anita. Dario, avrebbe continuato imperterrito, ma anche lui ha capito che le cose così com'erano non potevano andare avanti. Riusciranno davvero a sfere lontani? Eh, lo vedremo presto… e ne vedremo delle belle prima del gran finale! ❤️ Grazie sempre a chi mi segue ❤️ e alla prossima.


   
 
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