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Autore: Francyzago77    02/12/2021    7 recensioni
Questa storia nasce come seguito de "La figlia di Georgie". Sono passati diversi anni, quelli che erano bambini sono ormai cresciuti e coltivano sogni, desideri, amori e sentimenti che s'intrecceranno con le vite dei loro genitori.
Dopo più di un anno che era nel cassetto ho deciso di pubblicare questo racconto...consiglio di leggere "Georgie il sequel" e "La figlia di Georgie" dato che questa ne è la prosecuzione.
La maggior parte dei personaggi presenti non mi appartengono, sono di proprietà di Mann Izawa. Questa storia è stata scritta senza fini di lucro.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Arthur Butman, Georgie Gerald, Maria Dangering, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Sophie, passami di nuovo l’ago – chiese Georgie alla figlia mentre, inginocchiata davanti allo specchio, stava sistemando l’orlo al vestito da sposa indossato da Daisy.
-Subito! – rispose la ragazza porgendo il cestino da cucito alla madre.
Entrambe stavano dando gli ultimi ritocchi all’abito, osservate da Maria che con ammirazione constatava che la sua futura nuora era veramente bellissima.
Mancavano soltanto due giorni al matrimonio e alla sartoria si respirava un’aria di fermento ed eccitazione. 
Georgie aveva creato in poco tempo un abito da sposa semplice ma elegante.
Il gusto e la raffinatezza di Sophie avevano fatto il resto.
-Mamma, credo che ora possiamo passare al velo – affermò sua figlia – vado di là a prenderlo.
-Vengo con te – disse Maria – c’è anche il mio cappellino da provare e la giacca di Eric che va accorciata.
Mentre le due si spostavano nella stanza al piano superiore Georgie ammirava Daisy che era incantevole in quell’abito da sogno.
-Ora provo a tirarti indietro i capelli – disse prendendo una ciocca corvina scoprendole il viso lentamente.
Dallo specchio Georgie notò nella ragazza un’espressione turbata o comunque poco serena.
-Qualcosa non va? – domandò con delicatezza a Daisy che, dopo una piccola esitazione rispose:
-Oh no, l’abito è meraviglioso, tu e Sophie siete state fantastiche a realizzarlo in così poco tempo. È che, forse, è troppo bianco e non si addice a quello che ero. Il problema sono io, non il vestito.
-Daisy – sussurrò Georgie lasciandole cadere i capelli sulle spalle e mettendosi di fronte a lei – non avere questi pensieri! Il tuo passato non deve condizionarti l’esistenza, tu sei candida come l’abito che indossi. Anche Eric è convinto di questo.
La ragazza si specchiava avendo difficoltà a guardare Georgie negli occhi.
-Ascolta – proseguì la donna – ti parlo come una mamma, quello che hai sofferto non tornerà più, ora spera nel futuro che sarà sicuramente roseo insieme ad Eric.
Qualche lacrima scese sulle guance della giovane sposa, Georgie domandò:
-Hai fatto ad Abel quella richiesta?
-No, ancora no – rispose subito Daisy.
-Questa sera – asserì Georgie sorridendo – dovrai chiederglielo! Vedrai sarà ben felice di accompagnarti all’altare.
-Tu credi? – il tono era speranzoso – Io non ho nessuno e lui …
-E’ la persona più adatta a svolgere questo compito – terminò la frase Georgie tirandole nuovamente indietro i capelli e asciugandole il viso ora più sereno.
E quella mattina, infatti, Abel attendeva che la sposa uscisse dalla camera per condurla in chiesa.
-Noi stiamo andando – gli annunciò Georgie indaffarata riferendosi a lei e a Sophie – prenderemo il calesse. La carrozza mandata da mio padre starà qui a momenti, aspettala fuori in cortile. Eric con Arthur e Maria sarà già in chiesa, siamo in grande ritardo!
-Mamma, la sposa deve essere in ritardo! – esclamò Sophie aprendo la porta mentre Abel le osservava divertito.
Le seguì con lo sguardo dalla finestra, fino a che non scomparvero dalla sua vista.
Aveva a volte immaginato come poteva sentirsi un padre che accompagnava la propria figlia all’altare.
Nella sua mente si vedeva dando il braccio alla sua adorata principessa che gli sorrideva raggiante di felicità.
E invece la sua Sophie aveva fatto altre scelte e lui si ritrovava ora a fare da papà a un’altra principessa ma ne era ben felice.
-Abel, sono pronta! – la voce di Daisy lo fece voltare e vide la ragazza che usciva lentamente dalla stanza accanto.
Rimase senza parole da quanto era bella e delicata quella giovane sposa.
-Grazie- sussurrò lei – per quello che hai fatto e stai facendo per me.
Lui le diede il braccio e le disse soltanto:
-Andiamo, principessa!
La cerimonia sembrò il racconto di una favola, tutto andò per il meglio e usciti dalla chiesa si ritrovarono nel cortile antistante per i festeggiamenti.
Era stato allestito un ottimo banchetto per un momento conviviale e gli ospiti avevano subito iniziato a servirsi.
Sophie stava sistemando dei bicchieri quando si ritrovò accanto un ragazzo con una bambina in braccio.
Entrambi si erano già intravisti in chiesa ma essendo distanti e presi da altro non avevano potuto neppure salutarsi.
-Peter – sussurrò lei alzando lo sguardo dal tavolo.
-Sophie, ben trovata! – sorrise lui e poi rivolto alla bimba che aveva con sé aggiunse – Saluta Emiliy, ora lo sai fare!
La piccola fece un cenno con la manina mentre Sophie, ancora attonita, domandò:
-E’tua figlia? È adorabile.
-Sì – rispose Peter con orgoglio – è un tesoro. 
Nessuno dei due riusciva più a parlare, fu lui che chiese:
-È bella l’Europa?
-Oh sì, certo – balbettò la ragazza – bella e affascinante.
In quell’istante furono raggiunti da una giovane in evidente stato interessante che, preso Peter sotto braccio, gli domandò:
-Vuoi dare a me la bambina?
-Cara no, non affaticarti – disse – vieni, ti presento Sophie. Lei è Carol, mia moglie.
Le due furono un attimo prese dall’imbarazzo poi si strinsero la mano.
-Sophie? – domandò la giovane non riuscendo a continuare la frase.
-La cugina di Eric – puntualizzò Peter per non dire la mia ex fidanzata.
-Congratulazioni – esclamò Sophie – vedo che la famiglia si sta allargando!
-Fra tre mesi – spiegò Carol – saremo in quattro.
-Speriamo sia un maschietto! – aggiunse Peter stringendo a sé sua moglie.
-Vi auguro tutto il bene possibile – disse con sincerità Sophie.
-Buona fortuna anche a te! – chiosò Peter prima di allontanarsi per raggiungere altri amici seduti a un tavolo.
Con la mente altrove, Sophie fece cadere un bicchiere in terra che si ruppe in mille pezzi.
Raccolse tutto e rimase in solitudine, intanto gli sposi avevano aperto le danze ma lei non aveva proprio voglia di ballare.
-Signorina – la esortò Eric – mi concede almeno un ballo? 
-Allo sposo non posso dir di no! – esclamò Sophie con un mezzo sorriso.
Si misero non troppo al centro e al ritmo della musica ballarono.
-È triste vederti in un angolo – le confessò Eric – sei la ragazza più bella della festa, dopo Daisy naturalmente!
Lo sguardo era malinconico e lui lo sapeva bene, scherzò:
-Hai visto il tavolo a destra? Sono i miei amici universitari, tra loro c’è Richard, si laurea il mese prossimo e mi ha chiesto chi fossi …
-Non pensare di trovarmi un fidanzato! – lo fermò immediatamente Sophie – Non ne ho bisogno e non ne ho voglia!
-Sophie – disse allora Eric con tono paterno – io ti avevo detto che ci sarebbe stato, con moglie e figlia, ma ti avevo anche ribadito che non lo avrei invitato se tu non avessi voluto.
-Oh no – rispose lei – ci mancherebbe! È giusto sia qui, è il tuo migliore amico! Non è per lui, anzi sono lieta sia così felice.
-E tu sei felice? – le domandò Eric di getto.
Colta di sorpresa Sophie non sapeva cosa rispondere.
-Ascoltami – riprese lui – ricorda che io ci sarò sempre per te. Se avrai bisogno sai dove trovarmi! Qualunque cosa, prendi il treno e bussa alla mia porta, io ti aprirò.
La diede un bacio sulla fronte mentre tutti intorno continuavano a ballare.
Giunta ormai la sera, gli sposi salirono sulla carrozza diretti a Sydney. 
Avrebbero passato la prima notte di nozze in un appartamento di proprietà del conte Gerald, era il regalo che Fritz aveva donato loro.
Il giorno dopo poi, sarebbero ripartiti per Melbourne dove avrebbero iniziato la loro vita insieme.
-Siamo di nuovo soli – disse Maria a suo marito con la voce spezzata mentre Georgie la prendeva sotto braccio.
Arthur, guardando la carrozza allontanarsi, dichiarò:
-Dobbiamo accettarlo, è il cerchio della vita.
Abel allora completò il discorso:
-Eric a Melbourne, Abel junior a New York, tutti sono volati via. Però la nostra principessa è tornata.
E strinse a sé Sophie che intanto, pensierosa, guardava lontano.
 
 
 
 
   
 
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