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Autore: sabrinaebasta    25/11/2021    1 recensioni
Kirishima e Bakugo tornano entrambi nella propria città natale, per motivazioni differenti e si ricontrano dopo anni, il primo completamente diverso rispetto a prima, il secondo..beh è Bakugo
Peccato che entrambi siano nati a Lake View, una cittadina della Carolina del sud, con la mentalità retrograda e anche un pò bigotta. Un posto dove per sentirti libero e essere te stesso sei costretto a fuggire via, il più lontano possibile, cosa fatta da entrambi i nostri protagonisti ma la vita è stronza e alla fine che a te piaccia o no ti riporta sempre a casa...
Adesso Kirishima e Bakugo che faranno? Rimetteranno le loro maschere costruite da adolescenti..o sfideranno tutto e tutti essendo al 100% loro stessi?
E nel momento in cui la fama busserà alla porta di Bakugo che farà? Riuscirà a tenere separate la sua carriera e la sua vita privata?
Quirkless AU
Genere: Comico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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5

 

Kirishima

 

Che figura di merda 

 

Questa era la frase che mi rimbombava nella testa, nel retro della fumetteria, imbarazzato come non mai con Tamaki che mi fissava alquanto confuso. Ovviamente sono rimasto chiuso lì dentro a chiacchierare ed a evitare di pensare alla figuraccia appena fatta, anzi direi a evitare proprio di pensare a lui. In quei quattro anni avevo pensato a come sarebbe stato un nostro ipotetico e impossibile incontro, mai avrei pensato che mi sarei ritrovato a sbavargli dietro di nuovo pensando a quanto fosse figo. Era diventato più alto, cosa ovvia visto che eravamo cresciuti tutti, aveva più o meno lo stesso aspetto di quando andava al liceo, però il modo di vestire era diverso, prima non avrebbe mai indossato quei jean strappati, che gli facevano un culo stupendo, oppure il giacchetto di pelle sopra a quella maglia attillata che faceva vedere ogni singolo muscolo.

 

Anni per dimenticarlo, poi lo vedevo dieci secondi e ritornavo ad essere un fanboy che sclerava perché mi aveva solo guardato per un attimo. 

 

Nel retro iniziava a mancarmi l’aria, Tamaki mi parlava ma io non ascoltavo nulla di quello che mi stava dicendo, perché ero tornato con la mente indietro negli anni, a giorni che volevo seppellire e dimenticare.

 

Mi guardavo allo specchio e l’unica cosa che riuscivo a vedere era un ragazzino brutto e sbagliato. Un errore, questo era quello che sentivo di essere, uno stupida frase scritta con la penna indelebile che non puoi più eliminare a meno che non stappi il foglio, innamorato di qualcuno che non ricambierà mai ciò che provo. 

Ho provato a dimenticarlo con tutte le mie forze ma vederlo ogni giorno non aiutava, forse ero un masochista che amava stare male per qualcuno che non potrà mai avere. Forse una parte di me nemmeno voleva, però amarlo così da lontano faceva male, tanto ed era estenuante non poter parlare con nessuno di questo e mi provocava ancora più dolore.

Nascondere una parte di me ai miei migliori amici era tremendamente difficile, ma se volevo sopravvivere abbastanza per arrivare al giorno della mia liberazione dovevo resistere ancora un pò.”

 

Ripensare al vecchio me era sempre una ferita aperta, tutto quel dolore e quella sofferenza cambiavano immediatamente il mio umore rendendomi triste, questo era il motivo principale per il quale non volevo tornare. Essere qua significava convivere con i ricordi e con il vecchio me costantemente, mi sembrava quasi di vivere bloccato nel passato. 

Ovunque mi girassi rivedevo me e tutta la sofferenza che mi portavo dietro, l’ombra che mi ha trasformato da un bambino solare e allegro ad un ragazzo triste e solitario. 

Il giorno che mi sono trasferito ero così felice che mia madre mi disse che erano anni che non vedeva sorridere così tanto, Denki invece che se continuavo così avrebbero dovuto staccarmelo chirurgicamente dalla faccia quel sorriso. 

 

Quel giorno, in fumetteria ho sottovalutato il mio migliore amico, aveva capito qualcosa e me lo ha dimostrato con l’occhiata che mi ha lanciato quando sono uscito e ora come glielo avrei spiegato. 

Come gli avrei spiegato che non lo sapevo neanche io il perché ero scappato, anzi in parte lo sapevo, vederlo faceva ancora troppo male non perché lo amassi ancora.

Mi sono comportato proprio come anni prima, che appena lo vedevo cambiavo strada o entravo in qualche stanza per la troppa paura che intuisse qualcosa, dosavo perfettamente le mie parole quando dovevo parlare con lui o con qualcuno dei suoi amici, anche se l’unico con cui parlavo volentieri era Izuku, anzi era l’unico di quella cerchia che mi rivolgeva la parola senza costrizione, non che fossi odiato ma ero comunque lo sfigato della scuola, farsi vedere con me non era di certo una buona pubblicità. 

 

Una volta tornato a casa, il più velocemente possibile; la prima cosa che ho fatto è stata chiamare Mina, la mia migliore amica, viveva a Boston, studiava moda all’università. Ci siamo conosciuti in un negozio di abbigliamento infatti, stavo scegliendo qualche vestito e ha iniziato a dispensarmi consigli di moda assolutamente non richiesti. 

Alla fine ci siamo ritrovati a bere un caffè in un bar parlando di tutto proprio come se ci conoscessimo da sempre.

 

«My boy ciao, dimmi tutto» disse un pò preoccupata, comprensibile visto che ci video chiamavamo ogni sera.

«L’ho visto» dissi semplicemente anche perché dubito che sarei riuscito a dire altro 

«CHE COSA?! Sono tornati lì ecco perché non pubblica storie da qualche giorno»

«Si non mi interessa, il problema è che ho fatto una figuraccia e me la sono data a gambe levate» Il mio tono era triste e lei se ne accorse immediatamente 

«Ehy Kiri, non preoccuparti sarebbe stato strano se ci avessi parlato così come se nulla fosse»

«Lo so, lo so» sospirai 

«Ecco quindi smettila di giudicarti, tutti avrebbero reagito così dopo quello che è successo e dopo che hai sofferto così tanto» cercò di rassicurarmi lei 

“lo so, ma se invece provassi ancora qualcosa per lui? Non voglio stare male ancora Mina»

«Kiri non starai male e non provi ancora qualcosa per lui, sei stato colto di sorpresa»

«Anzi sai che ti dico stasera sistemati per bene, fai uscire fuori il gran figo che sei e sbattigli in faccia quello che si è perso»

«Mina non noterà quello che si è perso, probabilmente sarà troppo impegnato a ficcare la lingua nella gola della sua ex o di qualche altra stronza, ma perché ho detto si»  sbuffai 

«Eijiro non pensarci ora e poi nel caso succeda puoi sempre mandami le foto, le postiamo su twitter e gridiamo allo scandalo» scoppiò a ridere e stessa cosa feci io. 

 

Quella ragazza aveva la straordinaria capacità di riuscire a sollevarmi l’umore sempre, non importava quanto fossi triste o la mia autostima terra lei comunque ce l’avrebbe fatta anche se con una battuta stupida.

 

«Sai che ti dico tra poco più di un mese ci sono le vacanze di natale e ho appena deciso che verrò a trovarti insieme al bel fusto che dici?»

«Non credo sia una buona idea portare Todoroki a Lake View» ridacchiai 

«Forse o forse potrebbe essere scioglierlo un pò, quel ragazzo è così freddo ogni volta che ci parlo ho i brividi e non sono brividi di piacere»

(//sono un sacco simpatica pt2)

«Mina te l’ho già detto, è solo un pò timido»

«Un pò timido?! è un pezzo di ghiaccio quel ragazzo»

«Si come ti pare, ho problemi peggiori ora di bel fusto e il suo essere un ghiacciolo»

Anche se non era sempre così quel ragazzo era quasi sempre freddo però sapeva, in certe occasioni essere anche focoso al punto giusto, cosa che ovviamente Mina non poteva sapere. 

«Se stai parlando dell’outfit ho risolto io il problema, mettiti la tua camicia rossa preferita e lascia i primi due bottoni slacciati ed i pantaloni neri, non quelli a palazzo ma quelli che ti fanno un culo da dio greco e sopra o ci metti la giacca elegante per sembrare più uomo maturo o il giacchetto di pelle per sembrare più bad boy, a te la scelta»

«oh okay, ma sul serio quei pantaloni mi fanno un bel culo?» dissi mentre cercavo le cose che mi aveva appena detto nell’armadio.

«Dimmi Ei ti ho mai mentito?»

«No, però diciamo che non mi sento molto sicuro di me ora»

«Ascolta tu adesso vai a farti una doccia di almeno 40 minuti poi metti la tua playlist preferita, ti prepari, vai alla festa e magari riesci anche a conquistare un bel ragazzo con cui passare la notte» disse maliziosa 

«Questa è davvero impossibile, te lo avrò detto diecimila volte come funzionano le cose qui»

«Non puoi saperlo con certezza Ei, lo sai che gli omofobi sono semplicemente gay repressi»

«Se fosse davvero così allora vivrei in una città di omosessuali» ridacchiai al pensiero di tutti i miei concittadini gay che sfilano al pride. 

«Fidati di me, stasera è la tua serata»

«Va bene, va bene ora devo andare o farò tardi»

«Ti lascio andare solo se mi prometti che dopo mi racconti tutto»

«Si non preoccuparti, tanto so che non saresti in grado di prendere un aereo e venire qua solo per sapere che cosa è successo»

«Esattamente, quindi ti conviene parlare o mi avrai fra i piedi prima delle vacanze di natale» disse ridendo, sapendo che comunque avrei sputato il rospo e che quelle erano minacce inutili

 

La salutai e attaccai, feci esattamente come mi aveva detto, una doccia lunga e rilassante e aggiunsi una skin care di 45 minuti avevo tempo da perdere e volevo essere al meglio, misi anche chili di gel sui miei capelli sistemandoli con la mia acconciatura preferita, cosa che non facevo da quando ero tornato. Non per farmi notare da lui o da qualcun altro ma per far vedere a tutti i miei compagni del liceo che non ero più il ragazzino triste e sfigato ma un uomo felice della sua vita e realizzato, anche se non era vero, anche se tenere quel sorriso finto tutta la sera mi avrebbe fatto male. 

Finì di prepararmi e andai a prendere Denki con la macchina, ovviamente lo aspettai dieci minuti buoni perché non era mai pronto in tempo nonostante io arrivassi sempre con un pò di ritardo.

«Ei sei carico per stasera? ci divertiremo da pazzi» disse mentre saliva in macchina

«Oh si sono pronto stasera ho intenzione di godermi la serata»

«Grande bro così ti voglio»

 

Dopo più o meno un quarto d’ora arrivammo a casa di Nejire, si sentiva la musica sparata al massimo da due isolati di distanza e non appena varcai la porta di quella casa una puzza pungente di alcol mi inondò le narici. 

 

Nel momento stesso in cui sono entrato sentivo uno sguardo addosso, penetrante, come se fosse capace di leggermi dentro. Mi guardai intorno e scoprì che era lui a fissarmi. Quegli occhi rosso cremisi erano su di me e aveva un'espressione indecifrabile sul volto che non mi permetteva di capire cosa stesse pensando. Feci l’unica cosa che mi venne in mente, un piccolo sorriso imbarazzato e poi scappai in cucina a gambe levate a prendermi da bere. 

Non avrei resistito molto se mi avesse guardato ancora così, non che mi dispiacesse però mi metteva a disagio. Mi sentivo come se a quei stupendi e fantastici occhi io non potessi mentire, quella maschera che portavo ogni giorno non poteva ingannarli. 

 

Scolai il dubbio contenuto di un bicchiere il più velocemente possibile, volevo dimenticare quello sguardo, quella sensazione. Io ero lì per divertirmi e non per farmi tornare la mia storica cotta e soffrire ancora per lui. 

 

«Se fra meno di dieci minuti vuoi ritrovarti in bagno a vomitare anche l’anima direi che sei sulla giusta strada» disse poggiandosi al cornicione della porta con il suo solito tono di strafottente e con il suo atteggiamento da cattivo ragazzo che a me, al vecchio me, faceva impazzire. 

Lui sarebbe stato il ragazzo cattivo delle storie che sapeva di menta e tabacco, parecchie volte mi sono ritrovato a fantasticare su questo, ma meglio che i miei film mentali rimangano solo miei.

Mi accorsi di lui solo quando parlò infatti mi girai e lo guardai per un attimo prima di rispondere, spiazzato da questo gesto,mai mi sarei aspettato che mi avrebbe seguito cosa che almeno credevo visto che non stava prendendo da bere, a queste feste è l’unico motivo per il quale si va in cucina.

«Non è quella la mia intenzione, so reggere piuttosto bene l’alcol ma comunque anche se fosse non sono affari tuoi Bakugo» risposi marcando il suo cognome, proprio per fargli notare la distanza che doveva rimanere fra di noi 

«Tsk ne riparliamo tra dieci minuti capelli di merda»

«Ehy ma chi ti ha dato tutta questa confidenza? E poi i miei capelli sono bellissimi e ci ho messo un sacco di tempo a farli» dissi sentendomi un po’ offeso da quel nomignolo, ma poi chi cazzo gli aveva dato il permesso di darmi un nomignolo, neanche fossimo amici. 

«Beh hai solo buttato il tuo tempo per farli, fanno davvero schifo» 

«Se sei venuto fin qui solo per insultarmi puoi tornartene da dove sei venuto Bakugo»

«Oh Eijiro non prendertela troppo, purtroppo è fatto così» disse Deku entrando nella stanza spostando leggermente Katsuki

«Ehy non toccarmi Merdeku.» sbottò guardandolo male

«Visto che ti avevo detto? Non sa fare altro che insultare la gente, ma però anche se non lo da a vedere sotto sotto un cuore lo ha anche lui»

«A me non sembra ma se lo dici tu Izuku» alzai le spalle e presi un altro drink

«Lo sai vero che sono qua e posso spaccarti la faccia vero?» disse piuttosto furioso. 

Se lo guardavi attentamente potevi quasi vedere il fumo che gli usciva dalle orecchie e a quel pensiero scoppiai a ridere. 

«Ma che cazzo hai da ridere capelli di merda?!» mi fulminò con lo sguardo.

Era uno di quegli sguardi che se avessero potuto avrebbero ucciso, ma io risi ancora di più e di gusto come non facevo a un pò, 

«Gli hai dato un nomignolo Kacchan? Strano..» disse Izuku portandosi due dita al mento 

«È davvero strano, lui da nomignolo a chi da confidenza tendenzialmente è il suo modo di dimostrare che hai superato il primo step per entrare..» borbottò Deku piuttosto velocemente, infatti riuscì a capire solo la parte iniziale del discorso che stava facendo fra se e se il mio vecchio amico delle medie. 

Aveva da sempre questa abitudine di pensare ad alta voce, lo faceva durante i compiti in classe o gli esercizi alla lavagna. 

«Oh non azzardarti a iniziare con i tuoi borbottii e le tue conclusioni del cazzo.» per confermare il concetto gli diede un piccolo schiaffo sulla nuca per risvegliarlo dalla sua trance.

«Aia, sei proprio uno stronzo Kacchan» disse Izuku massaggiandosi la nuca 

Quella scena fu quasi comica e infatti continuai a ridere, forse anche per colpa dei due drink e mezzo che nel mentre mi ero bavuto.

 

«Katsuki Bakugo è atteso in console, ripeto Katsuki Bakugo è atteso alla console» disse una voce al microfono, era quel cretino di Sero 

«Nono meglio così, Katsuki pallone gonfianto Bakugo è atteso alla console o in cassa 4» questa invece era la voce di Denki e scoppiarono a ridere.

«COME CAZZO MI HAI CHIAMATO FULMINATO?!» urlò Bakugo furioso mentre andava in salone dove era stata sistemata la console 

«Katsuki pallone gonfiato Bakugo» ripetè Denki al microfono ridendo a crepapelle

«TI CONVIENE CORRERE PRIMA CHE TI AMMAZZO.» Urló di nuovo 

Era furioso, questa volta il fumo dalle orecchie riuscivo a vederlo sul serio e fece ancora più ridere di prima

«Dai su smettila e vieni a cantare, non vorrai deludere i tuoi fan»

«Tsk non pensare nemmeno per un attimo che sia finita qua.» Lo guardò male e gli strappò il microfono dalle mani mentre Sero faceva partire la base.

 

Iniziò a cantare e la sua voce era bellissima proprio come la ricordavo, così cristallina lo faceva sembrare quasi un angelo mentre cantava 

 

«They say it's a matter of time

A thousand days and the sun won't shine

Before I come back to you

And I'm happy, nothing's going to stop me

I'm making my way home, I'm making my way»

 

Conoscevo quella canzone ed ovviamente parlava di quanto fosse felice di essere tornato da lei a casa, eppure avvicinandomi ho notato quanto i suoi occhi fossero spenti mentre cantava, come se non credesse ad una sola parola e come se stesse cantando solo perché doveva, non perché ne avesse voglia. 

In quella stanza però nessuno sembrava accorgersene, tutti lo ascoltavano ammaliati dalla sua voce e sorridevano fieri della grande stella di Lake View. 

Ma nessuno lo guardava davvero, sarebbe bastato guardare quegli occhi un attimo che puntavano tutto tranne il pubblico per capirlo, peccato che nessuno ,apparte me, realmente volesse. 

 

«For your love, I will go far

I wanna be wherever you are

I know I'm coming back for you

Our love is a river long

The best right in a million wrongs

I know I'm coming back to you»

 

Per un secondo soltanto i nostri occhi si incontrarono e quell’attimo lasciò in me strane sensazioni che non riuscì a capire, tuttora non riesco. 

 

Inspiegabilmente, la mia mente tornò ad una frase di una delle canzoni preferite di mia nonna, che ascoltava ogni domenica mentre preparava il pranzo o faceva le pulizie in casa

 

“e se l’amore non c’è basta una sola canzone per far confusione fuori e dentro di te”

































 

ANGOLO AUTRIC* 

Buongiorno fantasmini, per la prima volta dall'inizio della storia vi do il buongiorno, evento più unico che raro.

Comunque spero per voi che riconosciate la cit alla fine del capitolo o andate a farvi una cultura musicale italiana grazie ahah

Lo so ci ho messo un sacco ad aggiornare ma ero bloccata spero di riuscire a postare sia oggi che domenica per scusarmi. A parte le stronzate voglio ringraziare crush per avermi suggerito la canzone e se stai leggendo questo spazio autrice, eh già non te l'ho detto ma sono cotta di te <3

Come sempre fatemi sapere che ne pensate

 

Al prossimo capitolo, tanti bacini fantasmini <3

  
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