Anche se riavviassi il tempo, emergerebbero ancora, mescolati al potere della Signora del Tempo. Shao Kahn ha ucciso mio padre e ha trasformato verdi contrade in deserti aridi, umidi del sangue di innocenti sventurati. Tremo e mi stringo le braccia attorno al petto. Quel delitto, appartenente ad un altro tempo, è irrimediabile. Shao Kahn, con la sua efferatezza, mi ha impedito di costruire salde radici in questa terra. Mi accorgo solo ora che il sangue e il suolo non trasformano un luogo in una casa. Una patria non è solo il luogo accidentale della nascita fisica, ma è lo scrigno dei ricordi e degli affetti. E io, nonostante il mio sangue, non condivido nulla con le genti di Edenia. Non ho costruito nessuna memoria condivisa con loro. Sospiro. Non ho più le mie radici ancestrali. Ma posso crearne di nuove e trarre elementi positivi dalla mia tragedia. Edenia, per lunghi millenni, è stata un'utopia di pace e di gioia, in cui ogni sogno poteva tramutarsi in realtà. Io, in quanto figlia di re Jerrod, custodisco le antiche conoscenze di questa terra. Posso trasformare questi ricordi in strumenti di progresso e giustizia. Ho la possibilità di diventare il nuovo Khan e di fare dimenticare alle genti del Regno Esterno le crudeltà di Shao Kahn. Nessuno, sotto il mio regno, dovrà essere oppresso dalla paura e dalla povertà. Troppi hanno patito e pianto per la sua mancanza di onore. Lancio un ultimo, fuggevole sguardo a Edenia. Finalmente, sono serena. Una nuova, splendida alba sta per sorgere sul Regno Esterno.