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Autore: ineffable    12/11/2021    1 recensioni
"E tu cosa ci fai nel mio appartamento?"
"Voglio che lo lasci in pace, voglio che ti allontani da lui per sempre."
"Non dimenticarmi. Anche se per te non sono mai stato niente non voglio dimentichi quello che abbiamo passato insieme."
Oh angelo non potrei mai essere così folle da volerti dimenticare.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Gabriele
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era passato un mese da quando Crowley aveva chiuso con Azraphel, dal giorno della telefonata l'angelo non aveva più provato a contattare il demone, voleva rispettare la sua decisione e in più credeva davvero che a Crowley non importasse di lui o altrimenti lo avrebbe già cercato.
Così, rassegnato passava le giornate a mettere a posto i libri, lucidare gli scaffali, occuparsi della contabilità e soprattutto evitare che gli umani comprassero qualche edizione speciale o antica dei suoi preziosi libri, fu un giorno non tanto importante come gli altri mentre era perso tra quegli alti scaffali che qualcosa accadde.
<< Azraphel! >> si sentì chiamare e per poco non cadde dalla scaletta nel risentire quella voce dopo tanto tempo.
<< Dove sei? >> chiamò ancora e l'angelo era davvero indeciso se nascondersi, darsela a gambe o scorporarsi sul posto, decise però che doveva essere coraggioso in nome del suo essere celeste.
Raggiunse presto la voce mentre si torturava le unghie delle dita, una volta davanti a lui un brivido di paura percorse la sua spina dorsale costringendolo a trattenere un brivido, era sempre stato intimorito da lui ma da quando non era successa l'apocalisse ne aveva il terrore.
<< G-gabriele che sorpresa >> si sforzò di sorridere.
Per prima cosa non voleva fargli vedere che aveva paura, in fondo lui era pur sempre l'angelo sopravvissuto al fuoco infernale, in secondo luogo confondere il nemico gli era sempre sembrata una tattica piuttosto efficace ed era anche scritta in molti libri per cui decise di puntare su quella strada. Non si stupì di aver pensato a Gabriele come "nemico" alla fine si era dimostrato tale insieme agli altri arcangeli, per questo motivo non si sentiva in colpa nel provare sospetto verso di loro.
<< Cosa ti porta da... da queste parti? >> deglutì nervoso.
<< Tu, angelo dalla spada di fuoco >> rispose Gabriele suscitando stupore in Azraphel che alzò un sopracciglio confuso.
<< I-io? >> domandò balbettando, forse era tornato per provare ad ucciderlo di nuovo, anche se gli sembrava una mossa fin troppo azzardata, ma non impossibile.
<< Sì >> rispose con un'espressione dispiaciuta per poi rifilare all'angelo uno sguardo di comprensione.
<< La tua tristezza si sente fino in paradiso. >>
Quell'affermazione lo lasciò perplesso, non credeva nemmeno fosse possibile una cosa simile, forse era venuto a intimargli di smetterla e che se proprio voleva essere triste poteva almeno trovare un modo meno rumoroso, sarebbe stato da Gabriele uscirsene con una cosa del genere.
<< I-io non so cosa... mi... mi dispia...- >> stava per scusarsi, non perché fosse realmente dispiaciuto ma perché non sapeva come comportarsi e quello gli era sembrato l'unico modo per mettere fine a quell'assurda situazione, ma venne interrotto dall'arcangelo che scosse la mano davanti al suo volto insieme alla testa.
<< Non c'è bisogno tu dica nulla Azraphel, non sono qui per indagare. >>
<< Non capisco, allora perché sei qui? >> chiese l'angelo, tutta quella gentilezza, quel tono mellifluo stavano cominciando ad insospettirlo.
Gabriele fece una piccola smorfia, come se stesse pensando a cosa dire o se fosse giusto dire ciò che pensava, la verità era che sapeva o meglio aveva imparato come prendere per il meglio quell'angelo dai modi così raffinati.
<< E' un mese ormai che va avanti questa storia, ho percepito la tua tristezza e ammetto di averti visto qualche volta con quell'aria così depressa, ma non mi sembrava giusto intervenire, capisci, con tutto quello che è successo. Ho aspettato e aspettato, pensavo che qualsiasi cosa fosse ti sarebbe passata, ho anche pensato fosse perché sei stato troppo a contatto con gli umani e invece la situazione è addirittura peggiorata. Per questo ho deciso di intervenire, non sopportavo più di sentirti così triste, sei un angelo per l'amor del cielo! Non voglio costringerti a dirmi cosa ti turba ma vorrei solo... aiutarti >> si esibì in uno dei suoi soliti sorrisi che ad Azraphel non piacevano per niente.
<< Perdonami ma non ti credo Gabriele >> riuscì a dire l'angelo senza permettere alla sua voce di tremare.
<< Lo so abbiamo avuto un piccolo conflitto >> avvicinò pollice e indice per mimare le sue parole.
<< Ma credevo che ormai lo avessi superato. >>
Azraphel lo guardò incredulo, non sapeva se stava parlando sul serio o se lo stesse solo prendendo in giro.
<< Piccolo conflitto... Gabriele avete cercato di uccidermi. >>
<< E sei sopravvissuto! >> alzò platealmente le mani in aria sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi.
<< Non certo grazie a voi. E ora scusami ma avrei del lavoro da fare >> non sapeva dove aveva trovato quel coraggio, forse era dovuto al fatto che oramai non aveva più niente da perdere, non gli importava più di tanto di innescare le ire del suo ex capo, fece andarsene ma l'arcangelo gli afferrò il braccio, con un presa salda ma delicata lo fece voltare.
<< Azraphel lo so che abbiamo sbagliato, non ci siamo... non ci siamo comportati da angeli, che tu ci creda o meno ho meditato molto su ciò che abbiamo fatto e non pretendo certo il tuo perdono, ma vorrei che ci pensassi. Mi dispiace vederti così sconvolto, lo vedo che non sei più tu...- >>
<< Tu non sai come sono io, non ti è mai importato >> disse serio l'angelo guardando gli occhi viola di Gabriele.
<< Forse no e non sono nemmeno stato un bravo capo lo ammetto. Probabilmente il demone Crowley ti conosceva meglio di tutti noi del paradiso. >>
L'arcangelo disse queste parole con il preciso intento di osservare la reazione dell'angelo, voleva vedere con i suoi occhi se il suo nemico aveva fatto un buon lavoro o se avesse giocato sporco, ma dalla reazione di Azraphel seppe con assoluta certezza che lui e Crowley davvero si erano separati per sempre.
L'angelo chiuse semplicemente gli occhi e si irrigidì.
<< Non parlare di lui ti prego >> soffiò fuori con difficoltà.
<< E' un bravo demone vero? >> a Gabriele costava molto dire quelle parole, ma sapeva che parlare male di Crowley avrebbe solo fatto infuriare l'angelo così puntò sulla strategia contraria.
<< Grabriele basta! Non so perché stai facendo tutto questo m-ma...- >> la sicurezza di poco prima cedette il posto alla sofferenza, le labbra gli tremarono così come la voce, parlare del demone era ancora un tasto dolente e sempre lo sarebbe stato. Era il suo punto debole si rese conto.
Gabriele alzò le mani in segno di resa.
<< D'accordo, d'accordo. Azraphel... >> si avvicinò di qualche passo all'angelo che indietreggiò a sua volta.
<< Voglio solo dimostrarti che puoi fidarti di me, non voglio riportarti in paradiso, costringerti a lavorare per noi o altro, vorrei davvero ti fidassi di nuovo. Se me lo permetterai >> sorrise e forse questo era il primo vero, sorriso sincero.
L'angelo annuì solamente, era nella sua natura perdonare ma non sarebbe stato facile, non era così ingenuo come tutti credevano e se davvero Gabriele era sincero avrebbe dovuto dimostrarglielo, anche se proprio non capiva perché ci tenesse tanto, lo aveva sempre snobbato e trattato solo come un sottoposto, tutta questa improvvisa cordialità gli puzzava.
I giorni passavano e l'arcangelo Gabriele era sempre più presente nella libreria di Azraphel, per chi lo avesse visto da fuori sarebbe risultato un ospite discreto, talmente tanto che a volte l'angelo si dimenticava che fosse lì con lui, a dire il vero ad Azraphel non piaceva moltissimo quella situazione, si poteva definire infastidito dalla costante presenza del suo ex datore di lavoro, ma non aveva cuore di cacciarlo, in fondo non stava facendo nulla di male, anzi sembrava essere lì per aiutarlo quindi con quali scusanti avrebbe potuto mandarlo via?
Tutte le volte che però si ritrovava da solo non faceva altro che pensare alla sua condotta, nonostante Gabriele si stesse dimostrando leale, in lui c'era sempre una vocina che lo spingeva a non fidarsi totalmente, una vocina che assomigliava troppo a quella di un certo demone.
<< Sono un pessimo angelo >> sospirò tra sé.
Sin dai tempi più lontani, ogni qual volta si ritrovava in un momento di difficoltà si chiedeva che cosa avrebbe fatto o detto Crowley al suo posto e quella volta non fu diversa, seduto sul tappeto vicino al camino che aveva miracolato per scaldarsi, con le gambe strette al petto l'angelo si chiese per l'ennesima volta che cosa gli avrebbe detto il suo demone.
"Non dire sciocchezze angelo tu non sei affatto pessimo, sei l'angelo più buono che conosco."
Probabilmente sì, sarebbero state più o meno quelle le parole che gli avrebbe rivolto con un sorrisetto strafottente, giusto per mascherare la sua vena gentile, l'angelo sorrise e si asciugò una lacrima, quanto gli mancava, ogni giorno se ne rendeva sempre più conto, nemmeno la presenza di Gabriele, che lo teneva in allerta, riusciva a fargli dimenticare il demone e come poteva, Crowley era Crowley.
Proprio quel pensiero fece accendere qualcosa nel cuore dell'angelo, il suo demone era sempre stato testardo, non si era arreso quando avevano litigato sotto il gazebo, aveva cercato di convincerlo di nuovo a partire con lui, era entrato in una chiesa saltellando pur di salvarlo e lui che cosa aveva fatto in questi mesi, solo piagnucolato senza trovare una reale soluzione, si era arreso senza combattere.
Si alzò in piedi di scatto, non sapeva dove si trovasse Crowley e sicuramente tentare in modo umano di entrare nel suo appartamento sarebbe stato del tutto in utile così, decise, avrebbe usato un miracolo.
Intanto un demone ignaro era alla guida della sua preziosa macchina, non che avesse voglia di uscire o una reale meta, ma la Bentley e le canzoni dei Queen erano una delle poche cose che riuscivano a dargli un briciolo di solievo, non rimettevano certo a posto i cocci del suo cuore  ma lo lenivano, anche se per poco. Improvvisamente un fascio di luce illuminò il sedile del passeggiero, l'auto sbandò rischiando di finire fuori strada, fortuna che il proprietario era avvezzo a schivare pedoni e a guide spericolate così fece in tempo a frenare prima di finire contro un albero. Si girò inviperito verso la fonte del suo quasi incidente e per poco non si discorporò sul sedile nel vedere di chi si trattava, si sollevò gli occhiali come aveva fatto quella volta al bar.
<< Azraphel!? >> lo stupore lasciò presto posto allo sgomento e all'ira.
<< Per l'amor di qualsiasi cosa angelo stavi per farmi schiantare! Ti sembra il modo di...di comparire nelle auto delle persone!? E poi si può sapere che stra paradiso ci fai qui!? >>
Per un attimo, dovuto sicuramente all shock Crowley era tornato quello di sempre, aveva perso la serietà che si era imposto quando gli aveva detto addio e agli occhi dell'angelo sembrava proprio essere tornato ad essere il vecchio demone brontolone e scontroso, anche se questa volta ne aveva di ragioni per essersi infumanito.
<< Mi dispiace ca... Crowley ma dovevo assolutamente parlarti >> rispose pacato l'angelo, non voleva certo iniziare una discussione che non avrebbe portato a nulla.
<< E non potevi telefonare!? >> sbraitò il demone dimenticandosi  che gli aveva intimato di non farlo.
<< Beh l'ho fatto una volta ma tu non hai risposto >> si difese l'angelo.
Il demone incrociò le braccia al petto.
<< Una volta eh... non che ti sia dato molta pena nel riprovarci >> borbottò Crowley, non avrebbe dovuto dirlo si rese conto, ma a tutti gli effetti era vero che un po' ci era rimasto male.
<< Forse dimentichi che sei stato tu a dirmi di lasciarti in pace >> l'angelo era bravo a toccare le corde che più facevano male, era sempre stato più bravo di lui in questo.
Crowley se ne stava ancora a braccia conserte, non lo guardava, il cielo era buio sopra di loro a eccezione di qualche piccola stella che macchiava l'oscurità, era sceso un pesante silenzio che Crowley non aveva intenzione di rompere per primo, almeno quella era l'idea, sentì un sibilo e poi un singhiozzo sommesso, capì subito di cosa si trattava, si girò verso l'angelo e lo vide, gli occhi lucidi e una mano sulle labbra per trattenere il pianto che minacciava di esplodere. Crowley sospirò sconfitto.
<< Angelo non metterti a piangere adesso... ti prego, non lo hai fatto in seimila anni e ora, che cosa dovrei fare? >> il demone si sentiva davvero impreparato, non lo aveva mai visto piangere a eccezione di quella volta nella libreria, ma lì era diverso, era preparato, doveva fare il duro, conosceva il suo ruolo ed era riuscito a resistere, ma ora?
Gli era piombato all'improvviso in macchina con la sua voce spezzata e le sue lacrime, non era pronto ed era ingiusto, avrebbe dovuto trattarlo male così sicuramente non sarebbe più tornato, ma quello che riuscì a fare fu soltanto miracolare un fazzoletto di seta rosso e tamponare gli occhi gocciolanti dell'angelo.
<< Ho fatto piangere un angelo, se avessi ancora dei capi mi darebbero una medaglia >> puntò sull'ironia Crowley, non sopportava di vedere ancora lacrime usicre da quei bellissimi occhi celesti, ma il conforto non era proprio nelle sue qualità.
Azraphel rise, fu una risata piccola e breve, somigliante quasi al pigolio di un pulcino, sufficiente però a far sobbalzare il cuore del demone, lo sentiva di nuovo caldo dopo tanto, troppo tempo.
<< Va meglio ora? >> domandò Crowley allontanando il braccio con il fazzoletto dal viso dell'angelo. Azraphel scosse la testa. Il demone lo guardò con un broncio confuso ma puntò sul cambiare discorso.
<< Cos'è che eri venuto a dirmi? >> domandò ma non ricevette risposta.
<< Angelo se hai deciso di punirmi con il mutismo sappi che...- >>
<< Io ti amo Crowley >> disse soltanto, lo buttò fuori così come se fosse la cosa più naturale del mondo e in effetti lo era, ci aveva messo solo seimila anni per capirlo ma ora che lo sapeva non avrebbe più permesso alle sue paure e paranoie di fermarlo. Crowley non lo voleva più e avrebbe continuato a non volerlo? Lo avrebbe accettato, gli avrebbe fatto male ogni singolo giorno ma almeno non avrebbe più vissuto con il rimpianto nel cuore di non averci almeno provato.
Certo il suo tempismo si poteva definire pessimo, il demone avrebbe anche potuto pensare che la sua fosse solo una trovata per riaverlo con sé, non gli importava nemmeno di quello, oramai aveva perso tutto, perdere Crowley significava perdere tutto ciò che aveva di più caro, perciò se con quella confessione avrebbe acceso le ire del suo migliore amico non avrebbe fatto poi molta differenza nella situazione in cui si trovava.
Per il demone quelle parole furono come una stilettata in pieno petto, fecero più male della caduta stessa, le aveva desiderate e sognate per così tanto tempo e mai avrebbe creduto di poterle sentire davvero, per di più in un contesto simile, gli fecero rabbia oltre che tutto un uragano di sentimenti che avrebbero potuto persino annientarlo, tante domande si affollavano nella sua testa ma non riusciva a dare voce nemmeno ad una di esse. Era come paralizzato da quella confessione enorme, non se l'era certo immaginata così, anzi nella sua mente era certo che sarebbe stato lui a fare il primo passo e non l'angelo.
<< E' da molto che lo so ma non te l'ho mai detto perché ho sempre avuto paura, sono stato un codardo e un vigliacco, persino durante la quasi apocalisse non ho avuto il coraggio di schierarmi con te. Ho preferito tentare a modo mio e guarda caso l'unica cosa che ha funzionato è stata quando noi ci siamo uniti. Sono venuto qui per chiederti perdono Crowley, pensavo di avere più tempo e... ad ogni modo va bene così, forse questa è la mia di punizione, per aver aspettato troppo. Dio ci insegna ad amare ed io sono scappato davanti all'unica cosa per cui non avrebbe mai potuto punirci. >>
Il demone aveva gli occhi chiusi, all'interno erano pieni di lacrime, gli bruciavano ma non aveva la forza di aprirli, forse perché temeva che tutto quello che stava vivendo diventasse reale e sapeva bene che lo avrebbe spezzato, non sarebbe più stato lo stesso.
<< Una volta mi hai detto che i demoni sono imperdonabili, forse tu pensi di non meritare il perdono di Dio beh io... io penso di non meritare il tuo di perdono. Ora so cosa si prova ad aver ferito l'unica persona di cui ti importava e credere di non essere più niente per lui. >>
Crowley non poteva credere alle proprie orecchie, un angelo, un meraviglioso, bellissimo angelo che si abbassava a chiedere perdono a un essere infido e odorante di zolfo come lui, perché Dio aveva permesso che una creatura buona come Azraphel si avvcinasse a lui, era forse una punizione per uno di loro? O per entrambi? Ma lui era già caduto e Azraphel non aveva fatto niente di male, l'unica colpa che poteva avere era di possedere un cuore troppo grande ma Dio non lo avrebbe punito per quello. Era confuso, non riusicva a trovare una risposta a nessuna delle sue domande, niente di tutto quello che era successo aveva senso e lui odiava non capire le cose, soprattutto se riguardavano il suo angelo, aveva il cuore in fiamme, batteva talmente forte che se fosse stato umano sicuramente gli sarebbe venuto un infarto, avrebbe voluto urlare, inveire contro quel piccolo bastardo per poi baciarlo e prendersi quelle labbra che si era limitato solo ad osservare per una vita intera, ma sapeva che non sarebbe stato giusto.
<< Sei un angelo dopotutto, è il tuo lavoro amare tutte le creature persino le più immeritevoli >> e Crowley a ciò che aveva detto ci credeva veramente.
Azraphel sorrise dolcemente.
<< Non è quello l'amore che provo. Io ti amo come un essere umano ne ama un altro. >>
E per Crowley quelle furono le parole più belle che qualcuno gli avesse mai detto, si girò verso di lui e scoprì che erano molto più vicini di quanto aveva immaginato, chiuse gli occhi avvicinandosi pericolosamente alle labbra socchiuse dell'angelo, rimase fermo, i loro fiati che si univano mescolandosi prima delle loro labbra, ad Azraphel scoppiava il cuore, a Crowley invece sanguinava. Si tirò indietro un istante prima di comettere il gesto che non gli avrebbe più consentito di fare marcia indietro, un gesto così bello che però avrebbe messo in pericolo il suo angelo.
<< Mi dispiace angelo... ma non posso. >>
Azraphel gli accarezzò delicatamente una mano risalendo via via verso l'alto fino a fermarsi sul tessuto della giacca, sorrise dolcemente anche se Crowley non lo stava guardando.
<< Va bene così Crowley, non ce l'ho con te. >>
Lasciò cadere via la mano dal braccio di Crowley, uscì a passo spedito dall'auto e si incamminò velocemente verso la libreria, certo avrebbe potuto miracolarsi al suo interno ma aveva una dannata voglia di camminare e piangere, il dolore al petto che sentiva non gli permetteva di respirare e i singhiozzi cominciarono ad uscirgli dalle labbra spente anche dell'ultimo briciolo di speranza.
Iniziò anche a piovere, come se il cielo volesse farsi beffa di lui, un povero e ingenuo angelo che aveva creduto di potersi mettere contro le regole facendola sempre franca, pioveva così forte che oramai le lacrime si erano mescolate alla pioggia, Azraphel era bagnato come un gattino randagio, i vestiti gli si erano appiccicati addosso ma lui continuava a camminare, infischiandosene di tutto quanto.
<< Angelo! >>
Sentì una voce lontana chiamarlo, ma quella voce gli faceva troppo male così la ignorò etichettandola come allucinazione.
<< ANGELO!!! Per l'amor del cielo vuoi fermarti! >>
Quell'urlo straziante colpì di nuovo i timpani del povero Azraphel che si costrinse a fermarsi, sapeva cosa sarebbe successo, si sarebbe voltato e non vedendo nessuno si sarebbe sentito nuovamente uno stupido. Invece così non fu, una volta voltatosi l'angelo vide la figura di Crowley bagnato dalla punta dei capelli fino alle scarpe, i capelli appiccicati e grondanti sul viso, gli occhiali semi scivolati sul naso che facevano mostra degli occhi perfettamente gialli del demone, che nel cielo notturno sembravano brillare.
Il demone ansimava, aveva corso, lottato contro la pioggia e urlato a squarcia gola il nome dell'altro, era sceso dalla sua auto poco dopo che Azraphel se ne era andato perché era preoccupato per lui, aveva immaginato che non si fosse voluto miracolare in libreria così era corso a cercarlo per convincerlo a farsi dare un passaggio, ma quando aveva scorso la sua figura con il busto piegato in avanti, la testa bassa e le braccia che gli circondavano il corpo non era stato più in grado di rispondere di se stesso.
<< Che cosa vuoi Crowley? >> disse con la voce roca, le labbra che gli tremavano mentre l'acqua cadeva dalle sue guance, si stava ancora stringendo il busto come per proteggersi.
Il demone si avvicinò lentamente.
<< Stai piangendo >> disse e l'angelo scosse la testa.
<< N-no è solo l'acqua, non vedi come piove? >> rispose Azraphel cercando di non dare a vedere tutto quello che stava vivendo.
<< E stai anche tremando >> aggiunse il demone con voce calda.
Le braccia di Azraphel caddero lungo ai fianchi sconfitte,  le mani gli tremavano, chiuse gli occhi per la stanchezza emotiva di quella situazione.
<< E' solo il fre...- >>
Ma non potè terminare la frase perché due lunghe braccia lo stavano stringendo e una bocca calda si stava impossessando della sua, l'angelo si stupì di come le sue labbra -che avrebbero dovuto obbedirgli- si erano aperte facilmente per dare spazio a quelle del demone che adesso lo stava assaggiando. Era un bacio bello, desiderato da entrambi da tutta una vita, Crowley andò con le mani ad accarezzare il viso bagnato dell'angelo, la pioggia ancora cadeva su di loro ma non fece che rendere quel bacio ancora pià meraviglioso di quanto già non fosse.
Crowley si fermò solo quando percepì il suo angelo senza fiato, anche lui ansimava velocemente, rimase a pochi centimetri dal suo viso appoggiando la fronte su quella morbida dell'altro, Azraphel aprì lentamente gli occhi trovandosi il demone vicino, così vicino che gli dava le vertigini, non capiva perché lo avesse baciato ma la sua mente era così piena delle labbra di Crowley che cercare di fare un pensiero sensato era una vera e propria violenza.
<< Mi dispiace, mi dispiace >> mormorò Crowley sulle labbra di Azraphel, le mani ancora che tenevano il suo viso.
L'angelo appoggiò le sue mani su quelle del demone e lo guardò confuso.
<< Per... per cosa ti dispiace non hai...- >>
Il demone strinse gli occhi in un'espressione dolorante come se qualcosa gli si fosse conficcato direttamente nel petto.
<< Ti ho dato solo quello che volevi >> disse solo e l'angelo si sentì morire, indietreggiò liberandosi dalla sua presa.
<< C-cosa? >> domandò incredulo Azraphel.
<< Hai sentito >> Crowley aveva ancora gli occhi chiusi e i pugni stretti, non voleva vedere l'espressione dell'angelo in quel momento, sapendo che lo avrebbe tormentato per tutta la sua esistenza, e già era pieno di cose riguardanti Azraphel che lo tormentavano.
<< Io... non voglio vederti mai più >> singhiozzò l'angelo, la voce ridotta a un sussurro, girò le spalle e riprese a camminare con la consapevolezza che quello era stato un vero addio, non si sarebbero più rivisti e questa volta la loro lontananza sarebbe durata per sempre.
<< Tranquillo angelo... presto starai meglio, potrai vivere la vita che meriti, degna di un angelo e io sarò solo un brutto ricordo >> disse ancora con gli occhi chiusi, l'angelo ovviamente non poteva sentirlo, era lontano ormai e Crowley stesso non credeva nemmeno a una parola di quelle che aveva appena pronunciato, le aveva dette per convincere se stesso ma non era così idiota da potersi fregare da solo.
Non passò giorno in cui Azraphel non si sentiva dannato, chiedendosi se era questo ciò che si provava dopo la caduta, dolore, dolore e mancanza di speranza e Crowley che già era stato dannato non passava giorno senza desiderare di essere di nuovo un angelo per poter cadere ancora e ancora, qualsiasi cosa era meglio del dolore che stava provando, aveva ferito il suo migliore amico, la persona che amava e non avrebbe mai più avuto il suo perdono, o forse sì, perché conosceva Azraphel e sapeva che non era in grado di portare rancore a nessuno e questo era ancora peggio da sopportare.
Due mesi passarono in fretta, in quel lasso di tempo le due entità non si erano più viste, l'angelo passava le sue giornate o da solo o con Gabriele e forse stava cominciando a fidarsi di lui, non che il dolore per Crowley gli fosse passato ma i modi dell'arcangelo erano talmente cambiati che erano come un balsamo per le sue ferite, una sera mentre erano entrambi seduti sul divano ad Azraphel era venuta voglia di fugare ogni dubbio, si torturò leggermente le dita guardando più volte Gabriele che se ne stava buono ad inquadrare un libro di avventure. La sua espressione poteva essere definita buffa, un sopracciglio alzato, le labbra piegate a riccio, sembrava quasi stesse aspettando che fosse il libro a parlare. L'angelo si schiarì la voce.
<< G-Gabriele? >>
Nonostante il tempo passato insieme ancora provava soggezione ad averlo accanto, come se si aspettasse da un momento all'altro un volta faccia degno del peggiore dei demoni, o degli angeli. L'arcangelo alzò gli occhi dal volume e li puntò sul volto di Azraphel. Un sorriso gli nacque sul volto, un sorriso che l'angelo faticò a decifrare, probabilmente la sua espressione doveva aver parlato per lui perché Gabriele si affrettò a specificare che cosa gli fosse preso.
<< Sei così tenero quando balbetti. >>
Disse con voce ilare, l'angelo tirò su entrambe le sopracciglia non sapendo davvero che cosa dire, insomma Gabriele che si inteneriva facendo addirittura una specie di complimento non era da tutti i giorni.
<< Si... beh... io ecco volevo >> si schiarì la voce l'angelo poi continuò.
<< Volevo s-solo dirti che non ho intenzione di tornare in paradiso, né ora né mai, cioè non so se in futuro potrei cambiare idea ma, insomma potrebbe essere ma per ad...- >
Gabriele gli fece cenno di tacere chiudendo il pollice e l'indice fra loro.
<< Shh... non c'è alcun bisogno di agitarsi, sei libero di fare ciò che vuoi Azraphel, non ti costringerò a fare niente che tu non voglia. Io sono un arcangelo e ho dei doveri ma tu, se vuoi restare qui puoi farlo mi sembrava di essere stato chiaro già la prima volta >> nel tono di Gabriele non c'era traccia di irritazione.
<< S-si ma io volevo solo essere sicuro tu avessi capito >> disse l'angelo con la voce appena abbozzata.
<< Io ho capito molto più di quanto non dici Azraphel, nonostante tu non mi abbia raccontato nulla  io ho compreso che qualcosa ti turba e che non sarò mai la soluzione adatta per te ma...- >>
Posò una mano su quella dell'angelo.
<< Voglio esserci, vorrei potermi prendere cura di te, è quello che avrei dovuto fare sin dall'inizio, so cosa significa quando ti viene strappato via qualcosa che ami, senti un vuoto nel cuore e credi che mai nessuno potrà colmarlo ed io non sono così presuntuoso da voler essere quella persona ma vorrei poter essere quella su cui posi la testa per lasciarti andare e riprendere le forze. >>
Azraphel fu profondamente toccato da quelle parole, l'arcangelo le aveva pronunciate con una dolcezza che non gli apparteneva, come se sapesse davvero ciò che stava provando, l'angelo si sentì capito per la prima volta dopo tanto tempo, dopo Crowley non aveva più creduto che qualcun altro avrebbe potuto leggere i suoi pensieri così bene.
Gabriele aveva letto molto durante le sue visite sulla terra, mentre era nella libreria dell'angelo ad aspettarlo o mentre era occupato, si era informato, aveva letto quegli smielati romanzetti rosa, le storie d'amore più tragiche e strappa lacrime, ovviamente lui non aveva pianto, certo non avrebbe mai potuto sprecare le lacrime che aveva in dotazione per una cosa così banale. E così si era fatto una cultura sull'amore, sull'empatia, su cosa si provava quando si perdeva l'amore e così via.
Non che all'arcangelo non importasse di Azraphel ma quello che provava per lui era diverso, era meno umano, tutte quelle cose scritte sui libri, quelle emozioni erano troppo terrene per poterle comprendere, certo l'angelo ci era riuscito, ma lui era l'arcangelo Gabriele per l'amor del cielo! Aveva di meglio da fare che perdersi in quelle futili assurdità.
Però sapeva che l'angelo era molto più umano di tanti umani così si era dovuto adattare, per guadagnarsi la sua fiducia avrebbe dovuto comportarsi più da umano e meno da arcangelo, poi una volta conquistato il cuore o la stima dell'angelo -per lui erano la stessa cosa- avrebbe potuto agire come gli si addiceva meglio.
Azraphel ritirò la mano facendola scivolare da sotto quella di Gabriele, quel gesto venne notato dall'arcangelo e lo indespettì non poco, quanto ancora avrebbe dovuto aspettare per conquistare la sua fiducia, gli sembrava di aver provato di tutto ma ancora lo sentiva distante, come se ci fosse una barriera, sicuramente era colpa di quel demone, chissà quale macchinazione aveva messo in atto per ridurre un ex guardiano del giardino in quelle condizioni.
La verità era che Azraphel non lo amava e probabilmente non lo avrebbe mai amato, in quei giorni si era interrogato molto su quel fatto, gli umani lo facevano in continuazione dai temp più antichi, quando una relazione finiva veniva presto o tardi sostituita con un'altra, ma lui come poteva fare lo stesso? Con Crowley non avevano mai iniziato niente che non rientrasse nei canoni dell'amicizia e poi perché avrebbe dovuto sostituirlo si chiedeva l'angelo, si era reso conto di amarlo, gli aveva confessato i suoi sentimenti, era stato rifiutato e solo per questo doveva iniziare una relazione con qualcun altro? Scosse la testa infastidito, non capiva il motivo di quei pensieri, Gabriele certo non era interessato a lui in quel senso e va bene essersi integrato tra gli umani ma ciò non significava assimilare proprio tutti i loro comportamenti.
Le strade dell'amore però si sa sono lunghe e spesso contorte, a volte per far sì che due amanti finalmente si incontrino sono necessari ben più di un'apocalisse sventata e uno scambio di corpi, non tutte le creature, eteree e non, ne sono pienamente consapevoli, basti osservare la figura di un demone ubriaco e disperato sbraitare contro le sue piante, che a detta sua lo stavano sbeffeggiando, una bottiglia di vino in una mano, lo spruzzino nell'altra e una serie di imprecazioni e minacce rivolte a quegli esseri che di colpa non ne avevano alcuna.
<< Sssono un perdente >> sibilò il demone inginocchiandosi sul pavimento della serra.
Improvvisamente sentì una fitta sotto la tempia, nel punto dove aveva il tatuaggio, portò la mano a toccarlo istintivamente e una consapevolezza si fece strada nella sua mente annebbiata dall'alcol e dai pensieri.
<< Sono un serpente. >>
<< Sono il serpente dell'Eden dannazione! >>
Si alzò su abbandonando bottiglia e spruzzino, una nuova espressione sul volto, determinata e combattiva, non perse tempo, si fiondò nella Bentley e partì in direzione della libreria, che quel fottuto arcangelo si fottesse una buona volta, avrebbe salvato il suo angelo, gli avrebbe impedito di cadere e di essere ucciso, il paradiso intero avrebbe dovuto passare sul suo dannato corpo per impedirgli di fare ciò e anche in quel caso non sarebbero riusciti a fermarlo.
Frenò di colpo vicino al marciapiede di fronte alla libreria, scese e attraversò la strada correndo, stava per schioccare le dita ed aprire la porta quando dalle vetrate vide una scena che gli mozzò il respiro, l'angelo, il suo angelo che si avvicinava lentamente a Gabriele venendo accolto dalle sue braccia. L'arcangelo Gabriele stava abbracciando Azraphel e a lui in questi seimila anni che cosa era toccato? Lui aveva dovuto aspettare millenni per avere un singolo bacio mentre a quell'arcangelo erano bastati poco più di due mesi per entrare nelle grazie dell'altro e poterlo toccare.
Crowley posò entrambi i palmi delle mani sopra il vetro, rimase lì a fissare quella scena e anche se gli stava dando il volta stomaco non riusciva proprio a non guardare, Gabriele stava stringendo l'angelo con dolcezza e rassicurazione, come avrebbe tante volte voluto fare lui prima della mancata apocalisse, aveva visto il suo angelo torturato dal terrore, dalla paura, dall'incertezza e mai una volta aveva potuto stringerlo tra le braccia, era troppo rischioso.
<< Non baciarlo angelo non farlo >> si ritrovò a sussurrare il demone, con il fiato che andava a formare una nebbiolina sul vetro.
Come pizzicato da qualcosa Azraphel voltò il viso nella sua direzione ma per fortuna Crowley, che oramai conosceva ogni più piccolo gesto dell'angelo, ogni vibrazione del suo corpo celeste, aveva notato il lieve spostamento ed era riuscito a nascondersi, ci mancava solo che lo scoprisse a spiarlo dopo averlo rifiutato.
Così fece per andarsene, mosse i primi passi verso la Bentley quando - per caso o per beffa - trovò davanti ai suoi piedi una lunga piuma bianca, lucente, sembrava essere scesa direttamente dal paradiso, inevitabilmente si ritrovò a sorridere il demone, quella soffice piuma gli ricordava proprio quelle delle ali del suo angelo, la raccolse, se la passò tra le dita e sotto il naso poi chiuse gli occhi e decise.
Si voltò indietro e con una spinta aprì la porta della libreria, l'angelo e l'arcangelo si voltarono di scatto verso quel rumore, Azraphel per poco non pianse nel vedere chi era entrato, deglutì e distolse lo sguardo mentre Gabriele lo teneva puntato su di lui, su quel demone che sicuramente era venuto a rovinare tutto.
<< Angelo devo parlarti >> disse con voce decisa ma una particolare vibrazione nelle corde vocali tradiva la sua emozione.
Gabriele fece qualche passo in avanti.
<< Tu non devi proprio niente, sono certo che è colpa tua se Azraphel è ridotto così, non hai diritti su di lui. >>
Gabriele pronunciò quella frase con talmente tanta fermezza che per un attimo ci credette anche Crowley a quelle parole.
<< Vattene demone, sei stato avvisato. >>
<< No! >> esclamò Azraphel che fino a quel momento era rimasto in disparte a torturarsi le mani.
Si avvicinò a Gabriele, gli posò una mano sul braccio in segno di rassicurazione.
<< Voglio sentire che cosa ha da dire >> disse l'angelo in un soffio, poi annuì guardandolo negli occhi.
Gabriele sospirò ma prima di ritirarsi lanciò uno sguardo al demone Crowley, uno sguardo che diceva "stai attento a quello che fai", ma Crowley non ebbe paura, anzi ora nelle sue vene scorreva pura determinazione, si avvcinò ad Azraphel e si tolse gli occhiali, non lo faceva quasi mai, nemmeno di fronte all'amico, ma in quel momento voleva dare tutto se stesso all'angelo, voleva che Azraphel sapesse quanto era sincero.
<< Azraphel >> chiuse gli occhi e prese un respiro, poi li riaprì.
<< Angelo io ti ho mentito, quel maledetto giorno sono venuto qui a vomitare tutte quelle bugie e... >> fece un gesto con il braccio, il petto si alzava e abbassava a ritmo dei suoi respiri affannati.
<< Non era vero niente angelo, niente di ciò che ti ho detto. Gabriele è... si sta aprofittando di te non devi fidarti di lui...- >>
<< Crowley. Crowley! >> l'angelo chiuse gli occhi e mise i palmi in avanti per fermare il demone.
<< Si può sapere di cosa stai parlando? Io non riesco a capire >> disse Azraphel guardandolo negli occhi.
<< Angelo ti sto dicendo che Gabriele è un bugiardo, a lui non importa di te! E' venuto da me dicendo che se non ti avessi lasciato andare ti avebbe ucciso o fatto cadere, e i... i-io non potevo permetterlo capisci? Se fossi caduto a causa mia, del mio egoismo non me lo sarei mai perdonato. >>
Gli occhi di Crowley erano lucidi, la salivazione aumentata e il cuore gli batteva forte nel petto, faceva un rumore sordo che si scontrava perfettamente con quello dell'angelo che, sconvolto, lo fissava senza sapere cosa fare, cosa dire, se credergli o meno e la cosa peggiore era sapere, nel profondo del suo cuore che Gabriele era perfettamente capace di architettare un piano del genere, il motivo però gli era sconosciuto. Forse voleva prendersi gioco di lui o il suo scopo era dividere loro due, però gli era sembrato così sincero negli ultimi tempi, era confuso l'angelo, non sapeva più a cosa credere.
<< Perché adesso dovrei crederti, hai cercato di essere molto convincente la prima volta quando mi hai detto di avermi solo usato >> disse l'angelo con voce incrinata.
<< E tu non mi hai creduto >> sorrise Crowley, con uno di quei sorrisi beffardi che piacevano fin troppo all'angelo.
<< Perché ora Crowley? Sono passati più di due mesi e se è vero quello che dici, se è vero... mi hai lasciato per tutto questo tempo nelle sue mani! >>
<< Sapevo non ti avrebbe fatto del male se fossi stato lontano, dannazione angelo ho cercato solo di proteggerti! >>
Ora Crowley aveva alzato la voce ma il suo tono era rotto, non capiva perché l'angelo facesse così fatica a capirlo, lo aveva rotto così tanto?
<< Ti rendi conto di quello che mi hai fatto passare? Quante...quante cose abbiamo affrontato insieme Crowley? Abbiamo mentito ai nostri capi, fermato l'Armageddon e tu mi vieni a dire che non avremmo potuto affrontare anche questo? >> Azraphel guardò Crowley in cerca di risposte ma il demone sembrava ammutolito.
<< Angelo ero... >> gli tremarono le corde vocali.
<< Io volevo solo... >> non riuscì a terminare la frase.
<< Spezzarmi il cuore. E' questo ciò che hai fatto, la cosa per cui io non so se potrò mai... >> strinse le labbra l'angelo, non voleva dirlo, una lacrima lasciò lenta il suo occhio destro.
L'angelo scosse appena la testa, prese un respiro scacciando via quelle lacrime che minacciavano di uscire tutte insieme, superò Crowley e uscì dalla libreria, lasciando il povero demone lì in piedi sul pavimento con il cuore spezzato. Pobabilmente se lo meritava, spezzare il cuore ad un angelo era un peccato grave pensò Crowley, ma qualcosa, una vocina gli stava dicendo o meglio urlando di non rimanere fermo, di correre fino a perdere tutto il fiato di cui non aveva bisogno e fermare il suo angelo. Fu quello che fece, questa volta niente lo avrebbe fermato, nessuno avrebbe potuto impedirgli di fare ciò che stava per fare, raggiunse l'angelo, lo afferrò per un braccio facendolo voltare, i loro corpi quasi si scontrarono per la velocità a cui vennero sottoposti.
<< Azraphel aspetta... fermati. >>
L'angelo però si liberò dalla sua presa, si asciugò le lacrime e fece per voltarsi di nuovo quando Crowley tirò fuori qualcosa dalla tasca, o la miracolò ma gli occhi di Azraphel in quel momento non riucirono a vedere la differenza. Era una piuma. Bella. Bianca. Paradisiaca. Alzò un sopracciglio confuso.
<< Ho trovato questa! >> urlò il demone con la voce spezzata agitando la piuma davanti allo sguardo confuso dell'angelo.
<< Quando sono venuto qui per parlarti ti ho visto con Gabriele e a quel punto ho pensato fosse meglio andarmene, ma poi è comparsa questa, giuro che prima non c'era e allora ho capito che dovevo restare e lottare per te angelo. >>
Crowley ansimava, era esausto, disperato, non sapeva più come fare per non far scivolare via di nuovo l'angelo da sé.
<< E tu pensi che presentandoti qui con questa piuma io possa dimenticare quello che hai fatto, per non parlare che hai detto che volevi andartene. Mi avresti lasciato con lui di nuovo! >>
Azraphel parlava, urlava, non riconosceva più la sua voce, era ferito, si sentiva tradito dal suo migliore amico, sentiva di essere stato abbandonato come se fosse un vecchio cane randagio che non voleva più nessuno. Stava per voltarsi quando qualcosa nella voce di Crowley lo costrinse a fermarsi.
<< Angelo ti prego devi ascoltarmi. >>
<< Io non devo proprio niente >> disse freddo Azraphel.
<< D'accordo non devi... in realtà è un po' il tuo dovere quello di ascoltare...- >>
<< Crowley sono a tanto così dall'andarmene >> mimò il gesto con le dita.
<< Va bene, va bene, so che sei arrabbiato ora...- >> cominciò il demone.
<< Io non sono arrabbiato Crowley, sono solo deluso e ferito. >>
<< Mi dispace, mi dispiace davvero angelo... io ti chiedo scusa non ho saputo fare di meglio che allontanarti da me, credevo fosse la scelta migliore almeno finché non avessi trovato una soluzione >> disse colpevole Crowley.
<< La soluzione avremmo potuto trovarla insieme sciocco e testardo di un demone! >> squillò l'angelo.
<< Sei stato tu a dirmi che eravamo della nostra fazione, me lo hai ripetuto fino allo sfinimento e io ci ho creduto alla fine! >> aveva cominciato ad agitarsi Azraphel.
<< Ed è così per l'amor di qualcuno angelo! >>
Il pomo di adamo di Crowley sussultò per spazzare via quel nodo che sentiva alla gola.
<< Quando ti ho visto tra le sue braccia ho creduto davvero che quello fosse il tuo posto, io non... non mi sento degno di te >> abbassò la testa sconfitto.
Quella frase in particolare l'ultimo punto gli uscì come l'ultima preghiera concessa a un condannato a morte. Azraphel sussultò, il cuore gli si riempì di pena e sofferenza, non poteva credere che il demone si sentisse davvero così, non era giusto.
<< Crowley questo non ha senso, non dovresti nemmeno pensarla una cosa simile. >>
Avrebbe voluto abbracciarlo Azraphel ma una punta di dolore ancora gli impediva di farlo. Crowley tirò su il viso incontrando gli occhi dell'angelo, poteva leggerne benissimo la sofferenza ma c'era anche un altro sentimento che si dibatteva per uscire. Il demone tentò di aggrapparsi con tutte le sue forze a quest'ultimo.
<< Mi dispaice per tutte quelle bugie e... per tutto il resto. >>
Di nuovo gli aveva chiesto scusa, un demone non dovrebbe mai abbassarsi a chiedere perdono ma Crowley lo aveva fatto più di una volta, all'angelo non sfuggi e anzi non era mai sfggito questo piccolo ma significativo dettaglio. 
Azraphel conscio di quel pensiero prese un respiro e poi si decise a porre la domanda che tanto lo stava tormentando.
<< C'è stato un momento, uno solo in cui non mi hai mentito? >>
Aveva una speranza dentro al cuore l'angelo, speranza che venne ricompensata da un demone che non era né buono, né gentile, tanto meno innamorato.
<< Sì >> rispose secco Crowley, l'ugola che faceva su e giù.
<< Quando? >> chiese l'angelo.
<< Oh per l'amor di... di tutti i benedettissimi pianeti >> sospirò afflitto, era difficile per lui, esporsi ed esporre il suo cuore.
<< Quando ti ho baciato, in quel momento ti giuro che non stavo affatto mentendo >> le guance del demone si imporporarono così come quelle dell'angelo, fortuna che era sera ed era difficile notarle.
<< Mi hai detto di averlo fatto solo perché...- >>
<< Quella era una menzogna invece. L'ho fatto perché lo desideravo, sono seimila fottutissimi anni che desidero farlo angelo, se non avessi rischiato di essere colpito da un fulmine lo avrei fatto già nel giardino dell'Eden! >>
L'angelo rise appena, stupendosi di come la sua rabbia fosse scivolata via per un istante.
<< Oh Crowley non dire assurdità! >>
Il demone si avvicinò lentamente, posò le mani ai lati delle sue spalle, l'angelo sussultò ma rimase fermo, deglutì un paio di volte, la vicinanza con il demone gli faceva sempre quell'effetto e fu felice di notare che i suoi sentimenti per lui non erano mutati.
<< Angelo la caduta per me è stata il più grosso fallimento della mia vita, almeno fino ad oggi. Ho sentito le mie ali, le mie ali bianche bruciare e quando ti ho detto quelle cose è il mio cuore che è bruciato. Mentirti è stato ancora peggio di cadere. >>
Una lacrima scivolò lungo la guancia del demone, venne fermata dalla mano dell'angelo, Crowley mosse lievemente il volto verso quel contatto, la mano del suo angelo sulla sua guancia era la sensazione più bella di sempre.
<< S-se ti avessi condannato alla mia stessa fine io non avrei mai potuto perdonarmelo, preferirei cadere ancora mille volte piuttosto che vederti strisciare all'inferno, le tue ali non sono fatte per bruciare, non devono farlo angelo, io non voglio che tu...- >> Un singhiozzo interruppe le parole di Crowley e quel singhiozzo proveniva proprio da lui stesso, non era riuscito a trattenersi ed ora stava piangendo. Era stato un fallimento come angelo e ora lo era come demone.
In tutto questo non si accorse che anche l'essere davanti a sé era in preda alle lacrime, Azraphel lo tirò a sé, stringendo quel corpo magro ma sodo tra le sue morbide braccia, il corpo del demone era scosso dai fremiti e dai singhiozzi, l'angelo gli accarezzava la schiena delicatamente.
<< Crowley, oh caro io non pensavo, non credevo che... perdonami se non ti ho capito, se sono stato così cieco davanti alla realtà, mi dispiace. Voglio che tu sappia che se un giorno io dovessi cadere non sarà a causa tua, tu non potresti mai causare nulla di brutto >> e mentre diceva queste parole l'angelo si spostò di poco, giusto lo spazio per afferrare le spalle di Crowley, spingerlo indietro e guardarlo in quei meravogliosi occhi che tanto amava.
<< Sono una frana per quanto riguarda i sentimenti, ed è buffo detto da un angelo, sei stato quello che più di tutti mi hai insegnato cosa vuol dire amare qualcuno e noi due... non saremo mai perfetti, siamo un angelo e un demone difettosi e forse è per questo che Lei ci ha fatto incontrare >> sorrise timido Azraphel, con la speranza di essere riuscito almeno un po' a confortare il suo amico.
<< Sei l'angelo più umano che conosca >> disse Crowley con la voce appena più calma.
<< E tu il demone, più umano che conosca >> sorrise di nuovo l'angelo.
<< Ti amo Azraphel. >>
Soffiò fuori Crowley e nel suo cuore sembrò essere crollata un' intera parete di mattoni, parete che aveva tirato su giorno dopo giorno per impedire al suo cuore di farsi male, non aveva mai pensato che l'angelo avrebbe potuto ricambiarlo e anche se fosse stato così erano di due fazioni diverse, come avrebbero potuto amarsi senza mettersi in pericolo l'un l'altro, per questo motivo il demone aveva preferito barricare il suo cuore, barriere che erano cresciute ad ogni rifiuto dell'angelo.
Invece in quel momento sembrava tutto così semplice che si diede dell'idiota per aver aspettato così a lungo, sorrise in un modo in cui un demone non dovrebbe saper sorridere e baciò l'angelo che era rimasto sorpreso da quella dichiarazione improvvisa, quando si staccarono rimasero vicini ma sul volto di Azraphel il demone lesse qualcosa che non gli piaceva.
<< Che cosa succede angelo? >>
<< Nulla è solo che... è difficile...- >>
Un lampo azzurro interruppe le due creature ineffabili, si voltarono entrambi ben sapendo l'origine di quella luce, Gabriele si stava avvicinando a loro, Crowley istintivamente si posizionò davanti all'angelo, un suono simile a un ringhio uscì dalle sue labbra, non gli avrebbe permesso di toccarlo, stava per dire qualcosa quando venne affiancato da Azraphel che con pugni stretti e una smorfia sofferente sul volto si avvicinò a Gabriele.
<< Tu mi hai mentito per tutto questo tempo Gabriele. Se vuoi uccidermi fallo, fallo adesso perché ti assicuro che non avrai mai più un'altra occasione! >>
Crowley guardò allibito Azraphel.
<< Ti ha dato di volta il cervello angelo, non provocarlo! >>
L'angelo si voltò verso il demone, sorrise dolcemente e in quel sorriso c'era tutto, l'amore che aveva provato fino a quel momento, l'amicizia, la lealtà ma soprattutto c'era l'accettazione, perché se in quella particolare sera Azraphel sarebbe dovuto morire lo avrebbe accettato, non voleva passare tutta la sua vita fuggendo.
<< Tu hai paura Crowley ? >> gli chiese dolcemente.
Il demone sussultò a quella domanda ma poi capì.
<< No >> rispose.
L'angelo sorrise, gli prese la mano e insieme si voltarono verso l'arcangelo che se ne era stato in silenzio a guardare tutta la scena, si mise le mani in tasca, i due esseri deglutirono pronti ad affrontare il loro destino, avrebbero combattuto e se proprio dovevano andarsene lo avrebbero fatto insieme.
<< Che scenetta commovente. Potete risparmiare il fiato, non ho alcuna intenzione di toccarvi, a nessuno dei due >> disse l'arcangelo con voce solenne.
<< Perché dovremmo crederti? >> sibilò Crowley.
Gabriele alzò le spalle.
<< Non fatelo se preferite, come vivrete la vostra vita da ora in avanti non è più affar mio >> nel suo tono c'era qualcosa di strano pensò Azraphel.
<< Hai minacciato di uccidermi Gabriele, non siamo così sciocchi da pensare che è finita così. >>
L'arcangelo si avvicinò ancora di più fino a trovarsi di fronte all'angelo, lo guardava negli occhi e Azraphel non abbassò lo sguardo, non lo avrebbe più fatto.
<< Perché lo hai fatto? >> domandò Azraphel con un fil di voce.
<< Credevo che un essere come te non meritasse di passare i suoi giorni accanto a un demone, la mia intenzione era averti al mio fianco, volevo ti unissi a me inizialmente, era questo il mio solo ed unico desiderio, non sprecare il tuo talento...- >>
<< Bene ora che ce lo hai detto puoi anche andartene! >> sbraitò il demone spostandosi verso di lui ma l'angelo lo fermò.
<< E poi? >> chiese Azraphel continuando a guardare Gabriele. Si meritava una spiegazione.
L'arcangelo sospirò e chiuse gli occhi per poi riaprirli e puntarli sull'angelo.
<< Ho fatto il vostro stesso errore, i sentimenti umani mi hanno influenzato ed io mi sono affezionato a te e da quel momento ti volevo ma in un altro modo. Ero intenzionato a lottare per averti, avrei persino... >> strinse il pugno poi continuò.
<< Avrei persino ucciso questo demone pur di averti al mio fianco ma poi vi ho visti... ed ho capito che per me non c'era spazio. Voi due siete la coppia più peccatrice che esista e malgrado tutto Dio non vi ha mai puniti, mi sono sempre chiesto il motivo ma ora ce l'ho davanti agli occhi. >>
Gabriele aveva appena smesso di parlare e ad Azraphel gli si era formato qualcosa nella gola che lo soffocava, gli era stato vicino per tutto il tempo in cui credeva che Crowley non volesse più vederlo, si era anche lui, in qualche modo affezionato ed ora percepiva la sincerità di quelle parole e il dolore dietro di esse. L'arcangelo si chinò vicino all'orecchio dell'angelo.
<< Avrei voluto essere quella persona. >>
Azraphel non disse nulla, lo guardò solamente prima di vederlo sparire in quella luce azzurra, lasciò andare il fiato che aveva trattenuto fino a quel momento e si voltò verso Crowley.
<< E' finita >> sospirò.
<< Questa volta è finita davvero. >>
Il demone gli sorrise e gli diede una pacca sulla spalla.
<< Angelo sai cosa ci vuole in questo momento? >>
<< Che cosa mio caro? >>
<< Alcol! Una quantità industriale >> rispose il demone facendo ridere l'angelo.
Tornarono dentro la libreria, miracolarono molte bottiglie di vino e si sedettero entrambi sul divano per sorseggiare quella bevanda che tanto amavano, gli era venuto spontaneo sedersi così vicini, nonostante si fossero riavvicinati da poco, ma si sa il rapporto tra quell'angelo che aveva iniziato a peccare e quel demone che aveva imparato ad amare era ineffabile, e situazioni come tempo e spazio non gli appartenevano.
Dopo qualche ora di bevute e chiacchiere spensierate il demone tirò fuori dalla tasca dei pantaloni la piuma che aveva trovato, quella piccola cosa che aveva avuto il potere di farli ricongiungere era molto cara a Crowley che aveva tutte le intenzioni di tenerla con sé per sempre, senza dirlo a nessuno naturalmente.
<< Angelo? >>
<< Sì caro? >>
<< Credi che sia stata Lei a farmela trovare? Pensi sia possibile? >>
L'angelo si grattò dubbioso il mento.
<< Parli della piuma? Non lo so caro, credo che Dio abbia cose più importanti da fare che occuparsi di noi due. >>
Il demone mise su un piccolo broncio, in fondo, in fondo ci aveva sperato, ma forse aveva ragione l'angelo, perché avrebbe dovuto perdere tempo con due come loro quando già gli umani Le davano abbastanza da fare. L'angelo si accorse del cambio d'umore di Crowley e si dispiacque, sapeva quanto in realtà il demone ci tenesse a rientrare nei pensieri di Dio, come sapeva quanto lui si ritenesse così piccolo nei confronti del creatore nonostante fosse un angelo. Era lui ad avere complessi di inferiorità e magari aveva proprio ragione Crowley e quella piuma era stata mandata propio da Lei con il solo scopo di dar loro una mano.
<< Crowley? >>
Sorrise l'angelo quando vide gli occhi del demone posarsi sui suoi.
<< Sai cosa penso? Che quella piuma è stato Dio a fartela trovare. >>
<< Ma come angelo prima hai detto che...- >>
<< So cosa ho detto ma in realtà non lo pensavo affatto. La verità mio caro è che non mi sono mai sentito speciale ai suoi occhi, da quando sono stati creati gli umani e forse anche da prima...- >>
<< Sei geloso! >> lo sbeffeggiò il demone ma solo per allegerire la situazione, non voleva vedere il suo angelo malinconico.
Azraphel arrossì.
<< Non sono affatto geloso! Crowley ma ti sembrano cose da dire!? Spero non ti abbia sentito >> si agitò sul posto.
<< La gelosia non è proprio un sentimento angelico >> brontlò offeso.
<< Oh angelo tranquillo hai perso il posto di angelo perfetto dopo la prima crepe. Da quel momento hai perso >> fece un gesto con il braccio << ogni dignità. >>
L'angelo se avesse potuto sarebbe arrossito ancora di più e avrebbe voluto sprofondare, gonfiò le guance guardando Crowley con il broncio più adorabile che il demone avesse mai visto.
<< Sei... sei... >>
Crowley alzò le sopracciglia in attesa che l'angelo trovasse il termine, un ghigno gli si era formato sulle labbra.
<< Sei antipatico ecco cosa sei! >>
Le sopracciglia di Crowley svettarono verso il basso.
<< Che cooosa? E' tutto qui il meglio che sai fare? Antipatico, persino i bambini riuscirebbero a trovare un insulto migliore >>
Rise il demone piegandosi in due sul divano, ora mai aveva le lacrime agli occhi, fino al giorno prima piangeva per la tristezza ed ora era seduto vicino al suo angelo a ridere come due idioti, rideva dalla felicità, era di nuovo felice e la prima cosa che avrebbe fatto una volta a casa, sarebbe stato ringraziare la sua buona stella, quella che aveva dedicato proprio a colei a cui doveva tutto questo.
<< Non era mia intenzione insultarti ma descriverti >> incorciò le braccia l'angelo soddisfatto.
Crowley alzò le braccia in segno di resa.
<< D'accordo angelo hai vinto. >>
Azraphel annuì soddisfatto ma poi si rabbuiò.
<< Che ti prende? >> domandò Crowley.
<< Pensavo a Gabriele >> rispose l'angelo guardando in avanti.
<< Tranquillo non credo tornerà >> tentò di rassicurarlo Crowley.
<< Non è questo, è solo che, non so nemmeno io cosa >> sospirò Azraphel sconfortato dal non risucire a capire che cosa stesse provando.
<< Ti manca? Voi due avete, eravate... oh per il paradiso siete stati insieme? >> il demone non era sicuro di voler sapere la risposta ma domandò comunque.
L'angelo si voltò di scatto verso di lui, la paura che anche solo il sospetto lo facesse andare via, che lo abbandonasse di nuovo lo fece rispondere in fretta
<< No Crowley ma vedi, lui mi è stato vicino quando ero veramente molto triste e non era il solito Gabriele, era gentile. >>
<< Ma ti stava usando angelo >> rispose il demone con piccata amarezza.
<< So anche questo ma credo che alla fine i suoi sentimenti erano sinceri, ci ha lasciati andare dopotutto. >>
<< Certo come no angelo! >> sbottò Crowley.
Azraphel si alzò dal divano infastidito.
<< Si può sapere che problema hai? >>
<< Quello cerca di ammazzarti e sarei io ad avere un problema!? >> sbuffò Crowley, non riusciva a capire tutta quell'indulgenza da parte dell'angelo.
Poi però qualcosa mutò nell'espressione di Azraphel, come se una saetta luminosa avesse trapassato il suo cervello da parte a parte, sorrise sardonico.
<< Ah io lo so. Sei geloso. >>
Il demone sembrò incassare il colpo, si alzò dal divano e raggiunse Azraphel, si chinò su di lui fino a che i loro nasi si sfiorarono, l'angelo immaginava una ramanzina imminente.
<< Angelo puoi giurarci che sono geloso, potrei persino giurare sulle mie demoniache chiappe per quanto mi riguarda. Non ho atteso millenni che tu ti decidessi per sentirti parlare di quell'arcangelo, quindi mettitelo bene in testa ang...- >>
Non riuscì a terminare la frase perché si ritrovò spinto contro uno scaffale, le labbra dell'angelo sulle sue, Crowley chiuse d'istinto gli occhi, si avvinghiò alle spalle di Azraphel, che si era alzato in punta di piedi e si lasciò divorare, lo aveva zittito e perciò poteva condurre lui, ma solo per questa volta, forse. Si baciarono per un istante che durò un eternità o forse il contrario, sta di fatto che rimasero attaccati l'uno alle labbra dell'altro assaporandosi a vicenda, al demone sembrava di essere tornato in paradiso, anzi quelle labbra erano dannatamente meglio e per Azraphel il sapore più acre e amarognolo delle labbra del demone gli ricordava un vecchio liquore, uno dei suoi preferiti, di quelli che più si lasciavano invecchiare più diventavano buoni.
Essere creature ultraterrene dava molti benefici, uno dei quali era la non necessità di respirare, motivo per cui avrebbero potuto continuare per ore e forse per giorni, ma il demone non voleva correre troppo, aveva paura di turbare l'angelo così a malincuore decise di staccarsi, lentamente allontanò il volto da quello dell'angelo ma quest'ultimo, ancora con gli occhi chiusi, seguì il movimento del demone e raggiunse di nuovo le sue labbra. A Crowley scoppio il cuore nel petto, sentiva un forte calore che si irradiava dal cuore come se la sua cassa toracica stesse per prendere fuoco, sorrise senza smettere di dare all'angelo ciò che voleva e una lacrima mal trattenuta scivolò da uno degli occhi serpentini, scese lungo lo zigomo e andò a posarsi proprio nell'angolo delle labbra dell'angelo, forse lì si sentiva protetta, si sentiva a casa.
Azraphel aprì gli occhi sentendo quella piccola puntina di umidità, al demone tremarono le palpebre prima di aprire gli occhi, l'incanto era svanito per colpa di una sua dannatissima lacrima, si appuntò mentalmente di dare una bella strigliata anche a loro, non potevano mica uscire quando volevano rovinandogli i momenti. L'angelo arrossì resosi conto del fiato corto di entrambi.
<< Perdonami caro forse mi sono lasciato prendere un po' la mano >> deglutì nervosamente ma qualcosa attirò la sua attenzione.
Toccò con la punta delle dita l'angolo delle sue labbra, dove poco prima si era posata quella piccola gocciolina salata, l'angelo guardò il suo dito appena umido per poi alzare lo sguardo su Crowley che aveva ancora gli occhi lucidi e non solo per il piacere capì l'angelo.
<< Oh Crowley ma tu stavi...- >>
<< Non dirlo... >> sospirò il demone deglutendo.
Guardava Azraphel con una supplica negli occhi, lo pregava di non renderlo più fragile di quanto già si sentisse, lo scongiurava di lasciargli integro almeno quel piccolo pezzettino di orgoglio demoniaco che ancora gli era rimasto, Azraphel sorrise con dolcezza, gli occhi brillavano come stelle nel cielo, guardava il demone e lo vedeva per quello che era, la creatura più bella che gli fosse mai capitato di conoscere.
<< Mi piacciono e non devi vergognartene >> disse soltanto l'angelo.
Crowley preso nuovamente alla sprovvista mandò a farsi benedire l'ultimo neurone infernale che ancora funzionava, prese la mano dell'angelo stando attento a non toccare l'indice, si portò quel dito bagnato dalla sua lacrima alle labbra e la baciò, nella sua bocca ora aveva il sapore dolce dell'angelo e quello salato della sua lacrima, un connubio perfetto e Crowley pensò che anche aloro due erano perfetti insieme. Chiuse gli occhi per assaporare meglio quel nuovo sapore, beandosi anche del lieve sussulto sorpreso dell'angelo, quando riaprì gli occhi Azraphel gli stava sorridendo, il demone lasciò andare la sua mano e appoggiò la testa contro la credenza, era rosso in viso e l'imbarazzo lo stava ammutolendo come mai prima, fortuna che l'angelo lo liberò presto da quel momento di tensione.
<< Devo farti vedere una cosa >> esclamò raggiante ma mantendo quell'ondata di dolcezza che si era creata poco prima.
Si avviò verso le scale, il demone subito dietro di lui con un sorrisino piccato sul volto.
<< Angelo se la tua voleva essere una proposta indecente sappi che l'accetto ma devi lavorare sui modi. >>
Azraphel arrossì violentemente, non si girò nemmeno verso il suo demoniaco amico.
<< Farò finta di non aver sentito >> rispose l'angelo celando il suo imbarazzo.
Ma Crowley non si lasciò sfuggire la punta di acutezza proveniente dalla voce del suo migliore amico e la vista della camera da letto di Azraphel e di un letto lo portò ad approfittarsene ancora di più del dovuto.
<< Oh ora capisco angelo preferisci stare comodo. >>
Azraphel arrossì nuovamente ma era troppo preso da ciò che doveva fare per stare al gioco di Crowley.
<< Tieni a freno quella tua linguaccia demone tentatore che non sei altro >>
Crowley rise beandosi - beh sì non c'era termine migliore da usare - beandosi dell'espessione dell'angelo, le guance rosse e accaldate e la voce acuta, vedere il suo angioletto in preda all'imbarazzo era la cosa più carina che al demone fosse capitato di vedere e con quel pensierò Crowley mandò al diavolo un altro pezzo di inferno.
Se vogliamo però essere precisi e analizzare la situazione quello che faceva realmente piacere al demone non era tanto lo stuzzicare l'angelo in sé ma il poterlo fare soprattuto su determinati argomenti. Avevano passato anni a stare attenti a tutto ciò che facevano o dicevano, anche ringraziarsi a vicenda era pericoloso mentre adesso erano liberi da tutto, potevano esprimere i loro sentimenti, la loro vera natura come meglio credevano. I pensieri di Crowley vennero interrotti dall'angelo che gli si era seduto accanto con una scatolina dal design particolare tra le mani, il demone osservò l'oggetto con un sopracciglio alzato curioso di saperne di più. L'angelo senza dire una parola aprì solamente la scatola rivelandone il contenuto, al demone gli si strinse la gola, non poteva credere anzi era impossibile che fossero veramente ciò a cui stava pensando. L'angelo sorrise guardando Crowley.
<< Li avevi lasciati qui l'ultima volta che sei venuto. >>
Crowley si schiarì la voce a disagio.
<< Me lo ricordo angelo, te li ho letteralmente lanciati contro. >>
<< Perché li hai... perché li hai...- >> provò a chiedere Crowley.
<< Conservati? >> terminò la frase per lui l'angelo.
Il demone annuì, ricordava perfettamente il motivo per cui gli aveva scagliato addosso l'oggetto.
<< Insomma lo sai che ne ho tanti di paia d'occhiali, che bisogno c'era? >>
Domandò il demone, voleva sapere, oh come lo voleva ma aveva anche paura di sentire una spiegazione che avrebbe fatto crollare le sue fantasie così romanticamente poco demoniache.
<< Perché era un modo per averti sempre con me. Mi avrebbero aiutato a ricordare che quello che abbiamo passato è successo veramente, che tu eri esistito veramente. Può sembrarti sciocco me ne rendo conto ma quando te ne sei andato, una grande paura ha invaso la mia mente. >>
Spiegò l'angelo zittendosi proprio su un punto cruciale, ora Crowley voleva saperne di più, quale era questa grossa paura di cui l'angelo parlava? Fece appello a tutta la sua calma, non voleva correre troppo, avrebbe rischiato che l'angelo si chiudesse di nuovo in se stesso non rivelandogli mai più nulla. Il demone prese gli occhiali da dentro la custodia sotto lo sguardo attento di Azraphel, ne aprì le stanghette e li indossò per poi toglierseli un istante dopo.
<< Forse dovremmo bruciarli >> disse guardandoli con odio, se per Azraphel avevano significato qualcosa che poteva aiutarlo per lui erano solo fonte di brutti ricordi.
L'angelo quasi saltò sul posto.
<< No ma che dici! >> urlò sconvolto.
<< Perché ci tieni tanto angelo? >>
Nel suo tono non c'era rabbia, accusa, nessun sentimento negativo, voleva solo sapere e se l'angelo avrebbe desiderato tenere quegli occhiali glielo avrebbe concesso, se avesse voluto che li portasse allora lo avrebbe fatto, quello che desiderava di più era chiudere quella faccenda senza più segreti o dolori nascosti ma come sempre aveva fatto avrebbe seguito i tempi del suo angelo.
<< Te l'ho appena detto Crowley non volevo... >> prese un grosso respiro, aveva il terrore di sembrare troppo melenso agli occhi del demone ma poi prese finalmente coraggio e lo guardò in quegli specchi gialli.
<< Avevo paura che se fosse passata un'eternità senza più rivederci io mi sare dimenticato di te. >>
Lo sputò fuori senza fare una pausa o prendere respiri.
Il demone alzò le sopracciglia, non gli sembrava possibile che una creatura eterea potesse perdere la memoria, non era mica un umano e lui non aveva avuto certo intenzione di cancellargliela, certo forse Gabriele avrebbe potuto farlo ma se quella fosse stata l'idea lo avrebbe fatto fin da subito. Gabriele non avrebbe mai accettato di avere sotto di sé un burattino senza memoria, voleva Azraphel e lo avrebbe voluto potendosi vantare di averlo attratto a sé con le sue stesse mani.
<< Oh angelo ma una cosa del genere non sarebbe mai potuta succedere >> tentò di rassicurarlo.
<< Non puoi saperlo, se avessi dovuto passare l'eternità senza di te volevo almeno assicurmi di avere per sempre il tuo ricordo. >>
Al demone si accese una lampadina.
<< E'stata colpa mia? Quando ti ho minacciato di cancellarti la memoria? >>
Domandò e il silenzio di Azraphel contribuì a fargli crescere ancora di più il panico.
<< Angelo? >> lo chiamò.
Azraphel scosse la testa.
<< Non ha più importanza ora >>
E così l'angelo rispose tacitamente alla domanda di Crowley.
<< Allora è vero sono stato io. Ti ho messo quella pulce nell'orecchio >> nella sue parole c'era amarezza e disgusto verso se stesso.
<< Io non lo avrei mai fatto angelo. >>
Azraphel sorrise.
<< Lo so Crowley ma il problema non eri tu ero io. E poi gli avrei conservati comunque gli occhiali. Ti prego non incolparti adesso caro, lo hai detto solo per convincermi a lasciarti in pace. Ti ho già perdonato ora basta rinvangare il passato, andiamo avanti. >>
Il demone annuì ancora poco convinto.
<< E questi? >> disse rivolgendosi agli occhiali.
L'angelo li prese e li mise sugli occhi del demone.
<< Desidero li tenga tu, faremo finta che quella litigata non sia mi successa. >>
Crowley scosse la testa a disagio e se li tolse nonostante poco prima avesse formulato il pensiero contrario, ma si rese conto che tra il pensare una cosa e il farla vi era un abisso e quegli occhiali per lui erano troppo "pesanti" da portare.
<< No angelo io non posso. >>
Azraphel era sempre stato lento nel capire l'amore e l'odio che possono essere legati ad un oggetto, nonostante lui amasse i suoi libri e addirittura facesse di tutto per non venderli, ne aveva avuto prova quando la Bentley di Crowley era bruciata, non aveva avuto il minimo di empatia verso il demone, certo erano in una situazione disperata ma quella era pur sempre un oggetto anzi l'oggetto che Crowly amava di più al mondo. Con il tempo l'angelo ebbe modo di capire che la sua non era scarsità di empatia, più che altro lui era sempre stato ligio al dovere, metteva il lavoro davanti a tutto e quella volta avevano un lavoro da portare a termine, certo un lavoro di cui i loro capi non sarebbero stati contenti ma era pur sempre un obbiettivo.
Quella sera invece conscio dei sentimenti del demone decise di mettere da parte i suoi desideri per lui, Crowley lo aveva fatto per seimila anni, aveva messo da parte se stesso per lui, era sempre stato l'angelo a mettere i paletti, a dettare le regole e Crowley se lo era fatto andare bene, lo aveva rispettato ed ora era arrivato il momento di ricambiare.
<< Cosa vorresti farne? >> domandò con dolcezza l'angelo
<< Tienili tu se vuoi, fosse per me li avrei già bruciati >> rispose secco Crowley.
<< Allora è ciò che faremo >> disse sicuro l'angelo.
Crowley lo guardò alzando le sopracciglia, era confuso, non capiva perché ora l'angelo avesse cambiato idea.
<< Angelo non devi se...- >>
<< Sono tuoi, devi decidere tu cosa è meglio farne. >>
L'angelo prese la via della porta continuando però a parlare.
<< Se non ti interessa farlo tu stesso allora lo...- >>
Non riuscì a terminare la frase perché il demone lo aveva già superato prendendogli gli occhiali di mano.
<< Da qua! >> disse solo con la voce roca ma anche velata d'emozione. L'angelo ridacchiò tra sé.
Si ritrovarono entrambi di fronte al camino acceso, le fiamme divampavano, a Crowley non faceva bene stare nella libreria con il fuoco acceso, gli riportava alla mente brutti ricordi, ma quelle fiamme erano controllate, non avrebbero fatto del male a nessuno tranne che ai suoi occhiali.
Il demone li getto nel fuoco, le due creature osservarono il piccolo oggetto che via via si accartocciava su se stesso fino a divenire una massa informe, a quel punto Crowley schioccò le dita, gli occhiali ormai sciolti sparirono e il fuoco si spense.
<< Così ne abbiamo eliminato ogni traccia >> disse guardando soddisfatto il camino.
L'angelo sorrise vedendo l'espressione più rilassata del suo demone, gli toccò il braccio per attirare la sua attenzione, cosa che avvenne all'istante, Crowley si girò verso di lui ed Azraphel ne approfittò subito,  prese il viso di Crowley tra le mani e ne baciò le palpebre.
<< Adesso possiamo solo ricominciare >> disse con un fil di voce.
Crowley sorrise e lo abbracciò, le braccia dell'angelo lo avvolsero, si rese conto che anche se il demone faceva di tutto per non darlo a vedere era una creatura fragile tanto quanto lo era lui, andava protetto e Azraphel si promise che da quel momento in avanti non avrebbe più permesso a niente e a nessuno di ferirlo.
<< Angelo c'è un'ultima cosa che dovrei dirti >> iniziò Crowley.
<< Non adesso caro, abbiamo tutta l'eternita per parlare >> sorrise.
Il demone si strinse di più a lui, posò la testa contro sulla sua spalla e si inebriò della colonia dell'angelo. Tutta l'eternità. Sorrise tra sé, gli piaceva.








NOTE:
Grazie a chi ha letto o recensito, spero davvero che questa storia vi sia piaciuta. Una spiegazione però penso di doverla riguardo a Gabriele e ci tengo a farla. Quando Crowley va nella libreria per dire tutto ad Azraphel l'arcangelo li lascia da soli perché pensa che ormai l'angelo non crederà più a una parola di ciò che dirà Crowley, in secondo luogo proprio per il motivo appena spiegato non vuole commettere l'errore di rivelarsi perché altrimenti si sarebbe fregato con le proprie mani perdendo definitiamente Azraphel. Per questo esce di scena mandando una velata minaccia a Crowley solo con lo sguardo.
Gabriele sente una parte di conversazione tra i due fino a che l'angelo esce dalla libreria seguito da Crowley. Quel tempo lo usa per riflettere, sa che se facesse del male al demone Azraphel non glielo perdonerebbe mai, come sa anche di essersi affezionato all'angelo, sente che i suoi sentimenti sono cambiati e che se prima lo voleva con sé per puro egoismo ora lo vorebbe per altri motivi. L'arcangelo sa di essere stato inquinato dai sentimenti umani, è così che si sente. Capisce che qualsiasi decisione prenderà è destinato a perdere allora si domanda se davvero uccidere Azraphel o farlo cadere lo farebbe sentire meglio. La risposta che si da è no, se prima con la mancata apocalisse uccidere l'angelo lo avrebbe soddisfatto ora che è "inquinato" sente che non avrebbe più alcuna soddisfazione per cui li lascia andare.
I suoi sentimenti nei confronti di Azraphel non sono minimamente paragonabili a quelli di Crowley però comunque prova vero affetto che lo spinge a comportarsi più angelicamente, o umanamente.
Scusate per le note lunghe ma come detto prima ci tenevo a spiegare. In realtà la mia idea iniziale era di fare Gabriele cattivone fino alla fine ma poi non ce l'ho fatta, forse perché ho pensato "come si può passaere tanto tempo insieme a quell'angioletto e non amarlo" e allora ho cambiato rotta.
Grazie ancora a voi.












   
 
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