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Autore: IndianaJones25    18/11/2021    2 recensioni
Gli anni sono trascorsi, lenti ma inesorabili. Anche per il professor Henry Jones, Jr. sembra essere giunto il momento di appendere la frusta al chiodo e di dire addio alla vita avventurosa. L’intrepido archeologo giramondo, ormai, è diventato un anziano signore che porta addosso i segni, i dolori e i ricordi dolceamari della sua spericolata vita passata.
Ma c’è ancora chi sembra avere bisogno di lui e Indiana Jones non è certo il tipo da tirarsi indietro dinanzi a una minaccia che potrebbe sconvolgere il mondo intero. Così, in compagnia di sua figlia Katy, di una giovane bibliotecaria e di un prete dal grilletto facile, Indy torna a impugnare la frusta e si getta a capofitto in un’ultima impresa, al cui termine potrebbe trovare la speranza di un nuovo inizio oppure una disastrosa rovina.
La lotta sarà difficile e insidiosa, perché l’ultimo vero nemico di Indiana Jones non saranno eserciti o folli invasati, ma proprio la sua irresistibile voglia di avventura…
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Henry Walton Jones Jr., Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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   Epilogo
 
   Alla fine, dopo aver tanto penato per riuscire a trovarla e a raggiungerla, la Fonte si era rivelata per quello che era davvero: niente altro che un immane inganno, una condanna terribile e irreversibile per chiunque avesse commesso l’imperdonabile errore di farne uso, cercando attraverso la sua magia antichissima di sovvertire all’ordine e all’andare naturale delle cose.
   Adesso, le sagge parole che il vicario Bartolec aveva rivolto a Indy quando gli aveva affidato quella missione assumevano un vero e più alto significato, senza che fosse più possibile provare a metterle in dubbio. Non si potevano considerare miracolose quelle acque, perché soltanto il demonio avrebbe potuto concepire un simile tranello per indurre qualsiasi uomo alla perdizione totale, all’annientamento di se stesso. Il destino che attendeva lo sciagurato che avesse osato bere quel liquido maledetto era il peggiore che si potesse immaginare.
   Tutti e quattro sospirarono per il sollievo quando, riemergendo un’altra volta da quella sorta di ipnosi in cui erano caduti, si resero conto di essere ancora liberi. E, ormai, qualsiasi idea li avesse condotti verso quel luogo era morta. Il pensiero stesso di trovarsi in quel paradiso incantato e perduto era fastidioso e angosciante, e creava nostalgia per il mondo vero che, pur con tutti i suoi problemi e le sue difficoltà, li attendeva fuori da lì, vasto e reale.
   In ciascuno di loro si era acceso il medesimo desiderio. Volevano soltanto andarsene da quel giardino colmo di false lusinghe, lasciandosi alle spalle per sempre quella fonte maledetta che prometteva la vita e che, invece, donava soltanto una lenta e lunga agonia, una morte senza fine che li avrebbe ridotti a essere qualcosa di molto differente da ciò che erano sempre stati.
   Per loro fortuna, erano riusciti a rimanere se stessi, e questo li avrebbe salvati. I loro cuori si erano mantenuti saldi, le loro menti erano rimaste razionali, e così non sarebbero stati le ennesime vittime della schiavitù indotta dal folle sogno della vita eterna, quel sogno che aveva significato la rovina per moltissimi.
   Indy ci rifletté per un istante, tornando con la memoria alla sua gioventù, quando aveva compiuto le sue più grandi imprese.
   Rammentò Donovan ed Elsa, che erano morti con la speranza di diventare immortali grazie al Graal. Gli tornò alla mente il filibustiere Pierre Blanc, che era stato condannato alla lunga agonia della vecchiaia perenne dallo Scrigno dei Venti, prima di potersi liberare da quella dannazione. E ripensò anche a Qin Shi Huang, il primo imperatore della Cina, che aveva aspirato a conquistare l’immortalità grazie al Cuore del Drago che, invece, lo aveva ucciso, esattamente come, millenni dopo, aveva fatto con l’ultima folle che aveva pensato di occupare il suo posto.
   Quelli erano soltanto alcuni tra i tanti in cui si era imbattuto che avevano bramato di accedere a un simile potere. Un potere che, anziché glorificarli come si aspettavano, gli si era ritorto contro, punendoli in maniera differente ma sempre orrenda. Tutti loro erano stati rovinati dalla loro pazzia, dal loro sogno di occupare un posto che non gli spettava nel mondo, eppure questo non era stato sufficiente a impedire che anche lui, trovandosi di fronte a quella possibilità, non rischiasse di lasciarsi conquistare da un simile desiderio.
   Ma lui, per sua fortuna, era Indiana Jones, e aveva già tutto ciò che un uomo potrebbe desiderare dalla vita; altro non gli occorreva e, cercare di ottenere di più, avrebbe soltanto voluto dire perdere ciò che aveva di maggiormente caro e prezioso. Per questo, dunque, era rinsavito dai suoi errori, salvandosi prima che fosse troppo tardi, prima di andare incontro a un destino orribile.
   Il vecchio archeologo spostò lo sguardo su sua figlia e sugli altri due compagni e, nei loro occhi, lesse la sua medesima risoluzione: andarsene quanto prima, senza nessun rimpianto per quel luogo e per tutto quello che avrebbe potuto portare loro.

 
* * *

   Tremando, vergognandosi di se stessa per ciò che aveva avuto in mente di fare, Valerija si infilò la mano nella tasca e ne estrasse la pistola con cui avrebbe voluto impedire a Jones di distruggere la Fonte. Ci aveva pensato a lungo e forse avrebbe davvero avuto il coraggio di farlo, se quella rivelazione non fosse giunta appena in tempo a fermarla e a farla rinsavire. La soppesò con lo sguardo, tenendola nel palmo, mentre gli altri la osservavano con curiosità. Poi, dopo un ultimo istante di incertezza, la gettò nell’acqua, dove affondò, scomparendo in fretta alla vista.
   Sorridendo, Katy le si avvicinò e l’abbracciò da dietro, affondando il viso contro il suo. Quel contatto fu sufficiente per far comparire un sorriso sulle labbra sottili della giovane bibliotecaria, che si voltò verso di lei e, senza smettere di tenerla stretta, le diede un lungo bacio liberatorio. Era quello il solo e unico potere a cui ambissero entrambe, non avevano bisogno di misteriosi artefici che avrebbero soltanto impedito la loro felicità. Ora, finalmente, lo avevano compreso tutte e due, e non c’era più bisogno di parlarne.
   Dopo averle guardate per qualche istante restando in silenzio, Indy e don Mavro si volsero verso i due custodi, che si erano seduti sopra una pietra e sorridevano beati. Sembravano felici, colmi di gioia.
   «Avete visto il futuro» disse il ragazzo.
   «Il futuro che sarebbe potuto essere» gli fece eco la ragazza, enigmatica. «Non quello che sarà. Il futuro cambia di continuo...»
   L’archeologo si grattò il mento ispido, consapevole di non stare capendo niente. Non aveva ancora idea di che cosa fosse davvero quel luogo, né chi fossero quei due che aveva davanti. Non riusciva neppure a spiegarsi per davvero la natura delle immagini che avevano visto: si era tratto di semplici allucinazioni, o era stato qualcosa di differente, di più vero?
   Sapeva anche, però, che fare nuove domande non sarebbe servito a nulla, perché non avrebbe ottenuto alcuna risposta. Quei quesiti lo avrebbero accompagnato per il resto dei suoi giorni e, forse, sarebbe stato meglio così: certe verità è molto meglio non rivelarle. A volte è molto meglio portarsi dietro degli interrogativi, piuttosto che possedere delle certezze.
   Una cosa l’aveva compresa, comunque. La vita è qualcosa di straordinario, e bisogna viverla appieno, senza sprecarla dietro a futili modi per allungarla inutilmente. La vita deve essere larga e piena, non lunga e vuota. Ora se ne rendeva conto più che mai. Era un’illuminazione che aveva trovato al termine di questo viaggio, proprio come, tanti anni prima, in conclusione di un’avventura molto più grande e straordinaria di questa che aveva appena vissuto, anche suo padre ne aveva trovata una.
   Erano considerazioni, però, che voleva tenere per sé, senza esprimerle ad alta voce.
   «Sono stato inviato qui per distruggere la Fonte dell’Eterna Giovinezza» rivelò invece, parlando in tono lugubre.
   I due giovani, che si erano abbracciati come due innamorati, annuirono all’unisono.
   «Lo sappiamo» risposero in coro.
   Indy non provò neppure a domandare come facessero a saperlo. Sarebbe stato tempo perso.
   «Ma non possiamo farlo!» esclamò don Mavro, riscuotendosi tutto a un tratto dal torpore in cui sembrava essere caduto. «Non possiamo veramente distruggere la Fonte!»
   Tutti gli sguardi si focalizzarono su di lui, leggermente sorpresi. Possibile che, dopo ciò a cui avevano assistito nelle loro visioni, il sacerdote fosse ancora ammaliato da quelle acque colme di inganni e di false speranze? Proprio lui, poi, che fin dall’inizio di quell’avventura era sembrato del tutto disinteressato ai benefici che la Fonte avrebbe potuto apportare?
   Tuttavia, la sorpresa di tutti lasciò immediatamente spazio al sollievo quando il prete, indicando i due ragazzi seduti sopra la pietra, esclamò: «Se la distruggessimo, che cosa ne sarebbe di loro? Non mi sembra giusto privarli di quella che, a quel che vedo, è la loro unica fonte di sostentamento. Sarà sbagliata e tutto il resto, ma non possiamo arrogarci il diritto di far morire due innocenti, per quanto a lungo possano già aver vissuto…»
   Prima che Indy avesse potuto ribattere qualcosa, fu il giovane custode a rispondere.
   «Potreste provare in ogni maniera a distruggere questo luogo e noi, e non ci riuscireste» disse, in tono allo stesso tempo rassicurante e inquietante. «Qui non siamo nel mondo che conoscete, qui non valgono le regole che sostengono il vostro universo. Questo giardino è il mondo al di là, il terreno del sogno, lo spazio dell’idea oltre lo spazio della fisicità. Qui siamo oltre, un oltre a cui voi vi siete affacciati, pur non facendone parte, perché avete scoperto uno dei passaggi che collegano i due mondi. Non potreste fare comunque nulla, neppure volendolo. Ma sono certo che il professor Jones non ha questa intenzione.»
   L’archeologo era trasalito nel sentire pronunciare il suo nome. Anche Katy e Valerija, che dopo essersi baciate erano rimaste vicine, cingendosi per la vita, ebbero un moto di stupore. Tuttavia, non era nemmeno il caso di domandarsi come ciò fosse possibile: era così e basta.
   «Non voglio più distruggere la Fonte» ammise il vecchio avventuriero, con voce bassa e profonda. «Non credo che sarebbe giusto ed è una responsabilità che non voglio assumermi. Io penso che… forse… questo luogo sia qui da sempre. Da prima di…»
   Non seppe come concludere la frase, ma non ne ebbe nemmeno bisogno, perché i due custodi annuirono in segno di assenso, come se lui avesse fatto un discorso molto più lungo e dettagliato, che condividevano appieno, punto per punto.
   «Però» soggiunse, schiarendosi la gola, «non credo che farei danno a voi o a chiunque altro se riempissi di esplosivo il tunnel che conduce qui e lo cancellassi, dico bene?»
   Entrambi annuirono, alzandosi. Fecero cenno ai loro visitatori di farsi più vicini.
   Poi, mentre la giovane sorrideva radiosa, il ragazzo intinse le dita nell’acqua e tracciò un piccolo segno sulla fronte di ciascuno di loro, che subito si sentirono rinvigorire come se avessero bevuto il migliore dei tonici.
   «La Fonte è un dono» disse il custode, mentre tracciava quei segni, «ma è un dono a cui l’umanità non è mai stata pronta… e io credo che mai lo sarà. Forse, se mai verrà raggiunto uno stadio superiore da parte dei discendenti degli uomini, essa potrà essere adoperata… ma, fino a quel momento, dovrà rimanere celata agli occhi del mondo. Essa deve essere utilizzata con parsimonia e con intelligenza, non con cieca e meschina avidità. Già alcuni uomini, in passato, giunsero a questo luogo e, folli di bramosia, presero l’acqua e la bevvero. Ma per loro fu una lunghissima dannazione, una tormentosa condanna che li accompagnò fino a quando, infine, giunse la tanto attesa morte a liberarli dalla loro lunghissima pena. Questo segno che vi sto tracciando sulla fronte con l’acqua della Fonte non vi restituirà gli anni della vostra giovinezza, come accadrebbe se anche voi sfidaste in modo innaturale l’ordine del mondo, bensì vi darà il vigore necessario per ridiscendere l’aspro monte e tornare alle vostre case. Ma, fatto questo, dovrete cavarvela da soli, come sempre avete fatto e come sempre farete, voi e tutti gli altri esseri viventi, secondo le vostre forze e le vostre capacità, nel modo che la natura ha stabilito.»
   Come ebbe terminato di toccare ciascuno di loro, il custode si ricongiunse alla sua compagna, abbracciandola stretta, come se fossero un tutt’uno.
   «Andate, adesso, senza una parola» comandò, in un tono che non ammetteva ulteriori repliche. «Questo luogo non è per voi. Lasciateci nella nostra solitudine, nell’attesa che si compia un fato che neppure noi possiamo conoscere.»
   Indy, Katy, Valerija e don Mavro si scambiarono degli sguardi veloci, tornando più volte a contemplare i due custodi che, da vecchi com’erano quando li avevano accolti, erano tornati due adolescenti, poco più che bambini.
   Le domande si accavallavano alle domande, ma non ne posero nemmeno una. Era tempo di andarsene, di tornare alla vita, alla vita vera, reale, non alla finzione legata a quel luogo, a quel giardino paradisiaco e a quelle acque dalle proprietà misteriose.
   Così, voltate le spalle alla Fonte dell’Eterna Giovinezza, che ormai non li riguardava più, tornarono sui loro passi, in silenzio.

 
* * *

   Come suo solito, Indiana Jones si rivelò essere un distruttore di prima categoria. Innescata la miccia, corse goffamente a ripararsi nel punto in cui aveva indirizzato Katy e gli altri due, gettandosi al riparo del grosso pietrone un istante prima che le sue bombe deflagrassero.
   Il rombo fu assordante, quel poco che restava di intatto dell’eremitaggio andò definitivamente distrutto e i calcinacci furono scagliati con la forza di proiettili in tutte le direzioni. Per qualche istante temettero che le vibrazioni, che si ripercossero lungo tutto il fianco della montagna con una serie di echi che parvero non avere mai termine, avrebbero provocato una valanga di neve che avrebbe potuto travolgerli, ma per loro fortuna, a parte qualche lieve smottamento tutto attorno, non accadde niente di grave.
   Quando il fumo nero e la polvere si furono diradati, infine, videro che dell’antico convento costruito dai monaci ortodossi non rimaneva più alcuna traccia, come se non fosse mai nemmeno esistito. Soltanto il mandorlo con i suoi fiori bianchi era sopravvissuto, senza essere nemmeno minimamente scalfito nella corteccia.
   «È finita, quindi» disse don Mavro, alzandosi in piedi e distogliendo lo sguardo dall’albero per abbassarlo sui suoi amici.
   Indy lo imitò, annuendo piano. Lui continuò a osservare il mandorlo per alcuni secondi, prima di voltarsi a sua volta.
   «Sì», confermò. «Questa volta è finita. È finita davvero.»
   C’era una traccia di amarezza, nella sua voce. Probabilmente si stava rendendo conto che, con la fine di quell’ultima avventura, stava giungendo al termine anche una parte rilevante della sua esistenza. Aveva compiuto una scelta, e questa scelta, per quanto non gli pesasse affatto, e anzi lo stesse facendo sentire più vivo e libero che mai, comportava un fatto ineluttabile: l’età avrebbe continuato ad avanzare e difficilmente, per il vecchio archeologo, sarebbe arrivata l’occasione per nuove imprese.
   Katy, avvertendo quelle leggera tristezza, si staccò dal fianco di Valerija, a cui era rimasta vicina fino a quel momento, e lo abbracciò stretto.
   «Per questa volta è finita, Old J, solo per questa volta» lo corresse, lasciandolo andare. «Ma ci saranno mille altre occasioni.»
   Indy annuì e le rivolse uno dei suoi soliti sorrisi, sghembo ma sincero e colmo di dolce affetto.
   Lasciò vagare lo sguardo sulla montagna innevata, che cominciava a tingersi di rosso a mano a mano che il sole si avviava verso un altro tramonto. Non poteva sapere quanti tramonti ancora lo avrebbero atteso, se tanti o pochi. Forse, però, non ci sarebbe stato bisogno di temere il tramonto, se lo avesse ammirato con la consapevolezza che, di lì a poche ore soltanto, sarebbe sorta una nuova alba.
   E l’attesa dell’alba, in fondo, è il modo migliore per confrontarsi con il tramonto. Perché per ogni giorno che volge al termine, ce n’è sempre uno nuovo che comincia. Al buio fa sempre seguito la luce, se non si decide di rinunciarvi.
   Strinse la mano della figlia, ritrovandovi tutto ciò per cui valeva la pena di rimanere ancora lì, in quel mondo che cambiava a velocità pazzesca. Ma anche i cambiamenti fanno parte del cammino della vita, e se li si affronta con la giusta dose di curiosità e ironia, li si può accettare tutti, uno dopo l’altro, senza doverli temere.
   Ora voleva soltanto tornare a casa, da Marion, per stare insieme a lei, ai suoi figli, ai suoi nipotini, a tutti i suoi affetti.
   Guardò i suoi compagni d’avventura, quindi indicò il crinale. Li attendeva l’ennesima scarpinata.
   «Andiamo» disse Indiana Jones.
   Sistemò meglio sulla testa il suo eterno cappello e si accertò di avere ancora la frusta legata al fianco.
   «Si ricomincia.»


(scritta: dicembre 2020 - febbraio 2021)
 
   
 
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