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Autore: Mordekai    18/11/2021    0 recensioni
''Nessuno conosce la sua storia, nessuno sa da dove provenga o a quale borgo appartenga. Sappiamo solo che un giorno questo potente mago è comparso tra i cittadini, dispensando le sue conoscenze e segreti per espandere la grandezza della Stella a Cinque Punte. Questo fino al fatidico giorno in cui venne imprigionato nella Torre senza nome, incolpato di un crimine non commesso da parte di coloro che si fidava. Maledetti traditori bastardi. Perdona la mia rabbia, ma io ero l’unico testimone presente quando è avvenuto e nessuno mi ha voluto ascoltare. Ma io direi di iniziare concretamente, che ne pensi? Ottimo! Aberakazam!''
Genere: Azione, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per quanti giri di clessidra sei disposto ad ascoltare questa storia? Cinque? Dieci? Fino a quando non è il tempo stesso a consumarla? Perfetto, giovane viandante. Prendi una sedia o uno sgabello o qualunque cosa dove il tuo fondoschiena possa poggiarsi e non distrarti. Non mi ripeterò una seconda volta. Molte leggende vengono cambiate per il puro piacere di intrattenere cittadini annoiati dalla propria vita, eccetto questa. Perché io l’ho vissuta giovane viandante e, ti assicuro, che nulla è inventato. Sei ancora qui? Bene.
La nostra storia ha inizio oltre le dune d’oro ed ambra, dove il vento soffia solo di notte e la Luna tramuta la sabbia in argento, ove l’acqua cristallina delle oasi scorre in spirali brillanti tanto da creare minuscoli arcobaleni, zampillando attraverso le vertebre di immensi scheletri appartenenti a creature ormai estinte da millenni. No, non sono draghi, quelli sono ancora vivi. A malincuore. Proseguendo oltre quelle ossa dal colore perlaceo, volando come una delle migliori aquile presenti nel magnifico firmamento, sotto di noi si ergono cinque maestosi borghi costruiti seguendo la conformazione delle stelle rappresentate in arte; non sanno che le stelle non hanno le punte, a loro poco importa l’istruzione. Finendo il mio tergiversare…dov’ero rimasto? Oh certo, perdonami la mia memoria non è più quella di una volta. Ognuno di questi cinque borghi è protetto da una grande torre sulla quale punta si erge una gigantesca pietra magica che, di notte, funge da faro per ognuno dei cittadini che abitano il borgo. Come dici? Il nome di ogni borgo e gemma? Fammi ricordare…Il primo borgo, quello che sorge a nord della prima punta: Obeah. Non aspettarti grandi cose da questo borgo, tutti maniscalchi, messaggeri e soldati. Alcuni sono addirittura agricoltori il che è ottimo per tutti. La gemma sulla torre è chiamata Dumesia, custodita da Vedytte. Il secondo borgo, ad ovest, è chiamato Yinuross abitato da artisti di vario genere come pittori, scultori o bardi. La gemma che risiede qui è conosciuta come Keiselite protetta da Ker, un guardiano orientale. Il terzo borgo, a sud-ovest non ha propriamente un nome, ma dato che molti studiosi di arti magiche o oscure risiedono lì, è chiamata Magius. La gemma sulla torre, invece, ha lo stesso nome del suo protettore: Baspar. Il quarto borgo, a sud-est, è abitato da diverse creature di ogni genere. Non temere sono innocui…eccetto i nani se infastiditi. O ubriachi. Per tutte le bisacce bucate, non li fermi nemmeno con il fuoco. Tihrian è chiamato il borgo, mentre la gemma della torre, di forma ovale si chiama Dawnsling, protetta da Hallvar custodi eccellenti. Come dici? Perché ‘custodi’ se mi rivolgo ad una sola persona? Beh, Hallvar non si identifica come un maschio o come femmina, e ho difficoltà nel comunicarci a volte. E adesso, ultimo ma non meno importante, il borgo che sorge ad est illuminato dal Sole: Ravaria. Oh. Oh questo borgo è uno dei migliori perché trasuda di storia. Risiede ogni genere di conoscenza, dalla più insulsa alla più complessa. Solo pochi possono accedervi in questo luogo, e non parlo di nobili dai grandi poteri, parlo di persone in grado di comprendere i segreti, le lingue, l’arcano celato in quelle pagine. Addirittura le parole custodite in quei tomi possono staccarsi dalle pagine e fluttuare a mezz’aria per facilitare la comprensione. Ed evitare che la tua schiena si spezzi. E questo doveva essere un segreto, ma tu non lo rivelerai a nessuno vero? Ottimo! Continuiamo? Perfetto. La gemma dell’ultima torre di questo borgo è un lucente quarzo con alcuni piccoli rubini in esso. La protettrice della gemma, Brina, la chiama Sabserite. Non credere che sia finito qui, eh! Ogni borgo è circondato da una muraglia di pietra e metallo, con poche fessure dalla quale filtra il vento. ‘Ma al centro della stella non vi è nulla?’’ Oh, c’è! Al centro di questa stella si innalza una sesta torre più grande, e del tutto diversa dalle sue sorelle. Nata nella prima notte d’autunno, cambia costantemente forma e colore, ma solo la punta e spesso dal suo interno si possono vedere fuochi fatui saettare e rimbalzare sulle sue pietre in un zigzagare ipnotico e nauseante che i viaggi in barca sono dei balocchi per dei saltimbanco…Stavo divagando vero? Maledizione. D’accordo, dicevo: questa torre, per via del suo aspetto, è inaccessibile a qualsiasi membro dei borghi. Arcani, soldati, nobili e persino visitatori di altri territori non possono accedervi. Tutti eccetto un singolo individuo: un mago. Nessuno conosce la sua storia, nessuno sa da dove provenga o a quale borgo appartenga. Sappiamo solo che un giorno questo potente mago è comparso tra i cittadini, dispensando le sue conoscenze e segreti per espandere la grandezza della Stella a Cinque Punte. Questo fino al fatidico giorno in cui venne imprigionato nella Torre senza nome, incolpato di un crimine non commesso da parte di coloro che si fidava. Maledetti traditori bastardi. Perdona la mia rabbia, ma io ero l’unico testimone presente quando è avvenuto e nessuno mi ha voluto ascoltare. Ma io direi di iniziare concretamente, che ne pensi? Ottimo!
Aberakazam!
 
Capitolo I.
 
Stella a Cinque Punte. Piazza centrale. Primo giorno d’autunno. Anno: 719.
 
‘’Gabràn? Gabràn, svegliati!’’- disse la voce di una donna, svegliando con noncuranza il compagno intento a ronfare nel grande letto matrimoniale di velluto. La donna dai capelli raccolti in una lunga treccia dorata tirò l’orecchio del suo compagno con forza tanto da farlo svegliare con un sussulto, e fastidio.

‘’Che diavolo ti prende Eyris?’’- chiese lui, massaggiandosi l’orecchio arrossato. La donna alzò due dita sul labbro e rimase in silenzio, ad ascoltare. Il povero compagno, un uomo dalla corporatura media e prossimo alla calvizie, sospirò frustrato all’assistere al medesimo comportamento bizzarro della donna:

‘’Eyris, non ho tempo per un altro dei tuoi giochi. Sono vent’anni ormai che il tuo presentimento ti pizzica.  Domani devo andare da Morant per quella commissione nel terzo borgo e…’’

‘’Zitto! Hai sentito?’’- domandò la donna alzandosi dal letto e avvicinandosi alla finestra della camera, in attesa di udire nuovamente quel fruscio. L’uomo si massaggiò le tempie, incredulo a quel che stava assistendo. Stava per replicare quando la casa venne scossa da un brusco terremoto che fece cascare piatti di ceramica, vetro e altri utensili sconquassando l’intera abitazione. Un fragoroso rombo infranse le finestre, facendo urlare la coppia e costringendoli ad uscire. Non si meravigliarono quando videro il loro vicinato fare la medesima cosa nel mentre alcune di quelle abitazioni, più grandi iniziarono a crollare in diversi punti innalzando polvere e bulloni; uno di questi bulloni, grosso come una noce, colpì la testa di un anziano ferendolo mortalmente. Il terremoto aumentò la sua intensità, il vento soffiò ruggente e dal cielo si aprì un gigantesco squarcio dalla quale caddero saette rosse come il rubino, cristallizzando la sabbia e da essa si materializzarono mattoni neri come la notte stessa. In mezza clessidra, ne comparvero centinaia e centinaia di quei mattoni superando l’altezza delle altre torri presenti nei cinque borghi. L’ultima saetta cremisi diede vita alla cima di quella torre d’ossidiana, sospesa magicamente di pochi centimetri dal resto la quale emanava una strana nebbia biancastra che discese sulla sabbia; dalle fessure di quei neri mattoni era possibile intravedere fuochi fatui passare di tanto in tanto in essa, o varcarne la materia per un breve giro di clessidra prima di svanire. Il terremoto, la tempesta e lo squarcio nel cielo così come si presentarono così cessarono l’assedio della Stella. I danni, però, furono evidenti fin da subito: molte case erano spaccate a metà, alcuni dei proprietari sepolti sotto le macerie o morti per l’immensa magia propagatasi dalla torre oscura.

‘’Che cosa ti dicevo Gabràn? Il mio istinto non mente mai.’’

‘’Ed è ritardo di qualche anno, anche.’’- replicò il compagno senza pensare due volte a quella frase. La sua compagna cercò di rifilargli un ceffone ma i diversi schiocchi di magia la costrinsero a fermarsi all’istante. I cinque custodi dei corrispettivi borghi si presentarono ai piedi di quella torre, restandone sia affascinati che intimoriti dalla sua presenza. Accorsero anche altri membri dei cinque borghi, con i loro governatori in camicia da notte o ancora indosso abiti formali e volti segnate da chissà quante albe.

‘’Qualcuno di voi maghi o incantatori sa cosa significa la comparsa di quest’inquietante torre?’’- domandò il governatore di Obeah, il primo borgo, Buccinide Levia un uomo piuttosto tarchiato dagli occhi simili a quelli di una talpa. Non sembrava affatto un governatore dato gli abiti comuni da lui indossati quella sera. ‘Non ho bisogno di vestiti di seta o di eccelsa manifattura per dimostrare il mio ruolo’ era sempre il suo motto. I vari cittadini si sorpresero di vederlo lì, in quanto a conoscenza dell’evento tragico accadutogli settimane addietro:

‘’Governatore Buccinide? Non dovrebbe essere qui, torni a casa…’’- tentò di intromettersi un maniscalco, ma venne scansato dall’uomo e redarguito. Lo sguardo di puro disappunto e rabbia lo fecero indietreggiare.

‘’Sette cittadini del mio borgo sono deceduti per le gravi ferite riportate in seguito a questo catastrofico evento e lei vuole rimandarmi indietro?! Si faccia da parte, maniscalco Imer.’’- rispose il governatore, avanzando per avere notizie da parte dei guardiani. Il maniscalco volle rispondere, ma gli bastò vedere un soldato estrarre parzialmente la spada per farlo tacere. Nessuno dei Guardiani riuscì a dare una risposta concreta alla comparsa della torre, e la presenza di tale struttura stava impedendo loro di poter usare i loro poteri. Un soldato, fin troppo curioso, si avvicinò all’oscuro obelisco cercando una possibile entrata:

‘’Allontanati da lì!’’- esclamò Ker, il guardiano del secondo borgo. Sfortunatamente il soldato udì quel richiamo in ritardo e la torre oscura, con una forza magica superiore a tutti i presenti, lo inghiottì smorzando il suo urlo di terrore e sputando l’armatura ammaccata, macchiata di sangue e con alcuni brandelli di carne ancora attaccati ad essa. Un altro soldato tentò di vendicare il compagno caduto, venendo immediatamente ostacolato da un colpo d’arma da fuoco che creò un foro fumante ai suoi piedi. Quello sparo provenne dal fucile del governatore del secondo borgo, Parnasso Cerulo, del tutto apatico in volto ma i suoi occhi saettarono sugli altri colleghi. Il fucile ancora fumante, teso a mezz’aria, venne abbassato dalla mano della governatrice Zea Ibis, l’unica a non temere i modi estremi di Parnasso nel far tornare l’ordine. E forse anche l’unica a provare qualcosa per lui:

‘’Per cortesia, calmiamoci tutti. La comparsa di questa misteriosa torre ha scosso la calma della Stella, lo comprendo, ma usare modi estremi per ritornare all’ordine è assurdo e illogico. Cerchiamo di comprendere come e da dove proviene la Torre Nera e, forse, distruggerla se costretti.’’- disse la governatrice posando prima gli occhi sui vari abitanti, poi sul governatore fuciliere e poi sulla terrificante torre. La donna, dai capelli bianchi a caschetto ed occhi chiari protetti da occhiali da vista distolse lo sguardo e recuperò un piccolo orologio da taschino dal suo abito nobiliare color borgogna, colore simile indossato dagli studiosi di magia del suo borgo, per placare il suo animo.

‘’Grazie per avermi fermato, Zea.’’- rispose Parnasso, riponendo il fucile dietro la schiena e notando l’arrivo degli altri due governatori a cavallo. Il quarto governatore, un uomo dalla corporatura esile, balzò immediatamente dalla sella e rotolò per un breve tratto prima di rimettersi in piedi e rendersi presentabile. L’ultimo governatore, anzi governatrice, un po’ avanti con l’età si fermò poco dopo e discese lentamente dalla groppa del cavallo:

‘’Ah! Questa schiena mi sta uccidendo!’’- asserì la donna, restando impigliata in una delle briglie e rischiò di cadere, ma l’intervento di uno degli incantatori lo impedì. La donna cadde con il fondoschiena su della soffice paglia evocato dal giovane che venne ringraziato ma poi redarguito da uno dei suoi maestri.

‘’Governatrice Markides, felice di rivederla. Come va la sciatica?’’- domandò con un risolino il governatore del quarto borgo, ridacchiando appena suscitando un lieve fastidio negli altri.

‘’Meglio del suo matrimonio, governatore Hays.’’- rispose a tono la donna, facendo scrocchiare la schiena con un secco schiocco, suscitando sia il disgusto di alcuni che le risate degli altri fin quando non fu Buccinide a prendere le redini dell’intero gruppo:

‘’Cortesemente, tacete! Non è né il momento né il luogo opportuno di fare battute sulla nostra vita privata. Sono morte delle persone stasera a causa di questa misteriosa torre e dobbiamo scoprire chi o cosa l’ha costruita e perché è stata mandata qui da noi. E, se costretti, distruggerla.’’
Non appena il governatore accennò al voler distruggere quella struttura, da essa si propagarono diverse lingue di fuoco che incenerirono alcuni soldati nel perimetro, ferendone altri ed innalzando cumuli di sabbia che si cristallizzarono creando mura di vetro. Ognuno cercò un riparo di fortuna, aiutando come possibile quelli che si trovavano vicino. Fu Brina a contenere con prontezza quell’inferno, impedendo alla torre di creare ulteriori danni alla Stella, ma sforzo fu abnorme tanto da farle sanguinare il naso e farle perdere i sensi poco dopo. La barriera magica da ella creata riuscì ad arrestare il potere devastante dell’oscura struttura, tanto da farla sembrare una clessidra di fuoco. Il secondo evento catastrofico costrinse tutti ad allontanarsi per prestare soccorso ai feriti:

‘’Gabràn, dobbiamo fare qualcosa. Gabràn?’’- domandò Eyris al compagno, in silenzio che osservava con sguardo vacuo i dintorni. Solo allora notò la lunga e profonda ustione sul ventre dell’uomo, intento a reggersi parzialmente quel che sembravano essere le sue interiora.

‘’Eyris…’’- replicò con un sospiro l’uomo prima di accasciarsi al suolo, facendola urlare dal terrore, allarmando i presenti che si piombarono su di lui per assistere alle gravi ferite riportate. Il governatore si voltò verso il maniscalco, ancora restio nel volerlo lì, freddandolo con uno sguardo colmo d’odio da fargli comprendere il motivo della sua presenza. Uno degli stregoni poggiò le mani sulla ferita di Gabràn, allontanandole immediatamente quando quella profonda ustione reagì al suo potere:

‘’Portiamolo subito nel nostro borgo, ha bisogno di arcani guaritori esperti. La mia magia è diversa. Ci serve subito una barella! Presto! Qualcuno cerchi di tenerlo in vita, vado ad avvertire i guaritori.’’- e così il mago svanì per tornare nel borgo dei Magius per informarli. Fortunatamente, il governatore Parnasso estrasse dalla sua sacca un barattolo di vetro scuro contenente qualcosa di oleoso e lo diede ad uno dei soldati ordinandogli di cospargere la ferita e premere con forza sull’emorragia. Eyris invece pianse incontrollata, nonostante la governatrice Zea tentasse di placare quel sentimento di terrore per la possibile dipartita del suo amato. Non appena un manipolo di soldati, insieme ad un carro trainato da un contadino, giunsero da Gabràn e lo trasportarono immediatamente nel borgo dei maghi per guarirlo. La barriera evocata da Brina si infranse con un rumore assordante, simile al vetro che si spacca, scagliando in tutte le direzioni i suoi frammenti ferendo altre persone nel perimetro. Sulla cima della punta si sprigionò una gigantesca fiamma rossa brillante, capace di eguagliare la lucentezza delle gemme nelle cinque torri dei borghi. Tutti attesero un altro attacco da parte dell’Obelisco Nero, ma ciò non avvenne permettendo ai vari abitanti di togliere detriti e far alloggiare gli sfollati in abitazioni sotterranee. Anche Brina, la Custode, venne medicata da uno degli Arcani guaritori per evitare che il suo corpo subisse gravi danni. Passarono poche ore dalla catastrofe, consentendo così ai vari lavoratori del primo borgo di comprendere quanti danni avessero subito e delle risorse da usare per ricostruire i vari edifici.

‘’Dobbiamo scoprire chi ha evocato questa torre!’’- disse il governatore Buccinide, ordinando a chi di dovere di consultare una delle biblioteche alla ricerca di informazioni sull’evocare strutture come ‘l’ospite indesiderato’. Uno dei Custodi, seguito a sua volta dalla Governatrice Zea, replicò al governatore di non focalizzarsi su di essa ma di badare ai cittadini di Obeah e assicurarsi della loro incolumità.

‘’Ci occuperemo di quest’entità domani mattina, calmi e ragionevoli. Adesso non è il momento, Signor Buccinide e lo sa bene.’’- furono le parole di Vydette, una donna che da anni era a servizio del borgo e della sua protezione, nonostante la sua istruzione nel Magius. I suoi occhi rubino, coperti parzialmente da ciocche color oro, bastarono per convincere Buccinide a fermarsi.

‘’Vydette ha ragione, non possiamo rischiare senza prima conoscere e aver contato i danni. Torna a casa, Bucci.’’- aggiunse Zea, avvicinandosi di più all’uomo e poggiandogli una mano sulla spalla.

‘’Che sia maledetto il vostro carisma, riuscite sempre a farmi demordere…Soldati, ripiegare.’’- corrispose Buccinide, ordinando anche ad alcuni soldati di rilasciare il maniscalco detenuto per precauzione. Hallvar si portò una mano alla fronte, digrignando i denti per l’improvviso dolore tanto da costringerlo ad allontanarsi nella propria torre. Anche gli altri riuscirono a congedarsi, percependo il medesimo malessere; il governatore Hays domandò il motivo di tale fretta e fu Barspar a rispondere:

‘’Qualcosa o qualcuno arriverà qui nella Stella. Questo malessere…deriva dall’immensa energia magica che pervade l’entità.’’

‘’Dunque è una divinità, perfetto sappiamo a chi chiedere…’’- e la bocca del governatore si sigillò, deformandosi come se avesse perso tutti i denti in un solo colpo.

‘’Taccia Signor Hays! Non è nessuna divinità! Sono due anni ormai che cerchiamo di comunicare con loro ma riceviamo solo deboli sbuffi di polvere cosmica. Quest’entità è diversa. Molto forte. Forse capace di superarci. Torni dai suoi cittadini! E anche voi altri.’’- aggiunse Barspar, battendo il suo scettro magico sulla terra brulla ed una bolla trasparente lo fece svanire nel nulla. La bocca di Hays tornò normale, causandogli non pochi fastidi. Il consiglio del mago Barspar venne preso alla lettera, tutti tornarono nei propri borghi eccetto gli sfollati che usufruirono del livello inferiore della Stella costruito appositamente per eventi del genere. Appeso tra la vita ed un limbo eterno vi era il povero Gabràn, trasportato nel borgo dei Magius per guarirlo dalla tremenda ferita riportata. Il suo corpo giaceva in una vasca sferica, con acqua bianca che lo lambiva fino al collo e dal suo corpo sporgevano diversi tubicini d’ottone collegati ad alcune macchine di grandezze e misure differenti, ognuna delle quali alimentata da grossi cristalli. Seduto a pochi metri da lui, intento a sorvegliarlo vi era uno degli arcani guaritori, anzi guaritrice, che reggeva uno di quei cristalli nella mano guantata. Avvicinandosi alla vasca lasciò fluttuare quel catalizzatore che prese a pulsare flebilmente sul corpo di Gabràn, tingendosi di rosso. Il comportamento dell’oggetto preoccupò enormemente la guaritrice. Strofinò le mani fino a renderle luminose, unì le prime due dita delle mani per poi allontanarle chiudendole. Da esse si materializzò un corda azzurra la quale vibrò non appena la guaritrice parlò:

‘’Xand, cortesemente vieni subito nella Sala della Linfa. Abbiamo un problema.’’- e il filamento, dopo un breve tremolio, svanì. La donna successivamente si avvicinò e mise l’indice ed il medio sulla fronte dell’uomo e le altre due dita sul petto tracciando delle linee invisibili fino al cuore che batteva lentamente, così come il cristallo sulla sua testa. La porta della sala si aprì, mostrando un uomo che reggeva tra le mani e sulle spalle diversi bendaggi sporchi ed uno strano oggetto oblungo dalla punta sottile.

‘’Cosa c’è di così importante da chiamarmi tramite l’Aeterius?’’- domandò Xand, abbassandosi la mascherina, rivelando delle labbra screpolate e arrossate. La donna indicò prima il cristallo e poi i segni magici che essa stessa aveva lasciato sul corpo dell’uomo. Il mago Xand non riuscì a comprendere, troppo stanco per aver guarito diversi soldati e civili.

‘’Non ti seguo Orchidea. I suoi segni vitali sono stabili.’’

‘’Osserva meglio Xand!’’- esclamò la guaritrice indicando con indice accusatorio il cristallo sulle loro teste. Xand fece quanto ordinato e non appena i suoi occhi grigi notarono il bagliore rosso la sua espressione divenne seria e costernata. Il guaritore andò a recuperare un libro di medicina e sfogliò fulmineo le pagine trovando finalmente la sezione riguardante il cristallo vitale.

‘’Merda. Merda, merda! Il nostro paziente è stato maledetto e se non troviamo immediatamente il responsabile…’’

‘’Vorresti chiedere ad una gigantesca torre oscura di guarirlo dalla maledizione? Buona fortuna!’’- replicò Orchidea, sistemandosi i capelli e allontanandosi dalla vasca. Xand rimase confuso dalla reazione della sua collega, ricordandosi successivamente che molti dei soldati e civili feriti accennarono alla torre e si colpì la fronte con il palmo della mano.

‘’Maledizione è vero! I miei pazienti non facevano altro che ripetere di questa torre. Cosa facciamo dunque?’’- domandò il medico richiudendo il libro e decidendo di osservare meglio il cristallo, toccando la superficie riuscendo a notare che l’anima del povero Gabràn si stava lentamente corrompendo, scuotendo il capo affranto.

‘’Dobbiamo solo augurarci un colpo di fortuna.’’- furono le parole di Orchidea, riponendo i guanti metallici che le consentivano di operare senza danni causati dagli oggetti magici nella sala. D’un tratto il cristallo usato per i segni vitali di Gabràn cadde sul pavimento, spaccandosi in mille pezzi simile ad una esplosione, distruggendo uno dei tubi che fortunatamente non era collegato al paziente. L’acqua che lambiva Gabràn si tinse di grigio e lui si risvegliò con un rantolo terrificante da risuonare nei loro petti. La vasca esplose successivamente e quel che ne rimase dell’umanità di Gabràn si tramutò in un incubo vivente, ricoperto di cicatrici e con l’ustione ormai aperta dalla quale penzolavano le sue interiora marcite.

‘’Orchidea…?’’- domandò Xand, come se aspettasse qualcosa da parte della collega che li tirasse fuori da quell’angosciante situazione. La guaritrice cercò di sfruttare altri guanti metallici che portava alla cintola, di cui uno munito di una piccola cerbottana ma Gabràn venne eliminato da colpo alla testa che ridusse in cenere la pelle per poi scioglierla in un liquame oleoso. Un terzo mago, anzi arcano guaritore, fu l’artefice dello sparo tramite una pistola dalla canna lunga quanto un pugnale da lancio. Il minuscolo cannocchiale da lui indossato si riposizionò poco dietro l’orecchio:

’E con lui fanno tre.’’- disse, avvicinandosi al cadavere e colpendolo una seconda volta. Per sicurezza.














































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E' con immenso piacere che vi mostro una nuova storia per festeggiare il mio 8° anniversario su EFP. Vero, non pubblico quasi mai se non quando ho tempo o si tratta di eventi come questi. Spero possa piacere. E preparatevi che nei prossimi capitolo (che verranno pubblicati quando avrò tempo e voglia) ci sarà da ''impazzire''.

 
   
 
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