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Autore: E niente    22/11/2021    1 recensioni
Un amore impossibile, romantico, passionale, di quelli che ti incantano e ti fanno sospirare.
Ma anche no.
Questi sono solo due dementi, in mezzo a un mucchio di dementi, che vivono l'evoluzione del loro rapporto a metà tra lo sconcerto e il raccapriccio.
La morte del romanticismo, falciato in due con un'ascia e gettato in mare. Tanto, a questi due non serve.
Per questi due, il romanticismo è semplicemente sprecato.
Chiamami come ti pare, mai e poi mai al cinema.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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ATTO II
Deve capire: capire è il primo passo per accettare, e solo accettando si può guarire.
- Albus Silente




Che ci crediate o no, Clay era riuscito a lasciar perdere Pauline per tutto il resto dell'anno scolastico. Del resto era facile, quando si comincia a pensare ragionevolmente, e si tiene occupata la mente in altri modi.
Quello era stato l'anno dei G.U.F.O., e Clay si era impegnato come un matto. Ci aveva messo anima e corpo per dimostrare a tutti che sì, non era mica lo studente migliore del suo anno tanto per dire. Lo era davvero, eccome se lo era!
Non c'era più spazio per pensare a quella stupida di Pauline, quella stupida che non si sa come aveva strappato un Accettabile in Pozioni e - udite udite! - un Oltre Ogni Previsione in Aritmanzia. Pauline e l'Aritmanzia, che sembravano due mondi a parte, si erano incontrati giusto il giorno dell'esame e avevano ottenuto un ottimo risultato.
Quella ragazza aveva una fortuna sfacciata.
Ma non ci aveva più pensato, durante l'estate. No.
Clayton Fisher, nell'estate dei suoi sedici anni, era cresciuto. Si era dato da fare. Aveva conosciuto ed esplorato mondi nuovi, tagliato traguardi e incrementato la sua autostima. La sua ombra vestiva taglia XXXL.
Aveva un'aurea potentissima.
E poi, finalmente gli cresceva una barba degna di questo nome! Sì!
…ma l'avrebbe comunque tagliata a zero, perché doveva dare l'impressione dello studente modello. Non si poteva avere tutto dalla vita.
Tornato a scuola, Clay aveva cominciato ad aggirarsi con la sua spilla da prefetto appuntata sulla divisa con orgoglio, e camminava a testa alta e a passo sicuro, investito dal potere della barba invisibile. Si sentiva sereno, sicuro di sé, benevolo nei confronti di tutti. Aveva più occhi puntati addosso rispetto agli anni precedenti, ne era consapevole e ne era compiaciuto.
Certo, finché non si voltò e non si accorse che Syd stava dietro di lui e imitava la sua camminata e le sue movenze, non si era reso conto di essersi un tantino montato la testa.
E vabbè, pazienza. Succede sempre ai migliori.

E Pauline? Non gli faceva nessunissimo effetto!
Pauline chi? Quella nanerottola che girava con un nido di capelli crespi e gonfi in testa, che trangugiava il caffellatte a colazione, che sbadigliava nelle ore di Trasfigurazione, che si faceva cogliere impreparata da Vitious e che faceva saltare in aria il suo calderone e la faccia di Piton il primo giorno di lezione?
Non gli interessava minimamente.
Non gli faceva neanche ridere, nemmeno un po'.
Era solo una tizia a caso come tante, e non era nemmeno bella. Ecco.

E questa fu la fase 1, la fase dell'indifferenza. Non durò a lungo.

La fase 2, da fine settembre, fu quella dell'accettazione passiva e della minimizzazione, del mantenimento delle distanze e del "sì, mi sta simpatica, ma solo questo"; "sì, mi fa incazzare, ma solo questo", "sì, facciamo i compiti insieme, ma solo questo".
Clay credeva che tutto fosse tornato alla normalità quando si era ritrovato di nuovo a inseguire Pauline esortandola a lasciar andare il topo di Bernie, che, con il benestare del suo padrone, levitava con addosso un reggiseno azzurro.
Clay aveva aiutato Pauline a fare un calcolo difficile, okay, ma cosa ne sapeva lui che le serviva per la pozione restringente da applicare alla biancheria intima di Annabelle?
Mentre disarmava Pauline, facendole volare la bacchetta, e mentre il topo cadeva sul pavimento e spariva sotto i divani, i tappeti e i cuscini nella Sala Comune, mentre Annabelle urlava impazzita pronta a caricare Pauline e fare a botte alla babbana, mentre Syd si spaparanzava sulla sedia dichiarando che "quella routine gli era mancata da morire", Clay dovette prendersi un attimo di pausa.
Ora che la Caposcuola Mandy non c'era e la situazione ricadeva in mano ai prefetti - che erano lui e quella disgraziata di Annabelle - doveva raccogliere tutta la serietà di cui era capace per mettere ordine nella Sala Comune Corvonero.
Come avrebbe fatto Mandy.
No, non ne sono capace.
Il tifo era scatenato, con fischi e incitazioni alle due combattenti, mentre il resto della Sala Comune veniva messo a soqquadro alla ricerca del topo di Bernie: volavano cuscini e per Merlino, qualcuno doveva tenere a bada i gatti.
In un lampo di genio, quello che i suoi compagni sembravano non avere (con tutto che dovevano essere Corvonero, in teoria), Clay urlò un accio topo, e in attimo si ritrovò il povero Sir Lawrence tra le mani, spaventato e scombussolato, abbigliato con un reggiseno perfettamente su misura.
«E brava Pauline: la taglia è giusta» commentò, mentre cercava di sfilarlo al povero topino, più agitato che mai. Lo restituì a Bernie avvisandolo che Sir Lawrence aveva inevitabilmente perso quattro anni di vita, gli diede qualche pacca sulla schiena, e poi lo lasciò per dedicarsi al mini-reggiseno.
Dopo averlo fatto tornare di dimensioni normali con un abile reverte prolungato fino al punto giusto - le dimensioni di Annabelle, per come le stimava - capì che forse aveva invertito le priorità.
Pauline e Annabelle si stavano ancora ammazzando sul pavimento della Sala Comune.
«Ehi!» urlò, cercando di disperdere la folla, per farsi strada verso le due combattenti. Agitò in aria il reggiseno e riuscì ad attirare l'attenzione, anche se, chissà perché, tutti lo guardavano ridendo.
«Vi levate di torno?? Grazie, gentilissimi… Paul, Anne, smettetela!»
Quando riuscì a separarle, schiantandole verso i lati opposti della stanza, finalmente poté prendere fiato.
Era in qualche modo riuscito a ristabilire l'ordine, e si sentiva molto più vicino spiritualmente a Mandy di quanto non si fosse mai sentito negli anni precedenti.
Avanzò come una furia verso Pauline, scarmigliata e ricoperta di graffi, per riversarle addosso tutto il suo risentimento. Le disse che non ci si diverte a scapito degli animali, che tutto quel casino era colpa sua, che avrebbe dovuto pensarci due volte prima di fare scherzi stupidi. Pauline, ancora seduta per terra, ascoltava in silenzio, massaggiandosi la testa; le stava nascendo un bel bernoccolo ed era tutta colpa dello schiantesimo di Clay.
Ma il Prefetto non era in vena di chiedere scusa.
Per la verità sentiva anche una certa preoccupazione per lei, se non anche un minimo di divertimento per la situazione in sé. Solo che non poteva mica farsi vedere rammollito, su!
Poi però arrivò Annabelle, con un occhio nero, a reclamare il suo reggiseno. Stizzita com'era, la ragazza fece per andarsene, a passi tuonanti, verso il dormitorio; invece tornò indietro per urlare a Clay che aveva sbagliato taglia, che nessuna ragazza poteva mai essere così abbondante di seno e che lui era un pervertito.
Sissignore, pervertito.
Clay si sentiva così estraniato che non seppe ribattere alcunché. Annabelle si voltò di scatto per andarsene, facendo mangiare a Clay i suoi capelli. E Clay decise che, be', l'ora del cazziatone era finita.
«Come stai? Ti fa male la testa? Vuoi che ti accompagni in infermeria?» chiese a Pauline, e sentendosi rassicurato dalla ragazza, aggiunse che l'idea della pozione restringente era stata formidabile e le era riuscita anche molto bene, tanti complimenti e continua così.
«Naturalmente non ripeterò queste parole un'altra volta. Tu hai una commozione cerebrale, e non ricorderai nulla di quello che ho detto» sancì, mentre Pauline annuiva incerta con la fronte aggrottata. La condusse personalmente in infermeria, guadagnandosi un suo sorriso allegro e riconoscente, e improvvisamente Clay capì perché Mandy, in tutti quegli anni, aveva sempre trattato Pauline come un piccolo tesoro da proteggere.
Perché Pauline era una stellina.
O forse è meglio dire che anche Clay si era preso una bella commozione cerebrale. Probabile.

Fine della fase 2. Clay non era indifferente a Pauline; ci era fin troppo affezionato.

La fase 3 arrivò a ottobre, ed era la fase del "che caspio vuole quello lì??"
«Da quando in qua Pauline e Weasley Secondo sono amici?»
Syd rifilò un'occhiataccia al suo amico, ma Clay non se ne accorse, troppo preso a osservare Pauline che chiacchierava amabilmente con Charlie. A un certo punto gli parve di vedere che si scambiavano qualcosa; la faccenda era più losca che mai. Sicuramente c'era qualcosa di brutto sotto.
«Fanno entrambi la collezione delle figurine delle Cioccorane. Stupido» spiegò Syd, bloccando sul nascere tutte le più oscure fantasie di Clay.
«Ora che se le sono scambiate potrebbe anche andarsene.»
«Se a loro piace chiacchierare tu non puoi farci niente» ribatté Syd.
Pauline stava ridendo fragorosamente, buttando la testa all'indietro.
«Quello è un flirt in piena regola! Non mi dire che non l'hai visto!» si lagnò Clay.
Syd girò la pagina della sua rivista di moda babbana e prestò attenzione ai nuovi capi della collezione autunno-inverno.
Clay capiva che quella di Syd era un'indifferenza tutta studiata, esattamente come capiva che non aveva alcun senso prendersela se Charlie non se ne andava e se Pauline parlava con lui.
Ma aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno. Anche se quel qualcuno era Syd.
«A Pauline piace Charlie? O è il contrario?»
Syd sbuffò. «E se si piacessero entrambi? Sarebbe un problema?»
Clay ci pensò su.
«Certo che sì. Sarebbe un problema, eccome.»
Syd alzò la testa dalla rivista per rivolgergli un'occhiata scettica, pronto a sentire la sparata del suo amico.
E Clay spiegò la sua teoria, con assoluta serietà.
«Ma è chiaro. Pauline che se la intende con il capitano Grifondoro. Sicuramente Weasley vuole sapere qualcosa sulla nuova squadra che abbiamo messo su, per questo sta addosso a Pauline.»
Syd scosse la testa e tornò a guardare il giornalino.
«Il Quidditch non c'entra un emerito botubero, e tu lo sai bene. Non riesci ad inventarti niente di meglio?»
«Be', allora di cos'è che parlano?»
Syd sembrava informato, e Clay era improvvisamente curioso.
«Non so di cosa parlino, ma so che parlano spesso. Dall'anno scorso, pure. Mentre tu eri troppo occupato a far finta che non ti interessasse» rimarcò Syd, «lei, intanto, faceva amicizia con Charlie Weasley.»
Clay si accigliò, punto sul vivo, ma soprattutto non gli piaceva la piega che la conversazione stava prendendo. Sapeva dove Syd voleva andare a parare, perché era lì che andava a parare sempre.
Infatti, come di consueto, Syd terminò il suo discorso con una frase a effetto, una delle sue solite allusioni ambigue che tanto irritavano il povero Clay:
«E magari, mentre tu sei impegnato a negare tutto quello che dico io, la nostra Pauline e Weasley Secondo passano al gradino successivo.»
«Qual è il gradino successivo??»
«Pensavo fossi tu l'esperto in materia» lo stuzzicò Syd, inclinando la testa di lato con fare saccente.
Clay aveva una faccia che era l'espressione pura del dolore. «Pensi davvero che vogliano fare altri gradini insieme?»
«Perché non vai a chiederglielo direttamente, e non la smetti di rompermi i cogl…?»
Clay lo zittì con una manata dietro la testa.
«Adesso sembro io quello pettegolo, ma sappiamo bene che sei tu, sei sempre tu, il pettegolo della situazione. Puoi prendere in giro chi vuoi, ma io so che la moda babbana non ti interessa per niente. Quella rivista è tutta una copertura, ti serve per spiare la gente. E sono sicuro che stavi spiando proprio quei due.»
Syd annuì, per niente scalfito dalle accuse. «E io sono sicuro che tu vorresti tanto sapere di più su di loro, ma che non hai le palle di ammettere perché ti interessa così tanto. E la verità è che…»
Clay non ascoltò la fine della frase, preferì girare i tacchi e lasciare Syd e i suoi evidenti problemi mentali lì, in Sala Grande. Insieme a Pauline e Charlie Weasley che non la smettevano di parlarsi, porca Circe.

Fine della fase 3. Il maledetto Syd aveva ragione. E, pian piano, arrivò l'accettazione, pura e semplice.

Intanto, per quanto Clay si fosse sforzato di preservare la routine del loro rapporto (Pauline fa cose - Clay la blocca; e poi ricorrersi; litigare; farsi i dispetti; fare i compiti insieme; schiantarsi; crollare esausti sul divano; ricominciare da capo) non era tutto come prima.
Si era aggiunto un inatteso quanto gradevole passatempo: parlare.
Weasley Secondo non aveva l'esclusiva in questo senso. A quanto pare, anche due come Clay e Pauline, che non erano abituati ad affrontare discorsi personali, potevano cominciare a intendersi e a parlare del più e del meno, anche di questioni private, e passare il tempo insieme in maniera tranquilla e innocua.
Riuscire a parlare con Pauline lo stupiva non poco, ma pian piano stava diventando una cosa normale.
Ed era straordinario.
Parlavano del futuro, di come si vedevano fuori da Hogwarts. Clay si vedeva Magiavvocato, proprio come suo padre, mentre Pauline aveva un'idea di sé molto più nebulosa, e cercare insieme lavori strani che Pauline avrebbe potuto fare divenne un ottimo allenamento di fantasia. Spia dei servizi segreti. Domatrice di Schiopodi Sparacoda. Piratessa dell'Oceano Indiano. Donna delle pulizie.
Parlavano di come vedevano gli altri, e notavano quanto diverse fossero le loro esperienze.
Abigail è geniale, diceva lui; Abigail è insicura, diceva lei.
Annabelle è una ragazza seria e affidabile, diceva lui; Annabelle è invidiosa e criticona, diceva lei.
Charlie Weasley è brutto, diceva lui; Charlie Weasley è un gran figo, diceva lei.
Syd è un cretino, diceva lui; Syd è un cretino, già, diceva lei.
Parlavano delle loro famiglie, di quanto fosse bizzarra la famiglia di Pauline secondo Clay.
«Nah, dici così solo perché siamo babbani. In realtà, la mia famiglia è piuttosto ordinaria.»
Alla fine, si scoprì che erano i genitori di Clay quelli strani.
Clay le spiegò che i suoi tecnicamente erano divorziati, ma vivevano ancora insieme, e nella loro ultima lettera raccontavano che meditavano di sposarsi ancora.
«Non sono matti da legare?» chiese il ragazzo; ma Pauline aveva trovato quella storia molto interessante e aveva chiesto i dettagli. Parlare della storia di amore e di odio dei suoi genitori con Pauline era stato, per Clay, un po' imbarazzante, ma anche liberatorio. Era come tagliare un traguardo, dire ecco, siamo riusciti a parlare anche di questo, adesso lei sa che i miei genitori sono due pazzi furiosi e non fanno altro che litigare, ma in fondo si vogliono bene.
Come noi.
E non appena lo aveva pensato, Pauline aveva commentato: «Sai, non mi piacciono molto le storie d'amore. Però, questa è davvero forte.»
E così, Clay si era ritrovato a pensare a loro due nel futuro, a chiederle di sposarsi e poi di divorziare e poi di sposarsi magari un'altra volta. Era una cosa che avrebbero benissimo potuto fare nei trent'anni a seguire.
Era assurdo, ma gli era sembrato anche di sentire il click degli ingranaggi che andavano al loro posto. Gli sembrava assolutamente perfetto, e lui si era bevuto il cervello!
Era sbagliato in mille modi diversi! Era sbagliato perché era troppo giovane per pensare al matrimonio, era sbagliato perché era molto sicuro di non volersi mai sposare nemmeno da vecchio, era sbagliato perché non poteva sul serio pensare di rifare gli stessi errori dei suoi genitori come se fosse una cosa bella ed era sbagliato, sbagliatissimo, pensare a Pauline in quel modo.
Non era nemmeno sicuro che lei gli piacesse sul serio.
E non aveva la minima idea se lei potesse ricambiare o no.
Gli sembrava un'immensa follia e a tratti voleva davvero uscire dalla sua testa e ritornare come prima. Prima, quando Pauline era solo un'insulsa ragazzina rompibolidi che somigliava molto più a un maschio e non gli interessava affatto in quel dannato senso.
Paradossalmente, parlare con il suo migliore amico non gli sarebbe servito a niente se non a peggiorare le cose: Syd era sempre in agguato, lo fissava costantemente perché sapeva che stava cedendo, e voleva essere presente nel momento della sua rottura. Fottuto idiota.
Paradossalmente, se c'era qualcuno che avrebbe potuto aiutarlo davvero, quello era il suo peggiore nemico: Frank. Il fratello di Pauline sarebbe impazzito di gelosia e gli avrebbe spaccato di nuovo il cranio (1), Clay sarebbe andato da madama Chips e, dopo una settimana di cure e riposo, probabilmente sarebbe uscito come nuovo.
O forse non c'era davvero niente da fare.

In un attimo di follia, si confidò con l'unica persona con cui sarebbe stato praticamente inutile parlare.
«Sai, credo che mi piaccia Pauline.»
Bernie lo aveva fissato, sostenendo che sì, lo sapeva già.
«Ma hai capito quello che ho detto?»
«Forse no. Puoi ripetere di nuovo?»
Clay aveva sbuffato e si era maledetto per aver cominciato quella conversazione che non lo avrebbe portato da nessuna parte.
«Mi piace Pauline! Mi piace!»
«Ma ti piace nel senso che ti sei innamorato?»
Ugh. «Credo… sì. Sono innamorato.»
«Oh, accidenti.»
Bernie rimase interdetto per un po', fissando il vuoto, prima di pronunciare, con assoluta serietà, l'ardua sentenza.
«Perderemo tutti contro Syd.»
«Che COSA?»








***
1. Frank Marshall è il fratello di Pauline, ha un anno in più ed è in una casa diversa (lui Grifondoro, lei e tutti gli OC finora citati sono Corvonero).
Frank e Pauline sono babbani di nascita, ma la loro madre è in realtà una Magonò.
Si narra che Frank Marshall, nel lontano 1984, in una partita Grifondoro-Corvonero lanciò uno dei suoi mirabolanti tiri a effetto e il bolide finì in testa a Clay. Il giocatore colpito e affondato ebbe un trauma cranico e una delle degenze più lunghe in tutta la storia di Hogwarts, ma grazie al pronto intervento di Madama Chips non ci fu nemmeno bisogno di ricorrere all'ospedalizzazione al San Mungo. Tuttavia, da allora e per il resto della sua permanenza in squadra, Frankie divenne l'incubo di tutti i giocatori a Hogwarts, in particolare Clay e il resto dei corvi.
Ma questa è un'altra storia.


   
 
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