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Autore: LorasWeasley    05/12/2021    7 recensioni
future|fic [sakuatsu]
"Sakusa entrò nel panico la prima volta che si rese conto che il suo ragazzo avrebbe voluto un bambino.
Era una cosa alla quale Kiyoomi non aveva mai pensato, i bambini erano sporchi: piangevano, vomitavano e si rotolavano nel fango, senza contare che per almeno i primi tre anni di vita avevano bisogno di qualcuno che gli pulisse i bisogni. Inoltre, aveva sempre saputo di essere gay, quindi non si era mai posto il problema che una sua futura ragazza potesse rimanere incinta.
Si rese conto di quanto era stato stupido quel pensiero nell’esatto momento in cui si soffermò a guardare il volto luminoso di Atsumu mentre giocava con sua nipote Naomi, figlia di Osamu e Rintaro."
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa
Note: Kidfic | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Future Fic with Babies'
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Per te, Kota
 

Sakusa non aveva mai voluto un bambino, ma dal momento in cui aveva tenuto Kota tra le braccia aveva capito che non l’avrebbe più lasciato andare.
Non era stato facile. Non era facile per nessuna famiglia alle prese con il loro primo figlio, ma per loro fu ancora più difficile. Kiyoomi aveva delle limitazioni e questo era stato chiaro fin da subito, Atsumu lo sapeva e, per quanto fosse difficile, non se n’era mai lamentato.
Ogni età di Kota portava a un nuovo problema e, se durante il suo primo anno il bambino non faceva altro che vomitare ogni volta che si metteva a piangere, durante il secondo iniziò a fare i capricci su qualsiasi tipo di cibo. Arrivati a tre anni, sembrava che ormai tutti quei problemi potessero essere lasciati alle spalle, il bambino capiva e parlava bene, andava all’asilo e non gli aveva dato alcun tipo di preoccupazione.
Questo almeno, fino a quando Kota non iniziò ad insistere di volere un animale.
Tutto cominciò quando al parco iniziò a giocare con i cagnolini dei suoi compagni, per poi continuare con i gatti che trovava per strada di ritorno da scuola o quando usciva con i suoi zii e la cuginetta Naomi. Atsumu gli aveva detto più volte che non potevano tenere dentro casa un animale, che doveva limitarsi a giocarci ogni volta che uscivano, ma il bambino sembrava non voler capire.
La situazione andò avanti per altri due anni, fino a quando non esplose un giorno dei suoi cinque anni.
Kota era stato fuori con Bokuto, Akaashi e i loro gemelli. L’avevano appena riaccompagnato a casa ed era stato Atsumu ad aprire la porta agli ospiti.
Sakusa stava finendo di mettere insieme gli onigiri per quella sera con gli ingredienti che gli aveva portato Osamu il giorno prima, quindi non raggiunse gli altri all’ingresso, ma poté tranquillamente sentire le loro conversazioni.
-Mi dispiace- disse Akaashi –ho provato a dirgli di non portarlo, ma ha insistito e non voleva lasciarlo.
Kiyoomi sentì Atsumu sospirare per poi dire ad Akaashi di non preoccuparsi, che se ne sarebbe occupato lui. Chiuse la porta dopo averli salutati e ringraziati nuovamente, per poi parlare con Kota.
-Cos’è quel gatto, Kota?
-Non è bellissimo?- la voce del loro bambino era eccitata –Gli ho fatto una carezza e mi ha seguito per tutto il tragitto! Non potevo non portarlo a casa! Possiamo adottarlo, vero?
-Sai bene che non possiamo- provò a spiegargli Atsumu per la milionesima volta.
-Ma papà- piagnucolò Kota –so che piacciono anche a te gli animali!
-Non è quello il punto, è che non possiamo tenerli a casa, lo sai.
-Ma non è giusto!- urlò allora il bambino –Perché tutti gli altri bambini hanno un animale e io no? Non è giusto!
-Kota adesso basta, sai quali sono le regole.
-Sono delle regole stupide!- urlò ancora il loro bambino ormai in preda alla rabbia –Faccio un sacco di cose per papà Omi! Mi lavo sempre ogni volta che me lo chiede e non porto nessuno dei miei amici a casa, uso sempre il disinfettante a scuola e metto la mascherina quando siamo fuori e ci sono tante persone! Ma lui non fa mai nulla per me! Io lo odio!
Sakusa sussultò, così come sicuramente fece Kota, al forte rumore di Atsumu che sbatteva con violenza il pugno contro uno dei loro mobili.
-Non dire mai più una cosa simile verso tuo padre!- era la prima volta in cinque anni che Atsumu urlava contro loro figlio –Omi ha cambiato tutta la sua vita per te! Come puoi dire che non ha mai fatto nulla nei tuoi confronti? Chi è che ti prepara i bento con dentro il cibo a forma di animaletti ogni singolo giorno che vai all’asilo?
Kota non rispose, Atsumu ruggì –Rispondimi quando ti parlo!
-Papà Omi…- sussurrò a quel punto il bambino con voce tremolante.
-E chi ti ha comprato tutti quei giochi da usare nella vasca da bagno?
-O…Omi…
-Chi ti lascia sempre il pezzo più grande di torta? Chi ti canta la ninnananna ogni volta che hai un incubo e non vuoi più dormire da solo?
Kota non riuscì più a rispondere, ma aveva iniziato a singhiozzare.
-Vai nella tua camera, sei in punizione. E lavati prima le mani visto che hai toccato questo gattino.
Kota corse in bagno per fare quello che il padre gli aveva detto di fare, nello stesso momento Kiyoomi sentì la porta d’ingresso aprirsi e chiudersi, segno che Atsumu era uscito, probabilmente per lasciare in un posto sicuro il gatto che Kota aveva preso.
Kiyoomi lasciò l’onigiri che stava facendo a metà, si pulì le mani e si avviò lungo il corridoio.
Quando il bambino uscì dal bagno, sussultò nell’accorgersi di suo padre. Lo fissò e i suoi occhi rossi di pianto si fecero ancora più lucidi, poi singhiozzò –Papà…
Kiyoomi avrebbe voluto consolarlo, dirgli che aveva ragione ad odiarlo, che era colpa sua se non poteva fare metà delle cose che i suoi coetanei davano per scontato e che gli dispiaceva. Ma non una di queste parole lasciò la sua bocca. L’unica cosa che riuscì a fare fu distogliere lo sguardo per evitare che anche lui iniziasse a piangere, in fondo in che altro modo avrebbe dovuto reagire quando il proprio bambino diceva di odiarlo?
Kota singhiozzò più forte a quella reazione, poi corse a chiudersi in stanza esattamente come gli aveva detto di fare Atsumu.
Sakusa invece raggiunse la loro camera, si mise a letto e si nascose sotto le coperte.
Non seppe dire quanto tempo passò quando Atsumu lo raggiunse, sapeva solo che doveva essere passato parecchio tempo considerando che nella stanza era ormai scesa l’oscurità.
-Ehy- sussurrò il biondo mettendogli una mano in testa e accarezzandogli i ricci –Vieni a cena?
-Non ho fame- borbottò in risposta con voce spezzata.
-Vuoi che ti porti qualcosa qui?
-Voglio che mi lasci da solo.
Sakusa non ce l’aveva con Atsumu e non ce l’aveva neanche con Kota. L’unica persona che doveva incolpare di tutta quella situazione era solo se stesso.
-Guarda che non ti odia davvero- sussurrò Atsumu dopo qualche secondo di totale silenzio –è un bambino, l’ha detto solo nella foga del momento.
-Appunto perché è un bambino ha detto la verità.
-No, Omi, tu non…
Sakusa lo interruppe mettendosi seduto –Mi sono appena reso conto di una cosa.
Atsumu lo fissò confuso e in ansia, il corvino continuò –Mi sono reso conto che dal primo momento in cui abbiamo deciso di averlo, non abbiamo mai pensato a lui, ma solo a me. Ci siamo sempre soffermati su come io avrei vissuto questa situazione, su come io mi sarei sentito. Non abbiamo mai pensato a quello che avrebbe passato lui.
Atsumu iniziò a scuotere la testa, ma Kiyoomi non aveva intenzione di farlo parlare, non voleva essere consolato perché sapeva di aver ragione.
-Tu mi hai scelto, Atsumu. Tu hai scelto di vivere una vita con delle limitazioni insieme a me. Kota non l’ha scelto, l’abbiamo solo costretto a vivere in questo modo. Quel bambino meriterebbe di meglio di un padre come me.
-Smettila!- urlò Atsumu mentre gli afferrava con forza il viso con le mani e lo costringeva a guardarlo negli occhi –Non puoi pensare delle cose simili, Omi non puoi!
Sakusa gli afferrò le mani e le tolse dal proprio viso, poi tornò a stendersi e, con la faccia contro il cuscino borbottò –Andate a cenare.
 
Atsumu si sentiva uno schifo. Si sentiva uno schifo perché aveva urlato contro suo figlio e si sentiva uno schifo perché non era riuscito a fare nulla per impedire che quei pensieri orribili invadessero la mente di Kiyoomi.
-Vieni a mangiare- disse a Kota dopo aver aperto la porta della sua stanza e trovandolo seduto sul bordo del letto con lo sguardo basso.
Il bambino lo seguì senza fiatare, andò a lavarsi le mani in bagno e poi raggiunse la cucina dove si arrampicò sulla sua solita sedia.
Atsumu gli mise davanti un piatto con due onigiri al salmone, che Kiyoomi aveva fatto appositamente per lui conoscendo i suoi gusti.
Kota ne afferrò uno con timore, poi fissò la sedia vuota di Kiyoomi e chiese tentennante –Papà non mangia?
-Non ha fame adesso.
Il viso di Kota si fece più abbattuto e Atsumu dovette distogliere lo sguardo e mordersi l’interno guancia a sangue per evitare di consolarlo. L’aveva messo in punizione per un motivo, Kota non avrebbe capito i suoi errori se lui fosse stato sempre lì, pronto a proteggerlo.
Kota diede tre piccoli morsi al suo onigiri prima di parlare nuovamente.
-Cosa significavano quelle frasi strane che diceva?
Atsumu gli lanciò uno sguardo sorpreso, poi con cautela domandò –Quali frasi?
-Che io non ho scelto e che non mi merita. Cosa significa?
E Atsumu non avrebbe mai potuto spiegare il significato di quella conversazione a suo figlio di cinque anni, così decise di eludere la domanda cambiando argomento –Come hai fatto a sentirle? Non eri in punizione nella tua stanza?
Il volto di Kota si fece completamente rosso, abbassò di nuovo lo sguardo e non disse più nulla.
Atsumu era convinto che quelle due teste ricciolute l’avrebbero ucciso con il loro essere adorabili in qualsiasi situazione.
 
-Papà?
Erano le due di notte quando Kota li raggiunse in camera da letto e li chiamò dopo aver aperto piano la porta. Nessuno dei due stava dormendo, quindi non fu difficile per loro accorgersi di lui.
Sakusa si strinse contro se stesso e Atsumu si voltò verso il bambino –Che succede? Perché non stai dormendo?
-Posso dormire con voi? Per favore?
E per quanto Atsumu si fosse ripromesso di non cedere, Kota che li raggiungeva con gli occhi lucidi alle due di notte fu troppo.
Sospirò e scostò le coperte –Vieni qui.
Il bambino corse veloce e si arrampicò sopra il letto e poi sulle gambe di Atsumu, lo fissò con il labbro che tremava e chiese –Sei ancora arrabbiato con me?
Atsumu cedette del tutto abbracciandolo e baciandogli la testa –Non sono arrabbiato con te, puoi dormire tranquillo.
Kota si strinse a lui, borbottò delle scuse e infine si spostò per mettersi in mezzo ai suoi genitori.
-Papà Omi, posso abbracciarti?- chiese tentennante dopo qualche secondo –Mi sono lavato.
A Sakusa si strinse il cuore, poi mormorò con voce roca –Non hai bisogno di dirmelo, lo so che sei pulito.
Kota si gettò su di lui, stringendosi al suo petto e nascondendo il volto contro la sua spalla, muovendo il volto come un cucciolo in cerca di coccole.
-Non è vero che ti odio- pianse poco dopo –non volevo dirlo- singhiozzò –perdonami, non avercela con me!
Sakusa rispose a quell’abbraccio con forza, rispondendo subito –Non ce l’ho con te, non potrei mai avercela con te.
-E non dire più quelle cose strane- continuò il bambino –io non ho capito cosa volevi dire, però non andartene, io voglio che tu sia il mio papà.
Fu solo a quel punto che Kiyoomi si permise di piangere e Atsumu arrivò alla consapevolezza che finalmente credeva a quelle parole. Nonostante fossero le stesse frasi che gli aveva detto Atsumu fino all’attimo prima per consolarlo, Kiyoomi non voleva sentirle da lui, voleva sentirle da Kota, voleva sentire da lui che li aveva scelti e che nessuno lo stava costringendo a stare insieme, poiché solo a quel punto riuscì a crederci davvero.
Sorrise e si avvicinò ai due per unirsi a quell’abbraccio, sarebbero stati un po' scomodi ma ne sarebbe valsa la pena.
 
Due mesi dopo quell’avvenimento, Sakusa tornò a casa con un gattino grigio tra le braccia.
Il primo a notarlo fu Atsumu. Il biondo fissò incredulo la piccola palla di pelo tra le sue braccia, poi il volto del suo ragazzo e infine di nuovo l’animale.
Non riuscì a dire nulla, cosa che invece fece Kota dopo che anche lui si accorse della situazione –Papà!- urlò –Hai un gatto addosso!
Sakusa rise nel sentire la voce preoccupata del suo bambino, poi si inginocchiò per essere alla sua altezza –Vuoi ancora un animale, vero?
Il bambino fissò con desiderio il gattino grigio tra le sue braccia, poi però alzò lo sguardo e rispose sincero –Non se questo ti fa sentire male.
-Kota, ascoltami bene- Kiyoomi iniziò a parlargli seriamente –sai che non mi piace lo sporco, giusto?
Il bambino annuì diligente.
-E sai che quindi non voglio animali perché loro porterebbero lo sporco da fuori.
-Sì- annuì di nuovo.
-Ma questo gattino è cieco, lui non ci vede. Quindi per questo non può andare fuori, capisci? Si perderebbe o si farebbe male, dovrà sempre rimanere in casa nostra. Ha bisogno di molte più cure dei gattini che hai sempre trovato per strada. Ma se pensi di farcela… vuoi essere suo amico?
Gli occhi di Kota si fecero lucidi mentre tornava ad annuire.
-Dovrai prenderti cura di lui.
-Lo farò!
Kiyoomi gli sorrise, poi gli porse il piccolo gattino grigio che aveva iniziato a svegliarsi e a miagolare.
-So che lo farai, sei sempre bravo a prenderti cura di me nel non sporcarmi, sono sicuro che sarai bravo anche con lui.
Kota lo prese con riverenza, poi iniziò a coccolarlo e a parlargli con tenerezza.
Sakusa si rimise in piedi e portò lo sguardo su Atsumu, sorrise nel vedere la sua espressione sconvolta e commentò –Sembri un’idiota.
-Credo di essere più confuso di Kota.
Kiyoomi lo raggiunse e iniziò a spiegare –Non ho mai preso in considerazione l’idea di prendere un gatto o un cane perché sarebbe stato crudele costringerlo a rimanere in casa. Ma ieri sono andato al centro commerciale e fuori c’era questa postazione dove si poteva donare per aiutare tutti quegli animali con problemi che non riuscirebbero a sopravvivere da soli, cani che sono stati investiti o maltrattati, quelli che sono nati senza una zampa e così anche per i gatti. Sono stato lì almeno un’ora a farmi spiegare tutto e alla fine ho deciso che avrei preso quel gatto. Oggi gli hanno fatto i vaccini, l’hanno lavato da cima a fondo e mi hanno detto che fa i suoi bisogni solo quando riconosce di essere dentro la lettiera. Inoltre, come ho detto a Kota, non potrà lasciare questa casa perché non sopravvivrebbe, quindi non ho nulla di cui preoccuparmi.
Atsumu lo stava fissando con un amore tale da metterlo in imbarazzo anche dopo tutti quegli anni di relazione.
-Sei fenomenale- sussurrò.
Kiyoomi s’imbarazzò ancora di più, poi specificò –Voi fate così tanto per me, anche io voglio fare quello che posso per te e per Kota.
Atsumu eliminò la distanza che li separava e lo baciò profondamente –Ti amo così tanto.
Kota si intromise –Anche io!
Il biondo abbassò lo sguardo con un sorriso, poi lo prese in braccio e chiese –Anche tu cosa?
Kota stava ancora stringendo tra le braccia il suo nuovo gattino, questo si era svegliato e aveva iniziato ad annusarlo e leccarlo –Anche io amo papà. Tutti e due.
Kiyoomi sorrise lasciandogli un bacio in guancia –anche noi ti amiamo- poi si concentrò sul miagolio del gattino –Allora, vogliamo dargli da mangiare? Scommetto che è affamato.
-Sì! Tutti insieme!



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Ed eccoci qui con la seconda parte come promesso!
Ecco, il motivo per cui ho unito queste due OS completamente differenti in due parti è che in entrambe volevo mettere il titolo "per te", questo perché nella prima Sakusa prende una decisione importantissima solo per Atsumu, nella seconda solo per Kota. Kiyoomi fa due cose che non avrebbe mai fatto per nessuno se non per quelle che sono le due persone più importanti della sua vita.
Spero che vi sia piaciuta e sappiate che ovviamente le storie di Kota (soprattutto con la cugina Naomi o gli altri bambini) non finiscono qui, continuate a tenere d'occhio la serie! ;)
Alla prossima,
Deh
  
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