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Autore: Xephil    26/11/2021    4 recensioni
Kokabiel è stato sconfitto, ma purtroppo la pace è ormai lontana.
L'incontro tra i leader delle Tre Grandi Fazioni si avvicina, la vera identità del nemico dietro le quinte inizia a palesarsi e l'Imperatore Drago Bianco, Albion, si è finalmente mostrato. Con tutti questi nuovi movimenti nel mondo sovrannaturale, Zayden decide di richiamare il suo gruppo e allearlo con le famiglie Gremory e Sitri in vista del conflitto ormai imminente. Tuttavia i sentimenti crescenti di Rias per il Sekiryutei iniziano a rendere più teso il loro rapporto e questo creerà non pochi tumulti anche coi compagni ancora sconosciuti del possessore del Boosted Gear.
Il patto tra il guerriero e la diavola sta per essere stretto e, tra vecchi e nuovi alleati e nemici, alzerà il sipario su una serie di eventi come mai il Creato ne ha visti...
Dalla storia:
[Tu sottovaluti il potere dell'oscurità. Della tua oscurità.
...
"E così, dopo tutto questo tempo, il Sekiryutei e l'Hakuryukou tornano a scontrarsi sul campo di battaglia... Avanti, Zayden Ward...mio rivale prescelto dal fato...dammi il duello che ho sempre sognato!"
"Come desideri, ma non lamentarti se finirà con io che ti strappo il cuore dal petto, Vali Lucifer!"]
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Rias Gremory, Sorpresa
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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Life 0: Incontro col Maou
 
Zayden POV:
 
Urla il metallo.
Qualcosa mi colpisce in pieno petto.
Vengo sbattuto indietro. Una superficie dura incontra la mia schiena in un secondo impatto.
Ansimo e gemo per il colpo e il dolore. Ricado in avanti, ma qualcosa ai miei polsi mi trattiene in una presa d’acciaio, impedendomi di crollare a terra.
Resto penzolante a quelle restrizioni con le ginocchia semipiegate in una postura totalmente sgraziata e instabile.
Liquido caldo cola dalla mia bocca. Riconosco immediatamente il sapore dolciastro e metallico. Sangue.
Voci indistinte entrano nelle mie orecchie, tuttavia non riesco a capire ciò che dicono.
Apro a fatica gli occhi. Solo ombre sfocate dietro quello che sembra il vetro di un’ampia finestra appaiono alla mia vista.
Mi sforzo di concentrarmi e mettere a fuoco, ma la mia mente sembra avvolta in una cappa di fumo. C’è forse qualcosa che la offusca?
Nonostante tutto, sono ancora abbastanza lucido da capire in fretta la mia situazione: sono prigioniero. Prigioniero e torturato.
 
Eppure quel pensiero non mi fa sentire né allarmato né spaventato. Al contrario, potrei definirmi tranquillo e quasi…euforico?
Forse sì. Euforico è la parola giusta.
Dopotutto… Non sono io a essere in trappola. Loro lo sono. Solo che ancora non lo sanno.
Ma lo capirete presto…” mi ritrovo a mormorare.
Quasi istintivamente, un ghigno si fa largo sulle mie labbra insanguinate. Un ghigno che ormai sento come la mia espressione più normale.
Manca poco ormai… Molto poco… E allora vi renderete conto che il pesciolino che credete di avere all’amo è in realtà uno squalo… E che voi state nuotando dentro la sua vasca. Fuori dalla gabbia.
 
Una risatina emerge dalla mia gola, prima lieve, poi sempre più forte, fino a diventare quasi roboante.
Le figure iniziano ad agitarsi, ma io continuo e anzi rido sempre di più. La loro confusione e paura mi danno soddisfazione. Una grande soddisfazione.
È così che dev’essere quando il predatore si rende conto di essere la preda e che la preda è invece il vero predatore. Eheheheh…
 
Poi qualcos’altro esce dalla mia bocca, ma non sono semplici suoni. Sono parole. Parole che ormai conosco molto bene:
One, Two: The Black's coming for you…
 
*
 
“Un momento. Non è possibile. Non era andata così!” Riaprii di scatto gli occhi e mi ritrovai a fissare un cielo nero, maledettamente simile a una notte senza stelle. Tuttavia, capii subito che non si trattava affatto di un normale cielo.
Resomi conto di essere disteso, mi misi a sedere, ritrovandomi così a fissare quella che pareva un’ampia pianura infuocata, priva di qualunque traccia di flora e fauna. Lingue di fuoco lambivano ogni angolo di quel grande spazio, rendendolo simile a un terreno vulcanico e avvolgendolo in una calda e soffusa luce scarlatta.
Oh. Di nuovo qui, eh? Forse comincio a capire perché Elsha fosse così preoccupata l’ultima volta che l’ho vista e sentita” mormorai i miei pensieri ad alta voce mentre mi rimettevo in piedi. “Beh, vediamo di muoverci. Per quanto mi piaccia questo calduccio, non intendo certo rimanere qui per sempre…
Mi misi in cammino lungo l’apparentemente interminabile piana ardente, verso una direzione che chiunque altro avrebbe detto casuale, visto che non c’erano né strade né sentieri distinti, ma sapevo benissimo che non era così. Sarebbe stato più giusto dire che solo io sapevo che non era così.
Dopotutto, sono io che ho creato questo luogo. Inconsciamente, certo, ma l’ho fatto.
Con quel pensiero, continuai a marciare sempre dritto per un tempo indefinito, la landa che si estendeva davanti a me, sempre invasa di fiamme danzanti e senza fine.
 
Poi, a un certo punto, chiusi gli occhi e respirai profondamente prima di riaprirli, trovandomi di colpo sulle rive di un immenso mare dalle acque rosso scure, che pareva apparso come dal nulla. Le lingue di fuoco della piana alle mie spalle si fermavano ad appena un paio di metri di distanza dai flutti cremisi, creando così un breve spazio di pura terra di nessuno, né ardente né bagnata, tra la landa e l’oceano davanti a essa, come a simboleggiare il distacco tra i due elementi che li rappresentavano, rispettivamente fuoco e acqua.
Dopo una breve esitazione, mi mossi in avanti e misi i piedi nel liquido rosso… O per meglio dire sul liquido, dato che non affondarono minimamente, ma rimasero sospesi sopra di essa, quasi la tensione superficiale fosse tale da permettermi di camminare su quell’acqua senza problemi.
Mi fermai un attimo a fissare l’insolito fenomeno sotto di me e non potei fare a meno di mormorare: “Non è certo la prima volta che lo vedo, eppure riesce a sorprendermi sempre. Heh, i miracoli dei mondi cognitivi…” Dopodiché ripresi a camminare lungo quel vasto mare scarlatto, lasciandomi alle spalle la pianura infuocata fin quando quest’ultima non fu più visibile all’orizzonte.
Similmente, nemmeno davanti a me si mostrava nulla al di là dell’immensità di quella distesa vermiglia. Era davvero come se mi stessi spostando nel bel mezzo di un oceano, solo che invece di nuotare stavo camminando sulla sua superficie, quasi a imitazione di un gerride.
Continuai a muovermi in una direzione ben precisa, seguendo solo l’istinto. L’acqua era calma e placida, priva anche della più piccola increspatura ad eccezione di quelle che si formavano quando i miei piedi si poggiavano su di essa, e diventava sempre più scura man mano che proseguivo, a indicazione della sua profondità crescente. Ogni tanto rivolgevo un’occhiata in basso verso la superficie, ma niente era visibile sotto di essa, nemmeno la più piccola traccia di vita. Solo in certi momenti parevano apparire delle macchie più scure dell’acqua circostante, ma considerando il suo colore scarlatto e la profondità che andava aumentando, potevano benissimo essere ignorate come semplici impressioni momentanee.
Come se potesse vivere qualcosa qui sotto…” mormorai distrattamente rivolgendo un ultimo sguardo al fluido sotto di me, per poi riportarlo in avanti e decidere di non abbassarlo più.
 
Solo allora qualcos’altro apparve nel mio campo visivo: una piccola isoletta in mezzo al mare, niente di più che un affioramento circolare di terra e sabbia appena sopra il livello dell’acqua e largo forse una decina di metri, ma su cui erano visibili i resti di un focolare e una figura in piedi di spalle dietro di esso, dalla parte opposta dell’isola rispetto a quella da dove stavo per arrivare io. Accelerando il passo, misi piede sul terreno insulare e mi fermai davanti al focolare, fissando le ceneri ardenti e gli occasionali scoppiettii del legno che ancora bruciava per qualche secondo, prima di riportare gli occhi sulla schiena della figura.
L’impermeabile lungo fin quasi alle caviglie, blu scuro con raffigurate fiamme sul bordo inferiore, e i mossi capelli castani dalle punte rosse erano fin troppo familiari.
 
Sei arrivato” risuonò all’improvviso una voce profonda ma dal tono distorto e metallico, chiaramente innaturale, che parve risuonare come un eco attraverso l’aria. Nonostante questo, era facile rendersi conto che era provenuta da quella figura.
 
Repressi a fatica uno sbuffo. “Non è che avevo esattamente una scelta. Fossi anche rimasto fermo in quella bella pianura, non avrei comunque potuto andarmene prima di venire qui, no?
 
Suppongo di no” rispose la figura, continuando a darmi le spalle.
 
Piuttosto che significava quella visione? Adesso ti diverti ad alterare i miei ricordi? Non ho mai detto quelle parole allora, nemmeno avevo ancora inventato quella filastrocca. Sensazioni e pensieri ok, istinto omicida anche, ma il Death Dragon non esisteva ancora all’epoca.
 
Ne sei davvero convinto? Forse all’epoca non dicesti niente del genere, ma credi seriamente che il Death Dragon sia nato quando pensi tu? E non parlo della sua figura o conoscenza pubblica, ma del suo vero io. Credi che quello sia nato solo di recente? Oh no. I semi della sua esistenza sono stati piantati e sono germogliati molto prima. E so che lo sai anche tu, in realtà” ribatté la figura con un lieve tono beffardo, per poi voltarsi finalmente verso di me con deliberata lentezza.
 
Nel momento in cui fummo faccia a faccia, repressi a fatica una risatina nel ricordare istintivamente la prima volta che l’avevo incontrata: quella volta la sorpresa era stata tanta che ero trasalito e avevo persino lanciato un mezzo urlo decisamente poco virile… Però, voglio vedere chi non salterebbe nel trovarsi davanti quella maschera senza alcun preavviso, pensai sarcastico nell’osservare il volto della figura.
Anche stavolta, infatti, esso era celato dietro una maschera da teatro completamente bianca e priva di qualsiasi elemento decorativo ad eccezione delle tre fessure orizzontali per occhi e bocca, a forma di goccia per i primi e a mezzaluna per la seconda, che formavano così lo spettro di un volto sorridente. Una tipica e comune maschera della commedia teatrale, per intenderci, indubbiamente realizzata senza alcun intento nocivo o desiderio di terrorizzare gli spettatori…
Eppure quel viso stilizzato e contorto creava anche un’immagine che, vista al di fuori del palcoscenico, era così maledettamente inquietante e innaturale da suscitare un brivido incontrollato lungo la spina dorsale. Come se, nella sua semplicità, fosse un’espressione talmente perfetta a rappresentare l’ambiguità umana da spaventare inconsciamente coloro che se la trovavano davanti.
La paura del mostrarsi per ciò che si è davvero sotto la maschera che indossiamo tutti i giorni per vivere…
 
Ma tu ormai non temi più le maschere, giusto?” chiese all’improvviso la figura infilandosi le mani in tasca e spostando il peso sul piede sinistro. “O forse è il contrario e le temi ora più che mai?
 
Sbuffai. “Senti, risparmiami metafore e giochi di parole, non sono in vena. Dimmi perché mi hai fatto tornare qui e facciamola finita. Stare in mezzo a quest’oceano su una fetta di terra tanto striminzita è deprimente.
 
Davvero hai bisogno che te lo dica? Non credo tu sia così ottuso” replicò la figura mascherata. Trasse la mano destra dalla tasca e, avvicinatala alla testa, iniziò ad annodarsi intorno all’indice una ciocca di capelli. La punta rossa di essi contrastava terribilmente col bianco della maschera. “Noi non possiamo che parlare di una sola cosa quando siamo qui.
 
Lo so benissimo, come so anche che non dovrebbe esserci bisogno di parlarne, almeno non ora. Dovrebbe essere tutto in regola come sempre, no? O mi sbaglio?
 
No, hai fatto come d’accordo anche stavolta. Tuttavia non è questo il punto.” Anche se non potevo vedere il suo volto, ebbi l’impressione che si fosse indurito di colpo. “L’oceano è cresciuto ancora. Te ne sei accorto, vero?
 
Davvero? Non ci avevo fatto caso, no. Sai, è difficile misurare esattamente ogni millimetro d’acqua che si aggiunge a un corpo idrico così grande, perlomeno senza alcuno strumento specializzato.
 
Risparmiati il sarcasmo con me. Sai bene che non attacca. E io so bene che te ne sei accorto eccome, come sempre.” Liberando il dito dalla ciocca, la figura abbassò la mano ad altezza petto e, in quel momento, mi resi conto che i suoi vestiti erano cambiati: ora indossava una copia esatta dell’uniforme da studente della Kuoh Academy. “Pensi di poterti permettere di recitare ancora per molto questa commedia?
 
Anche se con un certo sforzo, ignorai il groppo in gola che quella domanda mi aveva creato e risposi pacato: “E chi ti dice che sia una commedia per me? Magari non sto affatto recitando.
 
La figura rise piano. “Falla finita, non ci credi nemmeno tu a quello che hai appena detto. Da fuori potrai sembrare sincero, ma con me non puoi mentire, tantomeno qui. Non sei affatto convinto che continuare su questa strada ti porterà ciò che desideri davvero, soprattutto considerando il tuo attuale stato mentale.
 
So che forse non è la strada più sicura per me… Ma so anche che è la migliore che posso intraprendere al momento.” Alzai la mano destra davanti al volto fissando il palmo ricoperto di vecchie cicatrici e calli. “Nonna, Blake, Tora, Akiko e Kayla hanno ragione quando dicono che non posso andare avanti così, per questo ho deciso di ascoltarli e non credo di stare sbagliando, nonostante ciò che dici tu. Anzi, a dirla tutta, perché dovrei ascoltare più te di loro? Come se potessi offrirmi di meglio…
 
Insolente come sempre. Forse allora dovrei riformulare la mia affermazione: anche tu stessi seguendo la migliore strada possibile al momento, non stai comunque agendo nel modo giusto. Anche se con riluttanza, hai accettato e stai aggiungendo altre persone ai tuoi affetti e ampliando così la tua sfera emotiva e di protezione. Alcuni potrebbero dire per sola e semplice nobiltà d’animo, ma non è soltanto per questo, no?” Il tono della figura divenne leggermente beffardo. “Stai tentando di portare più luce nel tuo cuore per scacciare l’oscurità. Sei preoccupato per ciò che ti ha detto Elsha e le ultime nuove da Nonna e Tora non aiutano a rilassare la tua anima. È dunque inevitabile che cerchi conforto ovunque possa essercene… Ma mi chiedo: lo stai facendo davvero? O ti prendi in giro da solo?
 
Non potei non stringere i denti quando quelle parole stuzzicarono un nodo di verità che mi si era formato dietro il cuore e mi suscitarono una fitta al petto. “Io non prendo in giro nessuno…
 
Eppure accogli i sentimenti dei tuoi nuovi amici senza davvero accettarli appieno. E hai ricambiato un chiaro segno di sincera affezione per poi subito negare lo stesso sentimento dentro di te e rifiutarlo seccamente. Se non contano come presa in giro, rimangono indubbiamente chiare contraddizioni.
 
Non posso” dissi, le parole che faticavano a uscire come se mi si fossero incastrate in gola. “Se il passato dovesse ripetersi di nuovo…allora io dovrei… No, non posso.
 
La figura scosse la testa e il suo tono parve diventare di rimprovero. “Continui ad avere paura di aprire del tutto il tuo cuore e provare di nuovo certi sentimenti, eppure non intendi nemmeno scoraggiarli completamente… Per contro, non tenti di annullare la tua oscurità, ma anzi ti assicuri che rimanga forte e stabile, in modo che non sparisca o s’indebolisca troppo. Ricerchi disperatamente la luce e al contempo non vuoi minimamente lasciare la presa sull’oscurità. La tua continua e intrepida, o sciocca, camminata sul sottile limite di una spirale di follia non smette di essere stupefacente.
 
Come se la mia oscurità potesse sparire o indebolirsi davvero oltre una certa soglia” commentai adottando io un tono di lieve scherno stavolta. “Dopo tutto quello che ho fatto e mi porto dentro, posso dire di essere già entrato in quella spirale e non m’illudo di poterle sfuggire. E, per quanto odi ammetterlo, ne ho bisogno. Finché potrò indirizzarla nella giusta direzione, va bene così com’è.
 
Cercare di controllare e sopprimere la tua fame mentre al contempo la tieni viva e fomentata è solo un serpente che si mangia la coda, un ciclo senza fine. Di questo passo, il Death Dragon diverrà sempre più forte e affamato e allora…
 
Non accadrà” lo interruppi subito stringendo i pugni. “Lo posso tenere a bada e lo farò, come ho sempre fatto finora. Ho ancora troppo da completare per permettermi di cedere così presto, dopotutto.
 
Tu sottovaluti il potere dell’oscurità. Della tua oscurità” ribatté la figura muovendo qualche passo verso la riva alla sua sinistra. Nel tempo di un battito di ciglia, i suoi vestiti cambiarono ancora e divennero stavolta un’armatura dalle chiare sembianze draconiche, molto simile al mio Boosted Gear Scale Mail, ma nera e dai tratti più duri e affilati. La corazza del Death Dragon. “Quello che stai cercando è la cosa più difficile del mondo, forse neppure esiste. Hai creato tu quell’oscurità, l’hai nutrita e allenata mentre al contempo creavi catene sempre più forti e solide per tenerla a bada.” Quasi a voler rafforzare le sue parole, delle catene scure si materializzarono intorno alla figura, stringendole arti e busto in delle morse solide ma lasciandole la libertà di poter camminare intorno all’isolotto. Una catena apparve anche intorno al suo collo e, come tutte le altre, si estese verso la riva fino a sparire sotto i flutti del mare scarlatto che ci circondava. “E non si può negare che tu abbia fatto un lavoro encomiabile finora. Non so se altri avrebbero potuto imbrigliare e convogliare la propria oscurità in questo modo e per così tanto tempo…
 
Ma?” chiesi percependo chiaramente la sospensione della frase.
 
Ma contenere in questo modo una bestia che diviene sempre più potente e feroce non potrà durare per sempre e, soprattutto, nel momento in cui le catene che la tengono non potranno più resistere, la sua liberazione sarà più terribile e catastrofica di quanto si possa immaginare.” Mentre parlava, la voce della figura mascherata si distorse ulteriormente e acquisì un timbro maligno e sadico, al punto da sembrare una persona completamente diversa dalla precedente. Inoltre, dal suo corpo iniziò all’improvviso a trasudare un’aura cupa e nera come l’infinito spazio siderale, che rese l’armatura ancora più terrificante e il contrasto col bianco della maschera ancor più spaventoso. I tratti di quest’ultima divennero tremendamente deformi, in un ghigno agghiacciante. “Porti avanti una scommessa davvero rischiosa, Zayden Ward, e invece di accontentarti di quello che hai già puntato e stare in una posizione più sicura, continui a scommettere sempre di più, a puntare sempre più alto. A ridurre sempre di più la terra su cui ti trovi in piedi, mentre invece l’oceano continua a salire…” L’aura negativa crebbe ancora e le catene che si stringevano intorno alla figura presero a tremare visibilmente, producendo un sonoro tintinnio di metallo contro metallo che sembrò riecheggiare come un coro di tuoni nell’aria. La figura si avvicinò a me. “Quindi la vera domanda è: sarà prima inghiottito dall’oceano ciò che resta di quest’isola… O saprai trovare una terra più grande prima che accada? Saprai trovare la luce… O queste catene si stringeranno intorno a te e ti trascineranno nell’oscurità eterna per sempre?
 
Una risatina raccapricciante accompagnò l’emersione dalle acque rosse di altre catene identiche a quelle che intrappolavano la figura, ma stavolta puntavano proprio me, come a voler dare credito alla sua non troppo velata minaccia. Serpenti di nero metallo che strisciavano verso la loro preda.
Nonostante questo e i brividi che mi avevano attraversato la schiena alle sue parole, presi un bel respiro e fissai la figura dritto nelle fessure per gli occhi della sua maschera, per poi rispondere con un sorrisetto senza allegria: “Potrei anche semplicemente imparare a nuotare e stare a galla, come ho sempre fatto finora. Anche dovessi continuare a immergermi in una spirale di sangue e follia per andare avanti, lo farei senza indugi per il bene di coloro che amo e dei miei desideri. Non intendo mollare fin quando avrò vita e non sarò nemmeno divorato dalla fame. Finché questo focolare avrà vita…” Mi scostai dalla figura e abbassai a livello delle ceneri ardenti, sfiorandole con la punta delle dita e godendo del loro calore. Queste sfrigolarono ed emisero alcune fiamme più forti, quasi in risposta. “…io non sarò mai sopraffatto dall’oscurità. E anche dovessi rimanere su un pezzetto di terra tanto misero a vita e senza la luce del Sole sopra di me, fin quando potrò scaldarmi a esso poco importa. La luce rimarrà sempre viva, anche in mezzo alla totale oscurità.
 
Le catene che venivano verso di me si fermarono e, dopo alcuni secondi, si ritirarono fino a sparire di nuovo tra i flutti. La figura rimase a fissarmi per un tempo apparentemente interminabile, poi sembrò sospirare. “Così sia” disse tornando vicino al focolare e ridandomi le spalle. Nel mentre, l’aura che l’avvolgeva svanì insieme alla sua armatura e il suo vestiario tornò quello originario; anche le catene che l’avvolgevano svanirono come fumo al vento. “Come sempre hai scelto la strada più lunga e tortuosa, quella che non ha garanzie di successo… Ma forse proprio per questo è l’unica vera per te. Ricorda solo una cosa, Zayden Ward: non importa quanto la luce sia viva, ci sarà sempre l’oscurità a circondarla… Ed è sempre la luce più abbagliante a proiettare l’ombra più buia.
 
Altro non disse e capii subito che non c’era bisogno di aggiungere altro. Riportai gli occhi al focolare e poggiai senza esitazione la mano sulle braci incandescenti. Subito dopo, un’onda di fuoco emerse da esse e mi avvolse in un abbraccio caldo e confortante, illuminando a giorno non solo l’isolotto, ma anche l’intero oceano e il cielo soprastante, come se un vero e proprio Sole stesse nascendo all’improvviso.
Chiusi gli occhi e mi lasciai cullare da quelle fiamme, la mia coscienza che pareva viaggiare lontano anni luce da quel posto…
 
*
 
Quando riaprii le palpebre, mi ritrovai a fissare quello che riconobbi essere lo spazio distorto e fiammeggiante all’interno del Boosted Gear, dove anche l’anima di Ddraig risiedeva. Quindi non sono ancora sveglio. E la mia sveglia non sembra in procinto di suonare. Quasi quasi potrei…, pensai svogliatamente.
 
[Non credo te lo permetterò.] La voce di Ddraig, chiaramente preoccupata, catturò subito la mia attenzione. Il fatto che venisse da sotto di me e la consistenza calda e squamosa del terreno su cui ero disteso mi fecero capire di essere sopra la sua testa. [Eri di nuovo laggiù, vero?]
 
Trattenni un respiro a fatica. Sì, ero lì. Ci sono rimasto per poco, però. Il tempo di una breve chiacchierata e scambio di opinioni.
 
[Molto divertente. Anzi no, per niente.] Ora il suo tono era seccato. [Sai che non mi piace quando finisci lì. Non riesco mai né a raggiungerti né a sentire niente di quello che succede laggiù. Ogni volta quella maledetta barriera mi tiene fuori.]
 
Non posso fare molto a riguardo, lo sai. Mi dispiace sinceramente che tu sia escluso da quel luogo, soprattutto perché la tua compagnia mi aiuterebbe non poco… Tuttavia non è possibile. Quell’angolo della mia anima è isolato e appartiene solo a me, quindi non può entrarci nessuno. Nemmeno tu, malgrado il nostro legame e lo stesso Boosted Gear.
 
[E dire che l’hai creata tu quella barriera… Se non ti conoscessi bene, penserei che mi volevi tenere fuori volontariamente per impedirmi di ficcare il naso.]
 
Invece proprio perché mi conosci bene, sai che non è così, no?, replicai sfoggiando a mia volta un tono seccato, stavolta, e mettendomi seduto per guardare direttamente uno dei suoi grandi occhi verdi, puntato su di me.
 
[…No. Lo so bene.] Il mio compagno sospirò pesantemente, facendo vibrare la pelle su cui mi trovavo. [Solo che una cosa del genere è qualcosa che non mi era mai capitata con nessuno dei miei precedenti possessori e questo non smette di mettermi a disagio. Non c’è mai stato qualcuno che abbia prodotto un simile risultato con la propria anima, né volontariamente né involontariamente, dunque sono sempre stato in grado di percepirli e sentirli, tranne nei casi estremi del Juggernaut Drive… Invece con te… Sembra quasi che intorno alla tua persona debbano accadere continue anomalie, dentro e fuori di essa.]
 
“Wow, ora sì che mi sento davvero speciale, anche se non sono sicuro sia una buona cosa in questo caso” commentai sarcastico arruffandomi i capelli. “Probabilmente, come abbiamo già appurato più volte, è solo la conseguenza di ciò che ho fatto in questi 11 anni. Tutte le fatiche che ho patito, il dolore, il sangue che ho versato, mio e altrui, le maschere che ho creato per ogni circostanza… Heh, a essere sincero, ormai non sono più nemmeno sicuro di quale sia la mia vera faccia tra di esse. O di chi sia davvero Zayden Ward.”
 
[Le tue crisi d’identità sono arrivate a un tale livello, partner?]
 
“Credo siano così già da un po’, sinceramente. Ho sempre cercato di non darci troppo peso per non esserne eccessivamente influenzato e danneggiato, ma devo riconoscere che ogni volta che mi trovo laggiù a parlare con…la Maschera, non riesco a capire chi io sia davvero. Il modo in cui pronuncia il mio nome, ogni volta che lo fa, mi suona quasi estraneo. Almeno negli ultimi tempi. Anni fa non era certo così, ma ora…” Sospirai ancora. “Sarò sincero, Ddraig. Ho paura. Paura di perdere me stesso in un modo o nell’altro prima del previsto, se continuo così.”
 
[Non accadrà. Di questo puoi starne sicuro. Finché ci sarò io, non ti permetterò mai di dimenticare chi sei] replicò subito il Drago Celeste con tono di voce forte e sicuro, quello che usava solo quando voleva convincermi in modo adamantino di qualcosa che pensava. [Tu sei Zayden Ward. Il Sekiryutei e il mio partner a vita. Un guerriero e un uomo che marcia sempre avanti con volontà incrollabile, qualunque ostacolo si trovi ad affrontare. Questo sei prima di tutto, non dimenticarlo mai.]
 
Quella dichiarazione così decisa mi lasciò per diversi secondi senza parole e completamente interdetto, ma avvertii anche un inconfondibile sollievo e un’immensa gioia pervadermi il cuore. Alla fine non potei non sorridere sollevato. “Grazie, Ddraig. Grazie infinite. Se non avessi te, sarei davvero perduto.”
 
[Non dirlo nemmeno. Siamo partners, no?]
 
“Oh sì. Fino alla fine, qualunque essa sia.”
 
[Adesso ti riconosco! Molto meglio di quella depressione che ti portavi dietro fino a un minuto fa!]
 
“Oh scusate tanto se mi permetto delle debolezze umane di tanto in tanto, o grande Drago Celeste!” esclamai stavolta con un tono palesemente ironico. “Potete insegnarmi a essere come voi? Potrei addirittura ricevere una mia Sacred Gear da abitare se sarò abbastanza impetuoso!”
 
[Ah, ma fottiti, senzascaglie bipede! Mi rimangio tutto quello che ti ho detto prima! Ecco cosa ricavi a essere gentile con voi primati! Un branco d’ingrati dal primo all’ultimo, questo siete!] sbottò Ddraig dando uno scossone con la testa chiaramente volto a farmi cadere, ma per fortuna me l’ero aspettato e mi aggrappai saldamente alle sue corna per sorreggermi. [Torna al mondo reale, va’, che tra poco hai la sveglia. Ho bisogno io di dormire dopo tutta quest’ansia mattutina…]
 
“Tutta quest’ansia solo per me? Oh, che carino!”
 
[Falla finita e sparisci.]
 
Ridacchiai per qualche altro secondo, poi appoggiai il volto sulle scaglie frontali del mio compagno. “Sono sincero. Grazie, Ddraig.”
La sua unica risposta fu un grugnito, ma avvertii chiaramente che era contento delle mie parole. Con un’ultima pacca affettuosa alla sua testa, chiusi gli occhi e mi concentrai per uscire dal Gear e tornare ai miei mente e corpo fisico.
 
il soffitto immacolato della mia camera, lievemente illuminato dalla luce solare che filtrava attraverso le fessure della persiana chiusa dietro la finestra, fu la prima cosa che le mie pupille misero a fuoco quando stavolta aprii sul serio le palpebre. Un sottile raggio luminoso si allungava sotto al mio zigomo, diretto verso gli occhi, il che mi fece pensare che doveva mancare poco alla sveglia quotidiana, visto che di lì a poco sarebbe stato il Sole stesso a destarmi. Una breve occhiata al display dell’orologio sul comodino confermò i miei sospetti.
Le 7 e 20… Potrei sonnecchiare per altri dieci minuti, quasi quasi…, pensai svogliatamente.
 
Un leggero e delicato tocco sul mio petto scacciò subito quel pensiero. “Buongiorno, Zayden” mi sussurrò poi una melodica voce femminile che riconobbi subito.
 
Voltando lo sguardo, mi trovai a incrociare quello acquamarina di Rias, comodamente accovacciata contro il mio fianco sinistro come una gatta nel suo giaciglio…e ancora una volta priva di qualunque tipo di vestiario! “Rias…” sospirai, in tono sorprendentemente controllato. Possibile che mi stessi abituando a questa sua tendenza di dormire nuda? “Dato che sei di nuovo nel mio letto al mio risveglio, devo dedurre che ci siamo addormentati durante la visione dell’ultimo episodio?”
 
“Per essere precisi, tu ti sei addormentato” mi rispose lei con un morbido sorriso. “Quando stava per finire, ho provato a chiederti se volevi vederne un altro e mi sono accorta che avevi già preso sonno. Dovevi essere particolarmente stanco. Allora ho deciso di spegnere e mettermi a dormire a mia volta per non rischiare di disturbarti.”
 
“Beh, grazie, è stato un pensiero molto gentile… Ma mi potresti anche dire perché sei venuta a dormire nuda? Non avevi una vestaglia con te ieri notte?”
 
“Non te l’avevo già detto, Zayden? Non riesco a dormire bene se non sono nuda.”
 
“Ma non ti eri tenuta quella vestaglia l’ultima volta che sei rimasta a dormire qui, prima del fattaccio con Kokabiel? E avevi dormito pure piuttosto profondamente, se non ricordo male. Quindi… Perché stavolta?”
 
I lineamenti di Rias si piegarono in un’espressione giocosa. “Beh, perché preferivo così, ovvio!” La giocosità lasciò poi il posto a uno sguardo inaspettatamente lascivio. “E poi…avevo la sensazione che avresti apprezzato di più così…”
 
Ok, questa non me l’aspettavo. “…In che senso, scusa?”
 
“Sai, il contatto fisico senza ostacoli… Il calore dei corpi a diretto contatto… Non ti sembra di dormire meglio in questo modo?” Più parlava, più la sua espressione sembrava diventare seducente. E io iniziavo a sentire un groppo in gola. “Per me almeno è più piacevole dormire così. Dopotutto, il tuo corpo emana un calore così piacevole… Sembra quasi cullarti.” E coronò quelle parole sfregando la guancia sulla mia spalla sinistra e accarezzandomi di nuovo il petto.
 
Avvertii le gote scottare e di certo non per una febbre improvvisa. “…Quindi mi stai ora usando come una stufa o una borsa dell’acqua calda, rossa?” chiesi sarcastico. Ti prego, dimmi di sì!, pregai mentalmente allo stesso tempo. Se fosse stato solo uno stuzzicamento scherzoso come quelli che eravamo soliti scambiarci, non avrei dovuto preoccuparmi di niente.
 
“Può darsi” rispose Rias in un tono divertito che mi fece quasi tirare un sospiro di sollievo. Almeno finché non udii le parole successive, pronunciate in un tono stavolta ben più dolce: “Ma anche perché mi piace stare a contatto con te. Quando dormiamo così, insieme e abbracciati, mi sento…al sicuro. Al sicuro e in pace.”
 
“Al sicuro e in pace? Stando attaccata a me?” sbuffai. “Che sciocchezza. Ti senti così solo perché non mi conosci davvero.”
 
“Perché hai un passato in cui hai fatto cose terribili che vuoi tenermi nascosto, come mi dicesti quella notte tra le montagne? Perché non sei affatto controllato come sembri? Perché sei assetato di vendetta e carico di rabbia e brama omicida verso chi ha distrutto la tua famiglia e la tua vita e chiunque altro abbia provato a rifare altrettanto?” mi domandò la diavola alzandosi sulle braccia per guardarmi dritto negli occhi, un incredibile serietà nelle sue iridi verde acqua.
 
“Non ho voglia di dire nulla a riguardo in questo momento, ma direi che può bastare quello che hai detto tu.” Sente calore a starmi attaccata? Ovvio, sono l’attuale Anima Elementale del Fuoco e Sekiryutei. Sicurezza? Solo perché non sa quanto sangue ho versato, altrimenti mi temerebbe. Ecco la verità, pensai distogliendo lo sguardo dal suo, un’incredibile amarezza che mi invadeva la bocca.
 
“Pensi davvero che ti stia giudicando così superficialmente? Non hai proprio capito allora.” Mi rigirai verso di lei, ma prima che potessi chiederle cosa intendesse, gli occhi di Rias si spostarono sul mio corpo e avvertii le sue dita sfiorare una dopo l’altra le numerose cicatrici che lo attraversavano. “Per molti punti non serve nemmeno che tu risponda. Queste parlano già da sé.” A ogni parola, toccava una nuova cicatrice e sia il suo sguardo che la sua voce parevano diventare sempre più mesti. Non potei non rabbrividire e non per freddo o paura. “Tutte queste cicatrici… Per quante volte le veda, non riesco a non esserne continuamente impressionata. Ne hai così tante. Alcune piccole, altre grandi. Alcune appena accennate, altre profonde e spesse… Ma tutte indicano una cosa in comune: che finora hai vissuto una vita durissima e spesso crudele. Non credo di poter nemmeno immaginare esattamente cos’hai passato per ottenere un corpo così sfregiato e segnato… Quante avventure, imprese e battaglie potenzialmente mortali hai dovuto ogni volta compiere e combattere…” Il suo sguardo tornò a incrociare il mio e la sua bocca si ripiegò in un dolce sorriso. “Eppure, sinceramente, non me ne sento né disgustata né spaventata. Questo è ciò che sei tu, lo capisco, ma ti assicuro che mi piaci così come sei.”
 
Ora ero davvero scioccato e spaesato. Le piaccio così…?! Non intenderà davvero, spero!, pensai nervosamente, solo per rendermi conto che, nel frattempo, lei si era alzata e spostata verso il mio torso fino a mettersi sopra di me, premendo i suoi seni prosperosi sul mio petto e facendomi avvertire tutta la loro incredibile consistenza. I brividi che scuotevano il mio corpo divennero ancora più forti e una fame familiare iniziò a montarmi dalle viscere fino alla gola…insieme a una tanto prevedibile quanto problematica reazione fisiologica.
“Rias, che stai facendo?” trovai la forza di rispondere nonostante il groppo sempre più soffocante. “Te l’ho già detto… Non devi fare qualcosa del genere…non con me…”
 
“Peccato, perché invece mi va di fare qualcosa del genere proprio perché sei tu a riceverla” replicò lei con un sorriso al limite del decente. Le sue mani salirono dalle mie spalle al mio volto, accarezzandomi le guance. “Stai tremando. Hai così tanta paura di me o di quello che sto facendo?”
 
“N-Non è paura… O almeno non per te… Io… Ascolta…” Perché sto balbettando come un moccioso al primo approccio col genere femminile?! Datti una regolata, maledetto idiota!
La sua espressione si addolcì per un istante, come se il mio balbettio l’avesse intenerita. Poi, senza alcun preavviso, Rias si abbassò su di me e posò le sue labbra sulle mie facendomi sgranare gli occhi! Quel contatto delicato rimase tale solo per un paio di secondi, in seguito la sua bocca si mosse in modo seducente sulla mia e la punta della sua lingua prese a stuzzicare la fessura tra le mie labbra per indurmi ad aprirle. Non capii se per reazione spontanea o se perché intendevo dire qualcosa, ma le dischiusi dopo alcuni istanti e lei ne approfittò per insinuarsi al loro interno e intrecciare la sua appendice orale con la mia in un bacio ben più profondo e intenso di prima. Seppur colto completamente alla sprovvista da quell’azione inaspettata, le posai rapidamente le mani sulle spalle per provare a spingerla via e, al contempo, cercai di dirle di smetterla e staccarsi da me, ma lei dovette scambiare i miei lamenti soffocati per gemiti di piacere -o forse rifiutava semplicemente di smettere- perché le sue mani si strinsero di più sulle mie guance e la sua lingua si mosse ancora più vigorosa intorno alla mia.
E presto potei avvertire la mia volontà indebolirsi e quella fame che sentivo in profondità diventare rapidamente sempre più selvaggia.
Oh no! Non di nuovo! No! Devo resistere! Devo…!, mi sforzai di pensare, ma quando Rias, insieme al bacio, iniziò pure a muoversi sopra di me, sfregando i suoi seni e capezzoli, divenuti chiaramente duri ed eretti, sul mio petto e il suo bassoventre sul mio, la fame divenne insopportabile e scacciò ogni altro pensiero dalla mia mente che non fosse soddisfarla. E così mi ritrovai l’attimo successivo a chiudere le mie braccia intorno al busto di Rias e ricambiare il suo bacio con altrettanto trasporto, la mia lingua che lottava con la sua per la supremazia. Rias iniziò a mugolare con chiara soddisfazione nella mia bocca e si mosse ancora più forte sopra di me, stimolando così anche l’erezione che ormai mi premeva dolorosa sotto i pantaloni del pigiama. L’ardore che aveva accompagnato il nostro primo bacio era niente in confronto a quello che stava causando quest’altro.
Il mio istinto dominante, represso da troppo tempo nell’ambito intimo, prese del tutto il sopravvento e, con un movimento repentino, ribaltai le nostre posizioni in modo da essere io sopra di lei, separando nel processo le nostre bocche e facendole emettere un urletto sorpreso. “Hai idea di quello che stai rischiando ora, rossa…?” mi ritrovai a soffiare contro le sue labbra, la mia lussuria ormai contenuta a stento.
 
“Vuoi violentarmi, grande drago?” ribatté Rias con un’espressione a dir poco indecente. Come il mio, anche il suo fiato era corto e pesante per il nostro acceso scambio orale; questo, unito alle gote arrossate e alle labbra lucenti, la rendeva una visione assolutamente celestiale e irresistibile. In circostanze normali, le avrei detto di non azzardarsi più a dire niente del genere sulle mie intenzioni, ma in quel momento l’unica cosa che mi sfuggì di gola fu una sorta di basso ringhio soffocato.
La volevo eccome! Volevo ancora quelle labbra! E quella bocca! E quel corpo! Li volevo tutti!
E di nuovo per mia somma sorpresa, quella diavola d’una rossa mi accarezzò di nuovo le guance con dolcezza. “Va bene” sussurrò fissandomi intensamente. Non era la stessa espressione che mi aveva rivolto quando aveva provato a sedurmi per sfuggire al matrimonio con Raiser: agitazione e nervosismo erano rimasti, ma tristezza e rimpianto erano invece scomparsi. Nei suoi occhi e nella sua voce, le emozioni più chiare e predominanti erano ora un incredibile affetto…e un acceso desiderio. “Se sei tu…va bene tutto.”
 
Fu tutto ciò che servì alla mia fame per tornare a dominarmi completamente, persino peggio di quanto avesse fatto in tutti i nostri precedenti momenti insieme. Il desiderio che avevo sempre contenuto sembrò in quel momento alzarsi e scattare come un cobra, assalendo la mia mente e annullando ogni inibizione mi stesse ancora contenendo un minimo. Fanculo, pensai, rivolto forse alla mia coscienza.
Senza ulteriori esitazioni, mi riabbassai su Rias e ricatturai la sua bocca in un altro bacio di pura passione; allo stesso tempo, le mie mani si mossero per accarezzare e palpare i suoi incredibili seni, godendo immediatamente della loro morbidezza ed elasticità fuori dal comune. Cazzo, se la volevo! Il fuoco che ora mi bruciava dentro avvampava incontrollato e chiedeva solo di consumare senza più freni ciò che l’aveva scatenato.
Rias prese a gemere ancora più forte nella mia bocca e sentii dopo alcuni secondi le sue mani scendere e accarezzare la mia erezione da sopra i pantaloni, per poi spostarsi sull’elastico col chiaro intento di abbassarli e liberarla...
 
“Hism-hism” fece in quel momento qualcosa che sembrava un incrocio tra un lieve colpo di tosse e un sibilo, paralizzandoci entrambi. Quasi meccanicamente, io e Rias voltammo la testa e ci trovammo a contemplare la sagoma serpentina di Darak, nella sua normale taglia di un metro e arrotolato sulle proprie spire sopra la sedia vicino alla scrivania della mia camera. Gli occhi del mio famiglio, dorati e penetranti come lance, emanavano un misto di fastidio e curiosità. “Scusate l’interruzione, ma se come credo state davvero per accoppiarvi, vi chiedo di aspettare un attimo che esca dalla stanza. Non sono per nulla interessato a sentire o vedere un accoppiamento tra mammiferi, tantomeno di prima mattina.”
 
“…Da quant’è che sei lì, Darak?” trovai la forza di chiedere dopo un paio di secondi di imbarazzante silenzio.
 
“Che domande sono? C’ho dormito tutta la notte qui, ovvio! Non intendevo certo mettermi sul letto con voi due là sopra, che emanate feromoni a tutto spiano appena entrate in contatto fisico. Dovete essere davvero disperati per rilasciarne così tanti per così poco…”
 
“Questa era un tantino villana, non ti pare?” domandò Rias, una chiara nota infastidita nella voce.
 
“No, è la verità. Dopotutto è stato proprio per il vostro odore che mi sono svegliato” replicò Darak, facendoci arrossire vistosamente. “Seriamente, possibile che voi mammiferi abbiate sempre così tanta voglia di accoppiarvi? Non riesco proprio a capire questo vostro interesse per l’atto in sé, soprattutto dal momento che non è nemmeno finalizzato alla riproduzione nella maggior parte dei vostri casi.”
 
“…Personalmente non credo di essere interessato a proseguire oltre questo discorso” ribattei laconico rivolgendo un’occhiata a Rias, la quale ricambiò con un cenno di muta concordanza.
Solo allora, dopo l’intervento inaspettato di Darak, mi resi davvero conto di che cosa stava per succedere tra me e la mia attuale compagna di stanza e quella consapevolezza mi si schiantò addosso come un meteorite. “CAZZO!” esclamai mentre mi davo una spinta con tutti e quattro gli arti per staccarmi da Rias e, al contempo, alzarmi dal letto. Indietreggiai fino alla parete alle mie spalle e mi portai una mano alla bocca, nel tentativo di frenare la nausea che la combinazione tra l’essermi alzato tanto in fretta e il quasi avvenuto rapporto sessuale mi aveva bruscamente suscitato.
 
“Zayden? Che ti prende?” mi chiese Rias, evidentemente preoccupata per il mio scatto. “Qualcosa non va?”
 
“Qualcosa?! Tutto non va!” replicai fissando con astio l’evidente alzabandiera che mi era rimasta, per poi riportare lo sguardo su di lei. La vidi sussultare, probabilmente perché colta di sorpresa dalla mia ira, ma proseguii lo stesso: “Perché lo stavi facendo? Perché?! Ti rendi conto di cosa stavi per scatenarmi? Ringrazio che, seppur senza volerlo, Darak ci ha fermati, sennò chissà cosa avrei potuto farti…”
 
“Tu…non lo volevi? Non ti stava piacendo?” mi chiese Rias, stupore e delusione ben chiari sia nel tono che nell’espressione del suo volto.
 
Mi sentii stringere il cuore e dovetti faticare per non digrignare i denti. Non potevo fare a meno di sentirmi in colpa per il dolore che le stavo causando, soprattutto perché non aveva fatto nulla di davvero sbagliato, dopotutto, ma dovevo lo stesso dirglielo. Farle capire che stavamo per commettere un errore. “Non è questione di piacere o meno, Rias. Se ti sto dando una delusione, mi dispiace tanto, ma devi capire che non ero in me poco fa” le spiegai cercando di suonare calmo e rassicurante. “Non ho avuto delle…esperienze esattamente piacevoli in ambito intimo con l’altro sesso, nel corso della mia vita. Per questo ho sempre soppresso istinti primari e lussuria, per evitare di incappare in altre situazioni sgradevoli… Tuttavia rimango comunque il Sekiryutei, possessore dell’anima di un Drago Celeste, e anche un adolescente maturo con tutti gli ormoni tipici della mia fascia d’età, per giunta ovviamente aggravati dalla prolungata e obbligata astinenza sessuale, dunque ormai vivo soltanto di emozioni forti e vigorose, che pulsano di continuo appena sotto la mia pelle come fossero quasi un secondo cuore. Morale: se adesso mi lasciassi davvero andare ai miei istinti più bassi e perversi, probabilmente perderei ogni freno inibitore e potrei finire per fare male alla mia compagna senza rendermene conto, o peggio, senza nemmeno curarmene. Non voglio che l’esperienza intima con me rischi di essere qualcosa troppo intensa o addirittura potenzialmente violenta, soprattutto per qualcuno come te che vorrebbe fare queste cose solo con una persona che ama e che la ricambia. O mi sbaglio, Rias?”
 
La rossa diavola mi guardò sconvolta e interdetta, chiaramente colta alla sprovvista dalla spiegazione delle mie motivazioni. Poi, di colpo, una strana tristezza le scintillò negli occhi. “Zayden… Tu hai davvero così tanta paura di te stesso?”
 
Stavolta fui io a restare spiazzato dalle sue parole, al punto da non riuscire a trattenere un gemito strozzato. Il groppo in gola tornò a farsi sentire, più forte che mai, e un brivido mi salì lungo la colonna vertebrale. “Io… Sì” mormorai infine.
 
“E invece non dovresti.” Mi ero così concentrato su Rias che la voce di Darak mi fece sobbalzare sul posto. Avevo dimenticato che lui era ancora nella stanza. “Te l’abbiamo già detto tante volte, ricordi?”
 
Prima che chiunque di noi tre potesse dire altro, fu il suono squillante della sveglia a invadere stavolta l’aria, facendoci istintivamente voltare tutti verso di essa. Senza accorgercene, erano arrivate le 7:30.
E, sempre in quel momento, un altro conato mi risalì lungo l’esofago e invase la bocca, seguito da altri brividi freddi che riconobbi subito. “Scusatemi!” dissi per poi scattare verso la porta e uscire di corsa, ignorando la voce di Rias che mi chiedeva di aspettare e dirigendomi verso il bagno. Con un gesto secco, aprii e chiusi a chiave la porta dietro di me e mi portai sul lavandino, aggrappandomi ai bordi con tanta forza che per un attimo ebbi paura di rompere la porcellana. Inspirai a fondo una volta, due volte, tre volte, sempre cercando di regolare il respiro e sopprimere quella disgustosa sensazione che mi montava dentro. Sbuffando nervosamente, aprii gli occhi, che non mi ero accorto di aver tenuto chiusi stretti fino a quel momento, e fissai lo specchio davanti a me.
 
Una maschera da teatro, sorridente e bianca come la neve, ricambiò il mio sguardo, le orbite come neri pozzi in cui mi sentii rapidamente sprofondare.
Allo stesso tempo, avvertii le emozioni che avevo involontariamente lasciato scatenarsi quella mattina ribollire ancora di più sotto la mia pelle. Come magma che premeva sul terreno sovrastante per romperlo ed esplodere libero.
“…Fuck. It’s still too early for this shit…” mormorai chiudendo di nuovo gli occhi. Stavolta però trattenni il fiato e iniziai a richiamare l’oscurità che si annidava e concentrava dentro la mia anima, lì dove la tenevo in custodia. Lasciai che solo uno sprazzo di essa, a malapena un alito di vento, fuoriuscisse e mi avvolgesse in un abbraccio freddo eppure stranamente confortante, che mi svuotò in breve la mente di qualunque pensiero. Il mio battito cardiaco tornò presto normale, i brividi si placarono e le emozioni smisero di ribollire, quasi fosse stata gettata su di loro una secchiata d’acqua gelida. Solo allora diedi ai polmoni il permesso di riprendere a funzionare, i respiri che erano tornati calmi e lenti, e riaprii gli occhi.
Stavolta fu il mio volto a fissarmi dall’altra parte del vetro, gli occhi cerchiati di un nero appena pronunciato e la pelle di un pallore poco sopra l’accettabile. Soddisfatto, lasciai che l’oscurità svanisse, avvertendo subito dopo il fastidioso strato di sudore asciutto che mi ricopriva dalla testa ai piedi. “Meglio darsi una ripulita” borbottai liberandomi dei pantaloni e muovendomi verso la doccia.
 
“Ehi, Zayden, va tutto bene?”
 
Mi voltai verso la porta nel sentire la domanda preoccupata di Rias. “Sì, non preoccuparti. Sto bene” risposi con tutta la sicurezza di cui ero capace. “Tu e Asia andate pure in cucina. Io faccio una breve doccia e arrivo subito.”
 
Per alcuni secondi non sentii risposta, al punto che pensai se ne fosse andata. Invece: “…è stata colpa mia, vero? Ho agito di nuovo pensando solo a me stessa. Mi dispiace, dico davvero. È solo che...”
 
Sembrava davvero dispiaciuta e mortificata per ciò che era successo e questo mi diede una dolorosa fitta al cuore, oltre a farmi sentire un verme. Non avrebbe dovuto sentirsi così per quello che era successo, soprattutto perché la colpa non era sua. Era solo mia. “Rias, ti prego, non scusarti. Non hai fatto niente di male e non ce l’ho con te, te lo giuro. È…diciamo che è una lunga e spiacevole storia. Ma tu non hai alcuna colpa, quindi non preoccuparti e non affliggerti oltre. Ti assicuro che sto bene e non sono arrabbiato. Dammi il tempo di ripulirmi e sarò come nuovo.”
 
Di nuovo lei sembrò esitare, ma alla fine mi rispose comunque: “Va bene, mi fido di te. Ti aspettiamo giù, fai con calma.”
 
“Grazie, a tra poco.” Avvertii poi i suoi leggeri passi allontanarsi lungo il corridoio e solo allora entrai nella doccia. Aprii completamente sull’acqua fredda, sussultando quando il flusso gelido mi colò su testa e corpo. Perché in un modo o nell’altro devo sempre finire per ferire qualcuno?
Stavolta nessuno mi rispose, nemmeno Ddraig. Tuttavia sapevo che non era perché non mi aveva sentito.
Finita in fretta la doccia, mi assicurai di avere un aspetto accettabile e scesi in cucina. Asia mi diede come sempre un caloroso saluto con tanto di abbraccio, mentre Rias si limitò a sorridermi gentilmente, in apparenza di nuovo serena. Durante la successiva colazione, però, mi sembrò di cogliere un lampo di tristezza nei suoi occhi in un momento in cui probabilmente pensava di non essere guardata.
Povera ragazza. Non se lo merita. Maledizione a me.
 
*
 
Qualunque evento di quella mattina, tuttavia, passò subito in secondo piano quando nel pomeriggio, dopo una normale giornata scolastica, un ospite inaspettato giunse nel Club di Ricerca dell’Occulto, apparendo da un cerchio magico rosso cremisi e sorprendendo l’intero gruppo Gremory con la sua sola presenza.
“Spero di non interrompere niente d’importante” disse l’individuo appena comparso, sorridendoci placidamente. Era un uomo sui 25 anni d’incredibile bellezza, con occhi azzurri e lunghi capelli cremisi come la sua magia, identici a quelli di Rias, vestito con un elegante completo scuro e accompagnato da quella che riconobbi subito come la cameriera dai capelli argentati, la Regina Suprema Grayfia Lucifuge. La presenza di quest’ultima unita all’aspetto fin troppo simile a quello della rossa Gremory e all’aura a dir poco impressionante che sentii subito provenire da quello sconosciuto non mi lasciarono alcun dubbio sulla sua identità.
 
“O-Oniisama?!” esclamò Rias confermando involontariamente i miei pensieri. Inoltre, il fatto che la sua Scacchiera, eccetto Xenovia, si fosse inginocchiata con riverenza verso il nuovo arrivato non mi lasciò spazio a ulteriori dubbi.
 
E così lui sarebbe il fratello maggiore di Rias. Sirzechs Lucifer, ex-Gremory, l’attuale capo dei Quattro Grandi Satana o Maou. Il leader supremo degli Inferi, pensai squadrando il diretto interessato dalla testa ai piedi. Blake mi aveva detto di averlo incontrato durante i miei Rating Game contro Rias e Raiser, ma non credevo sarebbe venuto proprio qui così all’improvviso!
 
“Per favore, rilassatevi. Oggi sono venuto per affari privati, non come Maou” disse gentilmente Sirzechs invitando gli altri a rialzarsi. Lo vidi poi rivolgere un’occhiata curiosa alla sala. “Ehi, sorellina, questa stanza assomiglia alla scena di un omicidio. Mi chiedo come sia possibile che questo posto sia pieno di cerchi magici nonostante le ragazze si riuniscano qui.”
 
Trattenni una risatina a quelle parole. In effetti ormai ero abituato al posto e non ci facevo più caso, ma non si poteva negare che rimaneva una sala con un arredamento e un’atmosfera parecchio stravaganti e strambi. Per fortuna, ad eccezione dei membri del Club o del Consiglio Studentesco, non entrava praticamente mai nessuno qui, sennò non avevo dubbi che gli studenti avrebbero iniziato a far girare chissà quali storie inverosimili su questo luogo.
 
“Quindi lei è il signore dei diavoli” intervenne in quel momento Xenovia, facendosi avanti. “Piacere di conoscerla. Io sono Xenovia.”
 
La spadaccina aveva un’espressione neutra, tuttavia nel tono della sua voce, per quanto controllato, si poteva sentire una nota chiaramente emozionata. Beh, del resto si sta incontrando con quello che fino a ieri era il suo peggior nemico e invece oggi è il suo sovrano a tutti gli effetti. Si sta dimostrando più brava a tenere a bada il nervosismo di quanto pensassi.
 
“Buongiorno, Xenovia” rispose Sirzechs, sempre cordiale. “Devo ammettere che, quando ho sentito per la prima volta che la detentrice di Durandal non solo si era reincarnata come diavola, ma era anche entrata a far parte della Scacchiera di mia sorella, avevo i miei dubbi.”
 
“Anch’io non l’avrei mai pensato. Quando ho deciso di diventare una diavola, non c’ho riflettuto molto. E, anche adesso, ci sono momenti in cui lo rimpiango. Giusto, perché sono diventata una diavola? Per la disperazione? No, ma in quel momento… Eh? Ecco… Io…” Più parlava e più sembrava in contraddizione con sé stessa, al punto che era arrivata pure a tenersi la testa tra le mani con un’espressione tormentata, mentre cercava apparentemente di dare un senso ai suoi pensieri e alle sue parole.
 
Di nuovo, feci fatica a non ridere. Le autoriflessioni di Xenovia sul perché si fosse fatta reincarnare in una diavola tanto facilmente e bruscamente, quando per tutta la sua vita fino a quel momento era stata un’implacabile persecutrice e sterminatrice di quella stessa razza, erano sempre più divertenti. Ancora non si è resa conto che la sua mente era talmente scioccata e la sua anima priva di appoggi saldi, che ha cercato appiglio verso la prima mano che le è stata tesa. O meglio, verso le prime persone che le hanno detto la verità sempre e comunque nel breve tempo che le ha conosciute, pensai poi, con più serietà. Ah, i misteri e i prodigi della mente umana. Proprio vero che è la macchina allo stesso tempo più semplice e complicata che esista.
 
“Ahahahah! È bello e rassicurante che la famiglia di mia sorella abbia degli elementi così interessanti!” rise di colpo Sirzechs. A quanto pareva, non ero il solo a trovare la scena spassosa. “Xenovia, dal momento che ti sei appena reincarnata, ci metterai un po’ a capire qual è il tuo scopo, ma intanto spero che aiuterai la casata dei Gremory attraverso la famiglia di Rias. Conto su di te.”
 
“Se me lo chiede il leggendario Maou Lucifer, colui che viene menzionato nella Bibbia, non posso rifiutare. Farò tutto ciò che rientra nelle mie possibilità” rispose decisa la spadaccina con un piccolo inchino.
 
“Ti ringrazio. A proposito, non devo dimenticarmi che c’è anche un’altra persona che devo assolutamente ringraziare…”
 
Non dovetti aspettare che lo sguardo di Sirzechs si spostasse su di me per capire di chi parlava. Sorridendo, feci qualche passo in avanti per portarmi davanti a lui. “La tua fama ti precede, Maou Lucifer. Ho sempre avuto la sensazione che un giorno ti avrei incontrato, ma devo ammettere che non avrei mai pensato di farlo in circostanze simili” dissi alzando la mano destra aperta. “Zayden Ward, attuale Sekiryutei. Molto piacere.”
 
“Il piacere è tutto mio, Zayden-kun. Dopotutto, considerando ciò che hai fatto per Rias nella lotta contro Kokabiel, ti devo molto” replicò il Maou stringendomi la mano senza esitazione. Nel momento in cui i nostri palmi si toccarono, sentii più chiaro che mai l’immenso potere che pulsava sotto la pelle di quell’individuo. La sua aura era controllata e pacata, praticamente placida, ma la quantità e la forza di essa erano fuori dal comune persino per il sovrannaturale, come un oceano calmo e piatto.
 
Non voglio offendere nessuno in questo caso, ma non c’è davvero paragone tra lui e Rias. Anche se sono fratello e sorella, la differenza di potere tra loro è la stessa che c’è tra cielo e terra, se non di più, pensai mentre cercavo di farmi un’idea dell’effettiva forza del Maou davanti a me. Detesto ammetterlo, ma il giudizio che Blake mi ha dato su di lui è indubbiamente vero: quest’uomo, no diavolo, è davvero forte, molto più anche di me, o almeno del me attuale. Come pensavo, ne ho ancora di strada da fare…
“Affatto. Era anche nel mio interesse aiutare lei e la sua famiglia, perciò non potevo non farlo” dissi lasciando da parte quei pensieri per il momento e allentando la presa sulla sua mano. “Non c’è bisogno di ringraziarmi.”
 
“Non sono d’accordo. Da ciò che mi è stato detto, se non fosse stato per te, probabilmente mia sorella e i suoi servi avrebbero rischiato di perdere la vita nello scontro, ben prima che i rinforzi arrivassero. Anche se era nel tuo interesse, li hai comunque aiutati e protetti quando nessun altro poteva o avrebbe voluto farlo. Non solo: sempre grazie a te, Rias ha potuto maturare le sue prime esperienze in un Rating Game e si è pure sottratta a un matrimonio che sapevo non avrebbe mai accettato. Che tu l’abbia fatto per un motivo preciso o per semplice capriccio, non ha importanza. L’hai aiutata più di chiunque altro e perciò meriti eccome tutta la mia gratitudine, Zayden-kun.” Il sorriso e il tono di Sirzechs erano chiari e assolutamente sinceri, al punto da suscitarmi un lieve disagio. Doveva amare davvero molto la sorella minore.
 
Mi grattai la testa. “Heh, chi l’avrebbe mai detto che avrei ricevuto un simile ringraziamento da parte del signore dei diavoli Lucifer in persona… La vita è davvero piena di sorprese” dissi preferendo mantenere un atteggiamento neutro per il momento.
 
“Invero. Io ancora non mi sono ripreso da quella del sapere che il leggendario Sekiryutei è diventato un alleato della famiglia di mia sorella” fece Sirzechs con un’altra risatina. “Come con Xenovia, spero che, pur non essendo un membro della sua Scacchiera, anche tu continuerai ad aiutare Rias per il prossimo futuro.”
 
“Non sono il servo di nessuno, ma finché ne trarremo entrambi vantaggio, lo farò.”
 
“Ahahah! Schietto e diretto proprio come Grayfia mi aveva descritto! Sei indubbiamente un tipo interessante, Zayden-kun.”
 
“Mentre ammetto di essere contenta che trovi la situazione divertente, ti faccio presente che non hai ancora risposto alla mia domanda” c’interruppe Rias in tono leggermente esasperato. “Perché sei venuto qui, Oniisama?”
 
“Che stai dicendo? Le lezioni con i parenti si avvicinano, no?” replicò Sirzechs mostrandole un modulo stampato da compilare. “Sto pensando di partecipare anch’io. Voglio proprio vedere la mia sorellina immersa negli studi.”
 
A quelle parole, Rias trasalì, visibilmente scioccata. “Non starai dicendo…?!” Il suo sguardo si spostò poi sulla cameriera dai capelli argentei e si fece più duro, come il suo tono: “Grayfia! Sei stata tu a dirglielo?”
 
L’interpellata rimase zitta per un paio di secondi, un’espressione turbata in volto. “È così. I rapporti della scuola arrivano a me, che sono al servizio della famiglia Gremory” rispose infine. “Naturalmente sono anche la Regina di Sirzechs-sama, così ho dovuto riferirlo anche a lui.”
 
Lezioni coi parenti? Di che stanno… Ah, giusto!, realizzai. Nei prossimi giorni ci sarà quell’evento scolastico speciale per cui i genitori e i parenti degli studenti saranno invitati a prendere parte alle lezioni per poter osservare i loro figli durante una tipica giornata di scuola. Bah! Solo in Giappone possono pensare che gli studenti siano contenti di una simile situazione! Ma figuriamoci! Un momento… Ora che ci penso ieri Nonna mi ha mandato un messaggio dicendo che voleva partecipare anche lei! Ma come faceva a saperlo?! Io mica gliel’ho detto!
Soffocai un sospiro. Ancora una volta, l’abilità della mia vecchietta di raccogliere informazioni sulla mia vita, con e senza la mia consapevolezza, mi aveva spiazzato. Una volta o l’altra dovrò capire come ci riesce.
 
“Anche se i miei doveri di Maou sono difficili, volevo partecipare alla visita di classe di mia sorella” intervenne Sirzechs con evidente soddisfazione. “Non preoccuparti: vuole venire anche nostro padre.”
 
Nonostante le sue parole volessero suonare incoraggianti, Rias continuava a non sembrare affatto contenta. Non doveva piacerle proprio quella prospettiva. “Oniisama, tu sei il Maou, giusto? Lasciare i tuoi doveri per questo… Non puoi mostrare simili preferenze, nemmeno verso di me!”
 
Non potevo dare torto alle parole di Rias, ma Sirzechs scosse la testa senza mai perdere il suo sorriso. “No no, anche questo fa parte del mio lavoro. Ad essere sincero, pensavo di condurre qui i negoziati fra i capi delle Tre Grandi Fazioni. Perciò, sono venuto anche per ispezionare il luogo d’incontro.”
 
“Qui?! In questa scuola?!” esclamò Rias, completamente scioccata. E non solo lei: anche io e gli altri eravamo trasaliti a quelle parole. Sapevamo che ci sarebbe stato presto un incontro tra i leader delle Fazioni, ma che tale conferenza venisse svolta proprio qui, alla Kuoh Academy… E chi se l’aspettava?!
 
“Beh, il destino di questa scuola sembra essere legato in qualche modo all'incontro tra le Tre Grandi Fazioni. Tu, sorellina, il leggendario Sekiryutei, il possessore dell’anomala Spada Sacra Demoniaca, la posseditrice della Spada Sacra Durandal, la sorella minore della Maou Serafall Leviathan. Tutti voi siete collegati a questo posto, così come anche Kokabiel e l’altro drago leggendario, l’Hakuryukou. Anche loro sono ormai collegati a questo posto. Forti poteri continuano a mescolarsi qui dentro, come se fosse un qualcosa di naturale, e questo è un fenomeno che non puoi etichettare come semplice coincidenza. Personalmente ritengo che il motivo per cui questo moto stia accelerando sia proprio la presenza del Sekiryutei, Zayden Ward. Dopotutto è da quando è apparso che fatti curiosi e anomali continuano ad accadere qui” spiegò il Maou rivolgendomi un’altra occhiata.
 
Quindi sarebbe colpa mia se continuano a verificarsi casini in questa città? Hmm… Effettivamente non posso dire che non è proprio così, pensai trattenendo un sospiro di esasperazione. Com’è che dici sempre, Ddraig? Potere attira altro potere, giusto? Sicuro di non essere semplicemente una calamita per i guai?
 
[Ti sarei molto grato se non mi trattassi alla stregua di un malocchio, partner] borbottò il mio compagno draconico in tono chiaramente seccato. [Non l’ho mica stabilita io questa regola, se così vogliamo chiamarla. È così e basta, da prima ancora che nascessi, a dirla tutta. E sarà sempre così anche quando non ci saremo più, sia tu che io, ci scommetterei le scaglie!]
 
Ma non le hai già perse, scusa? Se non sbaglio, sei solo spirito lì dentro. Niente parti del corpo reali…
 
[Era solo un modo di dire! Piantala di prendermi in giro tanto per!]
 
Se lo dici tu, pensai trattenendo a stento una risata. Dio, se era divertente stuzzicarlo così! In seguito, mi feci più serio. Comunque, dico davvero: questa storia del potere calamita per altro potere è una vera chiavica. Spesso ho l’impressione che vada a braccetto con la legge di Murphy. No, aspetta… E se fosse proprio la legge di Murphy? Si spiegherebbe tutto!
 
[…Per assurdo, non credo di poter contestare appieno quest’ipotesi, partner. Potrebbe essere davvero così.]
 
Le successive parole di Sirzechs mi richiamarono alla realtà: “A questo punto, meglio continuare una simile conversazione da qualche altra parte in un altro momento. Hmm… Però, dato che sono venuto nel mondo umano, adesso si è fatta notte. Sarà ancora possibile trovare un posto dove alloggiare?”
 
Ma che davvero?! Questo viene qui, in un mondo che non è il suo, senza manco avere un luogo dove stare o a cui appoggiarsi durante tale permanenza?! Andiamo bene! Faticando per non darmi un face palm, riflettei che era improbabile che potesse trovare qualcosa di libero e disponibile così all’ultimo secondo. E adesso come si fa?
In quel momento, mi accorsi che sia Sirzechs che Rias avevano spostato lo sguardo verso di me, lui con un’espressione speranzosa, lei imbarazzata e disperata con tanto di scuotimento di testa. Che hanno da guardarmi così? E perché lei sta…? No, aspetta… Non dirmi che stanno pensando quello che temo! Eh no, eh! Un’altra volta, no! Trovatevi un altro cretino da assillare, io non ci sto anche stavolta! NO E NO!
 
*
 
Più tardi…
 
 
Ovviamente andò a finire come NON volevo. Ovvero che Sirzechs chiese asilo a casa mia e, nonostante il chiaro disappunto di Rias, non potei fare granché tra il Maou Lucifer in persona che mi chiedeva tale favore solo per una notte e Asia che, anima troppo gentile e buona qual era, ci disse che sarebbe stato scortese negargli un piccolo favore arrivati a quel punto e in una situazione tanto precaria. Kiba, Koneko e Akeno, col rischio di negare qualcosa a quello che era a tutti gli effetti il loro sovrano, non ebbero da ridire, naturalmente.
Maledetto il creato, ne ho abbastanza di fare da motel a tutti gli esseri sovrannaturali del circondario! Trovatevi una casa tutta vostra, tanto ci mettete mezzo secondo ad acquisirla o crearvela proprio! Eccheccazzo!
Per fortuna, Sirzechs mi aveva assicurato che sarebbe stato solo per questa notte, poi per i prossimi giorni avrebbe cercato un albergo. Anche Grayfia aveva dato la sua parola a riguardo, quindi non avevo motivo di non crederci; dopotutto, se c’era una cosa chiara riguardo quella cosiddetta cameriera, era che non mentiva quando parlava di qualcosa relativo al suo signore/marito.
E fu così come, un paio d’ore dopo, ci ritrovammo tutti insieme a tavola in casa mia. Io, Rias, Asia, Sirzechs e Grayfia. Quest’ultima si era offerta di preparare lei la cena per ripagarmi dell’ospitalità offerta, ma avevo rifiutato dicendo che ero abituato a fare da mangiare per più persone e che, dopotutto, questa rimaneva casa mia e dunque preferivo essere io a cucinare, come anche da regola del buon padrone di casa. Grayfia aveva però insistito comunque e, alla fine, avevamo deciso di preparare la cena insieme, sebbene lei avesse messo in chiaro che si sarebbe occupata da sola di tavola e servizio e io avevo deciso di accontentarla senza discutere oltre.
Dovevo ammettere che, per quanto abilità e portamento fossero impeccabili e inconfondibili, faceva sempre un effetto curioso pensare che quella cameriera apparentemente normale fosse in realtà una delle donne, anzi diavole, più potenti degli Inferi e la moglie dell’attuale Lucifer. Eh, le stranezze della vita.
 
“Questo è davvero buono, Zayden-kun” si complimentò Sirzechs dopo aver assaggiato alcuni bocconi.
 
“Grazie del complimento, ma non posso prendermelo tutto. Grayfia mi ha aiutato a prepararlo, dopotutto” risposi agitando leggermente la mano.
 
“Mi sono solo limitata a preparare i contorni e a curare un minimo il condimento. Il più del lavoro è tutto vostro, Ward-sama” si oppose la cameriera dai capelli argentei con un umile cenno del capo.
 
“Ti prego, lascia stare queste formalità e chiamami per nome. Non ce n’è alcun bisogno e non mi piacciono, te l’ho già detto.” Al suo silenzio, sospirai. Ok essere immersi nella parte, ma qui si esagerava!
 
“In ogni caso, non avrei mai pensato che un giorno avrei mangiato la cucina di uno dei possessori dei Draghi Celesti, per giunta a tavola con lui. La vita riesce sempre a trovare modi per sorprenderti, persino se sei teoricamente immortale al tempo” osservò il Maou sorridente, prima di prendere un sorso d’acqua.
 
“Heh, almeno su questo siamo d’accordo.” Masticando un altro boccone, occhieggiai discretamente verso le ragazze. Asia continuava a sembrare un po’ nervosa, ma riusciva comunque a mantenere il suo solito atteggiamento positivo e a mangiare con tranquillità e gusto. Rias, invece, era palesemente cupa in volto e mangiava con esasperante lentezza; era chiaro che l’improvvisata del fratello maggiore e il suo intromettersi in questo modo le davano ancora un notevole fastidio.
 
È forse quello che si dice avere un fratellone troppo affettuoso e protettivo?, mi chiesi. A giudicare da come si comportavano e da ciò che avevo sentito, sembrava proprio il caso.
 
“Ah, giusto, quasi dimenticavo: ti dispiacerebbe se stanotte dormissi nella tua stessa stanza, Zayden-kun?” chiese Sirzechs in quel momento, sempre serafico.
 
““Cosa?!”” Ci misi un secondo a realizzare che la voce che aveva parlato in coro con la mia era quella di Rias. Lo shock era stato apparentemente reciproco. “E perché, se posso chiedere?” riuscii a domandare dopo un paio di attimi.
 
“Avrei bisogno di parlarti, in privato. Niente di preoccupante, stai tranquillo, volevo solo scambiare due parole col Sekiryutei.”
 
Tu dici niente di preoccupante, ma già il fatto che mi dici che vuoi parlarmi in privato in questo modo non mi fa sentire affatto tranquillo!, pensai grattandomi la testa e pensando a cosa rispondere.
 
Rias ne approfittò per parlare a sua volta: “C-Cosa?! Vorresti dire che non posso stare con lui stanotte? Ma abbiamo iniziato da poco una serie anime e faccio fatica ad addormentarmi senza vedere con lui almeno un nuovo episodio ormai!”
 
Ok, non era esattamente il tipo di protesta che avrei rivolto a un Maou, ma forse sperava di far leva sul suo lato di fratello maggiore? Meno male che aveva detto di non voler ricevere un trattamento preferenziale da parte sua…
O forse era per altro e quella era solo una scusa? Per qualche motivo sentivo che non era semplicemente così, quindi forse c’era davvero altro sotto. Ero sorpreso poi che volesse ancora stare con me la notte, nonostante quello che era successo stamattina. Ma forse è meglio così, pensai in seguito. Dopo quello che è successo questa mattina, la cosa migliore è rimanere separati, almeno per stanotte.
 
Contro ogni aspettativa, la risposta di Sirzechs fu solo una grassa risata. “Chi mai avrebbe detto che la mia sorellina avrebbe trovato qualcun altro a cui aggrapparsi tanto strenuamente per attenzioni! Mi ricorda quando eri piccola ed eri solita farlo con me! Ahhh, forse dovrei sentirmi geloso del Sekiryutei, Rias-chan?”
 
“O-Oniisama, m-ma che dici! Non mi sto a-aggrappando a nessuno! E non parlare come se fossi ancora una bambina!” ribatté Rias ad alta voce, le guance completamente colorate di rosso vivo che la rendevano esilarante e adorabile allo stesso tempo.
Soffocai a fatica una risata e mi ripromisi mentalmente di usare questa conoscenza per stuzzicarla la prossima volta che ci saremmo punzecchiati a vicenda.
 
“Ahahahah! Dai su, Rias, non prendertela così!” disse il Maou assumendo poi un tono e un’espressione più seri, pur senza mai perdere il suo sorriso. “Ti assicuro che è una cosa importante. Sarà solo per stanotte, da domani potrete tornare a vedere le vostre serie senza problemi. Ovviamente, se anche Zayden-kun è disposto ad accondiscendere alla mia richiesta.”
 
I loro occhi si concentrarono su di me, in attesa di una risposta. Ci pensai qualche altro secondo, infine sospirai. “E sia. Se vuoi parlare in privato con me dopo tutto quello che è successo e ci hai già annunciato, non può che essere qualcosa che devo ascoltare. Va bene, ma attento a non fare scherzi, eh! Di Rias mi fido, ma di te non ancora, chiaro, Sirzechs Lucifer?”
 
“Zayden!” esclamò la rossa, anche se il suo tono sembrava insicuro, come se non fosse sicura di come prendere le mie parole.
 
Sirzechs rimase imperturbato e annuì. “Comprendo perfettamente. Non preoccuparti, hai la mia parola che non ho in mente niente di nocivo o dannoso.”
 
Annuii a mia volta, per poi voltarmi verso Rias e Asia, quest’ultima rimasta in disparte insieme a Grayfia durante l’intero scambio, con un’espressione abbastanza perplessa e nervosa insieme. “Anche se non è a due piazze, il letto in camera di Asia è abbastanza grande per ospitarvi entrambe senza problemi. Anche a te va bene questa momentanea variazione, vero, Asia?”
 
“S-Sì, sì! Certo! Nessun problema, Zayden-san!” rispose subito la mia sorellina acquisita con un sorriso gentile. “Mi piace sempre la compagnia di Buchou-san.”
 
Rias le sorrise teneramente a sua volta e le si avvicinò per darle un buffetto in testa, un po’ come facevo solitamente io. “Grazie, Asia” disse per poi guardarmi con uno sguardo più serio. “Sei sicuro che non ti causa disturbo la cosa?”
 
“Sicuro, non temere. E poi è solo per una notte” risposi subito. “Andate pure a dormire, forza. Ci vediamo domani.”
 
“Va bene. Buonanotte, Zayden, Oniisama, Grayfia.”
 
“Buonanotte, Zayden-san, M-Maou-sama e Grayfia-san!”
 
“Buonanotte, ragazze” dissi all’unisono con Sirzechs, mentre Grayfia si limitava a un cortese inchino. Mentre si allontanavano, rivolsi la mia attenzione al Maou. “Beh, andiamo anche noi a questo punto.”
 
“Andiamo, sì” rispose Sirzechs augurando la buonanotte a Grayfia e seguendomi in camera mia.
 
Dopo esserci preparati per la notte, entrambi ci avviammo verso il letto e, spente le luci, lì rimanemmo per diversi minuti silenziosi e quasi fermi nel buio che permeava la stanza. Nonostante l’oscurità quasi totale, concentrare il Ki negli occhi mi garantiva una discreta visione notturna, non perfetta come quella di un diavolo, ma abbastanza da poter distinguere la sagoma di Sirzechs accanto a me che si accomodava sotto le coperte e poggiava la testa sul cuscino con un sorriso soddisfatto. Teneva gli occhi chiusi e la sua aura era persino più calma e pacata di prima, al punto da suscitarmi istintivamente un’alzata di sopracciglia. Non stava ancora dormendo, l’avevo capito, eppure sembrava comunque a suo agio nello starmi accanto, mentre io non riuscivo a distogliere la mia attenzione da lui, pronto a qualunque sua possibile azione. Dopotutto non avevo mentito quando avevo detto che di lui non mi fidavo. Quale idiota si fiderebbe subito ciecamente di uno sconosciuto, soprattutto di uno del genere?
Eppure perché Sirzechs, il fottuto Maou Lucifer, pareva così tranquillo accanto a me? Avevo già capito che non era un idiota nemmeno lui, allora perché si comportava così? Era fiducioso della sua forza? Anche se era più forte di me, era comunque imprudente tenere le difese così basse vicino a me, un individuo con un potere nascosto non indifferente e di cui sapeva ancora molto poco personalmente. Voleva darmi fiducia per rendere più facile la conversazione imminente? O era semplicemente perché sapeva che Rias si fidava di me e lui di lei? Non riuscivo a trovare una risposta esatta tra le tante.
Mentirei se dicessi che non trovo molto insolita questa situazione, non potei non pensare, continuando a rimanere seduto sul mio lato, gli occhi a volte puntati verso Sirzechs, a volte verso il muro opposto. Dividere il letto con il Maou Lucifer in persona… Ma quand’è che la mia vita ha preso una piega tanto strana?! Fino all’altro giorno le creature sovrannaturali volevano solo scannarmi o squartarmi vivo o, nel migliore dei casi, stringere un accordo di reciproca e venale collaborazione, mentre ora invece vogliono cenare e dormire insieme a me! Sinceramente preferivo prima, almeno erano reazioni più facili da analizzare e capire!
 
[Devo dire che sono d’accordo con te, partner. È una situazione decisamente insolita… Però non posso negare che sia anche incredibilmente interessante da osservare. Mi rende curioso di vedere come andranno le cose d’ora in avanti.]
 
Lieto di sapere che sono sempre la tua fiction preferita, Ddraig…, dissi mentalmente col massimo sarcasmo, suscitando una risata gutturale dal mio compagno draconico.
 
[Sei sempre una vera benedizione per la noia, partner. Sempre.]
 
Stavo per replicare, ma in quel momento la voce di Sirzechs si fece sentire: “Puoi rilassarti, Zayden-kun. L’ho promesso a te e Rias che non ho cattive intenzioni, dopotutto, e io sono una persona di parola. Non c’è bisogno di tenere la tua guardia così alta.”
 
Aveva parlato in modo rassicurante, ma sbuffai in risposta. “Non penso che tu sia un bugiardo, no, ma comunque non riesco a rilassarmi completamente in una situazione del genere con qualcuno che conosco ancora così poco. Suppongo tu possa dire che è un’abitudine che ho maturato nel corso delle mie esperienze.”
 
“Capisco bene. Devi averne passate davvero tante per aver sviluppato una simile guardia a una così giovane età.” Nonostante tutto, il diavolo dai capelli cremisi continuò a mantenere il suo atteggiamento rilassato e il tono gentile. “Voglio innanzitutto ringraziarti ancora una volta per ciò che hai fatto per Rias, Zayden-kun. Per averla salvata.”
 
“Te l’ho già detto, non avrei mai permesso a quel corvaccio di-”
 
“Non mi riferisco solo a Kokabiel” m’interruppe. “Fin da quando l’hai incontrata, l’hai aiutata in innumerevoli modi. Le hai permesso di avere nuove serve talentuose, l’hai salvata da un matrimonio che l’avrebbe solo resa infelice e hai protetto lei e la sua famiglia più volte, oltre ad averli aiutati a diventare più forti. Inoltre, da quando ti frequenta, Rias è più felice, rilassata e decisa che mai. Non l’ho mai vista divertirsi così negli Inferi. In certi momenti, quando la guardo adesso, ho come l’impressione che tu le abbia ridato la vita stessa che sentiva di avere perduto da quando le vere responsabilità dell’eredità della casata Gremory hanno iniziato inevitabilmente a pesarle addosso. Non credo ti sarò mai grato abbastanza per ciò che hai fatto, Zayden-kun, ma voglio comunque cercare di farti capire quanto io lo sia.”
 
Avvertii chiaramente la sincerità delle sue parole e questa, unita alla sua schiettezza, mi sorpresero di nuovo. Tuttavia, quando metabolizzai appieno ciò che aveva detto, un punto in particolare mi fece storcere il naso e non potei non chiedere: “A proposito di matrimonio, in effetti, avrei anch’io qualcosa da dire, anzi domandare: perché non hai fatto nulla per tua sorella a riguardo, se le vuoi così tanto bene?”
 
Un lungo silenzio seguì la mia domanda e, anche nel buio, notai il volto di Sirzechs tingersi di malinconia e senso di colpa. “Non sempre le cose sono facili quando si parla di famiglia e nobiltà, nemmeno se sei un Maou.”
 
Sul momento non seppi nemmeno io esattamente perché agii in quel modo, ma non appena sentii quelle parole lasciare la bocca di Sirzechs, una forte rabbia mi si propagò in tutto il petto e la mia mano destra si aprì a taglio e scattò istintivamente contro il suo volto. Il mio colpo venne facilmente bloccato dalla mano sinistra del Maou, mossasi così rapidamente da sotto le coperte che a malapena ne percepii il movimento, ma questi non sembrò volersi mettere in guardia neanche dopo la mia aggressione. I suoi occhi acquamarina, così simili a quelli di Rias, puntarono nei miei smeraldi, un’espressione enigmatica ma non ostile in volto. “Non rifilarmi quella merda, Maou Lucifer” soffiai in tono duro. “Il tuo titolo già dice tutto. Sei l’attuale Lucifer, o Lucifero se preferisci, la massima carica degli Inferi e dubito che ci sia qualcosa su cui non hai potere decisionale o, almeno, una più che notevole influenza. Avresti potuto fare qualcosa per lei in molti modi, anche senza sfidare apertamente la casata di quel galletto idiota, ma hai invece seguito il flusso degli eventi in modo quasi passivo, limitandoti perlopiù a osservare e agire in modo indiretto. Io non sono un reale o un sovrano, vero, ma comprendo che, essendo il Maou, devi separare politica e famiglia e agire in modo equo verso tutti i diavoli, chiunque essi siano, e dunque non puoi agire in modo schietto e impulsivo in queste situazioni… Tuttavia, riflettendoci davvero su, avresti comunque potuto trovare un’altra soluzione per evitare quel dolore a tua sorella, senza compromettere la tua neutralità di sovrano. C’è sempre un modo.”
Conclusi il mio discorso ritirando la mano e rimanendo a osservare Sirzechs, in attesa di una qualunque risposta. Mi rimproverai mentalmente per il mio gesto tanto impulsivo. Rischiavo di attirarmi addosso un bel casino con quello che era palesemente un attacco diretto su più fronti al Maou Lucifer in persona, ma i discorsi sulla famiglia avevano sempre il potere di rendermi più emotivo di quanto solitamente non fossi. Che cosa brutta non riuscire a slegarsi dal passato…
 
Sirzechs rimase in silenzio anche più di prima, finché non rilasciò un profondo sospiro e mi guardò con un sorriso più mesto. “Non hai proprio peli sulla lingua, non si può negare” disse mettendosi a sedere per guardarmi meglio. “È passato davvero tanto tempo da quando qualcuno mi ha parlato in questo modo e, ironicamente, mi fa sentire più a mio agio di quanto credessi. Ovunque io vada, sono soliti riferirsi a me in base al mio titolo e al mio grado, perciò è impensabile rivolgersi a me in questo modo, figuriamoci cercare di colpirmi. Sinceramente è rinfrescante e piacevole sentire qualcuno che ti parla tanto schiettamente come persona e non come Maou. Mi è sempre più chiaro che cosa ti renda tanto attraente agli occhi della mia sorellina.” Il suo sguardo si voltò poi verso il muro, fisso su un punto non specifico. “Forse è proprio questo il mio problema. Ho passato troppo tempo come Maou addossandomi tutte le responsabilità che tale titolo richiede, al punto che mi è diventato difficile oppormi alle richieste della nobiltà, soprattutto per questioni giudicate indispensabili al futuro degli Inferi. Tu sai che le tre Fazioni sono ancora in crisi dopo l’ultima grande guerra, vero?” Al mio cenno affermativo, proseguì: “Gli Inferi sono rimasti con meno famiglie nobili di quanto si possa pensare, soprattutto tra i Pilastri, e la nostra sopravvivenza è tuttora messa in discussione. Reincarnare umani e altre razze in diavoli è indispensabile per aumentare il nostro numero, ma al tempo stesso non possiamo causare l’estinzione completa delle rimanenti casate, perciò anche matrimoni e concepimenti sono necessari. Non ho mai voluto intrappolare Rias in un matrimonio infelice, ma la verità era che non c’era una vera alternativa ad esso che non mi facesse sembrare imparziale. Per quanto vorrei farlo, non posso oppormi completamente alla nobiltà per le questioni riguardanti il futuro degli Inferi. Troppe leggi antiche regolano ancora il nostro mondo e, anche se la rivoluzione iniziata con la fine dei precedenti Maou e l’avvento dei nuovi sta tuttora procedendo per apportare molti cambiamenti, essi richiedono molto tempo, purtroppo. Dunque, il potere delle casate è ancora grande e io e gli altri nuovi Maou ne abbiamo bisogno, soprattutto ora, per questo non possiamo opporci quanto vorremmo alla loro influenza. Non è una situazione facile.” I suoi occhi tornarono a guardare i miei. “Eppure sì, hai ragione. Avrei comunque potuto fare di più, ma non ne sono stato in grado. So che tutto questo non mi giustifica e che tu non mi stai ascoltando per sentire qualcosa del genere, ma desideravo essere sincero con te e dirti la verità. Da qui in poi, giudicami come preferisci.”
 
Aveva parlato più apertamente e sinceramente di quanto mi sarei mai aspettato, mettendo letteralmente a nudo la situazione precaria degli Inferi, del suo mondo, senza tralasciare nulla e senza cercare giustificazioni, mostrandomi un’apertura che non avrei immaginato. Vero che tale situazione non era certo un segreto per chi s’informava bene sul mondo sovrannaturale, ma sentirsela descrivere da una delle massime cariche dell’Inferno le dava una gravità del tutto diversa. Si era mostrato senza maschere e scuse, era fin troppo percepibile dal suo tono che aveva detto solo verità finora, e stava lasciando a me l’ultima parola su tutta la faccenda. Se avessi detto che non ero spiazzato, sarei stato un bugiardo di prim’ordine. Heh, suppongo che le voci che avevo sentito finora su di lui fossero tutte vere. Non è davvero come la normale nobiltà, anche come signore degli Inferi mantiene un atteggiamento umile e aperto, senza però mai tradire la sua vera forza e mostrarsi debole. Semplicemente sta affrontando una situazione davvero complicata che nemmeno il potere della sua carica può risolvere in uno schiocco di dita. Davvero una bestia schifosa la politica…
Decisi di non attaccarlo oltre, non ce n’era motivo e nemmeno era giusto nei suoi confronti dopo quello che mi aveva rivelato. “…non ho doveri e obblighi come i tuoi, ripeto, quindi non posso davvero giudicarti. E anche potessi, non lo farei comunque perché le circostanze non sono sempre uguali. Solo…cerca di fare più di quanto pensi di poter fare. Sono sicuro che sarai in grado di trovare più soluzioni di quanto credi ai vari problemi, se ci proverai ancor più duramente. Sei il fratello maggiore di Rias, dopotutto, e lei ha spesso descritto il tuo talento e intelligenza, perciò devi essere per forza un tipo speciale e capace.”
 
L’espressione di Sirzechs mutò completamente in puro stupore, al punto da dischiudere un momento le labbra ed emettere un piccolo verso. Io rimasi a guardarlo imperturbato, come a voler rafforzare le mie parole e, alla fine, lo vidi sorridere e ridacchiare. “Lo ammetto: non sono molti quelli capaci di lasciarmi senza parole, ma tu ci sei riuscito senza problemi. Ora sono davvero convinto che tu sia un tipo interessante, Zayden-kun, e non potrei essere più lieto di aver avuto questa conversazione con te. Se poi mi fai delle lodi simili, non posso proprio rimanere indifferente. In segno di rispetto, ti do la mia parola che farò più attenzione per qualunque cosa riguardi la mia famiglia e il mio popolo, d’ora in poi. Ti chiedo solo una cosa in cambio: abbi cura di Rias, come hai fatto finora. Lei mi ha accennato che state per stringere un patto e mi è arrivata conferma anche da Mephisto-san, perciò so che continuerete indubbiamente ad aiutarvi anche in futuro, però voglio chiedertelo personalmente lo stesso. Anche con una maggiore attenzione, per quanto odi ammetterlo, non potrò comunque essere sempre al suo fianco, perciò voglio almeno affidarla a una persona degna di fiducia. Abbi cura di lei, Zayden Ward.”
 
La nota quasi implorante nella sua voce, seppur coperta dal suo solito tono forte e pacato, non mi sfuggì e capii che era una richiesta estremamente seria. Mi stava davvero affidando un membro della sua famiglia a cui teneva immensamente e io, per tanti motivi, sapevo che potevo dare una sola risposta in quel momento: “Hai la mia parola. Fin quando il nostro patto durerà, farò tutto ciò che è in mio potere per aiutare lei e i suoi servi. Lo dichiaro tanto come Sekiryutei quanto come Zayden Ward.”
 
“Grazie infinite, Zayden-kun. Sapere che mia sorella sarà nelle cure del leggendario Imperatore Drago Rosso mi fa sentire molto più tranquillo. Heh, chi avrebbe mai detto che alla fine uno dei Draghi Celesti si sarebbe alleato con noi diavoli. Questo secolo si sta rivelando incredibilmente interessante.”
 
Sbuffai divertito. “Sì, ti piacerebbe! Solo perché ho un patto imminente con una diavola, seppur imparentata col Maou Lucifer, non vuol dire che sia un alleato della vostra intera razza! Non provarci, furbastro! Non ho mai detto nulla del genere!”
 
Sirzechs rise di nuovo, persino con più gusto di prima. “Corro troppo, dunque?”
 
“Decisamente.”
 
“Peccato. E dire che io speravo di poterti già chiedere di chiamarmi ‘oniichan’…”
 
“…beg your pardon?” Che dice?!
 
“Oh niente, non preoccuparti.” Il suo tono si fece poi più serio, pur senza perdere il sorriso. “A proposito, considerando che la conferenza tra le Tre Grandi Fazioni si avvicina, devo avvertirti che Azazel ha già preso un certo interesse in te.”
 
Ok, questo era decisamente più preoccupante dei discorsi precedenti. “Il governatore degli angeli caduti, eh? E per quale motivo?” chiesi in tono neutro.
 
“Non ne sono sicuro, a dire la verità, ma so che Azazel nutre grande interesse per le Sacred Gears e il tuo Boosted Gear non fa eccezione, anzi, considerando che è un Longinus, deve risultare ancora più interessante agli occhi di uno come lui. A quanto pare, ha già avvicinato a sé più di un possessore di Longinus, compreso l’altro Drago Celeste, il Vanishing Dragon.”
 
“L’Hakuryukou, eh? L’aveva detto che era venuto a prendere Kokabiel su ordine di Azazel, in effetti” commentai accarezzandomi l’accenno di barba che mi era ricresciuta negli ultimi giorni. Presto avrei dovuto raderla. “Devo preoccuparmi in questo caso? Pensi che voglia tirare anche me dentro il suo circolo? E perché raccoglie e studia le Sacred Gears?”
 
“Questo non lo so, ma ti assicuro che non devi preoccuparti” rispose subito Sirzechs con voce totalmente sicura e rassicurante. “Azazel è il governatore generale di un’organizzazione capace di influenzare il Cielo, gli Inferi e il mondo umano, tuttavia non è bellicoso come Kokabiel. Per questo, durante l’ultima guerra, furono proprio gli angeli caduti i primi a ritirarsi dal conflitto. Azazel è stato anche il primo a decretare che Kokabiel fosse rinchiuso e congelato nel Cocito per l’eternità come punizione per le sue azioni, quindi è sicuro che non voglia far scoppiare una nuova guerra. Se cercasse di farti qualcosa, sapendo che sei nelle grazie di mia sorella e, di conseguenza, della casata dei Gremory, rischierebbe di causare una nostra reazione e dunque di creare nuovi attriti tra le nostre fazioni. Non temere, Zayden-kun: come tu ti prendi cura di Rias, io lo farò per te. Considerati pure sotto la mia protezione.”
 
La sua disponibilità era veramente spiazzante. Davvero tutta questa premura solo perché sono vicino a sua sorella? Non riesco a convincermene al 100%. “…oh beh, grazie. Non mi piace essere protetto e non credo di averne bisogno al momento, ma se ci tieni davvero, fai pure. Basta solo che non mi metti delle guardie intorno a ogni momento della giornata, o giuro che prima le mando via a calci in culo e poi vengo a darli anche a te.”
 
“Ahahahah! Tranquillo, anche senza questa minaccia, non lo farei mai! Ho capito fin da subito che sei un tipo al quale non piace essere accudito, quindi non lo farò. Tuttavia, volevo almeno fartelo sapere, per darti una sicurezza in più.”
 
“In questo caso, non credo rifiuterò. Grazie, Sirzechs.”
 
“Grazie a te, Zayden-kun.”
 
“Solo Zayden, per favore. Mi piace di più.”
 
“Come preferisci. Direi di dormire adesso, si è fatto piuttosto tardi.” Con movimenti lenti e pacati, il Maou si rimise disteso sotto le coperte e appoggiò la testa sul proprio cuscino. “Buonanotte, Zayden.”
 
Lo guardai qualche altro attimo, poi sorrisi, scrollai le spalle e infine mi misi anch’io comodo sotto le coperte. “Buonanotte, Sirzechs” mormorai chiudendo gli occhi e lasciando finalmente che Morfeo mi portasse nel mondo dei sogni.

 



Note:
E indovina indovinello? Chi è finalmente tornato a postare anche da queste parti?
Pensavate fosse Ishibumi... MA INVECE ERO IO! XEPHIL! AHAHAHAHAH!!!
...Scusate non ho saputo trattenermi quando ho scritto la prima frase... :D Scherzi e citazioni a Jojo a parte, sono davvero felice di essere riuscito a tornare a pubblicare i volumi della mia storia di DxD dopo un intero anno in cui ho messo l'intera storia in sospensione. Non ho mai avuto intenzione di abbandonarla e non mi ero nemmeno stancato di scrivere su di essa, non equivocate, anzi rimane una delle storie su cui voglio impegnarmi di più e darle il finale che merita, tuttavia quest'anno ho voluto dare un po' più di attenzione prima a Bleach per una serie di motivi già spiegati, ad altri futuri progetti che porterò indubbiamente in futuro e soprattutto al lavoro nella vita reale. Vi dico solo che al momento sto lottando per tenermi stretti ben tre lavori che voglio proseguire quanto più possibile, o almeno finché il mio lavoro principale non sarà finalmente stabile e funzionante al 100%, dunque il mio tempo libero si è ridotto veramente tanto. Oltre a questo, anche quando ne ho, è facile che sia o stanco o privo di voglia di fare molto che non sia riposare o dedicarmi ad altri hobbies, dato che la scrittura richiede comunque sempre un minimo di fatica e sforzi mentali. Tuttavia, volevo comunque pubblicare il primo capitolo del 4° Volume della mia storia prima della fine anno, così da poterlo poi riprendere appieno appena finisco un altro po' di cose da fare, sia di lavoro che di altro. Cercherò di avere almeno una certa regolarità con le prossime pubblicazioni, ma contando anche le altre mie storie in corso (che nemmeno loro mollerò mai) e le future che voglio fare, non sono in grado di darvi dei tempi chiari per le prossime Lives di questo nuovo Volume. Comunque tranquilli che sicuramente richiederanno molti meno mesi di quest'ultima almeno! :D
Ad ogni modo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbia compensato almeno in parte la lunghissima attesa. Come avete trovato la scena all'inizio col dialogo tra Zayden e quella che viene chiamata da lui la Maschera? Avete capito chi sia questa figura? Non ho intenzione di dire altro a riguardo perché voglio lasciarvi qualunque sorpresa futura su questa figura e la sua relazione con Zayden, ma per chi segue anche la mia storia di Bleach, voglio subito dire che non si tratta di un'entità estranea all'anima del protagonista come lo è Sonohoka per Keishin. Questa figura non è un clandestino o un parassita dell'anima di Zayden, fa parte del suo essere al 100% da sempre. Questo e diverse affermazioni nella loro conversazione dovrebbero darvi almeno qualche idea su chi o cosa sia esattamente la Maschera.
Poi vi è piaciuto il momento intimo tra Rias e Zayden? Come avrete capito, da questo Volume in poi, la relazione tra loro due diventerà sempre più forte e intensa e le loro emozioni diventeranno sempre più difficili da controllare. Anzi, nel caso di Rias, possiamo dire che non vorrebbe proprio controllarle perché ormai ha accettato di essere innamorata di lui... Cosa che invece non si può dire per Zayden. Non fraintendete: lui le vuole molto bene e non desidera ferirla, ma non prova ancora lo stesso sentimento o almeno non la stessa intensità di tale sentimento per molti motivi, prima di tutto il fatto che, come già detto più volte, la sua vita amorosa passata è stata tremenda e gli ha lasciato una cicatrice fisica e mentale che lo perseguita ancora oggi e previene qualunque suo desiderio d'impegnarsi in una vera relazione amorosa e ostacola anche la sua lussuria e desiderio carnale. Questa continua tensione emotiva tra loro, tuttavia, creerà spesso dei picchi che porteranno dei cambiamenti in entrambi e nel loro rapporto in molti modi. Aspettate e vedrete!
Infine l'incontro con Sirzechs, che finalmente si presenta e parla col nostro Sekiryutei. Vi è piaciuto il loro confronto? Se vi è sembrato che a volte Zayden fosse troppo irrispettoso o brusco con quello che è a tutti gli effetti il Maou Lucifer, ricordatevi che lui non è Issei, non è un diavolo e non è nemmeno la prima volta che si confronta con un essere di potenza maggiore alla sua, di conseguenza è prudente e attento, ma comunque non è nemmeno sottomesso o umile nei suoi confronti, soprattutto per dare un'immagine comunque forte di sé e non farsi prendere alla leggera. Dall'altra parte, ricordiamo che Sirzechs è sempre stato un tipo amichevole e cordiale, quindi è normale che si senta più incline a un tono più informale quando gli parla, pur senza cadere nella maleducazione. Oltre a questo, sappiate che, al momento, le emozioni di Zayden sono un po' instabili per molti motivi, quindi ci saranno sempre più momenti in questo Volume e soprattutto nei prossimi in cui le sue azioni e parole saranno più brusche e impulsive del normale, anche se recupererà ogni volta il controllo dopo poco tempo.
Ok, credo di aver detto tutto. Se le cose vanno come spero, forse riesco a pubblicare un ultimo capitolo di Bleach prima di fine anno e la seconda Life del quarto Volume di DxD arriverà nei primi mesi del nuovo anno. Preparatevi ad ancora più sorprese ed eventi scatenati perché da qui in poi entriamo finalmente nel vivo della mia storia e gli eventi varieranno sempre di più da quelli della storia originale! In breve, diventerà praticamente quasi tutta farina del mio sacco!
Spero vi sia piaciuto il capitolo, se riuscite e volete, lasciatemi pure una recensione o un commento qui sotto o su qualunque mio punto di contatto possibile e vi do appuntamento al prossimo aggiornamento!
JA NAA MINNA!!!
   
 
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